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Al centro del 38esimo Congresso degli apicoltori italiani a Lazise dal 31 gennaio al 4 febbraio le emergenze dell’apicoltura e del miele di qualità, tra cambiamento climatico, agenti patogeni e concorrenza sleale
23 gennaio 2024
(Arv) Venezia 23 gen. 2024 - Presentato quest’oggi a palazzo Ferro Fini sede dell’assemblea legislativa regionale veneta il 38esimo Congresso nazionale dell’apicoltura professionale a Lazise (Verona) dal 31 gennaio al 4 febbraio 2024 organizzato dall’Associazione Apicoltori Professionisti Italiani (AAPI), insieme a Unione nazionale associazioni apicultori italiani (Unaapi) e all’Associazione Regionale del Veneto. “Il Congresso di Lazise, il primo he si svolge in veneto, avviene in un momento delicatissimo” ha detto il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti introducendo la conferenza stampa: “L’Europa è il secondo produttore mondiale di miele, ma nonostante il proprio ruolo nel mercato, l’Europa, come l’Italia, è un importatore netto di miele, e colpisce sapere che una parte considerevole del miele importato non corrisponde ai criteri fissati dalla Commissione Europea: ciò è un danno per i produttori europei ed italiani chiamati a fronteggiare una concorrenza, soprattutto cinese, particolarmente agguerrita, che sfrutta modelli produttivi inaccettabili per l’Europa – ha proseguito Ciambetti – In Italia il costo produttivo si aggira attorno ai 10 € al chilo quando e il prezzo d’esportazione del prodotto cinese, in realtà uno sciroppo, destinato all’Ue è compreso tra 0,90 e 2,71 €/kg. Lo squilibrio è evidente, ma altrettanto chiaro è il raggiro ai danni del consumatore che acquista a basso pezzo un prodotto a base di fruttosio e glucosio ma non è miele, mentre i nostri produttori si trovano in evidente difficoltà. Per noi italiani, e per l’Europa, non c’è solo un problema economico – ha proseguito Ciambetti - ma un vero e proprio problema ambientale: poco meno del 90% delle piante selvatiche da fiore ha bisogno di impollinatori, come api, vespe, farfalle, insetti vari, per trasferire il polline da un fiore all'altro. Queste piante sono fondamentali per il funzionamento degli ecosistemi e la conservazione delle specie e degli habitat e in generale delle diversità biologica, che rappresenta la base della nostra esistenza e delle nostre economie. Mettere a repentaglio l’apicultura significa bloccare un processo naturale fondamentale: la difesa dell’ambiente, assieme alla crisi demografica e al cambiamento climatico, sono la sfide per la vita che ci attendono e in queste sfide gli impollinatori, a iniziare dalle Api, svolgono un ruolo decisivo per la salvaguardia della biodiversità e dell’ambiente”, Alle parole di Ciambetti ha fatto eco Gerardo Meridio, presidente di Arav, apicoltori del Veneto: “In Vento l’apicoltura sta crescendo: all’ultimo censimento si contavano 9.740 apicoltori che gestiscono 74,548 alveari. Gli apicoltori veneti sono cresciuti del 30 per cento in tre anni e oggi siamo la prima regione d’Italia per numero di apicoltori. Oggi le api sono una specie protetta vista la loro importanza ma a dire il vero la vera specie da proteggere sono gli apicoltori perché senza di loro non avremmo le api. Purtroppo l’andamento climatico soprattutto dello scorso anno ha messo in ginocchio il nostro settore: c’è stata una diminuzione dell’80 per cento della produzione e gli apicoltori sono stati costretti ad alimentare le loro api che altrimenti sarebbero morte di fame. Abbiamo bisogno di sostegno autentico, in primo luogo magari ampliando anche agli agricoltori le coperture e assicurazioni date dal Piano di Sviluppo Rurale, il Psr, e poi intervenendo sempre nel Psr con il sostegno al nomadismo e all’impollinazione. Terza proposta è l’invito alle realtà locali, ai Comuni, ma anche ai privati, di ampliare la piantumazione di piante nettarifere in modo tale da creare ambienti favorevoli alle api e alla loro alimentazione”. Segnali d’allarme anche da Gianni Alessandri presidente AAPI: “Oggi l’apicoltura italiana sta navigando in una tempesta perfetta caratterizzata da quattro elementi: il primo è un importante calo produttivo dovuto all’impoverimento delle fonti nettarifere e dal cambiamento climatico che hanno portato al dimezzamento della produzione nell’arco di un decennio; il secondo il forte aumento dei costi produttivi; il terzo, un mercato mondiale drogato da ingenti quantità di finto miele e quindi da ujna concorrenza sleale che schiaccia i produttori onesti; da ultimo, la crisi economica che colpisce i consumatori e impedisce loro di pagare il giusto prezzo di un prodotto considerato non di prima necessità. Insomma una tempesta perfetta”. Questi i temi centrali del congresso di Lazise che vedrà anche affrontate tematiche quali il contrasto alla Vespa velutina e Aethina tumida, l’emergenza varroa e l’impatto delle virosi e la necessità di riuscire a capire come contenerli, discussi con con esperti di fama internazionale, come il professor James HELLIS dell’ Università della Florida (USA), il professor Marc Oliver SCHÄFER dell’ Istituto Federale di ricerca su salute animale (Germania); Nicola ANNAND – Responsabile per lo sviluppo apistico nel Nuovo Galles del sud (Australia); Julien VALLON – Istitut de l’abeille (Francia) e molti altri ancora.