Ambiente - Zanoni e Bigon (PD): “Arpav, non basta superare la fase commissariale: più risorse per rilanciare un ente fondamentale”

11 giugno 2021

(Arv) Venezia 11 giu. 2021 - “Dopo mesi di commissariamento e conflitto di interessi, a breve Arpav avrà finalmente un nuovo direttore generale. Questo però non basta: sono necessari investimenti per rilanciare le attività di un ente fondamentale, reduce da anni di tagli”. È quanto affermano Andrea Zanoni e Anna Maria Bigon, Consiglieri regionali del Partito Democratico a proposito del nuovo dg dell’Agenzia ambientale, la cui nomina è stata approvata dalla Prima commissione (con astensione dem) e dovrà adesso passare per l’assemblea di palazzo Ferro Fini.

“La cosa positiva è che si mette fine a un imbarazzante conflitto di interessi - sottolineano i due esponenti dem - poiché l’ex dg Marchesi, da gennaio a oggi, ha svolto la doppia funzione di commissario e capo dell’area Tutela e sicurezza del territorio della Regione, essendo di fatto il controllore e il controllato. Ma crediamo che la nomina di un nuovo direttore generale non sia sufficiente a invertire la rotta, se non c’è la volontà di investire per aumentare le attività di prevenzione”. 

“Abbiamo ricevuto un dossier sulle attuali criticità di Arpav - dichiarano i Consiglieri - a cominciare dal depotenziamento del ruolo di controllo, dopo la riorganizzazione voluta da Marchesi; perciò abbiamo chiesto un’audizione in Seconda commissione dell’ex dg e commissario, insieme all’assessore Bottacin e a un referente del sindacato Usb che ha redatto il documento. Tra i problemi evidenziati, la pronta disponibilità che in precedenza era garantita dal personale dei servizi controlli e poi, a causa dei tagli, è stata ‘rimpolpata’ con addetti di altre strutture che non sempre hanno la formazione adeguata per svolgere questo tipo di azione. Inoltre, i dipartimenti provinciali sono stati svuotati e così i lavoratori sono spesso costretti a intervenire anche fuori provincia per monitoraggi e controlli. Un altro esempio segnalato è quello delle analisi dei campioni che già prima della riorganizzazione avevano tempi lunghi, salvo i casi di interventi in pronta disponibilità. Ritardi che non solo danno la percezione di una struttura inefficiente, i sindacati temono possano portare all’esternalizzazione di una parte delle attività svolte ‘in house’”.

“Di questo vorremmo discutere con i diretti interessati - concludono Zanoni e Bigon - perché siamo assolutamente convinti dell’importanza del ruolo di Arpav e dell’urgenza di un vero piano di rilancio”.