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Contenuti:
Interrogazione a risposta scritta n. 537 - 10^ legislatura
CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
DECIMA LEGISLATURA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA N. 537
EMERGENZA PFAS. POZZI PRIVATI A RISCHIO INQUINAMENTO: QUAL E’ LO
STATO DELL’ARTE CIRCA GLI INTERVENTI DI ALLACCIAMENTO DELLE UTENZE
ALLA RETE PUBBLICA?
presentata il 6 febbraio 2018 dai Consiglieri Guarda, Fracasso, Azzalin,
Moretti, Salemi, Zanoni e Dalla Libera
Premesso che:
- nei giorni scorsi è stata data notizia delle risultanze di una analisi
svolta autonomamente dai cittadini di Lobia di San Bonifacio sulle acque di
un pozzo privato situato in zona “Locara”. Come riportato dal
quotidiano “L’Arena” del 28 gennaio (nell’articolo
intitolato “Pfas, un altro pozzo inquinato: allarme a San
Bonifacio”, firmato da Luca Fiorin), è stata la responsabile del
servizio igiene e alimenti dell’ULSS 9 di Verona, Linda Chioffi, a
definire il suddetto pozzo come “contaminato in maniera
rilevante”;
- nel suddetto articolo si aggiunge inoltre che la sopra citata
responsabile “precisa che la presenza di sostanze
perfluoro-alchiliche in quell’impianto era già stata riscontrata in
passato – allora non era però superiore ai limiti, che sono stati
abbassati solo meno di tre mesi fa – e afferma che si tratta della
conferma che proprio le strutture di prelevamento private rischiano di
essere un problema. «Gli acquedotti sono controllati e sicuri, i pozzi non
è detto che lo siano altrettanto», sottolinea”. Sta di fatto che nel
territorio sambonifacese probabilmente c’è una falda sotterranea
inquinata da sostanze perfluoro-alchiliche. «A Locara abbiamo scoperto una
presenza di Pfoa (la stessa sostanza che si trova anche nel sangue dei
cittadini di Lobia) nettamente superiore ai valori di potabilità», conferma
la dirigente”.
Considerato che:
- la vicenda sopra esposta è molto preoccupante ed evidenzia una
volta per tutte la necessità di attuare una strettissima azione di
controllo ed intervento in particolare a tutela delle famiglie che non sono
attualmente allacciate alla rete acquedottistica pubblica;
- la vicenda sopra esposta fa riferimento ad un’area che si trova
nella ‘zona grigia’, dunque non nel territorio più direttamente
esposto ai Pfas, ovvero la zona rossa. Questo conferma l'urgenza di
intervenire in tutte le zone toccate dal plume di inquinamento e non solo
in quelle servite dal sistema acquedottistico;
- la Regione Veneto ha dato mandato ai gestori, dopo numerose
sollecitazioni, di perseguire l'obiettivo di contenimento delle sostanze
inquinanti entro limiti più restrittivi, con l'auspicio di un obiettivo
“Pfas Zero”;
- le famiglie che vivono nelle diverse zone contaminate e non collegate al
sistema acquedottistico sono soggetti gravemente esposti alla
contaminazione che, pur usando acqua minerale per scopi alimentari, sono
costrette all'uso di acqua contaminata per le funzioni giornaliere;
- per le suddette famiglie in questi anni non sono state attivate misure
specifiche se non per iniziativa dei gestori che hanno provveduto a
collegare una parte delle utenze alle condotte acquedottistiche con fondi
propri, già appesantiti dai costi elevati di gestione dei filtri.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti consiglieri regionali
chiedono alla Giunta regionale
1) Qual è lo stato di avanzamento degli interventi per portare acqua priva
di Pfas alle famiglie non ancora allacciate alla rete pubblica e dotate di
pozzi privati?
2) Quante sono ancora le utenze (famiglie) non ancora collegate alla rete
pubblica?
3) Quante famiglie sono state collegate dai lavori degli enti gestori dal
2013, anno in cui è iniziata ufficialmente l’emergenza, ad
oggi?
4) In questi anni la task force costituita dalla Regione Veneto ha
identificato strumenti e azioni utili alla tutela delle famiglie non
allacciate al sistema acquedottistico?
SOMMARIO
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