Ostanel (Il Veneto che Vogliamo): “Sentenza Tribunale di Padova casa pubblica, un buon padre di famiglia avrebbe investito sull'edilizia residenziale pubblica, non reso i criteri più stringenti nel nome dell'identità veneta. Si cambi subito la norma come già richiesto dalla Corte costituzionale"

07 gennaio 2025

(Arv) Venezia 7 gen. 2025 - “Già la Corte costituzionale lo scorso aprile aveva dichiarato l’illegittimità del requisito di almeno 5 anni di residenza, anche non consecutivi nei 10 precedenti, per accedere agli alloggi dell’edilizia residenziale pubblica contenuto nella legge veneta del 2017, ed ora arriva anche il parere del Tribunale di Padova. Il Tribunale di Padova si è espresso chiedendo la modifica del regolamento regionale in materia di edilizia residenziale pubblica, ritenendo il requisito previsto discriminatorio. A quasi un anno dalla sentenza della Consulta la Regione non ha ancora modificato il regolamento: è urgente farlo, ma serve soprattutto una riforma seria e immediata sulla residenzialità pubblica”. E’ quanto dichiara la consigliera regionale Elena Ostanel, (Il Veneto che Vogliamo), in merito alle recenti novità giuridiche sulla legge dell’edilizia residenziale pubblica in Veneto.

“Dispiace apprendere nella conferenza stampa di oggi, che il Presidente Zaia, difenda un regolamento in nome del buon padre di famiglia. Ma i dati dicono che non ha amministrato secondo questo principio. Dal 2010, da quando governa, gli alloggi pubblici sfitti sono passati dal 7% al 18% e le graduatorie delle persone che aspettano una casa sempre più lunghe. Solo quest'anno, anche grazie alla spinta di una nostra proposta di legge e delle Ater e Comuni, abbiamo lasciato a Comuni e ATER quei 5 milioni che ogni anno la Regione esigeva dai canoni senza vincolarli alla casa e facendo di fatto cassa su una delle grandi emergenze del momento. Dal 2017, anno dell'entrata in vigore della norma, si parla di circa 35 milioni di euro che la Giunta avrebbe potuto investire nella casa. Ma andiamo a fondo della questione anzianità di residenza. Con quel punto -puntualizza Ostanel -si inserisce un requisito che non riguarda lo status economico o le caratteristiche del nucleo famigliare, ma uno stato di nascita e quindi come bene dice la Corte, questo non è accettabile per una politica sulla casa che dovrebbe guardare al bisogno e non al certificato di nascita. Appena strano poi che questa dichiarazione di Zaia avvenga proprio dopo aver ospitato al punto stampa la Rettrice di Padova. Se la Giunta non fosse così miope capirebbe che una regione come il Veneto, con Università così eccellenti, enti pubblici importanti e aziende, dovrebbe essere attrattiva verso fuori e non chiudersi nel mito dell'identità veneta. Dal 2012 al 2023 la popolazione in Veneto è diminuita dello 0,8%, mentre è aumentata nelle vicine Emilia-Romagna e Lombardia, anche per questo”.

"Invece di pensare a ricorsi sarebbe forse più adatto che la Regione si impegnasse a come riformare il regolamento in maniera più inclusiva, non solo nei confronti delle persone che arrivano in Veneto dall’estero  pensiamo anche ai quasi 35.000 giovani emigrati dal Veneto tra il 2011 e il 2023 che potrebbero voler rientrare, ma per esempio, anche da altre regioni. È per questo che lo scorso aprile, dopo la sentenza della Consulta, avevo depositato una interrogazione, insieme a tutti i colleghi di opposizione, per chiedere di riformare la norma al più presto, ma nessuna risposta. Quello che serve è una riforma organica, e fondi per la casa che rispondano davvero ai bisogni di casa delle persone, non continuare ad impuntarsi su ricorsi inutili che non cambiano la vita delle persone che chiedono una casa", conclude Ostanel.