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Quarta commissione – Report sui crimini ambientali connessi al ciclo dei rifiuti in Veneto. Controlli su investimenti per occupazione e crescita
26 gennaio 2022
(Arv) Venezia 26 gen. 2022 - La Quarta commissione consiliare permanente, presieduta da Andrea Zanoni (Pd), vicepresidente Roberto Bet (Lega/LV), all’unanimità ha preso atto delle risultanze del percorso conoscitivo intrapreso in ordine ai crimini ambientali connessi al ciclo dei rifiuti in Veneto. Questo nell’ambito delle competenze per la promozione della legalità in capo ai commissari. Il presidente Zanoni ha sottolineato “l’importanza di un lavoro durato mesi e che renderemo pubblico. Sicuramente, la relazione aiuterà le autorità impegnate nel contrastare le Ecomafie ad agire in modo più coordinato e sistematico. Ci consentirà, inoltre, di valutare delle proposte concrete per migliorare in particolare il coordinamento e l’accessibilità delle banche dati in possesso delle amministrazioni interessate”. Il vicepresidente Bet ha ringraziato “la Struttura regionale, tutti i collaboratori e gli auditi per gli interessanti spunti offerti. La relazione costituisce un prezioso strumento di lavoro che la commissione mette a disposizione della Regione e di tutti gli operatori per rendere ancora più efficace la lotta alle Ecomafie”. Il report, accompagnato da un corposo dossier, è il prodotto di una serie di audizioni di attori istituzionali e associazioni impegnate nella protezione ambientale e nella lotta alla criminalità organizzata. Il contributo fornito dalle persone sentite ha consentito di approfondire la conoscenza delle caratteristiche dei fenomeni criminali legati al ciclo dei rifiuti, i modus operandi e le dinamiche in essere. È stato anche fatto un focus sul sistema delle competenze e dei controlli. Gli auditi, ciascuno in funzione del proprio ruolo, hanno delineato le caratteristiche principali delle dinamiche della criminalità ambientale nel territorio regionale, indicando criticità e strategie per una loro attenuazione. Le questioni emerse possono essere riassunte con tre parole-chiave: controllo del territorio; coordinamento dei soggetti che istituzionalmente sono chiamati a svolgere attività di controllo, anche con interscambio delle banche dati; formazione degli operatori. La relazione è suddivisa in due parti: nella prima, vengono delineate le recenti dinamiche che hanno caratterizzato i fenomeni criminali; nella seconda, viene ricostruito il sistema dei controlli in essere, indicando competenze, punti di forza e debolezze. Con riferimento ai reati connessi al ciclo dei rifiuti, particolare rilevanza assume la presenza di discariche abusive all’interno di capannoni abbandonati, fenomeno che ha colpito particolarmente l’opinione pubblica. Per quanto riguarda il traffico illecito di rifiuti nella rotta dal sud al nord del Paese, solo per citare un esempio, l’operazione ‘Plastic Connection’ del 2021 ha rivelato un accordo tra imprenditori meridionali e titolari di attività specializzate nello smaltimento dei rifiuti del nord (tra i quali vi erano soprattutto veneti) per lo smaltimento illegale di oltre 22.000 tonnellate di rifiuti plastici. La criminalità ambientale, sintetizzata con il termine ‘ecomafia’, presenta quindi una notevole pericolosità sociale. Anche se si tende ad associare reati ambientali e organizzazioni criminali di stampo mafioso, quali la ‘Ndrangheta calabrese, la Camorra campana, la Sacra Corona unita pugliese e la siciliana Cosa nostra, durante il ciclo di audizioni è invece emerso come i reati connessi al ciclo dei rifiuti siano perpetrati spesso da soggetti non legati direttamente a tali organizzazioni criminali. Anzi, la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) ha messo in guardia dal ritenere le mafie in senso stretto quali uniche responsabili di tali delitti: la criminalità ambientale, infatti, è un fenomeno in preoccupante estensione proprio perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati. Il reato ambientale connesso al ciclo dei rifiuti è spesso frutto di una scelta imprenditoriale consapevole, concepito e messo in atto da parte di persone dotate delle competenze necessarie per individuare le occasioni di business che si possono aprire violando la normativa in materia. Tali reati, oltre ad avere serie conseguenze ambientali, inquinano l’ambiente economico, permettendo a chi li commette di competere in modo sleale, danneggiando così gli imprenditori onesti. La circostanza che il tessuto economico veneto sia prevalentemente composto di piccole e piccolissime imprese, prive delle capacità reattive proprie di quelle medio-grandi e, soprattutto, meno soggette ai controlli da parte degli organi di Polizia Giudiziaria, rende l’infiltrazione e la penetrazione criminali più semplici, soprattutto in momenti di difficoltà economica. Quello edile è stato il primo settore infiltrato, ma ora le consorterie criminali hanno diversificato le proprie attività e sono particolarmente interessate al turismo e alla gestione dei rifiuti, in particolare quelli speciali, derivanti dalle attività produttive. L’azione criminale pare si stia orientando al trasporto illecito all’estero, in particolare verso i paesi balcanici, e il Veneto è utilizzato prevalentemente come luogo di stoccaggio temporaneo. Nella relazione è stata evidenziata l’importanza del presidio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine, le quali devono essere messe nelle condizioni di rilevare prima e indagare poi eventuali reati ambientali. La conoscenza del territorio è un requisito fondamentale per operare un efficace controllo e la Polizia Locale, in ragione della sua capillare presenza, potrebbe svolgere un ruolo di collaborazione con le Forze di Polizia specializzate, in primo luogo i NOE. Un efficace controllo del territorio non può tuttavia prescindere dalla partecipazione attiva dei cittadini residenti. Vi deve essere una maggiore capacità e volontà di denuncia di situazioni sospette, in particolare da parte degli imprenditori che lavorano nei settori interessati. Per monitorare il territorio, è stato suggerito di operare un censimento dei capannoni inutilizzati o utilizzati da imprese che gestiscono rifiuti sulla base di autorizzazioni semplificate. In tema di controlli preventivi, le audizioni hanno permesso di apprezzare la complessità del lavoro svolto da Regione e Province in fase autorizzatoria. Una criticità rilevata riguarda gli strumenti finanziari di tutela ambientale: di fatto, al momento, Regioni ed Enti Locali non hanno garanzia di essere ristorati dei danni sull’ambiente eventualmente causati da discariche o impianti. In ordine ai controlli preventivi, la Regione del Veneto ha costituito quattro Gruppi di lavoro per la definizione di linee-guida da applicare nel caso di incidenti con rilevanza ambientale: comprendono varie Direzioni regionali, l’Università di Padova, la Direzione Interregionale dei Vigili del Fuoco, i NOE e ANCI Veneto.
I controlli successivi sulla conformità dei comportamenti delle imprese alle autorizzazioni ricevute sono in capo alle Province e svolti con la collaborazione di ARPAV. Dalle audizioni è emerso che le Province non sono in grado di assicurare un controllo successivo pervasivo, in quanto il personale, ritenuto comunque insufficiente, è occupato dalle onerose istruttorie in fase autorizzatoria. La questione sarebbe particolarmente grave nel veronese. Per ciò che riguarda ARPAV, si è riscontrata una carenza di circa 250 addetti e il personale in servizio ha un’età media avanzata, una condizione che può rivelarsi d’ostacolo alla prestazione di attività di controllo. Quanto alla formazione degli operatori, è stata sottolineata l’opportunità che essa non sia limitata ad una superficiale conoscenza dei fenomeni ma che possa fornire reali competenze pratiche utilizzabili sul campo. È stato espresso a maggioranza, senza voti contrari, il parere alla Prima commissione in ordine alla Proposta di Deliberazione Amministrativa n. 36 della Giunta regionale “Programmazione 2021-2027, obiettivo 'Investimenti a favore dell'occupazione e della crescita' - PR FESR e PR FSE+ della Regione del Veneto per il periodo 2021-2027, in attuazione dei Regolamenti UE 2021/1060, 2021/1058 e 2021/1057. L’attenzione dei commissari si è focalizzata sul tema dei controlli della spesa sostenuta. La commissione ha infine individuato nella sicurezza sul lavoro la tematica prioritaria da affrontare nelle prossime sedute.