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Prime donne - Rossetta Molinari Milani e Giuseppina Dal Santo

Il Consiglio regionale del Veneto ha voluto realizzare una monografia dedicata alle prime due donne della propria storia, Rosetta Molinari Milani e Giuseppina Dal Santo, dal titolo ‘Prime donne’, che è stata presentata per la prima volta a Venezia, nell’Aula consiliare, giovedì 21 ottobre 2021. 

La monografia - stampata da Cierre Grafiche e curata dalla giornalista Margherita Carniello – fa un ritratto delle prime due donne elette in Regione, unica voce femminile nell’aula consiliare di palazzo Ferro-Fini negli anni ‘70. Rosetta (1927-2015), unica donna a risultare eletta nel 1970 e nel 1975, presidente della commissione Sanità tra il 1979 e il 1980, è stata un’esponente di primo piano del Pci padovano. Giuseppina (1928-1998), democristiana vicentina, di corrente dorotea, entrata in consiglio per subentro nel 1976, nel 1980 è risultata la più votata in Veneto, surclassando anche il presidente Carlo Bernini, ed è stata capogruppo del partito di maggioranza assoluta negli anni ’80, nonché presidente di commissione e componente dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale; finita l’esperienza in Regione, dal 1993 al 1995 è stata inoltre la prima donna alla guida della Provincia di Vicenza.

Secondo il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, che ha aperto l’evento, si tratta di “Un doveroso omaggio a due pioniere, a due ‘apripista’ nella vita politica e sociale del Veneto degli anni Settanta e Ottanta, ideato nell’ambito delle celebrazioni per i 50 anni della Regione”.  

Oltre ai consiglieri e agli ex consiglieri, hanno preso parte alla presentazione le figlie di Rosetta Molinari, Elena e Silvia Milani, la sorella di Giuseppina Dal Santo, Maria Laura e la storica segretaria e collaboratrice di Giuseppina, Maria Rosaria Migliorin.

“La pubblicazione va in parte a colmare quel ‘cono d’ombra’ che per troppi anni ha avvolto il contributo delle donne alla vita politica e amministrativa nella nostra Regione e nel nostro Paese”, ha sottolineato il segretario generale del Consiglio, Roberto Valente. “E ci ricorda il lungo e difficile percorso della rappresentanza femminile nelle istituzioni: in cinquant’anni di Regione le donne elette in Veneto sono state 40 su 411 consiglieri. Solo in questa legislatura, anche grazie alle quote di genere nelle liste, la proporzione ha superato il terzo dei seggi, con la presenza di 18 donne tra i 51 consiglieri”.

Aldo Bottin, presidente del Veneto tra il 1994 e il 1995 e ora alla guida dell’Associazione consiglieri regionali, ha rievocato lo stile e il metodo delle due consigliere, invitando a leggere il loro impegno politico ‘per una Regione vicina alle persone’ come ‘monito’ per il futuro dell’istituzione regionale.

Rosetta Molinari e Giuseppina Dal Santo si sono affermate in anni in cui la politica era quasi esclusivo appannaggio maschile e hanno dato il loro contributo ‘costituente’ alla storia della Regione lavorando fianco a fianco per scrivere leggi fondamentali per il Veneto come l’istituzione degli asili nido comunali; la creazione dei consultori familiari; l’avvio su scala regionale del servizio socio-sanitario regionale, che in Veneto coniuga il diritto alla salute con quello all’assistenza; le linee guida per l’applicazione in Veneto della legge 194; il primo nucleo di politiche per le pari opportunità; la prima legge regionale sulle tossicodipendenze; agevolazioni e sostegni per il diritto allo studio; il riconoscimento e la valorizzazione del sistema dei centri di formazione professionale, integrato con quello scolastico. 

In appendice “Prime Donne” raccoglie il profilo delle donne consigliere ed assessore nelle prime dieci legislature della Regione del Veneto, dal 1970 al 2020. “Dopo Rosetta e Giuseppina – ricorda nell’introduzione Francesca Zottis, vicepresidente del Consiglio - altre donne hanno intrapreso la via dell’impegno politico in Regione, ciascuna con il proprio talento e sensibilità, tutte con la consapevolezza di essere ‘sfidanti’, di voler occupare uno spazio che non è di mera rappresentanza, ma requisito di vera democrazia. Perché, ci insegnava Tina Anselmi, prima donna a diventare ministro, ‘la presenza femminile in politica, nei posti cosiddetti di potere, non serve soltanto alle donne, serve a migliorare la qualità della società. Per tutti’”.