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"Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo" Paolo Borsellino
Domenica 19 luglio 1992, all'altezza del numero civico 21 di via Mariano D'Amelio a Palermo, vengono assassinati il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
L'agente Antonino Vullo, sopravvissuto fortunosamente, descrisse così l'esplosione: "Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l'auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l'inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L'onda d'urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina. Attorno a me c'erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto"
"Nella lotta alla mafia, il primo problema da risolvere nella nostra terra bellissima e disgraziata, non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale che coinvolgesse tutti e specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità"
Paolo Borsellino