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Ostanel (VcV): “In Veneto il quinto caso di suicidio medicalmente assistito avvenuto nel nostro paese. Ennesima dimostrazione che servono tempi certi, si arrivi subito ad una norma a tutela dei pazienti”
08 gennaio 2025
(Arv) Venezia 8 gen. 2025 - “Nelle scorse settimane Vittoria, nome di fantasia, è morta nella nostra Regione. Ha potuto, dopo otto lunghissimi mesi, accedere al suicidio medicalmente assistito. Questo è l’ennesimo caso che ci dimostra quanto la proposta di legge di iniziativa popolare, respinta dal Consiglio regionale lo scorso gennaio, sia necessaria. Vittoria ha dovuto rivolgersi anche alla magistratura per poter accedere a quello che è un diritto garantito alla Corte costituzionale e delle regole e modalità chiare servirebbero proprio ad evitare casi come questi”. E’ il commento della consigliera regionale Elena Ostanel, (Il Veneto che Vogliamo), a seguito della notizia del quinto caso in Italia di suicidio assistito, avvenuto in Veneto.
“Vittoria è, presumibilmente, una delle pazienti che era in attesa del parere quando ho effettuato l’accesso agli atti che testimonia che ci sono delle persone che non sono riuscite ad avere la risposta per tempo e, come ho detto al Presidente Zaia in Aula, ci sono persone che sembrerebbe fossero decedute prima di avere il parere necessario. Questo caso dimostra che le sentenze della Corte costituzionale non hanno attuazione come dovrebbe essere, motivo per il quale una norma è necessaria -prosegue Ostanel-. Oggi ho risollecitato l’Ufficio di presidenza della Commissione sanità per convocare il Presidente Zaia e l’Assessora Lanzarin in quanto ritengo sia urgente relazionare sul suicidio medicalmente assistito e su come stiamo garantendo questo diritto nella nostra Regione. Perché se non sarà la Commissione sanità a riportare il testo in Aula, dovrà essere la Giunta a dare delle linee guida che stabilire tempi e modalità certe per l’accesso al suicidio medicalmente assistito. Su questo tema, che riguarda la vita di tantissimi cittadini, non bastano le parole ma servono i fatti. Perché in questi casi, in cui la morte è inevitabile, dobbiamo permettere di scegliere ai malati come e quando questa debba avvenire, nella maggiore libertà possibile”, conclude la consigliera.