Contenuti:
Resoconto n. 16 - 10^ legislatura
Resoconto 16a Seduta
pubblica
Martedì, 1 dicembre 2015
SOMMARIO
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COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL
CONSIGLIO
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INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 34 presentata il 11 settembre 2015 dai consiglieri
Zottis e Zanoni "CEGGIA (VE). FORTI VIBRAZIONI LUNGO LINEA
FERROVIARIA VENEZIA-TRIESTE, DISAGI PER I RESIDENTI. QUALI
INTERVENTI PER UN'AZIONE RISOLUTIVA?"
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Ass.ra Elisa DE BERTI
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PRESIDENTE
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Francesca ZOTTIS (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 31 presentata il 7 settembre 2015 dal consigliere
Zanoni "AUTORIZZAZIONE ALLA REALIZZAZIONE DI UN MEGA
IMPIANTO A BIOMASSA PRESSO IL GRUPPO PADANA A PAESE (TV). TROPPE
LACUNE PROGETTUALI E DI PIANIFICAZIONE: L'ITER SARÀ
SOSPESO?"
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Andrea ZANONI (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN
(Zaia Presidente)
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PRESIDENTE
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Andrea ZANONI (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Interpellanza n. 2 presentata il
14 settembre 2015 dai consiglieri Baldin, Berti, Scarabel,
Bartelle e Brusco "REVISIONE DEL PROGETTO MOSE"
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Ass.re Roberto MARCATO (Liga
Veneta-Lega Nord)
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PRESIDENTE
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Erika BALDIN (Movimento 5
Stelle)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 22 presentata il 26 agosto 2015 dal consigliere
Pigozzo "CONVALIDA DEI CONTRASSEGNI DI NAVIGAZIONE PER LA
LAGUNA VENEZIANA. LA REGIONE LIBERI DA INUTILI BALZELLI I 50.000
PROPRIETARI DI NATANTI"
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Ass.ra Elisa DE BERTI
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PRESIDENTE
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Bruno PIGOZZO (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 39 presentata il 17 settembre 2015 dai consiglieri
Sinigaglia, Ruzzante, Moretti, Salemi e Pigozzo "LA GIUNTA
REGIONALE INTENDE INTERVENIRE PER FAR RIAPRIRE IL CENTRO PRELIEVI
DI MONSELICE?"
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Ass.re Luca COLETTO (Liga
Veneta-Lega Nord)
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PRESIDENTE
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Claudio SINIGAGLIA (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Ass.re Luca COLETTO (Liga
Veneta-Lega Nord)
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PRESIDENTE
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Bruno PIGOZZO (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 56 presentata il 14 ottobre 2015 dal consigliere
Bassi "LA REGIONE RECUPERI CREDIBILITÀ EROGANDO LE
SOMME DOVUTE PER LA REALIZZAZIONE DI OPERE OGGETTO DI
FINANZIAMENTO A FONDO PERDUTO RELATIVAMENTE AD INTERVENTI
GIÀ CONCLUSI E COLLAUDATI DELLA SOCIETÀ ACQUE
VERONESI"
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Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN
(Zaia Presidente)
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PRESIDENTE
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Andrea BASSI (Lista Tosi per il
Veneto)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 61 presentata il 21 ottobre 2015 dal consigliere
Berlato "ARPAV: INTERVENTO IN PRONTA DISPONIBILITÀ
INCENDIO CECCATO RECYCLING"
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Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN
(Zaia Presidente)
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PRESIDENTE
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Sergio Antonio BERLATO (Fratelli
d'Italia - AN - Movimento per la Cultura Rurale)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 65 presentata il 23 ottobre 2015 dai consiglieri
Pigozzo, Zanoni, Sinigaglia, Ruzzante, Zottis, Guarda, Ferrari
"L'IDROVIA PADOVA MARE SI ALLONTANA ANCORA: LA
REGIONE ACCORCI I TEMPI E AUMENTI GLI IMPORTI DELLA
PROGRAMMAZIONE"
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Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN
(Zaia Presidente)
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PRESIDENTE
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Bruno PIGOZZO (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 55 presentata il 13 ottobre 2015 dal consigliere
Berlato "INTEGRAZIONE DI DUE GIORNATE DI ATTIVITÀ
VENATORIA PER LA SOLA CACCIA ALLA FAUNA SELVATICA MIGRATORIA DA
APPOSTAMENTO NEI MESI DI OTTOBRE E NOVEMBRE"
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Ass.re Giuseppe PAN
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PRESIDENTE
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Sergio Antonio BERLATO (Fratelli
d'Italia - AN - Movimento per la Cultura Rurale)
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PRESIDENTE
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Interrogazione a risposta
immediata n. 63 presentata il 22 ottobre 2015 dai consiglieri
Berti, Scarabel, Baldin, Bartelle e Brusco "PERCHÉ LA
REGIONE FA VENDERE I SUOI PALAZZI AD UN INDAGATO DEL MAXI
PROCESSO MOSE?"
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Interrogazione a risposta
immediata n. 64 presentata il 23 ottobre 2015 dai consiglieri
Ruzzante e Zanoni "NUOVO INCARICO AL DOTTOR GIOVANNI
ARTICO: LA GIUNTA SOSPENDERÀ L'EFFICACIA DELLA DGR N.
1296 DEL 28 SETTEMBRE 2015?"
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Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga
Veneta-Lega Nord)
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PRESIDENTE
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Piero RUZZANTE (Partito
Democratico)
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PRESIDENTE
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
MORETTI E FRACASSO RELATIVA A "LA REGIONE VENETO INDIVIDUI
FORME DI AFFIDAMENTO DEI SERVIZI SOCIO-SANIOTARI CHE GARANTISCANO LA
QUALITà DEI SERVIZI" (MOZIONE N. 40) (DELIBERAZIONE N.
78/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
BARISON, GIORGETTI, DONAZZAN E RUZZANTE RELATIVA A "LA REGIONE
SI IMPEGNI PER GARANTIRE L'INSERIMENTO DELL'IDROVIA
PADOVA–MARE NEL PIANO REGOLATORE PORTUALE" (MOZIONE N.
53) (DELIBERAZIONE N. 81/2015)
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E
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
PIGOZZO, ZANONI, SINIGAGLIA, RUZZANTE, ZOTTIS, GUARDA E FERRARI
RELATIVA A "LA REGIONE ACCELERI I TEMPI E ADEGUI GLI IMPORTI
DELLA PROGRAMMAZIONE SULL'IDROVIA PADOVA-MARE" (MOZIONE
N. 57) (DELIBERAZIONE N. 82/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
FABIANO BARBISAN, GEROLIMETTO, FINCO, RIZZOTTO E POSSAMAI RELATIVA A
"CARNE ROSSA: L'ALLARMISMO NON FA BENE A CONSUMATORI ED
ALLEVATORI" (MOZIONE N. 54) (DELIBERAZIONE N. 83/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
FINCO, CIAMBETTI, VALDEGAMBERI, GIDONI, RIZZOTTO, FABIANO BARBISAN,
FINOZZI, GEROLIMETTO, MONTAGNOLI, SANDONà, BORON E POSSAMAI
RELATIVA A "ALLARME NELL'AGROALIMENTARE: STOP AGLI
ACCORDI TRA USA E UE" (MOZIONE N. 55) (DELIBERAZIONE N.
84/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE
BERLATO RELATIVA A "LA GIUNTA REGIONALE FACCIA QUANTO POSSIBILE
PER TUTELARE LE IMPRESE VENETE CHE HANNO PARTICOLARI RAPPORTI
COMMERCIALI CON LA RUSSIA. L'EXPORT DELLE NOSTRE IMPRESE è
STATO ULTIMAMENTE COMPROMESSO DALLE SANZIONI INFLITTE
DALL'EUROPA ALLA FEDERAZIONE RUSSA. LA POLITICA ESTERA
DELL'EUROPA NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA, CAUSA CRISI UCRAINA E
SIRIANA, STA PENALIZZANDO LA NOSTRA ECONOMIA" (MOZIONE N. 28)
(DELIBERAZIONE N. 85/2015)
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E
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
CASALI, BASSI, CONTE E NEGRO RELATIVA A "BLOCCARE
L'EMBARGO IN RUSSIA: è NECESSARIO INTERVENIRE PER EVITARE
DANNI IRREPARABILI ALLE IMPRESE ITALIANE E VENETE" (MOZIONE N.
44) (DELIBERAZIONE N. 86/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE
GUADAGNINI RELATIVA A "SOLIDARIETà DEL CONSIGLIO REGIONALE
VENETO AL PRESIDENTE DELLA CATALOGNA ARTUR MAS, ALLA VICEPRESIDENTE
JOANA ORTEGA E ALL'ASSESSORE IRENE RIGAU" (MOZIONE N. 29)
(DELIBERAZIONE N. 87/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
ZANONI, ZOTTIS, SALEMI, GUARDA, MORETTI, FERRARI, DALLA LIBERA E
RUZZANTE RELATIVA A "LA REGIONE VENETO DIA ATTUAZIONE AGLI
INTERVENTI PREVISTI DAL PROGETTO EUROPEO LIFE WOLFALPS PER TUTELARE
LA POPOLAZIONE ALPINA DI LUPO, PER ASSICURARE LA CONVIVENZA TRA
QUESTO GRANDE PREDATORE E LE ATTIVITà ECONOMICHE TRADIZIONALI E
PER RILANCIARE IL TURISMO AMBIENTALE MONTANO" (MOZIONE N. 30)
RESPINTA
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MOZIONE PRESENTATA DALLE
CONSIGLIERE SALEMI E ZOTTIS RELATIVA A "LA GIUNTA REGIONALE
ISTITUISCA IL COORDINAMENTO MOBILITà CICLISTICA" (MOZIONE
N. 35) (DELIBERAZIONE N. 88/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
BERLATO, BERTI, SCARABEL, BALDIN, BARTELLE, BRUSCO, RIZZOTTO,
MICHIELETTO, FABIANO BARBISAN, BORON, BOTTACIN, BRESCACIN,
GEROLIMETTO, LANZARIN, SANDONà, VALDEGAMBERI, VILLANOVA,
MORETTI, RUZZANTE, AZZALIN, FRACASSO, PIGOZZO, SALEMI, SINIGAGLIA,
ZANONI, ZOTTIS, BARISON, GIORGETTI, CASALI, BASSI E CONTE RELATIVA A
"LA GIUNTA REGIONALE SOLLECITI IL PARLAMENTO ED IL GOVERNO A
REVISIONARE L'ATTUALE NORMATIVA STATALE AL FINE DI FAVORIRE IL
RECLUTAMENTO DEI VOLONTARI DELLA CATEGORIA DEI VIGILI DEL
FUOCO" (MOZIONE N. 50) (DELIBERAZIONE N. 89/2015)
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MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI
BALDIN, BERTI, SCARABEL, BARTELLE E BRUSCO RELATIVA A "FERMIAMO
SUBITO IL DEPOSITO DI STOCCAGGIO GPL NELLA CITTà DI CHIOGGIA IN
LOCALITà VAL DA RIO" (MOZIONE N. 34) RESPINTA
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Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 14.43
PRESIDENTE
Diamo inizio alla 16a Seduta pubblica del Consiglio
regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n.
26517 del 20 novembre 2015 e dell'ordine del giorno prot. n. 26946
del 26 novembre 2015.
COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL
CONSIGLIO
Hanno chiesto congedo i consiglieri
Luca ZAIA
Francesco CALZAVARA
Elena Donazzan
I congedi sono concessi.
Progetti di legge statale
Sono stati presentati alla Presidenza del Consiglio i
seguenti progetti di legge statale:
N. 7 del 25 novembre 2015
Presentato dal consigliere Guadagnini
"ISTITUZIONE DELL'IMPOSTA REGIONALE SUL REDDITO
(IRER)."
N. 8 DEL 26 novembre 2015
Presentato dal consigliere Berlato
"MODIFICA DELL'ARTICOLO 5 DELLA LEGGE 22
MAGGIO 1975, N. 152, CONCERNENTE IL DIVIETO DI INDOSSARE GLI INDUMENTI CHE
RENDANO DIFFICOLTOSO IL RICONOSCIMENTO DI UN SOGGETTO."
N. 9 del 27 novembre 2015
Presentato dal consigliere Valdegamberi e altri
"MODIFICHE E INTEGRAZIONI AL DECRETO LEGGE 24
GENNAIO 2015, N. 3 "MISURE URGENTI PER IL SISTEMA BANCARIO E GLI
INVESTIMENTI" CONVERTITO, CON MODIFICAZIONI, IN LEGGE 24 MARZO 2015, N.
33."
Progetti di legge regionale
Sono stati presentati alla Presidenza del Consiglio i
seguenti progetti di legge:
N. 88 del 25 novembre 2015
Presentato dal consigliere Possamai ed altri
"DISCIPLINE DEL BENESSERE E
BIO-NATURALI".
N. 89 del 27 novembre 2015
Presentato dal consigliere Gidoni ed altri
"MODIFICA DELL'ARTICOLO 33 BIS "LIBERA
CIRCOLAZIONE SUI MEZZI DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE DA PARTE DELLE FORZE
DELL'ORDINE." DELLA LEGGE REGIONALE 30 OTTOBRE 1998, n. 25 "DISCIPLINA ED
ORGANIZZAZIONE DEL TRASPORTO PUBBLICO LOCALE" E SUCCESSIVE
MODIFICAZIONI."
N. 90 del 27 novembre 2015
Presentato dal consigliere Barbisan Fabiano ed
altri
"MODIFICHE E INTEGRAZIONI ALLA LEGGE REGIONALE
31 MAGGIO 2001, n. 12 "TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI E
AGRO-ALIMENTARI DI QUALITÀ"."
Interrogazioni
Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le
seguenti interrogazioni:
a risposta scritta
N. 43 del 30 settembre 2015
Presentata dai consiglieri Brusco, Berti, Scarabel,
Baldin e Bartelle
"A CHE PUNTO È LA QUESTIONE DEL DEPURATORE DI
ARZIGNANO?"
N. 46 del 8 ottobre 2015
Presentata dal consigliere Guadagnini
"CHIARIMENTI SULL'IPAB LA CASA DI
Schio".
N. 57 del 4 novembre 20156
Presentata dal consigliere Baldin
"LA REGIONE SI ATTIVI PER CONSENTIRE AI GIOVANI
AGRICOLTORI VENETI PARI OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO RURALE."
N. 81 DEL 26 novembre 2015
Presentata dai consiglieri Negro, Bassi, Conte
"REFERENDUM CONSULTIVO SULL'INDIPENDENZA DEL
VENETO: DOPO IL DANNO LA BEFFA?"
N. 82 del 27 novembre 2015
Presentata dal consigliere Berlato
"L'UFFICIO PROGETTI SPECIALI DELLA SEZIONE
LAVORO PRIMA E FORMAZIONE POI E' REALMENTE VACANTE OPPURE DAL 2004
E' RETTO DA UN CONSULENTE ESTERNO?"
N. 83 del 30 novembre 2015
Presentata dal consigliere Ruzzante
"DISSERVIZI E PROGRAMMAZIONE NEL TRASPORTO
PUBBLICO FERROVIARIO: QUANDO VERRANNO ATTIVATI MONITORAGGI E RAPPORTI
PERIODICI SULLO STATO DELLA MOBILITÀ IN VENETO?"
a risposta immediata
N. 92 del 25 novembre 2015
Presentata dal consigliere Zanoni
"INFILTRAZIONI MAFIOSE: IL CASO DAL BEN TRE DI
MONASTIER. QUALI AZIONI DI CONTRASTO ALLE ORGANIZZAZIONI CRIMINALI INTENDE
ASSUMERE LA GIUNTA REGIONALE?"
N. 93 del 26 novembre 2015
Presentata dal consigliere Zanoni
"COSA INTENDE FARE LA GIUNTA REGIONALE PER
CONTRASTARE IL FENOMENO DEL BRACCONAGGIO NEL TERRITORIO DEI COLLI EUGANEI E
PER EVITARE CHE LE GUARDIE ZOOFILE VOLONTARIE SUBISCANO GRAVI
INTIMIDAZIONI?"
N. 94 del 27 novembre 2015
Presentata dal consigliere Pigozzo
""VIA DEL MARE A4 - JESOLO": LA GIUNTA REGIONALE
ANNULLI DEFINITIVAMENTE IL PROJECT FINANCING E ADOTTI URGENTEMENTE UN NUOVO
PROGETTO ALTERNATIVO E RISOLUTIVO."
N. 95 del 27 novembre 2015
Presentata dal consigliere Berti
"SALVAGUARDARE IN PRIMIS LA SALUTE DEI CITTADINI
DOPO I FATTI DELLA DISCARICA ABUSIVA DI VERONA."
Mozioni
Sono state presentate alla Presidenza del Consiglio le
seguenti mozioni:
N. 74 del 26 novembre 2015
Presentata dal consigliere Salemi ed altri
"DISCARICA CA' DI CAPRI: NO
ALL'IMMISSIONE DI RIFIUTI CAR-FLUFF.
N. 75 del 26 novembre 2015
Presentata dal consigliere Zanoni ed altri
"ATTUARE LA LEGGE REGIONALE 28 DICEMBRE 2012,
n. 48 PER LA PREVENZIONE DEL CRIMINE ORGANIZZATO E
MAFIOSO."
N. 76 del 27 novembre 2015
Presentata dal consigliere Bassi ed altri
"LA GIUNTA SI IMPEGNI A SALVAGUARDARE LE STRUTTURE
PRIVATE ACCREDITATE DI LABORATORIO."
N. 77 del 27 novembre 2015
Presentata dal consigliere Bassi ed altri
"DISCARICA DI CA' FILISSINE: NO ALL'ECO-MOSTRO
ALLE PORTE DI VALPOLICELLA."
INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE
Interrogazione a risposta immediata n. 34 presentata il 11 settembre 2015 dai consiglieri Zottis e Zanoni "CEGGIA (VE).
FORTI VIBRAZIONI LUNGO LINEA FERROVIARIA VENEZIA-TRIESTE, DISAGI PER I
RESIDENTI. QUALI INTERVENTI PER UN'AZIONE
RISOLUTIVA?"
"Premesso che:
- da tempo i cittadini che risiedono in
prossimità della linea ferroviaria Venezia-Trieste, nel tratto
compreso tra i passaggi a livello ubicati al km. 41+350 e al km. 41+075
(quest'ultimo intersecante la SP 58 in Comune di Ceggia), segnalano
una situazione di disagio e degrado;
- dopo il passaggio a livello al km. 41+350, la linea
ferroviaria presenta uno scostamento nell'allineamento del binario:
con tutta probabilità è proprio da questo punto che, considerato
il peso dei carri transitanti e la loro velocità, iniziano a
trasmettersi sul terreno vibrazioni che vengono percepite in maniera molto
forte dai residenti che abitano lungo le vie Marconi, Zara, Giovanni XXIII,
Bragadin e Vittoria, in Comune di Ceggia;
- anche la precaria condizione infrastrutturale, tra
rotaia e controrotaia, in prossimità del p.l. al km. 41+075, appare
fonte di forti vibrazioni nel momento del passaggio dei convogli in ambo le
direzioni.
Considerato che:
- lo scorso 28 agosto Arpav ha inviato agli Enti
competenti l'esito di un accertamento tecnico, con sensori per il
rilevamento delle vibrazioni, effettuato in un'abitazione situata in
via Zara;
- la relazione stessa evidenzia come "(...) vi
sono nelle vicinanze altre abitazioni più vicine alla linea
ferroviaria rispetto a quella utilizzata per il monitoraggio e che
potrebbero essere interessate da livelli di vibrazione più elevati
rispetto a quelli riportati nel presente Rapporto di Prova
(...)";
- la suddetta relazione non fornisce comunque
conclusioni esaustive e chiare sull'esito
dell'accertamento;
- appare evidente che sia necessaria una più
ampia ed approfondita azione: sia di valutazione di impatto acustico e
delle vibrazioni, sia di verifica dei danni arrecati agli edifici posti
nelle vie e nei pressi dei punti critici sopraccitati, sia di intervento
infrastrutturale per garantire soluzioni concrete al disagio;
- questa azione di verifica deve vedere coinvolti la
Regione Veneto, Arpav, Rete Ferroviaria Italiana, Comune di Ceggia ed
eventuali altri soggetti collegati.
Tutto ciò premesso i sottoscritti
Consiglieri
chiedono al Presidente della Giunta
regionale
quali interventi metterà in atto per garantire
un'azione di verifica complessiva della situazione sopradescritta, al
fine di individuare in tempi brevi le migliori soluzioni."
La parola all'assessora Elisa De Berti.
Ass.ra Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
"In merito all'interrogazione in oggetto
sono stati chiesti delucidazioni e chiarimenti a Trenitalia SpA, gestore
del servizio ferroviario, e a RFI SpA, gestore
dell'infrastruttura.
Quest'ultima, direttamente competente sulla
questione sollevata nell'interrogazione, con nota prot. n. 3998 del 7
ottobre 2015, inviata per conoscenza anche al gestore del servizio, ha
comunicato quanto segue.
"Da un attento esame del Rapporto di Prova n.
35/RU/15 emesso in data 28.08.2015 da ARPAV, relativamente al monitoraggio
delle misure di vibrazioni effettuate nel periodo dal 27 al 29 luglio u.s.
nel Comune di Ceggia che, come anche riportato nell'interrogazione
stessa, '... non fornisce comunque conclusioni esaustive e chiare
sull'esito dell'accertamento' si rileva quanto
segue:
- Nell'arco di due intere giornate
(precisamente dalle ore 10,30 del 27.07.2015 alle ore 12,00 del 29.07.2015)
si sono verificati nr. 6 sforamenti dei limiti presi a riferimento (come da
Norma ISO 2631) su 101 episodi rilevati e a fronte di 180 transiti
complessivi (quindi 79 treni non hanno superato nemmeno la soglia minima
preimpostata nel software utilizzato): si tratta dunque di un valore
percentuale del 3,3%.
- Si informa inoltre che da recenti sopralluoghi
effettuati sulla linea da parte dei ns. tecnici in più occasioni
(l'ultimo all'inizio del mese di settembre u.s.), non sono mai
state rilevate anormalità alla geometria del binario e sui giunti tali
da provocare vibrazioni: se fossero effettivamente presenti il numero di
treni non rispettanti i limiti considerati dovrebbe essere ben più
elevato"."
PRESIDENTE
Grazie, assessora De Berti.
La parola alla consigliera Francesca Zottis.
Francesca ZOTTIS (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Parzialmente soddisfatta in quanto, come ha anche detto
l'Assessora nel rapporto di ARPAV, si evidenzia come la relazione non
sia completa rispetto a tutta la linea. Quindi l'unica richiesta
è che continui ad esserci una particolare attenzione rispetto a queste
criticità.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Zottis.
Interrogazione a risposta immediata n. 31 presentata il 7 settembre 2015 dal consigliere Zanoni "AUTORIZZAZIONE ALLA
REALIZZAZIONE DI UN MEGA IMPIANTO A BIOMASSA PRESSO IL GRUPPO PADANA A
PAESE (TV). TROPPE LACUNE PROGETTUALI E DI PIANIFICAZIONE: L'ITER
SARÀ SOSPESO?"
"Premesso che:
- in data 26 maggio 2015 la ditta Cortus Energy Italy
Srl ha presentato al Comune di Paese un progetto relativo alla domanda di
autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di un impianto di
produzione di energia elettrica e termica mediante pirogassificazione,
alimentato a biomassa, della potenza di 4,4 megawatt elettrici
corrispondenti a circa 8 megawatt termici/ora;
- si tratterebbe del più grande impianto di
questo tipo (di dimensione industriale) costruito in Italia, da realizzare
nel Comune di Paese, all'interno dell'area di proprietà
del Gruppo Padana, per la produzione di energia elettrica da immettere in
rete e per la fornitura di energia termica all'azienda agricola
Padana per il riscaldamento delle serre;
- la realizzazione dell'impianto, dal costo di
14,3 milioni di euro, è soggetta ad autorizzazione unica da parte
della Regione del Veneto, ai sensi del decreto legislativo 29 dicembre
2003, n. 387 e in data 25 giugno 2015 si è svolta la prima Conferenza
di Servizi.
Considerato che:
- il Comune di Paese in merito al progetto ha
espresso numerose osservazioni e richieste con la deliberazione n. 90 del 3
agosto 2015, trasmessa alla Regione del Veneto;
- dall'istruttoria tecnica preliminare
effettuata dai competenti uffici dell'area della gestione del
territorio del Comune di Paese, risulta carente la documentazione
presentata dalla ditta Cortus Energy Italy. In particolare si rileva la
mancanza del parere dell'ULSS competente per il rilascio del titolo
edilizio, del parere del Consorzio di Bonifica Piave per la valutazione
degli aspetti idraulici, del parere dell'Alto Trevigiano Servizi -
ATS per la valutazione della richiesta di approvvigionamento
dall'acquedotto, del parere dei Vigili del Fuoco per il parere
preventivo antincendio e del parere della Soprintendenza per i beni
archeologici;
- nella relazione dell'allegato sub A -
istruttoria tecnica preliminare della deliberazione comunale oltre a
evidenziare che la realizzazione del suddetto impianto comporterebbe
rilevanti problematiche di natura ambientale e viabilistica per il
territorio del Comune di Paese, si sottolinea che "All'interno
dell'area della ditta Padana sono stati recentemente presentati due nuovi
progetti da parte di altre aziende (le ditte "San Giorgio Energia" e "San
Luca Energia") per impianti ben più piccoli, ma comunque che
necessitano di alimentazione e scarichi, e ne sono previsti altri due di
analoga taglia" ed evidenzia che: "Ai fini di una valutazione
generale obiettiva con riferimento al territorio, il progetto dovrebbe
essere esaminato complessivamente. Il frazionare su più' impianti e su
aziende tra loro diverse, ma tutte che forniscono l'energia termica a
Padana, può anche sembrare un espediente per frazionare le
problematiche e valutarle tutte separatamente: come sfogliare petalo per
petalo una margherita rappresentata, in questo caso, dall'interesse
collettivo della comunità di Paese»;
- nel documento di istruttoria tecnica preliminare si
rileva inoltre che: - le due torri di raffreddamento del diametro di due
metri per 15 metri di altezza, collegate al previsto mega impianto,
avrebbero un forte impatto visivo, essendone prevista l'ubicazione a
meno di centocinquanta metri di distanza in linea d'aria dalle case
di abitazione; - manca la compensazione ambientale dell'area
ricadente all'interno del corridoio ecologico (area di tutela della
biodiversità individuata nel Piano del verde del Comune di Paese) dove
è prevista un'asfaltatura; - la quantità di combustibile
che il progetto intende trattare è pari a 28.800 tonnellate di cippato
proveniente da sarmenti di vite, mentre nel contratto di fornitura si parla
di 16 mila tonnellate l'anno senza indicarne la provenienza e le
modalità di ottenimento e senza fornire alcuna garanzia sulla
capacità della ditta di rifornirsi tramite filiera corta di questo
materiale;
- in relazione ai rifiuti prodotti
dall'impianto, i cui quantitativi sono alquanto significativi (576
tonnellate/anno di cenere e 3.024 tonnellate/anno di acque di condensa)
viene chiesto alla ditta di indicare gli impianti di destino e di fornire
analisi approfondite. Inoltre in relazione alla biomassa combustibile, che
dovrebbe essere esclusivamente costituita da legno vergine,
l'Amministrazione comunale chiede alla Regione del Veneto: "di
verificare se sia accettabile la percentuale di purezza indicata dalla
ditta (0,5% corrispondente a 144 t/anno di impurezza massima) (...) "
e che in caso di utilizzo di cippato da sarmenti di vite l'Ente
regionale Veneto Agricoltura approfondisca l'aspetto dei sarmenti
provenienti da vitigni sottoposti a trattamenti fitosanitari "(...)
con particolare riguardo al comportamento di eventuali residui di sostanze
fitosanitarie in fase di pirogassificazione e combustione del syngas e alla
significatività degli stessi. (...);
- in ordine alle problematiche relative alla
viabilità e alla sicurezza stradale il Comune rileva quanto segue:
"l'accesso all'impianto da realizzarsi si trova in via
Cal Morganella, la strada in argomento è a due corsie di larghezza
carrabile inferiore a metri 6,00 ed è prova di adeguata banchina
laterale e pertanto non idonea al traffico pesante anche a causa
dell'inadeguatezza del fondo stradale" e inoltre "(...)
si desume un traffico incrementale di mezzi pesanti afferenti alla nuova
attività di circa 36 mezzi pesanti a settimana (36 in ingresso e 36 in
uscita per un totale di 72 mezzi pesanti) uniformemente distribuiti in 5
giorni lavorativi". è necessario pertanto che la ditta fornisca
una valutazione sulle emissioni degli inquinanti atmosferici derivanti non
solo dal trattamento del combustibile impiegato ma anche dai suddetti
livelli di traffico veicolare;
- l'amministrazione comunale chiede
altresì alla Regione del Veneto: «di verificare se la sommatoria
delle potenzialità degli impianti determini la necessità di
svolgere la procedura di verifica di assoggettabilità alla Valutazione
di impatto ambientale» e di acquisire dalla ditta Cortus Energy Italy
s.r.l. delle integrazioni progettuali e documentali (indicate
nell'istruttoria tecnica) in un'unica soluzione, al fine di
poter compiutamente esprimere un parere in sede di Conferenza di Servizi
decisoria.
Considerato altresì che:
- la valutazione del suddetto progetto non dovrebbe
essere slegata da quella degli altri quattro impianti;
- il problema principale è l'ubicazione
del sito del Gruppo Padana che si trova incuneato al centro di un paese,
dove già ora i camion da e per le serre beneficiano di una deroga al
divieto di percorrere le strade residenziali;
- l'attivazione del previsto mega impianto
peggiorerà la già difficile situazione del traffico pesante di
questo territorio urbano;
- la Regione del Veneto con il Piano Regionale di
Tutela e Risanamento dell'Atmosfera, risalente a più di
dieci anni fa (11 novembre 2004), non è stata finora in grado di
affrontare efficacemente il grave e crescente fenomeno di inquinamento
atmosferico e il nuovo piano in itinere risulta del tutto
inadeguato;
- l'Italia è stata condannata dalla Corte
di Giustizia dell'Unione europea nel dicembre 2012 per la violazione
della direttiva UE sulla qualità dell'aria e nel 2014 la
Commissione europea ha aperto una nuova procedura di infrazione contro
l'Italia per la violazione della medesima direttiva;
- il Piano energetico regionale non è stato
ancora definitivamente approvato;
- in assenza dei suddetti Piani, fondamentali per la
tutela dell'ambiente, della salute dei cittadini e del territorio,
andrebbe sospesa ogni autorizzazione relativa alla realizzazione di mega
impianti come quello che si prevede di realizzare, potenzialmente
peggiorativi dello stato dell'ambiente e del territorio.
Tutto ciò premesso il sottoscritto Consigliere
regionale
chiede al Presidente della Giunta
regionale,
all'Assessore regionale allo Sviluppo economico
ed energia,
all'Assessore regionale all'Ambiente
e
all'Assessore regionale alla
Sanità
se, alla luce delle osservazioni formulate dal Comune
di Paese e in considerazione delle problematiche suesposte, sospenderanno
l'iter relativo alla domanda di autorizzazione alla costruzione e
all'esercizio dell'impianto di produzione di energia elettrica
e termica presentata dalla ditta Cortus Energy Italy srl e da realizzare
presso il Gruppo Padana a Paese (TV)."
La parola al consigliere Zanoni per
l'illustrazione.
Andrea ZANONI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Si tratta di un progetto di pirogassificazione, che vede
l'arrivo dei sarmenti di vite, dei tralci di vite, da bacini molto
importanti non solo della provincia di Treviso ma potrebbero arrivare anche
da fuori della provincia di Treviso, per un impianto che è stato
chiesto da parte di una azienda svedese da realizzarsi in provincia di
Treviso, Comune di Paese, all'interno del Comprensorio delle serre
dell'azienda Padana.
Se questo impianto di pirogassificazione venisse
realizzato avremmo il più grande impianto di pirogassificazione
d'Italia ubicato in Veneto perché si parla di una potenza
termica di 17 megawatt. Attualmente il più grande è in Piemonte
ed è di circa 4 megawatt. Questo porterebbe anche al trasporto di
ingenti quantità di questo materiale attraverso la nostra Regione
creando quindi un movimento di rifiuti che, a mio avviso, ma anche di
molti, dovrebbero essere trattati localmente con degli impianti di
pirogassificazione più piccoli, di dimensioni adeguate da realizzarsi
magari tramite Consorzi tra Comuni o aziende.
Qual è il problema? Il problema è che è
una pura operazione speculativa perché si regge solo con gli incentivi
statali. Si parla di 5-6 milioni di euro l'anno per 20 anni quindi
quasi 100 milioni di euro, circa 200 miliardi di vecchie lire. Il vero
problema di tutto questo è l'inquinamento dell'aria che si
andrebbe a sommare a una situazione, lo sappiamo tutti, di illegalità
in cui vive il Veneto da circa 15 anni, siamo stati condannati
dall'Unione Europea nel dicembre 2012, è aperta una nuova
procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per la violazione
della direttiva dell'aria. A mio avviso non ci possiamo permettere
impianti come questi in un'area che è sicuramente molto
svantaggiata. Ricordo gli ultimi dati pubblicati ieri dall'Agenzia
europea sull'Ambiente: 84 mila morti l'anno dovuti alle polveri
sottili e all'inquinamento dell'aria.
L'appello quindi è: cerchiamo di evitare che
ci siano ulteriori aggravamenti di una situazione già di
allarme.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Zanoni.
La parola all'assessore Bottacin.
Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia
Presidente)
Grazie, Presidente.
"La Cortus Energy Italy Srl con sede a Treviso
ha presentato, ai sensi del D.Lgs n. 387 del 2003, istanza per ottenere
l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio dell'impianto
richiamato nelle premesse dell'interrogazione in esame che è
stata acquisita con protocollo n. 216340 del 25.05.2015.
In data 25.06.2015 si è svolta la prima
riunione, con carattere istruttorio, della Conferenza di Servizi, nel corso
della quale le Amministrazioni presenti hanno chiesto integrazioni di
carattere tecnico che la società non ha ancora prodotto; di fatto,
pertanto, il procedimento amministrativo in parola risulta tuttora in
itinere, in attesa dei necessari elementi di informazione ed integrazione
della domanda presentata.
Va poi sottolineato che, le osservazioni e richieste
contenute nella deliberazione n. 90 del 03.08.2015 del Comune di Paese,
sono pervenute successivamente allo svolgimento della suddetta Conferenza
di Servizi e pertanto saranno oggetto di attenta disamina nel corso del
prosieguo procedimento de quo.
Tutto ciò premesso, atteso che l'istanza
presentata non risulta ancora matura per la definitiva istruttoria, va
tuttavia precisato che nel corso della Conferenza dei Servizi tenutasi il
25.06.2015 i soggetti interessati presenti hanno avuto modo di esporre le
proprie opinioni e perplessità specie per quanto concerne
l'impatto acustico e le fonti emissive correlate, tra le altre,
all'aumento del traffico veicolare.
Anche le su esposte carenze progettuali lamentate dal
Consigliere interrogante saranno valutate nel prosieguo dell'esame
del progetto in modo da verificarne la fondatezza anche per quanto riguarda
il processo di utilizzo nonché la provenienza e la natura dei
materiali che si intendono usare per il funzionamento dell'impianto
di che trattasi.
In particolare si evidenzia che stante la presenza in
prossimità dell'area di altri due impianti in funzione,
appartenenti a diverse aziende, la Conferenza istruttoria ha ritenuto
indispensabile che la Cortus Energy Italy Srl fornisca esaustive
informazioni circa gli impatti cumulativi specie in ordine alle ricadute
degli inquinanti per il contemporaneo esercizio di più impianti nel
medesimo sito.
In questo contesto merita altresì di essere
evidenziato che, con deliberazione n. 38 del 02.05.2013, il Consiglio
regionale ha provveduto all'"Individuazione delle aree e dei
siti non idonei alla costruzione e all'esercizio di impianti per la
produzione di energia alimentati da biomasse, da biogas e per produzione di
biometano, ai sensi del paragrafo 17.3 delle "Linee guida per
l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili" emanate
con il Decreto del Ministro dello Sviluppo economico 10 settembre
2010".
Da ultimo, in merito alla prospettata
possibilità, auspicata dal Comune di Paese, di sospendere l'iter
della domanda in parola va sottolineato che la carenza degli strumenti
pianificatori richiamati dall'interrogante non consente, di per
sé, di congelare sine die ogni decisione in merito alle domande
legittimamente presentate; questo, lo si ripete, a prescindere
dall'esito istruttorio che verrà espresso dalla Conferenza dei
Servizi nella fase concludente del procedimento
amministrativo."
Su questo esiste una sentenza n. 85/2012 della Corte
costituzionale che ha ribadito che non è possibile sospendere sine die
procedimenti autorizzatori in questo tipo di impianti, impianti da fonti
rinnovabili, in quanto questo è incostituzionale. Questa è la
motivazione.
Detto questo, concordo con il consigliere Zanoni che
queste tipologie di impianti esistono solo in virtù del fatto che sono
sovvenzionati dallo Stato con incentivi. Se non ci fossero gli incentivi
non ci sarebbe il problema dall'origine: a me hanno insegnato che il
problema va rimosso dalle cause.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Zanoni per la replica.
Andrea ZANONI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Sono parzialmente soddisfatto e la ringrazio anche
dell'approfondimento da parte degli Uffici della Giunta.
Volevo solo aggiungere due cose. Assessore, che
c'è molta preoccupazione perché, come dicevo prima, gli
studi recenti pubblicati ieri dall'Agenzia Europea per
l'Ambiente parlano di 84 mila morti l'anno solo in Italia a
causa dell'inquinamento dell'aria. Sono circa mezzo milione di
morti l'anno.
La stessa Commissione europea tramite il suo Commissario
all'Ambiente nel 2013 ha dichiarato che laddove ci siano situazioni
di violazioni della direttiva sulla qualità dell'aria bisogna
valutare attentamente ogni autorizzazione di impianti che vanno a
peggiorare ulteriormente questa situazione di illegalità. Non è
illegittimità ma è proprio illegalità, perché purtroppo
come Stato italiano siamo dei pregiudicati per quanto riguarda la
violazione della direttiva dell'aria.
Tutto il comune Paese si sta mobilitando,
l'Amministrazione locale sia maggioranza che opposizione, proprio
perché di mezzo c'è la salute.
Mi interessa poi capire anche quali sono questi due
impianti già esistenti per i quali bisogna valutare giustamente, come
ricordava lei, l'impatto cumulativo di questi impianti.
Le volevo dire, Assessore a lei e anche ai suoi Colleghi
competenti in materia, se possiamo rivedere alcune norme del Piano di
Tutela dell'aria ma anche del Piano Energetico proprio per evitare di
consentire queste operazioni puramente speculative che portano un impatto
ambientale altissimo soprattutto per quanto riguarda l'inquinamento
dell'aria, lo ricordo, in una delle poche Regioni d'Europa dove
c'è una situazione di criticità che va avanti da oltre 15
anni per quanto riguarda il superamento dei limiti della direttiva sulla
qualità dell'aria. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Zanoni.
Adesso, per esigenze temporali dell'assessore
Marcato, passiamo all'interpellanza n. 2.
"Premesso che:
- la trasmissione AMBIENTE ITALIA della RAI ha
mandato in onda il giorno 11 aprile 2015 un servizio di Maurizio Menicucci
sul Mo.S.E., il complesso e discusso sistema di dighe mobili ideato per
difendere Venezia dal fenomeno dell'acqua alta, dove emergono dubbi
sulla funzionalità del sistema, costituito da 4 schiere mobili, una a
Malamocco con 19 paratoie, una alla bocca di Chioggia con 18 paratoie, e 2
alla bocca di Lido con 41 paratoie, progetto realizzato per l'86% con
5,5 mld euro di costo;
- in particolare si fa riferimento alla bocciatura
del progetto nel 1998 da parte della commissione Via nazionale
sull'impatto ambientale del Mo.S.E.: già allora si parlava di
sistema datato, che si sarebbe dovuto realizzare e verificare per gradi,
che fosse inutile sia per l'acqua bassa quando comunque una parte di
Venezia si allaga, sia con onde troppo alte che potrebbero mandare in
risonanza le paratoie oscillanti con divaricamento reciproco che
annullerebbe l'effetto della barriera o potrebbero causare persino la
fuoriuscita dai cardini. Infine, i costi di manutenzione dal momento che
l'opera giace per la maggior parte del tempo sotto acqua marina e
quindi va incontro a biodeterioramento a causa di animali e piante che
possono aderirvi: è un'opera costosissima nella manutenzione, di
cui non si sa nemmeno l'entità;
- le note vicende giudiziarie che hanno coinvolto il
Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico dello Stato e costruttore del
Mo.S.E., ipotizzano azioni di corruzione e concussione e possono destare
legittimi sospetti di coinvolgimento di comportamenti illegali
riscontrabili in quei soggetti, tecnici e politici, che tanto si sono spesi
per la realizzazione del sistema Mo.S.E., che si è rivelata una
macchina corruttiva capace di controllare il controllore, il Magistrato
alle Acque, e di elargire tangenti a tutti i soggetti coinvolti, a tutti i
livelli: Comune di Venezia, Regione Veneto, TAR, Guardia di Finanza, Corte
dei Conti - con 35 manager e politici arrestati e oltre 100
indagati.
Constatato che Ercole Incalza, deus ex machina del
ministero delle Infrastrutture e delle grandi opere in laguna con il
governo Berlusconi, il governo Monti, poi Letta ed infine Renzi, fino al
suo arresto avvenuto il 16 marzo 2015 su richiesta della Procura di
Firenze, liberato il 17 giugno 2015 ed in attesa di processo per i gravi
reati contestati che emergerebbero dalla maxi inchiesta
"Sistema" relativa la gestione illecita degli appalti delle
grandi opere che i magistrati hanno definito un "articolato sistema
corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie
degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori", ha seguito da vicino
anche la vicenda del Mose.
Considerato che:
- in data 4 agosto 2009 le associazioni
AMBIENTEVENEZIA, ASSEMBLEA PERMANENTE NO MOSE, MEDICINA DEMOCRATICA VENEZIA
hanno presentato alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica di
Venezia, al Presidente della Commissione Petizioni del Parlamento Europeo -
Bruxelles, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti una
segnalazione / esposto che si riferiva ad uno studio eseguito dalla
società francese PRINCIPIA R.D. (società di consulenza tra le
più qualificate e riconosciute autorevoli a livello mondiale per la
modulazione numerica di sistemi marini complessi che interagiscono tra loro
in modo ondoso) la quale, su incarico ricevuto da Comune di Venezia nel
2008, dimostrava che le paratoie di sollevamento del Mo.S.E. presentano
fenomeni di risonanza ovvero sono dinamicamente instabili;
- il 19 novembre 2009 il Comitato Tecnico di
Magistratura del Magistrato alle Acque di Venezia redige un documento volto
a mettere in dubbio la validità dei risultati del rapporto di
Principia R.D. Il documento del Comitato Tecnico di Magistratura, che non
porta alcuna evidenza di prove o risultati di calcolo che possono smentire
i risultati dello studio di Principia R.D., non ha mai avuto un
contradditorio tecnico scientifico che avrebbe verosimilmente evidenziato
al suo interno errori ed incompetenze per rifiuto al confronto del
Magistrato alle Acque e del Consorzio Venezia Nuova nonché per un
sopraggiunto cambio dell'Amministrazione Comunale di Venezia avvenuto
nel maggio 2010, che ha portato all'elezione di Giorgio Orsoni,
arrestato il 4 giugno 2014 per lo scandalo Mo.S.E. Fra il 1999 e il 2000
Giorgio Orsoni in qualità di avvocato chiese e ottenne, per conto di
alcuni clienti, che il TAR del Veneto sospendesse il decreto con il quale
due ministri della Repubblica, Edo Ronchi (Ambiente) e Giovanna Melandri
(Beni culturali), dichiaravano che il Mose non aveva superato la VIA, la
valutazione di impatto ambientale;
- nella Seduta del 06/09/2005 della X^ Commissione
congiunta alla IV^ Commissione del Comune di Venezia vengono presentate da
De Simone, del gruppo italo-norvegese-olandese EKO-NORCONSULT-TEC che ha
realizzato decine di dighe e tunnels sottomarini in tutto il mondo,
soluzioni alternative a quelle pensate per il Mo.S.E.. A Rotterdam è
stato realizzato un sistema composto da due sbarramenti mobili che ruotando
chiudono un canale collegato al mare, questo in caso d'alta marea. Le
strutture di Rotterdam, quando non sono in esercizio, sono posizionate
all'asciutto, ispezionabili e manutenzionabili. Altri sistemi
realizzati in Europa, sono basati su degli elementi in gomma, gonfiati per
arginare le alte maree; strutture che possono essere la soluzione giusta
per Venezia, considerato che già operano e sono reversibili, senza la
necessità d'invasive strutture subacquee. De Simone parla del
sistema del cassone autoaffondante (tipo il Mo.S.E.) ed esprime dubbi per
il rischio di ribaltamento. La prima analisi deve riguardare la sicurezza,
i problemi delle cerniere delle paratie mobili e costi della manutenzione
del sistema Mo.S.E. Per quanto riguarda l'impatto ambientale, le
strutture mobili alternative al Mo.S.E. non vanno a toccare lo strato di
caranto presente in laguna; le strutture alternative non sarebbero ancorate
al fondale mediante una struttura di cemento: non si comporterebbero
rigidamente con le mareggiate ma potrebbero muoversi oscillando e
adeguandosi ai flussi di marea. A Venezia, nelle tre bocche di porto,
realizzare strutture mobili tipo Rotterdam verrebbe a costare circa 1,5
miliardi di euro; si è in grado di realizzare le opere in 5 anni; il
costo delle manutenzioni (annuo) è di 3 milioni di euro;
- il gruppo di tecnici che nel 1998 negò per
primo la Valutazione di Impatto Ambientale al Mose, sottolineando la
pericolosità delle cosiddette "cerniere", oggi si è
ricostituito per fare pressione al governo e chiedere di rivedere tutta
l'opera. Andreina Zitelli, già docente allo IUAV proprio in
materia di VIA ed ex membro della Commissione nazionale VIA del Mo.S.E., in
una intervista dichiara: «il Mo.S.E. è un progetto tecnicamente e
complessivamente sbagliato», andato avanti senza confronti con altri
modelli e ottenendo le autorizzazioni della Regione Veneto e del Magistrato
alle Acque con i sistemi che la Procura mette ora in luce. La commissione
VIA lavorò per diciotto mesi e concluse i lavori a dicembre del 1998.
La conclusione: il Mo.S.E. ha un impatto disastroso sugli equilibri
lagunari, non garantisce funzionalità e manifesta problemi
insormontabili nella gestione. Nel documento finale si legge che il Mo.S.E.
«comportando un sempre più elevato numero di chiusure (delle
paratoie) non è in grado di governare le maree più frequenti e
medio-alte, se non a danno della portualità e dell'aperto e
continuo scambio tra mare e laguna». Inoltre il progetto viene
considerato tecnicamente inaffidabile: il moto ondoso fa vibrare le
paratoie non garantendo una chiusura ermetica alle acque. E, infine,
costosissimo. Le ultime parole del documento suonano inappellabili: il
Mo.S.E. non è «compatibile con le attuali condizioni di
criticità dell'ecosistema di riferimento, comprendente la
laguna, la città di Venezia, il relativo bacino
scolante»;
- a Padova esiste un dipartimento universitario di
ingegneria idraulica che è una delle eccellenze del nostro Paese.
Lì, un gruppo di ricercatori di altissimo livello lavora da decenni
proprio sulle questioni legate ai regimi idrodinamici della laguna,
conoscono quell'ambiente per esperienza fisica diretta, dispongono di
una eccellente modellistica matematica. Il direttore, il professor Luigi
D'Alpaos dichiara alla stampa nel 2014: «Noi consulenti naturali per
quella grande opera, siamo stati messi all'angolo perché ci
siamo rifiutati di modificare una relazione». il Dipartimento aveva
già appurato come il Canale dei Petroli avesse dissestato la laguna
«incrementando - dice D'Alpaos - il processo erosivo della laguna
centrale, portandole via 60 centimetri di fango. Sono andati avanti con i
lavori senza dare risposte a nessuno, si sentivano al di sopra di tutto e
di tutti, tanto che sono riusciti a procedere, senza avere alle spalle un
progetto esecutivo, per stralci successivi; nessuno, al di fuori dei loro
uffici, sa quale sia il reale stato di avanzamento dell'opera».
Quindi, nessuno sa cosa ci sia alle bocche di porto, anche sotto il profilo
politico amministrativo: l'intera operazione è stata
preventivamente sottratta alle mani del Comune e affidata alla regìa
dello Stato che a sua volta ha delegato per intero il consorzio Venezia
Nuova. Il Consorzio, con il contributo fattivo della dirigenza del
Magistrato alle Acque, non ha solo preteso di scegliersi i controllori, ha
anche eliminato relazioni tecniche scomode e consulenze che non erano
disposte a tacere, a falsificare analisi e studi;
- nella Relazione di Gestione ai bilanci 2010 e 2011
di Technital, società di progettazione che fa parte del Consorzio
Venezia Nuova, sono rilevabili affermazioni preoccupanti in merito a quanto
avverrebbe nel cantiere del Mo.S.E.. Nella Relazione di Gestione al
bilancio 2010, al capitolo "Contratti quadro con il Consorzio Venezia
Nuova" a pagina 112 si afferma che: «Già
dell'esercizio passato avevamo evidenziato le azioni delle imprese
del Consorzio per estendere il loro coinvolgimento, puntando impropriamente
- anche alla titolarità oltre che ai compensi della progettazione. Le
azioni delle imprese in questa direzione sono aumentate creando situazioni
di forte disagio per i continui rifacimenti, per le richieste di modifica
al progetto non sempre accettabili e per l'atteggiamento del
Consorzio Venezia Nuova di una generale mancata applicazione degli accordi
contrattuali in favore delle imprese consorziate.». Nella Relazione di
Gestione al bilancio 2010, al capitolo "Contratti quadro con il
Consorzio Venezia Nuova" a pagina 95, si afferma che «Le
richieste di variante sono continue; le imprese svolgono in proprio parti
di progettazione con poca cura della coerenza con quanto già
progettate e con poco coordinamento con il progettista; le soluzioni
progettuali imposte dalle imprese, non adatte per gli obiettivi del
progetto, devono poi essere adeguate con sforzi progettuali, ed
evidentemente con costi, del tutto imprevisti.»;
- in fase di posa del cassone di soglia numero 8, una
delle basi in cemento da 16mila tonnellate sulle quali vengono fissate le
paratoie delle dighe mobili, denominato CBA-02, alla barriera di Chioggia,
avvenuta il ottobre 2014, si è verificato un danno consistente nel
sollevamento del massetto fibrorinforzato esterno (soletta S4) e una
parziale fuoriuscita del calcestruzzo di riempimento nelle celle 18a e 18b,
sembra per la pressione troppo alta del cemento. Il costo stimato per la
riparazione è di circa 10-12 milioni di euro. Dell'incidente si
è avuta notizia, e solo per caso, a fine agosto 2015 e sta comportando
limitazioni al transito di navi e pescherecci alla bocca di porto di
Chioggia;
- quest'ultimo incidente è solo
l'ultimo di cui si è venuti a conoscenza; ricordiamo a marzo
2013 il cedimento della lunata di Lido, la diga foranea lunga un chilometro
in pietra d'Istria al largo del Lido di Venezia (costata 43milioni di
euro), ceduta durante una mareggiata, anche in questo caso la notizia non
venne divulgata, ed a scoprire casualmente i danni fu un gruppo di
pescatori. Si ricorda come la lunata del Lido fosse stata
«bocciata» dai tecnici del Comune di Venezia che l'avevano
ritenuta inutile ai fini della riduzione delle maree. Costruita a tempo di
record era stata ultimata a metà 2012 e cedette dopo nemmeno un anno
dal suo completamento;
- altro incidente a febbraio 2015 quando la galleria
dei cassoni di Malamocco è stata allagata dal mare in tempesta con
conseguenti danni considerevoli e nuovi dubbi sul funzionamento del mega
progetto in condizioni meteorologiche critiche.
I sottoscritti Consiglieri
interpellano la Giunta regionale
per conoscere:
- alla luce delle vicende giudiziarie e degli studi
tecnici negativi e degli incidenti occorsi, di sottoporre a revisione il
progetto complessivo del Mose sul piano prima funzionale e poi tecnico,
prima di procedere ulteriormente con il completamento dell'opera.
Questa analisi critica serve per capire dove la corruzione è
intervenuta per far avanzare le decisioni e i finanziamenti di
un'opera che non ha mai avuto un progetto esecutivo unitario, e venga
nominata un'Authority indipendente costituita da tecnici e scienziati
super partes per un ispezione su quanto realizzato finora e sulla
possibilità di eventuali varianti in corso d'opera che evitino
le criticità sul funzionamento delle paratie;
- di sapere chi ha validato la funzionalità del
sistema di previsione, stabilito la quota di chiusura, fissato la
batimetria delle bocche, fatto gli studi del monitoraggio ambientale,
ignorando i segnali dell'innalzamento del livello marino in rapporto
alla vita stimata dell'opera in 50-100 anni;
- di analizzare le implicazioni future della
intrusione irreversibile rappresentata dall' affondamento degli
enormi cassoni di cemento attraverso i canali di porto e a profondità
definite per sempre;
- di fare luce in merito agli incidenti occorsi alle
strutture dell'opera e se non ve ne siano accaduti di ulteriori, dei
quali non sia stata finora fornita evidenza alcuna da parte del
concessionario unico dello Stato e costruttore del Mo.S.E., Consorzio
Venezia Nuova;
- di fare luce definitiva sui collaudi dei lavori
male eseguiti e sulle responsabilità delle più recenti
approvazioni, al Magistrato alle Acque, del sistema delle cerniere e del
sistema delle paratoie a rischio di risonanza e collasso;
- di attivare la commissione anticorruzione, creata
appositamente per far luce sulle vicende del Mose, ma mai divenuta
operativa."
La parola all'assessore Marcato.
Ass.re Roberto MARCATO (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti.
"L'interpellanza concerne il progetto
delle opere per la difesa di Venezia dalle acque alte, la cui realizzazione
esula dalle competenze attribuite alla Regione dalla vigente
normativa.
Infatti, ai sensi dell'art. 7 della Legge 16
aprile 1973, n° 171 ("Interventi per la salvaguardia di
Venezia"), la regolazione dei flussi di marea e la realizzazione
delle opere a questa finalizzate sono di esclusiva competenza dello Stato,
che vi provvede tramite il Provveditorato Interregionale alle Opere
Pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (ex
Magistrato alle Acque di Venezia), struttura periferica del Ministero delle
Infrastrutture e Trasporti.
In considerazione della natura delle richieste degli
interpellanti, pur trattandosi di materia la cui competenza resta in capo
ad organi ministeriali, potrebbe essere opportuno che il Consiglio
Regionale si faccia parte attiva per sollecitare una specifica audizione
del Provveditorato Interregionale alle OO.PP., in considerazione del fatto
che la realizzazione di dette opere incide profondamente sulle dinamiche
socio economiche e sugli aspetti ambientali del territorio, non solo per
quanto attiene alle aree direttamente interessate dai cantieri del MOSE, ma
anche in riferimento al Bacino Scolante ed alla Laguna di
Venezia."
Potrebbe essere un'audizione in Commissione,
quindi magari sentire il Presidente di Commissione che faccia un invito
formale e che vengano loro a dirci lo stato dell'arte.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Marcato.
La parola alla consigliera Erika Baldin per la
replica.
Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Ringrazio per la risposta. Mi aspetto che venga
convocato il Provveditorato per avere delucidazioni in merito al progetto e
soprattutto ai lavori di collaudo e per fare luce anche su questa vicenda
che ha dei punti molto oscuri. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Baldin.
Interrogazione a risposta immediata n. 22 presentata il 26 agosto 2015 dal consigliere Pigozzo "CONVALIDA DEI CONTRASSEGNI
DI NAVIGAZIONE PER LA LAGUNA VENEZIANA. LA REGIONE LIBERI DA INUTILI
BALZELLI I 50.000 PROPRIETARI DI NATANTI"
"Premesso che l'art. 11, comma 3, del
D.Lgs. n. 422/1997, stabilisce che, al fine di coordinare il trasporto
locale con le attività relative al traffico acqueo negli ambiti della
laguna veneta, la provincia di Venezia, d'intesa con i soggetti
competenti in materia, emana apposito regolamento che, fra l'altro,
prevede un sistema di rilevamento dei natanti circolanti nell'ambito
lagunare al fine di garantire la sicurezza della navigazione.
Visto che:
- la deliberazione del Consiglio della Provincia di
Venezia n. 39 del 24.06.2014 ha modificato alcuni articoli del Regolamento
per il coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta
(precedentemente approvato con deliberazione n. 24772 del
25.06.1998);
- tra gli articoli oggetto di modifica vi è
l'art. 32 relativo ai contrassegni di identificazione delle
unità da diporto a motore non iscritte in pubblici registri a
proposito del quale la Provincia, con la citata deliberazione del
24.06.2014, ha introdotto le seguenti nuove disposizioni:
a) comma 1 - "I contrassegni hanno durata di
quattro anni dalla data di emissione e sono soggetti a convalida entro tre
mesi dalla scadenza";
b) comma 7 bis - "Gli intestatari dei
contrassegni rilasciati senza data di scadenza devono provvedere alla
relativa convalida entro il 30/06/2015".
Considerato che:
- la Provincia ha introdotto tali nuove disposizioni
con la finalità di mantenere aggiornato il sistema di rilevamento dei
natanti circolanti nell'ambito lagunare previsto dal D.Lgs. n.
422/1997, in modo da consentire agli Enti competenti di avere un quadro
aggiornato e realistico del numero delle unità da diporto a motore non
iscritte in pubblici registri effettivamente circolanti in Laguna di
Venezia;
- la Regione Veneto, nonostante il Regolamento da
sempre individui gli Uffici Regionali degli Ispettorati di Porto quali
soggetti incaricati del rilascio di tali contrassegni, ha lasciato
trascorrere oltre 10 mesi prima di assumere un provvedimento di adeguamento
delle "Procedure per il rilascio dei contrassegni di identificazione
per natanti da diporto a motore con potenza superiore a 10 HP e circolanti
nella Laguna Veneta", provvedimento assunto con D.G.R. n. 780 del
14.05.2015;
- la delibera Regionale prevede delle procedure di
convalida dei contrassegni piuttosto farraginose, le quali richiedono il
pagamento di due distinte tariffe, che devono essere versate su due diversi
conti correnti postali, intestati rispettivamente a Regione Veneto e a
Sistemi Territoriali s.r.l., la presentazione di una specifica istanza
corredata da marca da bollo di Euro 16,00, la presentazione di una foto
significativa del natante associato al contrassegno, per una spesa
complessiva variabile da Euro 31,00 a Euro 36,00 per ogni
convalida;
- tale provvedimento interessa la maggior parte dei
circa 50 mila cittadini Veneti che hanno già provveduto a registrare
il proprio natante da diporto presso la banca dati regionale al fine di
utilizzare la propria piccola imbarcazione per godere di qualche ora di
svago (diportisti, famiglie, cacciatori, pescatori amatoriali, amanti della
natura);
- gli adempimenti burocratici introdotti dalla
Regione e la spesa ad essi associata, risultano del tutto sproporzionati
rispetto alla semplice convalida di contrassegni già rilasciati dagli
Ispettorati di Porto, finalizzata alla conferma di dati già in
possesso della banca dati Regionale;
- la convalida del documento di accompagnamento al
contrassegno per la navigazione e la conferma dei dati contenuti nella
banca dati regionale potrebbe essere effettuata dai singoli utenti
attraverso un semplice collegamento on-line, previa registrazione e
comunicazione di un codice PIN da parte dell'Amministrazione
Regionale, analogamente a quanto già avviene ad esempio per
l'accesso ai servizi on-line già attivati da numerose
Amministrazioni Comunali o per la registrazione dei pescatori amatoriali
che intendono esercitare la pesca in mare attivata dal Ministero delle
Risorse Agricole e Forestali;
- la modalità di registrazione on-line potrebbe
concludersi con il rilascio di una ricevuta di avvenuta convalida che i
possessori dell'imbarcazione potranno esibire agli organi di
vigilanza congiuntamente ai contrassegni apposti sull'imbarcazione e
al documento di accompagnamento;
- quanto sopra potrebbe risultare altresì una
semplificazione e uno snellimento dell'azione amministrativa degli
Ispettorati di Porto Regionali, ed un conseguente risparmio di spesa
pubblica rispondendo pienamente alle disposizioni introdotte dal
Regolamento Provinciale.
Tutto ciò premesso, il sottoscritto
Consigliere
chiede alla Giunta regionale
di sapere se la Regione voglia chiedere alla
Provincia/Città Metropolitana di Venezia il rinvio di 12 mesi del
termine di cui all'art. 32, comma 7 bis, del Regolamento per il
coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta, dando
contestualmente avvio ad un adeguamento della banca dati
regionale."
La parola all'assessora Elisa De Berti.
Ass.ra Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
"In merito all'interrogazione in oggetto
si evidenzia che con Deliberazione n 1209 del 15/09/2015 la Giunta
Regionale ha provveduto ad estendere sino al 30.06.2016 la validità
dei contrassegni c.d. "LV" e dei relativi documenti di accompagnamento
rilasciati dalla Regione del Veneto anteriormente alla data di entrata in
vigore delle modifiche introdotte al 'Regolamento per il
coordinamento della navigazione locale nella Laguna Veneta' approvate
con deliberazione della Provincia di Venezia n. 39 del 24 giugno 2014 e
cioè prima del 22.07.2014. Con il medesimo provvedimento la Giunta ha
stabilito che il Responsabile della navigazione avrà tempo sino al
30.06.2016 per avanzare istanza di convalida secondo le procedure stabilite
dalla DGR n. 780 del 14 maggio 2015."
PRESIDENTE
Grazie, assessora De Berti.
La parola al consigliere Pigozzo.
Bruno PIGOZZO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per questa risposta.
In realtà io speravo che, da quando era stata
presentata l'interrogazione e poi la proroga dei termini etc., mi
venisse fornito qualche altro elemento rispetto a quanto chiedevo,
cioè se nel frattempo, oltre alla proroga, si sia avviato un processo
di semplificazione di tutta la prassi necessaria per questo tipo di
adempimenti che andasse a velocizzare, a sburocratizzare e anche ad
economizzare tutte le operazioni.
Siccome da qui a giugno abbiamo ancora sei mesi
abbondanti di tempo, chiederei se c'è un impegno a poter
approfondire gli strumenti – dal punto di vista informatico credo che
li abbiamo tutti - per arrivare a questo obiettivo, perché al di
là della proroga credo bisogna impegnarci su questo.
Sarebbe una concreta situazione dove si può
realmente semplificare la vita al cittadino ma anche all'Istituzione.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Pigozzo.
Interrogazione a risposta immediata n. 39 presentata il 17 settembre 2015 dai consiglieri Sinigaglia, Ruzzante, Moretti, Salemi e Pigozzo "LA GIUNTA REGIONALE INTENDE INTERVENIRE PER FAR RIAPRIRE
IL CENTRO PRELIEVI DI MONSELICE?"
"Premesso che:
- l'apertura del nuovo ospedale di Schiavonia
d'Este ha portato alla contemporanea chiusura dei plessi ospedalieri
di Monselice e di Este e ad una riorganizzazione dei servizi socio sanitari
del territorio. Tale riorganizzazione è sempre stata concordata con la
Conferenza dei Sindaci dell'U.L.S.S. n. 17 in modo tale da assicurare
ai cittadini la copertura territoriale dei principali servizi come ad
esempio quelli dei centri prelievi di Este e Monselice, in considerazione
soprattutto dell'elevato numero di abitanti anziani e della
difficoltà di collegamento dei mezzi di trasporto pubblici con il
nuovo ospedale di Schiavonia;
- è apparsa del tutto inopinata la decisione del
direttore generale dell'U.L.S.S. n. 17, non condivisa con i comuni e
con la conferenza dei sindaci, di chiudere il Centro Prelievi di Monselice,
ubicato nella struttura ospedaliera dismessa;
- anche le modalità di comunicazione ai
cittadini e agli operatori sono apparse del tutto improprie: un semplice
cartellino all'ingresso del punto prelievi che riporta quanto segue:
"DAL 14 SETTEMBRE 2015 IL SERVIZIO PRELIEVI È TEMPORANEAMENTE
ACCORPATO PRESSO GLI OSPEDALI RIUNITI PADOVA SUD MADRE TERESA DI CALCUTTA.
SAREMO LIETI DI ACCOGLIERVI NEL PUNTO PRELIEVI DEL NUOVO OSPEDALE DI
SCHIAVONIA DAL LUNEDÌ AL SABATO DALLE 07.30 ALLE
12.00.";
- la mancanza di spiegazioni e di un coinvolgimento
della conferenza dei sindaci inducono il sospetto che si tratti di una
scelta definitiva che penalizzerà gli utenti e avvantaggerà gli
erogatori privati.
Tutto ciò premesso i sottoscritti
Consiglieri
chiedono all'Assessore regionale alla
Sanità
se è sua intenzione intervenire presso
l'U.L.S.S. n. 17 affinché sia riaperto al più presto il
Centro Prelievi di Monselice al fine di garantire un servizio sanitario
essenziale per la popolazione del monselicense."
La parola all'assessore Coletto.
Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
"Acquisita la documentazione dall'Azienda
ULSS 17, relativamente alla richiesta in oggetto, si evidenzia come la
chiusura del Punto Prelievi di Monselice sia legata alla razionalizzazione
dei Servizi in ambito aziendale.
Il dato di partenza a supporto della
razionalizzazione intrapresa è stato la drastica riduzione del numero
di prelievi effettuati preso il Punto Prelievi di Monselice a seguito
dell'apertura dell'Ospedale unico dell'Azienda ULSS 17
ubicato a Schiavonia. Infatti, il numero di prelievi è passato dai
2.498 del luglio 2014 ai 1.546 del luglio 2015, evidenziando, pertanto, una
riduzione percentuale pari al 40%.
Si rileva, inoltre, come da un lato l'Ospedale
di Schiavonia si trovi a soli 3 Km ad ovest della città di Monselice,
con la presenza di un regolare collegamento con mezzi pubblici (autobus), e
dall'altro sia presente un erogatore privato accreditato per la
branca di laboratorio (Emolab), che effettua anche il servizio di Punto
Prelievi nella parte Est della città.
Oltre a ciò, è in corso di formalizzazione
un accordo con il Centro Servizi per Anziani di Monselice, situato nel
centro della città, al fine di garantire un Punto Prelievo per gli
anziani ospiti presso tale struttura e per i loro familiari.
Infine, il Sindaco di Monselice era stato
preventivamente informato dei servizi interessati dalla razionalizzazione,
tra i quali il Punto Prelievi e nel corso della Conferenza dei Sindaci
dell'ULSS 17, tenutasi in data giovedì 19 settembre 2015,
esattamente tre giorni dopo l'avvenuta chiusura del Punto Prelievi di
Monselice, nessuno dei 46 Sindaci presenti ha obiettato, sollevando domande
o perplessità su tale razionalizzazione."
PRESIDENTE
Grazie, assessore Coletto.
La parola al consigliere Sinigaglia, per la
replica.
Claudio SINIGAGLIA (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore. In realtà il Centro
Servizi ospita già da alcune settimane il punto prelievi a Monselice,
anche se gli esiti non sono proprio molto soddisfacenti trattandosi di
alcune decine di prelievi al giorno.
In realtà a me risulta una novellazione diversa
rispetto a quella che lei ci ha fornito, nel senso che i Sindaci e
soprattutto gli abitanti di Monselice hanno protestato vivacemente per la
chiusura di questo Centro Prelievi perché non ci sono quelle linee di
trasporto che lei nella risposta indica così agevoli, frequenti, che
consentano alla popolazione del monselicense di raggiungere
l'Ospedale di Schiavonia.
Era un punto di riferimento territoriale il Centro
Prelievi di fondamentale importanza ed era stata data la garanzia che non
sarebbe stato chiuso dopo l'inaugurazione dell'Ospedale
Schiavonia.
Quindi la sua risposta è in direzione
tutt'altra cioè quella: razionalizziamo, i numeri sono in
diminuzione, sarà spostato sicuramente a Schiavonia. Però tutte
le rassicurazioni e tutte le informazioni, fino alla risposta che lei ci
dà, erano di un altro tipo e di un'altra direzione. Quindi
c'è un'evidente contraddittorietà rispetto a quello
che l'U.L.S.S. e il Sindaco di Monselice avevano assicurato nel
territorio e quello che in realtà si sta facendo.
Ne prendo atto ma chiaramente sono in disaccordo con
quanto l'U.L.S.S. 17 e anche la Regione sta avallando perché
chiaramente significa la chiusura del Centro Prelievi di Monselice.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Sinigaglia.
"Premesso che:
- in data 21 aprile 2011, il sottoscritto Consigliere
regionale, assieme ad altri colleghi del Gruppo consiliare del Partito
Democratico, aveva presentato alla Giunta regionale un'interrogazione
a risposta immediata (IRI n. 326) relativa al problema dei blocchi e/o dei
gravi ritardi nell'erogazione, da parte della Regione, degli
indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo
irreversibile a causa di vaccinazioni, trasfusioni e somministrazioni di
emoderivati;
- come noto, la legge n. 210 del 5 febbraio 1992
prevede un'indennità vitalizia da corrispondere ogni bimestre a
coloro che hanno contratto malattie o subito danni e/o complicanze per i
motivi sopra menzionati;
- con l'IRI n. 326 si segnalava il fatto che
dal dicembre del 2010 i pagamenti regionali degli indennizzi risultavano
bloccati a causa dei ritardi dei finanziamenti statali e nel Bilancio
regionale di previsione 2011 lo specifico capitolo di spesa (cap. n.
060203) era stato totalmente azzerato;
- la questione dei gravi ritardi nei pagamenti di
queste somme, il cui ammontare deve per legge essere rivalutato secondo il
tasso di inflazione, ha purtroppo riguardato anche gli anni successivi,
arrecando enormi disagi a persone che già hanno subito un danno
irreparabile alla loro salute a causa del "malfunzionamento"
del Sistema Sanitario Nazionale dei decenni scorsi.
Considerato che:
- con decreto del 27 maggio 2015 del Ministero
dell'Economia e delle Finanze, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale il
21 luglio 2015, è stato attuato il "Riparto" (tra le
Regioni e le Province Autonome) "del contributo di cui
all'articolo 1, comma 186, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, per
la corresponsione degli indennizzi, di cui alla legge 25 febbraio 1992, n.
210";
- secondo l'allegata Tabella I "Riparto
tra le Regioni e le Province Autonome del contributo di cui
all'articolo 1, comma 186, della legge n. 190 del 2014" del
suddetto decreto, alla Regione Veneto, per l'anno 2015 sono state
attribuite risorse per oltre 8 milioni e mezzo di euro, ed il totale delle
risorse destinatole per gli anni 2015-2018 ammonta a quasi 63 milioni di
euro;
- il decreto del 27 maggio 2015 stabilisce che (...)
In attuazione della sentenza della Corte europea dei diritti
dell'uomo del 3 settembre 2013, le Regioni utilizzano annualmente il
contributo di cui al comma 1, prioritariamente, almeno per una quota non
inferiore al 50 per cento, per il pagamento degli arretrati della
rivalutazione dell'indennità integrativa speciale di cui agli
indennizzi previsti dalla legge 25 febbraio 1992, n. 210 fino al 31
dicembre 2011 e, per la restante quota, a compensazione degli oneri
finanziari derivanti dalla corresponsione dei citati indennizzi, a
decorrere dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2014. Ai fini del
pagamento dei predetti arretrati, le Regioni provvedono in proporzione alle
somme dovute ai singoli indennizzati al 31 dicembre 2011.
Evidenziato che nonostante l'attribuzione di
corpose risorse alla Regione Veneto, avvenuta con il citato decreto del
M.E.F. del 27 maggio 2015, risulta che la Giunta regionale abbia provveduto
a liquidare agli aventi diritto le indennità relative al solo primo
semestre 2015, e che le somme relative al secondo semestre 2015 sarebbero
bloccate.
Tutto ciò premesso e considerato, il
sottoscritto Consigliere
chiede alla Giunta regionale
se intende sbloccare con la massima urgenza la
liquidazione delle indennità relative al secondo semestre 2015 a
favore dei 1.373 soggetti danneggiati da complicanze irreversibili causate
da vaccinazioni, trasfusioni e somministrazioni di
emoderivati."
La parola all'assessore Coletto.
Ass.re Luca COLETTO (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
"Il quadro di riferimento normativo è
riassumibile nei seguenti punti:
La legge di stabilità per il 2015 (l. 190/2014)
ha previsto, che agli oneri finanziari derivati dalla corresponsione degli
indennizzi di cui alla l. 210/1992, erogati per disposizione normativa
dalle Regioni, a decorrere dal 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre
2014 e agli oneri derivanti dal pagamento degli arretrati della
rivalutazione dell'indennità integrativa speciale di cui al
citato indennizzo fino al 31 dicembre 2011, si provveda mediante
l'attribuzione alle medesime Regioni di un contributo di 100 milioni
di euro per l'anno 2015 (200 per l'anno 2016, 289 per
l'anno 2017 e 146 per l'anno 2018).
Nel dettaglio, l'articolo 1, comma 186, della
l. 190 cit. prevede espressamente che tale contributo sia ripartito tra le
Regioni interessate con decreto del Ministero dell'economia e delle
finanze, di concerto con il Ministero della Salute, da adottare, sentita la
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province
autonome.
È opportuno precisare che queste risorse saranno
assegnate alle Regioni in 4 anni, dal 2015 al 2018, a ristoro di quanto
già anticipato negli anni 2012-2014 per le finalità
sopradescritte e per il pagamento degli arretrati fino alle date
indicate.
Non è possibile, quindi, utilizzare tali somme
per pagare nel 2015 le indennità ai soggetti beneficiari. Si ricorda
che tale indennizzo è una prestazione a carattere assistenziale posta
a carico dello Stato, da pagarsi con fondi statali, in ragione del dovere
di solidarietà sociale (artt. 2 e 32 Cost.) e non una prestazione
rientrante tra i LEA e, quindi, finanziabile attraverso le risorse del
Fondo sanitario regionale. Tale è anche il pronunciamento del Tavolo
per la verifica degli adempimenti regionali, istituito ai sensi dell'art.
12 dell'Intesa Stato Regioni del 23 marzo 2005, più volte riportato
nei verbali di monitoraggio della spesa sanitaria del Veneto.
Nonostante il Ministero dell'Economia e delle
Finanze non abbia ancora trasferito alla Regione, per l'anno 2015, le
risorse previste per il pagamento degli indennizzati ai sensi della l.
210/1992, sono state anticipate agli interessati tali somme per la prima
parte dell'anno, così come era stato fatto negli anni precedenti
da parte della Regione.
Considerato, però, che la Regione Veneto non ha
più la disponibilità finanziaria per anticipare tali somme agli
interessati e considerato anche quanto emerso dal Tavolo per la verifica
degli adempimenti precitato, si comunica che gli indennizzi relativi al
secondo semestre potranno essere erogati solo quando il Ministero
dell'Economia e delle Finanze trasferirà le relative
risorse."
Va peraltro sottolineato che il capitolo del Bilancio
del Governo legato alla legge 210/1992 è a zero, quindi la Regione del
Veneto, come altre Regioni, si trova nell'impossibilità di
anticipare col Fondo sanitario regionale visto e considerato che
c'è un espresso divieto fatto dalla Corte dei Conti e dal
Ministero delle Economie e Finanze. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Coletto.
La parola al consigliere Pigozzo per la replica.
Bruno PIGOZZO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ringrazio per la risposta l'Assessore.
Questa è una brutta storia, una storia di cui credo
un po' tutti a livello istituzionale dovremmo vergognarci.
Si tratta di persone che hanno avuto un danno
certificato, pesante, fisico, a seguito di errori per vaccinazioni
sbagliate, per trasfusioni sbagliate e per sangue infetto che ha provocato
quindi Epatite o HIV o altre patologie molto pesanti che lasciano un segno
indelebile e costante nel tempo.
A partire da questo presupposto, proprio richiamando
quanto adesso l'Assessore diceva cioè il dovere inderogabile di
solidarietà sociale da ottemperare, la Regione del Veneto si era mossa
fin dall'inizio in questa prospettiva anticipando le risorse anche
quando non fossero arrivate da parte del Governo. Ad un certo punto ha
deciso di smettere questa erogazione, sospenderla senza preavviso,
lasciando le persone interessate in balia di se stesse.
Teniamo presente che molte di queste persone non hanno
potuto trovare impiego a causa di queste menomazioni, queste patologie che
hanno riscontrato e vivono con questo vitalizio. Usiamo il termine
"vitalizio" questa volta in maniera appropriata.
Altre Regioni d'Italia si sono assunte la
responsabilità e l'onere di dare continuità
all'erogazione di questo vitalizio per dovere di responsabilità
sociale, chiedo: perché il Veneto non l'ha fatto?
Lei dice: perché al Governo ci hanno detto che i
soldi del Fondo sanitario, cioè quello per erogare i LEA, non possono
essere autorizzati in quanto questo non è un livello essenziale, ma
allora perché l'abbiamo fatto fino ad un certo punto e poi non
l'abbiamo più fatto? È una questione di ripicca, di attacco
quasi ideologico nei confronti del Governo lasciando queste persone in
balia di se stesse?
Credo che ci sia bisogno di una revisione di questo
atteggiamento e da parte del Governo credo ci sia anche la
responsabilità comunque di garantire le risorse tant'è vero
che abbiamo presentato anche un emendamento alla Legge di stabilità,
in discussione in questi giorni, che va in questa direzione e ci auguriamo
che venga approvato, che da una parte mette a disposizione delle risorse e
dall'altra toglie alle Regioni questo vincolo dicendo: tu i soldi li
puoi utilizzare, li puoi anticipare e dopo sarò io comunque a
rimborsarteli.
È un dovere che dobbiamo tutti insieme assumere sia
come Regione e sia come Governo perché, ripeto, il dramma di queste
famiglie e di queste persone pesa sulla testa di tutti noi.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Pigozzo.
Interrogazione a risposta immediata n. 56 presentata il 14 ottobre 2015 dal consigliere Bassi "LA REGIONE RECUPERI
CREDIBILITÀ EROGANDO LE SOMME DOVUTE PER LA REALIZZAZIONE DI OPERE
OGGETTO DI FINANZIAMENTO A FONDO PERDUTO RELATIVAMENTE AD INTERVENTI
GIÀ CONCLUSI E COLLAUDATI DELLA SOCIETÀ ACQUE
VERONESI"
"Premesso che:
- Acque Veronesi è stata individuata con
deliberazione n. 1 del 04/02/2006 dell'AATO Veronese, ora Consiglio
di Bacino Veronese, quale Gestore del Servizio Idrico Integrato e opera
secondo il modello "In House" nel territorio dei 77 Comuni
dell'area Veronese;
- Acque Veronesi prevede la copertura finanziaria dei
propri investimenti in larga misura tramite la tariffa applicata ai propri
utenti nel rispetto di quanto stabilito dall'AEEGSI e, in parte, da
finanziamenti disposti da Enti pubblici a titolo di contributo a fondo
perduto;
- nel Programma degli Interventi 2014-2017 vigente,
previsto con Deliberazione dell'AEEGSI n. 643/2013 e approvato
dall'Assemblea del Consiglio di Bacino con Deliberazione n. 6 del
15.04.2014, contenente l'elenco di tutti gli investimenti attualmente
pianificati da Acque Veronesi, l'importo totale delle opere previste
è pari a circa 48 milioni di euro, di cui circa 18 milioni di euro
derivano dai suddetti finanziamenti pubblici;
- ad oggi, Acque Veronesi ha già provveduto ad
avviare tutti gli interventi assegnatari di contributo pubblico previsti
nel proprio Piano e anzi, per alcuni casi, si è giunti al termine
delle opere previste e al loro collaudo;
- alla data odierna Acque Veronesi vanta verso la
Regione Veneto, crediti per interventi già completamente conclusi e
regolarmente collaudati pari a euro 7.613.946;
- di questi, per 7.580.946 euro risulta beneficiario
diretto il Consiglio di Bacino Veronese, mentre per gli ulteriori 33 mila
euro Acque Veronesi è stata individuata quale soggetto beneficiario ed
attuatore.
Tutto ciò premesso e considerato, il
sottoscritto Consigliere
interroga la Giunta regionale
per sapere quali iniziative intende adottare
affinché si realizzi la pronta liquidazione delle somme ancora da
erogare."
La parola all'assessore Bottacin.
Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia
Presidente)
Grazie, Presidente.
"In merito al quesito formulato dal Consigliere
interrogante si rappresenta che la Sezione Tutela Ambiente ha definito
l'istruttoria comprensiva della procedura di liquidazione.
Ad oggi, tuttavia, non si è potuto dar seguito
al relativo pagamento per insufficienza di risorse di cassa attualmente non
presenti nel plafond della competente Struttura, in ragione della normativa
nazionale in tema di patto di stabilità".
PRESIDENTE
Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Bassi, per la replica.
Andrea BASSI (Lista Tosi per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Desolatamente insoddisfatto, nel senso che capisco la
problematica del Patto di stabilità però le situazioni che
mettono in difficoltà le nostre aziende, in questo caso
un'azienda pubblica Acque Veronesi, permangono.
Chiedo di cercare di risolvere, con le risorse e con le
opportunità in possesso dell'Assessore, questa questione,
perché sono interventi molto importanti e quindi chiedo il massimo
impegno nel quadro delle risorse disponibili nei prossimi mesi.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Bassi.
"Premesso che:
- in data 26 settembre 2015 si è sviluppato un
incendio alla Ceccato Recycling di Castelfranco Veneto, azienda operante
nel settore del recupero e riciclaggio rifiuti. Per questo incendio è
intervenuta ARPAV in Pronta Disponibilità;
- durante tale intervento sono stati effettuati
diversi prelievi d'aria nelle zone di ricaduta dell'incendio
tramite Canister, campionamenti istantanei, e prelevamenti con campionatore
ad alto volume, questi ultimi sono campionatori di particolato atmosferico
ed essi consentono di verificare se nell'incendio stesso si siano
sviluppate anche diossine, non risultanti dall'analisi effettuata con
Canister.
Considerato che:
- i primi campioni prelevati nel corso di tale
incendio, sembrano siano stati consegnati nella serata di sabato 26
settembre 2015 al laboratorio ARPAV;
- le prime analisi dei campionamenti del particolato
atmosferico, che consentono di verificare se nell'incendio si siano
sviluppate anche diossine, sembra siano iniziate solamente lunedì 28
settembre.
Specificando che spetta al Consiglio regionale, come
prevede la Legge Istitutiva dell'Agenzia, definire, nell'ambito
degli strumenti di programmazione e pianificazione previsti dalla normativa
vigente, gli obiettivi generali delle attività di prevenzione
collettiva e controllo ambientale.
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere
regionale
interroga la Giunta regionale
e l'Assessore regionale
all'ambiente
per sapere se tali presunti ritardi nelle prime
analisi siano dipesi da carenze nella nuova organizzazione del servizio
Pronta Disponibilità di ARPAV o se ci sono altre motivazioni in
merito."
La parola all'assessore Bottacin.
Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia
Presidente)
Grazie, Presidente.
"Al fine di argomentare in modo puntuale
riguardo al contenuto dell'interrogazione che ci occupa, sono state
richieste informazioni all'ARPAV la quale, con nota acquisita con
prot. n. 457175 del 10.11.2015, ha riscontrato, in buona sostanza, nei
termini che seguono.
I laboratori di ARPAV in servizio di Pronta
Disponibilità svolgono attività analitiche in grado di fornire
indicazioni rapide nelle fasi acute di un evento in emergenza riguardo i
campioni di acqua e di aria.
Per la matrice "aria" ARPAV svolge in
pronta disponibilità l'analisi dei canister con tempi di
risultato in circa 2 ore e non quella dei microinquinanti organici i cui
tempi di analisi (nel caso di campioni di aria) superano le 48 ore; per
altri campioni, quali terreni, campioni di vegetali, che richiedono fasi
preliminari di essicazione di molte ore, i tempi di analisi per i
microinquinanti sono di 72/96 ore.
Si evidenzia che i dati di concentrazione in aria
delle sostanze organiche volatili ottenuti con l'analisi dei canister
possono comunque essere indicativi della presenza di precursori clorurati
alla base della formazione di PCDD/PCDF.
In riferimento all'incendio verificatosi in
data 26.09.2015 alla ditta "Ceccato Recycling" situata a
Castelfranco Veneto, il laboratorio di Venezia ha effettuato le seguenti
tipologie di analisi:
1) Aria:
- analisi dei canister per la ricerca quantitativa di
43 sostanze organiche volatili e per la ricerca qualitativa di altre
sostanze organiche volatili eventualmente presenti;
- analisi di puf e filtri per la determinazione di
microinquinanti organici PCDD/PCDF (diossine e furani), PCB
(policlorobifenili) e IPA (idrocarburi policiclici aromatici);
2) Vegetali:
- analisi dei vegetali e della copertura erbosa
prelevati in campo (per la valutazione delle ricadute) per la
determinazione di microinquinanti organici PCDD/PCDF (diossine e furani),
PCB (policlorobifenili) e IPA (idrocarburi policiclici
aromatici).
Il personale in servizio di Pronta Disponibilità
per la matrice aria è stato attivato nel pomeriggio di sabato
26.09.2015 e, in accordo con i dirigenti del DAP di Treviso, ha dato avvio
alle attività di preparazione in laboratorio già dalle ore 22 del
medesimo giorno: nelle attività di emergenza il laboratorio effettua
l'analisi dei canister in quanto indicativa della qualità
dell'aria nelle zone adiacenti il fenomeno o in quelle di ricaduta,
con tempi di risposta contenuti di qualche ora, compatibili con i tempi di
gestione in emergenza.
I primi campioni sono stati consegnati dal personale
ARPAV alle ore 23:10 di sabato 26.09.2015. Tra la consegna dei canister e
l'emissione del rapporto di prova effettuato agli Enti competenti, il
tempo trascorso è stato di circa due ore e tali campioni non hanno
evidenziato concentrazioni significative di solventi organici clorurati.
Sono stati quindi resi disponibili, tempestivamente, i dati di qualità
dell'aria che potevano consentire valutazioni sanitarie ed ambientali
immediate.
L'analisi dei microinquinanti organici dei 6
campioni di puf più filtro prelevati sabato 26.09.2015 ha avuto avvio
lunedì 28.09.2015.
I valori rilevati dall'analisi di campionamento
effettuato per la determinazione dei composti organici volatili in aria
prelevati in via Sile nella notte del 26.09.2015, in via Vespucci, in via
Busa e in via Zendrini nella giornata del 27.09.2015, pur non evidenziando
criticità, hanno segnalato la presenza di sostanze tipiche che si
originano nel corso di un incendio, ampiamente al di sotto dei valori guida
TLV-TWA; per i campioni prelevati a mezzo canister a San Floriano il
26.09.2015 ed in via Pietro Damini e via Rostirolla il 27.09.2015, non si
sono evidenziate criticità. Si segnala, altresì, che in via
Manzoni era presente una stazione mobile ARPAV per il monitoraggio della
qualità dell'aria i cui primi dati, relativi agli NOx, non hanno
evidenziano criticità sia nel confronto degli orari antecedenti
l'evento, sia con altri siti della rete.
Da ultimo, si rappresenta che per concludere più
rapidamente le analisi sui prodotti vegetali in campo e sulla copertura
erbosa per la valutazione delle ricadute, ARPAV ha attivato il personale
specializzato per l'analisi dei microinquinanti anche durante il fine
settimana interessato dall'evento in parola".
PRESIDENTE
Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Berlato, per la replica.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'assessore e la Giunta per la risposta
che ci è stata fornita, molto articolata tra le altre cose. Ne prendo
atto.
Chiedo semplicemente di poter avere copia della risposta
in modo tale da poter dare adeguate rassicurazioni alle persone che ci
hanno sollecitato per chiedere quelle informazioni che ci sono state date.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
Interrogazione a risposta immediata n. 65 presentata il 23 ottobre 2015 dai consiglieri Pigozzo, Zanoni, Sinigaglia, Ruzzante, Zottis, Guarda, Ferrari "L'IDROVIA PADOVA MARE SI ALLONTANA
ANCORA: LA REGIONE ACCORCI I TEMPI E AUMENTI GLI IMPORTI DELLA
PROGRAMMAZIONE"
"Premesso che:
- l'idrovia Padova-mare è una grande opera
pubblica, progettata negli anni '50 del secolo scorso e tuttora
incompiuta; i lavori per la sua realizzazione andarono avanti a fasi
alterne fino al 1992, e in quell'anno il 60% dell'opera era
stato completato;
- la Giunta regionale, dopo aver fatto realizzare uno
studio di fattibilità che risale al 2012, ha commissionato una
"Progettazione preliminare per il completamento dell'idrovia
Padova-Venezia come canale navigabile di V classe";
- secondo uno studio della CGIA di Mestre datato
Mestre, 18 novembre 2014, che si basa sull'elaborazione dai dati
dell'ISPRA (Istituto superiore per la Ricerca Ambientale) la Regione
veneto, detiene il triste primato di seconda Regione più cementificata
d'Italia, dopo la Lombardia;
- oltre ai grandi vantaggi che il completamento
dell'idrovia Padova-mare apporterebbe dal punto di vista del
contenimento dell'inquinamento atmosferico (in un territorio già
pesantemente compromesso dal traffico automobilistico), l'opera in
questione viene considerata da molte Amministrazioni comunali, da
Legambiente, dalla CIA-Confederazione Italiana Agricoltori del Veneto, e da
diversi Comitati e associazioni di Cittadini come assolutamente necessaria,
data la sua importantissima funzione di canale scolmatore, a salvaguardia
dalle ricorrenti e devastanti alluvioni;
- detta considerazione ha solide basi scientifiche,
tra cui studi e modelli matematici realizzati da team di accademici di
indiscusso valore, come il Prof. Luigi D'Alpaos;
- risale al 2006, ad esempio, l'articolo
scientifico tratto dalla rivista "Padova e il suo territorio - anno
XX, n. 119 - Febbraio 2006", intitolato "i rischi di
inondazione nella provincia di Padova", (il cui sottotitolo recita
testualmente "i recenti casi di esondazione ripropongono in termini
drammatici il problema della difesa idraulica del territorio padovano.
Anche il completamento dell'idrovia potrebbe servire alla
causa") che riporta immagini di modelli matematici che prefigurano le
enormi devastazioni che produrrebbero le esondazioni di fiumi quali il
Brenta e il Bacchiglione e, tra le soluzioni proposte per arginare gli
enormi danni che ne conseguirebbero, quella del completamento
dell'idrovia viene ritenuta di grande utilità.
Considerato che mentre la sola alluvione del 2010
arrecò danni per oltre 500 milioni di euro, il completamento
dell'Idrovia Padova-mare avrebbe un costo stimato in 600 milioni di
euro.
Considerato altresì che:
- il Progetto di Piano di Gestione del rischio di
Alluvioni (di competenza del Distretto Idrogeografico delle Alpi Orientali)
che avrà la sua definitiva e inderogabile approvazione il 22 dicembre
2015, ha collocato i lavori di realizzazione dell'opera in oggetto,
nella "Misura di Protezione M32.1, n. 8", in una fascia
temporale non prioritaria, ovvero nella cosiddetta "2^ Fase -
A", che va dal 2022 al 2024;
- inoltre, il sopracitato Progetto di Piano di
Gestione del rischio di Alluvioni, ha previsto uno stanziamento di soli 92
milioni di euro da destinarsi all'Idrovia Padova-mare, a fronte dei
circa 600 milioni necessari per il suo completamento;
- i Comuni di Campolongo Maggiore e Fossò, hanno
inviato delle osservazioni al Progetto di Piano di Gestione del rischio di
Alluvioni, chiedendo che per i gravi rischi alluvionali cui è soggetto
il territorio interessato, la realizzazione dell'idrovia venga
collocata nella scansione temporale corrispondente alla 1^ Fase A, che va
dal 2016 al 2018, e che l'importo previsto che ammonta a soli 92
milioni di euro venga adeguatamente rivisto. Dette importanti osservazioni
non sarebbero state accolte.
Tutto ciò premesso e considerato, i sottoscritti
Consiglieri
chiedono alla Giunta regionale
se, visti i gravi rischi di inondazione cui sono
soggetti i territori delle province di Padova e Venezia attraversate dai
fiumi Brenta e Bacchiglione, intenda attivarsi con la massima urgenza
affinché nel Progetto di Piano di Gestione del rischio di Alluvioni
(di competenza del Distretto Idrogeografico delle Alpi Orientali) il
completamento dell'Idrovia Padova-mare venga collocato nella
scansione temporale corrispondente alla 1^ Fase A (2016-2018) e
affinché l'importo previsto di soli 92 milioni di euro venga
adeguatamente rivisto."
La parola all'assessore Bottacin.
Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia
Presidente)
"Il Consiglio Regionale con deliberazione n. 63
del 23 novembre 2010 ha invitato la Giunta Regionale ad attivarsi e avviare
le procedure necessarie per la redazione dello studio di fattibilità e
del progetto preliminare degli interventi di completamento
dell'Idrovia Padova Venezia come opera rilevante ai fini della
riduzione e della prevenzione del rischio idraulico.
La Giunta Regionale, con proprio provvedimento n. 415
del 12 aprile 2011 ha avviato le procedure per dare attuazione a quanto
disposto dal legislatore regionale, demandando alla Direzione Difesa del
Suolo tutte le conseguenti attività.
Gli uffici della Direzione Difesa del Suolo hanno
proceduto all'affidamento dell'incarico inerente allo studio di
fattibilità che, una volta redatto, è stato illustrato in settima
Commissione Consiliare nella seduta del 12 giugno 2013.
Con decreto del dirigente Regionale Difesa del Suolo
n. 210 del 1° luglio 2013 è stato preso atto dello studio in
parola.
Lo studio di fattibilità illustra tutte le
possibili soluzioni adatte a completare l'esistente canale che
può essere utilizzato sia come via navigabile sia come canale
scolmatore, e come combinazione delle due soluzioni, cioè come via
d'acqua con funzione anche di scolmatore del Fiume Brenta.
Con le L.R. n. 11/2014 (Legge
Finanziaria) e n. 12/2014 (Legge di Bilancio) sono state rese disponibili
le risorse economiche necessarie per procedere alla redazione del progetto
preliminare per il completamento delle opere esistenti.
L'avanzato stato dell'iter per la
realizzazione di un terminal offshore del Porto di Venezia al largo di
Malamocco, unitamente all'interesse dell'Autorità Portuale
di Venezia di espandere la propria attività anche
nell'entroterra, ha fatto preferire il percorso di completamento
dell'Idrovia Padova-Venezia secondo la soluzione che coniuga la
doppia funzione di idrovia di Classe Va europea per navi fluvio-marittime e
di canale scolmatore per la diversione delle piene del sistema
Brenta-Bacchiglione.
Tale soluzione, oltre a costituire un importante
elemento di garanzia contro i rischi idraulici e le criticità da
sempre presenti nell'area padovana, costituisce anche un asse
navigabile, di non secondaria importanza, per il trasporto merci fra
l'interporto di Padova e la Laguna di Venezia.
La Giunta Regionale con deliberazione n. 995 del 17
giugno 2014 ha avviato, partendo dallo studio di fattibilità, le
procedure per la redazione del progetto preliminare per il completamento
dell'Idrovia Padova-Venezia come canale navigabile di Va Classe per
navi fluvio-marittime con funzione anche di scolmatore del Fiume Brenta con
portata di 350 m3/sec.
Circa la portata da scolmare sono state seguite le
indicazioni dello "Studio della sicurezza idraulica del territorio a
sud di Padova e fattibilità della diversione verso la Laguna di
Venezia di parte delle portate di piena del Brenta", redatto
dall'Università di Padova e inserito nel "documento
preliminare al piano di sicurezza idraulica" adottato dal Comitato
Istituzionale dell'Autorità di Bacino dei fiumi dell'Alto
Adriatico con delibera n. 1 del 15.12.2008, che individua in 350 m3/sec la
portata da scolmare.
Con la citata deliberazione di Giunta Regionale n.
995/2014 sono state demandate al Direttore pro tempore della Sezione Difesa
del Suolo tutte le attività necessarie e ogni atto conseguente,
compreso il procedimento relativo all'individuazione, secondo la
vigente normativa, delle professionalità esterne cui affidare
l'incarico per la redazione del progetto.
Con decreto n. 157 in data 23 giugno 2014 del
Direttore della Sezione Difesa del Suolo è stata avviata la gara
d'appalto per l'affidamento del servizio di progettazione
preliminare ed è stato approvato il bando di gara con i relativi
allegati.
Il Direttore della Sezione Difesa del Suolo con
proprio provvedimento n. 33 in data 11 febbraio 2015, esperita la gara
d'appalto, ha approvato gli atti di gara ed ha provveduto
all'aggiudicazione definitiva dell'incarico e, in data 7 marzo
2015, è stato sottoscritto il contratto d'appalto.
Il contratto, oltre alla progettazione preliminare
degli interventi per il completamento dell'idrovia Padova-Venezia
comprende, per garantire la sicurezza idraulica dei territori limitrofi,
anche l'analisi della fattibilità di alcuni interventi per la
diversione in Brenta di parte delle portate del fiume
Bacchiglione-Roncajette.
In data 15 maggio 2015 è stato convocato un
incontro interlocutorio con tutti i soggetti variamente coinvolti, sia
pubblici che privati, Enti, associazioni, comitati, etc., per un primo
esame contestuale dei vari interessi.
Il 2 settembre 2015, dopo una seria di incontri fra
gli uffici regionali e i tecnici incaricati in cui sono stati consegnati e
vagliati tutti i documenti risultanti agli atti d'archivio, è
stato dato inizio all'attività di progettazione con verbale in
pari data, dal quale emerge che l'ultimazione
dell'attività e la consegna degli elaborati progettuali dovranno
avvenire entro il giorno 8 marzo 2016.
Il Progetto di Piano di Gestione del Rischio di
Alluvioni, di competenza del Distretto Idrografico delle Alpi Orientali,
fra le varie misure, comprende anche l'intervento riguardante
l'idrovia PD-VE, identificato col Cod. misura M32.1, cod. progressivo
8 per l'importo di 92 milioni di Euro, come scansione temporale viene
indicata la IIa fase 2022-2027 - IIa fase A.
L'individuazione delle misure di protezione M3
da inserire nel Progetto di Piano di Gestione Rischio Alluvioni (PGRA) del
Distretto Alpi Orientali, così come inizialmente pubblicato, è
stata fatta sulla base della pianificazione esistente.
Col fine di portare a compimento il percorso
approvativo del Piano si sono tenuti diversi incontri nei quali, per
garantire il raggiungimento dell'obiettivo prefissato e per evitare
l'apertura di procedure d'infrazione a causa del mancato
rispetto degli impegni che si andranno a prendere con l'approvazione
del Piano, si è convenuto, tra l'altro, di inserire nella
1° fase di programmazione la realizzazione di interventi (OGC –
On Going Construction) per i quali è già assicurato il
finanziamento e la progettazione (POG – Planning On Going) per la
tipologia di interventi per i quali il Soggetto Attuatore assicura la
redazione del progetto indipendentemente dall'ottenimento di appositi
finanziamenti.
Poiché emerge sempre più chiaramente che
l'accesso ai finanziamenti viene riservato ad interventi
cantierabili, si ritiene che garantire la disponibilità della
progettazione, e quindi l'immediata appaltabilità
dell'intervento, sia condizione per accedere alla programmazione
nazionale ed europea degli interventi nel settore.
La Regione Veneto ha pertanto provveduto, in fase di
revisione del Piano nel periodo luglio-settembre 2015, ad inserire il
Completamento dell'Idrovia Padova Venezia con funzioni di scolmatore
di piena, per l'importo di € 534.000.000,00= come derivante
dallo Studio di fattibilità settembre 2012, con lo status di
implementazione POG, cioè per il quale è previsto il
completamento della progettazione nel periodo 2016-2021."
PRESIDENTE
Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Pigozzo, per la replica.
Bruno PIGOZZO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore e vorrei avere copia della
sua articolata risposta che, man mano veniva letta, vedevo anche i cenni di
assenso da parte del collega Maurizio Conte, nel senso che è un iter
iniziato qualche anno fa e che adesso sta andando avanti.
La preoccupazione è quella che a fronte
dell'esigenza di avere una risposta in tempi non dico rapidi,
immediati, ma in tempi ragionevoli si allontani ancora di più questa
prospettiva.
L'ultima parte della risposta ci dà qualche
motivo di essere fiduciosi. La cosa importante che mi preme sottolineare
è che dentro alla fase progettuale vengano previste tutte le
criticità con relative risposte, perché sappiamo che a fronte del
problema idraulico dell'area da Padova in giù c'è
anche un altro problema idraulico che si trova a valle, cioè
nell'area della laguna. Quindi chi fa il progetto dovrà tenere
conto di tutte queste particolarità e anche dei vincoli posti dalla
legge del Piano direttore della laguna di Venezia.
Mi auguro, quindi, che tutte queste particolarità
vengano considerate e comunque grazie per la risposta.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Pigozzo.
Interrogazione a risposta immediata n. 55 presentata il 13 ottobre 2015 dal consigliere Berlato "INTEGRAZIONE DI DUE
GIORNATE DI ATTIVITÀ VENATORIA PER LA SOLA CACCIA ALLA FAUNA SELVATICA
MIGRATORIA DA APPOSTAMENTO NEI MESI DI OTTOBRE E NOVEMBRE"
"Premesso che:
- la Regione del Veneto con nota del 27 aprile 2015
prot. n. 176533 avente per oggetto "Interpretazione art. 28 comma 1
dell'allegato A alla legge regionale del Veneto n. 1/2007
relativamente alle giornate di caccia in territorio lagunare e vallivo nei
mesi di ottobre novembre" a firma del Direttore, dott. Mario
Richieri, ha liberamente interpretato l'articolo citato "in
senso restrittivo";
- il vigente Piano Faunistico Venatorio Regionale
approvato con legge n. 1 del 5 gennaio 2007 all'art. 26 all. A
prevede che "L'attività venatoria nel territorio lagunare
e vallivo è consentita per tre giornate settimanali a scelta, con
esclusione delle giornate di silenzio venatorio, nel rispetto di quanto
stabilito dall'art. 16 della legge regionale 9 dicembre 1993,
n. 50 ";
- l'art. 16 della legge regionale 9 dicembre 1993,
n. 50 al comma 2 lettera b) prevede che "il numero delle giornate
di caccia settimanali, che non può essere superiore a tre, con
possibilità di libera scelta al cacciatore, ad esclusione dei giorni
di martedì e venerdì, con integrazione di due giornate per la
sola caccia alla fauna selvatica migratoria da appostamento, nei mesi di
ottobre e novembre".
Rilevato che nel rispetto delle normative vigenti la
Regione del Veneto con Dgr n. 868 del 13 luglio 2015 ha approvato il
Calendario venatorio per la stagione 2015/2016 che all'art. 6.
"Giornate di caccia" prevede: "La settimana venatoria
inizia il lunedì. Sono giorni di divieto per ogni forma di caccia il
martedì e il venerdì di ogni settimana anche se festivi. Fatto
salvo quanto disposto ai precedenti punti 3 e 5 e al successivo punto 13,
ogni cacciatore, indipendentemente dal tipo di caccia esercitato, può
cacciare per tre giorni settimanali a scelta, con integrazione di due
giornate per la sola caccia alla fauna migratoria da appostamento nei mesi
di ottobre e novembre limitatamente al territorio soggetto a gestione
programmata della caccia".
Considerato che:
- il Piano Faunistico Venatorio Regionale n. 1 del 5
gennaio 2007 all'art. 26 all. A conferma che l'attività
venatoria nel territorio lagunare vallivo è svolta nel rispetto di
quanto stabilito dall'art. 16 della legge regionale 9 dicembre 1993,
n. 50 .
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere
regionale
interroga la Giunta regionale e l'Assessore
regionale alla Caccia
per sapere se sia legittimo che il dirigente
regionale possa interpretare una norma emanata dal Consiglio regionale del
Veneto e in particolare nell'interpretazione dell'art. 28 comma
1 all. A, considerato che il Piano Faunistico Venatorio Regionale e la
legge
regionale 9 dicembre 1993, n. 50 sono stati emanati dal Consiglio
regionale con atti legislativi e quindi l'interpretazione di tali
atti dovrebbe essere di esclusiva competenza dell'organo che li ha
emanati.".
Risposta della Giunta regionale
"L'interpretazione a cui fa cenno il
Consigliere interrogante è contenuta in una nota di riscontro a firma
del Direttore della Sezione Caccia e Pesca indirizzata
all'Amministrazione provinciale di Venezia che aveva riferito di
dubbi, emersi nel corso di una seduta della Commissione Provinciale per la
Pianificazione Faunistico Venatoria, sulla possibilità di fruire anche
in territorio lagunare e vallivo delle due giornate Integrative alla caccia
alla migratoria da appostamento, previste dall'articolo 16, comma 2
lettera b) della L.R. 50/93, dubbi che l'Amministrazione provinciale
medesima non era stata in grado di sciogliere. Orbene, in detta nota di
riscontro si perveniva ad un'erronea valutazione attribuendo al
regime venatorio assentito nell'ambito del territorio lagunare e
vallivo soggetto a gestione programmata della caccia i vincoli (numero di
giornate fruibili settimanalmente) da applicarsi in territorio lagunare e
vallivo limitatamente agli istituti venatori privatistici ivi ricadenti. A
detta erronea valutazione è stato posto rimedio con delibera di Giunta
regionale n. 1417 del 15.10.2015, delibera che, intervenendo in materia di
calendario venatorio regionale ed in particolare sul punto 6 del calendario
medesimo, provvede a dare atto che le giornate integrative di cui trattasi
si applicano anche in territorio lagunare e vallivo soggetto a gestione
programmata della caccia.".
La parola all'assessore Pan.
Ass.re Giuseppe PAN
Grazie, Presidente.
L'interrogazione è superata in quanto, con
una delibera di Giunta regionale, abbiamo integrato le due giornate in
questo senso. Quindi è stata data la possibilità ai cacciatori
anche delle zone vallive di avere queste due giornate integrative invece di
tre. Abbiamo fatto tre più due come previsto dalle normative di legge
vigente.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Bruno PIGOZZO
PRESIDENTE
Grazie, assessore Pan.
La parola al consigliere Berlato, per la replica.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Voglio ringraziare la Giunta regionale per la
sensibilità che ha dimostrato nel dare pronto riscontro alla nostra
interrogazione che non chiedeva di modificare le normative vigenti, ma
semplicemente di superare una soggettiva interpretazione fatta dagli Uffici
per quanto riguarda la corretta applicazione della legge, perché la
legge 50/1993, che ha recepito la legge statale 157/1992, dà
chiaramente la possibilità a tutti i cacciatori del Veneto e
d'Italia di poter utilizzare quanto previsto dalla legge e quindi la
possibilità di utilizzare tre giornate a scelta tra le cinque
disponibili.
Sottolineo "cinque disponibili" perché
noi siamo – per informazione di chi questa materia non la conosce
– l'unico Paese in Europa non so se al mondo che prevede
durante il periodo di caccia aperta, che viene ricompresa tra la terza di
settembre e il 31 gennaio, due giornate di silenzio venatorio, quindi di
divieto assoluto di qualsiasi forma di caccia, per ogni settimana: il
martedì e il venerdì. Non c'è nessun Paese in Europa e
nessun Paese al mondo che preveda questa assurda restrizione, solo
l'Italia.
In questo caso diamo dimostrazione di essere gli ultimi
della classe per un motivo semplicissimo: soprattutto per quanto riguarda
la caccia alla selvaggina migratoria, prevedere il silenzio venatorio quei
pochi giorni in cui passa questa o quella specie è
un'assurdità.
Nell'intervento della Giunta regionale, quindi,
non si è fatto altro che dare pronto risconto alla nostra
interrogazione che ha portato poi a ripristinare la legalità e quindi
a fare in modo che anche i cacciatori che esercitano la caccia nella zona
lagunare valliva possano usufruire di quanto esplicitamente previsto dalla
legge, ecco il motivo per il quale noi ringraziamo la Giunta. Confidando
nel fatto che per quanto riguarda le prossime stagioni venatorie si
confermi coerentemente questa decisione nel pieno rispetto della
legge.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
Siamo alla risposta all'interrogazione n. 63,
presentata dai consiglieri Berti e Scarabel, a cura dell'Assessore
competente Forcolin e poi c'è l'interrogazione n. 64,
presentata dai consiglieri Ruzzante e Zanoni, che hanno contenuti
analoghi.
Se può andare bene, possiamo procedere con la
risposta insieme ad entrambe le interrogazioni.
"Premesso che:
- in data odierna si terrà l'udienza
preliminare in cui verrà deciso il rinvio a giudizio di dodici
indagati coinvolti nello scandalo del Mose e la costituzione di tredici
parti civili, fra cui la Regione del Veneto;
- l'inchiesta sul malaffare legato al Mose,
ancor prima di arrivare all'udienza preliminare, ha già visto 33
patteggiamenti, per un totale di oltre 55 anni di reclusione e quasi 13
milioni di euro recuperati tramite confisca;
- poco tempo prima dell'udienza, come riportato
anche dalla stampa, con deliberazione della Giunta regionale n. 1296 del 28
settembre 2015, uno degli indagati per corruzione (Giovanni Artico),
dirigente regionale, è stato inserito nel "tavolo tecnico"
istituito per l'alienazione di una serie di immobili di
proprietà della Regione e delle sue società satellite, per un
valore di circa cento milioni di euro. Alienazione che riguarda anche
Palazzo Balbi, sede principale e di rappresentanza della Regione del
Veneto;
- il dirigente regionale in questione ha già
avuto incarichi di responsabilità politico-amministrativi: è
stato sindaco di Cessalto, direttore del Progetto Venezia, ex commissario
straordinario per il recupero territoriale ed ambientale di Porto Marghera
ed è stato collaboratore dell'ex Assessore alle Infrastrutture
Renato Chisso, che ha patteggiato in via definitiva due anni e sei mesi di
reclusione nell'ambito della stessa inchiesta sul Mose;
- all'alba del 4 giugno 2014 il dirigente
è stato arrestato con l'accusa di corruzione: avrebbe favorito,
grazie al suo ruolo nell'amministrazione regionale, il gruppo
Mantovani in cambio dell'assunzione della figlia nella società
Nord Est Media ed altri favori a persone a lui vicine. Dopo la
scarcerazione avvenuta il mese successivo è stato reintegrato in
Regione con una posizione di "staff con funzioni di studio e
ricerca" presso la Segreteria della Programmazione, una posizione
tutto sommato defilata, in attesa - come riporta la delibera di
assegnazione - "della definizione della vicenda giudiziaria, (...)
tenendo presente che per i fatti oggetti di procedimento penale è
stato aperto il procedimento disciplinare, sospeso in attesa
dell'esito definitivo del giudizio". La delibera si spinge
oltre, motivando l'assegnazione a quell'ufficio come cautelare
"in considerazione delle possibili situazioni di conflitto tra le
attività inerenti all'azione penale e i compiti
d'ufficio".
Premesso altresì che la Giunta regionale per
"dare continuità e migliore collocazione organizzativa alle
funzioni di studio e ricerca" è invece però ritornata
velocemente sui suoi passi ed ha assegnato, con mantenimento dello
stipendio di 110 mila euro lordi, il dirigente nello staff del direttore
dell'Area Bilancio, Affari Generali, Demanio Patrimonio e Sedi, con
"l'ulteriore compito di approfondire e individuare soluzioni
adeguate in materia di razionalizzazione e gestione del patrimonio
immobiliare della Regione e degli enti dipendenti". In conseguenza di
questo farà parte del tavolo tecnico di coordinamento per il piano di
alienazioni e valorizzazioni, non più riferito alla sola Regione
Veneto ma a tutti "gli enti ed organismi comunque denominati che
gravano direttamente o indirettamente sul bilancio
regionale".
Considerato che:
- la Regione del Veneto, come annunciato più
volte, si costituirà formalmente parte civile nel procedimento penale
presso il Tribunale di Venezia relativo alla maxi inchiesta sul
Mose;
- se il funzionario regionale fosse rinviato a
giudizio si avrebbe la paradossale situazione di un datore di lavoro che
chiede i danni, in quanto parte offesa dai fatti di corruzione, ad un suo
dipendente accusato di quella corruzione, al quale ha però dato un
incarico rilevante e delicato a pochi giorni dall'udienza preliminare
in cui se ne decide il rinvio a giudizio.
- pur nel rispetto del garantismo sancito dalla
Costituzione, la scelta dell'amministrazione regionale non appare
né di buon senso, né opportuna e certamente è di non facile
comprensione per i cittadini: in attesa di giudizio per questo tipo di
reati non bisognerebbe avere niente a che fare con i soldi
pubblici.
I sottoscritti Consiglieri regionali
interrogano la Giunta regionale
per conoscere le motivazioni per le quali la Regione
ha deciso di nominare per un incarico così delicato e di così
grande rilevanza economica una persona che deve difendersi, proprio in
questi giorni, da un'accusa grave e per di più direttamente
connessa ai suoi doveri d'ufficio.".
Risposta della Giunta
"Con deliberazione n. 1146 dell'1 luglio
2014, la Giunta Regionale ha provveduto all'assegnazione del dott.
Giovanni Artico alle dirette dipendenze del Segretario Generale della
Programmazione, in posizione di staff con funzioni di studio e
ricerca.
La suddetta determinazione è stata adottata
dalla Giunta regionale in attesa della definizione della vicenda
giudiziaria che ha riguardato il dirigente in parola e tenendo presente che
per i fatti oggetto di procedimento penale è stato aperto il
procedimento disciplinare, sospeso in attesa dell'esito definitivo
del giudizio penale.
L'assegnazione del dirigente in posizione di
staff è stata assunta in via cautelare in considerazione delle
possibili situazioni di conflitto tra le attività inerenti
all'azione penale e i compiti d'ufficio, e trova il suo
fondamento nell'art. 55 ter del D.Lgs. 165/2001, laddove è
previsto che, qualora il procedimento disciplinare tragga origine da fatti
per i quali è pendente procedimento penale, nei casi di particolare
complessità, il medesimo procedimento possa essere sospeso fino al
termine di quello penale "salva la possibilità di adottare la
sospensione o altri strumenti cautelari nei confronti del
dipendente".
Con l'adozione della deliberazione n. 1296 del
28 settembre 2015 la Giunta regionale ha inteso dare continuità e
migliore collocazione organizzativa alle funzioni di studio e ricerca - in
fase di svolgimento da parte del dirigente in parola - assegnando tale
funzione in staff al Direttore dell'Area Bilancio, Affari Generali,
Demanio Patrimonio e Sedi.
In particolare, in continuità con i compiti
già assegnati, al dott. Artico sono state attribuite funzioni di
studio e ricerca in materia di sviluppo delle tematiche relative
all'attuazione del decreto legislativo 23 giugno 2011, n.118, con
rapporto diretto con il responsabile dell'Area Bilancio, Affari
Generali, Demanio Patrimonio e Sedi, che potrà assegnare compiti di
ricerca e studio su tematiche correlate, sempre attinenti all'ambito
di propria competenza.
Inoltre, al fine di corroborare le funzioni che il
dirigente è chiamato a svolgere, al medesimo è stato altresì
assegnato, sempre nell'ambito dell'Area in questione,
l'ulteriore compito di approfondire e individuare soluzioni adeguate
in materia di razionalizzazione e gestione del patrimonio immobiliare della
Regione e degli enti dipendenti.
Come si evince dal contenuto del succitato
provvedimento il dott. Artico continua a svolgere esclusivamente funzioni
di studio e ricerca - in quanto tali di supporto e non aventi carattere
gestionale - e non è titolare di alcuna struttura regionale. Pertanto
nessuna attività di dismissione del patrimonio immobiliare può
derivare direttamente dall'attività svolta dal dirigente in
parola.
La Giunta regionale ha soltanto ritenuto opportuno
assegnare il dott. Artico all'Area Affari Generali, Demanio
Patrimonio e Sedi, per meglio precisare l'ambito nel quale viene
trattata la tematica patrimoniale connessa all'attuazione del decreto
legislativo 23 giugno 2011, n.118, materia già seguita in precedenza
dal dirigente ed adeguata alle competenze del medesimo.
Inoltre si precisa che il suddetto dirigente, in
relazione alle funzioni esercitate, percepisce con decorrenza dal mese di
agosto del 2014 un trattamento economico pari a euro 58.310,90 annui,
corrispondente al trattamento minimo previsto per i dirigenti non titolari
di Settore.
L'importo di euro 110.000,00 - indicato
nell'interrogazione a risposta immediata in oggetto - corrisponde al
trattamento economico relativo all'incarico precedentemente ricoperto
di Direttore di Dipartimento.".
Interrogazione a risposta immediata n. 64 presentata il 23 ottobre 2015 dai consiglieri Ruzzante e Zanoni "NUOVO INCARICO
AL DOTTOR GIOVANNI ARTICO: LA GIUNTA SOSPENDERÀ L'EFFICACIA
DELLA DGR N. 1296 DEL 28 SETTEMBRE 2015?"
"Premesso che:
- con la DGR n. 1296 del 28 settembre 2015 la Giunta
regionale ha assegnato il funzionario regionale Giovanni Artico
all'area Bilancio e Patrimonio e lo ha inserito tra i componenti del
"tavolo tecnico" di coordinamento, presieduto
dall'Assessore regionale al Patrimonio, che dovrà sostituire la
cabina di regia e il gruppo di lavoro istituiti nel 2011 per
l'alienazione degli immobili e delle società di proprietà
di Palazzo Balbi;
- il suddetto funzionario è attualmente in
attesa di essere giudicato per un presunto coinvolgimento nell'ambito
del maxi processo sul Mose: nel giugno del 2014 fu arrestato con
l'accusa di corruzione e subito dopo, in fase di riesame, scarcerato
per assenza di prove a suo carico;
- il suddetto funzionario, che era stato sospeso in
via cautelativa dal servizio, con la DGR n. 1146 del 1° luglio 2014
è stato reintegrato e, in attesa degli sviluppi giudiziari, collocato
presso la Segreteria Generale della Programmazione della Giunta
regionale.
Considerato che:
- la Regione del Veneto ha deciso di costituirsi
parte civile nel procedimento penale davanti al Tribunale di Venezia sulla
vicenda riguardante il Mose;
- in attesa della definizione della posizione
giudiziaria del dottor Artico, sarebbe stato quanto meno opportuno rinviare
ogni decisione in merito all'affidamento di un nuovo
incarico;
- l'affidamento di incarico di cui in premessa
rischia di compromettere l'immagine della Regione del Veneto ed
espone mediaticamente ancora una volta un funzionario regionale nei
confronti del quale non vi è ancora un pronunciamento definitivo da
parte dell'autorità giudiziaria.
Tutto ciò premesso i sottoscritti Consiglieri
regionali
chiedono al Presidente della Giunta
regionale
se non ritenga opportuno sospendere l'efficacia
della DGR n. 1296 del 28 settembre 2015 con riferimento alla posizione del
dott. Giovanni Artico.".
La parola all'assessore Forcolin.
Ass.re Gianluca FORCOLIN (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
In realtà la prima interrogazione del Consigliere
Berti mi pare che lo stesso Consigliere avesse chiesto il ritiro la
settimana scorsa nel precedente Consiglio, comunque sono molto simili le
interrogazioni e quindi dò lettura di quella presentata dai
Consiglieri a prima firma Ruzzante.
"Con deliberazione n. 1146 dell'1 luglio
2014, la Giunta Regionale ha provveduto all'assegnazione del dott.
Giovanni Artico alle dirette dipendenze del Segretario Generale della
Programmazione, in posizione di staff con funzioni di studio e
ricerca.
La suddetta determinazione è stata adottata
dalla Giunta regionale in attesa della definizione della vicenda
giudiziaria che ha riguardato il dirigente in parola e tenendo presente che
per i fatti oggetto di procedimento penale è stato aperto il
procedimento disciplinare, sospeso in attesa dell'esito definitivo
del giudizio penale.
L'assegnazione del dirigente in posizione di
staff è stata assunta in via cautelare in considerazione delle
possibili situazioni di conflitto tra le attività inerenti
all'azione penale e i compiti d'ufficio, e trova il suo
fondamento nell'art. 55 ter del D.Lgs. 165/2001, laddove è
previsto che, qualora il procedimento disciplinare tragga origine da fatti
per i quali è pendente procedimento penale, nei casi di particolare
complessità, il medesimo procedimento possa essere sospeso fino al
termine di quello penale "salva la possibilità di adottare la
sospensione o altri strumenti cautelari nei confronti del
dipendente".
Con l'adozione della deliberazione n. 1296 del
28 settembre 2015 la Giunta regionale ha inteso dare continuità e
migliore collocazione organizzativa alle funzioni di studio e ricerca
– in fase di svolgimento da parte del dirigente in parola –
assegnando tale funzione in staff al Direttore dell'Area Bilancio,
Affari Generali, Demanio Patrimonio e Sedi.
In particolare, in continuità con i compiti
già assegnati, al dott. Artico sono state attribuite funzioni di
studio e ricerca in materia di sviluppo delle tematiche relative
all'attuazione del decreto legislativo 23 giugno 2011, n.118, con
rapporto diretto con il responsabile dell'Area Bilancio, Affari
Generali, Demanio Patrimonio e Sedi, che potrà assegnare compiti di
ricerca e studio su tematiche correlate, sempre attinenti all'ambito
di propria competenza. Inoltre, al fine di corroborare le funzioni che il
dirigente è chiamato a svolgere, al medesimo è stato altresì
assegnato, sempre nell'ambito dell'Area in questione,
l'ulteriore compito di approfondire e individuare soluzioni adeguate
in materia di razionalizzazione e gestione del patrimonio immobiliare della
Regione e degli enti dipendenti.
Come si evince dal contenuto del succitato
provvedimento il dott. Artico continua a svolgere esclusivamente funzioni
di studio e ricerca - come tali di supporto e non aventi carattere
gestionale - e non risulta essere titolare di alcuna struttura
regionale.
La Giunta regionale ha ritenuto opportuno assegnare
il dott. Artico all'Area Affari Generali, Demanio Patrimonio e Sedi,
per meglio precisare l'ambito nel quale viene trattata la tematica
patrimoniale connessa all'attuazione del decreto legislativo 23
giugno 2011, n.118, materia già seguita in precedenza dal dirigente ed
adeguata alle competenze del medesimo.
Si ritiene pertanto di confermare i contenuti della
deliberazione n. 1296 del 28 settembre 2015.".
Questo era oggetto della domanda.
Ovviamente si informa, infine, a maggiore completezza
dell'esposizione di questo quesito, che con raccomandata del 23
novembre scorso il dottor Artico ha comunicato di recedere dal rapporto di
impiego con decorrenza proprio da oggi, 1° dicembre, chiedendo di
essere dispensato dal rispetto del periodo di preavviso.
La Giunta regionale, quindi, nella Seduta della
settimana scorsa precisamente con la delibera 1705 del 24 novembre ha preso
atto del recesso dal contratto di lavoro a tempo determinato del dirigente
dottor Artico a decorrenza 1° dicembre 2015, oggi, con ultimo giorno
lavorativo ieri. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Forcolin.
La parola al consigliere Ruzzante, per la
replica.
Piero RUZZANTE (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ho chiesto comunque di poter replicare a questa
interrogazione e di mantenerla, non tanto perché ovviamente ero
già a conoscenza delle motivazioni che lei ha riportato nella parte
conclusiva e finale, ma per un motivo diverso.
Ovviamente mi dichiaro soddisfatto della risposta che
lei ha dato per la parte conclusiva dell'interrogazione stessa,
però ci tenevo a sottolineare due aspetti.
Il primo è che nell'interrogazione da me
depositata e presentata, si chiariva che il senso della mia interrogazione
andava anche a tutela di un dipendente della Regione, che veniva esposto
mediaticamente attraverso la scelta dell'incarico che si era voluto e
deciso nell'ambito della Giunta, di fronte a un funzionario nei
confronti dei quali non vi è ancora un pronunciamento definitivo da
parte dell'Autorità giudiziaria.
Ci tengo a sottolinearlo questo aspetto perché
appartiene alla mia storia politica, appartiene al senso del garantismo che
va comunque tutelato nei confronti di chiunque e ci tengo a sottolineare
questo aspetto del senso del significato della mia interrogazione.
Poi il dirigente ha deciso di rassegnare le dimissioni
dal suo rapporto con la Regione, ma questa è una scelta privata,
è una scelta sua.
Assessore, in secondo luogo - ma mi pare sia stato
recepito nella risposta che poi leggerò in maniera più attenta -
il senso di questa interrogazione, che riguarda anche vicende precedenti
che abbiamo avuto modo di sollevare nei confronti di funzionari della
Regione che sono finiti all'interno di indagini addirittura in alcuni
casi con l'arresto, nel momento in cui rientrano – ed è un
obbligo ovviamente da parte della Giunta reintegrarli - vi raccomando di
tenere presente una sensibilità che c'è anche a tutela
dello stesso dipendente - che, finché non viene dichiarato colpevole,
è comunque un cittadino come gli altri – nel reinserirlo in
posizioni, in situazioni che non possono essere a contatto con scelte di
carattere economico, perché la vendita del patrimonio lei sa è
una delle questioni nel quale sono aperte alcune indagini relative alle
Grandi Stazioni ad esempio. Quindi è fondamentale metterli in una
posizione di studio, di ricerca, dove è giusto collocarli senza
esporli alle situazioni che sono spiacevoli per lui e spiacevoli per la
Giunta regionale.
Non ho dubbi che da adesso si terrà più conto
di queste scelte. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Ruzzante.
Adesso iniziamo con le mozioni.
MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI MORETTI E
FRACASSO RELATIVA A "LA REGIONE VENETO INDIVIDUI FORME DI AFFIDAMENTO
DEI SERVIZI SOCIO-SANIOTARI CHE GARANTISCANO LA QUALITà DEI
SERVIZI" (MOZIONE N. 40) (DELIBERAZIONE N. 78/2015)
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- dal mese di ottobre 2014 alcuni servizi
dell'IPAB San Camillo di Vicenza sono stati affidati alla Cooperativa
Bramasole di Padova, aggiudicataria di apposito appalto per la gestione di
tre reparti per non autosufficienti indetto dall'Ente, gestito da
più di un anno dal Commissario straordinario, Francesco
Zantedeschi;
- la Cooperativa Bramasole è subentrata a
Codess, cooperativa con circa 80 dipendenti a cui erano affidati i servizi
del San Camillo;
- secondo le organizzazioni sindacali l'appalto
in questione è stato vinto con un "ribasso difficile da gestire,
se non ponendolo a carico dei lavoratori con condizioni di lavoro e
retribuzioni complessivamente peggiori";
- in data 21 luglio 2014 la seconda classificata ha
presentato ricorso avanti il TAR del Veneto, che è stato respinto con
provvedimento n. 1016 del 19 agosto 2014. La soccombente è ricorsa
quindi al Consiglio di Stato che - con ordinanza del 25 settembre 2014 - ha
respinto l'istanza cautelare. Il Commissario dell'Ente ha inoltre
sottolineato che il nuovo affidamento alla Cooperativa Bramasole comportava
un risparmio mensile sul piano finanziario di circa 40 mila
euro;
- nel corso dei mesi di ottobre e novembre 2014 si
è registrato un crescente clima di tensione, con manifestazioni e
sit-in da parte dei lavoratori che chiedevano alla nuova gestione una serie
di correttivi alle criticità nel frattempo emerse;
- gli stessi operatori hanno denunciato i disagi
legati ad una organizzazione dei turni degli infermieri troppo frammentati
e non adeguati alle esigenze dei reparti;
- oltre a ciò è stato lanciato un allarme
sia sull'aumento delle chiamate in servizio "oggi per
oggi" di infermieri ed OSS che sui "continui salti
dell'unico riposo settimanale";
- a fine 2014 i lavoratori hanno denunciato il fatto
che da un lato "l'orario degli ausiliari è sceso sotto le
25 ore settimanali in violazione del contratto di assunzione", e che
contemporaneamente si è proceduto alla assunzione di nuovo personale
OSS (9 unità) "con nastri turno di oltre 30 ore settimanali,
pertanto superiori a quelle degli altri operatori";
PRESO ATTO CHE:
- le organizzazioni sindacali hanno annunciato per
mesi lo stato di agitazione e chiesto un confronto urgente con l'Ente
per la soluzione dei nodi problematici;
- anche tra i familiari degli ospiti dell'IPAB
San Camillo sono aumentate le proteste e l'insoddisfazione per la
gestione dei reparti e del servizio di rieducazione
psicomotoria;
- il 17 novembre 2014 il Consigliere Fracasso ha
presentato l'interrogazione n. 194 dal titolo: "IPAB San
Camillo di Vicenza: con nuova gestione "Cooperativa Bramasole"
servizi nel caos. Urge indagine ispettiva e individuazione
responsabilità";
- il 29 dicembre 2014 la Giunta regionale ha risposto
alla suddetta interrogazione quanto segue: "(...) con riferimento
alle prospettate situazioni di disagio riguardanti i servizi da erogare ai
nuclei di cui sopra, la Regione interesserà il Commissario nominato ad
una verifica costante delle attività prestate dalla cooperativa
intestata, al fine di garantire la massima qualità delle attività
di assistenza socio-sanitaria agli ospiti, nel rispetto degli standard
regionali. Fatto che peraltro deve riguardare le attività di tutti i
nuclei dell'Ipab", a dimostrazione che era già allora al
corrente della situazione e delle ripetute segnalazioni di disagio di
familiari e operatori del San Camillo (...)";
RILEVATO che il 29 settembre 2015 si sono tenute in
Quinta Commissione le audizioni in merito al progetto di legge n. 25
d'iniziativa dei consiglieri Zaia, Barbisan R., Boron relativo a:
"Disposizioni per la trasformazione delle istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficienza e per la disciplina delle aziende pubbliche e
delle persone giuridiche di diritto privato di servizi alla persona".
In tale circostanza, un dirigente sindacale, nel denunciare le conseguenze
relative alle privatizzazioni in ambito socio-sanitario, ha indicato come
esempio proprio la situazione della struttura San Camillo di Vicenza,
riferendo che la cooperativa vincitrice di una gara al massimo ribasso ha
ridotto le ore di lavoro settimanali degli operatori da 38 a 25 e dimezzato
gli stipendi senza ridurre i carichi di lavoro;
CONSIDERATO CHE:
- la situazione appare tuttora di forte disagio sia
per gli ospiti dell'IPAB che per i suoi operatori, per il generale
stato di scarso controllo igienico in cui versa la struttura;
- la recente pubblicazione in internet di alcune
immagini (il piede di un anziano coperto di piaghe da decubito sui talloni,
lenzuola sporche e vermi sui letti di alcuni pazienti) ha evidenziato gravi
situazioni di incuria e degrado;
- il criterio del massimo ribasso nelle gare
d'appalto per l'affidamento dei servizi socio sanitari dovrebbe
essere adeguatamente bilanciato da parametri che ne garantiscano la
qualità nell'interesse dei destinatari dei servizi
stessi;
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
a individuare forme di affidamento dei servizi
socio-sanitari gestiti dalle ULSS o da soggetti accreditati ai sensi della
legge regionale 22/2002 che escludano il massimo ribasso quale unico
criterio di assegnazione.".
La parola al consigliere Fracasso.
Stefano FRACASSO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
La mozione nasce dopo il caso vericatosi al San Camillo
di Vicenza, dove l'istituzione IPAB aveva affidato, a suo tempo,
esternalizzando un servizio di assistenza agli ospiti di questa struttura
residenziale per anziani. Poi furono segnalate alla stampa e con molto
clamore dei disservizi notevoli. Con questa mozione vogliamo impegnare la
Giunta ad individuare delle forme di affidamento dei servizi, segnatamente
dei servizi sociali, dei servizi alla persona, che ci mettano al riparo dal
principio del massimo ribasso; che è un principio economicamente
rilevante, ma purtroppo non di garanzia sulla qualità del servizio
erogato.
Poi, sappiamo che è difficile entrare nel merito di
una normativa che è a riserva nazionale, che è quella
sull'affidamento degli appalti in generale, però ci sono delle
modalità che sono state esaminate in passato per alcuni servizi e sono
state inserite anche nella legge regionale 22, ma non ancora totalmente
attuate, che potrebbero essere esplorate. Questo è il senso della
mozione che abbiamo presentato a questo Consiglio.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Fracasso.
La parola all'assessora Manuela Lanzarin.
Ass.ra Manuela LANZARIN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
La mozione sappiamo è nata dopo le vicissitudini
legate al fattaccio del San Camillo e quindi dell'IPAB di Vicenza.
Abbiamo visto cosa è successo nel frattempo e quelli che sono stati i
passaggi anche nel CDA dell'IPAB di Vicenza.
Va detta una cosa riguardo agli affidamenti. Voi sapete
che non è materia di competenza regionale, ma è materia di
competenza statale, che deve seguire quelle che sono le normative
comunitarie da una parte, il Codice Appalti, e il 163 dall'altra
parte. Per cui la Regione non può legiferare in questo settore, ma si
deve attenere a quelle che sono le normative in itinere in campo
nazionale.
Ci siamo detti più volte non solo per quanto
riguarda i servizi socio sanitari, ma anche per altri appalti, che la
regola del massimo ribasso non è una regola, soprattutto in un momento
di crisi economica e scarsità di lavoro, non è assolutamente una
caratteristica da tener conto; ma i messaggi devono arrivare soprattutto al
legislatore centrale che deve regolamentare in questo senso e quindi
mettere dei criteri diversi rispetto al massimo ribasso.
Vi posso assicurare che in questo caso, se vogliamo
anche prendere in esame il caso che ha scaturito questa mozione,
c'è stata una gara, c'è stata una cooperativa che ha
vinto la gara, c'è stato un ricorso al TAR da parte della
seconda che è stato rigettato e quindi ha determinato anche la
regolarità della gara e dei criteri. Se vogliamo andare più a
fondo, e sono state le parole di un comunicato uscito dall'IPAB
stessa, nel caso specifico il punteggio per l'aggiudicazione della
gara era composto dal 60% qualità del servizio e 40% massimo
ribasso.
Quindi anche in questo caso dico c'era comunque
nel capitolato, che poi è la stazione appaltante che redige il
capitolato, c'era il 60% qualità e 40% ribasso ed è
successo quello che è successo. In questo caso, quindi, la
qualità del servizio nel capitolato era stata inserita in base a
quello che ci dice la commissione e l'IPAB stessa.
È uscita anche oggi un'ANSA da parte di
Cantone che dice: guai se le Regioni legiferano in materia di appalti
perché complicano, perché è una materia statale. Quindi
questi sono i nostri limiti.
Però capendo l'osservazione e siamo tutti
d'accordo che soprattutto sui servizi sanitari e sui servizi alla
persona dobbiamo tenere conto della qualità del servizio più che
di altri criteri, propongo di modificare il deliberato finale,
l'impegno alla Giunta, in: "individuare nei limiti previsti
dalla legge forme di affidamento dei servizi socio sanitari gestiti dalle
ULSS o dai soggetti accreditati ai sensi della legge regionale 22/2002, che
garantiscono la qualità dei servizi", come nel titolo, in modo
che quello che prevede la legge lo facciamo e cerchiamo di incentivarlo,
però ad un certo punto, sapete, non è più competenza nostra,
ma è competenza della regolamentazione nazionale.
PRESIDENTE
Grazie, assessora Manuela Lanzarin.
Se ho ben capito l'Assessora propone una
leggerissima modifica al dispositivo della mozione per renderla
applicabile.
La parola al consigliere Fracasso.
Stefano FRACASSO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Accogliamo favorevolmente la proposta
dell'Assessora, quindi non so se lo formalizziamo come
emendamento.
Lo prepariamo subito.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Fracasso.
Il consigliere Fracasso come firmatario della mozione
propone la modifica anche verbalmente al microfono, visto che è
limitatissima come modifica, e poi il coordinamento lo lasciamo agli
uffici.
La parola al consigliere Fracasso.
Stefano FRACASSO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
L'impegno finale risulta così formulato:
"individuare, nei limiti previsti dalla legge, forme di affidamento
dei servizi socio sanitari gestiti dalle ULSS o da soggetti accreditati ai
sensi della legge regionale 22/2002, che garantiscano la qualità dei
servizi socio sanitari".
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Fracasso.
Se non ci sono altri interventi o dichiarazioni di voto
passiamo alla votazione.
Pongo in votazione la mozione n. 40 come
emendata.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- dal mese di ottobre 2014 alcuni servizi
dell'IPAB San Camillo di Vicenza sono stati affidati alla Cooperativa
Bramasole di Padova, aggiudicataria di apposito appalto per la gestione di
tre reparti per non autosufficienti indetto dall'Ente, gestito da
più di un anno dal Commissario straordinario, Francesco
Zantedeschi;
- la Cooperativa Bramasole è subentrata a
Codess, cooperativa con circa 80 dipendenti a cui erano affidati i servizi
del San Camillo;
- secondo le organizzazioni sindacali l'appalto
in questione è stato vinto con un "ribasso difficile da gestire,
se non ponendolo a carico dei lavoratori con condizioni di lavoro e
retribuzioni complessivamente peggiori";
- in data 21 luglio 2014 la seconda classificata ha
presentato ricorso avanti il TAR del Veneto, che è stato respinto con
provvedimento n. 1016 del 19 agosto 2014. La soccombente è ricorsa
quindi al Consiglio di Stato che - con ordinanza del 25 settembre 2014 - ha
respinto l'istanza cautelare. Il Commissario dell'Ente ha inoltre
sottolineato che il nuovo affidamento alla Cooperativa Bramasole comportava
un risparmio mensile sul piano finanziario di circa 40 mila
euro;
- nel corso dei mesi di ottobre e novembre 2014 si
è registrato un crescente clima di tensione, con manifestazioni e
sit-in da parte dei lavoratori che chiedevano alla nuova gestione una serie
di correttivi alle criticità nel frattempo emerse;
- gli stessi operatori hanno denunciato i disagi
legati ad una organizzazione dei turni degli infermieri troppo frammentati
e non adeguati alle esigenze dei reparti;
- oltre a ciò è stato lanciato un allarme
sia sull'aumento delle chiamate in servizio "oggi per
oggi" di infermieri ed OSS che sui "continui salti
dell'unico riposo settimanale";
- a fine 2014 i lavoratori hanno denunciato il fatto
che da un lato "l'orario degli ausiliari è sceso sotto le
25 ore settimanali in violazione del contratto di assunzione", e che
contemporaneamente si è proceduto alla assunzione di nuovo personale
OSS (9 unità) "con nastri turno di oltre 30 ore settimanali,
pertanto superiori a quelle degli altri operatori";
PRESO ATTO CHE:
- le organizzazioni sindacali hanno annunciato per
mesi lo stato di agitazione e chiesto un confronto urgente con l'Ente
per la soluzione dei nodi problematici;
- anche tra i familiari degli ospiti dell'IPAB
San Camillo sono aumentate le proteste e l'insoddisfazione per la
gestione dei reparti e del servizio di rieducazione
psicomotoria;
- il 17 novembre 2014 il Consigliere Fracasso ha
presentato l'interrogazione n. 194 dal titolo: "IPAB San
Camillo di Vicenza: con nuova gestione "Cooperativa Bramasole"
servizi nel caos. Urge indagine ispettiva e individuazione
responsabilità";
- il 29 dicembre 2014 la Giunta regionale ha risposto
alla suddetta interrogazione quanto segue: "(...) con riferimento
alle prospettate situazioni di disagio riguardanti i servizi da erogare ai
nuclei di cui sopra, la Regione interesserà il Commissario nominato ad
una verifica costante delle attività prestate dalla cooperativa
intestata, al fine di garantire la massima qualità delle attività
di assistenza socio-sanitaria agli ospiti, nel rispetto degli standard
regionali. Fatto che peraltro deve riguardare le attività di tutti i
nuclei dell'Ipab", a dimostrazione che era già allora al
corrente della situazione e delle ripetute segnalazioni di disagio di
familiari e operatori del San Camillo (...)";
RILEVATO che il 29 settembre 2015 si sono tenute in
Quinta Commissione le audizioni in merito al progetto di legge n. 25
d'iniziativa dei consiglieri Zaia, Barbisan R., Boron relativo a:
"Disposizioni per la trasformazione delle istituzioni pubbliche di
assistenza e beneficienza e per la disciplina delle aziende pubbliche e
delle persone giuridiche di diritto privato di servizi alla persona".
In tale circostanza, un dirigente sindacale, nel denunciare le conseguenze
relative alle privatizzazioni in ambito socio-sanitario, ha indicato come
esempio proprio la situazione della struttura San Camillo di Vicenza,
riferendo che la cooperativa vincitrice di una gara al massimo ribasso ha
ridotto le ore di lavoro settimanali degli operatori da 38 a 25 e dimezzato
gli stipendi senza ridurre i carichi di lavoro;
CONSIDERATO CHE:
- la situazione appare tuttora di forte disagio sia
per gli ospiti dell'IPAB che per i suoi operatori, per il generale
stato di scarso controllo igienico in cui versa la struttura;
- la recente pubblicazione in internet di alcune
immagini (il piede di un anziano coperto di piaghe da decubito sui talloni,
lenzuola sporche e vermi sui letti di alcuni pazienti) ha evidenziato gravi
situazioni di incuria e degrado;
- il criterio del massimo ribasso nelle gare
d'appalto per l'affidamento dei servizi socio sanitari dovrebbe
essere adeguatamente bilanciato da parametri che ne garantiscano la
qualità nell'interesse dei destinatari dei servizi
stessi;
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
a individuare, nei limiti previsti dalla legge, forme
di affidamento dei servizi socio sanitari gestiti dalle ULSS o da soggetti
accreditati ai sensi della legge regionale 22/2002, che garantiscano la
qualità dei servizi socio sanitari"."
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
MOZIONE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE BERLATO
RELATIVA A "LA GIUNTA REGIONALE INTERVENGA PRESSO IL GOVERNO
NAZIONALE PER DIFENDERE E SOSTENERE I PRODUTTORI ITALIANI DI LATTE
FORTEMENTE PENALIZZATI DALLA CONCORRENZA SLEALE E DALLA CADUTA DEI PREZZI
ALLA PRODUZIONE" (MOZIONE N. 61) (DELIBERAZIONE N. 79/2015)
E
MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BARISON,
GIORGETTI, DONAZZAN E FINCO RELATIVA A "LA GIUNTA REGIONALE
INTERVENGA PRESSO LE ISTITUZIONI COMPETENTI PER DARE ATTUAZIONE ALLE NORME
INERENTI L'ETICHETTATURA E IL SOSTEGNO ALLA FILIERA LATTIERO-CASEARIA
FORTEMENTE IN CRISI" (MOZIONE N. 67) (DELIBERAZIONE N. 80/2015)
Facciamo un'unica discussione per le due mozioni e
poi voteremo le due mozioni per punti separati.
La parola al consigliere Azzalin.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Non è solo una questione di metodo, guardavo anche
un po' alla sostanza. Stante il tema, fare una approvazione per punti
separati su due mozioni la trovo un qualcosa che già noi possiamo poco
come Ente regionale, almeno assumiamo su un tema, che credo possa vederci
concordi, una posizione unica. Per cui facciamo in maniera di fonderle le
mozioni.
PRESIDENTE
Non si può.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Se le ritirano e le presentano la prossima volta si
può.
PRESIDENTE
Penso che i proponenti, come hanno chiesto in
Capigruppo, vogliono la discussione di questi punti, anzi hanno dato
priorità, non possono fondere i due punti perché sono due mozioni
scritte – mi permetto di dire - leggermente in maniera diversa, ma
sono comunque diverse. Quindi discussione unica e due votazioni
separate.
MOZIONE N. 61
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- i nostri allevatori di mucche da latte, soprattutto
veneti, hanno più volte sollevato, anche tramite le loro associazioni
di categoria, la difficoltà delle loro aziende nel rimanere sul
mercato con le attuali condizioni economiche e con le penalizzanti regole
che sono obbligati a rispettare;
l'Italia, soprattutto in ambito alimentare,
impone parametri qualitativi d'eccellenza che prevedono rigidi
controlli in tutta la filiera, misure atte a garantire la salubrità
degli alimenti;
- questo sistema, che punta al raggiungimento ed alla
conservazione di pregevoli livelli qualitativi, prevede un continuo
ammodernamento degli impianti, una professionalità e una metodologia
che comportano costi di produzione molto elevati;
- nel sistema produttivo, italiano e veneto, il latte
deve essere consegnato fresco ai caseifici, ai negozi, ai distributori e
alle mense, seguendo un percorso igienico-sanitario che è tra i
più rigorosi al mondo, mentre dobbiamo purtroppo constatare che non
sempre tali regole vengono fatte rispettare da tutti gli altri paesi
produttori;
CONSIDERATO CHE:
- il settore della zootecnia da latte in Italia, e
soprattutto in Veneto, soffre una situazione particolarmente negativa che
sta provocando la chiusura della maggior parte delle stalle ancora in
attività;
- i costi di produzione del latte italiano sono molto
più elevati rispetto a quelli di molti altri paesi, sia comunitari che
extra UE, molti dei quali non impongono a i loro allevatori il rispetto
delle stesse regole imposte invece agli allevatori italiani;
- la grande quantità di latte straniero che
arriva costantemente in Italia, non sempre sottoposto a controlli adeguati,
provoca una continua diminuzione del prezzo del latte pagato
all'allevatore trasformando la concorrenza da libera a
sleale;
- l'attuale prezzo del latte riconosciuto al
produttore italiano si aggira mediamente attorno ai 34 - 35 centesimi al
litro mentre il costo effettivo che lo stesso produttore deve sostenere per
produrre un litro di latte si aggira mediamente attorno ai 41 centesimi. Ne
consegue per i nostri produttori una perdita secca di 6 - 7 centesimi per
ogni litro di latte prodotto;
EVIDENZIATO CHE:
- se non verranno modificate le attuali condizioni
esistenti in Veneto e nel resto del nostro Paese, le aziende produttrici di
latte saranno irrimediabilmente destinate alla chiusura ed il latte
italiano finora venduto ai consumatori del nostro Paese sarà ben
presto soppiantato da quello proveniente da altri paesi il quale, pur
potendo a volte costare al consumatore qualche centesimo in meno, non
potrà garantire quella qualità, quella tipicità e quella
salubrità finora garantite dalla produzione italiana;
- una tale prospettiva sarebbe drammatica per un
settore importante come quello della zootecnia da latte italiana con
conseguenze economiche ed occupazionali devastanti;
impegna la Giunta regionale
- a farsi interprete e portavoce delle giuste
proteste e rivendicazioni dei nostri allevatori intervenendo presso il
Governo nazionale affinché si adotti ogni possibile iniziativa per
affrontare concretamente la grave situazione venutasi a creare in Veneto e
nel resto del nostro Paese;
- a sostenere i nostri produttori di latte anche
attingendo al Fondo Latte nazionale per affrontare la drammatica situazione
venutasi a creare anche per effetto di una sempre più scarsa
liquidità che sta massacrando le nostre realtà
produttive;
- a difendere i nostri produttori dalla concorrenza
sleale causata da altri paesi, comunitari ed extra-comunitari;
- a promuovere campagne di sensibilizzazione e di
corretta informazione nei confronti dei consumatori italiani che devono
convincersi del fatto che, comprando latte veneto e italiano, verranno
riconosciute la qualità, la tipicità, la salubrità delle
nostre produzioni e, contestualmente, la sicurezza alimentare delle
famiglie venete e italiane.".
MOZIONE N. 67
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- i nostri allevamenti versano in una grave
situazione. Il prezzo del latte alla stalla ha raggiunto livelli
inaccettabili che non riescono a coprire i costi di produzione;
- fonti ufficiali hanno rilevato che il costo medio
di produzione del latte oscilla tra i 38 e 41 cent/lt. a fronte di un
prezzo pagato agli allevatori mediamente di 34 cent/lt;
- che Coldiretti ha avviato da alcune settimane
iniziative su tutto il territorio, anche in Veneto, di sensibilizzazione
della cittadinanza e del consumatore sulle problematiche connesse al prezzo
del latte e all'etichettatura che hanno avuto ampia eco mediatica su
tutta la stampa locale e nazionale;
- esistono norme europee e nazionali che impongono
alle imprese il riconoscimento di un prezzo che tenga conto dei costi di
produzione medi sostenuti dalle aziende. In particolare i contratti devono
essere scritti, di durata di almeno un anno; debbono rispettare regole e
principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca
corrispettività delle prestazioni;
- l'indicizzazione dei contratti deve essere
fatta rispettando la realtà casearia italiana fatta di formaggi
freschi o stagionati unici al mondo e tenendo conto dei prezzi al
consumo;
- la mancanza d'informazioni sull'origine
del prodotto, fatta eccezione per il latte fresco e i formaggi DOP,
consente d'importare latte e prodotti caseari dall'estero e
trasformarli in prodotti «italiani», rendendo indistinto il 40%
della produzione nazionale;
- si sfrutta l'immagine ed il credito delle
DOP, dei toponimi del territorio nazionale e dell'"Italian
Sounding", producendo a costi più bassi un formaggio che inganna
i consumatori - italiani e di tutto il mondo - e fa perdere importanti
fette di mercato ai veri produttori delle DOP e dei formaggi effettivamente
prodotti con latte Italiano;
- la politica delle multinazionali che porta ad una
evidente omologazione causerebbe la fine dei quella agricoltura distintiva
che identifica il nostro paese ed il nostro territorio;
VISTO CHE il Consiglio regionale nella seduta del 28
luglio 2015, con deliberazione n. 38 ha approvato la mozione n. 1
"Unione europea impone formaggi senza latte: un attentato alla
qualità dei nostri prodotti";
CONSIDERATO CHE:
- nella Regione Veneto vi sono circa 3500 aziende
produttrici e che queste producono quasi 11 milioni di litri di
latte;
- per ogni litro di latte prodotto in Veneto viene
importato un litro di latte o in equivalenti prodotti e preparati caseari
destinati alla trasformazione;
- è aumentata esponenzialmente la richiesta di
maggiori informazioni legate ai luoghi di produzione e trasformazione dei
prodotti agroalimentari, da parte del consumatore medio, che non sono
obbligatoriamente indicati nell'etichetta;
tutto ciò premesso,
impegna la Giunta regionale
ad attivarsi presso:
- l'Autorità Garante della Concorrenza e
del Mercato affinché agisca prontamente contro le forme di concorrenza
sleale e gli abusi di posizione dominante nel mercato del latte, dando
pronta applicazione a quanto previsto dall'art. 62 del decreto legge
n. 1/2012 convertito con legge n. 27 del 2012 recante disposizioni relative
alle relazioni commerciali in materia di cessione di prodotti agricoli e
agroalimentari;
- affinché sia data piena applicazione
all'art. 2 del decreto legge n. 51-2015 convertito con legge n.
91-2015 contenente disposizioni urgenti per il rilancio dei settori
agricoli in crisi, con particolare riferimento alla parte in cui prevede
che il prezzo del latte crudo non deve essere inferiore ai costi medi di
produzione del latte elaborati mensilmente dell'ISMEA tenuto conto
della collocazione geografica dell'allevamento e della destinazione
finale del prodotto;
- il Governo e il Parlamento della Repubblica
affinché siano emanate norme che consentano l'utilizzo della
parola "Formaggio" esclusivamente il prodotto ottenuto dal
latte e non da prodotti diversi quali cagliate, latte in polvere, e
caseinati;
- il Governo e il Parlamento della Repubblica al fine
di mantenere il divieto di utilizzo del latte in polvere per la produzione
di formaggi e yogurt;
- il Governo e il Parlamento della Repubblica al fine
di indicare obbligatoriamente l'origine nelle etichette del latte
(anche UHT), dei formaggi e di tutti gli altri prodotti a base di
latte;
- le sedi istituzionali competenti al fine di
promuovere iniziative volte a sensibilizzare la GDO del territorio
Regionale affinché garantisca al consumatore una adeguata informazione
anche attraverso la visibilità negli scaffali dei prodotti DOP dai
prodotti non DOP o anche similari;
- i propri competenti Uffici al fine di impedire che
nomi topografici ricadenti nella Regione Veneto vengano utilizzati e/o
richiamati nella vendita di prodotti caseari la cui materia prima non
è proveniente dalla Regione Veneto stessa;
- di attivarsi affinché i centri di ricerca con
partecipazioni della Regione Veneto non s'impegnino in progetti di
ricerca agroalimentare finalizzati alla creazione e/o al controllo di
prodotti di origine non nazionale e/o con nomi commerciali ispirati
all'Italian Sounding;
- di sostenere ogni possibile azione per la creazione
di un polo regionale lattiero-caseario che analizzi le dinamiche delle
produzioni e delle vendite e delle esportazioni dei prodotti lattiero
caseari veneti, nonché evidenziare nell'etichettatura in modo
trasparente i flussi e le destinazioni del latte e dei prodotti a base di
latte importati nel territorio regionale;
- a trasmettere il presente provvedimento a tutti i
parlamentari e senatori, parlamentari europei, eletti in
Veneto.".
La parola al consigliere Berlato, per
l'illustrazione.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN -
Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Non vi è dubbio alcuno che la zootecnia nella
nostra Regione, nel nostro paese, stia attraversando un momento di grave
crisi, crisi molto più sentita nella nostra Regione, perché sia
la zootecnia da carne che da latte rappresenta per il Veneto un elemento
importantissimo. Noi siamo i principali produttori di carne nel nostro
paese e siamo una delle Regioni principali produttrici di latte. Però
noi ci facciamo sempre un po' ammaliare da questi ragionamenti di
natura teorica che ci portano a dire che abbiamo bisogno del mondo
dell'agricoltura, che le imprese agricole sono fondamentali per la
loro multifunzionalità, ma poi spesso queste parole vane non lasciano
posto ad interventi concreti e i nostri imprenditori agricoli sono chiamati
ad affrontare, e nei limiti del possibili a risolvere da soli, le
problematiche che li attanagliano continuamente.
La situazione per quanto riguarda la produzione di carne
è a tutti noi nota, spero: i nostri produttori di carne per ogni
quintale di carne che producono hanno una perdita netta, più carne
producono più perdono. Stessa identica cosa per quanto riguarda i
produttori di latte: più latte viene prodotto nelle nostre stalle -
stalle spesso modello perché hanno raggiunto livelli qualitativi
invidiabili a livello europeo – ebbene, tutti gli investimenti che
sono stati fatti dai nostri produttori per garantire la qualità, la
tipicità e la salubrità del loro prodotto che viene messo sulle
nostre tavole, ebbene, tutti gli investimenti che vengono fatti hanno
portato questi produttori a dover registrare per ogni litro di latte
prodotto una perdita secca che va dai 5 ai 7 centesimi, se non di
più.
Allora, delle due l'una: se noi concordiamo nel
riconoscere all'attività agricola, alle imprese agricole, una
funzione multifunzionale in questo caso, scusate il gioco di parole,
perché non solo produzione di derrate alimentari, ma un ruolo
fondamentale dal punto di vista ambientale. Sento spesso parlare i presunti
ambientalisti quando si limitano a predicare l'ambientalismo; dovremo
imparare dai nostri imprenditori agricoli che anziché limitarsi a
predicare l'ambientalismo loro l'ambientalismo lo praticano,
perché attraverso la loro azione quotidiana sul territorio
garantiscono la manutenzione del territorio e quindi impediscono che il
nostro territorio sia vittima del degrado e quindi tutte le conseguenze di
smottamenti naturali idrogeologici, smottamenti nel nostro territorio,
incendi e quant'altro.
Se riconosciamo ai nostri produttori questa funzione
importante passiamo ad azioni concrete, considerando che
l'attività agricola continua ad essere, nonostante tutto, una
delle principali realtà che possono offrire occupazione. Però se
noi mettiamo nelle condizioni i nostri produttori di perdere per ogni litro
di latte che producono, ogni quintale di carne che producono, noi non
creiamo occupazione ma facciamo in modo non solo che perdiamo questo
presidio del territorio, ma non abbiamo più la garanzia di poter far
sì che i nostri consumatori abbiano la certezza di poter aver un
prodotto salubre di cui nutrirsi.
Informando correttamente la collettività e
l'opinione pubblica dobbiamo far capire che se il nostro latte, la
nostra carne, le nostre produzioni alimentari costano un qualcosa in
più non è che si vuole buttare via i soldi a beneficio di
chissà chi, ma si vuole unicamente fare un investimento a vantaggio
della nostra salute. Però, attenzione, la nostra salute la riusciamo a
garantire se riusciamo a garantire la permanenza dei nostri imprenditori;
se facciamo chiudere le stalle i nostri imprenditori saranno
irrimediabilmente destinati a lasciare i nostri territori.
Ecco il motivo per cui abbiamo presentato questa
mozione, per fare in modo che la Giunta intervenga concretamente nei
confronti del Governo e faccia essa stessa tutto ciò che è
possibile per fare in modo da garantire un guadagno minimo ai nostri
imprenditori, perché in questo modo possono giustificare la loro
permanenza sul territorio garantendo la continuità delle loro
attività, né più e né meno.
Perché se noi non facciamo degli interventi
concreti a sostegno soprattutto del prezzo, correremo il rischio di veder
chiudere tutte le stalle una dopo l'altra ed è quello che sta
già succedendo. Considerando che dobbiamo sicuramente puntare a
ridurre i costi di produzione, ma alcuni costi ormai non sono più
comprimibili, ma il costo che possiamo togliere tra quelli che gravano
sulle spalle dei nostri imprenditori è il costo della burocrazia,
della mala burocrazia, in questa direzione credo che tutti ci possiamo
impegnare sia dalla Giunta regionale che dal Governo nazionale. Grazie per
l'attenzione.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Bruno PIGOZZO
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Barison.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Non voglio ripetermi con quanto è già stato
detto, ci tengo però a sottolineare che da quando è stata
presentata la mozione è intervenuto un tavolo ministeriale dove
c'è stato un leggero incremento del prezzo del latte verso i
nostri produttori, pari a 3,1 centesimi, quindi un segnale di attenzione
verso i produttori di latte che bisogna riconoscere, va dato merito alle
associazioni di categoria, in particolare a Coldiretti, di avere aperto un
fronte di sensibilizzazione verso il Governo e anche verso i
cittadini.
Quindi, un problema del latte legato al costo, ma anche
un problema legato al fatto che tutti noi sappiamo che non c'è
l'obbligo di inserire all'interno dell'etichettatura la
provenienza di questo prodotto; o meglio, non c'è
l'obbligo laddove il prodotto diventa un latte a conservazione. In
questa mozione noi vogliamo porre l'accento anche su questo e
problema, cioè fare in modo che la Regione si attivi verso il Governo
per fare chiarezza verso i consumatori e dare la possibilità a tutti
di sapere la provenienza del latte. Perché spesso ci troviamo di
fronte a prodotti che sembrano italiani, ma in realtà italiani non lo
so, in quanto le multinazionali ormai si sono portate via le migliori
aziende e i migliori marchi del settore agroalimentare dell'Italia e
utilizzano il marchio realizzando e producendo prodotti che non hanno la
materia prima italiana, quindi non abbiamo un made in Italy che è
completo. La nostra richiesta, quindi, è proprio quella di fare in
modo che sia indicata la provenienza della materia prima.
Per fare sintesi, la richiesta che noi facciamo
all'interno della Mozione per la quale chiediamo alla Giunta
regionale di attivarsi verso il Governo, è quella di fare in modo che
il prezzo del latte sia adeguato a quelli che sono i dati che provengono
dall'Ismea, che si occupa di questa materia. Di fare in modo che il
formaggio, cosa che abbiamo tra l'altro già discusso in
precedenti mozioni, sia il prodotto che ha come utilizzo della materia
prima il latte e non suoi derivati. Mantenere il divieto di produrre
formaggi e yogurt con polvere di latte; indicare obbligatoriamente la
provenienza del latte anche nei prodotti a lunga conservazione. Chiedere
all'autorità garante della concorrenza e del mercato di
intervenire contro la concorrenza sleale nel settore lattiero-caseario.
Sostenere ogni possibile azione per la creazione di un polo regionale
lattiero-caseario che analizzi la produzione, evidenziandone
nell'etichettatura la tracciabilità delle materie prime
utilizzate. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
Ricordo che siamo in discussione di entrambe le mozioni,
la n. 61 e la n. 67 appena presentate dai primi firmatari; se ci sono
interventi, l'assessore preferirebbe intervenire penso dopo i
consiglieri.
La parola al consigliere Barbisan Fabiano.
Fabiano BARBISAN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi
consiglieri.
Volevo solo contribuire a dare un senso di conoscenza in
più ove possa essere utile. Noi siamo la Regione che ha fatto scuola
per la produzione di carne e anche per il latte, poi la Lombardia ha
prodotto più latte perché i lombardi, si sono attivati di
più. Ma il controllo della produzione noi l'abbiamo insegnato,
noi l'abbiamo portato a conoscenza ove era possibile della gente,
tant'è che il settore carne con metodo protetto, confinato, dove
- sottolineo - la sensibilità dei produttori chiaramente prima di
tutto ha salvaguardato il benessere degli animali: perché se
l'animale sta bene è un ottimo produttore, se l'animale
sta male non produce.
L'etichettatura, la tracciabilità, metto a
conoscenza dei colleghi consiglieri, come impianto associazione Unicarve
abbiamo avuto il piacere e l'onore di essere il primo organismo
etichettante secondo il regolamento 1770, cioè IT010ET ha avuto
l'autorizzazione nel 2001 del regolamento 1760/2000. Questo per dire
cosa? Che la sensibilità da parte dei produttori c'è sempre
stata. Oramai non siamo alla frutta ma alla frutta quasi mangiata del
tutto, perché c'è un bel dire: l'Europa è
deficitaria di carne, 8%; l'Italia è deficitaria di carne, 10%;
nel Veneto produciamo il 35% del prodotto nazionale ed eravamo al
50.
Qual è il nostro deficit? Il nostro deficit è
che non siamo riusciti a trasmettere ai consumatori la bontà dei
nostri prodotti caseari e appunto le carni. La speranza è che la
Regione ha autorizzato, ha messo in moto l'iter e abbiamo il marchio
"qualità verificata", ora va sicuramente messo nelle
condizioni di essere attivo perché non basta averlo ma va messo nelle
condizioni di essere attivo, quindi la speranza per ripartire è solo
lì. Perché per la speranza? Perché – e qua chiudo
– oggi diciamo a massa vendiamo l'animale o vendiamo il litro
di latte al prezzo degli anni '80, '85. Grazie per
l'attenzione.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barbisan.
La parola al consigliere Azzalin.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
La crisi del settore è indubbio è una crisi
forte, drammatica per certi aspetti, l'aumento della produzione
è a livello europeo, la fine delle quote latte, l'embargo russo,
tutta una serie di elementi che negativamente sono venuti a convergere
hanno fatto sì che ci fosse anche una forte mobilitazione nel paese su
questo tema ed è rispetto a questa questione che noi dobbiamo prendere
coscienza.
Perché non è solo una questione di reddito,
quando si chiude una stalla o una azienda va in difficoltà e ad ha una
crisi anche per quanto riguarda le prospettive occupazionali di
quell'azienda, c'è un arretramento a mio avviso
dell'intera agricoltura, perché la zootecnica è uno
capisaldi del settore agricolo. Quando chiude una stalla c'è un
impoverimento complessivo dell'agricoltura e noi ci riempiamo la
bocca della biodiversità, della fertilità del suolo, etc., ma la
chiusura di stalle provoca un impoverimento complessivo del settore
agricolo. Per cui c'è anche un motivo che va oltre quella che
è la questione della redditività e della produzione di
qualità del nostro settore.
Da questo punto di vista è stato realizzato un
accordo importante, il primo che vede di concretizzare una serie di istanze
a seguito di questa mobilitazione che c'è stata, un accordo a
livello governativo, e su questo credo dobbiamo inviarci perché ha in
qualche modo ricompreso un po' le istanze che venivano dai vari mondi
dei vari settori coinvolti sulla questione del settore
lattiero-caseario.
Ebbene, ecco perché in premessa dicevo "ma
cosa ne facciamo di due mozioni? Per trequarti ripete quella che dice una,
partiamo da un testo!". Io invitavo questo Consiglio, nella persona
dei promotori di queste mozioni, a fare un ragionamento unitario: questa
Regione ha una politica precisa, rispetto a questo accordo nazionale vale
quello che ha detto l'assessore Pan oppure abbiamo una valutazione un
po' diversa? Queste mozioni quando chiedono di fare un qualcosa cosa
chiedono in concreto? Come tramutano questa istanza e questa richiesta?
Ecco perché volevo, auspicavo, una posizione unitaria per dire un
qualcosa che sia più efficace. Perché, permettetemi, se la stessa
maggioranza mi propone due cose un po' diverse e non riesce a
mettersi d'accordo su una cosa così, poi l'Assessore ne
dice un'altra anche lui un po' diversa, mi domando qual è
l'azione e l'efficacia della politica sul settore della Regione
Veneto! Questa è la valutazione che mi viene da un punto di vista
politico spontanea, scusate!
Su questo non voglio fare della facile polemica, auspico
solo e inviterei i colleghi a dire: no, possiamo anche ritirarle, possiamo
discuterle distintamente, ma facciamo lo sforzo di produrre un documento
unitario su cui non vedo grandi problemi. Per questo motivo, perché
questa Regione, che è una delle maggiori produttrici di latte in
qualche modo abbia una voce forte e unica sul piano istituzionale. A fianco
degli allevatori ci siamo ritrovati insieme all'Assessore in più
occasioni a sostenere e a dire sostanzialmente le stesse cose. Ecco
perché trovo un po' strano e singolare che oggi noi vogliamo
trovare delle accentuazioni diverse su questo tema e su questi
argomenti.
Per quel che riguarda nello specifico trovo più
completa la mozione del collega Barison, Elena Donazzan e
quant'altro, su cui si può eventualmente lavorare per
ricomprendere quelle che sono le altre istanze.
Voglio solo aggiungere una cosa: integrerei questa
mozione con un punto, cioè farsi promotori di quello che si può
definire un tavolo bianco tra la grande distribuzione organizzata, gli
industriali e i produttori, proprio per tenere monitorate e costantemente
attiva l'attenzione su un tema di questo tipo.
Per quanto riguarda l'impegno regionale, il punto
13, come conosce bene l'assessore l'accordo ministeriale che
c'è stato, dà facoltà alle Regioni - stando attenti a
non contravvenire al de minimis su questo piano - di metterci qualche
soldino in merito al discorso del latte. Capisco che abbiamo sempre
problemi di soldi, ma dovremo pur attuare delle scelte e delle
priorità. Ecco perché mi limitavo a dire nei miei comunicati
stampa che è un accordo positivo quello del Governo, quanto meno ci ha
messo dei soldi e non solo ha fatto della protesta e ha messo attorno ad un
tavolo i vari soggetti, ma ha fatto uno sforzo tangibile. Quindi va
sostenuto.
Poi ho letto oggi la dichiarazione sempre
dell'assessore che desta qualche preoccupazione, ma siccome ieri era
insieme al ministro, non so se è stato chiarito questo aspetto.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola all'assessore Pan.
Ass.re Giuseppe PAN
Grazie, Presidente.
Oggi sono emersi dei temi importanti, dei temi che
effettivamente mettono a nudo quali sono i problemi del mondo agricolo
veneto e nazionale in questi mesi, da quando anch'io me ne occupo di
persona.
Do solo un dato: dieci anni fa gli imprenditori
agricoli, le imprese che producevano latte nel Veneto erano 34 mila, oggi
sono 3.300, in dieci anni abbiamo perso il 90% degli imprenditori agricoli.
Lo stesso vale, il consigliere Barbisan Fabiano penso mi sia testimone, per
la carne; la stessa cosa sta facendo nell'ortofrutta, veronese in
particolare, per vari motivi. Diciamo che in questa Regione l'unico
comparto che effettivamente può sorridere è il comparto
vitivinicolo, considerando anche i prezzi dei prodotti dei cereali,
etc..
Detto questo, come è stato ricordato da più di
qualcuno, la situazione viene da lontano, lascio perdere tutta la trafila
delle quote latte, lascio perdere tutta la storia che ci ha portato ad
oggi, gli sbagli di alcuni accordi avvenuti in Comunità europea negli
anni scorsi, ed oggi i nodi sono arrivati al pettine, perché in questi
frangenti, in questi mesi stiamo pagando scelte che arrivano dal
passato.
Dico questo per dirvi che comunque non è che i 25
milioni di euro messi a disposizione dal ministro e dal Governo per tre
mesi con cui si va a comprare del formaggio per gli indigenti risolvono il
problema degli imprenditori agricoli o dei produttori della zootecnia. Io
ho detto che è un regalino di natale perché per tre mesi diamo
qualche centesimo, che non risolve assolutamente nulla per gli imprenditori
agricoli, per carità buona l'azione, l'ho detto anche al
ministro che sappiamo contro la Comunità europea e quindi gli aiuti di
Stato, gli aiuti diretti all'agricoltura sia il Governo sia noi non
possiamo fare nulla. Quindi è un escamotage che bisogna spiegarglielo.
Considerate che, perché, un litro di latte sia remunerativo in questa
Regione dovremo dare più di 40 centesimi al litro al nostro
produttore; se non passiamo i 40 centesimi, alcuni si spingono anche
più in là, noi abbiamo queste 3. 400 imprese in questo momento
che stanno lavorando perdendo. Chi è imprenditore qui dentro non penso
lavori a casa sua rimettendoci, è un processo che alla fine è un
harakiri dal punto di vista economico.
In questi mesi, in questi giorni sto girando parecchie
aziende, considerando che dal Governo rispetto a tutto il sistema delle
quote sono arrivati in questa Regione quasi 100 milioni di multe di quote
latte, ci sono imprese agricole che, perdendone sul latte, devono pagare
anche multe che per alcuni imprenditori agricoli possono arrivare ai 4 o 5
rotti milioni. Quindi ci sono famiglie che sono indebitate e che stanno
vendendo, anzi, le banche stanno mettendo all'asta case, campi e
stalle, che non avete neanche idea. Questa è la situazione generale,
dovuta a che cosa? All'embargo russo, la Nuova Zelanda che ci sta
riempiendo di latte in polvere, che i paesi extra Comunità europea
stanno riversando tutta la produzione di latte che prima andava in Russia
– vedi Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, etc. – e anche
naturalmente da un difetto che, in certi casi deriva da una non
aggregazione del sistema che non c'è stato negli anni
scorsi.
In qualche convegno, in qualche riunione ho detto ai
nostri produttori, alle nostre latterie, che dobbiamo diventare noi una
multinazionale di noi stessi che possa competere con le multinazionali
della Lactalis Parmalat, etc..
Detto questo, vi spiego come fa a diventare latte
italiano il latte di provenienza estera: io sono sloveno, vendo e fatturo
una cisterna di latte della Slovenia al consigliere Azzalin che a sua volta
la vende e la fattura al consigliere Finco, a questo punto il consigliere
Finco ha un latte italiano. Questo passaggio di fatturazione permette che
il latte diventi italiano. Questo è il dramma del sistema, cioè
basta che ci sia una triangolazione di fatturazione e il latte diventa
automaticamente italiano e quindi può produrre i formaggi
italiani.
Vi ricordo che l'85% della produzione veneta delle
nostre malghe e dei nostri produttori va a finire nei formaggi DOP
fortunatamente, che è una risorsa importante, quindi l'Asiago,
il Grano Padano, il Montasio, il Veronese, etc.. Ma la mia preoccupazione
è proprio che ci sono questo tipo di acquirenti, l'ho detto ieri
al ministro "fai attenzione che questi centesimi che tu dai vanno nel
prossimo anno", perché nel SIAN non c'è la
registrazione di chi sta facendo questo tipo di fatturazione e quindi gli
acquirenti, che sono guarda caso aziende terze - e non voglio fare politica
ma quasi tutte del centro sud - possono acquisire del latte estero e
prendersi i centesimi che dovrebbero andare ai nostri imprenditori
agricoli. È un sistema su cui porre molta attenzione, anche
perché a febbraio ritorniamo al punto di prima.
Come Regione Veneto siamo i primi che hanno cominciato a
pagare l'anticipazione della PAC, il PSR. Con le latterie, con i
produttori del latte, Agriform, stiamo preparando un progetto importante
del recupero del siero, che da questo punto di vista può essere una
nuova attività. Il siero del latte, non ve lo spiego, è un
prodotto di scarto del latte, noi ne produciamo 35 mila quintali al giorno
che può essere recuperato per fare prodotti farmaceutici, per la
cosmesi, etc.. Siccome lo vendiamo ai francesi e ai tedeschi, magari
concentrandolo qui in Veneto in un impianto, dando la possibilità di
concentrare questo siero in un unico luogo può essere un progetto per
dare una redditività costante alle nostre latterie.
Nell'ultima Giunta abbiamo dato 500 mila euro per
la promozione di prodotti caseari e adesso partiamo con la promozione dei
marchi QV che interesseranno anche la carne; stiamo pagando
l'anticipazione PAC e stiamo già pagando anche il PSR, rispetto
a tante Regioni di questa Italia che il PSR non sanno neanche
cos'è e non è neanche approvato.
Questo è quello che abbiamo messo in moto in questi
quattro mesi, non voglio attaccare il Governo e non ha neanche senso, dico
solo che dare 2 o 3 centesimi fino a febbraio ditemi voi se risolverà
un problema o se è un solo palliativo per far stare buoni i nostri
imprenditori agricoli. Purtroppo, invece, il sistema in questo momento
avrebbe bisogno di un apporto importante non di un contributo una tantum,
ma di una progettualità che porti una redditività costante ai
nostri imprenditori agricoli. Questi progetti li ho consegnati al ministro,
anche quello con il marchio Regione Veneto. Il ministro l'ho visto il
9 novembre, l'ho visto quattro o cinque volte, l'ho visto a
Roma, l'ho visto ieri a Verona e lo sollecito continuamente,
sollecito il Governo su questo, però le risposte sono a
Bruxelles.
Ho parlato anche con i responsabili di Bruxelles, ci
sono stato e ci andrò mercoledì, vi posso solo ripetere la
risposta che mi ha dato un dirigente della Comunità europea riportata
dal Commissario all'agricoltura Hogan riguardo alle multe, alle quote
latte e ai produttori agricoli di latte, in particolare i nostri. La
risposta me la sono scritta, perché una frase così me la scrivo:
"Se sono ancora vivi vuol dire che stanno bene". E qui
chiudo.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Pan.
Mi pare che la proposta emersa dall'intervento del
consigliere Azzalin di poter fare un'unica votazione su un unico
testo cade nel vuoto, nel senso che dovremo sospendere e fare una sintesi,
ma mi pare che i primi firmatari non siano di questo avviso.
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN -
Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Non è che non siamo dello stesso avviso perché
sostanzialmente le due mozioni dicono la stessa identica cosa.
Nell'economia dei tempi, se noi vogliamo tradurre queste due mozioni
in un'unica mozione dobbiamo sospendere il Consiglio, dobbiamo
provvedere alla stesura di un nuovo testo, dobbiamo ripresentarlo e tornare
nuovamente a discussione. Quindi credo che approvando le due Mozioni
riusciremo comunque a raggiungere l'obiettivo di risparmiare i tempi
e di rafforzare l'intendimento di entrambi i proponenti. Su questo
credo che possiamo convergere.
Quindi nell'economia dei nostri lavori credo ci
convenga agire in questa direzione, altrimenti ci troveremo nelle
condizioni di dover dedicare a questo argomento, che meriterebbe ben altri
tempi e purtroppo saremo chiamati a parlare di questa questione anche nei
prossimi mesi, perché l'intervento fatto dal Governo, questi 3
centesimi e rotti - meglio questo che niente si dice -, corre il rischio di
essere un pannicello caldo su un ammalato che o viene curato con una cura
da cavallo, altrimenti ci ritroveremo tra tre mesi nelle condizioni di
dover constatare il decesso di tanti imprenditori che, non riscontrando
più le condizioni economiche per poter continuare la loro
attività, si vedrebbero costretti a chiudere i battenti.
Noi dobbiamo capire, al di là dei pannicelli caldi,
che dobbiamo garantire competitività alle nostre imprese agricole e
per garantire competitività dobbiamo prima di tutto fare in modo da
sgravarle dalla concorrenza sleale. Perché arriva nel nostro paese
latte da diverse parti nel mondo non solo d'Europa, la cui produzione
spesso non deve sottostare agli stessi obblighi che devono essere
rispettati dai produttori italiani, tutt'altro. Ci ritroviamo nelle
condizioni che arriva del latte con un prezzo estremamente basso sul nostro
mercato, ma senza avere quelle garanzie di tipicità, di qualità e
salubrità richieste dai nostri consumatori. Noi dobbiamo fare in modo
di fare qualcosa di concreto, ecco perché prima dicevo che non
dobbiamo limitarci a sterili enunciazioni, ma dobbiamo fare tutto il
possibile.
Ricordo quando c'è stata la grave crisi della
mucca pazza nel '96, ero assessore regionale all'agricoltura a
quel tempo, e qualcuno ricorderà, anche il collega Barbisan e altri
Colleghi che erano coinvolti direttamente nella crisi della zootecnia, che
come Regione Veneto abbiamo stanziato, erogato 20 miliardi di lire a favore
dei nostri produttori di carne. Allora dobbiamo con forza fare in modo che
ognuno faccia bene il suo mestiere, noi come Giunta regionale possiamo fare
in modo di fare tutto il possibile per sgravare i nostri produttori dalle
incombenze di natura burocratica legate alla Regione, ma questo è un
piccolo tassello. Dobbiamo chiedere al Governo nazionale non interventi
spot e pannicelli caldi, ma dobbiamo chiedere una cura da cavallo -
restando nel settore zootecnico -, cioè fare in modo che venga
garantita in tutti i modi la competitività a lungo termine delle
nostre imprese agricole. Non c'è altro modo. Perché
altrimenti con i pannicelli caldi non facciamo altro che prolungare
l'agonia dei nostri imprenditori, che non trovano giustificazione nel
continuare la loro attività.
Ribadisco, se chiudono le nostre imprese agricole non ne
hanno un danno solamente i nostri consumatori dal punto di vista
dell'approvvigionamento delle derrate alimentari, ma ne ha un danno
il nostro territorio e il nostro ambiente e di questo dobbiamo essere tutti
consapevoli. Ecco quindi il senso di entrambe le mozioni: fare in modo da
indurre il Governo nazionale, che ha disponibilità, risorse e
strumenti, ad intervenire proprio per garantire i controlli. A nulla
servono le regole se poi qualcuno questa regole le rispetta e qualcun altro
no: controlli alle frontiere, controlli per quanto riguarda le strutture di
trasformazione e fare in modo che questo pannicello caldo dei 3 centesimi
anziché andare ai nostri imprenditori agricoli vada a vantaggio di chi
si serve dei nostri imprenditori agricoli per continuare sia con
l'approvvigionamento interno che con l'approvvigionamento da
altri paesi a garantire i propri interessi a scapito dei nostri
imprenditori. Anche questo è qualcosa che deve essere oggetto delle
nostre attenzioni.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Barison.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Concordo con quanto ha già espresso il collega
Berlato, ci tenevo però a dire che voglio accogliere la proposta che
è stata fatta dal consigliere Azzalin in merito al fatto di inserire
all'interno della mozione anche l'istituzione di questo tavolo
bianco con produttori e grande distribuzione, proprio per mantenere il tema
centrale nell'attività della nostra Regione.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
Le mozioni si votano separatamente, procediamo con il
voto della mozione n. 61.
Ci sono dichiarazioni di voto?
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN -
Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Sono stato stimolato dagli interventi che mi hanno
preceduto, soprattutto per dire che su questa questione della mobilitazione
del settore zootecnico non si sono mosse solamente alcune organizzazioni
professionali a scapito di altre. Forse uno dei segreti del risultato sia
pure modesto raggiunto è proprio essere riusciti a muoversi tutti
all'unisono, quindi tutte le organizzazione professionali, tutte le
associazioni di produttori, produttori e in genere chi a diverso titolo li
rappresenta. Questo ha rappresentato un elemento di coesione e, come spesso
avviene, quando ci si unisce per fare in modo da convergere su un obiettivo
di interesse comune si riesce ad avere qualche risultato sicuramente
positivo. Su questo credo sia importante non creare primogeniture
perché se no va a finire che magari si vanifica parte del risultato
acquisito.
Per quanto riguarda la questione dei tavoli, a me sembra
che a forza di creare tavoli daremo sicuramente un impulso al settore del
legname e altre cose del genere, però credo che al di là dei
tavoli - tavolo verde, tavolo azzurro, tavolo bianco e tavolo rosa e altre
cose del genere - le energie che abbiamo le andiamo a dissipare con questi
tavoli e i produttori si trovano nelle condizioni di dover assistere a
qualche titolo di giornale che riporta altre risorse per gli imprenditori
agricoli. Ma di queste risorse gli imprenditori agricoli spesso non vedono
neanche l'ombra, perché magari gran parte di queste risorse o
vengono utilizzate dalle grandi strutture di trasformazione, o dalle
strutture della grande distribuzione organizzata, o magari da qualcuno che
vive sulle pratiche, anche quelle relative ai funerali degli agricoltori.
Perché anche di questo c'è qualcuno che si specializza,
anziché lavorare per il bene degli agricoltori magari lavora per
riuscire a trarre vantaggio dalle pratiche che gli agricoltori devono fare
per effetto di una normativa sempre più complessa e più
farraginosa e difficile da rispettare.
Quindi anche su questo vorrei dare un segnale forte ai
nostri produttori, che sono l'anello più debole di tutta la
catena, in questo caso i produttori di latte, ma tra poco dovremo parlare
anche dei nostri produttori di carne che sono messi certo in condizioni non
certo migliori rispetto ai produttori di latte.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
Ci sono altre dichiarazioni? No.
Pongo in votazione la mozione n. 61.
È aperta la votazione.
(votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Passiamo alla mozione n. 67.
La parola al consigliere Azzalin, per leggere
l'integrazione apportata.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Non voglio fare un dialogo personale con il collega
Berlato, però il suo discorso potrebbe essere valido anche per la
politica delle mozioni: ovvero cosa ne segue alle mozioni che noi facciamo?
Quali sono gli impegni che la Giunta...? La proposta di un tavolo bianco
non è quella di istituire un ulteriore momento ridondante di quelle
che sono le aspettative, ma c'è da mettere insieme vari soggetti
e c'è bisogno di coordinare delle politiche e di essere vigili e
non solo di spendere delle parole vuote o di votare delle mozioni. Io credo
che di questo ne possa beneficiare la Regione, il lavoro
dell'Assessorato e noi, rispetto a quelle che possono essere azioni
che mettiamo in campo, perché sappiamo benissimo che dobbiamo smuovere
delle situazioni che vanno fuori e sono fuori anche da quest'Aula. Io
capisco che generalizzare a volte è facile, però dire che tutti i
tavoli non servono perché alla fine...
Però ha fatto una mozione dove l'unico
imputato e responsabile sembra essere è il Governo; è un
po' pochino e magari di parte diciamo questo. Quindi da questo punto
di vista sono per ringraziare il collega Barison, per sostenere la sua
mozione perché alla fine la arricchisce, è molto calibrata sulle
questioni regionali e credo che l'assessore e la Giunta regionale
possano avvalersi di un tavolo di questo tipo per implementare, se
possibile, qualche ulteriore azione positiva nei confronti di un tema
così importante e delicato.
Per cui la proposta integrativa è la seguente: a
promuovere un tavolo bianco regionale tra GDO, industriali e produttori
lattiero-caseario al fine di tenere alta l'attenzione sulla crisi del
settore e coordinare iniziative in tal senso.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Fabiano Barbisan.
Fabiano BARBISAN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Volevo aggiungere qualcosa, forse parlando in maniera
non troppo vivace non sono stato ascoltato in maniera a mio avviso
determinata.
Parlo da produzione. Noi abbiamo un problema,
consigliere Azzalin, è un problema grosso che si trascina da
trent'anni: mentre tutti i consumatori vanno al supermercato e
comperano una bistecca a 18, 15 euro, che vuol dire le 30 mila lire di
quando eravamo in lire; il bovino vivo intero, il cosiddetto toro, il
cosiddetto manzo, non so che termine volete dare, per noi si chiama bovino,
vale ancora 1.700 euro che sono pari ai 3 milioni e 4, 3 milioni e 5. La
mezzana che valeva in macello 7.500, 8 mila lire al chilo, oggi è a 4
euro, cioè i prezzi sono pari.
Non è che voglio mettermi a fare il maestro, ma
sono uno che ci ha creduto e che ci crede tutt'ora, ho investito
tutta la vita in questo lavoro, carne e latte, vi tedio due ore se mi
metto. Forse facciamo veramente per la prima volta, ma dico veramente per
la prima volta, un qualcosa di nuovo, cioè io dico: i produttori,
tutti, e anche i produttori magari messi insieme, associati, cioè
associati in un tavolo, va bene, ma per carità lasciamo perdere per il
momento la distribuzione. Quando sento il termine "filiera" mi
si raddrizzano i capelli, vado in agitazione. A Roma, a Bruxelles io ci
sono stato, sono stato anche a rappresentare l'Italia, il male è
il tavolo di filiera. Lo sbaglio che noi facciamo e che noi possiamo ancora
fare, quanti sono? 25 milioni di euro? Ma può darne 250 a 2 miliardi
di euro ai produttori, se noi li spalmiamo sul litro di latte sono tutti
soldi che vanno all'industria. Se noi li spalmiamo sull'animale
al capo, sono tutti soldi che vanno in Francia. Se noi li spalmiamo su una
filiera... questo è uno studio fatto a suo tempo quando si parlava
della riforma PAC, dove noi produttori individuavamo una cifra che era pari
al 35% del plafond, cioè circa 200 milioni per la zootecnia, carne e
latte, cioè c'era una logica, non vi tedio. La Francia dava il
70%.
Bene, il ministro Martina, ma probabilmente anche i
precedenti, io ho iniziato a conoscerli da Pecoraro Scanio in avanti, ha
tagliato e da 200 milioni siamo arrivati a 66, praticamente quasi
nulla.
L'unico capitolo che può essere premiato
è il capitolo qualità. Quindi noi abbiamo qualità verificata
qua, e sistema di qualità nazionale a Roma, approvati e da portare
avanti come produttori. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barbisan Fabiano.
Se ho ben capito, il consigliere Azzalin propone un
emendamento che viene accolto dal primo firmatario della mozione.
La parola al consigliere Barison.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Chiedo un attimo di sospensione per parlare con il
consigliere Barbisan sulla modifica proposta.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
Quindi lei accetta l'emendamento proposto dal
consigliere Azzalin, perché il promotore deve sottoscriverlo. Va
bene.
Visto la situazione prima bisogna che
l'emendamento sia depositato, sottoscritto dal proponente e poi
verificato per l'Aula.
Sospendo 5 minuti la seduta.
La Seduta è sospesa alle ore 16.42
La Seduta riprende alle ore 16.47
PRESIDENTE
Riprendiamo i lavori.
Devo ancora capire se l'emendamento è stato
sottoscritto dal promotore perché, ricordo, le mozioni possono essere
modificate con il consenso del promotore.
La parola al consigliere Barison.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Non viene accettato l'emendamento proposto e la
mozione rimane quella originaria.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
Va bene. La mozione non viene modificata.
La parola al consigliere Azzalin, per dichiarazione di
voto
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Noi votiamo a favore di questa mozione anche se non
è stato accolto l'emendamento che avevo proposto e che
inizialmente mi sembrava non sortisse nessun problema.
Ci sono delle sensibilità che non colgo che sono
probabilmente altra cosa del tema oggetto della discussione e che non
interessano probabilmente né il mondo associativo né tanto meno i
produttori lattiero-caseari.
Tuttavia, anche perché vorrei vedere la prossima
volta che siamo di fronte a una crisi o a una verifica di questa
situazione, come andiamo a testimoniare che non siamo d'accordo
sull'istituzione di un tavolo.
Comunque, ripeto, noi la votiamo convintamente.
Pensavamo che quello fosse un arricchimento a sostegno
dell'Amministrazione e per un coinvolgimento del settore, non solo
limitato ai produttori. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Berlato, per dichiarazione di
voto.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN -
Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Spesso guardiamo con diversa attenzione alla mozione
presentata dal consigliere Barison perché, parliamoci chiaramente, noi
dobbiamo chiedere strumenti di intervento a chi li può fornire.
In questa fase la Giunta regionale sta facendo di tutto
e di più per dare riscontro alle esigenze dei produttori, non di altri
soggetti. Su questo va rimarcato l'impegno dell'assessore Pan e
dell'intera Giunta regionale in quella direzione.
Dobbiamo evitare che i produttori pensino che il Governo
ha fatto il suo dovere e adesso con i 3 centesimi se ne può anche
disinteressare delle problematiche dei nostri produttori e che spetti alla
Regione trovare soluzioni a tutti i problemi della zootecnica veneta
nazionale.
Siccome con il coinvolgimento di soggetti diversi - come
la grande distribuzione organizzata, come le industrie di produzione, come
una serie di altri soggetti - corriamo il rischio di far perdere di vista
l'obiettivo che vogliamo cogliere, cioè aiutare i nostri
produttori di latte, questo è il nostro obiettivo, la mozione
così come presentata riteniamo sia più che sufficiente per
evidenziare il malessere che c'è nel settore.
Oltre ad evidenziare il malessere che c'è tra
i nostri produttori, bisogna fare in modo che si possa convergere sul
Governo nazionale perché agisca più concretamente per dare non
pannicelli caldi ma per dare strumenti a lunga durata che possano favorire
la competitività dei nostri imprenditori agricoli.
Questo deve essere il nostro impegno e non buttare fumo
negli occhi ai nostri imprenditori con una serie di incontri o tavoli o
altre cose del genere che non portano nulla di concreto o di
positivo.
Ci sono già il Tavolo Verde, c'è la
concertazione, ci sono tanti strumenti per poter dialogare ma per quanto
riguarda i nostri produttori di latte come per i produttori di carne non
c'è più tempo per dialogare o per parlare ma bisogna agire.
In questa fase chi ha maggiori responsabilità e maggiori strumenti da
mettere in campo è il Governo nazionale ed è a lui che la Regione
Veneto deve chiedere maggiore concretezza ed incisività per dare
risposte concrete alle esigenze dei nostri produttori.
Ecco il senso delle nostre mozioni. È in quella
direzione che ci muoviamo con determinazione avendo ben chiaro il nostro
obiettivo e non altri obiettivi che mirano solo a buttare fumo negli
occhi.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
Pongo in votazione la mozione n. 67.
È aperta la votazione.
(votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BARISON, GIORGETTI, DONAZZAN E RUZZANTE RELATIVA
A "LA REGIONE SI IMPEGNI PER GARANTIRE L'INSERIMENTO
DELL'IDROVIA PADOVA–MARE NEL PIANO REGOLATORE PORTUALE" (MOZIONE N. 53) (DELIBERAZIONE N. 81/2015)
E
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI PIGOZZO, ZANONI, SINIGAGLIA, RUZZANTE, ZOTTIS,
GUARDA E FERRARI RELATIVA A "LA REGIONE ACCELERI I TEMPI E ADEGUI GLI
IMPORTI DELLA PROGRAMMAZIONE SULL'IDROVIA PADOVA-MARE" (MOZIONE N. 57) (DELIBERAZIONE N. 82/2015)
Le Mozioni n. 53 e n. 57 trattano dell'Idrovia;
propongo la discussione unitaria e poi le votazioni separatamente.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- il Governo ha annunciato, attraverso il Ministro
delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Del Rio, di essere in
procinto di approvare la Legge di riforma dei porti che vada a sostituire
l'attuale (legge n. 84 del 28.01.1994), con la volontà di:
rivedere la governance dei porti; dimezzare il numero delle Autorità
Portuali trasformandoli in Distretti Logistici che comprendono anche i loro
retroterra, gli interporti; rendere i porti competitivi e concorrenziali
rispetto al mercato nazionale e internazionale;
- per sostenere detto progetto di Riforma, che
prevede di trasformare i porti in piattaforme logistiche con adeguati
collegamenti ferroviari, autostradali, canali navigabili etc., il Ministro
ha annunciato la disponibilità di 5 miliardi di investimenti
pubblici;
- coerentemente a questo quadro il Vice Ministro del
Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini, ha
recentemente dichiarato in un convegno a Milano organizzato dalla UIL:
"se c'è un porto italiano e uno solo su cui oggi occorre
investire senza dubbio, la risposta è senz'altro Venezia";
e ancora: "oggi abbiamo 24 Autorità Portuali, è evidente
che serva una selezione ma va fatta con criterio. Considerate le dinamiche
geopolitiche dell'Oriente è evidente che sia l'Adriatico,
anche in ragione del suo posizionamento ai Paesi mitteleuropei, il mare su
cui nei prossimi anni si concentreranno i maggiori traffici mediterranei ed
europei e che debba essere Venezia il fulcro di questi
traffici";
DATO ATTO CHE:
A) l'Autorità Portuale di Venezia è
l'Ente (L. 84/1994) cui afferiscono i poteri di: pianificazione,
indirizzo, programmazione, coordinamento, autorizzazioni, promozione e
controllo delle operazioni portuali;
B) la circoscrizione territoriale
dell'Autorità è stata estesa "alla superficie
interessata dal progetto della piattaforma d'altura e alle aree di
collegamento in mare e a terra per il passaggio degli impianti e
infrastrutture di collegamento" (Decreto del Ministro delle
Infrastrutture e dei Trasporti del 21.03.2014);
C) il documento fondamentale di pianificazione
dell'Autorità è il Piano Regolatore Portuale (PRPV), quello
attuale è molto datato e risale al 1965, per la sezione Porto di
Marghera, e al 1908, per la sezione di Venezia centro storico;
D) per ridefinire gli obiettivi strategici di medio
lungo periodo dell'Ente (basti pensare agli scenari del traffico
marittimo a livello mondiale, allargamento del Canale di Suez e di Panama,
aumento delle navi e dei carichi unitari, globalizzazione della produzione
e dei mercati, nuova geografia della manifattura e dei consumi etc.),
l'Autorità Portuale ha opportunamente inteso dotarsi di uno
strumento di programmazione adeguato;
E) in data 8.09.2015 l'Autorità Portuale
di Venezia ha pubblicato l'appalto per "l'analisi e la
proposta di un nuovo Piano Regolatore Portuale" (scadenza
presentazione domande il 16.11.2015), con allegato, tra l'altro, un
documento denominato "Linee guida per la redazione del Piano
Regolatore Portuale" che esplicita obiettivi e strategie e scenari di
sviluppo;
F) l'orizzonte temporale di pianificazione del
PRPV è di almeno 20/30 anni, in coerenza con gli indirizzi europei di
programmazione finanziaria e infrastrutturale per la rete Ten-T centrale
(2030) e per quella globale (2050);
G) capisaldi indicati nelle citate "linee
guida" (pag. 21 e seguenti) sono, tra le altre, la realizzazione
della piattaforma portuale d'altura e la prospettiva di una
estensione del porto a dimensione "regionale" di "porto
lungo" comprendente porti marittimi e fluvio-marittimi con i
"collegamenti fluviali attraverso l'asse Idroviario
Fissero-Tartaro-Canalbianco" e "dell'Idrovia
Padova-Venezia" (pag. 18, punto 5);
RICORDATO che la procedura per l'approvazione
del Piano Regolatore Portuale (art. 5 - L. 84/1994) prevede: l'intesa
con i Comuni interessati; l'adozione del Piano da parte del Comitato
Portuale; il parere tecnico del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici; la
pronuncia di compatibilità ambientale a seguito delle procedure di VIA
o VAS; l'approvazione da parte della Regione;
RITENUTO che nella prospettiva di sviluppo del Porto
viene riscritta anche l'utilità di un opera come l'Idrovia
Padova-Venezia come canale fluviale, che oltre all'aspetto della
tutela ambientale e del rischio idrogeologico, diviene fondamentale, in
quanto navigabile, nell'ottica di realizzazione di un porto di
dimensione "regionale", dove si collochi anche il sistema
Padova quale utile "retroporto" di Venezia;
impegna la Giunta regionale
a partecipare attivamente a tutte le fasi
dell'iter amministrativo del nuovo Piano Regolatore Portuale di
Venezia, più sopra citate, chiedendo l'inserimento dei
collegamenti fluviali, dell'asse Idroviario
Fissero-Tartaro-Canalbianco e dell'Idrovia Padova-Venezia, fino
all'interporto di Padova, nel Piano di sviluppo del Distretto
portuale di Venezia, così come previsto (punto 5, pagina 18) negli
obiettivi nelle "linee guida" all'appalto pubblicato
dall'Autorità in data 8.09.2015."
La parola al consigliere Barison, per
l'illustrazione della Mozione n. 53.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
L'Idrovia Padova-Venezia è un argomento
annoso che spesso torna nelle discussioni pubbliche. Lo abbiamo sentito
oggi nella fase delle interrogazioni ed è stato discusso anche in
questi giorni a livello della provincia di Padova come tema prioritario ed
importante per la sicurezza idraulica del territorio.
Risale al 1963 il primo stanziamento di 6,6 miliardi di
lire per realizzare il collegamento Idroviario tra la zona industriale di
Padova e il canale marittimo Malamocco-Marghera nella laguna di Venezia.
Sappiamo tutti che è un'opera incompiuta e con questa mozione si
vuole affrontare il tema della programmazione di quest'opera
nell'ambito del ridisegno dello sviluppo portuale di Venezia. Quindi
è una mozione rivolta alla programmazione.
Com'è noto il Governo ha recentemente
annunciato la volontà di rivedere la governance dei porti, di
dimezzare il numero delle Autorità portuali trasformandole in
distretti logistici che comprendano anche il loro retroterra e quindi anche
gli interporti e di rendere quindi i porti più competitivi e
concorrenziali rispetto al mercato nazionale e internazionale.
Per sostenere questa riforma che prevede di trasformare
i porti in piattaforme logistiche con adeguati collegamenti ferroviari
autostradali e canali navigabili, il Ministro Delrio ha annunciato la
disponibilità di 5 miliardi di euro di investimenti pubblici.
Su questo Venezia non può farsi trovare impreparata
anche in ragione della sua collocazione geografica rispetto ai mercati
orientali e rispetto anche ai Paesi mitteleuropei.
Ora, l'Autorità portuale di Venezia, Ente a
cui afferiscono i poteri di pianificazione, indirizzo, programmazione,
coordinamento, promozione e controllo delle attività portuali, ha
avviato le procedure per rielaborare il documento fondamentale di
pianificazione dell'Autorità ossia il Piano regolatore portuale,
rivedendo quello che attuale che risale al 1965.
I capisaldi, cioè le linee guida che sono state
date come indirizzo, riguardano la realizzazione della piattaforma portuale
d'altura e la prospettiva di una estensione del porto a dimensione
regionale come "porto lungo" comprendente i porti marittimi e
fluvio-marittimi con i relativi collegamenti fluviali.
In questa prospettiva di pianificazione e programmazione
di sviluppo del porto diventa fondamentale inserire anche l'Idrovia
Padova-Venezia quale opera strategica da programmare nell'ambito di
un disegno più ampio. L'Idrovia infatti, oltre a garantire la
sicurezza idraulica del territorio, è fondamentale in quanto
navigabile nell'ottica di realizzazione di un porto di dimensione
regionale dove si collochi anche il sistema Padova quale retroporto di
Venezia.
Quindi con questa mozione si vuole impegnare la Giunta
perché partecipi attivamente a queste fasi dell'iter
amministrativo del nuovo Piano regolatore portuale ritenendo strategico
l'inserimento all'interno del futuro Piano di sviluppo i
collegamenti fluviali rappresentati dall'asse Idroviario
Fissero-Tartaro-Canalbianco e dall'Idrovia Padova-Venezia fino
all'Interporto di Padova.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
MOZIONE N. 57.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'idrovia Padova-mare è una grande opera
pubblica, progettata negli anni '50 del secolo scorso e tuttora
incompiuta; i lavori per la sua realizzazione andarono avanti a fasi
alterne fino al 1992, e in quell'anno il 60% dell'opera era
stato completato;
- oltre ai grandi vantaggi che il completamento
dell'idrovia Padova-mare apporterebbe dal punto di vista del
contenimento dell'inquinamento atmosferico (in un territorio già
pesantemente compromesso dal traffico automobilistico), l'opera in
questione viene considerata da molte Amministrazioni comunali, da
Legambiente, dalla CIA-Confederazione Italiana Agricoltori del Veneto, e da
diversi Comitati e associazioni di Cittadini come assolutamente necessaria,
data la sua importantissima funzione di canale scolmatore, a salvaguardia
dalle ricorrenti e devastanti alluvioni;
- detta considerazione ha solide basi scientifiche,
tra cui studi e modelli matematici realizzati da team di accademici di
indiscusso valore, come il Prof. Luigi D'Alpaos;
- risale al 2006, ad esempio, l'articolo
scientifico tratto dalla rivista "Padova e il suo territorio - anno
XX, n. 119 - Febbraio 2006", intitolato "I rischi di
inondazione nella provincia di Padova" che riporta immagini di
modelli matematici che prefigurano le enormi devastazioni che produrrebbero
le esondazioni di fiumi quali il Brenta e il Bacchiglione e, tra le
soluzioni proposte per arginare gli enormi danni che ne conseguirebbero,
quella del completamento dell'Idrovia viene ritenuta di grande
utilità;
CONSIDERATO CHE:
- mentre la sola alluvione del 2010 arrecò danni
per oltre 500 milioni di euro, il completamento dell'Idrovia
Padova-mare avrebbe un costo stimato in 600 milioni di euro;
- tuttavia, nonostante gli indiscussi vantaggi che il
completamento dell'opera in oggetto apporterebbe ai territori della
"terraferma" da essa attraversati, resta da chiarire un punto
critico, cioè l'impatto che essa avrà sulla Laguna di
Venezia in termini di sversamento di inquinanti e di rispetto dei parametri
fissati dal Piano Direttore, da anni in vigore;
- per questo motivo si rende assolutamente necessario
che il progetto del completamento dell'Idrovia Padova-mare venga
integrato con studi di valutazione delle dinamiche idrauliche tesi
all'individuazione delle opportune soluzioni atte ad evitare
eventuali conseguenze negative sull'ecosistema lagunare.
CONSIDERATO ALTRESÌ che:
- il Progetto di Piano di Gestione del rischio di
Alluvioni (di competenza del Distretto Idrogeografico delle Alpi Orientali)
che avrà la sua definitiva e inderogabile approvazione il 22 dicembre
2015, ha collocato i lavori di realizzazione dell'opera in oggetto,
nella "Misura di Protezione M32.1, n. 8", in una fascia
temporale non prioritaria, ovvero nella cosiddetta "2^ Fase –
A", che va dal 2022 al 2024;
- inoltre, il sopracitato Progetto di Piano di
Gestione del rischio di Alluvioni, ha previsto uno stanziamento di soli 92
milioni di euro da destinarsi all'Idrovia Padova-mare, a fronte dei
circa 600 milioni necessari per il suo completamento;
- i Comuni di Campolongo Maggiore e Fossò hanno
inviato delle osservazioni al Progetto di Piano di Gestione del rischio di
Alluvioni chiedendo che per i gravi rischi alluvionali cui è soggetto
il territorio interessato, la realizzazione dell'Idrovia venga
collocata nella scansione temporale corrispondente alla 1^ Fase A, che va
dal 2016 al 2018, e che l'importo previsto che ammonta a soli 92
milioni di euro venga adeguatamente rivisto. Dette importanti osservazioni
non sarebbero state accolte;
tutto ciò premesso e considerato,
impegna la Giunta regionale
- ad attivarsi con la massima urgenza affinché
nel Progetto di Piano di Gestione del rischio di Alluvioni (di competenza
del Distretto Idrogeografico delle Alpi Orientali) il completamento
dell'Idrovia Padova-mare venga collocato nella scansione temporale
corrispondente alla 1^ Fase A (2016-2018) e affinché l'importo
previsto di soli 92 milioni di euro venga adeguatamente rivisto;
- ad operare affinché il progetto relativo al
completamento dell'Idrovia Padova-mare venga integrato con solidi
studi delle problematiche idrauliche e dei relativi effetti ambientali
individuandone le migliori soluzioni per evitare impatti negativi
sull'ecosistema naturale della Laguna di Venezia."
La parola al consigliere Pigozzo, per
l'illustrazione della Mozione n. 57.
Bruno PIGOZZO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Sarò breve visto che le motivazioni generali sono
praticamente analoghe a quelle riportate adesso dal collega Barison per
l'altra mozione e anche tenendo conto della risposta e della replica
che abbiamo visto prima nella risposta all'interrogazione che avevo
presentato a suo tempo.
L'obiettivo è largamente atteso dai
territori, c'è un problema di programmazione e di
pianificazione, quindi la sostanza di questa mozione - che in parte si
differenzia da quella del collega Barison nel senso che lui ha trattato
l'inserimento nel Piano regionale portuale complessivo
dell'opere - entra di più nello specifico richiedendo
un'attenzione particolare su alcuni punti critici della progettazione
oltre che sui finanziamenti e sui tempi legati alla progettazione e poi
realizzazione.
Per la verità avevamo tentato di fare una sintesi
tra le due mozioni e poi si è preferito lasciarle distinte, comunque
credo che l'obiettivo è largamente condiviso e la mozione
impegna la Giunta a dar seguito alle anticipazioni fatte già prima
dall'assessore Bottacin per quanto riguarda il prosieguo rapido della
progettazione e poi dell'inserimento di quest'opera nella
realizzazione a breve-medio termine.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Pigozzo.
Ass.re Gianpaolo Enrico BOTTACIN (Zaia
Presidente)
Grazie, Presidente.
Per quanto riguarda la prima mozione ricordo che con
l'Autorità portuale ci sono già stati dei contatti e sono
in corso dei contatti con Paolo Costa proprio per quello che è stato
proposto.
Per quanto riguarda invece gli altri due aspetti che
sono contenuti nell'altro documento, come ho detto prima in risposta
all'interrogazione, è già stato inserito nel progetto di
Piano di Gestione rischio alluvioni per un importo di 534 milioni.
Per quanto riguarda il secondo aspetto, quello che
"venga integrato con solidi studi nelle problematiche
idrauliche", la supervisione viene condotta, nonostante sia stata
assegnata ad un soggetto privato la progettazione, e c'è la
supervisione del professor D'Alpaos a cui è stato dato un incarico
specifico e anche vincolato al fatto di tener conto di tutte le
osservazioni che sono pervenute da Comuni, Comitati etc..
PRESIDENTE
Grazie, assessore Bottacin.
La parola al consigliere Ruzzante.
Piero RUZZANTE (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Semplicemente: 1) per sottoscrivere la mozione Barison.
Sono due mozioni distinte e diverse come argomenti che vengono trattati; 2)
riconoscere quanto ha detto l'assessore Bottacin perché ha
già risposto nell'interrogazione quindi parzialmente gli
obiettivi della seconda mozione Pigozzo sono già stati decisi nella
risposta all'interrogazione; 3) ricordare che su questo possiamo
veramente trovare un accordo unanime di quest'Aula, perché se non ci
battiamo sulle questioni della sicurezza idraulica sui presupposti delle
indicazioni del professor D'Alpaos difficilmente siamo credibili nel nostro
territorio.
Quindi su questo faremo una battaglia qui e la faremo a
Roma dove sarà necessario recuperare questa come opera prioritaria per
la sicurezza idraulica di questo territorio.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Ruzzante.
Non ci sono altre richieste di intervento né
dichiarazioni di voto.
Passiamo alla votazione delle due mozioni.
Pongo in votazione la Mozione n.
53.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione la Mozione n.
57.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI FABIANO BARBISAN, GEROLIMETTO, FINCO, RIZZOTTO E
POSSAMAI RELATIVA A "CARNE ROSSA: L'ALLARMISMO NON FA BENE A
CONSUMATORI ED ALLEVATORI" (MOZIONE N. 54) (DELIBERAZIONE N. 83/2015)
"Il Consiglio regionale del Veneto
APPRESO CHE:
- l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC) dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha
appena pubblicato un rapporto sull'incidenza della comparsa di cancro
al colon e il consumo di carni lavorate come salumi, wurstel e
bacon;
- lo studio in questione pubblicato tra l'altro
sulla rivista scientifica The Lancet Oncology include tra i prodotti
cancerogeni anche la carne rossa "fresca" come quella del
manzo, maiale, vitello, agnello, pecora, cavallo e capre;
PREMESSO CHE:
- le carni Made in Italy sono ottenute nel rispetto
di rigidi disciplinari di produzione "doc" che assicurano il
benessere e la qualità dell'alimentazione degli
animali;
- il rapporto dell'OMS è stato redato su
scala mondiale su abitudini alimentari diverse da quelle italiane senza
tener conto che la carne prodotta in Italia non è affatto comparabile
con hamburger, hot dog, wurstel e bacon prodotti in altri Paesi come ad
esempio gli Stati Uniti;
- il consumo medio di carne degli italiani è di
78 chili a testa a fronte di un consumo di 125 chili a testa degli Stati
Uniti e 120 chili degli australiani;
- dal punto di vista qualitativo la carne italiana
è meno grassa e la trasformazione in salumi avviene con
l'utilizzo di spezie e aromi naturali senza l'uso di processi
di trasformazione per la conservazione industriale e l'aggiunta di
conservanti chimici messi sotto accusa dall'OMS;
CONSIDERATO CHE:
- la filiera zootecnica veneta vale il 13% della
produzione agroalimentare "Made in Italy" e che da anni
rispetta appositi disciplinari e controlli di qualità ed è
impegnata a garantire ai consumatori la massima sicurezza anche attraverso
la formazione, trasparenza e controllo della filiera;
- la Regione del Veneto nel 2012 ha creato il marchio
QV "Qualità Veneta" che certifica il vitello ai cereali,
il vitellone e la scottona ai cereali, regolandone l'allevamento,
l'alimentazione e la macellazione secondo precisi protocolli di
qualità;
CONSTATATO CHE:
- la produzione di carne in Veneto coinvolge circa
seimila allevamenti ripartiti tra le province con oltre 200 mila tonnellate
di carne bovina prodotta per 500 milioni di euro di fatturato e 134 mila
tonnellate di salumi e braciole di suino per poco meno di 200 milioni di
fatturato;
- in Veneto sono 1.500 le macellerie per 4.500 posti
di lavoro, oltre a 200 laboratori artigianali per circa 2 mila
addetti;
CONSIDERATO infine che:
- il consumo di carne bovina aveva già subito un
calo del 6% rispetto ai consumi registrati nel 2014, il tutto aggravato
dalla concorrenza interna europea di nazioni come la Polonia, Germania e
Francia;
- con gli allarmismi dell'OMS di questi giorni,
i consumi di carni cosiddette "rosse" sono calati fino al
15%;
tutto ciò premesso,
invita la Giunta regionale
a) a intraprendere una campagna di informazione a
difesa della carne veneta, dei prodotti da essa derivati a garanzia anche
della tutela della salute dei cittadini;
b) a intervenire presso il Governo della Repubblica
affinché si adoperi con forza presso l'Unione Europea per dare
nuovo impulso al processo di obbligo di etichettatura d'origine di
tutti gli alimenti al fine di salvaguardare i consumatori e il reddito
delle imprese agroalimentari."
La parola al consigliere Gerolimetto.
Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Questa è una delle tante mozioni che discutiamo
oggi in Consiglio regionale sul tema agricoltura purtroppo. Dico
"purtroppo" perché se discutiamo vuol dire che ci sono dei
problemi per le aziende, che hanno dei risvolti economici e sociali
importanti.
Periodicamente si innescano degli allarmismi sui
problemi dei prodotti alimentari, degli alimenti. Se il termine
"terrorismo" non fosse in questi giorni così tristemente
famoso si potrebbe definire: terrorismo alimentare.
Come tutti sapete, un rapporto dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità ha definito le carni rosse cancerogene e questo
ha fatto allarmare tutti, anche indignare tutti
Molte volte viene da chiedersi: perché, a chi giova
questo meccanismo?
Di sicuro non giova ai produttori e ai consumatori, e
anche il tempismo è un po' quasi sospetto, vorrei dire,
perché contestualmente il Parlamento europeo autorizza il consumo di
insetti, larve etc. per scopi alimentari.
A chi giova tutto questo?
Ai consumatori no di sicuro perché sono
disorientati e anche la Federazione dei medici pediatri si è allarmata
per le notizie riguardo la carne rossa che poteva essere assimilata a un
prodotto cancerogeno e hanno fatto le loro dichiarazioni.
Ma questo non è bastato: i consumi sono scesi e in
quei giorni il prodotto è calato di 10 centesimi al chilo.
Sarà poco, ma è forse molto di più quanto
poteva essere l'attesa di guadagno dei produttori. Mentre
l'allarmismo si è subito assopito, il calo del prezzo è
rimasto. Ho fatto una stima a proiezione annua sono quasi 18 milioni di
euro che i nostri allevatori non percepiscono e non è che lo
risparmino i consumatori perché al banco la carne non è
diminuita, perciò qualcuno in mezzo guadagna quei 18 milioni di euro
che i produttori perdono.
Ricordiamoci della mucca pazza o del maiale alla
diossina o i polli con la SARS, sono stati tutti allarmi che non avevano
nessuna fondatezza.
Nel 2002 ho partecipato alla raccolta di firme per
l'indicazione obbligatoria in etichetta dell'origine dei
prodotti. Nel 2002 abbiamo fatto questa raccolta di firme per una legge di
iniziativa popolare che è arrivata a questo Consiglio e questo
Consiglio prontamente l'ha adottata. Pensavamo di avere risolto
qualcosa e invece oggi, a distanza di altri 12-13 anni, siamo alle
solite.
A livello locale tutti sono d'accordo però
poi c'è tanta gente che predica bene e razzola male.
È stato ricordato prima dal collega Barbisan,
quando c'è stato da distribuire le risorse delle politiche
agricole comunitarie, a livello nazionale è stata fatta una scelta
penalizzante nei confronti del settore zootecnico.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Gerolimetto.
La parola al consigliere Azzalin.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Due brevissime considerazioni.
Noi siamo d'accordo su questa mozione
proposta.
Tracciabilità, qualità, promozione sono i
punti su cui incardinare un'azione politica amministrativa efficace
per rispondere ai problemi che investono questo settore.
Si è creato dell'allarmismo, in parte sono
ovviamente problemi veri ma che sottostanno a quella che deve essere
un'educazione alimentare consona, anche in termini di consumo.
Per cui da questo punto di vista io credo che vada bene
l'invito alla Giunta sull'informazione che deve essere data
attraverso una campagna promozionale adeguata ed articolata. Vorrei
stigmatizzare come questa mozione è carente di un punto. Quando
parliamo di garantire i consumatori, il reddito delle imprese etc. etc.,
non possiamo non porci il problema, anche qua ahinoi collega Barbisan, di
riorganizzare il Tavolo di filiera perché lei sa benissimo che se
vogliamo risolvere questi problemi questo è uno dei punti che dovremmo
affrontare.
Però mi va bene comunque così, fermo restando
che continuiamo ad essere un po' troppo sul generico. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Cari Colleghi, qui ci troviamo di fronte a un altro
esempio di terrorismo mediatico.
Non è usato a sproposito questo termine perché
quanto è successo anche in questa occasione, è il modo per
disorientare i consumatori, cioè fare in modo che invece di fidarsi di
un prodotto conosciuto si fidino di più di un marchio della grande
distribuzione organizzata che propina, a seconda delle proprie convenienze,
un prodotto che può arrivare dall'Europa o dall'altra
parte dell'Atlantico o del Pacifico.
Questo è quello che succede e quindi noi quando
parliamo di "garantire un reddito ai nostri produttori" bisogna
creare le condizioni perché i consumatori sappiano cosa esce dalle
nostre imprese agricole e dai nostri allevamenti.
Noi possiamo dire a tutti gli effetti di poter garantire
in Italia la miglior sicurezza alimentare rispetto a qualsiasi altro Paese
d'Europa e del mondo, anche perché nel nostro Paese le normative
comunitarie vengono applicate spesso in maniera ancora più realistica
del re chiedendo ai nostri produttori il rispetto di regole in maniera
così ferrea e così pedante da obbligare i nostri produttori a
delle situazioni incredibili.
Lo abbiamo visto anche con le nostre malghe in montagna
che devono essere trasformate in cliniche svizzere con tanto di piastrelle,
norme sanitarie etc., e magari andiamo in Austria, o in qualche altro Paese
europeo, hanno il letamaio davanti all'albergo dove vengono ricevuti
gli ospiti.
Questo per dire delle due l'una: se noi vogliamo
garantire competitività dobbiamo garantire a tutti la stessa base di
partenza e il rispetto delle stesse regole.
Non è possibile che i nostri imprenditori siano
chiamati a rispettare delle regole in un modo così asfissiante come
non avviene in altri Paesi d'Europa.
Dobbiamo quindi partire da questo per garantire anche
una corretta informazione. Inostri consumatori devono sapere che ciò
che esce dalle nostre imprese agricole è garanzia di salubrità e
il consumatore, se correttamente informato, deve sapere che se spende
qualcosa in più per comprare i nostri prodotti - perché hanno
costi di produzione più elevati rispetto ad altri Paesi - non butta
via i soldi ma fa un investimento a vantaggio della propria salute e della
salute dei propri cari.
Il rapporto con la grande distribuzione. Io non sono un
fanatico contro la grande distribuzione. Però dobbiamo essere
consapevoli del fatto che spesso la grande distribuzione non ha nessun
interesse a fare in modo che il consumatore abbia una adeguata informazione
della provenienza dei prodotti che va a commercializzare. Anziché
utilizzare i prodotti a marchio che vanno a certificare la provenienza
delle nostre produzioni che vengono sul mercato, spesso si promuovono
prodotti che vengono messi sul mercato con il marchio della grande
distribuzione che, in molti casi, non va a comprare il prodotto per fare un
favore al produttore veneto o toscano o quant'altro ma spesso va a
comprare il prodotto dove gli costa 1 euro in meno per poi riuscire a
posizionare sul mercato un prodotto che possa essere standardizzato nella
qualità, nell'aspetto, nel sapore. Questo fa in modo che il
consumatore si abitui a un prodotto che va abbastanza bene dimenticando i
nostri sapori, la qualità e la salubrità dei nostri prodotti.
Questo è quanto avviene.
Quindi anche nel rapporto con la grande distribuzione
noi soffriamo del fatto che la nostra produzione non è organizzata.
Mentre è molto organizzata la domanda concentrata in poche mani, non
è organizzata l'offerta e spesso i nostri produttori sono
chiamati a sopravvivere per garantire i guadagni della grande distribuzione
perché ai nostri produttori viene riservato un prezzo che è al
limite della sopravvivenza, come sta avvenendo adesso per il latte oppure
per la carne. Questo è quanto avviene.
La nostra iniziativa, quindi, è quella di garantire
una corretta informazione per fare in modo che se i nostri consumatori sono
oggetto di azioni di terrorismo mediatico, come in questo caso sulla
questione della carne rossa, sappiano resistere ed essere fidelizzati ai
nostri produttori.
La corretta informazione garantisce la fidelizzazione
dei consumatori in modo tale che, nonostante gli attacchi mediatici, ci sia
questa fiducia che è alla base del rapporto che ci deve essere tra i
consumatori e i nostri produttori.
Differentemente da questo ci troveremo periodicamente
oggetto di queste incursioni animali-ambientaliste-vegane. Nella misura in
cui noi garantiamo corretta informazione, garantiamo la difesa e
prospettive di reddito ai nostri imprenditori.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Barbisan.
Fabiano BARBISAN (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Velocissimo per non tediarvi.
Visto che siamo stati tirati in ballo, perché far
intervenire Roma prima della Regione?
Valtellina, è una località ben conosciuta in
Lombardia, non c'entra niente col QV. Informatevi bene perché
quello che vi dico è sicuramente verità.
Non esiste un grammo di carne, non potrà mai
esistere e non è mai esistito, nella bresaola della Valtellina che sia
carne italiana. Informatevi. Per lo speck dell'Alto Adige - altra
Regione fuori dal QV - la carne, la materia prima, la cosiddetta baffa
cioè la coscia disossata, è sicuramente 100% carne
tedesca.
Poi, Patrizia Bartelle, parliamo dell'insalata
magari.
Quando nel 2010 c'è stato lo scandalo della
diossina nella carne del maiale di Germania, cosa era successo? Semplice:
per fare il mangime, quel mangime col quale si alimentano gli animali, si
usa un coadiuvante, cioè le varie percentuali - siccome hanno peso
specifico diverso – per restare legate devono avere un legante, un
coadiuvante che normalmente è un olio, l'olio di palma, i
tedeschi hanno pensato bene di usare l'olio esausto, l'olio
bruciato per così dire. Era marzo-aprile e hanno gridato allo scandalo
nel mese di giugno.
Ora, siccome per stagionare gli speck ci vogliono dai da
quattro a sei mesi, da aprile a giugno in avanti avete sentito scandalo
sugli speck che erano in Italia? No.
Avete sentito uno scandalo durante l'anno,
aggiungo, su una tra le marche di prosciutto più famose che degustiamo
come il prosciutto di Sauris? Quanti allevamenti ci sono a Sauris, chi ha
avuto la possibilità di andarci o ci è passato?
Quindi non vi tedio su altre cose.
L'OMS ha fatto nient'altro che uno studio
compiuto molto, io dico, male perché non ha spiegato perché
l'unico alimento al mondo presente in tutte le tavole a tutte le
latitudini è la carne, perché anche al Polo Nord magari mangiano
la carne dell'orso bianco. L'OMS ha preso un alimento presente
in tutto il mondo e hanno tratto delle conclusioni perché hanno
scoperto che mangiando oltre i 50 grammi al giorno di carne preparata,
cioè condita con i polifosfati cosiddetti antiossidanti, e 100 grammi
di carne rossa può portare al 5% di persone che possono fare il cancro
al colon; sopra i 45 anni arriviamo ad aumentare il 18%, quindi qualcosa di
più di questo 5% e compresi i vegani, cioè quelli che non
mangiano carne, perché fanno parte anche loro del 5%... magari lo
respirano.
Quindi siamo ben sinceri e tranquilli almeno tra noi di
cosa vogliamo fare e su cosa vogliamo andare a parare, perché noi
siamo una Regione veramente col fiore all'occhiello per la
sicurezza.
Questa è la richiesta di questa mozione e questa
è la richiesta che, parlandone con il consigliere Azzalin, cercheremo
poi di mettere in piedi. Grazie a tutti.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Massimo GIORGETTI
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barbisan.
La parola al consigliere Gerolimetto.
Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
L'OMS ha fatto questo studio, però poi
l'ha comunicato male.
Se grida allo scandalo per questo, perché
l'OMS non ha detto una parola sulle carni che importiamo dagli Stati
Uniti d'America che sono estrogenate? Hanno gli estrogeni e le
importiamo per i trattati comunitari.
Allora dobbiamo fare informazione anche su cosa
importiamo in alternativa ai nostri prodotti sapendo che non riusciamo a
produrre neanche il 50% di quello che consumiamo.
Volevo spendere due parole sul "parliamo bene e
razzoliamo male". L'anno scorso c'è stata la riforma
della politica agricola comunitaria che ha distribuito i fondi che poi sono
nostri, non della Comunità Europea. C'era un plafond costituito
dalle attività di ogni Paese membro e quindi dove c'è
maggiore attività - parliamo della pianura padana e degli allevamenti
che hanno fatto ingenti investimenti – corrisponde un plafond
più grande.
Il Governo l'anno scorso ha ben pensato, col voto
contrario del Veneto, di distribuire il plafond assegnato all'Italia.
Poteva farlo a livello regionale ma non l'ha fatto, l'ha
distribuito a livello nazionale.
Su dei pascoli dove vanno le pecore pioverà qualche
centinaio di milioni di euro che non sanno neanche perché e non
produrranno nulla di investimenti, mentre alla zootecnica veneta, che ha il
40% della produzione nazionale, viene tagliato il 40%.
Quindi mentre noi stiamo parlando l'integrazione
al reddito degli allevatori di carne avrà un taglio del 40% e non
è che negli ultimi 10 anni abbiano fatto festa i produttori
perché se si è ridotta la produzione del 25% negli ultimi 10 anni
vuol dire che non c'era da guadagnare.
Paradossalmente oggi si sta ragionando, Regione e
Governo centrale, su come assegnare le quote dei vigneti per quanto
riguarda il 2016. Sapete che cesseranno le quote e ci saranno le
autorizzazioni, l'1% della superficie sarà distribuita a livello
nazionale. Come Veneto andrebbe bene ad averla a livello regionale, ma la
proposta è di farla a livello nazionale; quindi oggi siamo penalizzati
per la scelta regionale.
In un modo o nell'altro noi siamo sempre oggetto
di danno dalle azioni di questo Governo e questo lo devo dire.
La PAC l'hanno approvata senza il voto del Veneto.
Oggi il nostro Assessore si è espresso in maniera contraria nella
Conferenza. Speriamo che in questo caso si riesca almeno ad avere un
po' di giustizia.
Ringrazio l'Assessore per il lavoro che sta
facendo in questo caso per l'agricoltura, anche se oggi parliamo di
zootecnia che certamente sarà da riprendere quando ci sarà la
riforma di medio termine nel 2018.
Mi auguro che con la riforma di medio termine del 2018 i
buoni propositi che abbiamo in questa sede li portiamo anche nelle nostre
strutture a livello nazionale, perché le decisioni si prendono
là. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Gerolimetto.
Non ci sono altri interventi.
È stato presentato un emendamento che è
già stato distribuito.
Emendamento n. A0001 presentato dal consigliere
Barbisan, che prevede:
il primo alinea, dopo 'Premesso che', è
così sostituito:
"- le carni prodotte in Italia sono ottenute nel
rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e
la qualità dell'alimentazione degli animali, molte delle quali
hanno ottenuto il marchio 'IGP'".
Non ci sono interventi.
Pongo in votazione l'emendamento n.
A0001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
A questo punto passiamo alla votazione della
mozione.
"Il Consiglio regionale del Veneto
APPRESO CHE:
l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul
Cancro (IARC) dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha
appena pubblicato un rapporto sull'incidenza della comparsa di cancro
al colon e il consumo di carni lavorate come salumi, wurstel e
bacon;
lo studio in questione pubblicato tra l'altro
sulla rivista scientifica The Lancet Oncology include tra i prodotti
cancerogeni anche la carne rossa "fresca" come quella del
manzo, maiale, vitello, agnello, pecora, cavallo e capre;
PREMESSO CHE:
le carni Made in Italy sono ottenute nel rispetto di
rigidi disciplinari di produzione "doc" che assicurano il
benessere e la qualità dell'alimentazione degli
animali;
il rapporto dell'OMS è stato redato su
scala mondiale su abitudini alimentari diverse da quelle italiane senza
tener conto che la carne prodotta in Italia non è affatto comparabile
con hamburger, hot dog, wurstel e bacon prodotti in altri Paesi come ad
esempio gli Stati Uniti;
il consumo medio di carne degli italiani è di 78
chili a testa a fronte di un consumo di 125 chili a testa degli Stati Uniti
e 120 chili degli australiani;
dal punto di vista qualitativo la carne italiana
è meno grassa e la trasformazione in salumi avviene con
l'utilizzo di spezie e aromi naturali senza l'uso di processi
di trasformazione per la conservazione industriale e l'aggiunta di
conservanti chimici messi sotto accusa dall'OMS;
CONSIDERATO CHE:
la filiera zootecnica veneta vale il 13% della
produzione agroalimentare "Made in Italy" e che da anni
rispetta appositi disciplinari e controlli di qualità ed è
impegnata a garantire ai consumatori la massima sicurezza anche attraverso
la formazione, trasparenza e controllo della filiera;
la Regione del Veneto nel 2012 ha creato il marchio
QV "Qualità Veneta" che certifica il vitello ai cereali,
il vitellone e la scottona ai cereali, regolandone l'allevamento,
l'alimentazione e la macellazione secondo precisi protocolli di
qualità;
CONSTATATO CHE:
la produzione di carne in Veneto coinvolge circa
seimila allevamenti ripartiti tra le province con oltre 200 mila tonnellate
di carne bovina prodotta per 500 milioni di euro di fatturato e 134 mila
tonnellate di salumi e braciole di suino per poco meno di 200 milioni di
fatturato;
in Veneto sono 1.500 le macellerie per 4.500 posti di
lavoro, oltre a 200 laboratori artigianali per circa 2.000
addetti;
CONSIDERATO infine che:
il consumo di carne bovina aveva già subito un
calo del 6% rispetto ai consumi registrati nel 2014, il tutto aggravato
dalla concorrenza interna europea di nazioni come la Polonia, Germania e
Francia;
con gli allarmismi dell'OMS di questi giorni, i
consumi di carni cosiddette "rosse" sono calati fino al
15%;
tutto ciò premesso,
invita la Giunta regionale
a) a intraprendere una campagna di informazione a
difesa della carne veneta, dei prodotti da essa derivati a garanzia anche
della tutela della salute dei cittadini;
b) a intervenire presso il Governo della Repubblica
affinché si adoperi con forza presso l'Unione Europea per dare
nuovo impulso al processo di obbligo di etichettatura d'origine di
tutti gli alimenti al fine di salvaguardare i consumatori e il reddito
delle imprese agroalimentari."
Pongo in votazione la Mozione n. 54, come
emendata.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI FINCO, CIAMBETTI, VALDEGAMBERI, GIDONI,
RIZZOTTO, FABIANO BARBISAN, FINOZZI, GEROLIMETTO, MONTAGNOLI, SANDONà,
BORON E POSSAMAI RELATIVA A "ALLARME NELL'AGROALIMENTARE: STOP
AGLI ACCORDI TRA USA E UE" (MOZIONE N. 55) (DELIBERAZIONE N. 84/2015)
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- il Trattato transatlantico per il commercio e gli
investimenti (TTIP) è un accordo commerciale di libero scambio in
corso di negoziazione tra l'Unione Europea e gli Stati Uniti
d'America;
- l'obiettivo del trattato è di abolire i
dazi doganali uniformando i regolamenti dei due continenti per consentire
la libera circolazione di merci, investimenti, servizi e appalti
esautorando, di fatto, il controllo dei singoli Stati;
APPRESO che molte associazioni, sia nazionali sia
europee (quali ad esempio Slow Food, Nomisma e tante altre), hanno
evidenziato che l'uniformazione dei regolamenti tra Usa e Ue
porterà ad un indebolimento delle normative europee in fatto di
salute, sicurezza e sostenibilità e ad un aumento del potere del
ricatto delle multinazionali, in particolare per quanto riguarda le norme
di risoluzione delle controversie tra Stati e investitori
esteri;
CONSIDERATO CHE:
- in particolare, sul piano agroalimentare, verrebbe
imposto un drastico accordo al ribasso su alcune garanzie essenziali: quali
la qualità dei prodotti alimentari legata agli standard sull'uso
di pesticidi, degli ormoni negli allevamenti degli animali destinati
all'alimentazione, degli OGM, dell'obbligo
dell'etichettatura del cibo, tutti ambiti nei quali la legislazione
europea offre al cittadino-consumatore tutele inesistenti negli
USA;
- la bozza del trattato conterrebbe limitazioni sulle
leggi che i Governi partecipanti potrebbero adottare per regolamentare
diversi settori economici, in particolare banche, assicurazioni,
telecomunicazioni e servizi postali;
- secondo la stessa Commissione Europea tra i
contenuti del trattato ci sarà l'introduzione di un arbitrato
internazionale che permetterà alle imprese di aggirare i sistemi
giudiziari ordinari e citare in giudizio i governi dei paesi europei,
qualora questi portassero avanti legislazioni che, potenzialmente, possano
mettere in discussione le aspettative di profitto delle imprese
stesse;
APPRESO, inoltre, che:
- è stato da poco pubblicato uno studio del
Global Development and Environment Institute della Tufts University del
Massachusetts il quale evidenzia come il trattato non porterebbe alcun
beneficio soprattutto ai cittadini dell'Unione Europea, ribaltando le
previsioni di crescita economica portate avanti da centri studi alcuni
sovvenzionati dalla stessa Commissione Europea e in chiaro conflitto di
interesse;
- anche le valutazioni d'impatto della stessa
Commissione dimostrano che al massimo il TTIP porterebbe a una crescita
dello 0,05 per cento del PIL europeo, a fronte di una massiccia
liberalizzazione che causerebbe significative ripercussioni negative
soprattutto nel settore agroalimentare con l'ingresso di merci e
alimenti di "dubbia" qualità;
tutto ciò premesso,
invita la Giunta regionale
a intervenire presso il Governo della Repubblica
affinché si faccia promotore in sede europea, di tutelare
l'economia agroalimentare italiana basata sulla biodiversità e a
introdurre nella discussione in seno ai negoziati, clausole volte a
tutelare i prodotti made in Italy."
La parola al consigliere Finco.
Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
Questa giornata l'abbiamo dedicata in particolar
modo all'agricoltura, a tutto il settore della zootecnica. Però
molti riferimenti che sono stati fatti oggi sulla sicurezza alimentare,
sulla qualità dei nostri prodotti, necessitano di una riflessione
anche su quanto sta accadendo a livello comunitario su questo tipo di
trattato che la Commissione europea sta portando avanti con gli Stati Uniti
d'America.
È una sorta di blocco a livello dei due continenti
contro le principali economie emergenti, che sono la Cina, l'India,
il Brasile. Un blocco che andrebbe ad eliminare i dazi doganali, per
consentire prima di tutto una regolamentazione unica per quello che
riguarda la gran parte dei nostri prodotti ma soprattutto per consentire la
libera circolazione di merci, investimenti, servizi e appalti.
Ciò provocando che cosa? Provocando sicuramente una
perdita di quella sicurezza alimentare e di quello che ha sempre
caratterizzato l'agroalimentare italiano in particolar modo,
perché sappiamo che a livello europeo non tutti rispettano i
disciplinari come li rispettiamo noi ma sappiamo che questi territori, in
particolar modo il nostro Veneto, ha sempre fatto dell'agroalimentare
un fiore all'occhiello della sua economia grazie a tantissimi
prodotti che sono tutelati da marchi comunitari.
Purtroppo questo trattato, del quale si sente poco
parlare perché ovviamente è un trattato che interessa tanto alle
lobby di potere ed è meglio che la gente poco ne sappia, sta
producendo e produrrà inevitabili problemi in tutti i nostri
settori.
Abbiamo parlato fino ad ora di agroalimentare. Su 20
mozioni 8 riguardano la nostra agricoltura vuol dire che questo è un
settore al quale tutti quanti abbiamo un grande interesse al di là dei
colori politici. Quello che si sta nascondendo nelle stanze di potere a
livello internazionale andrà a distruggere tutta questa ricchezza che
abbiamo costruito in tanti anni grazie anche all'attenzione che hanno
avuto i nostri agricoltori, ma soprattutto il trattato che si sta portando
avanti andrà poi a sanzionare quei Paesi che introdurranno delle
politiche di tutela dei propri prodotti, delle normative per quello che
riguarda la sicurezza alimentare, delle normative che riguardano per la
produzione degli alimenti e anche la sicurezza per quello che riguarda il
nostro ambiente.
Tutto in favore di che cosa? Tutto in favore del dio
denaro perché purtroppo abbiamo visto che questa Europa ci ha abituato
che tutto è basato sul denaro e non sulla qualità.
Questo sta a testimoniare che l'Europa è vero
che ha molti lati positivi ma ha anche molti lati negativi e spesso
rappresenta un cancro per le nostre imprese soprattutto se determinate
iniziative sono avvallate anche dai Governi nazionali.
Dopo parlerò anche dei dazi che sono stati messi
alla Russia, anche queste sono altre politiche folli che vanno a
penalizzare chi sostanzialmente? Non vanno di sicuro a penalizzare la
Russia bensì i nostri produttori locali.
Quello che i proponenti chiedono con questa mozione
quindi è di intervenire presso il Governo centrale per la tutela
principale dell'economia agroalimentare italiana basata soprattutto
sulla biodiversità e introdurre, nella discussione in seno ai
negoziati, clausole che riguardano la tutela in particolar modo del made in
Italy che, come dicevo prima, è il fiore all'occhiello di tutta
la produzione agroalimentare di questo Paese. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Finco.
La parola al consigliere Azzalin.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Brevemente. Mi sfugge il senso di questa mozione. Se
considero la dichiarazione finale del collega Finco che parla di
"bisogna impegnare il Governo per tutelare i prodotti made in
Italy", non ci piove: siamo perfettamente d'accordo. Per cui
sul dispositivo potrei fare una votazione separata e sono d'accordo,
insomma è un impegno che mi sento di condividere.
Tuttavia credo che se parliamo di tutela e poi parliamo
di accordo bilaterale e commerciale con gli Stati Uniti non è che le
cose coincidono, ovvero: se c'è l'accordo non
c'è tutela, non c'è garanzia sul piano della
sicurezza alimentare.
Io dico che bisognerebbe prima vedere, collega Finco e
poi magari valutiamo.
Penso che sia opportuno esprimere anche delle
valutazioni nel merito concrete, per esempio, vediamo quali sono gli
interessi. Ieri ho partecipato a Verona a un interessantissimo convegno
sull'agroalimentare in particolare sulla produzione vitivinicola e
sulle problematiche ad esso connesse. Sapete a quanto ammonta
l'export verso gli Stati Uniti dell'agroalimentare e del vino?
Noi esportiamo il valore di 3 miliardi di agroalimentare negli Stati Uniti,
1 miliardo è il prodotto vinicolo.
Allora mi domando: noi non possiamo ragionare per la
tutela dei delle nostre aziende e dei nostri produttori, che è
opportuno un accordo anche commerciale? Perché altrimenti non capisco
cos'è la tutela.
La tutela deve annoverare un problema di carattere
commerciale ed economico e deve annoverare anche implicitamente un discorso
di sicurezza.
Collega Finco, non sta scritto da nessuna parte che io
faccio un accordo e quell'accordo mi prevede un superamento di quelle
che sono le caratteristiche e la sicurezza agroalimentare. Andiamo a vedere
cosa comporta questo accordo sul piano della sicurezza e poi dopo valutiamo
e decideremo.
Il principio di precauzione usiamolo in altre direzioni.
In questo caso mi sembra un po' troppo anticipatore di una
preoccupazione che magari poi scopriremo di non avere.
Per cui io non sono d'accordo sulla mozione. Noi
pensiamo che gli accordi vadano portati avanti, devono essere verificati
prima di esprimere un giudizio di merito, per cui ci asteniamo.
Troviamo improprio questo collegamento che si fa accordo
commerciale/non sicurezza, perché: noi vogliamo potenziare, sostenere
il marketing e le nostre aziende, per poi incentivare l'export e
quant'altro m diciamo "attenzione, se facciamo degli accordi in
questo senso, non va bene". Allora vorrei capire cosa va bene!
Ecco perché trovo inopportuno fare questo
sillogismo sul discorso export/non sicurezza ma penso invece che sia il
caso di andare a vedere veramente cosa comporta questo impegno.
C'è un interessante servizio, molto
appropriato, che fa la struttura per quanto riguarda la fornitura ai
Consiglieri di tutti i regolamenti e i provvedimenti che vengono attuati a
livello europeo. Andiamo a leggere anche solo il titolo, entriamo nel
merito e vediamo come l'Europa sul piano anche della sicurezza
alimentare c'è.
Probabilmente ci sono delle questioni che vanno superate
e magari affinate quando si ha a che fare con 27 Paesi, ma non mi pare che
possiamo esternare un giudizio di completa inaffidabilità ed
insicurezza rispetto all'Europa in questo tema. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Gerolimetto.
Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Il Consiglio dei Ministri europeo ha approvato la
denominazione di una carne proveniente dagli Stati Uniti dichiarando che
possono scrivere "carne di alta qualità" in quanto negli
ultimi 90 giorni è stata alimentata almeno con il 60% di cereali. E
prima, per l'altro 40%, cosa hanno mangiato gli animali?
Chi è andato a visitare qualche allevamento negli
Stati Uniti o nel Messico ha avuto una grande sorpresa: non c'era una
mosca!
Un allevamento dove non ci sono mosche? Perché
quello che gli animali mangiavano era tale da far sterilizzare anche le
mosche.
Ci deve essere una preoccupazione preventiva conoscendo
i meccanismi che ci sono sia nel nord America che nel sud America,
perché importiamo molto anche dal sud America. Una particolare
attenzione sui metodi di produzione è a salvaguardia non solo delle
nostre imprese ma a salvaguardia della salute dei cittadini europei.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Gerolimetto.
Se non ci sono altri interventi, passiamo alla
votazione.
Pongo in votazione la Mozione n. 55.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAL CONSIGLIERE BERLATO RELATIVA A "LA GIUNTA REGIONALE
FACCIA QUANTO POSSIBILE PER TUTELARE LE IMPRESE VENETE CHE HANNO
PARTICOLARI RAPPORTI COMMERCIALI CON LA RUSSIA. L'EXPORT DELLE NOSTRE
IMPRESE è STATO ULTIMAMENTE COMPROMESSO DALLE SANZIONI INFLITTE
DALL'EUROPA ALLA FEDERAZIONE RUSSA. LA POLITICA ESTERA
DELL'EUROPA NEI CONFRONTI DELLA RUSSIA, CAUSA CRISI UCRAINA E
SIRIANA, STA PENALIZZANDO LA NOSTRA ECONOMIA" (MOZIONE N. 28) (DELIBERAZIONE N. 85/2015)
E
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI CASALI, BASSI, CONTE E NEGRO RELATIVA A
"BLOCCARE L'EMBARGO IN RUSSIA: è NECESSARIO INTERVENIRE
PER EVITARE DANNI IRREPARABILI ALLE IMPRESE ITALIANE E VENETE" (MOZIONE N. 44) (DELIBERAZIONE N. 86/2015)
La Mozione n. 28 è molto simile alla Mozione n. 44,
sono sull'embargo russo, facciamo una discussione unica e poi
naturalmente facciamo il voto separato.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- a seguito della crisi in Ucraina, che vede uno
scontro diplomatico tra la Repubblica Ucraina e la Federazione Russa per la
sovranità di un territorio conteso da entrambe le nazioni,
l'Europa ha deciso di intervenire imponendo pesanti sanzioni alla
Russia;
- tali sanzioni sono state firmate anche dal Governo
italiano pregiudicando i buoni rapporti con la Russia;
CONSIDERATO CHE:
- la politica estera europea, contemporaneamente alla
questione ucraina, ha deciso di non sostenere la Russia nel suo impegno
siriano di appoggio al legittimo governo Assad di fatto sposando le tesi
statunitensi;
- tali decisioni europee, per le quali anche il
nostro Governo è responsabile, ha ulteriormente peggiorato i rapporti
diplomatici e di conseguenza commerciali con la Russia;
RITENUTO CHE:
- queste decisioni di chiusura politico-diplomatica
dell'Europa non sono lo strumento adeguato per risolvere le tensioni
internazionali;
- con la Federazione Russa l'Italia negli
ultimi anni aveva instaurato un dialogo proficuo e di collaborazione che
doveva essere mantenuto e rafforzato proprio in questo momento di
incertezza internazionale;
- anche a livello regionale, proprio a seguito di
questo dialogo diplomatico, la Regione del Veneto si era impegnata ad
intensificare i rapporti con l'est Europa nella convinzione che
maggiori scambi commerciali ed economici avrebbero rafforzato anche la
nostra politica estera nazionale trovando nel Governo russo altrettanta
apertura e disponibilità;
- il venir meno ora di questa "apertura"
per discutibili logiche di politica estera del nostro Governo appiattitosi
sulle decisioni di Bruxelles a sua volta condizionato dalla politica estera
statunitense, sta vanificando il lavoro fatto dalla nostra Regione e
soprattutto sta mettendo in ginocchio l'export delle nostre
aziende;
VALUTANDO CHE:
- tale situazione non sia ben capita a livello
nazionale e solo una presa di posizione forte delle nostre istituzioni, in
primis la Regione del Veneto, possa determinare un ripensamento della
politica estera italiana con lo scopo, non ultimo, di riaprire un dialogo
con il Governo russo in un contesto europeo ed internazionale più
ampio;
- solo attraverso l'intensificarsi degli scambi
commerciali, rafforzando i rapporti economici, favorendo l'export,
avremo una politica europea più incisiva, attenta agli equilibri delle
aree di confine come la nostra Regione e, non da ultimo, acquisendo come
Europa un ruolo politico-internazionale di prestigio;
impegna la Giunta regionale
ad intraprendere un'azione forte e decisa nei
confronti del Governo affinché riveda totalmente i rapporti
diplomatici con la Federazione Russa, si faccia promotore in ambito europeo
affinché vengano tolte le sanzioni commerciali alla Russia e si
favorisca ogni forma di azione politica a tutela delle imprese venete che
lavorano esportando con l'est Europa ed in modo particolare con la
Russia."
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Qui abbiamo la dimostrazione dell'atteggiamento
schizofrenico dell'Europa perché si tratta di schizofrenia che
può essere anche giustificata da interessi diversi ma diventa quanto
mai incomprensibile che il nostro Paese segua questo atteggiamento
schizofrenico da parte delle multinazionali e di interessi che collidono
con quelli nazionali italiani.
Per effetto di questa posizione che ha assunto
l'Europa nei confronti della Russia per effetto della crisi
dell'Ucraina e quindi con quel ricongiungimento della Crimea alla
Russia, abbiamo assistito a questa presa di posizione da parte
dell'Europa con l'approvazione di sanzioni economiche
pesantissime nei confronti della Russia, sanzioni che hanno creato dei
problemi ingentissimi alla nostra economia italiana e veneta, problemi che
hanno comportato ripercussioni di notevole gravità per moltissime
delle nostre imprese, che per effetto delle politiche dei Governi
precedenti che avevano favorito interscambi commerciali tra la nostra
Regione, il nostro Paese e la Russia, avevano investito in questi tipi di
rapporti, avevano incrementato gli interscambi e poi, per effetto di questa
decisione, ci ritroviamo con i nostri imprenditori che vedono vanificare
anni e anni di investimenti.
Del resto questa posizione schizofrenica la andiamo
ancora adesso a constatare con la lotta al terrorismo.
Molto tempo fa Vladimir Putin, che ritengo essere il
leader più lungimirante e più capace tra quelli viventi in tutto
il mondo, prende una posizione molto chiara nella lotta al terrorismo e
cosa fa l'intellighenzia europea? Anziché agevolare, aiutare e
allearsi nella lotta al terrorismo, che è un nemico di tutta
l'Europa e non solo dell'Europa, in questa fase vediamo,
probabilmente, una disposizione degli Stati Uniti. "Una"
perché l'altra è quella dell'accelerazione
dell'ingresso della Turchia in Europa. Altra cosa a mio avviso
demenziale, che qualcuno spiega dicendo che: se la Turchia entra in Europa
è il ponte dell'Europa verso l'Islam. Ma in realtà
è esattamente il contrario perché è il ponte
dell'Islam verso l'Europa.
Oltre a questo, ci troviamo di fronte ad una aggressione
come quella perpetrata a danno di quell'aereo russo che stava
combattendo i terroristi. L'aereo russo è stato abbattuto. Ho
visto tante manifestazioni di solidarietà per tante vittime di atti
terroristici e quant'altro ma ne ho viste poche manifestazioni di
solidarietà nei confronti di quei due soldati che, in adempimento del
loro dovere, sono andati a combattere i terroristi, uno di questi è
stato massacrato nell'indifferenza generale. Allora perché nei
confronti di questi soldati non viene espressa la stessa solidarietà
rispetto ad altre vittime del terrorismo, visto che questi sono stati
abbattuti per espressa volontà del Governo turco?
Qualcuno si sta rendendo conto della lungimiranza di
Vladimir Putin che è quello tra i leader che sta difendendo quei
valori in cui molti di noi si riconoscono e che in Europa non si ha il
coraggio di difendere forse per opportunismo o perché qualcuno ha
già pensato che la lotta al terrorismo sia già persa. Qualcuno
sta lavorando per tentare di trattare la resa con i terroristi non per
sconfiggerli pensando, come fa il nostro Governo non intervenendo con la
coalizione internazionale, di mettersi al riparo da azioni terroristiche
mentre Putin sta attuando sanzioni economiche nei confronti del Governo
turco l'Europa regala 3 miliardi di euro alla Turchia nella speranza
che si tenga i presunti profughi o migranti o quant'altro. Pazzia
pura, schizofrenia pura!
Ora che qualcuno che ha interessi diversi possa attuare
queste politiche suicide posso anche capirlo, ma che il Governo italiano si
presti a queste manovre che sono suicide è una cosa
incomprensibile.
Ecco il motivo per il quale credo sia importante far
sentire la nostra voce. Noi siamo qui per fare in modo di dare il nostro
segnale come Regione Veneto ma credo che in questa fase ognuno di noi deve
fare la sua parte. Anche se il vento dell'interesse comunitario
soffia in una direzione diversa rispetto alla nostra noi dovremo avere il
coraggio di dire ad alta voce come la pensiamo creando una netta
distinzione tra le azioni suicide del Governo e il nostro modo di sentire,
che è condiviso credo dalla stragrande maggioranza dei cittadini
veneti.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
MOZIONE N. 44.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- la scorsa estate è scattato il primo
anniversario dell'entrata in vigore dell'embargo in Russia sui
prodotti alimentare d'importazione deciso dal leader russo il 6
agosto del 2014 in reazione alle sanzioni dell'Unione
europea;
- a causa dell'Embargo il rischio di perdite
delle esportazioni italiane ammonta a circa 3 miliardi di euro su un totale
di esportazioni di beni italiani nel mondo di 400 miliardi;
- secondo uno studio della Coldiretti l'embargo
è costato all'Italia circa 240 milioni di euro in un anno SOLO
di mancato export nei prodotti agroalimentari Made in Italy direttamente
colpiti, ma le perdite sono nettamente maggiori se si considerano gli
effetti indiretti che riguardano gli altri settori;
- il 6 agosto scorso è entrato in vigore in
Russia il decreto che ordina la distruzione dei prodotti alimentari colpiti
dall'embargo, firmato dal Presidente russo Vladimir Putin il 29
giugno 2015;
- la crisi e il conflitto in Ucraina hanno spinto
l'Unione europea a varare misure restrittive, nei confronti
dell'Export tecnologico verso la Russia e delle sue
Banche;
- le sanzioni, imposte nel luglio del 2014,
colpiscono i settori della difesa, dell'energia e del sistema
bancario russo, e sono la risposta della Ue all'annessione della
Crimea da parte di Mosca;
- il perdurare della crisi ucraina rischia di
determinare ulteriori e più gravi misure sanzionatorie e
restrizioni;
RILEVATO CHE:
- le sanzioni e le ritorsioni russe hanno pesato
notevolmente sull'interscambio tra Italia e Russia. Il 2014 ha
coinciso con la prima vera battuta d'arresto dai tempi della crisi
del 2008-2009. Le esportazioni italiane sono infatti scese dell'11,6%
a quota 9,5 miliardi e quelle russe hanno perso il 20% a quota 16 miliardi.
Inoltre, a giudicare
dall'andamento dei primi mesi del 2015, la tendenza al ribasso si sta
accentuando: nei primi mesi il made in Italy ha accusato una flessione del
30 per cento;
- la guerra delle sanzioni tra Europa e Russia sta
determinando danni ingentissimi, non solo congiunturali ma anche
strutturali, alle imprese del Veneto, dell'Italia e
dell'Europa;
- penalizzazioni, danni commerciali ed economici si
sono già verificati e sono destinati ad aumentare in modo
significativo, per una sorta di effetto domino nell'agroalimentare e
nei comparti produttivi ed economici, dell'industria, artigianato,
turismo e turismo;
CONSIDERATO CHE:
- a seguito della crisi in Ucraina, che vede uno
scontro diplomatico tra la Repubblica Ucraina e la Federazione Russa per la
sovranità di un territorio conteso da entrambe le nazioni,
l'Europa è intervenuta imponendo pesanti sanzioni alla Russia e
tali sanzioni sono state firmate anche dal Governo italiano pregiudicando
così i buoni rapporti intercorsi con la Russia fino a quel
momento;
- la Russia ha reagito alle sanzioni vietando
importazioni dalla UE, oltre che da Stati Uniti, Canada, Australia,
Norvegia;
- tali decisioni europee, per le quali anche il
nostro Governo è responsabile, hanno devastato i rapporti diplomatici
e di conseguenza commerciali con la Russia;
- l'entità delle risorse previste dalle
misure di sostegno dell'Ue è assolutamente inadeguata rispetto
alle previsioni del danno provocato dall'embargo dato che restano
esclusi tutti i prodotti diversi dall'ortofrutta e dal latte, burro e
formaggi DOP/IGP;
RITENUTO CHE:
- debbano essere superati sanzioni ed embarghi e,
conseguentemente, ripristinati i canali e i flussi commerciali avviati e
consolidati nel tempo con investimenti economici significativi e in termini
di tempo;
- la chiusura politico-diplomatica non è lo
strumento adeguato per risolvere le tensioni internazionali;
- con la Federazione Russa l'Italia negli
ultimi anni precedenti all'Embargo aveva instaurato un dialogo
proficuo e di collaborazione che occorre riprendere e mantenere in questo
momento di incertezza economica internazionale;
- la Regione del Veneto si era impegnata ad
intensificare i rapporti con l'Est Europa nell'ottica di
rafforzare gli scambi commerciali ed economici che avrebbero a loro volta
rafforzato anche la nostra politica estera;
- la chiusura del dialogo, dovuta a discutibili
logiche di politica estera del nostro Governo sulle decisioni assunte a
Bruxelles, e a loro volta condizionate dalla politica statunitense, sta
vanificando il lavoro intrapreso dalla nostra Regione anni
addietro;
- vada sostenuto il sistema di filiera che concorre
ad occupare quote di mercato caratterizzate da livelli di elevata
qualità e reddito;
VALUTANDO CHE:
- il sollevamento dell'economia nazionale e la
concorrenzialità delle nostre aziende passa soprattutto
dall'export;
- solo attraverso l'intensificarsi di scambi
commerciali avremo una politica europea incisiva e nel contempo attenta
agli equilibri delle aree di confine, tornando ad un ruolo
politico-internazionale di prestigio;
- la Regione del Veneto può determinare un
ripensamento della politica estera nazionale al fine di riavviare un
dialogo con il Governo russo in un contesto europeo ed internazionale
più ampio;
impegna la Giunta regionale
ad attivarsi presso il Governo nazionale, la
Commissione UE e il Parlamento europeo:
- ad attivare ogni azione politico-diplomatica
necessaria a superare lo stato di sanzioni e l'impasse provocato
dall'embargo che sta mettendo in ginocchio l'export delle
aziende italiane e venete;
- ad intraprendere una serie di azioni forti e decise
nei confronti del Governo affinché riveda i rapporti diplomatici con
la Federazione Russa e si faccia portavoce in ambito europeo al fine di
rimuovere le sanzioni commerciali alla Russia;
- a definire regimi di intervento articolati e
modulati al fine di tutelare le imprese venete e italiane che lavorano
esportando con l'est Europa ed in modo particolare con la
Russia."
La parola al consigliere Casali, per la presentazione
della Mozione n. 44.
Stefano CASALI (Lista Tosi per il
Veneto)
Grazie, Presidente.
La mozione che abbiamo presentato io e i Colleghi Bassi,
Conte e Negro richiama e rimarca quello che è stato detto dal
consigliere Berlato.
Effettivamente questo embargo voluto dall'Europa e
non osteggiato dall'Italia è stato assolutamente drammatico per
la nostra economia oltre che ingiusto, perché purtroppo
l'informazione che passa sulla Russia è un'informazione
viziata, che vizia anche l'opinione pubblica.
Non dimentichiamoci che il 31 ottobre 2015 sono stati
ammazzati dai terroristi 224 cittadini russi che erano andati in vacanza e
quindi erano presumibilmente famiglie; non c'è stata nessuna
iniziativa nei profili Facebook di mettere la bandiera russa, pur essendo
100 morti in più – bambini, mamme e genitori - di quelli
drammaticamente uccisi in Francia dai "bastardi
dell'ISIS".
A fronte di tutto questo noi poi diamo un messaggio
anche su Putin totalmente sbagliato. Se voi andate a vedere su internet, il
sondaggio di gradimento del popolo russo nei confronti del proprio
Presidente, quello meno favorevole ad oggi è dell'80%,
l'89-90% quello più favorevole.
A fronte di tutto questo l'Europa sanziona questo
colosso mondiale, che non inquina come gli Stati Uniti o come la Cina ma
che compra da noi e che non ha il clima mediterraneo come abbiamo noi.
Quindi i primi danneggiati sono gli italiani, le imprese venete,
l'agricoltura veneta.
Il Capogruppo Finco prima diceva "adesso stiamo
finendo le mozioni sull'agroalimentare", non è vero
perché questa nostra mozione – mi permetto anche di citare anche
quella del consigliere Berlato - è anche per l'agroalimentare
perché l'embargo russo fa sì che non si comprino più
prodotti italiani.
Non dimentichiamoci che l'Alto Commissario per le
Politiche europee è un'italiana - la signora Mogherini, non
pervenuta ai più perché effettivamente è come non ci fosse -
probabilmente non sa o non dice che dal 2010 la Russia fa parte del BRICS
che è quell'associazione di cinque Stati lungimiranti, Brasile,
Russia, India, Cina e Sudafrica (BRICS) che hanno creato un accordo per cui
sono totalmente autosufficienti sui prodotti. Solo che non li hanno buoni e
sani come i nostri ma l'olio ce l'hanno, il formaggio ce
l'hanno, il latte ce l'hanno.
Io credo sia giunto il momento – lo so che questa
è una competenza europea e nazionale però il Veneto è la
prima Regione per produzione agroalimentare e sicuramente tra le prime tre
per produzione agroindustriale e per prodotto interno lordo prodotto
– di dire: abbiamo sbagliato fratelli russi, togliamo questo embargo
vile e vergognoso e soprattutto facciamo gli interessi della nostra Regione
e della nostra Nazione. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Casali.
La parola al consigliere Azzalin.
Graziano AZZALIN (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Non credo si possa invocare una valutazione di
ammissibilità delle mozioni, perché questo toglierebbe la
facoltà di ognuno di noi a presentare mozioni e impegnare la Giunta e
quant'altri.
Il consigliere Berlato ama scrivere poco, di solito
è più sintetico e di fatti lo è anche in questo caso,
perché questa è una sintesi dell'altra Mozione presentata
dagli altri Colleghi. Mi chiedo se dobbiamo impegnarci in valutazioni su
cui è probabilmente più simpatico dissertare, che so, a Rete
Veneta che attuare un provvedimento consiliare. Non voglio fare la morale a
nessuno, ma siamo di fronte a questo caso.
Su questa questione noi ci asterremo dal voto per un
semplice motivo: perché è velleitario porre questa questione.
Sono questioni di politica estera, non è solo una questione di
competenze, che attengono al rapporto tra gli Stati, alle vicende che ci
sono nel mondo e che riguardano conflitti pesanti di gestione delle risorse
energetiche. Non è solo un problema di tutela del made in Italy e del
fatto che hanno impiantato dei frutteti per soddisfare il mercato di
Pietroburgo e per quello ci sono delle ricadute pesanti. So anch'io
che sul nostro export agroalimentare abbiamo delle ripercussioni negative
pesantissime e su questo abbiamo già sollecitato anche nella
Legislatura scorsa il Governo. Lo stesso Presidente della Regione, ha
ricordato - con il nostro plauso - e ha sollecitato il Governo ad
intervenire su questa questione. Ma noi con quale autorevolezza e costrutto
politico possiamo dire "rivediamo la politica estera rispetto a
questa questione perché Putin ha dei valori rispetto ai quali dobbiamo
far retromarcia"?
Capisco l'inclinazione a simpatizzare per chi ha
una inclinazione autoritaria al comando e alla gestione del proprio paese,
quindi da questo punto di vista è anche facile comprendere il
perché di tanta simpatia; però non credo che noi possiamo
arrivare ad un giudizio così tranchant e dire "dobbiamo rivedere
i rapporti". Per cui noi ci asterremo perché anche le
discussioni delle Mozioni, che sono importanti nel confronto politico,
devono sortire un effetto politico e l'effetto politico non è
dire tutto e il contrario di tutto e soprattutto laddove noi non sortiamo
neanche l'effetto di una virgola. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Azzalin.
La parola al consigliere Barbisan Riccardo.
Riccardo BARBISAN (Liga Veneta - Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
Oggi ci troviamo a discutere di queste Mozioni non tanto
per simpatie politiche o inclinazioni tali rispetto ad un leader mondiale
che può stare simpatico o meno simpatico, ma per sottolineare quanto
schizofrenica sia la politica estera italiana in questo frangente, nel
quale noi ci troviamo a sottostare a questo embargo perché sarebbe
incomprensibile ed è incomprensibile, secondo gli Stati Uniti e
l'Unione Europea, che due Regioni russofone dell'est
dell'Ucraina, che pensano russo, mangiano russo, vogliono il rublo,
chiedano di poter essere autonome e indipendenti ad agganciarsi
economicamente e culturalmente alla Russia e non lo possono fare. Questo
è il problema per cui oggi noi perdiamo milioni di euro di
esportazione nei confronti dei mercati della Russia.
Credo che questa Mozione sia utile per far uscire da
questo bivio anche la politica estera italiana e possa essere utile al
dibattito. Non è possibile far rimettere alle nostre imprese milioni
di euro in esportazioni perché siamo contrari a che dei popoli
liberamente si possano esprimere e possano dare seguito a ciò che la
loro storia gli ha sempre insegnato, cioè quello di una determinata
affinata nei confronti della Russia. Con questo esprimo il mio parere
favorevole ad entrambe le Mozioni. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barbisan Riccardo.
La parola al consigliere Guadagnini.
Antonio GUADAGNINI (Indipendenza Noi
Veneto)
Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io velocemente perché
effettivamente, pur essendo un americanofilo incallito, credo che un
embargo fatto ad un paese solo perché sostiene il libero esercizio di
autodeterminazione di alcuni popoli, indipendentemente dalla loro etnia o
della loro provenienza geografica, sia assolutamente da condannare. Anche
perché il presupposto che ha portato gli Stati Uniti
all'indipendenza è esattamente l'esercizio di questo
diritto, che ha costato loro anche una guerra civile, che anche se fatta
200 anni fa non significa che sia il cambiato il diritto di esercitarle
queste prerogative.
Di conseguenza sono d'accordo con il consigliere
Barbisan e con chi mi ha preceduto. Al di là dei danni economici che
questo può produrre nella nostra economia, è proprio una
questione di principio. Visto che ci troveremo tra breve o fra lungo tempo
a chiedere di esercitare lo stesso diritto anche noi, credo sia necessario
condannare questo tipo di azione politica contro un Governo, che, ripeto,
ha solo la colpa di assecondare liberi esercizi di autodeterminazione di un
popolo che lo sta manifestando a grande maggioranza. Non credo sia con gli
embarghi che si debbano conculcare diritti fondamentali delle persone.
Valeva per gli americani nel 1776, deve valere anche per gli abitanti della
Crimea nel 2015, questo è poco ma sicuro.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Guadagnini.
Pongo in votazione la Mozione n. 28.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
Pongo in votazione la Mozione n. 44.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAL CONSIGLIERE GUADAGNINI RELATIVA A "SOLIDARIETà
DEL CONSIGLIO REGIONALE VENETO AL PRESIDENTE DELLA CATALOGNA ARTUR MAS,
ALLA VICEPRESIDENTE JOANA ORTEGA E ALL'ASSESSORE IRENE RIGAU" (MOZIONE N. 29) (DELIBERAZIONE N. 87/2015)
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- la Generalitat Catalana, a seguito della
sospensione del Tribunal Costitucional del referendum
sull'indipendenza della Catalogna, ha garantito comunque lo
svolgimento di una consultazione popolare democratica e trasparente
attraverso un tavolo di entità raggruppate nel "Patto per il
Diritto di Decidere" formato da tremila associazioni della
società civile;
- la Generalitat catalana si è assunta la
responsabilità politica dell'organizzazione della consultazione
referendaria del 9 novembre 2014 pur delegando l'esecuzione
materiale, la logistica e la gestione dei seggi e delle operazioni di
spoglio alle organizzazioni sociali e a più di quarantamila volontari
nonché alle garanzie prestate dalla presenza di un cospicuo numero di
osservatori internazionali che hanno verificato e certificato la
trasparenza ed imparzialità delle operazioni di voto attraverso le
procedure internazionalmente riconosciute;
- il 9 novembre 2014 si è quindi svolto in
Catalogna un referendum autogestito dai volontari e dalla società
civile che ha visto più di due milioni di catalani presentarsi alle
urne con una schiacciante vittoria dei SI all'indipendenza della
Catalogna;
- al suddetto referendum hanno preso parte come
osservatori internazionali anche i Consiglieri Antonio Guadagnini e Stefano
Valdegamberi che hanno verificato, e testimoniano ancora una volta davanti
a questo consesso, la massiccia partecipazione popolare, la trasparenza, la
democraticità, l'attitudine pacifica dei partecipanti e
l'assoluta imparzialità delle operazioni di voto e
scrutinio;
- recentemente il Presidente Artur Mas ha dichiarato
di aver fatto non ciò che lui voleva, ma ciò che la società
civile e l'opinione pubblica catalana chiedeva da tempo con
determinazione, sempre ed unicamente in un alveo pacifico e democratico,
ovvero di esprimere la propria volontà;
- il Presidente Artur Mas, la Vice Presidente Joana
Ortega e l'Assessore Irene Rigau sono accusati ora dalla giustizia
spagnola di grave disobbedienza per aver permesso la libera e pacifica
espressione democratica della volontà dei cittadini catalani,
autogestita e fortemente voluta dalla stessa società civile con una
schiacciante maggioranza a favore dell'autodeterminazione come ha
dimostrato la stessa consultazione referendaria e le recenti elezioni. Per
questo motivo, per aver permesso ed avallato la libera espressione del
pensiero dei loro cittadini, dovranno comparire in giudizio
nell'anniversario della esecuzione del Presidente catalano Lluis
Companys che morì gridando "Per la Catalogna!": era il 15
ottobre 1940;
- il Presidente del Consiglio Ciambetti con un
comunicato stampa ha già espresso solidarietà a questa farsa
persecutoria contro il diritto democratico di espressione dei cittadini e
della loro sovranità, e che inoltre altre personalità politiche
hanno parimenti reso pubblica la propria solidarietà;
- con la mozione 19 del 22 settembre questo stesso
Consiglio esprimeva formalmente il proprio supporto al pacifico e
democratico percorso di autodeterminazione intrapreso ed attuato dai
cittadini catalani e dalle loro istituzioni;
- il percorso politico in atto in Catalogna,
supportato con la mozione 19 da questo Consiglio, riguarda
l'autodeterminazione dei cittadini catalani e pertanto è un
processo che non può e non deve subire pressioni e condizionamenti
esterni in forma repressiva o intimidatoria perché il processo di
autodeterminazione è un processo inclusivo nel cui merito debbono, per
definizione stessa del principio di autodeterminazione, agire unicamente
gli agenti autodeterminanti nelle forme pacifiche e democratiche della
convivenza civile e nel rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo
sanciti dalle Nazioni Unite, sottoscritti, difesi e fondamenta stesse delle
civiltà occidentali e della casa comune europea;
esprime
la propria piena ed incondizionata solidarietà e
vicinanza al Presidente Artur Mas, alla Vice Presidente Joana Ortega e
all'Assessore Irene Rigau perseguiti oggi dalla giustizia spagnola di
grave disobbedienza per aver permesso la libera e pacifica espressione
democratica della volontà dei cittadini catalani".
La parola al consigliere Guadagnini
Antonio GUADAGNINI (Indipendenza Noi
Veneto)
Grazie, Presidente.
I fatti sono questi: il Parlamento catalano ha dato il
via, ha permesso la celebrazione di un referendum autogestito nonostante il
fatto che il Tribunale Costituzionale di Madrid avesse sospeso questa
iniziativa. La conseguenza di ciò è stata una incriminazione per
le tre persone che sono state adesso nominate dal Presidente
Giorgetti.
Credo che anche in questo caso si tratti di una
conculcazione bella buona di un diritto fondamentale delle persone e del
popolo catalano. Tant'è vero che a questo referendum che si
è regolarmente tenuto, io e il collega Valdegamberi, abbiamo visto di
cosa si è trattato, ci sono stati 2 milioni e mezzo di persone che
sono andate a votare. Hanno votato in grande maggioranza sì e hanno
sostanzialmente affermato il loro diritto a decidere se rimanere dentro lo
stato spagnolo oppure creare uno stato indipendente.
Credo che, come nel caso dei Stati Uniti che
l'hanno esercitato per primo questo diritto e come nel caso della
Crimea che è appena stato citato e di decine di altri casi in cui
questo diritto è stato esercitato dai popoli, credo sia condannabile
il fatto che un Governo si permetta di impedire l'esercizio di questo
diritto.
Il motivo per cui esistono le Costituzioni ed esistono i
Governi è perché la gente democraticamente esercita questo
diritto, che lo faccia esplicitamente o indirettamente è sempre
avvenuto così. Un Governo, uno Stato si sostiene sul consenso dei
propri cittadini. Quando questo consenso viene meno lo Stato, in quella
porzione di territorio, fatalmente deve essere sostituito. È un
principio talmente elementare che non riesco a capire perché non venga
recepito dalla maggioranza delle persone.
In questo caso, si sono addirittura permessi di
incriminare le tre persone che non hanno fatto altro che dare il via a
questa manifestazione, a questo referendum facendo seguito ad una
manifestazione di volontà del Parlamento. Di conseguenza mi pare che
abbiano indirizzato male anche le incriminazioni perché a questo
punto, se fossero conseguenti, dovrebbero incriminare tutto il Parlamento
catalano e veramente sarebbe interessante vedere le conseguenze. Si sono
limitati a incriminare i tre vertici del Governo e non del Parlamento e
questa rimane una cosa abbastanza inspiegabile.
Chiedo al Consiglio regionale di esprimere
solidarietà a queste tre persone che non hanno fatto altro che
assecondare, come ha dichiarato più volte Artur Mas che è il
governatore uscente – e speriamo entrante - della Catalogna, delle
richieste legittime che vengono dal popolo, che si sono manifestate
più volte l'anno, con migliaia di persone che si recano o a
votare o in piazza per chiedere di esercitare questo diritto.
Mi pare talmente evidente che la cosa deve essere
concessa che non riesco a capire come possa un Governo, che si ritiene e
definisce democratico, impedirla. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Guadagnini.
Ci sono altri interventi?
Pongo in votazione la Mozione n. 29.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI ZANONI, ZOTTIS, SALEMI, GUARDA, MORETTI,
FERRARI, DALLA LIBERA E RUZZANTE RELATIVA A "LA REGIONE VENETO DIA
ATTUAZIONE AGLI INTERVENTI PREVISTI DAL PROGETTO EUROPEO LIFE WOLFALPS PER
TUTELARE LA POPOLAZIONE ALPINA DI LUPO, PER ASSICURARE LA CONVIVENZA TRA
QUESTO GRANDE PREDATORE E LE ATTIVITà ECONOMICHE TRADIZIONALI E PER
RILANCIARE IL TURISMO AMBIENTALE MONTANO" (MOZIONE N. 30) RESPINTA
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- nei primi anni Novanta grazie alle mutate
condizioni ecologiche e ambientali, all'aumento delle popolazioni
ungulate e al regime di protezione garantito dalle normative comunitarie e
nazionali, il lupo è ricomparso sulle Alpi occidentali italiane e
francesi;
- all'inizio del 2012 è stata segnalata la
presenza del lupo sulle montagne della Lessinia e nelle regioni confinanti
del Trentino Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia;
- con la DGR n. 2298 del 10/12/2013 la Regione del
Veneto ha aderito al progetto "Life WolfAlps" per la
conservazione e la gestione del lupo, cofinanziato dall'Unione
Europea nell'ambito della programmazione LIFE+ 2007-2013
"Natura e biodiversità". Le aree del Veneto interessate
sono la Lessinia e le Dolomiti d'Ampezzo;
- i principali obiettivi del suddetto progetto sono:
la realizzazione di azioni coordinate per la conservazione a lungo termine
della popolazione alpina di lupo e l'individuazione di strategie
funzionali ad assicurare una convivenza tra il lupo e le attività
economiche tradizionali;
- per il raggiungimento dei suddetti obiettivi è
prevista l'attivazione di: misure di prevenzione degli attacchi del
lupo agli animali domestici; azioni di contrasto al bracconaggio; strategie
di controllo dell'ibridazione lupo-cane, necessarie per mantenere a
lungo termine la diversità genetica della popolazione alpina di lupo;
azioni di comunicazione per la diffusione della conoscenza della specie,
per sfatare falsi miti e credenze, incentivando la tolleranza nei confronti
del lupo, così da garantire la conservazione di questo importante
animale sull'intero arco alpino;
CONSIDERATO CHE:
- la presenza del lupo non attiene unicamente ad
aspetti e problematiche di natura faunistica e ambientale ma può
rappresentare un'importante opportunità per un rilancio delle
attività turistiche nelle aree montane interessate;
- per evitare preoccupazioni infondate tra la
popolazione e le realtà economiche locali è fondamentale
promuovere ogni utile iniziativa per un'ampia diffusione di chiare e
approfondite informazioni su questo grande predatore e su come può
essere gestito il suo impatto con gli animali domestici, cercando di
incentivare il rispetto e la curiosità e di dissipare ataviche
paure;
TENUTO CONTO CHE:
- in questi ultimi mesi nel territorio montano della
Lessinia sono emersi numerosi problemi di convivenza tra il lupo, le
attività economiche e le popolazioni locali che necessitano di
interventi urgenti, in particolare per quanto riguarda l'impatto
della specie sulle produzioni zootecniche;
- la tutela dell'attività di allevamento
è fondamentale per l'economia di quest'area montana che
rappresenta un habitat unico con quasi settemila capi di bestiame presenti
nel periodo estivo;
- per un'efficace gestione degli equilibri
socio economici di questo rilevante territorio servirebbero specifici
interventi e maggiori investimenti anche in previsione della prossima
stagione di alpeggio;
impegna la Giunta regionale
- d attivare al più presto tutti gli interventi
previsti dal Progetto Life WolfAlps, utilizzando tutti i fondi ancora
disponibili al fine di garantire la conservazione della popolazione alpina
del lupo, di assicurare una convivenza tra il lupo e le attività
economiche tradizionali e di incentivare il turismo ambientale nelle aree
montane interessate;
- ad affidare la gestione del Progetto Life WolfAlps
alla Sezione Parchi della Regione Veneto per le inerenti affinità e
competenze;
- ad inserire nel Piano di Sviluppo Rurale una serie
di specifici interventi riguardanti la trasformazione della zootecnia nelle
zone montane con presenza di grandi carnivori su cui ricadono progetti
europei di conservazione e tutela."
La parola al consigliere Zanoni.
Andrea ZANONI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
In Veneto abbiamo avuto recentemente una presenza
faunistica che prima non avevamo, stiamo parlando del lupo. Si tratta di un
incontro che è avvenuto alcuni anni fa tra due esemplari: uno che
è arrivato dalle alpi occidentali italiane e francesi e l'altro
dalla Jugoslavia, ex Jugoslavia. Quindi, all'inizio del 2012 si
è segnalata questa presenza, molto importante sotto un punto di vista
faunistico, tanto è vero che il lupo è considerato una specie
prioritaria dall'Unione Europea e quindi protetto dalle direttive
comunitarie. La Regione Veneto nel 2013 ha aderito ad un progetto, il Life
WolfAlpes, per la conservazione del lupo.
È un progetto europeo con il quale vengono
stanziati dei fondi per tutelare la biodiversità in tutta Europa.
Biodiversità che, come sappiamo, sta soffrendo moltissimo: ogni anno
in tutta Europa perdiamo biodiversità a ritmi che mai prima si era
visto. Quindi è importante cercare di tutelare quella poco di
biodiversità che possiamo avere. E questo è un evento abbastanza
raro. Di fatto è stato oggetto di studio, non solo da parte di
scienziati italiani, ma anche a livello internazionale. Ci sono stati dei
convegni dove si parla di quello che è accaduto in Lessinia.
Gli obiettivi di questo progetto sono molteplici:
bisogna realizzare delle azioni per la conservazione a lungo termine di
questa popolazione alpina di lupo. Bisogna naturalmente anche fare della
prevenzione e attuare delle misure preventive per quanto riguarda gli atti
del lupo che sappiamo è carnivoro, uno dei pochi carnivori selvatici
che sono rimasti in Italia. Naturalmente con il contrasto al bracconaggio e
anche con strategie di controllo per evitare che ci siano casi e fenomeni
di ibridazione tra cani randagi e il lupo stesso.
La presenza del lupo comporta dei problemi di convivenza
con le attività che ci sono in Lessinia attualmente. Bisogna tutelare
anche l'attività di allevamento che è un attività che
è fondamentale per l'economia di quest'area montana, dove
abbiamo quasi 7 mila capi di bestiame presenti nel periodo estivo. Quindi,
servono specifici interventi e maggiori investimenti anche in previsione
della prossima stagione di alpeggio.
Quello che viene chiesto con questa Mozione è di
attivare al più presto tutti gli interventi previsti dal progetto Life
WolfAlpes - ricordo che sono fondi europei che altrimenti non avremo avuto
- al fine di garantire la conservazione della popolazione alpina del lupo,
composta da qualche decina di unità; assicurare una convivenza tra il
lupo e le attività economiche tradizionali ed incentivare il turismo
ambientale nelle aree montane interessate. Poi, chiediamo anche di affidare
la gestione del progetto Life WolfAlpes alla Sezione Parchi della Regione
Veneto per le inerenti affinità e competenze - attualmente non è
affidata alla Sezione Parchi - ed inserire nel Piano di Sviluppo Rurale una
serie di specifici interventi riguardanti la trasformazione della
zootecnica nelle zone montane con presenza di grandi carnivori su cui
ricadono progetti europei di conservazione e tutela.
Quindi è molto importante attivarsi presto,
perché questa è anche una occasione per l'economia montana
della Lessinia pari a quello che è accaduto nel Cansiglio. In
Cansiglio, cari signori, si gridava al problema dei cervi: erano troppi,
distruggevano l'alpeggio, creavano danni all'economia. Anche il
nostro Governatore è intervenuto e ha detto "non dobbiamo
uccidere i cervi". Dovete sapere che adesso c'è una
economia indotta dal turismo sostenibile, ci sono migliaia di cittadini che
vanno a sentire il bramito del cervo, decine e decine di scolaresche che
vanno a sentire il bramito del cervo; ci sono dei pacchetti promozionali
che con 60 euro a testa vai lì, puoi dormire, ti portano a sentire il
bramito dei cervi e crei economia, perché tutte le strutture ricettive
del Cansiglio godono di questa importante presenza dei cervi, che comunque
hanno creato qualche problema. Quindi si è trovato un equilibrio e si
è trovato anche un modo di fare economia per quell'area lì
grazie alla presenza di questi animali, la stessa cosa potrebbe essere
fatta anche in Lessinia.
So che qualcuno di voi voterà contro a questa
Mozione, perché invece di venire qua in Consiglio a discuterne
già ha fatto i comunicati stampa, ma ci sono metodi e metodi:
c'è chi è presente qui e parla qui e c'è chi
anticipa le proprie posizioni ai giornali. Poi ci lamentiamo di qualcuno
che a Roma fa così e qui facciamo anche di peggio.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Zanoni.
La parola alla consigliera Giovanna Negro.
Giovanna NEGRO (Il Veneto del Fare - Flavio
Tosi)
Grazie, Presidente.
Rimango stupefatta, Consigliere, perché noto che il
PD ha due posizioni: se qualche anno fa i suoi colleghi in Parlamento erano
della medesima posizione nostra, di un contenimento del problema dei lupi e
parlavano in questo modo i suoi colleghi toscani; oggi scopro che è
una risorsa...
Questo mi spiace e mi rammarica, perché quando non
viviamo da vicino i problemi che possono causare i lupi assumiamo le
posizioni ideologiche. La realtà è ben altra e mi trovo
totalmente in disaccordo con la sua posizione, pur nel rispetto delle
posizioni reciproche, ma sono in completo disaccordo. Perché?
Perché non vorrei che la montagna della Lessinia venisse spopolata a
causa del problema dei lupi e a causa di una situazione economica che viene
completamente stravolta per quelle che sono le incursioni notturne.
Credo, invece, che il lupo debba essere contenuto nei
limiti e nei numeri, perché non possiamo pensare che i nostri
allevatori, i nostri produttori di latte della Lessinia debbano scappare da
quella realtà per le continue razzie notturne e non notturne che
hanno. Quindi il nostro voto sarà assolutamente contrario.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Giovanna Negro.
La parola al consigliere Valdegamberi.
Stefano VALDEGAMBERI (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Quando ascolto il consigliere Zanoni mi sembra di
sentire una persona che è uscita da un libro delle favole. Sembra
quasi ci siano processioni notturne per andare a trovare il lupo. So che di
notte non si muove più nessuno in Lessinia perché tutti hanno
paura di imbattersi in qualche branco affamato. Anzi, i problemi nei
confronti del turismo stanno emergendo. Ci sono operatori turistici con cui
ho parlato, di Bosco Chiesanuova, che sono sempre più preoccupati
perché non c'è più quella gente che andava a funghi,
quella gente che andava a ciaspolare di notte in montagna e che oggi se ne
guarda bene dal farlo. Quindi è esattamente il contrario. Insomma, se
lei fa Capuccetto Rosso rischia veramente.
Portando la questione nella serietà, ci si
dimentica, ahimè, che questa Mozione parte da un presupposto del tutto
sbagliato: di una possibile convivenza. Parliamo della Lessinia come di un
territorio atipico rispetto al resto della montagna italiana. Non è il
Cansiglio che è tutta una boscaglia, non è nemmeno il Cadore, non
sono nemmeno le foreste dell'Appennino. La Lessinia è un
territorio di pochi chilometri quadrati, circondato da zone molto abitate
dove si è sviluppato, ancora da tempi antichi, una attività di
allevamento e pastorale. Mettere il lupo in Lessinia è come lasciarlo
in un grande recinto dove ci sono centinaia di malghe, centinaia di
allevamenti. Il 40% del patrimonio bovino e anche ovino, perché ormai
si sta sviluppando anche questo, della montagna veneta è concentrato
all'interno di questo recinto. Bene, molliamoci il lupo e speriamo
che le aziende ci ringrazino, aiutiamo l'economia. E' il luogo
sbagliato, può essere concepibile in qualche foresta, in qualche luogo
dove non ci sono attività o sono del tutto marginali; ma qui parliamo
di un contesto dove al 90% è occupato dall'uomo con
proprietà private, con malghe, con recinti, etc.. Quindi non vedo dove
ci sia spazio per il lupo in questo territorio.
Poi, la favola che i due lupetti si sono incontrati,
francamente... ho una certa età, non sono vecchio ma alle favole
comincio a chiederci poco. Io non ho trovato nessun riscontro oggettivo. Ho
chiesto i tracciati di questi lupi che sono capitati lì per caso e che
si sono innamorati, uno dalla Jugoslavia e uno non so da dove, in Lessinia
secondo me... Qualcuno che è più serio dice che probabilmente
sono stati accompagnati a farsi incontrare. Sta di fatto che il problema
oggi l'abbiamo e il problema va affrontato. Va affrontato come? Va
affrontato in maniera seria, introducendo delle deroghe alla direttiva
comunitaria - la direttiva Habitat che prevede la tutela delle specie
protette – che all'articolo 16 dice che qualora la presenza di
questi animali crei problemi, pregiudizio e gravi danni alle colture,
all'allevamento, ai boschi, al patrimonio, etc., ci sia la
possibilità di consentire, in condizioni rigorosamente controllate su
base selettiva e in misura limitata, la cattura, la detenzione, etc.. Una
serie di misure per diminuire il numero di questi predatori che non hanno
nessun altro predatore sopra a loro e sono inseriti in un contesto
sbagliato. Il lupo ha diritto sì di vivere, ma non in quel contesto
lì, non può vivere all'interno di una stalla di un altro
dove gli animali che va a predare sono quelli allevati dagli allevatori e
non sono selvatici.
Inoltre sta alterando anche l'equilibrio della
fauna selvatica, perché basta parlare con chi è del territorio e
ti dice che è diminuito il numero degli animali selvatici che un tempo
erano presenti in Lessinia. Quindi c'è uno squilibrio
ambientale, non è l'introduzione di un animale che si alimenta
con la fauna selvatica: ogni anno distrugge una stalla. Quest'anno ci
sono tra i 50 e i 60 capi sbranati ed è una stalla media della
Lessinia. Noi con questa Mozione andiamo a dire "cercate di
adattarvi, portate trasformazioni alla zootecnia", ma che
trasformazione devono portare, devono scappare via dal territorio? Sono
queste le trasformazioni? Oggi abbiamo già parlato delle
difficoltà che ci sono - e sono molte - nel settore lattiero-caseario,
nel settore della carne; e noi, oltre ad essere in montagna quindi un luogo
dove c'è un oggettivo svantaggio per i costi di produzione
perché maggiori, abbiamo anche un elemento in più che complica la
vita e che aumenta le spese per gli allevatori ed è la presenza di
questo carnivoro, che, ripeto, ha diritto di esistere, ma in luoghi idonei
e adatti non certo in Lessinia, che è tutt'altro che un luogo
adatto.
Voglio dire che queste deroghe non sono un tabù.
Sono un tabù solo per l'Italia. Ho chiesto all'ISPRA e ho
chiesto direttamente al Ministro dell'ambiente, che è venuto in
Lessinia in campagna elettorale, promettendo di mandare i tecnici
dell'ISPRA - che non sono mai arrivati - per valutare questa
possibilità delle deroghe e l'unico che può consentire
queste deroghe a questa normativa è lo Stato, è il Ministero. La
Regione, ahimè, ha le mani legate. Siamo in attesa che lo Stato
introduca dei criteri di selezione dei lupi, di contenimento, come stanno
facendo sulle alpi francesi, come stanno facendo in altri parti
d'Europa senza nessun tabù ideologico come spesso in Italia
siamo capaci di introdurre nella pseudo tutela dell'ambiente.
L'ambiente noi lo stiamo distruggendo, stiamo
distruggendo soprattutto l'economia montana e noi siamo responsabili
di questa politica in un momento già di difficoltà. Se vogliamo
mantenere quel territorio di cui oggi possiamo fruire, che è ancora
coltivato, che è ancora sfalciato, che è ancora pulito, che
è ancora fruibile anche per i turisti, dobbiamo semplicemente
rimuovere da quel territorio la presenza di questo carnivoro. Portiamolo in
Cansiglio dove trova abbondanza di cervi da consumare o dove ci sono le
varie "specie di Zanoni" ben disposti a fare le visite di
notte, lo portiamo là e così saranno contenti tutti.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Valdegamberi.
La parola al consigliere Montagnoli.
Alessandro MONTAGNOLI (Liga Veneta - Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
Sarò più veloce del collega Valdegamberi, per
sottolineare una scelta di campo che facciamo noi e che fa il PD. Il PD
difende il lupo, noi difendiamo le popolazioni, i territori e seguiamo
quello che i territori dicono.
Perché, consigliere Zanoni, lei in Lessinia non ci
abita, è una scelta – concordo con quello che ha detto il
consigliere Berlato – vetero ambientalista, ma bisogna parlare con la
gente. Non ci interessano i comunicati stampa, siamo stati sul
territorio.
Tutti i Comuni della zona si sono espressi in maniera
totale contro questa iniziativa, contro questa scelta sbagliata di portare
il lupo in un territorio dove non ci può stare. La provincia di Verona
lo stesso. Penso che tutti abbiamo ricevuto una nota chiara che dice
cos'è la Lessinia e cosa si può sviluppare.
La provincia autonoma del Trentino, che da un punto di
vista ambientale fa delle scelte diverse dal Veneto, si è espressa in
maniera chiara non solo relativamente all'orso ma anche nei confronti
del lupo. Noi dobbiamo prendere una posizione netta e la scelta del
territorio è quella di concludere il progetto Life perché ormai
è iniziato e manca solo una parte finale. L'assessore Pan ha
già avuto contatti con le associazioni del territorio, dobbiamo fare
una scelta ben chiara: il lupo non ci può stare, i capi sbranati
l'anno scorso sono stati 60, quest'anno siamo a 50,
c'è una situazione di impossibilità di convivenza. Ci sono
anche le liquidazioni, è vero, ma il lupo non ci può stare,
dobbiamo fare una scelta di campo e la nostra è quella di puntare
sulla Lessinia e di tutelare le aziende agricole.
Il punto più pericoloso secondo me è il terzo,
in cui si chiede di sostituire, trasformare, la zootecnia nelle zone
montane a favore della conservazione del lupo. Noi non siamo di questo
avviso, riteniamo di tutelare la Lessinia e di tutelare le attività
locali perché la gente ci abiti e resti in questo territorio. È
una scelta completamente diversa dalla vostra, frutto di colloqui costanti
con il territorio non solo di comunicati, consigliere Zanoni.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Montagnoli.
La parola alla consigliera Francesca Zottis.
Francesca ZOTTIS (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Il progetto Life prevede la definizione di un protocollo
di convivenza basato comunque sulla biologia della conservazione. Quindi,
nel momento in cui in questo Consiglio regionale ci esprimiamo come ci
siamo espressi, definiamo che noi non crediamo in quel progetto, non
vogliamo più aderire come partenariato a quel progetto e se alla fine
non arriviamo al protocollo di convivenza dobbiamo restituire i fondi del
Life e farli restituire anche a tutti i partner che sono all'interno
del progetto stesso.
Per quanto mi riguarda una domanda sorge spontanea: la
motivazione per cui una Regione, che era condotta dallo stesso colore
politico, aderisce ad un progetto di questo e genere e poi, invece, fa
affermazioni che sono l'esatto contrario dei contenuti del progetto
stesso.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Francesca Zottis.
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Ho seguito, Presidente e signori Colleghi, divertito la
descrizione di questo incontro amoroso tra due soggetti che, utilizzando i
moderni strumenti di comunicazione, non so se Facebook, Twitter o altre
cose del genere, si sono dati appuntamento in Lessinia e, dopo aver
constatato la compatibilità dei caratteri, hanno cominciato, in
assenza di strumenti diversi di divertimento, a proliferare in Lessinia
dando vita a questa famigliola di lupi che si sta moltiplicando. Credo sia
la stessa tecnica utilizzata per la diffusione dell'orso dal Trentino
fino alle nostre aree montane e pedemontane, la stessa tecnica.
In realtà, chi si limita a credere alle favole
dovrebbe invece verificare come vengono utilizzati i fondi comunitari per
la reintroduzione di diversi animali, tra i quali i grandi carnivori. Anni
fa c'è stata l'introduzione anche di un rapace di grande
dimensioni detto Ripeto. Considerando che utilizzando queste ingenti
risorse comunitarie ci sono alcuni che si mettono a disposizione per
liberare sul territorio - non sempre in modo trasparente - degli animali
che sicuramente possono vivere tranquillamente in ambienti poco
antropizzati, ma - siccome prevenire è sempre meglio che curare -
pensare di liberare degli orsi o dei lupi in ambienti fortemente
antropizzati come quelli della nostra Regione è una azione da
irresponsabili.
Ribadisco che questi animali vengono liberati
perché c'è un grosso interesse nell'utilizzo di
risorse comunitarie. Se qualcuno andrà a vedersi anche qualche
provvedimento regionale si accorgerà che sono state utilizzate queste
risorse, in parte anche Regione del Veneto. Ma mi fermo qui. Questo per
fare in modo da far capire che sotto c'è un interesse che va al
di là delle favole di Cappuccetto Rosso e il lupo cattivo. Gli
animalisti hanno perfino cambiato la favola di Cappuccetto Rosso: una volta
ricorderete che a fronte del lupo cattivo che mangiava la nonna di
Cappuccetto Rosso interveniva il cacciatore che riusciva a salvare la nonna
e anche Cappuccetto Rosso. Nelle nuove favole degli animalisti non è
più il cacciatore che interviene per ammazzare il lupo cattivo, ma
è il boscaiolo; nelle favole adesso c'è il boscaiolo che
interviene e, forse, con strumenti atti all'eutanasia, che fanno poco
soffrire il lupo cattivo. Queste sono le favole che si raccontano tra di
loro gli animalisti e coloro che vorrebbero farci credere che il diavolo
è morto dal freddo.
Per quanto riguarda, quindi, questa iniziativa dobbiamo
pensare che una volta introdotti questi grandi carnivori ci troviamo di
fronte al fatto che prima di pensare di tutelare il lupacchiotto, bisogna
pensare di tutelare chiunque altro si possa inoltrare nel bosco. Stessa
cosa per quanto riguarda l'orso. Poi possiamo anche dipingere il
regno animale alla Walt Disney, dove agli animali vengono affidati nomi di
essere umani, abitudini, sentimenti per umanizzare gli animali e
giustificare il fatto che secondo loro gli animali hanno lo stesso diritto
di vivere rispetto a qualsiasi essere umano. Questa è la loro
concezione.
In base a questo, noi in Lessinia ci troviamo di fronte
a degli animali carnivori che, ovviamente dovendo sopravvivere, visto che
nessuno tra coloro che li hanno liberati si preoccupa di nutrirli, ci
troviamo di fronte al fatto che adesso ci sono danni agli allevamenti e ci
sono pericoli per le persone.
Chiedo dieci secondi Presidente, li detraggo dal mio
prossimo intervento, per finire questo ragionamento per quanto riguarda la
questione del Cansiglio. Anche in questo caso abbiamo dipinto i cervi del
Cansiglio come animaletti docili e la loro presenza è stimata in circa
dieci volte la sopportabilità di quei territori. Chi ha un minimo di
conoscenza di queste tematiche sa che c'è un rapporto di
sopportabilità ambientale tra il numero e la superficie. Se non
c'è questo equilibrio si creano gravissimi danni
all'ecosistema, alle colture agricole, con dei pericoli anche per la
salute umana.
Il Presidente Zaia ha fatto la sua affermazione
relativamente ai cervi del Cansiglio, che non condivido ma che rispetto. Se
qualcuno vuole andarsi a vedere i cervi sul Cansiglio o il lupo in Lessinia
o gli orsi nell'Altopiano dei Sette comuni, e se questi animali
producono danni all'ecosistema o agli allevamenti, è importante
che questi animalisti si paghino i danni e non chiedano che altri li
paghino.
La finisco dicendo che i cervi in Cansiglio hanno
provocato la distruzione dell'ecosistema, la distruzione delle
colture agricole, la distruzione di una parte del bosco e hanno provocato
anche la diffusione delle zecche che comportano un pericolo mortale per gli
essere umani. Tutto questo per fare in modo che uno che vive al trentesimo
piano di un condominio, che si dice animalista perché ha la macchina
con un orsetto bicolore, venga a fare una fotografia una volta
all'anno. E chi vive lì deve subire tutto questo?!
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Casali.
Stefano CASALI (Lista Tosi per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Sinceramente credo che l'incontro in Lessinia tra
i due lupi possa essere avvenuto, nel senso che è la terra di Romeo e
Giulietta, la provincia di Verona è un territorio bellissimo come
anche altri parti del Veneto, quindi può anche essere.
A parte gli scherzi approfitto della presenza
dell'Assessore e degli Assessori per sollevare un problema legato ai
risarcimenti. Abbiamo un po' scherzato su temi seri e alleggerito un
po' il discorso, però c'è un problema serio che
è proprio quello del risarcimento dei danni da fauna selvatica. Ci
stiamo già lavorando in Commissione però vorrei che si
accelerasse su questo, perché indipendentemente dal tema "lupo
sì no o lupo no", ogni mese ci sono degli agricoltori che con
grande fatica in un territorio che non ha vocazioni turistiche come altre,
ma ha delle peculiarità uniche ed importanti come il consigliere
Valdegamberi ricordava, si trova a volte a vanificare sacrifici immensi
proprio per la presenza di questi lupi e dei danni che creano. A volte
qualche capo di bestiame fa la differenza tra una azienda agricola che
può sopravvivere con difficoltà e una azienda agricola montana
che deve chiudere. Quindi colgo l'occasione per sollecitare un lavoro
importante su questo aspetto.
La dichiarazione di voto, consigliere Zanoni, non
può trovare il mio consenso, comunque la ringrazio per avere sollevato
il problema in Aula.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Casali.
La parola alla consigliera Cristina Guarda
Cristina GUARDA (Alessandra Moretti
Presidente)
Grazie, Presidente.
Mi stupisco un attimino perché ascoltando i vostri
interventi e osservando l'atteggiamento in Aula mi viene anche il
dubbio della trasparenza di ogni Consigliere qui davanti perché nel
momento in cui noi dovremmo essere d'accordo nel dire: sfruttiamo
fino in fondo l'ultimo centesimo che l'Europa ci dà per
sostenere un progetto che vada ad intervenire in una zona che soffre della
presenza del lupo. Questa è la prima osservazione.
Poi, che discorsi, solo a dire "noi siamo i buoni,
che interveniamo per il territorio, andiamo a difesa delle persone etc.,
mentre voi invece siete i più cattivi che siete per il lupo",
credo che sia un'esagerazione che sicuramente non testimonia una
consapevolezza di quello che c'è scritto qui dentro.
Poi chiedo anche una maggiore attenzione nel controllo
nell'ordine dell'Aula perché sentire i Consiglieri che
ululano imitando e prendendo in giro quello che è l'intervento
di un altro Consigliere non credo sia onesto e rispettabile per i
Consiglieri qui presenti.
Mi permetto solo di dire che, al di là delle
storielle perché non siamo qui per raccontarci storielle o favole e
non siamo qui neanche per dire che noi siamo animalisti o voi non
animalisti, non è questa la discussione. Qui si tratta di andare a
sostenere un progetto che la Regione ha voluto abbracciare e, se la
maggioranza in questa occasione dice che non è più
d'accordo per sostenere questo progetto, basta che lo esterni
chiaramente e prenda una posizione dicendo: ci perdiamo l'occasione
di questi finanziamenti europei.
Nessun problema per noi, dovrete affrontare poi quella
che è la popolazione della Lessinia, gli imprenditori agricoli, gli
allevatori che, come ricordava il collega Casali, sono in difficoltà e
chiedono anche un intervento per una maggiore efficienza anche da un punto
di vista finanziario, perché non è possibile che appena prima
della chiusura della campagna elettorale siano stati liquidati gli
indennizzi di un anno prima. Allora, se questo non è un sistema anche
un po' spiacevole di rapporto col territorio, lascio a voi le
considerazioni.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Cristina Guarda.
La parola al consigliere Vicepresidente
Giorgetti.
Massimo GIORGETTI (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Solamente alcune considerazioni.
La prima: su questi temi l'approccio ideologico
non serve a nulla.
Allora di cosa stiamo parlando, collega Zanoni? Di un
parco che è l'ambiente più artificiale che ci possa essere,
perché i grandi pascoli, gli alti pascoli della Lessinia, sono frutto
del lavoro dell'uomo in centinaia di anni, perché la
naturalità vorrebbe vedere bosco, rovi che già lo stanno facendo
perché stanno trasformando quello che è l'ambiente da
tutelare.
Credo che anche nel dibattito noi dobbiamo prendere atto
che ci sono delle condizioni, delle situazioni create dall'uomo che
se non ci fosse stato l'uomo, principe dei predatori perché poi,
se vogliamo, si tutela un predatore che non è in cima alla catena
alimentare, noi dobbiamo tutelare l'ambiente e il modello.
Io non sono favorevolissimo ai parchi ma soprattutto
all'idea che un parco deve congelare una situazione di fatto quando
in realtà questa è una situazione dinamica. Allora il lupo - che
non c'è mai stato in Lessinia almeno negli ultimi 200 anni
– eliminarlo, anzi, è stata vista come una conquista dal punto
di vista economico e sociale qualche anno fa, molti anni fa. E quella
conquista sociale di convivenza con la natura ha permesso di fare la
Lessinia così com'è adesso, perché se non ci fossero
allevamenti, uomini, agricoltori e abitanti la Lessinia sarebbe un bosco
abbandonato soggetto agli incendi su cui poi noi andiamo ad investire
perché ci lamentiamo, come ad esempio sta succedendo nel bellunese,
che siccome non abbiamo i fondi non possiamo fare la manutenzione dei
boschi che, abbandonati, non sono più produttivi anzi diventano
etc.
L'invito, quindi, è veramente quello di
ragionare su fatti concreti e non su approcci ideologici. Oggi il fatto
concreto – ed è il motivo per cui voterò contro questa
mozione – è che noi dobbiamo tutelare l'ambiente così
come è arrivato, così come è stato anche individuato per le
sue caratteristiche naturali e fisiche come parco regionale, perché
noi stiamo parlando di andare a modificare gli equilibri anche ambientali
tra le varie specie, i predatori e quant'altro, con
l'introduzione di un animale che è 200 anni che non
c'è.
È compatibile questo con le norme del parco? Posso
io inserire un animale che nulla c'entra con quel sistema così
come abbiamo deciso con legge regionale di tutelare?
Allora di cosa stiamo parlando?
Il lupo, mi dispiace per lui, fa il suo mestiere, preda
e quant'altro, ma a me sta più simpatica, soprattutto se
vogliamo parlare di biodiversità, la pecora Brogna – che non so
se il consigliere Zanoni conosce - che è una specie rara, allevata
solo in Lessinia, che in qualche modo rappresenta la biodiversità
molto di più di un lupo che nulla c'entra con il sistema
veronese.
Ci tenevo a sottolineare questa cosa perché se no
sembra solo che poi i 100 mila euro o i 98 mila euro dell'Unione
Europea, se è per il gusto di averli su un progetto che non sta in
piedi facciamo più bella figura a ridarli. Non siamo obbligati sempre
a spendere, anche male, i fondi della Comunità Europea.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Giorgetti.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.
Orietta SALEMI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Ho ascoltato volentieri il dibattito molto accalorato
anche dei Colleghi e anche l'ultimo intervento del collega
Giorgetti.
Ahimè, Massimo Giorgetti, non è che il lupo
decida dove andare: i dati della veterinaria dicono che il lupo è in
espansione in tutto l'arco alpino. Il problema investe nello
specifico il nostro territorio della Lessinia. Parlo di nostro perché
io vengo da lì, tra l'altro io abito ai piedi della Valpantena
per cui so bene cosa significa anche il tema. Ho parenti che abitano in
Lessinia e che effettivamente convivono anche con questa situazione
grave.
Il problema della Lessinia è la spinta di
antropizzazione, questo l'ha detto il collega Valdegamberi e
l'hanno detto tutti i Colleghi veronesi e credo sia giusto tenere in
considerazione questo aspetto, però bisogna capire anche come mai la
Regione ha aderito ad un progetto europeo – guardo l'Assessore
ma non perché abbia aderito l'assessore Pan, ma perché la
Regione lo ha fatto - e adesso disconosce questa adesione. Per carità,
ognuno può anche cambiare parere, poi che siano gli ex amici o gli
amici attuali di questa Giunta non lo so, certo è che la Regione ha
aderito a un progetto europeo.
In questo momento si dice che i 98 mila euro non sono
più indispensabili anzi diventano la stura per agevolare il
ripopolamento del lupo. Fatico un po' a comprendere questo percorso
logico, però credo che il tema non sia "lupo sì o lupo no
in Lessinia" – parlo della Lessinia perché il tema è
sostanzialmente lì - ma credo che il problema sia un altro: quello di
impegnarsi magari anche con il nostro Governo, anche con il nostro Ministro
dell'Ambiente, per riuscire ad affrontare il tema pensando alla
peculiarità della Lessinia.
Questo è un ragionamento che va fatto, ma da
lì a dire che attraverso questa mozione o il sostegno a questa mozione
si agevoli la politica a favore del lupo in Lessinia la vedo
difficile.
Credo che sia responsabilità di tutti riconoscere
di aver sbagliato o di non riconoscersi nell'adesione a quel progetto
prendendosi anche la responsabilità di rinunciare a quello che
può essere un percorso ovviamente condiviso con l'Europa.
Dopodiché tutto serve. Serve anche che un Consiglio regionale si
pronunci magari con un altro provvedimento e chieda evidentemente al
Ministro di poter venire a vedere qual è la realtà della Lessinia
e venire a trovare delle soluzioni in deroga rispetto a un problema che
ormai è un problema scappato di mano anche a chi gestisce lo stesso
parco.
Accolgo la provocazione o la sollecitazione di Massimo
Giorgetti di non cadere in una interpretazione ideologica o in una lettura
ideologica e proprio per questo credo che si debba, con molta libertà
anche rispetto alle legittime posizioni, non pensare che chi non è a
favore di questo progetto e chi è a favore di una coerenza rispetto
all'adesione data dalla Regione ancora nella precedente Legislatura,
sia necessariamente ideologizzato. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Orietta Salemi.
La parola al consigliere Brusco.
Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Parlo anch'io da veronese che adora tantissimo la
Lessinia, la prediligo molto spesso a tanti altri luoghi più
ambiti.
Ho ascoltato il discorso di tutti quanti e conosco
persone che hanno subito danni dai lupi, ho avuto anche modo di
incontrarle, però provo a fare una considerazione: non è soltanto
colpa del lupo, può essere colpa anche di chi toglie i fondi agli
Uffici postali e fa sì che i giovani non possano più continuare a
vivere nei paesi di montagna e quindi li fa scendere giù a valle
facendo spopolare quei paesi fantastici e quindi far avvicinare i boschi ai
paesi, per cui i lupi si avvicinano ai paesi?
Può essere che questi fondi possano servire anche
al contenimento del lupo, ai risarcimenti stessi o anche a far sì di
realizzare attività economiche che mantengono i giovani in alta quota
sulla nostra fantastica Lessinia?
Noi voteremo a favore di questa mozione anche per questi
motivi. Mi fermo qui.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Brusco.
La parola all'assessore Pan.
Ass.re Giuseppe PAN
Grazie, Presidente.
Questo argomento penso sia stato uno dei primi argomenti
che ho affrontato come Assessore all'Agricoltura e alla Caccia. La
Lessinia non la conoscevo e sono andato a visitarla su invito del
consigliere Valdegamberi e con piacere ho visto cos'è la
Lessinia.
Sono padovano e quindi capisco gli umori di tutti gli
amici veronesi, però devo dirvi che da Assessore all'Agricoltura
la presenza – e concordo con i Colleghi che hanno detto – di
questo grande allevamento allo stato brado nei pascoli perché è
uno degli aspetti più importanti delle nostre produzioni
lattiero-casearie del nostro Veneto.
Effettivamente abbiamo dei bellissimi pascoli, abbiamo
delle aziende floride, delle belle malghe, quindi sicuramente andiamo a
scontrarci con questo problema dei lupi.
Ho ascoltato molti allevatori, al di là poi di ogni
preclusione politica di come uno la pensi sul lupo e di cosa pensi poi su
cosa si può fare, vi do alcuni dati: ad oggi la popolazione dei lupi
è di circa una quindicina di esemplari su due cucciolate –
quello che almeno mi è stato riferito dagli esperti. Quest'anno
sono stati abbattuti 65 capi circa di bovini generalmente da latte,
vitelli, qualche asino che era presente.
Rispondo subito per quanto riguarda gli indennizzi: fino
ad adesso gli indennizzi li abbiamo pagati sempre, mancano solo quelli del
2015 che sono in via di pagamento in questi giorni e quindi posso
assicurare che tutti gli indennizzi ai capi degli allevatori sono stati
pagati, indennizzati. Abbiamo un capitolo di Bilancio che prevede circa 150
mila euro l'anno per quanto riguarda questo tipo di
attività.
È chiaro che adesso siamo a fare delle scelte, si
possono fare delle scelte da un punto di vista ambientale e
dall'altra parte possiamo fare delle scelte di contenimento,
però da un'altra parte noi non possiamo permetterci certamente
di perdere l'allevamento o comunque far sì che questo
allevamento sparisca in qualche maniera.
Ricordo che comunque anche la sola presenza oppure il
passaggio del branco a volte in mezzo all'allevamento, è stato
comprovato, provoca anche una perdita di produzione del latte in generale
perché poi gli animali si spaventano di tutta una serie di cose e
quindi c'è una minore produzione di latte, una perdita di
produttività e anche qualche incidente, perché poi gli animali di
notte - perché sono liberi anche di notte – spesso si spezzano
gambe o altre cose di altro tipo perciò vengono abbattuti in altra
maniera, quindi questa è la situazione fotografata.
Rispetto al progetto WolfAlps, che ho ereditato, questo
è un progetto che è stato fatto a partire dal 2006 quindi è
sei anni che è in corso, è un progetto da 500 mila euro che ha
come capo progetto il Parco naturale delle Alpi marittime, che è in
tutt'altra parte, e che va a monitorare l'ambiente, che prevede
tutta una serie di attività di protezione, di sintonia tra i lupi,
l'ambiente e naturalmente gli allevatori. Vedo che questa sintonia
non è stata molto ben presa almeno penso dagli allevatori della
Lessinia e concordo che chiaramente una soluzione debba essere
trovata.
Questi fondi possono prevedere – lo dico ai
Consiglieri e lo stiamo anche valutando – anche degli accorgimenti
per proteggere in qualche maniera il bestiame. Quindi, ad esempio, delle
barriere elettriche o dei recinti o vuoi mettendoci altre cose. Stiamo
anche studiando questo tipo di attività oltre naturalmente a quello
che il progetto prevedeva e che sapete non è facile cambiare in corsa
quando ormai sul progetto siamo alla fine.
Quindi noi come Sezione Caccia e Pesca della Regione,
col nostro personale tecnico e in coordinamento anche col Corpo forestale,
con le Polizie provinciali, stiamo vigilando anche in questa maniera.
Però resta il fatto che una soluzione a oggi bisogna trovarla.
Adesso è inverno, i capi sono stati portati via, i
lupi si ciberanno di fauna selvatica - che tra l'altro il consigliere
Berlato ha detto bene quali problemi sta creando, perché li sta
creando anche da altre parti. Ma è chiaro che nella prossima stagione
una soluzione deve essere trovata.
Sto sentendo il Ministero, come mi è stato
sollecitato, e l'ISPRA per vedere se è possibile in qualche
maniera spostare parte del branco o trovare delle soluzioni che possano
portarli a non essere più nocivi in altre zone e quindi risolvere
questo problema alla fonte. Sapete che comunque questi animali sono fauna
selvatica protetta e noi dobbiamo gestirli solo in questa maniera, quindi
altre vie io non le conosco. Se queste sono le vie, cercheremo in tutte le
maniere di batterle anche per la sicurezza dei nostri allevatori e dei
Sindaci.
Io ho incontrato i Sindaci della Lessinia e posso
assicurare che molti dei lupi si avvicinano alle case di notte in questi
giorni e anche alla popolazione quindi, anche se fino adesso non hanno
attaccato nessuno, c'è una grande preoccupazione dei Sindaci e
degli abitanti perciò bisogna che noi in qualche maniera troviamo una
risposta.
È chiaro che adesso sono 15, il prossimo anno con
un'altra nuova cucciolata arriveranno a 20 e avanti così.
PRESIDENTE
Grazie, assessore Pan, per le conclusioni.
Non vedo altri interventi.
Pongo in votazione la Mozione n.
30.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
MOZIONE
PRESENTATA DALLE CONSIGLIERE SALEMI E ZOTTIS RELATIVA A "LA GIUNTA
REGIONALE ISTITUISCA IL COORDINAMENTO MOBILITà CICLISTICA" (MOZIONE N. 35) (DELIBERAZIONE N. 88/2015)
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- la Regione Veneto in più occasioni ha
affermato di voler favorire nel proprio territorio iniziative finalizzate
alla sensibilizzazione e informazione dei cittadini sulle tematiche della
mobilità sostenibile;
- la Giunta regionale ha dato seguito a questo
intendimento approvando i seguenti provvedimenti:
-- deliberazione n. 1862 del 15 ottobre 2013
riguardante l'adozione del Manuale di segnaletica per i percorsi
ciclo escursionistici in ambito montano per i quali non si applicano le
norme del Codice della Strada;
-- deliberazione n. 162 dell'11 febbraio 2013
relativa all'adozione del Manuale di segnaletica turistica e
cicloturistica regionale, nell'ambito del Piano regionale di
segnaletica turistica, quale documento di riferimento per le diverse
tipologie di cartellonistica e segnaletica turistica e ciclo
escursionistica;
-- deliberazione n. 1402 del 19 maggio 2009 relativa
all'individuazione nell'ambito della Rete Escursionistica Veneta
(R.E.V.) di itinerari turistici ciclabili, equestri e nautici;
- la Giunta regionale ha inoltre approvato il Piano
regionale di segnaletica turistica, già avviato con deliberazione n.
959 dell'11 aprile 2006, e ha intrapreso ulteriori azioni di promozione,
progettazione e finanziamento relative alla mobilità ciclistica che
hanno favorito l'ampliamento della rete ciclistica e
l'inserimento del territorio veneto in direttive ciclabili nazionali
ed internazionali;
- nella precedente legislatura la Regione Veneto ha
avviato rapporti stabili con la Federazione Italiana Amici della Bicicletta
- FIAB per la costituzione dell'Ufficio Mobilità
Ciclistica;
CONSIDERATO CHE:
- la ciclabilità rappresenta
un'opportunità di sviluppo turistico ed economico
notevole;
- l'uso della mobilità sostenibile
contribuisce al raggiungimento degli obiettivi previsti dalla
programmazione europea 2014-2020 in materia di riduzione
dell'inquinamento ambientale (clima, aria, ambiente);
- a seguito dell'efficientamento della rete
ciclabile e delle relative direttive in termini di mobilità
sostenibile promosse dalla Regione è opportuno intensificare i
rapporti di coordinamento con Enti Locali, Fiab, Associazioni, Regioni,
Ministeri, Unione Europea ed altri soggetti portatori di interesse, come ad
esempio le aziende di trasporto pubblico locale, al fine di garantire una
progettazione e una promozione che favorisca la massima efficacia ed
efficienza del sistema ciclabile Veneto;
- è altresì necessario che tale
coordinamento diventi prioritario e che possa svolgere le seguenti
funzioni:
-- pianificatoria, coordinando i desideri e le azioni
dei territori in una pianificazione territoriale e finanziaria pluriennale,
che raccolga anche dati su incidenti, incremento di mobilità
ciclistica e gestisca il SIT Sistema Informativo Territoriale della
mobilità ciclistica e sicurezza;
-- infrastrutturale, coordinando gli interventi
progettuali – esecutivi ed i finanziamenti;
-- ciclabilità urbana, promuovendo le zone 30,
le reti ciclabili e finanziando opere conformi a manuali e Bici Plan
locali;
-- salute e prevenzione, promuovendo stili di vita
attivi, sicurezza stradale, il benessere delle persone con riduzione della
spesa sanitaria;
-- assistenza agli Uffici Mobilità Ciclistica di
ambito comunale, intercomunale, GAL, Partenariati, operatori privati e
pubblici;
-- cicloturistica, coordinando lo sviluppo della rete
cicloturistica regionale e locale, la numerazione degli itinerari e la
redazione delle cartografie dedicate;
-- promozionale dei territori verso i mercati ed i
clienti nazionali ed internazionali; banche date sui flussi cicloturistici,
marketing coordinato e prodotti turistici;
-- dei servizi materiali, intermodalità e
trasporto bagagli ed immateriali, siti web, marchi, brand, reti di impresa,
club di prodotto;
-- intermodalità con il treno, trasporto bici
sui treni, accessibilità alle stazioni ferroviarie, ciclo stazioni,
bike sharing sovra comunali;
-- formazione generale per tecnici, operatori
economici, politici e decisori;
RITENUTO CHE:
- è fondamentale istituire, nell'ambito
dell'Assessorato regionale alla Mobilità, il Coordinamento
Mobilità Ciclistica con il compito e la funzione di raccogliere
segnalazioni e osservazioni relative alla rete ciclabile, in stretto
rapporto con Enti Locali, Fiab, Associazioni e Ministeri;
- il suddetto Coordinamento dovrà anche
promuovere l'uso della bicicletta, attraverso iniziative e
manifestazioni cicloturistiche;
- nel Coordinamento sarebbe utile anche la presenza
di un tecnico della Sezione Lavori Pubblici con il compito di seguire tutte
le tematiche connesse alla mobilità ciclabile;
- il Coordinamento dovrà inoltre avvalersi di
ogni eventuale forma di collaborazione per il perseguimento dei propri
scopi, anche di associazioni che promuovono l'utilizzo della
bicicletta e in particolare di quelle che hanno fra gli obiettivi statutari
la promozione della mobilità ciclabile;
impegna la Giunta regionale
a istituire, entro il primo semestre 2016, il
Coordinamento Mobilità Ciclistica con le funzioni sopra
descritte."
La parola alla consigliera Orietta Salemi.
Orietta SALEMI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Sarò rapidissima.
Ringrazio anche l'Assessore che ha atteso fino
adesso perché la nostra mozione è una delle ultime.
Si tratta semplicemente di formalizzare un organismo
dedicato alla mobilità sostenibile, in modo specifico alla
ciclabilità.
L'Assessore ci aveva promesso, in fase di
manovrina finanziaria dello scorso ottobre, che in luogo dei 40 mila euro
destinati all'Ufficio mobilità avrebbe attivato una sezione del
Settore mobilità dedicata alla mobilità ciclistica, questo per
permettere in qualche modo anche di attivare un coordinamento con gli Enti
locali e con tutti i soggetti portatori di interesse.
Non mi dilungo molto su questo perché credo che
l'Assessore abbia dato un segnale importante di attenzione a questo
tipo di iniziative per cui aspettiamo intanto che l'assessore Elisa
De Berti si pronunci ovviamente a favore di questa nostra proposta e poi
ovviamente, dopo il pronunciamento favorevole dell'Assessore, anche
della disponibilità e del favore di tutto il Consiglio. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Orietta Salemi.
La parola all'assessora Elisa De Berti.
Ass.re Elisa DE BERTI
Grazie, Presidente.
Visto che ogni promessa è un debito, mi ero
impegnata ad istituire l'Ufficio per la mobilità da 35
mila.
L'attività propedeutica per la costituzione
del tavolo è già stata avviata, abbiamo già incontrato la
FIAB e nei prossimi giorni verrà effettivamente costituito il tavolo
come promesso.
PRESIDENTE
Grazie, assessora Elisa De Berti.
La parola alla consigliera Silvia Rizzotto.
Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Sentite le rassicurazioni dell'Assessora, quindi
l'impegno, e tenuto conto che l'Assessorato di fatto si sta
già muovendo in questo senso, questa mozione sarebbe inutile però
la votiamo lo stesso visto quello che ha detto l'Assessora.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
Mi sembra tutto chiaro, quindi passiamo alla
votazione.
Pongo in votazione la Mozione n. 35.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BERLATO, BERTI, SCARABEL, BALDIN, BARTELLE,
BRUSCO, RIZZOTTO, MICHIELETTO, FABIANO BARBISAN, BORON, BOTTACIN,
BRESCACIN, GEROLIMETTO, LANZARIN, SANDONà, VALDEGAMBERI, VILLANOVA,
MORETTI, RUZZANTE, AZZALIN, FRACASSO, PIGOZZO, SALEMI, SINIGAGLIA, ZANONI,
ZOTTIS, BARISON, GIORGETTI, CASALI, BASSI E CONTE RELATIVA A "LA
GIUNTA REGIONALE SOLLECITI IL PARLAMENTO ED IL GOVERNO A REVISIONARE
L'ATTUALE NORMATIVA STATALE AL FINE DI FAVORIRE IL RECLUTAMENTO DEI
VOLONTARI DELLA CATEGORIA DEI VIGILI DEL FUOCO" (MOZIONE N. 50) (DELIBERAZIONE N. 89/2015)
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
È breve e la voglio leggere perché sia ben
capita.
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- il personale Volontario dei Vigili del Fuoco è
costituito da Vigili del Fuoco volontari chiamati a qualsiasi ora del
giorno e della notte ad intervenire nelle situazioni di emergenza mettendo
sistematicamente a repentaglio la propria esistenza;
- i Vigili del Fuoco volontari rappresentano un
supporto indispensabile per i cittadini;
- nonostante la assoluta carenza di risorse tecniche
essi garantiscono un contributo essenziale alla sicurezza del territorio,
per la salvaguardia dei beni di tutta la comunità veneta;
CONSIDERATO CHE:
- in Regione Veneto i Vigili del Fuoco sono dislocati
in ben 38 distaccamenti volontari oltre ad alcune sedi miste, garantendo
oltre 1300 interventi di soccorso ogni anno;
- attualmente la categoria è interessata da
diverse problematiche che attengono principalmente alle lacune legislative
della legge statale;
- i volontari, ad oggi, sono costretti ad operare con
strumenti, mezzi, attrezzature insufficienti ed obsolete, non garantendo,
quindi, un soccorso adeguato alla tutela della incolumità personale e
materiale della comunità del Veneto;
RITENUTO CHE:
- per mancanza di risorse, i corsi di formazione
sembrano svolgersi in maniera non adeguata – anche questi – a
garantire una formazione sufficiente a tutela della sicurezza dei
cittadini;
- i volontari devono sottoporsi periodicamente a
visite mediche affrontando un onere economico di circa 429 euro;
RILEVATO che la scarsità di risorse economiche
per la formazione e gli interventi dei volontari dei vigili del fuoco
determinerebbe gravi conseguenze sulla sicurezza dei nostri
cittadini;
impegna la Giunta regionale a sollecitare il
Parlamento ed il Governo affinché vengano ridotti i costi relativi
alle visite mediche, stanziare nuove risorse atte a garantire
un'adeguata formazione auspicando, altresì, una nuova revisione
della attuale normativa statale."
Grazie per l'attenzione.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
La parola al consigliere Brusco.
Manuel BRUSCO (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Come Gruppo sottoscriviamo questa mozione, avevo anche
invitato un gruppo di Vigili del Fuoco volontari ad essere auditi qui in
Consiglio ed è già avvenuto.
Ci tengo solo a precisare che il ruolo dei volontari in
alcuni contesti della nostra Regione è fondamentale, vengono sempre
chiamati nei momenti di bisogno in supporto ai Vigili del Fuoco permanenti
e spesso, solo per giochi di Sindacati e contratti, si tende ad escluderli
e a non concedere ai Vigili del Fuoco volontari i diritti che gli
competerebbero, tra cui la possibilità di fare corsi di aggiornamento.
Quindi abbiamo Vigili del Fuoco volontari non aggiornati in supporto a
Vigili del Fuoco permanenti.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Brusco.
La parola alla consigliera Silvia Rizzotto.
Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
Anche il nostro Gruppo sottoscrive chiaramente questa
mozione e ringrazio il consigliere Berlato per aver sollevato questa
questione dei Vigili del Fuoco volontari.
Approfitto di questo perché proprio venerdì
prossimo 4 dicembre ricorre Santa Barbara, la patrona dei volontari, la
protettrice di coloro che si trovano in pericolo di morte improvvisa e ci
saranno cerimonie in tutte le varie Caserme.
Ho avuto modo di conoscerli e sperimentare anche il loro
impegno purtroppo in occasione di qualche calamità naturale. Non
conoscevo questa realtà e negli ultimi anni ho avuto modo veramente di
apprezzarli e di rendermi conto come purtroppo fare il volontario dei
Vigili del Fuoco è una cosa che è ostacolata in Italia in tutte
le maniere. Perché, oltre a quanto detto dal consigliere Berlato,
quindi anche i costi delle visite mediche, hanno dei requisiti per poter
accedere a questi compiti assolutamente rigidi. Le visite che devono fare
periodicamente sono carissime perché sono anche specialistiche e la
formazione se la pagano.
Inoltre, non la citava nella mozione Berlato, ma magari
può essere occasione anche di fare un'ulteriore sollecitazione
al Governo, sembra che vogliano addirittura eliminare il rimborso spettante
ai volontari che operano durante l'orario di lavoro.
Allora fanno di tutto per evitare di avere questa
risorsa importante senza trascurare il fatto che vengono lasciati con dei
mezzi ed attrezzature assolutamente obsolete, con i resti che arrivano da
quelli effettivi.
È un argomento assolutamente importante, in Veneto
sono una risorsa importantissima e fondamentale e colgo l'occasione
anche per invitare l'Assessore Bottacin, che so è sensibile a
questo argomento, ad attivarsi per quanto può per sostenere questa
mozione e per far sì che vengano assolutamente aiutati anche i
volontari e non solo gli effettivi. Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
La parola al consigliere Finco.
Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta-Lega
Nord)
Grazie, Presidente.
Sarò un po' controcorrente però, siccome
la questione l'ho seguita anche negli anni scorsi nella passata
Legislatura, quando ho visto questa mozione - ovviamente io la voterò
per mantenere buoni i rapporti con tutti – però ci tengo a far
alcune precisazioni.
Ho molti amici Vigili del Fuoco, sono andato anche a
raccogliere alcuni dati della Federazione Nazionale Coordinamento Vigili
del Fuoco. In Veneto nel 2014 ci sono stati 48.155 interventi, 1.300
effettuati dai volontari dei Vigili del Fuoco, circa il 2,7%.
Spesso queste associazioni vengono in Consiglio
regionale o in altre parti a chiedere sovvenzioni, soldi e
quant'altro a sostegno delle loro iniziative. Per carità, tante
sono delle bravissime persone che operano in maniera seria, ma un paio di
anni fa ho presentato un'interrogazione in quest'Aula, e poi ne ho
presentata un'altra ancora, in quanto a Schio nel 2010 è stato
richiesto un mezzo da dare a questa associazione di volontari perché
ovviamente ne avevano necessità per raggiungere quelle località,
quelle zone, quelle vallate un po' più impervie, che ovviamente
con i mezzi dei Vigili del Fuoco non si potevano raggiungere.
Ebbene la Regione Veneto ha concesso un contributo di
circa 300 mila euro per acquistare un camion 4x4 della lunghezza di circa 6
metri e rotti, largo non so quanto, e ad oggi questo camion è fermo
all'interno del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Schio
inutilizzato, con pochissimi chilometri.
Ho chiesto più volte perché, visto che la
delibera parlava chiaro e dovevano servire 300 mila euro per prendere dei
mezzi che dovevano servire a risolvere i problemi nelle zone più
impervie. Hanno comperato questo mega camion, questa mega attrezzatura che
ad oggi è ferma: se avrà fatto 2 mila chilometri ne ha fatti
tanti.
A me fa piacere che ovviamente tutti noi condividiamo il
volontariato, siamo vicini a questo tipo di associazioni, però direi
che forse il Governo dovrebbe prima di tutto potenziare ad esempio i
Comandi dei Vigili del Fuoco. Venerdì è Santa Barbara e se ognuno
di noi andrà all'interno di queste Caserme, all'interno di
cerimonie, sentirà i vari Comandanti che si lamenteranno perché
sono privi di mezzi, sono privi di strutture e ovviamente non hanno nemmeno
i soldi per comperarsi le divise.
Poi, se l'Ente locale – in questo caso la
Regione - dà dei finanziamenti e queste associazioni e queste, invece
di utilizzare questi soldi in maniera intelligente, li utilizza per
acquistare dei mezzi che non hanno alcun senso, questa cosa mi dà
fastidio.
Ho già presentato due interrogazioni e ne
presenterò una terza perché voglio andare a fondo su questo
argomento, perché 300 mila euro al giorno l'oggi non sono pochi
soprattutto dati a una associazione di volontariato che li va ad utilizzare
in questa maniera.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Finco.
La parola alla consigliera Orietta Salemi.
Orietta SALEMI (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Solo per dire che vorremo sottoscrivere la mozione e
ovviamente voteremo a favore.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Salemi.
La parola alla consigliera Silvia Rizzotto, per
dichiarazione di voto.
Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)
Grazie, Presidente.
La dichiarazione di voto è assolutamente a
favore.
Solo per fare un inciso a quanto detto dal collega
Finco. Probabilmente in tante Province, in tante realtà possono
esserci anche situazioni non corrette. Comunque la mia conoscenza della
realtà trevigiana con le caserme dei volontari di Casella
d'Asolo e di Gaiarine è tutt'altro che questa, anzi sono i
Comuni e gli Enti locali che gli comprano qualche mezzo per fare questi
interventi di soccorso.
È giusto vigilare se c'è chi abusa di
fondi pubblici però la realtà, che almeno io ho potuto verificare
avendo avuto bisogno di loro, è che il più delle volte non hanno
attrezzature adeguate.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Silvia Rizzotto.
La parola al consigliere Barison.
Massimiliano BARISON (Forza Italia)
Grazie, Presidente.
Solo per esprimere il voto favorevole e per chiedere di
sottoscrivere la mozione.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Barison.
La parola al consigliere Casali.
Stefano CASALI (Lista Tosi per il Veneto)
Grazie, Presidente.
Dopo il precedente intervento del Presidente Barison,
anche noi come Lista Tosi chiediamo di sottoscrivere la mozione.
Grazie.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Casali.
Con l'aggiunta di firme alla mozione presentata,
passiamo alla votazione.
Pongo in votazione la Mozione n. 50.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
C'è la volontà del consigliere Berlato
di posporre la mozione n. 41 per lasciare spazio alla mozione n. 34 in
velocità.
La parola al consigliere Berlato.
Sergio Antonio BERLATO (Fratelli d'Italia - AN
- Movimento per la Cultura Rurale)
Grazie, Presidente.
Mi è stata chiesta una cortesia e tra Colleghi le
cortesia si fanno.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Berlato.
Mi pare cosa di assoluto buon senso.
MOZIONE
PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BALDIN, BERTI, SCARABEL, BARTELLE E BRUSCO
RELATIVA A "FERMIAMO SUBITO IL DEPOSITO DI STOCCAGGIO GPL NELLA
CITTà DI CHIOGGIA IN LOCALITà VAL DA RIO" (MOZIONE N. 34) RESPINTA
"Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- nella città di Chioggia in località Val
da Rio è presente un deposito di stoccaggio GPL, attualmente composto
da due serbatoi metallici fuori terra da mc 600 ciascuno per gasolio per
bunkeraggio marittimo, da un serbatoio metallico fuori terra da mc 50 per
gasolio per motopesca e da mc 100 di olio lubrificante in fusti e
confezioni per una capacità complessiva di stoccaggio pari a mc 1.350
di oli minerali, è stato autorizzato dal Ministero dello Sviluppo
Economico, di concerto con il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti, con decreto n. 17369 del 21 maggio 2013;
- la società Costa Bioenergie S.r.l. con istanza
dell'8 aprile 2014 ha richiesto al Ministero dello Sviluppo Economico
(MISE) l'autorizzazione per procedere all'aumento da mc 1.350 a
mc 10.350 della capacità massima di stoccaggio del proprio deposito
costiero di oli minerali ad uso commerciale sito in Chioggia, località
Val da Rio;
CONSIDERATO CHE:
- con deliberazione della Giunta regionale n. 660 del
28 aprile 2015 è stata approvata l'autorizzazione per
l'aumento della capacità di stoccaggio del deposito costiero di
oli minerali ad uso commerciale gestito dalla società Costa Bioenergie
S.r.l. sito in Chioggia (VE), località Val da Rio. Espressione
dell'intesa regionale di cui all'articolo 57, comma 2, del
decreto legge 9 febbraio 2012, n. 5, convertito con modificazioni dalla
legge 4 aprile 2012, n. 35;
- la capacità complessiva di stoccaggio
dell'impianto a modifiche di progetto ultimate sarà pertanto
pari a mc 10.350;
- il deposito in oggetto sarà inoltre collegato
alla banchina tramite n. 2 tubazioni della lunghezza di mt. 40, di cui una
del diametro di 4 pollici per la fase gassosa ed una del diametro di 6
pollici per la fase liquida;
VISTO che il progetto in questione risulta tuttora in
itinere e che debbono soprattutto essere affrontate e superate - dalla
società Costa Bioenergie S.r.l - tutte le fasi legate alla
formalizzazione di un piano di sicurezza che renda compatibile
l'insediamento con la sicurezza per le persone che risiedono nelle
aree limitrofe, densamente popolate, e inoltre con quella relativa per la
navigazione;
CONSTATATO CHE:
- tale operazione inibirebbe lo sviluppo del Porto di
Chioggia, che presto assumerà, in un'ottica di sistema
metropolitano della portualità lagunare, un ruolo centrale
nell'economia regionale e non solo, soprattutto in forza della sua
principale caratteristica, quella di essere un porto
fluvio-marittimo;
- al porto di Chioggia arriverebbero due gasiere al
mese, che queste navi attraccherebbero a punta Colombi e il Gpl verrebbe
trasferito nei bunker interrati;
- quasi tutti i giorni a Val da Rio entrerebbero i
camion cisterna per prelevare il Gpl e consegnarlo ai vari distributori con
gravi conseguenze per la viabilità e l'aumento di inquinamento
atmosferico e acustico;
PRESO ATTO che c'è la volontà di
sviluppare la crocieristica in area Saloni e Val da Rio, e che ha come
finalità l'esercizio delle attività portuali e ricettive
conseguenti, connesse e complementari al traffico passeggeri nel porto di
Chioggia compresa la fornitura di tutti i servizi di ricezione, accoglienza
e trasferimento dei passeggeri, eventualmente in collegamento con altre
strutture logistiche o turistiche della zona e la gestione degli ormeggi di
imbarcazioni, navi, traghetti Ro-Pax e navi da diporto, tutto questo rende
del tutto incompatibile il previsto insediamento con gli anzidetti
obiettivi, non essendo immaginabile una promiscuità di navigazione tra
navi gasiere e navi da crociera;
PRESO ATTO INOLTRE CHE:
- è prevista la collocazione del nuovo mercato
ittico all'ingrosso proprio in zona Val da Rio, che genererà una
importantissima mole di traffico di pescherecci in entrata e in uscita dal
sito, tutto ciò, rende del tutto incompatibile il progetto di
realizzazione dell'impianto di stoccaggio con un obiettivo decisivo
per la città e non solo, visto che il mercato ittico, servendo la
prima flotta peschereccia d'Italia, ha una sicura rilevanza regionale
e nazionale per importante comparto della pesca;
- il sito risulta ad una distanza di soli trecento
metri dal centro storico abitato e manca un piano evacuazione di parte di
esso;
impegna la Giunta regionale
- ad attivare ogni percorso utile a verificare se la
procedura seguita dal Ministero dello Sviluppo Economico per arrivare
all'emissione del decreto di approvazione del progetto sia rispettosa
di quanto previsto dalla legislazione vigente in materia e, in caso
affermativo, a evitare che il progetto in questione possa comportare, se
portato a compimento, un serio pericolo per la sicurezza dei cittadini di
Chioggia, per quella relativa alla navigazione e della pesca, per le
prospettive di sviluppo del territorio di Chioggia e per l'economia
della Città Metropolitana di Venezia e della Regione
Veneto;
- a verificare la possibilità di sospendere i
lavori in essere per verificare attentamente la correttezza dell'iter
procedurale, ma soprattutto per garantire la sicurezza dei cittadini e
delle loro abitazioni in prossimità del sito, e allo stesso modo
valutare i potenziali danni all'immagine della località
turistica."
La parola alla consigliera Erika Baldin.
Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)
Grazie, Presidente.
Sarò estremamente sintetica, vista
l'ora.
Abbiamo già toccato un argomento nel precedente
Consiglio: c'era stata un'interrogazione del consigliere
Pigozzo in merito. Si tratta di un mega deposito di stoccaggio di GPL sito
in Val da Rio vicino al Porto di Chioggia e vicino anche al centro abitato
di Chioggia.
Si tratta di 300 metri scarsi e questo potrebbe anche
provocare un potenziale pericolo per i residenti.
Nello specifico l'8 aprile 2014 era stata avanzata
questa richiesta da parte del Socogas, società che si occupa di oli
minerali. La Giunta regionale ha espresso la propria intesa circa un anno
dopo e la Costa Società Bioenergie non ha attualmente approntato alcun
piano di sicurezza in merito, senza contare che questa operazione potrebbe
inibire lo sviluppo del Porto dell'area considerato centrale per
l'economia, non solo regionale, ma anche nazionale essendo porto di
caratura nazionale e anche porto fluvio-marittimo; non considerando che
entrerebbero camion cisterna quasi tutti i giorni provocando delle
conseguenze gravi anche per la viabilità interna ed esterna; non
considerando che c'è anche la volontà di sviluppare la
crocieristica proprio nel porto di Chioggia.
Non è immaginabile una promiscuità di
navigazione tra navi gasiere e navi crociera tenuto conto anche del fatto
che in quell'area dovrebbe sorgere anche il nuovo mercato ittico
dell'area e dimenticandosi che Chioggia costituisce la prima flotta
peschereccia d'Italia.
Tutto ciò premesso, impegna la Giunta regionale ad
attivare ogni percorso utile a verificare se la procedura seguita dal
Ministero dello Sviluppo economico per arrivare all'emissione del
decreto di autorizzazione sia rispettosa di quanto previsto dalla normativa
e, in caso affermativo, evitare che il progetto in questione possa
comportare un serio pericolo per la sicurezza dei cittadini, della
navigazione, della pesca e per l'economia della Città
metropolitana di Venezia e dell'intera Regione Veneto.
C'è da sottolineare anche che la Provincia di
Venezia non ha ritenuto di assoggettare a procedura di valutazione
ambientale quest'opera, manca il parere della Capitaneria di Porto e
anche della Commissione regionale Salvaguardia di Venezia.
PRESIDENTE
Grazie, consigliera Erika Baldin.
La parola al consigliere Pigozzo.
Bruno PIGOZZO (Partito Democratico)
Grazie, Presidente.
Solo una richiesta già anticipata alla collega
Baldin, di poter sottoscrivere la mozione a nome del nostro Gruppo.
Le motivazioni le ha elencate benissimo, si tratta di
una incompatibilità di carattere ambientale, di carattere commerciale
e che riguarda sia l'attività del Porto e sia la pesca.
Ho capito che l'Assessore l'altro giorno
rispondendo all'interrogazione diceva "non troviamo elementi
per recedere dall'espressione di intesa che la Regione ha dato su
questo progetto", però è chiaro che, avendo questa
problematica degli elementi molto critici e mancando il parere della
Capitaneria di Porto e della Commissione Salvaguardia, credo che questi
siano già sufficienti come elementi per dire: almeno sospendiamo e
verifichiamo la procedura.
Chiederei ai Colleghi un'assunzione di
responsabilità rispetto a questi nodi che sono effettivamente critici,
confidando nella vostra comprensione e responsabilità.
PRESIDENTE
Grazie, consigliere Pigozzo.
Non ci sono altri interventi.
Pongo in votazione la Mozione n. 34.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica).
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Da quello che vedo non c'è più il numero
legale in Aula, quindi la Seduta si interrompe qui.
Verrete riconvocati a domicilio in base a quanto
deciderà la Capigruppo. Tendenzialmente il prossimo Consiglio
sarà giovedì 10 e venerdì 11. Arrivederci.
La Seduta termina alle ore 19.10
Il Consigliere segretario
f.to Antonio Guadagnini
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Il Presidente
f.to Roberto Ciambetti
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Resoconto stenotipico a cura di:
Copisteria Sassaro – Stenotype Transcription
Multimedia srl
Revisione e coordinamento testo a cura di:
Giuseppe Migotto
Elaborazione testo a cura di:
Davide Benettelli
Elisabetta Fabris
Gabriella Gamba
Paola Lombardo
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