Palazzo Ferro Fini

Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, è situato in uno dei punti più affascinanti del Canal Grande, tra il Ponte dell'Accademia e Piazza San Marco, di fronte alla Chiesa della Salute, opera secentesca del Longhena. Nasce dall'unione di due palazzi contigui, di impronta rinascimentale, aventi la classica planimetria diffusa a Venezia: atrio che attraversa tutto l'edificio dall'accesso d'acqua a quello da terra, piano nobile, giardino o corte interna e altana.

Palazzo Ferro Fini

L'interno di Palazzo Ferro Fini ha avuto vari rifacimenti, mentre l'esterno è rimasto immutato nel tempo: prospetto sobrio con teste in chiave d'arco, netti marcapiani e un'ispirazione di maestà, derivata da stilemi classici per la facciata di Palazzo Fini; caratteristiche rinascimentali mescolate a forme gotiche per Palazzo Ferro, con prospetto ritmicamente ripartito da splendide quadrifore trilobate semplici e con oculo e da finestre classicheggianti all'ultimo piano. Acquistato dalla Regione per farne sede del Consiglio regionale del Veneto, grazie ad imponenti lavori di restauro durati un decennio, il Palazzo si presenta oggi con rinnovato splendore, in armonia tra il rispetto della sua antica venezianità e le esigenze della funzionalità e delle tecnologie moderne.

La storia del palazzo

Palazzo Fini è legato alla figura di Tommaso Flangini, un greco proveniente da Corfù, ricco avvocato fiscalista. Nel 1620 Flangini prende in affitto la casa sul Canal Grande, proprietà della famiglia Contarin, che si impegna a ristrutturare l'edificio, "cadente, rovinoso e inabitabile". I Provveditori del Comun, però, poco dopo, intimano che si proceda a nuove riparazioni strutturali in quanto l'edificio "minacia eminente ruina" e le fondamenta sono "ammalorate". Nel 1638 il Flangini acquista l'edificio e la casa adiacente, li rade al suolo e costruisce un nuovo palazzo già alla fine del 1640, con interventi del "proto" Piero Bettinelli. La casa acquistata costa "fatica, sudori e dispendi" al Flangini, che la destina ad abitazione di famiglia. In seguito, morta senza eredi la figlia di Tommaso, il Palazzo passa per testamento alla Comunità greca veneziana, la quale è impegnata ad utilizzare i proventi della vendita in attività di assistenza e sostegno ai giovani greci. Nel 1662 il Palazzo viene comperato da Girolamo Fini, anche lui ricco avvocato fiscalista, esponente di una famiglia greca venuta da Cipro nel XVI secolo. Egli pensa di lasciare sulla città un'immagine durevole della sua famiglia finanziando anche la fastosa facciata della vicina chiesa di S. Moisè. Gli eredi ne saranno proprietari fino all'inizio dell'800 arricchendo il Palazzo di arredi e mobili preziosi, fra cui affreschi e quadri di Pietro Liberi (Padova 1614-Venezia 1687), visibili anche oggi al piano nobile. Il Palazzo, restaurato più volte, aveva alcune stanze foderate di cuoio dorato (di cui oggi rimane la Sala Cuoi). Nel 1850 Bianca Zane Fini lascia ai figli il Palazzo già diviso in appartamenti in parte affittati e in parte venduti. Prima di essere residenza della famiglia da cui prende il nome, Ca' Ferro, risalente al XIV secolo, è stata in origine proprietà della famiglia Morosini Dalla Tressa. Il Palazzo Ferro viene infatti acquistato da Michele Morosini, che fu doge a Venezia nel 1382.

Egli, quando i genovesi riescono ad arrivare fino a Chioggia e molti veneziani lasciano la città vendendo le loro dimore, compra a basso prezzo gli immobili dei profughi. I Morosini abbelliscono il Palazzo con opere e pitture, anche di Tiziano, Tintoretto, Bassano. L'edificio passa ai Ferro, famiglia giunta dalle Fiandre nel XIV secolo, intorno al 1740. Nel 1816 l'ultimo Ferro, Antonio Lazzaro, morto senza eredi diretti, lascia la dimora al nipote Zorzi Monolesso. Dopo alcune compravendite, nel 1860 Laura Moschini, moglie del cavalier Luigi Ivancich, armatore dalmata, acquista tutto l'edificio, che viene trasformato in uno dei più eleganti e confortevoli alberghi della città, denominato inizialmente Hotel Nuova York. Negli anni successivi la famiglia Ivancich acquisisce in blocco anche Palazzo Fini, accorpandolo gradualmente con Palazzo Ferro. Ne rimane proprietaria fino al 1972, quando l'immobile viene acquistato dalla Provincia di Venezia, per passare poi alla Regione.

Ingresso Palazzo Ferro Fini

Il "Grand Hotel"

In linea con altri alberghi già esistenti in città, Palazzo Ferro Fini partecipa alla nuova immagine che Venezia va assumendo a metà Ottocento, dopo un periodo di profonda crisi economica e politica. Accanto ad operazioni legate allo sviluppo del porto e dei traffici marittimi, l'assetto architettonico ed urbanistico della città va infatti modificandosi in funzione di un nuovo movimento turistico che nel centro storico determina interventi di riqualificazione e riuso. Dei grandi lavori di modifica per la trasformazione dei due palazzi, ora uniti insieme a formare un unico grande albergo, non esiste documentazione archivistica. La ristrutturazione avviene intorno al 1870, poichè nel 1873 il Grand Hotel (come viene denominato) è già una realtà. Negli ultimi decenni dell'Ottocento e primi del Novecento il Palazzo è un lussuoso albergo in piena attività. Nei suoi locali (fra cui brillano le sale Manin, des Dames, de Lecture, Garibaldi e del Cuoio, l'appartamento reale e suite prestigiose), vengono ospitati personaggi illustri, principi, cardinali, artisti e famiglie celebri. Con la seconda guerra mondiale si ha un drastico cambiamento della situazione del Palazzo, occupato dalle truppe tedesche e poi dagli americani; nei decenni successivi si trascina in uno stato di degrado, mitigato da interventi modesti.

 

Il restauro

Palazzo Ferro Fini si presenta ora completamente restaurato. La Regione ha puntato innanzitutto al recupero dell'originaria disposizione ed organizzazione degli spazi, precedentemente stravolti per i continui rifacimenti e le diverse utilizzazioni. E' stata condotta una accurata analisi filologica tesa alla liberazione dei saloni e delle sale, alla individuazione e ripristino dell'atrio d'ingresso, dello scalone e dei cortili interni. L'analisi minuziosa degli ambienti ha messo in evidenza il grado di conservazione delle singole parti e i materiali utilizzati, suggerendo il percorso per il restauro conservativo delle decorazioni parietali ed a soffitto, dei pavimenti, degli infissi e delle pietre. Una adeguata attenzione è stata rivolta a fondazioni, strutture lignee, murature e pavimentazione, cercando di amalgamare sapientemente l'antico al moderno e la frattura tra i due palazzi originari. Si è quindi studiato per adeguare il Palazzo, quale sede del Consiglio regionale, alle necessità di un organismo moderno, attivo, con i necessari comfort e supporti impiantistici.