ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 08/02/2022 n. 48

Resoconto n. 48 - 11^ legislatura
Resoconto 48 a Seduta pubblica
Martedì, 8 febbraio 2022
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 11.02

PRESIDENTE

Colleghi, accedete a Concilium e confermate la presenza. Grazie.
Chiedo ai colleghi che hanno interrogazioni con la risposta pronta di venire in Aula, perché l'inizio dei lavori normalmente è dedicato alle interrogazioni, cosa, penso, ormai risaputa da tutti. Non vedere i colleghi che hanno le loro interrogazioni pronte mi dispiace. Potremmo anche rinviare direttamente per iscritto agli uffici, se non c'è la volontà di partecipare alle risposte.
La Seduta è sospesa alle ore 11.02
La Seduta riprende alle ore 11.25

PRESIDENTE

Colleghi, vi chiedo di collegarvi a Concilium, per favore. Buongiorno.
Diamo inizio alla 48 a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 0001465 del 3 febbraio 2022.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

PRESIDENTE


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 46a seduta pubblica di martedì 18 gennaio 2022 e il processo verbale della 47a seduta pubblica di mercoledì 19 gennaio 2022.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

PRESIDENTE

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Fabrizio BORON
I congedi sono concessi.
Abbiamo un paio di colleghi che ci seguiranno da remoto perché sottoposti a misure di quarantena.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni e interpellanze. Lo dico a tutti: se l'Ufficio di Presidenza o il Consiglio regionale predispone il punto tamponi per la nostra sicurezza, non è che tutti possono arrivare alle 11 e pretendere di avere il tampone pronto in due secondi. Quindi, lo dico anche per l'educazione che dobbiamo portare tutti a chi lavora e a chi presta la propria opera per garantirci di lavorare in sicurezza.
Altra cosa – lo dico soprattutto ai colleghi che presentano interrogazioni – sarebbe educazione, o più che educazione sarebbe normale essere in Aula all'inizio dei lavori per le risposte. Non è che il Presidente debba rincorrere chi ha fatto interrogazioni per dare le risposte alle interrogazioni fatte. Quindi, oggi sono piuttosto elastico perché sono anche in giornata abbastanza buona, ma dalla prossima volta chi non è in Aula riceverà la risposta presso i suoi uffici, perché, ripeto, penso sia anche una forma di educazione nei confronti dei colleghi che sono in Aula e che sono collegati essere presenti all'inizio dei lavori, sapendo che ci sono risposte alle proprie interrogazioni.
Colleghi, sapete se Montanariello è in zona? Se è al bar, risponderemo al bar? A me dispiace...
Passiamo alle IRS.
PUNTO
5



INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO.

Punto n. 5.3) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Zottis relativa a "MORTA PER COVID-19 UNA LAVORATRICE INGAGGIATA DA UN'AZIENDA VITIVINICOLA DEL PROSECCO DI VALDOBBIADENE: QUALI MONITORAGGI SONO STATI EFFETTUATI SULL'ESECUZIONE DELLE MISURE ANTI CONTAGIO PER GARANTIRE SALUTE E SICUREZZA NEI LUOGHI DI LAVORO?" (Interrogazione a risposta scritta n. 128)

PRESIDENTE

Zanoni è in collegamento da remoto.
Zanoni, IRS 128. Prego, la presenti.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Mi sente?

PRESIDENTE

Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

La 128, ha detto, Presidente?

PRESIDENTE

Sì.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Questa è un'interrogazione datata, perché è dell'8 ottobre 2021. Una lavoratrice ingaggiata da un'azienda vitivinicola del Prosecco di Valdobbiadene è morta. Quali monitoraggi sono stati effettuati sull'esecuzione delle misure anti-contagio per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?
Questa era la domanda dell'interrogazione, che è stata sottoscritta anche dalle colleghe Anna Maria Bigon e Francesca Zottis.
Il 3 ottobre si è venuti a sapere che una cittadina rumena è stata stroncata dal virus durante il periodo della vendemmia. È stato trovato, in questa occasione, un focolaio Covid-19 tra alcuni lavoratori stagionali rumeni ingaggiati da un'azienda della zona del Prosecco.
Il cluster è stato scoperto a seguito del decesso di una donna rumena arrivata in Veneto il 17 settembre scorso, assieme ad altri 14 connazionali, per lavorare presso un'azienda vitivinicola di Valdobbiadene. Dalle testimonianze raccolte nei giorni precedenti alla sua morte, la lavoratrice aveva manifestato sintomi del tutto compatibili con un'infezione da Coronavirus, ma nessuno avrebbe chiesto l'intervento di un medico o consigliato di rivolgersi all'ospedale.
Anche la sua compagna di stanza è risultata contagiata e le gravi condizioni ne hanno reso necessario il ricovero presso il reparto rianimazione dell'ospedale Ca' Foncello di Treviso.
Per gli altri 13 lavoratori rumeni, più cinque persone, tra titolari e dipendenti dell'azienda vitivinicola coinvolta, è scattata l'immediata quarantena ed i test effettuati dal Dipartimento di prevenzione dell'ULSS 2: tre di loro sono risultati positivi.
È stato annunciato l'avvio di un'indagine interna per quanto riguarda Confagricoltura, che ha detto che i nostri viticoltori non devono far prevalere la logica del profitto sulla salute e non possono disattendere le indicazioni delle associazioni. "Eravamo stati chiari – dice – o vaccino o tampone. C'è un problema generale nel reclutamento, non tutte le cooperative che smistano il personale stagionale danno le stesse garanzie. L'unica strada è il vaccino".
Il segretario della Flai Cgil di Treviso ha detto che non c'è l'obbligo di Green Pass almeno fino a metà ottobre, ma c'è l'obbligo di rispettare i protocolli di sicurezza.
Considerato che il monitoraggio – e vado in conclusione, Presidente – sull'esecuzione delle misure anti-Covid necessarie a garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro viene principalmente svolto dal personale ispettivo dell'Ispettorato nazionale del lavoro, compresi i carabinieri del NIL, e delle Aziende sanitarie locali; ritenuto che l'appello dell'ULSS Trevigiana alle aziende a mettersi in regola al più presto con la prevista profilassi non sia sufficiente a evitare il possibile ripetersi di simili gravi situazioni, i sottoscritti Consiglieri hanno chiesto, con questa interrogazione, all'Assessore alla sanità se le aziende ASL o altri soggetti competenti abbiano effettuato monitoraggi riguardanti le misure anti contagio messe in atto dalle aziende vitivinicole e chiediamo anche il numero di contagi finora rilevati tra i lavoratori delle suddette aziende.
Ho terminato. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei. Risponde l'assessore Lanzarin.

Ass.ra Manuela LANZARIN

In seguito a richiesta della Direzione prevenzione e sicurezza alimentare e veterinaria, le aziende ULSS hanno trasmesso ciascuna una breve relazione sull'attività svolta nelle aziende agricole presenti nel territorio di riferimento. I sopralluoghi hanno riguardato sia gli aspetti relativi alla sicurezza sul lavoro sia il rispetto del protocollo Covid nei luoghi di lavoro, condiviso a livello nazionale al fine di prevenire il contagio.
In alcuni casi sono stati, inoltre, effettuati sopralluoghi congiunti con l'Ispettorato nazionale del lavoro per le verifiche sugli aspetti di regolarità contrattuale. Nel complesso sono state sottoposte a controllo oltre 600 aziende agricole, nello specifico più di 100 aziende vitivinicole.
Le attività di contact tracing, laddove gestite direttamente dal personale dei servizi SPISAL, in base all'organizzazione adottata dai singoli Dipartimenti di prevenzione, hanno permesso di individuare 30 casi di Covid nei lavoratori impegnati in tali aziende e tracciare i loro contatti. Quale attività integrativa si evidenzia che è stata facilitata l'adesione alla vaccinazione anti-Covid-19 attraverso percorsi dedicati quali l'accesso libero, la chiamata diretta, il supporto alla prenotazione, soprattutto per quelle categorie di operatori particolarmente a rischio quali i lavoratori stagionali o extracomunitari.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, il collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per la risposta sintetica, ma chiara.
Naturalmente, considerati i dati appena annunciati dall'Assessore, 600 aziende agricole controllate delle quali 100 vitivinicole, credo che l'attività ispettiva da parte dell'ASL e, a quanto ci è stato riferito, anche in alcuni casi in collaborazione con gli ispettori del lavoro, sia stata importante. Il fatto che siano stati rilevati 30 casi di positività dimostra come effettivamente l'allarme lanciato dalle associazioni di categoria sia un allarme giustificato.
Bene anche che si sia pensato a dei percorsi dedicati per la vaccinazione per queste categorie che sono state considerate a rischio.
Credo che sia opportuno continuare anche con questa politica di monitoraggi, visto che, purtroppo, come dicono i dati e le statistiche, moltissimi di questi lavoratori provenienti dall'Est europeo non si sono attivati (con le percentuali a noi note per quanto riguarda il Veneto e l'Italia) a procedere appunto con la vaccinazione e pertanto sono effettivamente, come è stato detto dall'Assessore, categorie a rischio, proprio perché contano una percentuale di immunizzati molto inferiore rispetto a tutte le altre categorie di lavoratori.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Grazie.
Riprendiamo con l'ordine del giorno normale.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Interrogazione a risposta immediata n. 183 del 4 agosto 2021 presentata dal consigliere Montanariello relativa a "CAOS APPRODI ACTV DI PUNTA SABBIONI. TURISTI A RISCHIO MALORI E CONTAGI NELLA VANA SPERANZA DI RAGGIUNGERE VENEZIA. LA GIUNTA REGIONALE INTENDE INTERVENIRE PER FAR SÌ CHE QUESTA VERGOGNOSA SITUAZIONE NON SI RIPETA?"

PRESIDENTE

Prego, Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Buongiorno.
È una interrogazione che fa capo al 29 luglio, quindi è di qualche tempo fa.
Il 29 luglio 2021 gli organi di stampa hanno descritto l'allarmante situazione venutasi a creare presso gli approdi ACTV di Punta Sabbioni, frazione di Cavallino Treporti, dove si recano quotidianamente migliaia di turisti provenienti dai locali campeggi per raggiungere via mare la città di Venezia.
Secondo quanto riportato dai media nella giornata del 27 luglio, la Sindaca di Cavallino, dopo aver inviato in loco la Polizia locale, dopo aver inutilmente richiesto all'azienda ACTV un tempestivo potenziamento dei mezzi per smaltire il caos venutosi a creare, ha inviato una e-mail a tutti i campeggi della zona chiedendo ai relativi gestori di sconsigliare ai propri clienti di recarsi a Venezia. Il problema riguarda l'insufficiente numero di natanti ACTV, che partono dagli approdi stracarichi di turisti, lasciandone comunque a terra centinaia. Questi ultimi sono costretti a lunghe code d'attesa, in cui sono potenzialmente a rischio di contagio SARS-CoV-2, oltre a rischiare malori per via del caldo.
Rilevato che la situazione dei contagi nel litorale veneziano e, in particolare, nella vicina Jesolo ha raggiunto livelli di guardia, tanto che il Sindaco di questa località e il Direttore generale della ULSS 4 sono recentemente intervenuti in una trasmissione televisiva a Rai 3, Agorà Estate, chiedendo rinforzi per i controlli, che soprattutto nei weekend risultano insufficienti; in questa grave situazione la Regione non può rimanere inerte, celandosi dietro presunte mancanze di competenza. L'Amministrazione regionale, infatti, detiene competenze nell'ambito turistico (il turismo è materia di competenza legislativa residuale della Regione).
Vado avanti poiché il tempo stringe. Con la presente si chiede al Presidente della Giunta regionale se intenda intervenire con tempestività ed efficacia per porre rimedio alla situazione sovraesposta, a tutela della salute dei residenti e dei turisti, nonché dell'immagine della nostra stessa Regione.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie.
Al posto dell'assessore De Berti risponde l'assessore Corazzari. Tutto il Consiglio esprime alla collega De Berti le più sentite condoglianze per il lutto che l'ha colpita nella giornata di ieri.
Prego, assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
Riguardo all'oggetto dell'interrogazione, si deve premettere che spettano agli Enti comunali, nell'ambito delle proprie competenze in materia di pianificazione, di assetto e autorizzazione del territorio, le funzioni amministrative riguardanti i servizi di trasporto pubblico urbani, ai sensi della vigente normativa nazionale e regionale.
Il Comune di Venezia, interpellato immediatamente dalle strutture regionali competenti in ordine alle misure organizzative assunte per garantire le modalità dei cittadini e turisti da e per le isole del litorale, per assicurare il rispetto, a bordo dei mezzi di navigazione e presso gli approdi, delle misure di distanziamento stabilite dalle autorità ai fini della prevenzione del contagio, ha riferito quanto sopra riportato. In coincidenza con l'avvicinarsi della stagione estiva, l'apertura delle spiagge e l'incremento dei flussi turistici in arrivo sul litorale, il Comune è intervenuto sul programma di esercizio del servizio di navigazione inserendo corse di rinforzo sulle tratte di maggiore sofferenza, in considerazione delle limitazioni alla capienza imposte dalle norme vigenti.
A partire dal 22 maggio 2021 sono stati attivati servizi aggiuntivi ai servizi ordinari legati all'emergenza Covid, mirati al rinforzo dei collegamenti tra San Marco Lido, tra Fondamente Nove e Burano, anche tramite sub-affidamenti ad altre imprese esterne, vista la difficoltà di incrementare i servizi con risorse dell'affidatario in house AVM Spa.
Linea 1: tutti i giorni servizio di rinforzo del collegamento San Zaccaria-Lido Santa Maria Elisabetta e viceversa. Anzi, gli orari sono dalle 9.30 alle 12 e dalle 16 alle 20. Linea 2: sabati, domeniche e festivi servizio di rinforzo del collegamento Sant'Alvise-Lido e viceversa, dalle ore 09.45 alle 12 e dalle 18 alle 20. Linea 8: sabato, domenica e festivi per il collegamento tra Giudecca e Lido con otto corse al giorno. Linea 18: tutti i giorni una corsa all'ora dalle 9 alle 20 circa. Linea 12: sabati, domeniche e festivi servizio di rinforzo nel collegamento Fondamente Nove-Burano, e viceversa, dalle 11 alle 20.
Dal 6 agosto al 12 settembre è stato, inoltre, attivato un servizio aggiuntivo sulla tratta di Linea 14, Punta Sabbioni-San Marco-San Zaccaria-Pietà, in considerazione del forte afflusso registrato e del conseguente allungamento dei tempi d'attesa per l'imbarco, in particolare dall'approdo di Punta Sabbioni in Comune Cavallino Treporti. Linea 14: tutti i giorni servizio di rinforzo del collegamento Punta Sabbioni-San Marco-San Zaccaria-Pietà dalle 9.15 alle 14.15, San Marco-San Zaccaria-Pietà-Punta Sabbioni dalle 14.30 alle 20.
A partire dal 13 agosto 2021, in considerazione dell'andamento della domanda di trasporto riscontrata per il centro storico e il Lido di Venezia e il perdurare delle limitazioni della capienza all'80%, sono stati attivati ulteriori servizi aggiuntivi di rinforzo. Linea 2: tutti i giorni servizio di rinforzo del collegamento Piazzale Roma-Ferrovia-Rialto-San Zaccaria-Lido Santa Maria Elisabetta dalle 8 alle 18...

PRESIDENTE

Assessore, è tanto lunga ancora?

Ass.re Cristiano CORAZZARI

È quasi finita.

PRESIDENTE

Prego, Assessore.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Linea 5: tutti i giorni servizio di rinforzo Sant'Alvise-Lido, e viceversa, dalle 9.45 alle 12 e dalle 18 alle 20. Linea 12: tutti i giorni servizio di rinforzo del collegamento Fondamente Nove e viceversa dalle 11 alle 20.
Dal 13 settembre 2021 sono entrate in vigore ulteriori modifiche ed integrazioni del programma di esercizio nella concomitanza con il termine dei subaffidamenti attivati nel corso della stagione estiva con l'avvio dell'anno scolastico, in particolare sulle linee 14 e 15, il collegamento tra il Comune di Cavallino Treporti e il Comune di Venezia, con l'impiego in linea sia di motonavi sia di motobattelli foranei e il ripristino delle corse di linea 15 dei giorni feriali scolastici.
Al fine di scongiurare eventuali ulteriori situazioni di criticità, viene comunque garantito il monitoraggio attento della situazione da parte della Direzione Infrastrutture e Trasporti e degli Enti locali competenti.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Montanariello, per la replica.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Assessore.
Vedo che hanno fatto la grande fatica, interpellati, di mandare il libretto degli orari con un copia-incolla del PDF.
La risposta sostanzialmente elude quella che è la nostra domanda, perché le hanno citato la linea 8, che è balneare e che va da Sacca Fisola al Lido San Nicolò, che non c'entra niente con Punta Sabbioni. Le hanno citato la linea 1, che fa Piazzale Roma-Lido, ben lontana da Punta Sabbioni. Le hanno citato, ed esistono da diversi anni, le balneari di linea 5, che fanno Sant'Alvise-Lido e che non c'entrano niente con Punta Sabbioni. Le hanno citato la linea 2, che fa Piazzale Roma-San Marco e viceversa, ma anche – sono stati completi – la linea 2 barrata, che fa Piazzale Roma-Ferrovia-Rialto. Hanno citato una serie di cose che c'entrano ben poco con il problema da noi segnalato.
Piuttosto, la riflessione, Assessore, è un'altra. Piuttosto ci sarebbe interessato capire se a Punta Sabbioni, che è una delle principali porte d'accesso della città di Venezia, soprattutto il collegamento di tutto quel turismo lento della litoranea del Veneto orientale, avessero pensato di mettere qualche mezzo in più. Guardi, non bisogna essere degli scienziati per capire che con un mezzo a metà capienza probabilmente di due mezzi ce ne vuole uno. Tant'è, Assessore, che mi sarei aspettato che come risposta ci avessero detto: "Avremmo potuto impiegare le motonavi anziché i motobattelli foranei", perché sa che l'azienda usa i motobattelli foranei, però ci sono delle motonavi che portano più di 1.000 persone e loro usano i mezzi da 400. In uno stato emergenziale, probabilmente, la polvere per sparare altri due colpi in più l'avremmo avuta.
Concludo dicendo che a me può anche andare bene questa risposta, Assessore, però, se io fossi la Regione Veneto, l'Ente Regione Veneto, sarei molto arrabbiato con chi mi ha dato questa risposta perché, di fronte a un problema oggettivo, mi ha fatto il copia-incolla degli orari, parlandomi di tutto tranne che del problema indicato – concludo – a dimostrazione che evidentemente non hanno neanche il rispetto della Regione Veneto quando pone un problema.

Interrogazione a risposta immediata n. 196 del 29 settembre 2021 presentata dai consiglieri Montanariello e Zottis relativa a "LA SOPPRESSIONE DI ALCUNE CORSE SERALI DI NAVIGAZIONE SULLA TRATTA RIALTO-PIAZZALE ROMA CAUSA GRAVI DISAGI AI LAVORATORI PENDOLARI. LA GIUNTA REGIONALE INTENDE FARSI PARTE ATTIVA PER TROVARE UNA SOLUZIONE?"

PRESIDENTE

Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, ho presentato questa in combinata perché se su quella di Punta Sabbioni mi hanno risposto Rialto, adesso presento quella di Rialto, magari mi rispondono Punta Sabbioni, no? Siamo propositivi oggi.
Premesso che a giugno gli scriventi hanno avuto numerose segnalazioni riguardanti la soppressione in orario serale di alcune corse di Rialto-Piazzale Roma, particolare disagio lo creano la soppressione della corsa della linea 2 delle 21.07 (fermata Rialto) e quella delle 21.09 fermata Ca' D'Oro, che impediscono a molti dipendenti della ULSS 3 che lavorano in centro storico di raggiungere Piazzale Roma in tempo per prendere il bus di Arriva Veneto delle 21.25.
Sostanzialmente, con questa interrogazione si chiedeva di intervenire per evitare che per due minuti i dipendenti aspettassero più di un'ora. Però, Presidente, devo dire la verità, ho mandato una lettera ad Arriva Veneto, all'ULSS e ad ACTV, che si sono prontamente attivati e hanno risolto questo problema. Quindi, questa interrogazione la ritiro perché bisogna dare atto – e li ringrazio – all'ULSS 3, ad AVM e ad Arriva Veneto che si sono messi in rete per favorire una fascia molto delicata di dipendenti, ovvero gli infermieri e gli addetti sanitari, gli OSS, per evitare che, quando finivano di lavorare, aspettassero un'ora, un'ora e mezza a Piazzale Roma anziché andare subito a casa.
Quindi, ritiro l'interrogazione e colgo l'occasione, Presidente, per ringraziare questi enti che si sono attivati risolvendo il problema ai pendolari. Grazie.

PRESIDENTE

Collega Montanariello, purtroppo l'interrogazione non si ritira, quindi devo lasciare lo spazio e il tempo all'assessore Corazzari di rispondere per la collega De Berti. Poi, eventualmente, non ci sarà la replica, oppure, se la risposta...

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

La do per letta. Non la leggo, va bene così.

PRESIDENTE

Benissimo.
L'assessore Corazzari risponde in nome e per conto della collega De Berti.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie. Con riguardo all'oggetto dell'interrogazione si premette che spettano agli Enti comunali e provinciali, nell'ambito delle proprie competenze in materia di pianificazione, di assetto e utilizzazione del territorio, le funzioni amministrative riguardanti i servizi di trasporto pubblico urbano ed extraurbano, ai sensi della vigente normativa nazionale e regionale.
Il Comune e la Città Metropolitana di Venezia, interpellati in ordine alle possibili misure organizzative finalizzate a risolvere le criticità rappresentate e a garantire la mobilità dei molti lavoratori che, per fare rientro nelle proprie abitazioni, hanno necessità di utilizzare il servizio di navigazione sulla tratta Rialto-Piazzale Roma in coincidenza con il servizio automobilistico diretto a Chioggia, hanno comunicato di aver condiviso la soluzione di seguito riportata. Nel dettaglio, a partire da mercoledì 6 ottobre 2021, è stata implementata nel programma di esercizio del servizio di navigazione una corsa aggiuntiva di Linea 1 in partenza da Rialto B per Piazzale Roma alle ore 21.06. Tale soluzione ha di fatto risolto il problema della coincidenza con la linea automobilistica extraurbana diretta a Chioggia in partenza alle ore 21.25 da Piazzale Roma.
Al fine di scongiurare eventuali ulteriori situazioni di criticità, viene comunque garantito un monitoraggio attento della situazione da parte della Direzione regionale Infrastrutture e Trasporti e degli Enti locali competenti.

PRESIDENTE

Grazie.
PUNTO
5



INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO.

Punto n. 5.1) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Guarda e Lorenzoni relativa a "CERVA SALVATA DALLA PROTEZIONE CIVILE AD AURONZO DI CADORE, ABBANDONATA NEL BOSCO E POI UCCISA IN CONDIZIONI POCO CHIARE. PERCHÉ NON È STATA DESTINATA AD UN CENTRO RECUPERO E CHI NE HA AUTORIZZATO L'UCCISIONE E PERCHÉ?" (Interrogazione a risposta scritta n. 39)

PRESIDENTE

Passiamo alle altre IRS. In particolare, partiamo dalla IRS 39 del collega Andrea Zanoni: "Cerva salvata dalla Protezione Civile ad Auronzo di Cadore, abbandonata nel bosco e poi uccisa in condizioni poco chiare. Perché non è stata destinata ad un Centro di recupero e chi ne ha autorizzato l'uccisione e perché?".
Collega Zanoni, se mi chiede la parola con Concilium, grazie. Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo è un caso che ci è stato segnalato da moltissimi cittadini relativo a un brutto episodio di un esemplare di cervo salvato dalla Protezione civile ad Auronzo di Cadore, che poi è stato abbandonato nel bosco e sarebbe stato ucciso in condizioni poco chiare. Quindi, la domanda è: perché non è stata indirizzata ad un Centro recupero, visto che molti cittadini se n'erano occupati?
L'interrogazione è firmata anche dalle colleghe Anna Maria Bigon e Cristina Guarda e dal collega Lorenzoni.
L'Assessore regionale all'ambiente e alla protezione civile, pubblicando un post sulla propria pagina Facebook in merito a questa cerva salvata dalla Protezione civile, dava notizia, appunto, di questo soccorso. L'esemplare di circa un anno e mezzo, secondo quanto riportato dal Corriere delle Alpi, sarebbe stato consegnato dal locale responsabile della Protezione civile alla Polizia provinciale, ma successivamente sarebbe morta. Lo stesso Assessore regionale alla protezione civile ha affermato che i volontari di Protezione civile di Auronzo hanno soccorso e recuperato l'animale e hanno immediatamente avvisato i Carabinieri forestali e la Polizia provinciale, a cui lo hanno consegnato.
Preciso che alcuni residenti hanno contattato lo scrivente consigliere, primo firmatario, fornendo una ricostruzione diversa della vicenda. Infatti, secondo quanto narrato dagli stessi, la cerva, dopo essere stata salvata dalla Protezione civile, sarebbe stata abbandonata in un boschetto nei pressi del Tre Cime Adventure Park e lì, successivamente, sarebbe stata abbattuta con un'arma da fuoco. È stata anche fornita documentazione videofotografica, che mostra chiaramente un'area imbrattata del sangue e del pelo del povero animale.
Appreso che i fatti su esposti, così come resi noti su Facebook, hanno suscitato allarme e indignazione da parte di cittadini e associazioni di tutela degli animali che chiedono a gran voce spiegazioni sull'accaduto.
Evidenziato che la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, che è tutelata ai sensi della legge statale e ai sensi della legge regionale; che nella pagina "Recupero fauna selvatica" del sito web della Provincia di Belluno si legge che "la Provincia di Belluno svolge le funzioni relative mediante il Corpo di Polizia provinciale: tale attività si effettua in seguito al rinvenimento diretto da parte degli agenti o per segnalazione da parte di terzi e consiste nella raccolta di animali feriti, menomati, denutriti o morti o del trasporto presso una struttura specializzata nelle cure veterinarie del ricovero e della riabilitazione". Questo dice, appunto, la Provincia di Belluno.
Chiedono pertanto all'Assessore alla caccia e alla pesca: 1) perché la cerva stremata, ma capace di reggersi in piedi non è stata destinata, così come prevede la legge, a un Centro recupero fauna selvatica prima di liberarla? Ricordo le immagini anche di questi cittadini che la avevano coperta con delle coperte perché all'epoca era molto freddo, c'era più di un metro di neve; 2) se è in possesso di elementi tali da escludere che la cerva non sia stata di contro abbandonata e poi soppressa; 3) se ha elementi conoscitivi tali da risalire a chi e per quali motivazioni ha deciso e autorizzato l'abbattimento; 4) se è intervenuto un veterinario prima dell'uccisione dell'animale; 5) chi materialmente ha provveduto ad abbattere la cerva e con quale tipo di arma e se aveva le dovute autorizzazioni di legge; 6) a chi è stata consegnata la carcassa dell'animale e le sue carni e su autorizzazione di chi; 7) se alla Provincia di Belluno è operativo il Centro di recupero previsto dall'articolo 5 della legge n. 50/93 e dove è ubicato, visto che ne dà notizia anche sul sito di avere questo Centro recupero fauna selvatica che, invece, in realtà, agli scriventi risulta effettivamente ancora non esserci.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la risposta, assessore Corazzari. Prego.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
In riferimento a questa interrogazione, la struttura regionale, con nota ufficiale, ha chiesto al Corpo di Polizia provinciale di Belluno degli elementi utili alla definizione dell'accaduto per ricostruire un po' tutta la vicenda.
La vigilanza venatoria di Belluno ci ha evidenziato quanto segue.
Siamo al 24 gennaio 2021, verso le ore 13.15. La pattuglia della Polizia provinciale in servizio riceveva una chiamata da parte dei Carabinieri forestali della stazione di Vigo di Cadore, che segnalava la presenza di un cervo in difficoltà in località Reane, nel Comune di Auronzo di Cadore. Allorché gli agenti di pattuglia, verso le 15, raggiungevano questa località dove un Carabiniere forestale li stava aspettando. Constatavano che si trattava di un esemplare di cervo di età 0, cioè inferiore ai 12 mesi, che era accasciato in una buca sotto un abete. Questo animale non riusciva a reggersi sulle zampe, non riusciva ad alzare la testa, che rimaneva adagiata sul terreno coperto di neve.
Gli agenti, inoltre, constatavano che l'animale era fortemente debilitato. Trattandosi di una specie per la quale è stabilito un piano di prelievo annuale e valutate le condizioni dell'esemplare, ricorrevano le condizioni dell'abbattimento diretto, in attuazione del protocollo d'intervento per gli animali selvatici in difficoltà applicato dalla Provincia, Ente preposto alle determinazioni in merito alla normativa vigente.
L'esemplare soppresso sarebbe stato quindi detratto dal Piano di abbattimento del comprensorio alpino in riferimento, risparmiando, di fatto, il prelievo venatorio di un esemplare sano.
In applicazione dell'articolo 9 della legge n. 157/92 e dell'articolo 5 della legge regionale n. 50/93, la Giunta provinciale di Belluno, con delibere n. 106/1901 dell'11 aprile 1997, la n. 26 del 9 febbraio 2005 e l'ordine di servizio protocollo – scusate, ma non vedo bene – n. 12508 del 25 febbraio 2005, ha stabilito le modalità di intervento per gli ungulati in difficoltà: modalità nel caso specifico adottate.
Pertanto, in presenza e con il supporto di un collega Carabiniere forestale, constatate e soddisfatte le esigenze di sicurezza e di rispetto delle altrui sensibilità, non essendoci più persone estranee al servizio presenti sul posto, è stato deciso di effettuare l'abbattimento in loco, poiché lo spostamento del selvatico avrebbe causato allo stesso ulteriori inutili sofferenze.
La decisione di procedere all'abbattimento dell'animale, valutate le condizioni per l'applicazione del sopracitato protocollo, è stata assunta dall'ufficiale di Polizia giudiziaria di pattuglia, persona qualificata ed autorizzata, oltre che dall'esperienza acquisita in trent'anni di servizio, dall'abilitazione conseguita nel mese di novembre 2016 dopo la frequenza di uno specifico corso di formazione inerente il benessere, la sorveglianza sanitaria e gli interventi eutanasici sugli animali selvatici promosso dai servizi veterinari dell'ULSS 1 Belluno e dell'ULSS 2 di Feltre, in collaborazione con l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie e dell'Amministrazione provinciale di Belluno.
Va altresì sottolineato che l'interpretazione dell'ULSS 1 Dolomiti relativa alle prestazioni del servizio veterinario nei confronti della fauna selvatica è che dette prestazioni non rientrino nei livelli essenziali di assistenza come previsto dalla normativa di riferimento.
La modalità dell'abbattimento è avvenuta con un uso di un'arma corta in dotazione alla Polizia provinciale, fornita di munizionamento con ogiva in piombo, come previsto dall'ordine di servizio protocollo 12508 del 25 febbraio 2005.
L'esemplare di cervo è stato successivamente conferito all'Istituto Zooprofilattico delle Venezie, sezione di Belluno, con cui la Polizia provinciale collabora per la sorveglianza sanitaria sui selvatici e il controllo delle zoonosi.
Da ultimo, si evidenzia che in Provincia di Belluno era attivo un centro di recupero per la fauna selvatica in località Triva Pasa del Comune di Sedico, che ha cessato la propria attività sin dal 2010. Oggigiorno la Provincia di Belluno ha in essere una convenzione con il Centro di recupero Fauna Selvatica della Provincia di Treviso, dove, all'occorrenza, viene conferita la fauna selvatica in difficoltà recuperata in Provincia di Belluno.

PRESIDENTE

Grazie.
Zanoni, se mi chiede la parola con Concilium, per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio anche l'Assessore per la dettagliata risposta. Volevo solo ricordare un dato che non avevo detto prima. Si tratta di un'interrogazione del 1° febbraio 2021, quindi è da più di un anno che aspettiamo questa risposta: meglio tardi che mai mi vien da dire.
Rispetto a quanto mi è stato riferito dalla cittadinanza del posto risultava che l'animale fosse in uno stato migliore di quello descritto. Questo solo a titolo di cronaca. Manca da questa relazione un'analisi da parte di un esperto, di un veterinario, che potesse, con tali competenze, decidere se l'animale poteva essere abbattuto o meno. Non mi pare che ci sia stato l'intervento di un veterinario.
Altra cosa. Chiederemo, visto che non è stato riportato nella risposta, l'esito dell'Istituto Superiore Zooprofilattico delle Tre Venezie, visto che la carcassa è stata consegnata a tale istituto, per capire che cosa è successo a questo animale.
Voglio anche dire che effettivamente questi cittadini e queste associazioni, che ci hanno, a suo tempo, riferito di questo atto molto triste anche per l'esito che ha avuto, avevano ragione ad arrabbiarsi, a ritenere non conforme alla realtà quel post dell'Assessore alla Protezione civile che esaltava il fatto che la Protezione civile fosse intervenuta e avesse salvato l'animale. Purtroppo l'animale non è stato salvato, ma ha fatto una brutta fine. Forse è stato proprio quel post a indurre, purtroppo, questa reazione indignata nelle persone, perché da una parte si dice che la Protezione civile è intervenuta, che, per carità, è intervenuta, ha fatto il suo lavoro, ha fatto anche probabilmente bene, nel senso che ha salvato l'animale, ma dall'altra non è stato detto effettivamente se l'animale, una volta che è stato salvato dalla Protezione civile, fosse stato destinato a un Centro di recupero e invece si è scoperto che è stato abbattuto. Tra l'altro il tutto avvolto nel mistero perché nessuno confermò che l'animale fu abbattuto: fu solo il rilievo, le fotografie e il video di alcuni cittadini del posto indignati, perché seguivano quell'animale da diversi giorni, perché era un animale che andava a mangiare vicino alle case perché c'era tantissima neve, a documentare il sangue e, quindi, il fatto che fosse stato abbattuto.
Io ringrazio l'Assessore perché è stata fatta finalmente chiarezza sui fatti accaduti un anno fa. Credo che anche l'assessore Bottacin avrebbe ragione di arrabbiarsi per quello che è successo visto che, da una parte, abbiamo la Protezione civile che interviene per salvare un animale e, dall'altra, dopo si scopre che, invece di portarlo a un Centro di recupero, al caldo, per sottoporlo alle cure necessarie, è stato lasciato lì e successivamente, come abbiamo scoperto oggi, è stato abbattuto.

PRESIDENTE

Grazie.
Punto n. 5.2) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Camani, Guarda e Lorenzoni relativa a "PORTO MARGHERA. INCHIESTA SVELA UN SISTEMA COLLAUDATO DI PESCA DI FRODO DI MOLLUSCHI IN ACQUE INTERDETTE. COSA FA LA GIUNTA PER TUTELARE LA SALUTE PUBBLICA E IMPEDIRE LO SCEMPIO DEI FONDALI?" (Interrogazione a risposta scritta n. 126)

PRESIDENTE

Zanoni, mi chiede la parola? Prego, consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Periodicamente veniamo a sapere di inchieste che portano alla luce un sistema collaudato di pesca di frodo di molluschi in acque interdette. Queste acque sono interdette per motivi sanitari, per motivi di inquinamento ambientale, quindi sanitari.
Il problema, però, si ripete. Ricordo che ero ancora molto molto giovane quando leggevo di queste notizie. Si continua a violare la legge, si continua ad andare dove c'è il divieto di pesca a pescare dei molluschi che dopo arrivano nelle tavole dei veneti e degli italiani.
Il 10 e l'11 settembre gli organi di stampa hanno pubblicato la notizia della conclusione delle indagini preliminari di un'inchiesta sulla pesca di frodo di molluschi che per anni si è svolta anche nelle acque interdette della Laguna di Venezia, in particolare nella zona di Fusina e in aree adiacenti agli impianti chimici di Porto Marghera. Chi conosce quella zona sa quanto sia inquinata quell'area.
L'inchiesta in questione ha dato come esito l'invio di 136 avvisi di garanzia, coinvolgendo i membri di un collaudato e diffuso sistema di frodo e di commercializzazione. Si tratta in gran parte di comandanti ed equipaggi di imbarcazioni che materialmente recuperavano i molluschi, perlopiù vongole, dragando i fondali della Laguna con tecniche illecite e distruttive, come quella del motore fuoribordo e dello strascico, spingendosi spesso in acque interdette in quanto contaminate. Il sistema coinvolgeva anche molti membri e le loro famiglie, che a bordo di altre imbarcazioni, controllavano a distanza l'eventuale arrivo delle forze dell'ordine.
Inoltre, ben sei imprese ittiche di vendita all'ingrosso sarebbero accusate di aver consapevolmente acquistato e rivenduto questi molluschi.
I giornali riferiscono di sacchi da decine di migliaia di chili di prodotti ittici illeciti, cui veniva cambiata l'indicazione della provenienza, passando dai pescatori ai collettori di cooperative, a fornitori, ai grossisti, ai mercati di Chioggia, Adria e del rodigino e, infine, agli ignari consumatori.
Considerato che quello della pesca abusiva di molluschi è un racket florido che dura da molti anni, come testimonia un articolo del quotidiano La Repubblica datato 22 aprile 2007 dal titolo "A pesca nella Laguna dei veleni: ecco le vongole del petrolchimico". Nel sopraccitato articolo la situazione era così descritta: "Ogni notte che c'è bassa marea fanno razzia a Fusina, a Valle Millecampi, nell'acqua morta di Porto Marghera e lì buttano giù le loro gabbie, le draghe, i vibranti, i rastrelli rotanti, le turbo soffianti, le gigantesche pompe idrauliche. È la grande caccia alle vongole al veleno: migliaia di tonnellate smerciate a Milano, Roma, Napoli, Genova, fino alla Sicilia."
È spaventosa la loro tossicità. Le condizioni generali della Laguna sono abbastanza buone, ma sono pessime vicino ai canali industriali, dove, purtroppo, molti vanno a pescare abusivamente. La Regione Veneto ha fissato dei limiti di tossicità dei campioni raccolti nelle acque vicine ai canali industriali e abbiamo riscontrato valori anche 45 volte superiori a quelli limite.
Stupisce che, nonostante decenni di inchieste e denunce, il fenomeno della pesca di frodo di molluschi nelle acque della laguna abbia ancora dimensioni così rilevanti che, di conseguenza, la salute dei consumatori sia tuttora messa a rischio.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri, che ricordo essere il sottoscritto, la collega Anna Maria Bigon, la collega Vanessa Camani, la collega Cristina Guarda e il collega Arturo Lorenzoni, chiedono all'Assessore alla Pesca e alla Sanità quali interventi la Giunta regionale abbia posto in atto fino ad ora allo scopo di contribuire a debellare il fenomeno della pesca di frodo, in particolare dei molluschi nelle acque della Laguna di Venezia; alla luce dei risultati dell'inchiesta giudiziaria in corso, se e in che modo la Giunta regionale, per quanto di sua competenza, intenda rendere più incisiva la propria azione in tema di prevenzione e vigilanza nelle aree interdette alla pesca e di controllo sulla filiera della vendita.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la risposta ancora Corazzari. Assessore, prego.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Come evidenziato dagli estensori dell'interrogazione in oggetto, il fenomeno della pesca illegale dei molluschi in Laguna di Venezia purtroppo emerge periodicamente da circa 25 anni. Questo a seguito delle operazioni che vengono condotte dalle forze dell'ordine e delle indagini della Magistratura.
Rispetto a quelle che sono le notizie riportate dalla stampa, risulta che le attività illecite sono perpetrate in forma organizzata e coinvolgono anche, oltre che i soggetti che ci vanno materialmente a porre in atto queste attività, sempre in orario notturno, un'estesa rete di soggetti che curano illecitamente anche le attività di trasformazione e commercializzazione del prodotto abusivo, molto spesso questo fuori anche dai confini regionali, perché il prodotto, pur essendo non commerciabile, si presenta bene: sono zone inquinate e il mitile cresce.
Occorre sottolineare, tuttavia, che l'allevamento di vongole costituisce un settore particolarmente importante per l'economia legata alla pesca e all'acquacoltura della Laguna di Venezia che, solo per quanto riguarda il settore della produzione primaria, coinvolge oltre 100 tra cooperative di pesca e acquacoltura e società agricole e circa 500 addetti che operano invece nel rigoroso rispetto delle normative in materia di pesca e acquacoltura e in materia igienico-sanitaria, fornendo un prodotto alimentare sicuro e di elevata qualità. Quelli che lavorano in regola.
Il fenomeno della pesca illecita, pertanto, oltre a costituire un rischio per la salute dei consumatori e per la tutela dell'ambiente lagunare, costituisce un danno particolarmente grave anche nei confronti dell'intero comparto economico composto dalle imprese di pesca e acquacoltura che operano legittimamente nelle aree autorizzate della Laguna di Venezia.
Per questi motivi, la Regione del Veneto è considerata una parte offesa nei procedimenti giudiziari relativi alle attività di pesca e commercializzazione illecita dei molluschi bivalvi e si è costituita Parte Civile nei più significativi processi conseguenti, al fine di meglio tutelare i rilevanti interessi generali dell'igiene e della salute pubblica dei consumatori, dell'ambiente e delle imprese produttive.
Si ritiene che le sacche di illegalità ancora presenti in Laguna di Venezia debbano essere combattute parallelamente su due fronti: da un lato il contrasto al fenomeno della pesca illegale e del commercio del prodotto illecito condotto dalle forze dell'ordine, in particolare dalla Guardia di Finanza, dalla Guardia Costiera, dai Carabinieri, dalle Polizie locali e dalle Province e dalla Città Metropolitana di Venezia, con i quali gli uffici regionali hanno avviato da tempo proficue forme di attiva collaborazione. Dall'altro la predisposizione di regolamenti, piani di settori e provvedimenti che forniscano disposizioni chiare e univoche che sostengano le imprese che operano nel pieno rispetto della legalità e che costituiscono la parte sostanziale e preponderante del settore produttivo primario e che al contempo spingano verso la marginalizzazione e l'isolamento quei pochi soggetti che operano in modo non conforme alle normative vigenti.
Su quest'ultimo aspetto molto è stato fatto dal passaggio delle competenze in materia pesca dalle Province alla Città Metropolitana di Venezia, completata in data 1° ottobre 2019 a seguito dell'adozione di una delibera di Giunta regionale del 30 luglio 2019.
A tal proposito si ricordano tra gli altri provvedimenti i seguenti: il Regolamento regionale n. 6 del 28 dicembre 2018 per la pesca e l'acquacoltura, entrato pienamente in vigore a far data dal 1° ottobre 2019; la deliberazione della Giunta regionale 1042 del 28 luglio 2021, con la quale è stata adottata la Carta ittica regionale, ai sensi dell'articolo 5 della legge regionale 28 aprile 1998, n. 19 , che costituisce un vero e proprio piano di settore finalizzato a programmare e regolamentare la tutela del patrimonio ittico e le attività di pesca, sia di tipo professionale che di tipo amatoriale, dilettantistico e sportivo, nonché le attività di acquacoltura su tutte le acque interne e marittime interne del territorio regionale. Inoltre, nella definizione ed esecuzione delle attività di applicazione delle disposizioni della Carta ittica regionale, la Giunta regionale assicura il massimo impegno per la definizione e la realizzazione di efficaci e concrete azioni di contrasto al fenomeno della pesca illegale nel territorio del Veneto.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, per la replica. Se mi chiede la parola, grazie. Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore della risposta. Nella risposta ho colto alcuni atti sicuramente positivi, quali il fatto che la Giunta regionale sia parte offesa in questi procedimenti penali a carico di chi ha violato le norme sulla pesca ambientali e sanitarie e il fatto che si costituisca parte civile nei principali processi, quindi io mi auguro anche in quelli che verranno.
Condivido il fatto che l'impegno per contrastare questa illegalità che si ripete nel tempo serva a tutelare la salute dei cittadini, l'igiene, l'ambiente, la pesca e anche le imprese che, invece, rispettano la legge. Bene l'impegno per combattere la pesca illegale. Credo un po' meno bene il fatto che i regolamenti, le norme e le delibere citate dall'Assessore diano i frutti sperati. Abbiamo notizia dalla stampa di fatti, anche recenti, per quanto riguarda questa attività illecita e, pertanto, successivi a quelle norme. Molto probabilmente non sono del tutto adeguate alla situazione attuale a contrastare questo fenomeno.
Mi aspettavo di ascoltare di iniziative relative ad azioni diverse da quelle condotte finora. Se la questione continua nel tempo vuol dire che la strada percorsa per contrastare questo sistema di pesca illecito, per quanto riguarda i mezzi, ma anche per quanto riguarda le zone interdette, evidentemente non si è dimostrata efficace e utile a smantellarlo. È un fenomeno che si conosce molto bene e, proprio per questo, essendo datato, si dovrebbero mettere in campo delle azioni utili e adeguate ai tempi che corrono per smorzare il tutto.
I sistemi ci sono. Non ho colto dalla risposta quali sono le azioni concrete per contrastare queste attività illecite. Ritengo, naturalmente, corretto il fatto che vada combattuta questa attività illecita anche a salvaguardia di questo settore, che, come ricordato, conta 100 cooperative e circa 500 addetti. Smascherare chi attua questa attività illecita, abusiva, che può portare del cibo potenzialmente avvelenato sulle tavole degli italiani giova sicuramente a chi, invece, conduce un'attività nel rispetto delle leggi, nel rispetto delle norme di pesca, delle norme igienico-sanitarie. Fino a quando avremo questi elementi che vìolano la legge, avremo anche, effettivamente, una minaccia per il settore commerciale, importante, di questi prodotti del mare, che danno lavoro a molte persone.
È sicuramente un vantaggio per la nostra Regione, ma anche per le stesse imprese poter debellare definitivamente questa attività illecita, che purtroppo dura da troppo tempo: lo stesso Assessore, all'inizio della risposta, conferma che si parla di 25 anni di abusi.
Bene per la parte della costituzione di parte civile. Mi aspetterei e ci aspetteremmo di più per quanto riguarda azioni concrete per debellare questo fenomeno.
Punto n. 5.4) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Guarda relativa a "VOLATILI AVVELENATI DA PESTICIDI NEL TREVIGIANO. QUALI AZIONI HA DISPOSTO LA GIUNTA REGIONALE AL FINE DI TUTELARE LA FAUNA SELVATICA?" (Interrogazione a risposta scritta n. 135)

PRESIDENTE

Collega Zanoni, mi chieda la parola con Concilium, grazie.
Prego, Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Purtroppo, Presidente, non ho sottomano l'interrogazione. Mi può dire la data?

PRESIDENTE

14 ottobre 2021, IRS 135. Era allegata alla convocazione del Consiglio come risposta pronta.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Si tratta di un fenomeno di avvelenamento in Provincia di Treviso, in quel di Vedelago, che ha visto il rinvenimento di diversi soggetti di fauna selvatica morti. I proprietari dei terreni hanno proceduto alla consegna delle carcasse di questi animali ai servizi veterinari della ASL n. 2. Successivamente, questi animali sono stati consegnati per le relative analisi procedurali all'Istituto Zooprofilattico.
Una volta consegnati questi animali, sono state effettuate queste analisi ed è risultato che in queste carcasse sono stati rinvenuti dei prodotti chimici utilizzati nel trattamento dei semi del mais, trattamenti che vengono effettuati contro determinate patologie che possono attaccare il seme una volta seminato nel terreno.
Inoltre, sono state rinvenute anche delle sostanze utilizzate nell'attività rodenticida. I segnalanti hanno rilevato come, purtroppo, sia in uso una derattizzazione a cielo aperto, senza dovute precauzioni, senza evitare che questi veleni per topi vadano a finire nella catena alimentare della fauna selvatica, come invece è accaduto in questo caso. Questo è il primo aspetto.
Il secondo aspetto è come il veleno utilizzato per trattare i semi del mais anch'esso entra nella catena alimentare della fauna selvatica provocandone anche il decesso. Risulta palese che dei prodotti comunemente in vendita per trattare i semi del mais poi vengono utilizzati e sono causa dell'uccisione di esemplari di fauna selvatica.
La fauna selvatica è tutelata dalle norme dello Stato, è tutelata dalle norme della Regione, ci sono espressi divieti, sanzionati anche penalmente, di somministrazione di esche o bocconi avvelenati alla fauna selvatica.
Credo sia interesse della Regione, che deve anche fare dei passi importanti per la tutela della biodiversità, visto che in merito alla performance, all'indice tutela della biodiversità dell'Agenda 2030 dell'ONU purtroppo la nostra Regione è messa male, abbiamo una casellina rossa nei grafici dei goal relativi appunto a questo obiettivo previsto dall'Agenda 2030, quindi l'auspicio è che vengano attuate tutte quelle misure preventive e anche di sensibilizzazione degli operatori del mondo dell'agricoltura, ma anche di chi immette in commercio queste sostanze, affinché si prevengano questi fenomeni. Perché sicuramente ci sono delle alternative, ci sono alternative in merito alla distribuzione dei rodenticidi, ci sono sicuramente alternative in merito ai prodotti chimici da utilizzare per trattare i semi del mais e quindi è dovere della Regione giungere a quei giusti interventi per evitare che si manifestino ancora fenomeni del genere che appunto minacciano la nostra biodiversità che ancora abbiamo la fortuna di avere nelle nostre campagne.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la risposta, l'assessore Corazzari. Prego.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Da una verifica effettuata dall'Amministrazione regionale in ordine all'avvenimento riferito si evidenzia che non è pervenuta alla struttura regionale competente territorialmente né alla Polizia provinciale di Treviso nessuna comunicazione formale o segnalazione di quanto accaduto.
Il proprietario del terreno situato in località Fanzolo di Vedelago ha provveduto autonomamente a recapitare le carcasse di tre volatili, nella fattispecie due cornacchie e una gazza, e i chicchi di cereali sospetti ai servizi veterinari della ASL 2 e all'Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie.
A seguito delle analisi effettuate sulle sementi, l'Istituto Zooprofilattico ha comunicato come da prassi gli esiti alla Procura della Repubblica di Treviso e al Comune di Vedelago.
Detto ciò, come disposto dall'articolo 5, comma 4, della legge regionale n. 50/1993 , la sede territorialmente competente del ruolo di coordinamento e gestione ittico-faunistico-venatoria, in caso di segnalazione di ritrovamento di esemplari morti di corvidi, sia da parte di cacciatori che di privati cittadini, comunica per le vie brevi alla Polizia provinciale, che si attiva tempestivamente nel recuperare le carcasse medesime per recapitarle all'Istituto Zooprofilattico delle Venezie per gli accertamenti del caso. Ciò anche in relazione al monitoraggio passivo previsto dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta al virus West Nile e Usutu. Nell'occasione, se il caso lo richiede, la Polizia provinciale svolge le indagini necessarie ed eventualmente comunica alla Procura i risultati delle stesse.
Da ultimo, si evidenzia che l'Amministrazione regionale, di concerto con il Governo centrale, con il MIT e con il Ministero dell'Agricoltura e con i Carabinieri forestali, ha sottoscritto un Piano d'azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, al cui interno sono previste specifiche azioni di prevenzione e sensibilizzazione verso il mondo venatorio contro gli episodi di avvelenamento a carico di fauna selvatica.

PRESIDENTE

Per la replica, collega Zanoni. Se mi chiede la parola su Concilium, grazie. Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
In questo caso devo dire che il grado di soddisfazione della risposta è veramente molto basso, perché mi aspettavo più che una risposta di circostanza, una risposta che prendesse in considerazione gli esiti che hanno dato quegli esami e, di conseguenza, delle azioni intraprese dagli uffici della Regione per evitare che si possano ripetere questi fenomeni di avvelenamento. L'Assessore ha citato tre specie, in realtà va detto che, quando ci sono avvelenamenti del genere, i cittadini rinvengono le specie più importanti, quelle più grosse, quelle che magari non vengono successivamente predate da altri animali, quelle di una certa dimensione. Questa probabilmente è la punta dell'iceberg, perché tutte le piccole specie di passeriformi, per la maggior parte, non vengono rinvenute, vuoi per le dimensioni, vuoi per un piumaggio molto difficile da notare in campagna, per terra, tra le foglie e quant'altro.
Mi aspettavo ci fosse un approfondimento ‒ credo vadano fatti approfondimenti ‒ su come vengono utilizzati i rodenticidi in agricoltura, sugli effetti che questi veleni, che vengono utilizzati per trattare i segni del mais, hanno sulla biodiversità.
Ricordavo prima che il Veneto ha un problema per la tutela della biodiversità, un problema con il goal, con la performance che deve mettere in campo per raggiungere gli obiettivi dell'Agenda ONU 2030 sulla biodiversità. Siamo molto carenti. Questo è uno di quegli esempi dove le attività messe in atto in un settore molto importante come quello dell'agricoltura possono avere ripercussioni negative sulla fauna selvatica.
Cosa fare di fronte a queste modalità di utilizzo e ai contenuti chimici delle sostanze utilizzate che creano questi problemi? La risposta su questo non c'è. Mi auguro che possano essere fatti, da parte dell'Assessorato, da parte degli uffici ulteriori accertamenti perché conviene a tutti, agli agricoltori in primo luogo, ma anche a tutti i cittadini, alla Regione stessa, all'Istituzione, evitare che ci siano ripercussioni sulla fauna selvatica a causa di queste modalità e di queste sostanze chimiche.

PRESIDENTE

Abbiamo terminato la sessione dedicata alle interrogazioni.
Procediamo con l'ordine del giorno.
PUNTO
6



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI CAMANI, BIGON, ZOTTIS, GIACOMO POSSAMAI, MONTANARIELLO, ZANONI, LORENZONI, GUARDA, OSTANEL E BALDIN RELATIVA A "DISPOSIZIONI PER LA PROMOZIONE DELLA PARITÀ RETRIBUTIVA TRA DONNE E UOMINI E IL SOSTEGNO ALL'OCCUPAZIONE FEMMINILE STABILE E DI QUALITÀ". (PROGETTO DI LEGGE N. 76) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 3/2022)

Relazione della Prima commissione consiliare XI legislatura
Relatrice: consigliera Vanessa Camani.
Correlatrice: consigliera Silvia Cestaro.

PRESIDENTE

Non vedo la relatrice. Collega Camani, la attendiamo in Aula.
Colleghi, quando avete dei temi dove siete protagonisti state in Aula. Lo dico a chi prima aveva le interrogazioni e non c'era... Non lo diciamo, grazie.
Un minuto di pausa. Riprendiamo tra un minuto.
La Seduta è sospesa alle ore 12.28
La Seduta riprende alle ore 12.29

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo i lavori.
Se la collega Camani, in qualità di relatore, mi chiede la parola, iniziamo con la presentazione del PDL 76.
Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Care colleghe e cari colleghi, il progetto di legge con cui apriamo la seduta oggi parla di donne e di lavoro, di cosa possiamo fare noi per ridurre gli elementi di iniquità che stanno dentro a questo campo.
Credo sia un segnale importante che questo Consiglio regionale metta al centro della propria discussione le donne e la parità di genere anche in ambito lavorativo, provando ad offrire strumenti concreti di azioni, affinché la presenza femminile nella società sia realmente responsabile, decisionale, effettiva e indipendente.
È importante perché penso che un protagonismo nuovo delle donne possa segnare una strada nuova, uno sguardo nuovo sul mondo e sulla società. Io penso possa anche essere uno sguardo capace di correggere molte delle contraddizioni con le quali tutte noi e tutti noi facciamo quotidianamente i conti.
Dunque, oggi, la cosiddetta questione femminile non deve essere trattata come un problema che riguarda solo le donne, ma semmai come un tema cruciale che riguarda tutti e che quindi richiama tutti ad una responsabilità che sia realmente generale e condivisa.
L'obiettivo della parità è e io credo debba essere un interesse generale, un presupposto imprescindibile di una compiuta democrazia, una democrazia fatta, appunto, di uomini e di donne.
Il lavoro e la sua funzione strategica nelle opportunità di emancipazione delle persone è una leva fondamentale che coinvolge i temi principali della parità, a partire dalla possibilità di indipendenza economica e familiare, fino a quello di rendere la donna realmente cittadina con pienezza dei diritti.
La questione della pari opportunità tra i generi passa inevitabilmente dal lavoro. È stato il lavoro nel secolo scorso il primo concreto strumento di emancipazione delle donne ed è ancora oggi il lavoro a determinare discriminazioni e diseguaglianze, tanto che il principio di parità retributiva è stato specificatamente inserito in Costituzione da alcune Madri Costituenti all'articolo 37, che dice: "La donna lavoratrice ha gli stessi diritti e, a parità di lavoro, le stesse retribuzioni che spettano al lavoratore". Questa norma costituzionale, che riprende e sostanzia nel dettaglio il più ampio principio di eguaglianza sancito dall'articolo 3, non risulta oggi ancora attuata e ci deve portare a riflettere su una disparità di fatto e di diritto esistente, anche non solo dal punto di vista delle differenze salariali che conduce spesso le donne a forme di segregazione rispetto alla carriera e alla modalità di svolgimento della prestazione lavorativa.
I dati Istat del 2018 ci restituiscono una fotografia dell'Italia come fanalino di coda nella classifica del tasso di occupazione femminile, ferma al di sotto del 50% e questo avviene malgrado, soprattutto negli ultimi vent'anni, le donne abbiano corso a velocità doppia nella scuola, compiendo percorsi più veloci e con risultati migliori.
Anche la nostra Regione, che può indubbiamente vantare tassi di occupazione elevati, presenta dati preoccupanti rispetto alla partecipazione al lavoro delle donne. Gli ultimi aggiornamenti elaborati dal sistema statistico regionale ci dicono che post-pandemia i lavoratori maschi sono oltre il 75%, le donne meno del 59: anche in Veneto sono troppo poche le donne che lavorano.
Ma nel mercato del lavoro lo svantaggio di partenza si manifesta non solo nelle opportunità di sbocchi occupazionali, ma anche, appunto, nei livelli retributivi: secondo Eurostat, nel settore privato in Italia una donna arriva a guadagnare mediamente il 20,7% in meno del collega maschio a parità di mansioni e anche nel pubblico, dove pure va meglio, questa differenza retributiva esiste.
Il gender pay gap, la differenza della retribuzione media percepita da donne e uomini che lavorano, che si nasconde in bonus, premi e incentivi sbilanciati verso la parte maschile, privilegia l'impegno lavorativo degli uomini a parità di mansione e di inquadramento contrattuale.
I contratti collettivi, infatti, prevedono certamente livelli retributivi identici per maschi e per femmine, ma la fissazione dei minimi tabellari non impedisce di attribuire aumenti ad personam di cui beneficiano oggettivamente gli uomini più delle donne.
La componente retributiva legata agli straordinari, a cui spesso le donne non possono essere disponibili a causa degli impegni familiari, il blocco alle progressioni di carriera, il fenomeno del part-time involontario: sono tutti fattori che contribuiscono ad aumentare il gap.
Pensiamo a quanto questo fenomeno sarà più evidente ora con la nuova disciplina dell'assegno unico dei figli, che sarà scorporato dalla busta paga della madre.
Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio sui conti pubblici italiani dell'Università Cattolica, lo scarto nello stipendio netto mensile a cinque anni dalla laurea è di oltre 500 euro tra donne e uomini, e anche a parità di mansioni lo stipendio lordo annuo delle donne è inferiore dell'11,5% rispetto a quello degli uomini. Questo divario si allarga per le madri. Basta osservare i dati riferiti al numero delle occupate in rapporto al numero dei figli. Nel nostro Paese le donne tra i 20 e i 49 anni senza figli lavorano nel 62,4% dei casi, contro una media europea che supera il 77%, ma dopo la nascita del primo figlio questa percentuale si abbassa al 57,8%. Questa tendenza si rafforza nelle fasce di lavoratrici meno qualificate rispetto alle quali la rinuncia al lavoro è spesso una necessità per fronteggiare la scarsità di servizi per l'infanzia. Troppo spesso, insomma, per una donna in Italia è complicato avere contemporaneamente dei figli e un lavoro giustamente retribuito. Non a caso ci dice l'Ispettorato nazionale del lavoro che sulle 42.000 dimissioni volontarie dei genitori di bambini tra 0 e 3 anni il 77% sono donne. E quando non sono costrette a rinunciare al lavoro, devono comunque fare i conti con pesanti svantaggi nella carriera: straordinari, viaggi di lavoro, orari full time o responsabilità di impresa sono spesso inconciliabili per le donne con la cura dei figli e della famiglia.
Viene, insomma, un quadro fattuale sconcertante del lavoro delle donne. Quotidianamente viene ancora chiesto oggi nei colloqui di lavoro se sono sposate, se intendono avere un figlio o, ancora, di fronte alla comunicazione dello stato di maternità si assiste a modifiche delle mansioni e alla precarizzazione del contratto.
Ecco perché in questo scenario noi pensiamo serva ripensare a quel principio costituzionale, a partire dall'articolo 37, e provare a tradurlo in provvedimenti concreti che contrastino questa situazione di fatto per abbattere anche quegli ostacoli certamente meno appariscenti di una violazione di legge, ma più pervasivi e persistenti, come i costumi, gli stereotipi, i giudizi, i pregiudizi, che continuano a limitare la libertà e l'uguaglianza delle donne.
Dobbiamo, quindi, lavorare per ribadire certamente la funzione antidiscriminatoria da un lato, quella, cioè, che eviti che il mero dato di genere escluda dal godimento dei diritti, ma dobbiamo anche lavorare per scardinare le diseguaglianze che persistono nell'individuazione dei ruoli, delle aspettative e dei pregiudizi collegati al genere, perché per sradicare le diseguaglianze di genere non basta consentire l'accesso alle donne in condizioni di uguaglianza negli spazi riservati ai soli uomini, occorre ripensare gli spazi stessi in una chiave di tutela e valorizzazione delle differenze.
Tuttavia, in Italia siamo ancora lontani dalla realizzazione di una società realmente eguale. Ancora forte è la prevalenza degli uomini nella vita pubblica quanto nel mondo del lavoro. Permane, infatti, l'accesso non paritario alle cariche rappresentative, alle posizioni apicali e, in generale, ai vertici delle carriere professionali: il famoso "soffitto di cristallo". Su questo fronte serve procedere sia dal punto legislativo ma anche sotto il profilo culturale, per realizzare una presenza paritaria nelle posizioni apicali che sia segno tangibile di una vera democrazia matura e realmente duale.
Poi c'è il livello della vita sociale, quello che quotidianamente riguarda ogni uomo e ogni donna, cioè gli ostacoli di fatto, le pietre d'inciampo, diciamo così, che ogni donna incontra ogni giorno, l'asimmetria nella distribuzione del carico di lavoro familiare, le difficoltà della maternità, l'accesso al lavoro, appunto.
Su questo piano, le diseguaglianze di genere si sono profondamente aggravate con la pandemia. Basti ricordare il solo drammatico dato del mese di dicembre 2020, quando su 101.000 posti di lavoro persi a causa della crisi economica innescata dal Covid 99.000 sono di donne e 2.000 di uomini. In generale, nel 2020 su quattro lavoratori che hanno perso il lavoro tre sono state donne.
In riferimento all'impegno di cura, in Italia ancora oggi il 10% delle donne dichiara di non aver mai lavorato per occuparsi dei figli e l'11% dichiara di aver smesso di lavorare alla nascita del primo figlio. Percentuale che aumenta all'aumentare del numero dei figli. Ma anche chi non lascia il lavoro dichiara di aver rimodulato il lavoro extra-domestico in riferimento alle necessità di cura.
Queste vicende private hanno rilevantissime ricadute pubbliche, che incidono fortemente anche sulla crescita economica del Paese. L'aumento del PIL grazie al lavoro delle donne è un fatto acquisito e quantificato dalla scienza economica. Incalcolabile, penso, invece che sia l'incremento del benessere della società, a partire dalla questione demografica. All'interno del trend del continuo e pesante calo delle nascite, il 2021 ha superato in negativo il confine simbolico dei 400.000 nati all'anno in Italia.
I due mali italiani, la scarsa occupazione femminile e la denatalità, sono in relazione diretta, perché più alta è la presenza delle donne nel mercato del lavoro più è elevato il numero delle nascite, a ulteriore riprova di quanto la discussione di genere nel mondo del lavoro sia prioritaria.
Questo progetto di legge, che io, che il Partito Democratico ha proposto, ma che devo dire ha trovato l'attenzione di tutti i Gruppi del Consiglio, ha proprio questa ambizione: porre al centro del dibattito e dell'intervento legislativo regionale, compatibilmente con le competenze di cui disponiamo, il lavoro delle donne e la promozione della parità salariale.
Il testo che arriva in Aula oggi è il risultato di una lunga discussione, anche un confronto approfondito tra noi nelle Commissioni di merito, che ringrazio, la Prima, la Terza, la Sesta e anche all'interno di un gruppo di lavoro informale, ristretto, che ha affrontato, io credo, con intelligenza e disponibilità a un tema così cruciale ma anche complesso.
Il risultato rispetto alla proposta di partenza credo sia certamente positivo, migliorato sia nei contenuti che nell'ampiezza degli interventi proposti e ci consente oggi di presentare all'Aula un PDL organico che affronta in maniera puntuale alcuni principi fondamentali e interviene concretamente con alcuni strumenti specifici.
In particolare l'articolo 1, nell'indicare le finalità e gli obiettivi della legge, mira a riconoscere la parità di genere quale presupposto fondamentale delle società moderne, eque ed inclusive, nel pieno rispetto dei principi costituzionali di eguaglianza e parità e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea. Per farlo, per contribuire a rafforzare i presupposti che consentano il passaggio da eguaglianza formale a eguaglianza sostanziale, indica l'ambito lavorativo come settore cruciale in cui intervenire.
La parità retributiva, l'affermazione delle donne nel mondo del lavoro, la diffusione di una cultura anti discriminatoria anche nell'organizzazione del lavoro e nella sfera privata con il tema della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro e dell'equa distribuzione delle responsabilità di cura sono gli ambiti individuati come strategici per attivare non solo iniziative legislative, ma anche un vero e proprio cambio di paradigma culturale.
Di questo cambiamento la Regione dichiara di voler essere protagonista, riconoscendo il bilancio di genere quale strumento tecnico per analizzare l'impatto delle politiche pubbliche, non solo in termini di efficienza e di efficacia, ma anche specificatamente in relazione alle ricadute che determinano in termini di parità di genere.
Gli strumenti di cui la Regione del Veneto intende dotarsi per perseguire le finalità di cui all'articolo 1 sono indicate nei capi successivi. Primo fra tutti, dicevamo, la promozione della parità retributiva.
Sappiamo certamente che il principio generale della parità di genere, incluso l'ambito lavorativo, è di diretta competenza dello Stato. Infatti, in questa direzione va anche una recente iniziativa legislativa nazionale che, coerentemente con i contenuti di questo progetto di legge, interviene direttamente nella disciplina del Codice delle pari opportunità. Tuttavia siamo convinti che ciascuno debba fare la propria parte in questo percorso complicato e che anche le Regioni possano attivarsi per realizzare interventi che siano attuazione al principio della parità retributiva, con misure di promozione, valorizzazione e sostegno.
Con questa proposta, dunque, intendiamo dotare anche la Regione del Veneto di strumenti utili a favorire il lavoro delle donne quale elemento concreto e fattuale di sviluppo equilibrato della società in riferimento a materie ed ambiti rientranti pienamente nella competenza legislativa regionale.
Nello specifico, per superare il differenziale retributivo basato sul genere, si propone di riconoscere l'attribuzione di benefìci economici e di premialità alle imprese venete, pubbliche e private, che rendano conoscibili e trasparenti i dati riguardanti il personale femminile e maschile, con particolare attenzione ai dati relativi alla tutela della maternità, alla formazione professionale, alle iniziative per conciliare i tempi di vita e di lavoro, alle progressioni di carriera. Il meccanismo predisposto e proposto ricalca quello sancito a livello nazionale dal Codice delle pari opportunità ed è costituito dalla redazione di un registro regionale nel quale possano registrarsi, in via telematica, le realtà produttive e i liberi professionisti che volontariamente scelgono di rendere conoscibile le loro politiche aziendali in tema di pari opportunità.
L'idea di utilizzare questo strumento deriva dalla convinzione che le differenze salariali all'interno delle imprese influenzino in modo significativo le diseguaglianze di genere e che essere trasparenti sull'inquadramento di uomini e donne nell'organizzazione aziendale può contribuire a ridurre queste differenze. Inoltre una politica di trasparenza può spingere le imprese coinvolte ad implementare scelte aziendali più concrete e più orientate alle donne. La visibilità del registro sui siti regionali può determinare un effetto incentivante per le imprese anche a fini reputazionali.
L'impianto della proposta, dunque, si fonda sulla predisposizione di strumenti positivi che possano influire su quell'evoluzione culturale di cui c'è bisogno anche nel mondo del lavoro in favore delle pari opportunità.
La previsione che ai soggetti che aderiscono al registro siano riconosciuti benefìci economici aggiuntivi o premialità nei bandi regionali vuole agire esattamente da attivatore di percorsi virtuosi. Molto spesso, peraltro, nonostante di certe tematiche si parli ormai da tempo, non tutte le aziende sono realmente consapevoli di cosa significhi applicare misure per l'equità di genere. Il fenomeno del "gender washing", cioè di imprese che parlano di equità di genere, ma che poi al loro interno non la applicano, lo dimostra. Ci sono casi in cui le stesse aziende non sono consapevoli delle motivazioni sottostanti le differenze retributive tra uomo e donna. Ecco perché da un lato è fondamentale stimolare politiche di parità, ma, al contempo, investire in campagne informative che coinvolgano anche le organizzazioni datoriali e sindacali, che sensibilizzino imprese e lavoratori sull'importanza delle pari opportunità anche in ambito lavorativo e che accrescano la consapevolezza di quanto politiche di genere possano essere strumento di crescita economica e produttiva, oltre che reputazionale.
Per queste finalità, chiediamo che vengano stanziate alcune risorse: 50.000 euro per partire, ma so che c'è un emendamento della Giunta che ha l'obiettivo di aumentare queste risorse.
L'altra gamba del provvedimento riguarda, ovviamente, i sostegni alla sfera lavorativa delle donne. Di quanto sia cruciale la quantità del lavoro femminile abbiamo già ampiamente detto, sia sotto il profilo economico che sociale. Allo stesso tempo è indispensabile che sia anche un lavoro di qualità.
Per queste motivazioni chiediamo alla Regione di impegnarsi ad implementare le politiche di contrasto ai fenomeni di sfruttamento delle lavoratrici, si tratti di molestie sul lavoro o della pratica delle cosiddette "dimissioni in bianco", con particolare attenzione alla tutela della maternità e della paternità. Inoltre, la Regione dovrebbe attuare, all'interno delle politiche attive del lavoro, una serie di interventi volti all'occupazione femminile, sia favorendo percorsi formativi finalizzati alla riqualificazione delle lavoratrici senza occupazione, sia assicurando misure specifiche di accompagnamento al lavoro per le donne, anche verso forme di auto-impiego.
In particolare, raccogliendo anche una sollecitazione emersa in una delle numerose audizioni svolte in preparazione della seduta di oggi, prevediamo l'istituzione del cosiddetto "Sportello Donna", uno strumento telematico predisposto appositamente per il lavoro femminile, che raccolga e renda fruibile qualsiasi informazione che possa essere di supporto alle donne in cerca di lavoro e che agevoli l'incrocio tra domanda e offerta, oltre a una sezione principalmente dedicata alle normative sulla parità.
Infine, si è scelto di individuare una misura specifica che riguardi direttamente le donne vittime di abusi. Sappiamo quanto, una volta uscite dalla spirale di violenza, sia fondamentale che le donne vittime di abusi siano nelle condizioni di potersi emancipare economicamente per evitare il rischio di tornare nel luogo della violenza. Esistono già diversi strumenti a supporto della ricerca di lavoro per le donne in uscita da percorsi di protezione. Oggi ne aggiungiamo uno ulteriore e importante: le imprese che assumeranno con contratto a tempo determinato donne vittime di violenza potranno vedersi riconoscere i benefici economici e le premialità previste per le imprese aderenti al registro delle imprese virtuose. Si tratta, io penso, di una scelta giusta e coraggiosa, un gesto concreto che può costituire un'opportunità in più per le donne, per le quali più di tutti il lavoro è salvezza.
Questi e anche altri sono i contenuti che abbiamo inserito, mi verrebbe da dire, tutti insieme in questo progetto di legge, che credo possa portare all'interno di questo Consiglio regionale non soltanto un buon risultato dal punto di vista legislativo, ma credo un grande risultato dal punto di vista politico.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla correlatrice, la collega Cestaro. Prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
La parità di genere è un diritto fondamentale, sancito in più parti della Costituzione, e le cui principali manifestazioni si sostanziano nelle pari opportunità tra donne e uomini e nell'equo accesso al lavoro e alla parità retributiva di genere.
Il pieno riconoscimento del ruolo delle donne nella società, nelle Istituzioni e nel mondo del lavoro è un presupposto fondamentale per un sistema equo ed inclusivo di convivenza civile, finalizzato al progresso sociale e allo sviluppo socio-economico del Paese.
La Regione Veneto, come sancito dall'articolo 6 del suo Statuto sui diritti e obiettivi delle politiche regionali, e al comma 1, specificatamente alla lettera c), riconosce e valorizza la differenza di genere e si adopera nel promuovere ogni ostacolo che impedisca la piena parità tra uomo e donna e, nell'ambito della propria organizzazione e delle proprie competenze, attua con misure di promozione, valorizzazione e sostegno il principio della parità di genere.
L'articolo 18 dello stesso Statuto sancisce i rapporti internazionali, con l'Unione Europea e interregionali, prevedendo di formare e di conformare le proprie azioni ai princìpi e agli obblighi derivanti dall'ordinamento europeo che, con riguardo alle disuguaglianze di genere, considera prioritario, nell'ambito delle politiche sull'occupazione e sull'inclusione sociale, favorire un accesso equo al mercato e giuste condizioni di lavoro.
Ma la volontà della Regione Veneto nel raggiungimento del diritto di parità non risponde solo ad un mero adempimento delle disposizioni statutarie, ma si sostanzia in una vera e propria volontà politica dell'intera maggioranza, come evidenziato nel programma di governo del Presidente Zaia, programma che valorizza le donne imprenditrici, esplicitando che le donne, in Veneto, a parità di mansioni devono avere gli stessi riconoscimenti economici degli uomini e, a parità di competenze, le medesime opportunità di carriera. Si tratta, da un lato, di facilitare un'ulteriore politica di welfare, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, il cosiddetto work life balance, ma anche, dall'altro, di velocizzare il passaggio verso una cultura reale di pari opportunità, come ha ben evidenziato la consigliera Camani.
A questo proposito, le iniziative regionali a sostegno dell'occupazione femminile si muovono dalla convinzione che sia necessario conciliare gli interventi di orientamento e accompagnamento al lavoro e formazione delle donne con sistemi di welfare e supporto all'autoimprenditoria femminile.
Molta strada è stata fatta, come messo in rilievo dal rapporto "Veneto Sostenibile: gli obiettivi di sviluppo sostenibile e il posizionamento del Veneto", documento che analizza lo stato della nostra Regione in relazione ai 17 Obiettivi dell'Agenda 2030 in merito alla parità di genere. Il Veneto è posizionato sopra la media nazionale. Nel 2019 la percentuale di donne occupate è del 58,8%, ben otto punti sopra la media nazionale, che si assesta più o meno al 50,1%. Chiaramente questi sono dati pre-pandemia e la pandemia ha influito in maniera molto negativa su questi dati.
Bene anche il posizionamento per quanto riguarda le posizioni apicali: il Veneto si piazza al 31,7%. Certo, è molto lontano da una parità al 50, però decisamente è molto vicino a quelle che sono le esigenze delle donne.
Non solo, ma anche a livello di controllo e verifica, la legge regionale n. 62 del 1987 ha istituito la Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna, un Organo consultivo della Regione nelle iniziative riguardanti le politiche di genere per l'effettiva attuazione del suddetto principio di parità, con il compito, inoltre, di promuovere indagini e ricerche sulla situazione della donna e sulle problematiche femminili presenti nella nostra Regione e con particolare attenzione al mondo delle Istituzioni e della politica, del lavoro e della formazione, della cultura e del sociale. Favorisce convegni, seminari e iniziative di sensibilizzazione nei confronti di queste tematiche.
Il Veneto ha istituito, inoltre, ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 198/2006, la figura della Consigliera regionale di parità, un pubblico ufficiale che ha obbligo di segnalare all'autorità giudiziaria i reati di cui viene a conoscenza in materia di accesso al lavoro, corsi di formazione, opportunità di carriera e tempi di vita-lavoro.
Andando a focalizzarci meglio su quelle che sono le iniziative dirette alle imprese, nel quale ambito trova collocazione la PDL n. 76, oggetto di discussione oggi, con la legge regionale n. 1/2000 e successive modificazioni, la Regione Veneto ha previsto interventi per la promozione di nuove imprese di innovazione dell'imprenditoria femminile, con l'inserimento del comma 3, articolo 8, della legge regionale 25 giugno 2021, n. 17 , quindi recentissimo, che riconosce da valorizzare la parità retributiva tra donne e uomini.
In applicazione alla legge sono promossi bandi regionali che prevedono l'erogazione di contributi per piccole e medie imprese a prevalente carattere femminile. In linea con gli anni precedenti, per il 2022 la Regione ha previsto uno stanziamento iniziale di dotazione di 5 milioni di euro.
Nell'ambito, poi, dei Programmi regionali sui fondi di investimento europei, quindi in particolare nel FESR e nel FSE, già nella programmazione 2014-2020 la Regione Veneto ha prestato particolare attenzione al tema delle pari opportunità, promuovendo due importanti iniziative: "Pari opportunità nel lavoro che cambia", iniziativa a supporto dell'occupazione femminile, che ha visto finanziare ben 14 progetti di durata biennale, per un valore complessivo di 5 milioni di euro; e "Protagonisti del cambiamento", nell'ambito del quale sono state approvate quattro linee progettuali, tra le quali "Imprese smart" e "Donne in prima linea", rispettivamente per la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi più flessibili di lavoro e la creazione di nuove opportunità di occupazione, di riduzione del gap di genere nelle professioni e di sviluppo di progressioni di carriera.
Nell'ambito di quest'ultima iniziativa sono stati finanziati 60 progetti, tuttora in corso, per un costo complessivo di 6 milioni di euro. Come presentato recentemente in Prima Commissione, in continuità con quanto previsto, anche la programmazione 2021-2027 del FSE+ prevede di finanziare progetti volti alla promozione di una partecipazione equilibrata al mercato del lavoro sotto il profilo del genere.
Ci sono, inoltre, tutte le azioni specifiche intraprese dalla Regione Veneto, come ad esempio "Il Veneto delle donne", strumenti per la valorizzazione dei percorsi di formazione e per la partecipazione al mercato del lavoro, che ha destinato più di 9 milioni di euro al finanziamento di 77 progetti volti alla realizzazione di interventi in grado di accompagnare le donne occupate, disoccupate e inattive, attraverso la valorizzazione di percorsi professionali e favorirne la partecipazione nel mercato del lavoro avvalendosi di nuovi processi di organizzazione e modalità di lavoro agile.
Tuttavia, anche in Veneto, nonostante i significativi segnali positivi nel percorso delle donne verso la parità di genere nei luoghi di lavoro, tale diritto non è ancora stato pienamente acquisito, specialmente nel comparto privato e nel lavoro dipendente, dove permangono ostacoli nei percorsi lavorativi e il carico delle incombenze familiari è ancora in gran parte sulle spalle delle donne che, anche per questo, si scontrano con maggiori complessità nella gestione della famiglia e nei tempi di lavoro.
Queste considerazioni, acuite decisamente anche dalla pandemia, sono emerse anche durante la discussione in Commissione e nell'ambito del tavolo di lavoro e possono trovare una soluzione solo spingendo verso una consapevolezza e una reale presa di coscienza di questi temi da parte dei datori di lavoro in primis, ma anche da parte dei colleghi in ambiente lavorativo. Un'attenzione che dovrebbe entrare a far parte del pensiero comune, arrivando a dare per scontate le oggettive difficoltà del mondo femminile nel rapporto casa-lavoro, nella gestione dei figli e nella garanzia, necessaria anche nella figura femminile, di poter ottenere una base pensionistica tale da permetterle la serenità anche negli anni post-lavoro, anche in relazione a tutto quanto il peso che le donne portano nel crescere i figli e nel gestire l'ambito familiare.
Per tale motivo, in aggiunta alle iniziative già in atto relative al supporto all'autoimprenditoria femminile, all'accompagnamento al lavoro, alla riqualificazione e alla formazione delle donne e ai sistemi di welfare, è importante sostenere la proposta di legge in oggetto, la PdL 76, che al fine di promuovere la parità di genere ribadisce come finalità di permanenza, reinserimento e affermazione delle donne nel mondo del lavoro la diffusione di una cultura organizzativa antidiscriminatoria nei luoghi di lavoro, la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché l'equa distribuzione delle responsabilità di cura familiare.
La scelta di prevedere un protocollo che porti all'interno dell'organizzazione aziendale proprio quello stato di conoscenza e di consapevolezza appena illustrato, indipendentemente dalla presenza di dipendenti donne, ma come principio induttore di buoni comportamenti e di attivazione di quelle pratiche che devono entrare a far parte della nostra società, come il pensiero comune e automatico, diventa un argomento trasversale che richiede un'attenzione bipartisan, come ben spiegato dalla relatrice.
Ringrazio, quindi, la consigliera Camani per questo disegno di legge e tutti quanti i sottoscrittori per la considerazione dimostrata verso le proposte trasversali che all'interno del tavolo di lavoro sono state dibattute. Questa proposta di legge deve essere vista, quindi, come un ulteriore tassello da aggiungere al lavoro svolto dalla Regione Veneto nell'ambito della parità di genere e come dimostrazione che si possono intraprendere nuovi percorsi ed iniziative anche nei confronti dell'ambito privato, che possono portare al raggiungimento di obiettivi preposti senza tuttavia aumentare gli oneri e la burocrazia a carico delle aziende, ma anzi con interesse e partecipazione attiva da parte delle stesse.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Direi che sospendiamo qui per la pausa pranzo e riprendiamo alle ore 14.30.
L'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione si riunisce per dare il parere sull'unico emendamento depositato e poi, quando ripartiamo, procediamo alla discussione generale e proseguiamo con gli articoli. L'Ufficio di Presidenza dia già adesso il parere sull'emendamento. Grazie.
Riprendiamo i lavori alle ore 14.30, con la collega Venturini.
Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 13.01
La Seduta riprende alle ore 14.40

PRESIDENTE

Colleghi, se ci accomodiamo, riprendiamo posto.
Sono presenti la correlatrice e la relatrice.
La Giunta è presente.
Siamo in discussione generale sul PDL n. 76.
Ho la richiesta di intervento della collega Venturini. Prego, consigliera Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio la relatrice Camani e la correlatrice Cestaro per la presentazione di questo progetto di legge e per tutto il lavoro che tanti hanno svolto per predisporre questo progetto di legge.
Faccio riferimento a un dibattito in corso nel padovano in questo periodo, che si sta protraendo da un po' di tempo. Addirittura ha avuto un'eco a livello nazionale ed internazionale. Si tratta dell'inserimento di una statua rappresentante l'immagine, l'effigie di donna in un parterre di statue maschili in una delle piazze più grandi e più importanti che abbiamo nel Veneto, cioè il Prato della Valle. Questa discussione, che si sta protraendo da tanto tempo, in realtà ha il suo perché. Quando ci sono risvolti simbolici, come in questo caso, vale la pena anche approfondire. La simbologia è importante nella nostra vita, sia nel singolo che nella collettività, perché permette quei processi di identificazione delle persone che sono fondamentali.
Io sono una sostenitrice di quella linea di pensiero che si basa su un principio che trova fondamento in una celebre espressione latina: "primum vivere deinde philosophari", prima pensiamo a vivere e poi pensiamo a filosofeggiare. Quando si parla di parità di genere, in realtà, la vera partita tu la giochi sul campo del lavoro. È sul lavoro che tu riesci veramente a capire se esiste la parità tra uomo e donna, perché il lavoro permette alle persone di emanciparsi, permette di avere indipendenza economica, permette alle persone di realizzarsi. In modo particolare per le donne, si collega a un principio che ritroviamo anche espresso all'articolo 37 della Costituzione, cioè che alla donna viene riconosciuta una funzione essenziale familiare e le condizioni del lavoro devono permettere proprio l'espletamento di questa funzione nell'ambito della famiglia. Il collegamento è evidente con la maternità.
Faccio un inciso. Proprio nell'articolo 37 della Costituzione, quindi da qualche decennio, si sta dicendo che ci deve essere la parità retributiva tra uomo e donna.
Ci possiamo porre degli obiettivi. Il fatto di avere un equo riconoscimento dei titoli di studio, della possibilità di entrare nel mondo del lavoro, il fatto di poter conciliare la vita lavorativa con la vita familiare, la parità retributiva, le pari opportunità. Ci sono obiettivi chiari che la Regione Veneto può contribuire a perseguire. E lo può fare nell'ambito della normativa europea, nazionale e regionale già vigente. Può anche prevedere nuovi strumenti. Questo progetto di legge prevede, infatti, un nuovo strumento, oserei dire quasi semplicistico. Si introduce un sistema di premialità, cioè si danno benefici economici a quelle aziende, a quei professionisti, a quegli operatori che decidono di sostenere l'occupazione femminile e la parità retributiva tra uomo e donna. Un principio semplicissimo, ma che può rappresentare uno strumento in più da poter utilizzare. Anche l'Ente pubblico, peraltro, da parte sua, nei bandi, negli avvisi pubblici, può, con delle semplici clausole, favorire il lavoro femminile.
Come Forza Italia, sosteniamo questo progetto di legge, ne condividiamo lo spirito, riteniamo fondamentale dare un sostegno all'occupazione femminile e alla parità retributiva. Vedremo, poi, vista la clausola valutativa che è stata inserita, che tipo di ricadute avrà effettivamente nel tessuto produttivo, che tipo di effetti ci saranno, come negli anni troverà attuazione questa normativa e che tipo di conseguenze avrà per le donne.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola la collega Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Intervengo molto volentieri su questo progetto di legge a prima firma della collega Camani, che ringrazio per il lavoro svolto, che ha visto l'impegno di un gruppo di lavoro a cui ho partecipato attivamente, e sono stata contenta di farlo. C'è stato un confronto con la collega Cestaro, ma ricordo anche un momento di discussione con il collega Barbisan durante la revisione del progetto di legge, che ha fatto anche imparare delle cose. Ringrazio, quindi, dal punto di vista del metodo, nel momento in cui il tentativo di lavorare su un progetto di legge condiviso ha portato, in effetti, oggi a discuterlo. Parto, quindi, con un ringraziamento a chi lo ha proposto e a chi ha collaborato alla sua redazione e anche alla sua revisione.
Mi interessa, però, in questo intervento porre anche alcuni dati di contenuto. Lo ha già fatto la collega Camani. Volevo riprenderne alcuni, in particolare per quanto riguarda il contributo che ho provato a dare personalmente a questo progetto di legge, che riguarda in particolare l'articolo 8, con un inserimento, al comma 3, rispetto alla conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro. Infatti, il comma 3 recita: "Al fine di favorire la conciliazione tra i tempi di vita e i tempi di lavoro, la Regione promuove interventi finalizzati al sostegno, anche economico, per la condivisione delle responsabilità di cura all'interno della famiglia". Questo credo sia un tema importantissimo, che si lega, ovviamente, a quello generale del progetto di legge sulla parità salariale. Proverò, in questo intervento, a dire perché.
Il tema sollevato dal PDL, quello della parità salariale, non solo è di stretta attualità, ma i dati relativi al nostro Paese e relativi anche, in realtà, al contesto europeo fanno vedere che siamo addirittura in ritardo, cioè che avremmo dovuto in questi anni probabilmente fare molto di più come sistema Paese per un'emergenza, quella della parità salariale, che poi la pandemia – i dati lo dimostrano – ha sicuramente acuito.
All'interno di questo progetto di legge c'è, secondo me, una cosa molto interessante, ossia il registro delle imprese virtuose, che può essere un ottimo strumento per effettivamente valutare una delle questioni più importanti, il gap di parità salariale tra il pubblico e il privato. È un ottimo strumento, ma, ovviamente, come tutti gli strumenti, deve essere reso concreto, attuato, attuabile.
La collega Venturini lo diceva, però voglio entrare più nello specifico della questione. Sarà importantissima, considerato il ruolo della Regione del Veneto, se questo progetto oggi verrà approvato, come credo, l'idea di comunicare in maniera fondamentale e forte alle aziende, alle realtà del territorio che l'obiettivo politico della Regione del Veneto è quello di arrivare al risultato, che effettivamente, nel lavoro di ogni giorno e di tutti i Consiglieri che oggi lo voteranno, speriamo, e di quelli che vi hanno contribuito, effettivamente nei mesi e negli anni successivi questo registro delle imprese virtuose venga monitorato, valutato con la clausola valutativa, ma anche accompagnato. C'è un lavoro di accompagnamento delle norme, che noi qui, probabilmente, votiamo e decidiamo di fare, che è addirittura più importante della norma stessa.
Ogni volta, quando parliamo di questi temi difficili da attuare in questo Paese, per il sistema Paese in cui viviamo, deve esserci un ruolo effettivamente propositivo non solo nelle aziende, ma anche nel pubblico. Guardando, ad esempio, la recente indagine sul benessere lavorativo del personale del Consiglio, che ho guardato per preparare questo intervento, si vedono questioni ‒ io credo ‒ interessanti, quando andiamo a vedere, ad esempio, alcuni indicatori che sono stati valutati, quelli rispetto al mobbing o rispetto al fatto che, magari, la condizione di genere abbia portato delle donne a valutare che la loro carriera è stata vista in maniera diversa all'interno di un Ente pubblico.
Penso sia importante. È per questo che l'articolo 7 di questo PDL ha un'attenzione non solo al privato, ma anche al pubblico, dove i dati effettivamente dimostrano esserci un gap salariale diverso. Evidentemente, nell'atteggiamento, nel come una donna si sente quando lavora all'interno di un Ente privato o pubblico c'è ancora tanto lavoro da fare. Anche qui, il lavoro da fare è un lavoro di educazione, di comunicazione, di coinvolgimento non solo delle donne, ma anche della parte maschile nel momento in cui è dirigente o capo di una donna, nel momento in cui si instaura una relazione di disparità al di là del salario, una condizione di disparità che dipende dal sentirsi discriminate in qualche modo. Credo sia interessante andare a vedere questi dati sul benessere lavorativo.
È una legge, questo progetto di legge, che ovviamente condivido, che cerca di muoversi a tutto campo. Credo che questa sia una delle cose interessanti di un progetto di legge che parla di benessere lavorativo, di parità salariale, ma anche di alcune categorie deboli, come ad esempio le donne vittime di violenza.
Vorrei citare alcuni dati per far vedere lo stato dell'arte in cui siamo. Non sono dati veneti. Sono dati nazionali, ma che danno il quadro della situazione di emergenza in cui ci troviamo. Il gap salariale a livello europeo è in media il 14%. Però, secondo me, un dato più interessante è quello che include altri fattori, oltre al salario, includendo nell'analisi anche la media mensile di ore effettuate e retribuite e anche il tasso di occupazione. Quindi, un indicatore un po' più ampio che tiene conto non solo della disparità salariale, ma anche della difficoltà ad accedere al mercato del lavoro. Qui in Italia il gender pay gap arriva ad essere al 43%, mentre i Paesi europei sono al 36. Siamo peggiori, in Europa, solo rispetto ai Paesi Bassi e all'Austria. Questo è un dato che fa veramente vedere un'emergenza a cui oggi noi proviamo, nel piccolo di una Regione, a rispondere.
Poi abbiamo i dati ISTAT. Secondo le analisi più recenti, metà delle donne lavorano part-time. Credo che questo sia uno dei dati che ci permette di vedere l'emergenza di cui stiamo parlando. Tra l'altro, è una formula che nella maggior parte dei casi è imposta ‒ e qui arrivo al mio contributo al PDL ‒ dalla necessità di badare ai figli, alla famiglia, dalla mancanza di servizi per poter tutelare una famiglia e coniugarla con la vita lavorativa e, di conseguenza, ci impone, come Istituzione, di pensare che il gap salariale è una questione e l'accesso al lavoro è un'altra, ed è assolutamente collegata, e che i servizi all'infanzia ‒ ho parlato tanto in quest'Aula di asili nido ‒ è una delle questioni che porta a risolvere il problema alla radice, perché porta la donna a entrare nel mercato del lavoro e poi, lì, a lavorare sulla parità salariale.
Guardando le differenze tra il settore pubblico e quello privato emerge che il gender gap nel pubblico si attesta al 4,4%. Nel privato siamo al 17,9. C'è una differenza enorme, io credo. È per questo che il registro delle imprese di cui prima parlavo è sicuramente una delle questioni più urgenti. C'è un settore dove il gap è, ovviamente, maggiore.
Andiamo anche a vedere, ad esempio, se all'interno dei diversi settori ci sono differenze. Secondo me, è importante anche questo, cioè vedere quali sono le categorie economiche dove il gap salariale è più forte. Sono praticamente tutte. Esistono delle brutte tabelle su uno dei report realizzati nel 2019. Sono dati pre-pandemia, tra l'altro, che mostrano che ci sono solo due settori ‒ tra l'altro, uno è quello dell'edilizia; però bisognerebbe andare a vedere un po' meglio il dato per capire anche cosa significa ‒ dove la donna prende pari o un pelo di più rispetto all'uomo. Per tutto il resto, i dati sono allarmanti. Siamo, ad esempio, nei servizi finanziari a un meno 20% rispetto allo stipendio di un uomo.
Quelli che sto citando sono dati pre-pandemia, ma sappiamo che la pandemia ha colpito soprattutto le donne, che hanno aumentato i part-time. C'è stata una valanga, purtroppo, di licenziamenti. Pur essendo volontari, quando andiamo a vedere il dato qualitativo ci rendiamo conto che, in realtà, la scelta è stata forzata dal dover curare la propria famiglia, soprattutto durante la pandemia. Infatti, nel 2021, se guardiamo i dati della ripresa occupazionale, vediamo che ci sono forti differenze di genere. Solo il 14% dei nuovi contratti delle lavoratrici sono a tempo indeterminato e solo il 38 delle stabilizzazioni sono avvenute nell'occupazione femminile.
Arriviamo alla questione che mi interessa di più: la conciliazione della vita lavorativa con la vita di famiglia. Ho provato ad andare a vedere quanto spende una famiglia e quanto ha speso in particolare una famiglia per curare i propri figli durante la pandemia. Sappiamo tutti – e chi ha dei figli in quest'Aula lo sa sicuramente meglio di me – quanto la chiusura delle scuole e il lockdown abbiano influito sul fatto che, in particolare le donne, facessero fatica a conciliare la vita lavorativa con la vita familiare. Guardando un sito interessante, un sito che registra le tendenze dell'accesso ai servizi di baby-sitting, vediamo che durante il lockdown sono aumentate del 14,5% le richieste di servizi in questo portale online, dove si trovano persone che possono assistere i figli al posto di qualcun altro. Il dato, però, interessante è che chi ha fatto richiesta per un servizio di baby-sitting per oltre il 70% sono donne. Significa che a richiedere il servizio di cura è la parte femminile della famiglia. È un dato scontato, ma significa che c'è una questione di base per il fatto che le donne sono le prime e sono quelle che hanno in carico la cura della famiglia ancora oggi.
Facendo un rapido calcolo dei dati economici che emergono, le famiglie hanno speso circa 2 miliardi di euro in servizi di babysitteraggio solo durante l'anno della pandemia, l'anno dove la pandemia ha battuto più forte, e si stima che i veneti abbiano speso attorno ai 200 milioni rispetto al dover appaltare il servizio di cura, altrimenti avrebbe influito sulla stabilità lavorativa, soprattutto della componente femminile. È per questo che, ad esempio, alcune Regioni, come io ho proposto nella scrittura di questo comma durante il gruppo di lavoro, hanno inserito già i servizi economici a sostegno del bonus Baby-sitting, cioè hanno dato un aiuto a quelle famiglie che stavano cercando, nel mercato privato, la possibilità di curare la propria famiglia. Ad esempio, la Regione Umbria lo ha fatto nel 2021 e ha finanziato un fondo da 3 milioni di euro in bonus Baby-sitting destinato ai nuclei familiari con uno o più figli a carico di età inferiore ai 12 anni.
Perché riporto questo dato? Perché, se vogliamo lavorare sul monitoraggio del gender gap pay, ma anche sulla possibilità che in futuro, pandemia o no, finché non ci sarà un'equità nella distribuzione del carico di cura, finché ci sarà la necessità di trovare fuori un sostegno alla cura della propria famiglia, ci sia una Regione, un'Istituzione che, come altri hanno fatto (il Lazio e l'Umbria), possa effettivamente anche mettere un sostegno economico per quelle famiglie che vogliono accedere a un bonus, per non dover spendere di propria tasca un sostegno che, in realtà, in un mondo ideale e in un Paese che ha superato questa emergenza, dovrebbe già esistere. Durante il bilancio abbiamo approvato anche un ordine del giorno che citava questo tema, all'unanimità, e credo sia molto importante: quello di valutare, per intervenire, garantendo proprio il supporto economico a servizi di baby-sitting, come altre Regioni hanno fatto.
Chiudo dicendo che il metodo di lavoro che abbiamo usato – mi permetto di usare il plurale – su questo PDL ha provato a prendere in carico un tema, a portarlo a un risultato con alcune proposte importanti e concrete. La parte a supporto dei servizi di baby-sitting è una cosa che in questo PDL c'è come ipotesi. Ovviamente, per renderlo concreto e avere gambe, dovrà essere inserito, eventualmente, un sostegno specifico all'interno del bilancio. Questo è un tema fondamentale.
Abbiamo visto tutti, in questi anni di pandemia, quanto il servizio di cura sia stato solo e spesso a carico delle donne e quanto questo abbia influito sulla possibilità di continuare a lavorare con stabilità. Dare un supporto ‒ ripeto ‒ fino a quando non saremo in quel Paese ideale, dove l'accesso agli asili nido sia più facile, dove i servizi di supporto alla donna che vuole conciliare vita lavorativa e cura della famiglia succedano facilmente, finché non saremo in quel mondo ideale, questa Regione dovrà farsi carico in futuro di rendere effettivamente concreto questo intento che abbiamo inserito nell'articolo 8, comma 3, che credo sia molto importante.
Spero di poter lavorare, insieme al gruppo di lavoro o con chi altro vorrà farne parte nei prossimi mesi e anni, per rendere questa possibilità concreta per i cittadini e le cittadine di questa Regione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ringrazio tutti i colleghi che ci consentono oggi di fare un passaggio fondamentale da un punto di vista normativo, ma innanzitutto da un punto di vista culturale, in una regione che, da questo punto di vista, in termini di parità di genere, ha sicuramente molto da offrire, ma, allo stesso tempo, molto da imparare.
L'obiettivo della parità di genere non mira, ovviamente, ad appiattire uomini e donne e le loro straordinarietà, ma ha come standard la questione delle opportunità, quindi offrire a uomini e donne pari trattamento e pari accesso al medesimo livello di possibilità, valorizzandone le rispettive capacità, competenze e obiettivi. Noi donne non avvertiamo il bisogno di mettere sottosopra il mondo, sovvertendo lo stato delle cose, per passare da un dominio maschile a un dominio femminile. Desideriamo, invece, il rispetto del nostro valore in un mondo, in un Paese, in un Veneto dove l'essere uomo o donna non determini limiti o vie preferenziali. Chiediamo l'eguaglianza senza l'imposizione, diretta o indiretta, di standard sociali che limitino l'espressione della nostra realizzazione e libertà.
Non si può negare che in questi ultimi decenni, nonostante l'assenza di normative e servizi adeguati, le donne siano comunque riuscite, in modo estremamente dinamico e creativo, dovendo sopperire all'assenza delle Istituzioni, a far riconoscere il proprio valore. Ne abbiamo espressione non solo nei numerosi esempi imprenditoriali, ma anche e specialmente in quei settori dei servizi che vedono la donna in prima linea, per esempio nei servizi scolastici, sanitari e sociali, costruiti proprio grazie all'ingegno e alla professionalità quotidiana femminile. Nonostante l'evoluzione dell'azione sociale e professionale delle donne, spinte dall'urgenza pluridecennale di rivendicare la propria uguaglianza e azioni per garantire maggiori parità, ancora oggi la parità di genere rimane una questione irrisolta.
Lo sottolinea la Commissione europea nella comunicazione relativa alla recente strategia per la parità di genere. Finora nessuno Stato membro è riuscito a realizzare la parità tra uomini e donne. Si tratta di un processo che evidentemente è molto lento. Alcuni passi in avanti non sono mancati negli ultimi anni, ma i divari di genere persistono nel mondo del lavoro e a livello retributivo, assistenziale e pensionistico, nelle posizioni dirigenziali, nella partecipazione alla vita politica e istituzionale. Lo abbiamo vissuto anche recentemente con le elezioni provinciali, dove la presenza femminile e poi la nomina di componenti femminili è stata sicuramente una delle più penalizzate.
Con il progetto di legge in discussione oggi auspichiamo la parità di genere in un futuro ravvicinato, ufficializzando politicamente questo come obiettivo prioritario, in un periodo storico che è decisivo e che richiede alla politica un impegno evidentemente molto coerente. Il Covid ha rallentato drammaticamente la dinamica evoluzione femminista che i dati ISTAT rilevavano prima dell'emergenza sanitaria. Un'evoluzione professionale, economica e sociale che cominciava a ribaltare quel velenoso preconcetto sociale che ha sempre visto la donna obbligatoriamente fulcro dell'organizzazione familiare, senza alternative. Quel preconcetto che ha obbligato in Italia, prima della pandemia, le donne a caricare su di sé in media il 70% del lavoro familiare, di gestione familiare.
Dopo il 2020 i dati raccolti da ISTAT e dalle diverse associazioni che si occupano della tutela di donne e bambini rilevano come la situazione sia drammaticamente degenerata. Il 60% delle donne italiane ha dovuto gestire da sola il carico familiare, in particolar modo tra i 31 e i 50 anni, epoca di estrema dinamicità da un punto di vista personale e professionale, e sono proprio quelle che pagano professionalmente le conseguenze più gravi. Il 44% di loro posticipa o rinuncia alla ricerca di un lavoro, il 38% lo abbandona per rispondere alle necessità familiari.
Agire subito è, quindi, drammaticamente urgente, e per farlo bisogna partire. Per questo ringrazio la consigliera Camani per essersi fatta promotrice, non soltanto come prima firmataria, ma anche nel lavoro di coordinamento e d'intesa tra minoranza e maggioranza, dei princìpi che l'ordinamento europeo ci mette a disposizione. Mi riferisco al secondo principio del pilastro europeo dei diritti sociali, che dice che la parità di genere e la parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere garantita e rafforzata in tutti i suoi settori per quanto riguarda il settore del lavoro in termini di condizioni e di avanzamento di carriera, e che soprattutto donne e uomini hanno diritto alla parità di retribuzione per il lavoro di pari valore. Ma mi riferisco anche ad un altro atto, il Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, che all'articolo 157, comma 1, recita: "Ciascuno Stato membro – è un impegno preso da tutti – assicura l'applicazione del principio della parità di retribuzione tra lavoratori dello stesso sesso (maschile e femminile) per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore". Poi, prosegue al comma 5: "Allo scopo di attuare e assicurare l'effettiva e completa parità tra uomini e donne nella vita lavorativa, il principio della parità di trattamento non osta a che uno Stato membro mantenga o adotti misure che prevedano vantaggi specifici diretti a facilitare l'esercizio di un'attività professionale da parte del sesso sottorappresentato, ovvero a evitare o compensare svantaggi nelle carriere professionali".
Questi princìpi ci aiutano a focalizzare meglio la sfida di oggi, che è quella di occuparci di tutte le donne. Questo perché spesso ci limitiamo a sottolineare e a denunciare come siano ancora poche le donne a diventare manager di multinazionali o leader. Verissimo. Al contempo, il rischio è quello di occuparci anzitutto di una categoria di donne, una categoria istruita, ma raramente pensando al vivere e al sentire di molte donne che vivono in Veneto e che per carenze culturali o sociali, dovuti anche alla propria storia e alla propria origine familiare, subiscono le conseguenze di un retaggio culturale limitante, al quale si somma il rischio di esclusione sociale e di adeguamento ad un impiego sottopagato e poco qualificante.
In Italia la povertà è un fenomeno familiare, non riguarda i singoli, ed è un fenomeno che è concentrato, in particolar modo, in quei nuclei con figli minorenni. Alcuni studi ci certificano come l'impiego della mamma, quindi della figura femminile, consenta un'evoluzione di tipo economico e consenta un'autonomia economica non soltanto della donna, ma anche un miglioramento delle condizioni di uguaglianza e di accessibilità per i figli. Ciò significa che bisogna investire, evidentemente, nella formazione per recuperare quella categoria che prima citavo, in una formazione e in un'occupazione delle donne più svantaggiate, perché sono quelle più a rischio non solo per quanto riguarda loro stesse, ma anche per quanto riguarda i loro figli.
Proprio per queste ragioni vorrei mettere in evidenza come la parità salariale sia solo un primo e necessario input, perché ad influire sul portafogli, sulla qualità di vita e sulle possibilità di una donna non è soltanto la parità salariale. I tagli allo stato sociale penalizzano molto più le donne rispetto agli uomini. Questo la nostra Regione lo deve tenere in gran conto, soprattutto nel campo relativo a salute, trasporti, servizi alla persona.
Pensate, mentre a Vienna si progetta una città a misura di donne, noi dovremmo cercare di creare una Regione capace di andare incontro alle esigenze delle donne, e per questo sono decisivi gli impegni promossi da questo progetto di legge a promuovere la parità salariale, ma anche la promozione di progetti e servizi per la conciliazione dei tempi, e a verificare – questo è importantissimo – l'impatto delle scelte politiche e amministrative nel nostro territorio. Questo è un concetto essenziale, perché specie quest'ultimo consente di aprire una totale rimodulazione dell'approccio alla pianificazione territoriale, all'azione legislativa e progettuale, secondo un parametro che in Italia è assai poco utilizzato, magari solo in ambiti legati al sociale. Basti pensare, per esempio, a un'applicazione pratica del concetto dell'applicazione di questo principio dell'impatto delle politiche del territorio nella parità di genere, pensiamo all'esperienza urbanistica femminista applicata nel Nord Europa: analizza le scelte relative al trasporto pubblico locale includendo la valutazione dell'impatto di questa scelta sul livello occupazionale femminile. È un sistema di valutazione ex ante ed ex post che ha consentito, ad esempio, nella vicina Milano di verificare le migliori opzioni per la realizzazione di una fermata della metro e che dovrebbe guidare, quindi, l'analisi di tutta la programmazione politica e istituzionale anche nel nostro territorio.
C'è da dire che questo progetto di legge potrà eccellere solo se gli strumenti necessari per realizzarlo verranno adeguatamente finanziati e sostenuti. Penso alla decisiva legge riguardante gli interventi a sostegno della famiglia e della natalità, approvata nel 2020, che ha avuto degli alti e bassi in termini di stanziamenti economici e in termini di responsabilità regionale nell'investimento in questa legge non soltanto con i fondi nazionali e che, adesso, vedrà una nuova era con l'applicazione della nuova delibera per quanto riguarda i servizi per l'evoluzione dell'età preconcezionale, fino a quella evolutiva.
Serve, quindi, un moto di coraggio per fare in modo che questa legge insieme al progetto di legge in discussione siano promossi con grinta anche a livello economico da questa Regione, senza appollaiarsi di fronte alla disponibilità di fondi nazionali ed europei. Per supportare quel 70% di donne sole nella gestione familiare, si parta in Veneto dal togliere il peso dalle spalle della carenza o del peso economico dei servizi necessari per l'organizzazione della vita familiare, implementando ciò che è di nostra competenza, ovverosia asili, dopo scuola, trasporti, tematica precedentemente affrontata dalle colleghe.
A livello nazionale si agisca, però, dando finalmente reazione anche a quella iniziativa di parità salariale e valorizzazione delle imprese eque, supportando, al contempo, un necessario cambio di direzione nella consapevolezza aziendale e sociale rispetto alla condivisione delle responsabilità tra uomo e donna nella vita, un'eguaglianza che farebbe molto bene anzitutto agli uomini. Capite? Vi potrà far bene per un semplice motivo: per consentirvi di esprimere al meglio la vostra libertà nel realizzare il vostro percorso di vita, senza le limitazioni date da una società basata su un modello di genere molto rigido, che sminuisce il ruolo educativo, sociale e umano dell'uomo, che dovrebbe fare il proprio dovere nell'assistere i figli o un familiare non autosufficiente, che troppo spesso, invece, ne paga le conseguenze da un punto di vista professionale e, di conseguenza, personale.
Quindi, perché l'uguaglianza e la disuguaglianza di genere siano rilevanti per la definizione della qualità e della sicurezza di una comunità, interpretiamo questi passaggi come necessari proprio per valorizzare le specifiche opportunità di realizzazioni personali sia delle donne che degli uomini, ma interpretiamoli anche come occasione per combattere il male grande che subiamo nel nostro territorio, che è la violenza di genere. Infatti, è risaputo che dove c'è uguaglianza c'è una riduzione sostanziale del rischio di violenza di genere e, di conseguenza, una maggiore sicurezza di comunità. Ma anche perché l'uguaglianza e la disuguaglianza influenzano profondamente le scelte demografiche, la salute dei bambini, che oggi dipende ancora molto dalla conoscenza e dalla competenza materna, determinano le qualità delle scelte di consumo, che molto spesso – lo ribadisco – continuano a essere di sola occupazione della figura femminile, delle donne, più sensibili ai cambiamenti di direzione in ambito di sostenibilità, di rispetto dei lavoratori, di ambiente, di protezione animale, di difesa della salute della propria famiglia. Oggi sempre di più questo principio di uguaglianza si deve trasferire anche in questi concetti base e in questi aspetti base della nostra vita, incidendo, quindi, poi anche nei successi aziendali.
È evidente, quindi, come la disparità di genere sia un costo per la società e come sia necessario intervenire da questo primo, primissimo passaggio prezioso per cominciare a ribadire un cambiamento culturale, che è già in atto e che il Covid ha messo in estrema difficoltà, ragion per cui sono felice di poter sostenere un passo determinante per il nostro Veneto per supportare questo cambiamento di clima, che in questo caso può essere più che positivo.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola la collega Baldin. Prego, collega Baldin. Non la sentiamo, però. Riproviamo, collega Baldin. Niente.
In attesa che la collega Baldin risolva i problemi, passo la parola alla collega Zottis. Prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio la collega Camani per il lavoro che ha fatto, per la proposta, per la puntualità e per la passione che ha messo anche nell'esporre il proprio progetto, come anche chiaramente la maggioranza per aver accolto una proposta di legge e anche l'auspicio che è contenuto all'interno della stessa proposta di legge. La ringrazio perché ritengo che per troppo tempo ci siamo un po' crogiolati in quello che dicevamo la parità di genere, la neutralizzazione di quello che, ancora oggi purtroppo, è un arretramento, dettato in parte dalla pandemia e in parte da alcune condizioni che non abbiamo mai voluto affrontare veramente. Invece, ritengo che questa proposta di legge vada proprio nella direzione di porre alcuni presupposti indispensabili dell'uguaglianza di genere. Lo dico perché non si tratta solo di porre le condizioni perché una donna, se vuole, possa fare carriera e soprattutto venga posta nelle condizioni di dignità pari a quelle degli uomini in termini retributivi, aspetto che è fondamentale e che rappresenta l'elemento di partenza da cui prende avvio il progetto di legge, ma anche di andare oltre gli stereotipi che, purtroppo per troppo tempo, ci hanno circondato e ci circondano.
In una delle ultime relazioni della Commissione per la parità di genere la responsabile ci ha detto: sapete, è aumentato, ancora prima della pandemia, il lavoro delle donne, è aumentato nei lavori di cura. Benissimo, non siamo uguali, siamo diverse. Attenzione, però, non va benissimo, perché quell'elemento deve essere coniugato con il fatto di porre le donne nelle stesse condizioni di scelta. Io, se scelgo di fare la madre e di stare a casa, è una mia scelta. Ma deve essere una mia scelta, non deve essere la società a impormelo. Non devo rimanere a casa perché vengo pagata meno degli uomini, quindi mi conviene rimanere a casa, perché se no devo pagare servizi che sono troppo costosi per tenere un figlio a casa. Devo essere messa nelle condizioni di scegliere.
Questo, secondo me, è un elemento fondamentale, quello di andare anche oltre lo stereotipo, di porre un progetto di legge che fa da quadro nella panoramica dell'uguaglianza di genere, che pone anche alcuni elementi e alcuni presupposti per andare oltre, con altri progetti di legge, con altre azioni. Giustamente, prima la collega Guarda diceva: non fermiamoci a quelli che sono i fondi nazionali ed europei, quelli fanno in qualche modo da spinta, da propulsione a quella che è stata e che è, comunque, questa tematica, ma proviamo a mettere in campo qualcosa di nostro. Allora, con questo mettiamo in campo qualcosa di nostro, perché dà registro, dà dialogo con le imprese, dà dialogo con il mondo esterno e fa capire che è l'Istituzione Regione a porre questo come tema culturale, come tema istituzionale, come tema operativo, perché ti do degli strumenti, nelle mie funzioni e nelle mie competenze, che in qualche modo ti portano anche a rendere la donna più uguale all'uomo per quanto riguarda la retribuzione. Ebbene, in questo modo io sto facendo un'operazione che è, comunque, di cornice e di spinta.
Occorre, quindi, andare oltre quello che è lo svantaggio, che è perdurato fino ad oggi e che in qualche modo è stato anche creato da noi stesse alle volte, perché certe volte parliamo del popolo veneto come il popolo laborioso, ma anche le donne sono laboriose. Le donne pensano alla propria famiglia e c'è quasi un senso del dovere o di colpa nel dire: devo stare a casa perché devo prendermi cura della mia famiglia, di mio figlio. Ebbene, attraverso anche questo progetto noi andiamo oltre, perché diciamo: io donna devo essere in grado di scegliere, perché questo è anche quello che voglio trasmettere alle generazioni future; io donna mi prendo cura della mia comunità con le competenze, con le capacità e con il mio essere. Questo è il salto culturale che bisogna compiere.
Nel chiudere, quindi, ringrazio veramente il gruppo di lavoro per l'attività che ha svolto, in quanto permette un salto culturale che, se l'Istituzione Regione Veneto riesce a trasmetterlo all'esterno, è enorme rispetto al panorama e va anche oltre a quelli che sono gli intenti europei. Io persona sono in grado di scegliere per come sono e sono in grado di mettere in atto tutto quello che voglio perché le Istituzioni mi mettono nelle condizioni di farlo. Questo è il ruolo di un'Istituzione. Oggi, attraverso quello che credo diventerà una legge, lo stiamo facendo, lo stiamo facendo con orgoglio e lo stiamo facendo con quel senso di comunità e anche di unità che dovrebbe caratterizzarci anche molte altre volte.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla collega Baldin. Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Anch'io intervengo per esprimere un apprezzamento vero a questo progetto di legge della collega Camani e per dire che quella di oggi è una giornata importante, perché oggi per la prima volta a livello regionale si parla di un tema importantissimo, quello della parità di genere e soprattutto della parità salariale, che è uno dei mali endemici di questo Paese, che sicuramente andava affrontato, forse andava affrontato prima. Comunque, cerchiamo oggi di fare un buon lavoro con questo progetto di legge, che credo verrà votato all'unanimità. Del resto, già in Prima Commissione c'è stato un voto all'unanimità, quindi suppongo vi sia il coinvolgimento di tutta l'Aula su quelle che sono le linee programmatiche di questo progetto, che vede, tra le altre cose, un sistema di premialità per le imprese che rendono conoscibili i dati relativi alla situazione delle lavoratrici e dei lavoratori e promuovono la parità retributiva.
Un'altra questione importante è quella del registro delle imprese virtuose in materia retributiva di genere. Altre misure di contrasto per le dimissioni in bianco, altro tema che hanno ricordato le colleghe, un tema che è veramente attuale nel mondo del lavoro. Ancora, l'istituzione dello Sportello Donna nell'ambito dei servizi per il lavoro regionale, un sistema di premialità nell'ambito degli avvisi e dei bandi regionali per le imprese iscritte al registro di cui sopra, misure di reinserimento lavorativo per le donne vittime di violenza, la promozione di buone pratiche e, infine, campagne formative e informative sulle pari opportunità. A tali questioni sono stati dedicati 50.000 euro, che per fortuna sono diventati, grazie a un emendamento della Giunta che abbiamo visto, 100.000 euro, quindi un'opportunità molto importante.
Dalle audizioni abbiamo letto essere emerso un plauso generale a questo progetto e, meno male, si inizia a discuterne. L'unica puntualizzazione che viene fatta è di controllare effettivamente se tutte queste buone idee, tutti questi buoni propositi verranno rispettati, perché sapete benissimo che di parità salariale se ne parla da quarant'anni nei contratti collettivi. Quindi, anche su questo bisogna fare un opportuno controllo, un monitoraggio serio.
Un'altra valutazione va fatta, questione richiamata un po' da tutti, sul lavoro di cura, che è prettamente portato avanti dalla figura femminile della famiglia, che, quindi, deve cercare di conciliare le esigenze di lavoro con le esigenze di cura delle persone, che il più delle volte vengono affidate alla donna. Quindi, la donna deve fare meno straordinari, magari fa più part-time, usa più permessi e rinuncia ad avanzamenti e progressioni di carriera proprio per mancanza di tempo, che, invece, deve dedicare alla propria famiglia, ai propri familiari, alle persone che ha sotto la sua tutela.
Un'altra osservazione che vorrei fare riguarda proprio l'esistenza di una legge statale, legge fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle, che parla di parità salariale, che parla di certificazione della parità di genere, che è già in questa legge e che è molto simile alle previsioni del registro del progetto in questione. Quindi, si fanno delle modifiche al Codice delle pari opportunità vigente, includendo tra le forme di discriminazione indiretta anche atti di natura organizzativa e oraria delle aziende che, nel caso delle lavoratrici con figli, possono limitare o precludere loro progressioni di carriera e raggiungimento di posizioni apicali.
Altro tema che si ricollega benissimo a questo progetto è quello del salario minimo, che, invece, coinvolge anche l'uomo. Quindi, parità e salario minimo sia per la donna che per l'uomo, ovviamente, altro cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle già dal 2013, che è stato indicato come priorità assoluta da Giuseppe Conte per tutto il 2022, assieme ad altri due temi, che per me sono basilari, quello della lotta alla precarietà e quello della lotta al fenomeno delle morti sul lavoro. Non serve che vi dica che siamo maglia nera, da questo punto di vista, nel panorama nazionale.
Lavoro di cura e assegno unico. Questo è un altro tema sul quale ci siamo fortemente battuti, anche questo diventato legge, con l'introduzione di un'altra misura a sostegno delle donne e, quindi, anche delle famiglie. Un assegno unico, proprio per semplificare, potenziare e migliorare tutti gli interventi di questo genere, e universale, perché è garantito a tutti, sia a chi ha un ISEE basso sia a chi ha un ISEE più alto, ovviamente graduando la cifra.
Ricordiamo anche che la parità di genere è uno degli assi trasversali previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, quindi a livello europeo ormai è un fenomeno che coinvolge tutti gli Stati ed è una priorità assoluta a cui dobbiamo mirare.
Un'ultima questione, e chiudo, tema già richiamato in precedenza, ma che intendo comunque ribadire. Dobbiamo fare molto di più. D'altronde, rammento che nella classifica generale del Global Gender Gap Index sul divario retributivo tra donne e uomini l'Italia è al 63esimo posto. È vero anche che la nostra regione è la cenerentola del Nord Italia con un gender pay gap pari al 32%, ovvero nel 2020 la media del guadagno di un uomo è di circa 23.000 euro contro i circa 14.000 euro di media del guadagno di una donna.
Credo che questo sia un primo passo sicuramente fondamentale per arrivare, speriamo in tempi brevi e accettabili, a una vera parità retributiva tra uomini e donne.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni. Prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Desidero intervenire perché ritengo che il tema sia veramente importante e la prova è che sono il primo uomo, dopo sette donne, a intervenire su questo tema. Credo che questo sia esemplificativo della sensibilità che dobbiamo... Grazie della delega, collega. Dicevo, credo sia esemplificativo della sensibilità che dobbiamo in qualche maniera far evolvere.
Voglio veramente esprimere il mio ringraziamento alla collega Camani in primis, che si è fatta promotrice, ma anche alla collega Cestaro, che ha collaborato alla redazione di un testo che ritengo importante. Lo ritengo importante perché i dati che sono stati presentati dalle colleghe che mi hanno preceduto, che sono, secondo me, estremamente significativi e veramente impressionanti, non avevo mai visto insieme tutta questa diseguaglianza evidente agli occhi, fanno capire che ci sono degli stereotipi che dobbiamo superare.
Non è un processo immediato. Abbiamo una cultura che per molto tempo ha creato delle distinzioni ingiustificate. A me ha colpito che la prima donna professore ordinario nell'università è alla fine degli anni Cinquanta. È una cosa che non pensavo. Cioè, sono solo sessanta anni che le donne hanno eguaglianza in ambito universitario. Oggi, per fortuna, c'è un forte movimento che sta cercando di riequilibrare, perché la sensibilità femminile è indispensabile negli ambienti che vogliono essere propositivi, innovativi e creativi, e io penso che in tutti gli ambiti sia necessario spingere verso questo riequilibrio.
Lo strumento che oggi proponiamo, con degli incentivi, non con delle norme rigide, ritengo sia uno strumento efficace, per cui voglio unirmi al ringraziamento e auspicare che questo non sia inteso come un filosofare. E qui mi rivolgo alla collega Venturini: la forma è sostanza. Io penso che riuscire a dare priorità, a renderci consapevoli che un problema c'è sia importante e faccia parte della sostanza di un percorso che la nostra società deve fare verso la capacità di essere reattiva, pronta, capace di affrontare le sfide con gli altri sistemi, se non altro proprio perché dal punto di vista economico questo stato delle cose è estremamente oneroso, perché ci manca una buona fetta. Mi ha colpito un dato: il 50% delle donne lavora part-time. Cioè, un quarto della forza lavoro manca, se facciamo metà e metà tra uomini e donne. Un sistema economico azzoppato in questo modo non funziona. Ovviamente non è questa la motivazione per cui è indispensabile riequilibrare la situazione, però è un segno che, se non lo vogliamo fare per un tema di giustizia o di equità, possiamo farlo per una motivazione di interesse.
Auspico veramente che questo sia l'inizio di un percorso che ci aiuti a superare questi stereotipi e che ci aiuti, quantomeno, a colmare il differenziale che abbiamo con altri sistemi sociali e magari ad andare oltre, perché una società che è a misura delle donne è una società che è a misura di tutti. Questo dobbiamo sempre ricordarlo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Scatto. Prego.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Non vorrei ripetermi, ma non posso che condividere, ovviamente, la bontà di questo PDL. Quando si parla di situazioni di donne, di situazioni che devono migliorare, ovviamente questo è assolutamente positivo, e per questo ringrazio la collega Camani.
Quello che mi ha colpito di più, oltre, ovviamente, ai discorsi sulle azioni per il superamento della differenziazione retributiva, il contrasto dei comportamenti discriminatori e la promozione dell'occupazione femminile, è stato il titolo dell'articolo 8 di questo PDL: "Tempi di vita e di lavoro". Abbiamo parlato di lavoro. Io vorrei spostare l'attenzione, per un attimo, sui tempi di vita, sui tempi di vita di una donna. Lo ripeto, non posso che condividere l'intera struttura di questo PDL, però la donna è anche mamma, quindi mi viene in mente l'immagine della famiglia, l'immagine dei figli, e mi viene in mente anche – forse quello che dico non è tanto popolare – che la nostra famiglia sta attraversando un periodo di profonda crisi. Allora, senza pretendere di dare delle soluzioni, vorrei che ci soffermassimo su una questione: la crisi della famiglia è frutto di tanti fattori, ma mi viene da pensare che forse, a volte, manca la presenza della mamma. Allora, ecco che questo PDL assume un valore ancora maggiore. Però, vorrei che quest'Aula si impegnasse anche a fare questo tipo di ragionamento, perché, è vero che si parla di numeri, che a me poi non piacciono neanche tanto, si parla di percentuali, si parla di assegni, ma si deve parlare anche con il cuore.
Credo che il momento in cui miglioriamo le condizioni lavorative della donna, che non sono soltanto paragonabili alla concessione o meno di un part-time, alla creazione o meno di un asilo nido all'interno del luogo di lavoro, che sicuramente sarebbe auspicabile che ci fosse nella maggior parte delle nostre aziende, però io credo che sia fondamentale, se facciamo anche un discorso di tempo di vita e non solo di lavoro, tenere in considerazione che una famiglia è composta dalla mamma, dal papà e dai figli, ma quello che può dare una mamma lo sa dare solo una mamma. Scusatemi, ma mi sentivo di dire questa cosa.
L'altra cosa che vorrei sottolineare è che ci sono, nel mondo del lavoro, anche coloro che esercitano le libere professioni e io sono una di quelle. Però, un'attenzione particolare non c'è mai stata. Io ho lavorato con il pancione e nessuno mi ha lasciato posti particolari in udienza piuttosto che sui treni, quando dovevo viaggiare per spostarmi da un tribunale all'altro. Quindi, vorrei dire che anche le libere professioniste meriterebbero una menzione, perché la vita comunque non è facile neanche per loro.
Ringrazio ancora la consigliera Camani e tutto il gruppo di lavoro per quanto apportato.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire la consigliera Bigon.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Grazie, ovviamente, alla collega Camani per questa proposta di legge, perché effettivamente ne abbiamo bisogno.
Effettivamente, come professioniste, dobbiamo essere prese anche in considerazione sotto quell'aspetto, perché mamme lo siamo e sappiamo quanto è importante da una parte fare la mamma e dall'altra anche lavorare. Infatti, la società lo richiede, da una parte per l'aspetto anche personale di ambizione e di possibilità di far carriera, per dare anche un esempio, perché io credo che una mamma possa anche dare un esempio all'interno del lavoro, lo deve dare, all'interno anche della politica, dà un buon esempio perché nel momento in cui si mette a servizio delle altre persone sicuramente io credo che i figli lo ricorderanno e lo ricorderanno come un esempio positivo.
Nello stesso tempo, la mamma deve essere messa in grado di poter lavorare. Dobbiamo investire in nidi pubblici, asili, scuole a tempo pieno. Il carico di cura non può essere tutto a carico della donna e su questo credo che siamo tutti d'accordo perché è la donna che si fa carico di tutto. Investiamo nel sociale molto meno di quello che è l'aspetto economico ed è questo uno dei problemi. I numeri non mentono perché questi sono dati di fatto e non meritano un ragionamento particolare.
Siamo penultimi in Europa per occupazione femminile, ultimi se consideriamo la fascia 25-34 anni. Uno su cinque smette di lavorare dopo la nascita del primo figlio, perché mancano i servizi. Su 440.000 posti di lavoro persi, 312.000 sono di donne, eppure il 51% della popolazione è donna.
Dobbiamo assolutamente riflettere, perché i numeri sono numeri, non possiamo interpretarli. Di fatto, ci rendiamo conto, nonostante metà della popolazione sia donna, che automaticamente non possiamo accettare che quasi tutti i posti siano a carico delle donne. Nel momento in cui, però, pensiamo che quando la donna lavora c'è un aumento di natalità, di cui abbiamo un bisogno incredibile, e nel momento in cui la donna lavora sappiamo perfettamente che c'è un aumento della produzione interna dell'economia. Quindi? Questo significa che l'aspetto politico dovrebbe prendere in considerazione il dovere di porre in essere tutte le condizioni affinché la donna lavori per essere ovviamente una madre ottima da un certo punto di vista personale e dall'altra sicuramente anche sotto l'aspetto sociale di poter creare reddito.
La disuguaglianza di genere in Italia passa attraverso tutte le altre. Nel momento in cui noi combattiamo la disuguaglianza di genere automaticamente combattiamo le altre. A parità di posizione noi sappiamo che tra l'altro la donna quando lavora prende meno di quello che prende il suo collega uomo, e questo non va bene, perché dopo la nascita del primo figlio vediamo tanti, tanti contratti part-time.
Poi la donna va in pensione, tra l'altro, con un reddito inferiore del 40% rispetto a quello che ha un collega maschio, e anche questo non va bene. Ripeto, anche questo non va bene. Non si investe, la politica deve fare il suo dovere. La mamma deve fare il suo, la donna deve fare il suo, la donna-mamma deve fare il suo. La società deve fare altrettanto il proprio dovere cercando di crescere culturalmente, ma nello stesso tempo la politica deve fare il suo e la politica lo fa nel momento in cui investe, investe in infrastrutture, investe nelle cure, perché così alleggerisce il carico delle donne. Cresce automaticamente l'occupazione femminile e diminuirà la povertà, perché questo è un dato di fatto. Nel momento in cui cresce l'occupazione femminile, diminuisce la povertà, e questo va a beneficio della società.
Dobbiamo, quindi, assolutamente portare avanti questo progetto di legge, per cui ringrazio ancora la collega e tutti noi che l'abbiamo sottoscritto, perché ci crediamo in questo, soprattutto per una parità che sia sostanziale e non meramente formale.
Grazie.

PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo alla votazione dell'articolato.
Voleva intervenire? Se vuole intervenire, collega Camani, prima dell'articolo 1, può farlo. No.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
É aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al termine, all'articolo 12, su cui c'è un emendamento.
Emendamento n. B0001 presentato dall'assessore Calzavara, articolo 12, sostitutivo, che prevede:
L'articolo 12 è così sostituito:
"1. Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo 9, quantificati in euro 100.000,00 per l'esercizio 2022, si fa fronte con le risorse allocate nella Missione 15 "Politiche per il lavoro e la formazione professionale", Programma 03 "Sostegno all'occupazione", Titolo 1 "Spese correnti", la cui dotazione viene aumentata riducendo contestualmente di pari importo il fondo di cui all'articolo 7, comma 1, della legge regionale 20 dicembre 2021, n. 36 allocato nella Missione 20 "Fondi e accantonamenti", Programma 03 "Altri fondi", Titolo 1 "Spese correnti" del bilancio di previsione 2022-2024".
Parere favorevole sull'emendamento.
Mettiamo in votazione l'emendamento della Giunta.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo alla votazione dell'articolo 12.
Ha chiesto di intervenire la relatrice Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Approfitto del voto sull'ultimo articolo per fare alcune riflessioni e tirare alcune conclusioni rispetto alla discussione che c'è stata.
Mi consenta, Presidente, di rivolgere dei ringraziamenti, prima di tutto alla correlatrice, la consigliera Cestaro, che con pazienza, perché non è facilissimo costruire condivisione attorno a temi così complessi, ha contribuito in maniera efficace sia ad arricchire il testo, che a costruire le condizioni politiche perché questo percorso fosse possibile.
Un ringraziamento va al presidente Sandonà, che ha sempre tenuto in considerazione il percorso, anche istituzionale, dentro la Commissione, di questo progetto di legge, a tutti i commissari, all'Ufficio legislativo e anche alla Giunta regionale e all'assessore Calzavara, perché abbiamo appena votato un emendamento – lo cito perché non vorrei che passasse inosservato – con il quale di fatto si raddoppiano le risorse a disposizione di questo progetto di legge.
Io vorrei evitare, anche perché lo abbiamo già fatto durante le relazioni e durante gli interventi, di parlarvi di dati, di parlarvi di Statuti, di norme, di regolamenti. Vorrei evitare di cadere nella retorica della tattica partitica che prova a colorare e a connotare politicamente un provvedimento piuttosto che un altro. Vorrei però che rimanesse agli atti di questo Consiglio il fatto che arriviamo all'approvazione di questo progetto di legge quando il tempo è già scaduto: le donne sono senza lavoro e sono senza potere in questo Paese e in questa Regione, sono discriminate e sono costrette a lasciare il posto di lavoro per avere dei figli o una famiglia. Questa non è filosofia, è parlare della vita reale delle donne.
Con questo progetto di legge davvero non vorrei chiedervi di occuparvi in tono paternalistico delle donne e del problema femminile. Vi chiedo invece di cambiare l'ordine del giorno dell'agenda politica di questo Consiglio regionale e dei Partiti e delle organizzazioni politiche di cui facciamo parte. Vi vorrei chiedere oggi di affrontare e di sostenere la questione femminile all'interno di una società che cambia rapidamente, nella quale la pandemia ha svolto una funzione di acceleratore, di accorgervi e di accorgerci che il tema della parità di genere non si risolve con un semplice intervento legislativo come quello pure importante che stiamo facendo oggi.
Vi chiedo dunque di affrontare e raccogliere la sfida del contrasto alle diseguaglianze di genere come una sfida politica alla quale tutto l'arco costituzionale è chiamato. Vi chiedo ovviamente di votare a favore di questa legge e di essere coerenti con questo voto favorevole per contribuire realmente a cambiare le cose. Partiamo dal mondo del lavoro perché, come abbiamo detto, è il lavoro il terreno sul quale le donne, le persone possono costruire le condizioni per cambiare le proprie condizioni di vita nella società e vi chiedo di farlo perché le donne siano veramente e finalmente libere di scegliere quale posto occupare nella società senza che sia un posto precostituito, figlio di pregiudizi e di tradizioni, perché le donne possano decidere di determinarsi liberamente dentro la società, dentro la famiglia, dentro le Istituzioni, perché le donne finalmente possano contribuire a definire qual è il modello di società e quali sono i ruoli nei quali si riconoscono. Io penso che col lavoro faticoso di questi mesi e con quello che auspico essere un voto favorevole a questo progetto di legge, non ci sia solo un avanzamento dal punto di vista normativo della Regione del Veneto, ma ci sia anche contemporaneamente un'assunzione comune di responsabilità rispetto al tema, alla sfida della modernità e cioè il posto delle donne in questa società.
Io credo che questo siamo chiamati a fare oggi. Ringrazio nuovamente tutto il Consiglio regionale e penso e spero che questo possa essere un primo passo di un lungo percorso che possa finalmente consentire alla nostra Regione di essere all'avanguardia anche in riferimento alle politiche di genere.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Abbiamo concluso la votazione, l'emendamento era un emendamento sostitutivo dell'articolo 12, quindi passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di intervenire il capogruppo Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Io sarò veloce perché molto è stato detto. Ci tengo prima di tutto a ringraziare ovviamente la prima firmataria di questo progetto di legge, ma anche la correlatrice e, devo dire, l'intero gruppo di lavoro che ha lavorato appunto ad arricchire questo testo e che l'ha portato oggi in Aula.
Non è una legge banale nel senso che già il fatto che in questo Consiglio e con i toni e con la discussione che abbiamo ascoltato oggi si arrivi a ragionare di questi temi ha di per sé un valore.
In particolare colgo un punto della discussione di oggi, cioè il fatto che questa legge introduce elementi premiali e che dia il senso di come c'è una direzione da assumere perché il gender pay gap è un tema sicuramente a livello nazionale e lo è anche in un territorio molto più sviluppato rispetto alla media dell'economia del nostro Paese come è il Veneto.
In questo senso, il fatto che anche in questa Regione, come è accaduto recentemente in Parlamento, si vada ad intervenire su questo fronte ha un valore certamente negli elementi concreti, perché questa è una legge che ha appunto, lo accennavo prima, alcuni elementi di concretezza, di premialità nei confronti di chi questa scelta la percorre e la pratica, ma anche un valore fortemente simbolico, nel senso che l'iter seguito da questa legge, che appunto ha come prima firmataria Vanessa Camani, ma che poi ha visto il coinvolgimento di tutti, ha un valore forte. Il fatto che sia una legge che, auspichiamo, sarà approvata all'unanimità da questo Consiglio dà il senso di come questo diventi un tema di tutti e di come – riprendo le parole della consigliera Camani nel suo ultimo intervento – questo elemento, e quindi il fatto di arrivare a una più equa distribuzione del reddito tra uomini e donne, debba essere un elemento cruciale nelle politiche che la Regione mette in campo.
Faccio un esempio su tutti: quando si decide di inserire all'interno, per esempio, dei bandi della Regione elementi di premialità che vadano in questo senso si identifica qual è l'obiettivo che questa Regione decide di darsi e quindi in questo senso oggi mettiamo una pietra importante in questa direzione.
È evidente che appunto è una legge che è fatta di cose concrete, ma anche di indirizzi politici e che questi indirizzi politici, che stanno dentro a questo testo, debbono animare molto dell'impegno che abbiamo davanti a noi.
Per cui grazie a chi l'ha proposta, a chi l'ha promossa e grazie a chi in questi mesi ha portato avanti un lavoro prezioso.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente per confermare quello che è il nostro supporto a questo progetto di legge che arriva alla votazione finale adesso. Voglio ringraziare tutti i colleghi e le colleghe che si sono adoperati affinché questo provvedimento arrivasse in Aula nella maniera più condivisa possibile. È stato fatto un grandissimo lavoro, un lavoro in quanto quella che poteva essere la prima stesura del provvedimento ci vedeva perplessi su alcuni passaggi e io credo che sia stato fatto un lavoro migliorativo in particolare per quello che riguarda il tema che ha appena toccato il capogruppo Possamai, cioè il fatto che le aziende sensibili a questo tema vadano premiate, non ci sia bisogno di andare a colpire le aziende, ma c'è bisogno di incentivare chi invece si comporta in maniera corretta verso le proprie dipendenti.
Questo penso sia stato uno dei temi principali che il nostro Gruppo ha voluto mettere in campo. Voglio ringraziare veramente per il lavoro tutto il tavolo di lavoro che è stato approntato in Prima Commissione. Voglio ringraziare la consigliera Camani per aver portato questo importante provvedimento all'attenzione di quest'Aula. Non condivido alcuni passaggi a tinte fosche che sono stati fatti durante il dibattito, anche se siamo tutti consapevoli che comunque questo sia un problema concreto del nostro territorio e di tutto il nostro Paese, però io credo che ci sia bisogno di vederlo con moderazione, ci sia bisogno di affrontare il tema senza però appunto usare queste tinte che sono state utilizzate oggi.
Per questo confermo il voto favorevole di tutto il nostro Intergruppo Lega - Liga Veneta e soprattutto, con questo voto favorevole su questo provvedimento, voglio anche dimostrare il metodo che è stato utilizzato, un metodo sicuramente positivo, che ci vede, soprattutto su temi valoriali come questo, lavorare all'unisono per portare a delle leggi che siano utili a tutto il Veneto, a prescindere da chi le proponga. Penso che questo sia un bel momento per tutto il Consiglio regionale. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Speranzon.

Raffaele SPERANZON (Fratelli d'Italia – Giorgia Meloni)

Ne approfitto per ringraziare ovviamente la Presidente per avermi dato la parola e per ringraziare tutte le donne, che siano esse madri, figlie, sorelle, che rappresentano forse la parte più importante della nostra società, certamente la più importante dato che, senza le donne, nessuno di noi sarebbe al mondo.
Ma c'è un aspetto riferito a questa legge che è assolutamente innovativo, almeno rispetto al comune sentire o all'opinione pubblica che ritiene che all'interno dei Consigli comunali, regionali piuttosto che del Parlamento si facciano sempre ordinanze o leggi che vanno in qualche modo a rimorchio rispetto a temi che, invece, già sono propri della comunità. Spesso e volentieri si dice che la politica arriva in ritardo, arriva dopo le imprese, dopo le famiglie, dopo la società, la politica arriva sempre colpevolmente in ritardo.
Ecco, io credo che, invece, in questo caso la politica dimostri, visto che i dati sui quali si è costruita la necessità di fare questa legge sono i dati della società nella quale viviamo, la politica sta cercando di giocare d'anticipo in questo caso. Forse è anche questo il motivo per il quale il capogruppo Villanova, che mi ha preceduto, ha giustamente sottolineato che è un momento importante la votazione di questa legge. Questo non solo perché certamente troverà il voto anche del Gruppo di Fratelli d'Italia e quindi il consenso unanime da parte di questo Consiglio regionale, ma anche e soprattutto perché ciascuno di noi si è sentito responsabilizzato in misura anche maggiore rispetto ad altri provvedimenti perché è un tema valoriale, è un tema che riguarda tutti noi.
Leggere certi dati credo che infastidisca le coscienze di ciascuno perché è inaccettabile che un essere umano, perché ha un genere diverso dall'altro, debba avere condizioni di lavoro, retribuzioni, opportunità inferiori rispetto all'altro. Questa è una barriera che certamente è stata culturalmente superata in questi anni, ma che purtroppo vede ancora delle disparità che sono inaccettabili e contrastare queste disparità con il sistema della premialità è il modo migliore. Perché? Perché sono convinto che permetterà innanzitutto a tanti imprenditori del nostro territorio di parlare con la propria coscienza e quindi di analizzare qual è la propria situazione, perché credo che ci siano anche situazioni o circostanze che non sono nemmeno attenzionate con coscienza da molti imprenditori, nel senso che c'è un qualcosa che viene dal passato che poi si ripropone nel futuro, ma senza magari che ci si metta ad accendere i riflettori.
Questa legge sicuramente permette da un lato di accendere i riflettori, dall'altro di valutare se ci sono nella propria azienda, nella propria impresa delle condizioni diverse dal punto di vista economico tra uomo e donna, ma mette anche in condizione di mettersi in mostra laddove si riesca a garantire la parità tra uomo e donna dal punto di vista salariale per poter far parte di un registro all'interno del quale magari in futuro decidere di affidare con premialità, incarichi, opportunità di lavoro con le pubbliche Amministrazioni, perché poi il premio dev'essere anche sostanziato non dico dall'esclusione di chi non ne fa parte inizialmente, ma nel tempo inevitabilmente deve diventare una prassi il fatto di far parte di questo registro.
Credo che poi il lavoro che è stato fatto dal gruppo di lavoro, dalle Consigliere che sono intervenute... Ho visto che molti degli interventi sono stati fatti da Consiglieri di genere femminile. Ecco, vorrei sottolineare, parlando, credo, a nome anche di tanti che non sono intervenuti, che è per rispetto nei confronti di una condizione che certamente l'hanno subita soprattutto le donne ed era opportuno che, in un'occasione come questa, ci fosse anche soprattutto la voce femminile all'interno di quest'Aula, ma con la piena, assoluta e convinta condivisione, credo, dell'unanimità dei Consiglieri regionali.
Per questa ragione il Gruppo di Fratelli d'Italia voterà favorevolmente a questo disegno di legge.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Nell'esprimere parere favorevole a questo progetto di legge, volevo fare una precisazione. Mi ha chiamato direttamente in causa il collega Lorenzoni e indirettamente la collega Camani. Si fa filosofia, si filosofeggia, quando ci si attarda, si indugia a pensare se collocare una statua rappresentante una donna, in questo senso, non certo quando si parla di lavoro, quando si parla di parità retributiva tra uomo e donna, quando si creano le condizioni di occupazione femminile come si fa in quest'Aula, come si è fatto in quest'Aula e come si è fatto in Commissione. Anzi, la speranza è che introducendo un meccanismo semplice che è quello di attribuire un beneficio economico, come lo si fa con questo progetto di legge, si possa in qualche maniera cambiare la cultura, perché prima di tutto è un fatto culturale. Attraverso magari piccoli passaggi, attraverso degli interventi che possano in qualche maniera dare nuovi approcci, nuove prospettive, si vuole cambiare anche la condizione delle donne.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Anch'io sarò brevissimo. Volevo anche ringraziare e poi fare i ringraziamenti. Una cosa che mi è piaciuta che lei ha detto, collega Camani, è che purtroppo ci vuole una legge per esprimere la parità di genere quando in una società normale non dovrebbero esserci queste leggi per far sì che un genere debba avere quello che gli spetta rispetto a un altro genere. Purtroppo spesso e volentieri abbiamo interventi di questo tipo.
Guardi, io arrivo da una famiglia in cui mia madre ha sempre lavorato dal dopoguerra e siamo tre figli e nel mio quartiere eravamo la famiglia meno numerosa: c'erano donne che avevano 14 figli (magari adesso) e si arrivava fino alla mia che ne ha tre, quindi donne che hanno sempre lavorato, che hanno sempre prodotto con grande sacrificio e, nella mia esperienza personale poi nel mondo del lavoro, devo dirle che ho incontrato uomini che erano poco efficienti mentre donne molto brave a cui assolutamente bisognerebbe aver dato loro il triplo dello stipendio che meritavano, perché effettivamente spesso e volentieri, anche nell'esperienza politica, devo dire che le intuizioni delle donne sono sempre molto più avanti rispetto alle intuizioni degli uomini. Questa è una esperienza che io ho fatto e che posso confermare anche in quest'Aula.
Sicuramente il voto sarà favorevole, però dico agli amici anche del PD che se andiamo a vedere la condizione delle donne negli stati tra i più civili, io sono stato in Norvegia, ho lavorato in Germania, la collega Ostanel è stata in Canada, si vede che le strutture sociali che sono create lì avvengono perché in questi Paesi soprattutto si ha tanti soldi e con i soldi si sistemano spesso e volentieri nei servizi, dagli asili nido a tutta una serie di cose che purtroppo su certi Paesi non si sono. Noi siamo un Paese di Mezzavia in cui ci sono tanti problemi e spesso e volentieri nei Comuni e negli Enti che vorrebbero creare questi tipi di servizi mancano non le volontà, ma spesso e volentieri le gestioni di certi tipi di servizi a favore delle donne.
Dico anche agli amici del PD: se noi avessimo l'autonomia in questa Regione – dateci una mano anche lì giù a Roma, per portare avanti questo provvedimento – immaginate quanti asili nidi, quante strutture a favore delle donne potremmo noi fare per aiutare appunto la parità di genere
Io mi associo al capogruppo Villanova nel dire che ci sarà un voto favorevole a questo provvedimento, ma pensiamo quante cose potremmo fare con l'autonomia della nostra Regione. Anche queste.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la capogruppo Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Brevemente, solo per dire che voterò ovviamente favorevolmente al progetto di legge, ma per dire al collega Pan che ha ragione rispetto, lo diceva anche il mio intervento, dei servizi, però possiamo anche in assenza dell'autonomia decidere nel prossimo bilancio regionale di aumentare, come spesso chiedevamo, i fondi destinati agli asili nido. Le rispondo solo per dire che prima dell'autonomia si può già fare in casa il fatto di aiutare le donne nell'avere un servizio più strutturato nel nostro territorio. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Non ci sono più interventi.
Mettiamo in votazione il progetto di legge n. 76.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Penso che si possa dire che è una bella pagina per il Consiglio regionale del Veneto e, nel ringraziare la proponente e tutto il Consiglio, dichiaro approvato all'unanimità il progetto di legge n. 76. Grazie, colleghi e grazie, Presidente.
PUNTO
7



DESIGNAZIONE DEL PRESIDENTE E DEI COMPONENTI DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA SOCIETÀ "VENETO STRADE S.P.A.". APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 10/2022)

Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Colleghi, un attimo di attenzione. Invito anche i colleghi presenti in ufficio a raggiungere l'anti-Aula, perché passiamo alla votazione di: "Veneto Strade. Designazione di cinque componenti del Consiglio di Amministrazione".
Ci sarà la relazione della Prima Commissione, che sarà, penso, veloce; verranno effettuate due votazioni: con la prima votazione verranno scelti i cinque componenti del Consiglio di Amministrazione e con la seconda votazione verrà scelto il Presidente del Consiglio di Amministrazione tra i cinque precedentemente scelti. Nella prima votazione il voto è limitato a tre componenti su cinque da scegliere, di cui due componenti devono appartenere al genere meno rappresentato, che in questo caso probabilmente, anche se abbiamo appena approvato una legge in tutt'altro senso, sarà quello femminile. I Capigruppo stiano attenti nelle indicazioni di voto.
Il presidente Sandonà vuol dire qualcosa? I nomi sono quelli usciti dall'istruttoria e quindi tutti i colleghi possono guardare nella delibera allegata. Distribuiamo le schede.
Invito i colleghi presenti in altri piani a scendere per esprimere la propria votazione con scheda e quindi di avvicinarsi all'Aula.
Ai Capigruppo comunico che durante lo scrutinio che avverrà qui in Aula, faremo una Capigruppo volante per la programmazione dei lavori della prossima settimana in Sala del Leone.
Consigliere segretario Baldin, prego per la votazione.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

ANDREOLI Marco - Ha votato
BALDIN Erika - Ha votato
BARBISAN Fabiano - Ha votato
BET Roberto - Ha votato

PRESIDENTE

Signori! Collega Formaggio, grazie.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

BIGON Anna Maria - Ha votato
BISAGLIA Simona
BORON Fabrizio

PRESIDENTE

In congedo.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

BOZZA Alberto - Ha votato
BRESCACIN Sonia - Ha votato
CAMANI Vanessa
CAVINATO Elisa - Ha votato
CECCHETTO Milena - Ha votato
CENTENARO Giulio - Ha votato
CESTARI Laura - Ha votato
CESTARO Silvia - Ha votato
CIAMBETTI Roberto - Ha votato
CORSI Enrico - Ha votato
DOLFIN Marco - Ha votato
FAVERO Marzio
FINCO Nicola Ignazio

PRESIDENTE

Colleghi, in Aula servirebbe un po' meno confusione, per favore.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

FORMAGGIO Joe – Ha votato
GEROLIMETTO Nazzareno - Ha votato
GIACOMIN Stefano - Ha votato
GUARDA Cristina
LORENZONI Arturo - Ha votato
MAINO Silvia - Ha votato
MICHIELETTO Gabriele - Ha votato
MONTANARIELLO Jonatan - Ha votato
OSTANEL Elena - Ha votato
PAN Giuseppe - Ha votato
PICCININI Tomas - Ha votato
POLATO Daniele - Ha volato
POSSAMAI Giacomo - Ha votato
POSSAMAI Gianpiero - Ha votato
PUPPATO Giovanni – Ha votato
RAZZOLINI Tommaso - Ha votato
RIGO Filippo - Ha votato
RIZZOTTO Silvia - Ha votato
SANDONÀ Luciano - Ha votato
SCATTO Francesca - Ha votato
SORANZO Enoch - Ha votato
SPERANZON Raffaele - Ha votato
SPONDA Alessandra - Ha votato
VALDEGAMBERI Stefano - Ha votato
VENTURINI Elisa - Ha votato
VIANELLO Roberta - Ha votato
VILLANOVA Alberto - Ha votato
ZANONI Andrea - Ha votato
ZECCHINATO Marco - Ha votato
ZOTTIS Francesca - Ha votato
Seconda chiamata per:
BISAGLIA Simona - Ha votato
CAMANI Vanessa - Ha votato.
GUARDA Cristina
La votazione è conclusa.

PRESIDENTE

Bene. I Capigruppo in Sala del Leone.
Chiedo ai colleghi di rimanere in zona per la seconda votazione del Presidente di Veneto Strade. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 16.23
La Seduta riprende alle ore 16.33

PRESIDENTE

Colleghi, se ci accomodiamo, riprendiamo i lavori con la seconda votazione, sempre attraverso scheda e votazione per iscritto, per la nomina del Presidente del Consiglio di Amministrazione tra quelli che sono stati votati nel CdA di Veneto Strade.
Do gli esiti della prima votazione: votanti 46, schede bianche 1.
Hanno ottenuto voti: Taccini 36, Menon 36, Nardi 24, Formaggioni 12 e Bettiol 8.
Vengono, quindi, eletti Taccini, Menon, Formaggioni, Nardi e Bettiol.
C'è un'indicazione di voto sul Presidente.
Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
A nome dell'Intergruppo Lega - Liga Veneta indico il dottor Taccini.

PRESIDENTE

Grazie.
Distribuiamo le schede, magari anche una al Presidente.
Collega Baldin, lei ha la scheda? Neanche la collega Baldin. Una scheda per me e una per la collega Baldin.
La collega Baldin, come Consigliere Segretario, inizia la chiama per la votazione del Presidente del CdA di Veneto Strade.
Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

ANDREOLI Marco - Ha votato
BALDIN Erika - Ha votato
BARBISAN Fabiano - Ha votato
BET Roberto - Ha votato
BIGON Anna Maria
BISAGLIA Simona - Ha votato
BOZZA Alberto - Ha votato
BRESCACIN Sonia
CAMANI Vanessa - Ha votato
CAVINATO Elisa
CECCHETTO Milena - Ha votato
CENTENARO Giulio - Ha votato
CESTARI Laura - Ha votato
CESTARO Silvia - Ha votato
CIAMBETTI Roberto - Ha votato
CORSI Enrico - Ha votato
DOLFIN Marco - Ha votato
FORMAGGIO Joe - Ha votato
GEROLIMETTO Nazzareno - Ha votato
GIACOMIN Stefano - Ha votato
GUARDA Cristina
LORENZONI Arturo
MAINO Silvia - Ha votato
MICHIELETTO Gabriele - Ha votato
MONTANARIELLO Jonatan
OSTANEL Elena - Ha votato
PAN Giuseppe - Ha votato
PICCININI Tomas - Ha votato
POLATO Daniele - Ha votato
POSSAMAI Giacomo - Ha votato
POSSAMAI Gianpiero - Ha votato
PUPPATO Giovanni - Ha votato
RAZZOLINI Tommaso - Ha votato
RIGO Filippo - Ha votato
RIZZOTTO Silvia - Ha votato
SANDONÀ Luciano - Ha votato
SCATTO Francesca - Ha votato
SORANZO Enoch - Ha votato
SPERANZON Raffaele - Ha votato
SPONDA Alessandra - Ha votato
VALDEGAMBERI Stefano - Ha votato
VENTURINI Elisa - Ha votato
VIANELLO Roberta - Ha votato
VILLANOVA Alberto - Ha votato
ZANONI Andrea - Ha votato
ZECCHIANTO Marco - Ha votato
ZOTTIS Francesca
BIGON Anna Maria
BRESCACIN Sonia
CAVINATO Elisa - Ha votato
GUARDA Cristina
LORENZONI Arturo - Ha votato
MONTANARIELLO Jonatan - Ha votato
ZOTTIS Francesca
La votazione è conclusa.

PRESIDENTE

Colleghi, un attimo di attenzione.
È finita la seconda chiamata. Adesso procederemo allo scrutinio.
Comunque, noi proseguiamo i lavori.
PUNTO
8



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICHE ALL'ARTICOLO 2 DELLA LEGGE REGIONALE 28 NOVEMBRE 2014, n. 37 "ISTITUZIONE DELL'AGENZIA VENETA PER L'INNOVAZIONE NEL SETTORE PRIMARIO"". (PROGETTO DI LEGGE N. 105) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 4/2022)

Relazione della Terza commissione consiliare XI legislatura
Relatore: consigliere Fabiano Barbisan

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 8 all'ordine del giorno.
Il collega Barbisan è in Aula.
Disegno di legge relativo a "Modifiche all'articolo 2 della legge regionale 28 novembre 2014 'Istituzione dell'Agenzia veneta per l'innovazione nel settore primario'". PDL n. 105.
Il relatore è il collega Barbisan. Prego, collega Barbisan.

Fabiano BARBISAN (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Modifichiamo, ma aggiorniamo l'azienda CSQA. Le modifiche proposte sono volte ad armonizzare l'attuale legge regionale n. 37/2014 , istitutiva dell'Agenzia veneta per l'innovazione nel settore primario, con le attività svolte dalla stessa, anche per il tramite delle proprie società specializzate nell'ambito del settore zootecnico e del sistema delle certificazioni.
Con riferimento all'articolo 2, comma 1, lettera b), si rappresenta che la Regione del Veneto, così come descritto nel DEFR 2021-2023, Nota di aggiornamento al DEFR approvata il 17.12.2020 e nella proposta del DEFR lo stesso approvata il 22.06.2021, Missione 16, Programma 1601, Sviluppo del settore agricolo e del sistema agroalimentare, incentiva, altresì, il miglioramento, la valorizzazione e la conservazione delle riserve genetiche e della biodiversità, sia vegetale che zootecnica, di animali da allevamento.
Le strategie definite dall'agenzia Veneto Agricoltura risultano perfettamente correlate a quelle dell'Amministrazione regionale nel perseguire obiettivi di innovazione nel campo del miglioramento del valore genetico degli animali, delle specie più rappresentative del Veneto, in particolare per consentire agli allevatori di selezionare e migliorare le specie bovine.
Il mondo degli allevatori e gli operatori della filiera lattiero-casearia richiedono, infatti, un rinnovamento continuo in campo zootecnico. Esigono che vengano valutati i riproduttori nel modo più corretto e oggettivo possibile, allo scopo di ottenere un elevato e certificato pregio genetico e un'attenzione particolare alle prove di progenie, con una distribuzione delle dosi capillare e uniforme nelle aziende. Nell'era della genomica le aziende del comparto sentono la necessità di perseguire obiettivi di selezione comuni allo scopo di migliorare la popolazione animale secondo le esigenze del mercato, della competitività e del reddito finale dell'azienda zootecnica.
Tra gli obiettivi principali vi sono l'aumento dell'efficienza complessiva della mandria; il miglioramento di carattere funzionale, soprattutto longevità e fertilità, sia delle vacche che del seme del toro; il miglioramento della qualità del latte per la trasformazione casearia delle varianti proteiche e dell'attitudine casearia. Il presidio regionale in tale ambito, in stretta sinergia con l'Agenzia veneta per l'innovazione del settore primario, appare, di conseguenza, strategico e necessario.
In merito all'articolo 2, comma 1, lettera d-bis), si evidenzia che l'agenzia Veneto Agricoltura, come rappresentato nel Piano di razionalizzazione approvato dal direttore della stessa, con disposizione n. 13 del 08.02.2021, partecipa al 90,32% del capitale sociale del CSQA Certificazioni Srl, che a sua volta detiene il 42,5 del capitale sociale di Valoritalia Srl e del 23,5 del capitale sociale di Equitalia Srl. Quindi, CSQA Certificazioni Srl è un organismo di certificazione attivo in diversi settori, tra i quali l'agroalimentare, la sanità, i servizi alla persona, sicurezza, IT, servizi formativi, tecnici, turistici, pubblici, foreste, legno e carta.
La società ha assunto fin dall'origine un ruolo di leadership a livello nazionale nei settori agricoltura e alimenti e bevande, tanto da essere il primo Ente italiano accreditato nel food, creando nel 2000 il primo disciplinare per la certificazione volontaria di filiera controllata, successivamente divenuto documento di riferimento per lo sviluppo della UNI 10939, poi ISO 22005.
CSQA Certificazioni S.r.l. è una società in continua crescita che ha saputo incontrare le esigenze di una clientela sempre più vasta e differenziata, sviluppando i propri servizi (certificazioni, auditing e formazione) in numerosi settori, ottenendo importanti accreditamenti e riconoscimenti di valore europeo e internazionale.
Con sedi in Italia e all'estero, più di 200 dipendenti, 400 professionisti di riferimento, circa 25 milioni di fatturato conseguito nel 2020, CSQA Certificazioni S.r.l. offre una gamma di servizi molto ampia, che spazia dalle certificazioni di prodotto regolamentate e volontarie ai sistemi di gestione quali, a titolo esemplificativo, qualità, ambiente, energia, sicurezza sul lavoro, information security e responsabilità sociale.
Il sistema della certificazione nel contesto economico odierno, segnato dalla pandemia sanitaria da Covid-19, assume, oggi più che mai, un ruolo strategico per le imprese venete, quale strumento per lo sviluppo e l'innovazione a garanzia della competitività e della complessità dei sistemi. In tale ambito, la partecipazione da parte dell'agenzia a società specializzate nel settore della certificazione risulta trasversalmente strategica e di primario interesse anche per la Regione del Veneto.
L'articolo 2 precisa che la proposta di legge non prevede alcun maggior costo a carico del bilancio regionale. Tutto qua.
Considerata l'urgenza di provvedere con le modifiche normative, l'articolo 3 prevede l'entrata in vigore della legge il giorno stesso della sua pubblicazione nel BUR.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo richieste di intervento.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all'articolato. Colleghi, iniziamo a votare l'articolato.
Non ci sono emendamenti su questo PDL.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, metto in votazione il PDL n. 105 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.

PRESIDENTE

Do l'esito della votazione sul Presidente del CdA di Veneto Strade: 43 votanti, 9 schede bianche.
33 voti Taccini, 1 Bettiol.
Risulta eletto a Presidente di Veneto Strade Taccini.
PUNTO
9



PROPOSTA DI REGOLAMENTO DEL CONSIGLIO REGIONALE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI CIAMBETTI, FINCO, ZOTTIS, SPONDA E BALDIN RELATIVA A "REGOLAMENTO INTERNO DI AMMINISTRAZIONE E ORGANIZZAZIONE AI SENSI DELL'ARTICOLO 2 DELLA LEGGE REGIONALE 31 DICEMBRE 2012, n. 53 "AUTONOMIA DEL CONSIGLIO REGIONALE"". (PROPOSTA DI REGOLAMENTO INTERNO N. 2) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 11/2022)

Relazione della Prima commissione consiliare XI legislatura.
Relatore: consigliere Tomas Piccinini.

PRESIDENTE

Collega Piccinini, relatore, prego.

Tomas PICCININI (Veneta Autonomia)

Grazie, Presidente.
Do lettura della relazione accompagnatoria del provvedimento, che sostituisce quella agli atti e che ho già depositato prima in Consiglio.
Il provvedimento di oggi, sottoposto alla nostra attenzione, costituisce un momento di ulteriore implementazione attuativa, di scelte che sono state operate in quest'Aula nelle scorse legislature, in primis dal legislatore statutario, con approvazione del nuovo Statuto del Veneto.
In effetti, nel definire la nuova forma di governo regionale, è stato espressamente previsto, tra l'altro, il riconoscimento dell'autonomia del Consiglio regionale; un'autonomia concepita a servizio e salvaguardia delle specificità delle funzioni istituzionali del Consiglio regionale e a garanzia dell'effettivo loro esercizio; un'autonomia che – leggo testualmente l'articolo 46 dello Statuto – è stata declinata come funzionale, organizzativa, amministrativa e contabile.
In particolare, il legislatore statutario ha ritenuto che, per adempiere in modo effettivo alle proprie funzioni istituzionali, il Consiglio regionale dovesse poter disporre di proprie specifiche risorse finanziarie e professionali da inserire nelle strutture amministrative e al servizio degli organi del Consiglio regionale e dei Gruppi consiliari; risorse professionali da selezionare e comunque individuare secondo criteri e su base di requisiti tali da assicurare il supporto per l'espletamento di funzioni proprie del Consiglio, da un lato peculiari rispetto a quelle di ogni altra pubblica amministrazione, ma distinte anche nel rispetto di quelle di altri organi della Regione, anche in previsione e a ulteriore garanzia di un separato ruolo organico, nell'ambito complessivo dell'ente Regione, in cui tale personale viene collocato.
Sotto tali profili, il disegno del legislatore statutario ha conosciuto, con la sua prima attuazione dell'anno stesso di approvazione dello Statuto, con l'approvazione ed entrata in vigore della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 53 , non a caso titolata "Autonomia del Consiglio regionale", una legge che definisce il modello organizzativo delle strutture del Consiglio, differenziandolo da quello della Giunta, atteso che sono state del tutto differenti le funzioni dell'Esecutivo e del Legislativo, un disegno organizzativo tipico delle assemblee parlamentari.
In effetti, sempre l'articolo 46 dello Statuto prevede che le dotazioni e le risorse finanziarie e di personale devono essere in grado di consentire al Consiglio di espletare adeguatamente le funzioni ad esso attribuite, con particolare riferimento all'esercizio funzionale, legislativo e della valutazione d'impianto della regolarizzazione dei risultati conseguiti nell'applicazione delle leggi approvate.
Come si inserisce allora, in questo contesto, il provvedimento che oggi siamo chiamati a valutare e ad approvare? Costituisce uno strumento attuativo nel quadro normativo, come delineato da Statuto e legge regionale n. 53 del 2012, al fine di codificare la disciplina delle Amministrazioni e delle organizzazioni dell'Assemblea legislativa regionale, per il conseguimento delle sue finalità istituzionali.
Il Regolamento, in effetti, esordisce con le disposizioni generali, enunciando i principi di autonomia funzionale, organizzativa, amministrativa e contabile e li va poi a declinare nei tre titoli successivi dedicati rispettivamente: 1) alla programmazione, gestione e rendicontazione e controllo; 2) all'organizzazione di strutture di Consiglio, ivi comprese la disciplina delle strutture a supporto e di organo ai Gruppi consiliari; 3) alla disciplina dell'attività contrattuale di Consiglio.
Ritengo opportuno in questa sede intrattenervi in particolare sul secondo punto relativo all'organizzazione delle strutture del Consiglio, ivi comprese la disciplina delle strutture e supporto di organi ai Gruppi consiliari. Tale titolo affronta il tema del personale, ribadendo e specificando quelle che sono le strutture organizzative del Consiglio regionale e la loro disciplina.
Voglio in particolare sottolineare l'attenzione dedicata anche alle strutture di supporto agli organi e ai Gruppi consiliari e al personale ad essi assegnabile.
La disciplina prevede in particolare: a) l'estensione del sistema di misure di valutazione di qualità prestazione lavorativa; b) la disciplina dell'orario di lavoro del personale dei Gruppi consiliari, articolabile con indicazione di Presidenti dei Gruppi in quanto risponde ad esigenze funzionali e specifiche; c) la partecipazione del personale dei Gruppi consiliari con tre propri referenti individuati tra i responsabili dei Gruppi consiliari al Comitato di direzione, organo che riunisce i Dirigenti apicali convocato e presieduto dal Segretario generale, con funzioni di consulenza all'Ufficio di Presidenza.
Sono tutte disposizioni espressioni di un percorso di riconoscimento a questo personale di ruolo e di sistema con i suoi specifici caratteri di professionalità, ma anche con un compito di raccordo e snodo tra Consiglio regionale e struttura amministrativa del Consiglio e concorre con le strutture amministrative in posizione equiordinata, pur nelle rispettive specificità, al perseguimento delle finalità istituzionali del Consiglio regionale.
Trattasi, ricordo, di figure professionali che in una percentuale significativa operano nel servizio dell'Assemblea legislativa per molte legislature, al pari del personale assegnato alle strutture amministrative. A tal fine si è ritenuto di provvedere quanto meno a mettere a disposizione in ogni legislatura un elenco dei nominativi con relativo curriculum.
Vengo a un aspetto che ritengo ancora più rilevante e concreto, anche per l'attuazione delle previsioni statutaria sulle specificità del personale e servizi delle Istituzioni consiliare. Con l'articolo 41 del Regolamento è stato previsto che l'Ufficio di Presidenza deliberi l'individuazione dei propri profili professionali specifici che si ritengono funzionali e necessari allo svolgimento delle funzioni in Consiglio regionale tenuto conto delle competenze necessarie per lo svolgimento delle funzioni di assistenza legislativa, assistenza in Aula alle Commissioni e agli organismi del Consiglio o comunque istituiti presso di esso, nonché le funzioni di valutazione delle leggi e delle politiche pubbliche.
In allegato al Regolamento vengono già individuati due di questi profili professionali specifici: nell'ambito della categoria D, quella dei funzionari e della categoria C, quella degli assistenti amministrativi. Così si dà attuazione alle previsioni di legge in ordine ai requisiti generali e titoli di studio formativi richiesti per l'accesso all'impiego nel Consiglio regionale, ivi compresi i comprovati requisiti di professionalità adeguati alle mansioni da svolgere per le strutture di supporto ai Gruppi consiliari.
Concludo ricordando, come rappresentante degli uffici in sede di esame di Commissione, che in occasione dell'ultimo giudizio di parifica, la Corte dei conti aveva rilevato che, allo stato, non era ancora stato attuato questo aspetto dell'ordinamento regionale, ovvero erano passati alcuni anni senza che il Consiglio regionale avesse dato corso all'approvazione di questo Regolamento.
Oggi, anche sotto questo aspetto formale, e ribadisco formale, in quanto organi e strutture del Consiglio che hanno sempre orientato la loro azione anche sotto il profilo della gestione delle risorse finanziarie, strumentali ed umane ad esso assegnate, nel rispetto dei vincoli posti nel quadro normativo statale di riferimento viene dato puntuale riscontro.

PRESIDENTE

Grazie, collega Piccinini.
Come avrete capito, è una cosa piuttosto tecnica. Tutti i responsabili dei Gruppi hanno avuto incontri con gli uffici del Consiglio regionale. È un lavoro che ha veramente molti mesi alle spalle.
Non vedo altri interventi.
Passiamo alla votazione dell'articolato della proposta di Regolamento interno n. 2. Ogni votazione deve avvenire con maggioranza assoluta, quindi seguitemi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 12.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 14.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 15.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 16.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 17.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 18.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 19.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 20.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 21.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 22.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 23.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 24.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Presidente, sul 23 non ha segnato il mio voto favorevole.
Grazie.

PRESIDENTE

A verbale che la collega Bigon ha votato favorevolmente sul 23.
È chiusa la votazione sull'articolo 24.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 25.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 26.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 27.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 28.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 29.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 30.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 31.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 32.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 33.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 34.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 35.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 36.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 37.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 38.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 39.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 40.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 41.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 42.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 43.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 44.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 45.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 46.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 47.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 48.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 49.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 50.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 51.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 52.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 53.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 54.
È aperta la votazione .
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 55.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 56.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 57.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 58.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 59.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 60.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 61.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 62.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 63.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 64.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione l'articolo 65, ultimo articolo.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono richieste di intervento in dichiarazione di voto, metto in votazione... Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Nell'approvare questa proposta di Regolamento, volevo semplicemente fare un ringraziamento al collega Piccinini, all'Ufficio di Presidenza e alla struttura che hanno predisposto questo atto regolamentare, che rappresenta uno strumento attraverso il quale c'è un adeguamento del funzionamento dell'apparato all'evoluzione normativa da una parte e dall'altra dà compiutezza a quel principio autonomistico tanto caro che trova anche spazio nel Consiglio regionale, al quale viene riconosciuta autonomia organizzativa, amministrativa, contabile e funzionale.

PRESIDENTE

Grazie, collega Venturini.
Metto in votazione la proposta di Regolamento interno n. 2 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
10



AGGIORNAMENTO DEL PIANO REGIONALE ANTINCENDI BOSCHIVI. LEGGE 21 NOVEMBRE 2000, N. 353. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 37) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 13/2022)

Relazione della Seconda commissione consiliare XI legislatura
Relatrice: consigliera Elisa Cavinato.
Correlatrice: consigliera Cristina Guarda.

PRESIDENTE.

Relatrice la collega Cavinato. Prego, se mi chiede la parola con Concilium vado meglio per i tempi.
Prego, collega Cavinato.

Elisa CAVINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Il fenomeno degli incendi boschivi, così come altri eventi legati al clima e all'ambiente naturale, si è manifestato negli ultimi decenni con una gravità crescente in numerose parti del mondo.
In Veneto il fenomeno degli incendi boschivi presenta una ciclicità con picchi che alle nostre latitudini si susseguono mediamente ogni quattro o cinque anni e può essere affrontato solo mediante una specifica organizzazione e con le necessarie dotazioni in termini di personale, attrezzature e mezzi, sia terrestri che aerei.
A questo scopo, la Regione del Veneto si è dotata di specifici strumenti normativi e pianificatori che hanno consentito di sviluppare e consolidare un efficace sistema antincendio boschivo (AIB), in grado di fronteggiare gli eventi legati al fuoco in foresta, nelle diverse situazioni e contesti ambientali presenti nel territorio regionale, che vanno dalle fustaie di alta montagna alle formazioni miste della fascia pedemontana collinare, fino alle formazioni litoranee, spesso adiacenti a zone con elevata presenza turistica, in particolare estiva. Approvato con deliberazione del Consiglio n. 43 del 30 giugno '99, finalizzato ad organizzare le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva agli incendi boschivi, ha anticipato e reso più tempestiva l'applicazione della successiva legge quadro nazionale del 21 novembre 2000, n. 353 "Legge quadro in materia di incendi boschivi".
Uno dei presupposti di base per poter pianificare con efficacia gli interventi AIB è rappresentato da un'approfondita analisi delle condizioni che caratterizzano il rischio di insorgenza e propagazione degli incendi boschivi. La naturale evoluzione della vegetazione presente in Regione dalla fine degli anni Novanta da oggi, unità ai cambiamenti nella fruizione antropica del territorio e, in particolare, l'abbandono di molte attività agricole in ambito montano, hanno richiesto un aggiornamento riguardante la valutazione del rischio di incendio nei diversi ambiti del territorio veneto.
A tale scopo, su proposta della Giunta regionale, con deliberazione del Consiglio n. 59 dell'8 maggio 2018, è stato adottato il documento di analisi del rischio incendio relativo al Piano regionale antincendi boschivi, che è andato a sostituire i dati di analisi del rischio riportati nel Piano regionale del 1999, relativi al precedente periodo di riferimento.
Inoltre, con successivo provvedimento del Consiglio regionale n. 14 del 28 gennaio 2020, il predetto documento di analisi del rischio incendio è stato integrato con un'ulteriore analisi resasi indispensabile in conseguenza delle profonde modifiche causate ai popolamenti montani dalla tempesta Vaia nell'ottobre 2018, che ha determinato il danneggiamento di molte foreste, in particolare nelle Province di Belluno, Treviso e Vicenza.
Successivamente, con delibera della Giunta regionale dell'11 gennaio 2022, provvedimento trasmesso al Consiglio regionale per la sua approvazione, si sono proposti ulteriori aggiornamenti del Piano regionale antincendi boschivi, contenuti nell'allegato A, i quali sono: l'aggiornamento della statistica degli incendi boschivi, l'indice collegato al bollettino giornaliero di pericolo incendi boschivi per la Regione, la revisione della zonizzazione AIB con l'ampliamento dell'area da assoggettare al Piano (ricordo che sono state integrate 22 nuove aree), l'attuale organizzazione della struttura AIB regionale a seguito delle modifiche organizzative interne adottate dalla Giunta regionale, il recepimento delle linee guida nazionali in materia di direttori delle operazioni spegnimento (DOS) e sale operative AIB, l'aggiornamento delle procedure operative di intervento, poi, che definiscono i ruoli, le competenze e le modalità di comunicazione delle informazioni tra il personale addetto allo spegnimento degli incendi boschivi.
Il Piano regionale antincendio boschivo viene inserito nella pianificazione regionale di Protezione civile e, pertanto, costituisce parte integrante del Piano regionale di Protezione civile.
Con il presente provvedimento propongo al Consiglio di adottare il documento di cui all'allegato A recante le modifiche e le integrazioni per l'aggiornamento del vigente Piano regionale antincendi boschivi. Grazie.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Grazie a tutti quanti i Consiglieri che affronteranno questa discussione, che è molto interessante e appassionante, perché le modifiche che sono giunte qui in Aula, con questo aggiornamento, vengono apportate al Piano vigente antincendi boschivi limitatamente alla zonizzazione, all'attivazione dei volontari, che viene regolamentata per poter accedere ai rimborsi e modifiche, che sono giuste e coerenti, e che rendono il Piano adatto alle esigenze. Quindi confermo la condivisione di questo tipo di programmazione rispetto ad un compito che è sicuramente delicatissimo, essenziale per evitare la proliferazione di incendi e agire appunto in caso di emergenza con personale qualificato e volontari a supporto di cui recentemente, appunto, si è dato anche seguito all'approvazione del nuovo schema di convenzione con le organizzazioni di volontariato antincendio boschivi.
Il Piano lo voteremo ma con una richiesta: quella di far tornare al centro della pianificazione il bosco e non solo le emergenze. Discutere questo atto potrebbe essere assolutamente semplice e automatico, dato che le modifiche apportate a questo Piano antincendio boschivo sono, come dicevo poc'anzi, limitate alla zonizzazione e all'attivazione dei volontari e appunto, ribadisco, sono modifiche coerenti e giuste, che perfezionano un Piano già adeguato a gestire l'emergenza, coordinando professionisti e volontari.
Non è però così semplice approvarlo e discuterlo oggi, dato che l'emergenza non la si gestisce soltanto quando si presenta un incendio, ma con una buona attività di prevenzione e di pianificazione. È di questo che abbiamo chiesto approfondimenti in Commissione ed il motivo della nostra astensione si rileva e deriva da una risposta ricevuta: "Sulla pianificazione delle foreste viene disegnato – cito – uno scenario piuttosto apocalittico dicendo che siamo all'anno zero, ma non è proprio così e lo dimostrano i numeri. Dopodiché si può sempre fare meglio." La risposta ricevuta dall'Assessore in questo caso rileva una possibilità di miglioramento, e questo lo apprezziamo, di certo però vorrei fare una precisazione: se rileviamo delle criticità all'interno di queste istituzioni non è per mortificare l'uno o l'altro Assessore o dirigente, ma per aiutarci ad agire in modo puntuale, migliorando la capacità di reazione e di azione a lungo termine, per fare in modo appunto di fare meglio.
Sulle foreste, da ben prima dell'emergenza Vaia, proprio in quest'Aula si era rilevato più volte come la condizione dei boschi e la pianificazione della loro gestione sia in realtà in difficoltà, nonostante alcuni numeri tranquillizzino alcuni esponenti.
Le segnalazioni non derivano da esponenti politici, ma dai Comuni, dai tecnici, dai ricercatori forestali, dai proprietari, dalle associazioni e dagli stessi enti della Regione del Veneto, che è responsabile di trasferire ai cittadini gli strumenti per la gestione corretta del territorio, si trovano in balia di un impoverimento delle competenze della Regione del Veneto, dovuto ad una graduale e, a mio parere, del tutto inopportuna riduzione del personale dedicato a questo tema.
Una riduzione che non è discutibile solo politicamente, quanto più tecnicamente. Il patrimonio forestale e boschivo in Veneto è complesso, diffuso, influenza la sicurezza idrogeologica, le attività economiche, turistiche e ambientali nelle aree montane e necessita quindi di una pianificazione ad hoc, multi settore, che non può ridursi ad attività accessoria nella nostra Regione. Per questo la prima richiesta è: aggiorniamo la normativa, ma soprattutto rimpolpiamo le file delle nostre aree forestali, in modo tale che l'attività di pianificazione e le competenze che hanno reso innovativa l'azione veneta degli scorsi anni non vengano perse per strada.
Il fatto che il bosco cresca lentamente non significa ovviamente che sia concesso ai politici di rimandare le proprie responsabilità. Responsabilità su cui chiedevamo chiarimenti proprio già lo scorso anno, almeno in termini di competenza, perché è dallo scorso anno che assistiamo ad un rimpallo di responsabilità tra l'Assessorato all'Ambiente e all'Agricoltura, una diatriba che è recentemente anche uscita sui giornali e che, ammetto, non fa onore a nessuno, specie perché alimenta la fuga del cittadino dalle Istituzioni.
Ad un anno e mezzo dall'insediamento davvero nessun Assessore si è preoccupato o dedicato al bosco del Veneto, se non per emergenze o bandi europei? Lo chiedevamo e lo chiedevo lo scorso novembre: chiaritevi o lo chiarisca il Presidente Zaia, ma agite perché il bosco Veneto ed i rischi che corre non aspettano le inadempienze politiche. Poi, se serve aiuto ve lo posso dare pure io, rispetto alla scorsa legislatura durante la quale la competenza per la foresta era assegnata all'assessore Pan all'agricoltura. Mi è bastato recuperare il decreto del 16 ottobre 2020, il 140 del Presidente Zaia, per verificare che la nomina come Assessore competente in tema foreste è dedicata all'assessore Bottacin.
Ma sia chiaro, Assessore (e qui vengo in suo supporto), il tema foreste e boschi, i connessi problemi del bostrico e la manutenzione della ricostruzione, sono azioni che sono sì di sua competenza, ma non possono essere affrontati senza il coordinamento e la condivisione con gli Assessorati, all'Agricoltura e alla Sanità in questo caso per la prevenzione, responsabili di attivare altre misure di concerto: quelle di monitoraggio, di coordinamento di enti locali e imprese oltre alle associazioni e di definizione della distribuzione dei fondi e degli aiuti, che deve avvenire attraverso la condivisione tra questi tre Assessorati in primis. Quindi, nessuno si può chiamare fuori dai giochi.
Purtroppo, abbiamo visto come diverse volte il punto debole della Giunta sia, appunto, la capacità di coordinarsi fra i diversi Assessorati e il caso delle politiche forestali ne è una dimostrazione tristemente confermata dalle ultime uscite sulla stampa. La pianificazione, però, in questo caso, deve ritornare a essere al centro, proprio perché queste difficoltà non possono fermare l'attività di condivisione, di risoluzione, ma soprattutto gli uffici che se ne occupano, che devono avere gambe e risorse adeguate. Questo si lega sostanzialmente all'argomento di oggi.
Dal punto di vista ambientale, è importante sottolineare come il maggiore rischio di incendio, correlato ai cambiamenti climatici e al Vaia, come citato nel Piano antincendio boschivo, sia correlato chiaramente e uno di questi rischi coincide con un tema emergenziale che abbiamo richiesto di approfondire proprio in Commissione Ambiente. Il bostrico e la diffusissima presenza di piante morte in piedi nei nostri boschi costituisce una ulteriore e facile esca per possibili incendi.
È stata, invece, un po' deludente la risposta ricevuta in Commissione, perché dichiarare che il bostrico sia un sottoinsieme dell'argomento Vaia, se è anche vero che le conseguenze del Vaia e anche la sottovalutazione di alcune azioni immediate da mettere in pratica fin dal principio hanno peggiorato le condizioni di diffusione del bostrico, creando la situazione che oggi abbiamo, dall'altro, permettendo una maggiore diffusione di questo insetto, il problema del bostrico attualmente rischia di fagocitare l'insieme madre, che è appunto quello del Vaia, precedentemente citato in Commissione, creando il doppio dei danni rispetto alla tempesta.
Il punto è che la Regione, dopo la legge di bilancio dello Stato, che ha chiarito che basta una comunicazione per l'autorizzazione al taglio, deve stilare un documento tecnico con le superfici assoggettabili a queste deroghe importanti, ma delicatissime, definendo, quindi, come e dove si possa e si debba intervenire. Ridurre il bostrico ad un semplice accessorio, pensando di risolverlo senza un piano ad hoc e un impegno straordinario anche politico, significa, purtroppo, evitare il problema. Lasciar fare alla natura, come in quest'Aula ho sentito più spesso dire, nasconde un'incapacità di azione ad affrontare il problema. La questione della pianificazione forestale è strettamente connessa alle valutazioni sull'applicazione delle deroghe nazionali e questa azione è propedeutica a fare in modo di prevenire a monte il rischio di incendi boschivi.
Insomma, la legge di bilancio dello Stato ha previsto norme di deroga dei vincoli per il taglio dei boschi colpiti da bostrico, ma le Regioni sono chiamate a predisporre documenti tecnici specialistici, che devono fornire le indicazioni sulle aree da sottoporre al taglio per il contrasto della diffusione dell'insetto e che costituiscono il presupposto per l'applicazione delle procedure semplificate.
È del tutto evidente che queste attività fanno capo alle strutture forestali regionali o a un eventuale Commissario ad hoc che deve essere formalmente individuato, eventualmente con un atto specifico, non solo perché il commissariamento per Vaia non cita la questione bostrico, ma perché quest'ultimo è già ora un'emergenza ancora peggiore.
I pagamenti, invece, è chiaro, dovranno essere affrontati da AVEPA, ente pagatore che deve gestire i fondi e applicare le misure che sono dettate dalle Istituzioni regionali, dagli Assessorati competenti, come ad esempio i contributi ai Comuni o privati proprietari per gestire i costi in più derivanti dalle specifiche necessità di gestire i boschi colpiti da bostrico, perché bisogna tirare fuori i tronchi o per coprire le perdite dovute alla gestione dei boschi di protezione.
Prima di tutto, però, serve è un'indicazione e progettazione chiara, perché i tagli previsti in deroga dal Governo non possono essere fatti a caso. Comuni o privati dovranno attivare procedure di taglio a raso in deroga a tutte le norme ambientali, paesaggistiche e VINCA, con conseguenze ambientali talmente gravi da dover preoccupare questa Istituzione proprio in relazione alla questione ambientale, a prescindere dalla propria competenza, diretta o meno, sul tema foreste. Così come quelli dell'agricoltura e all'impresa, per aiutare i soggetti interessati a fare bene senza, ovviamente, danneggiare un patrimonio così prezioso come quello forestale veneto.
Noi proponiamo a questo Consiglio un ordine del giorno, perché dalla gestione dell'emergenza legata agli incendi boschivi scaturisca una risposta grintosa, altrettanto grintosa, della nostra Regione per il settore forestale.
In questo ordine del giorno riconosciamo assieme il buono fatto fino ad oggi, ossia le attività di monitoraggio della relativa diffusione dei dati, le linee guida predisposte dai tecnici competenti regionali. Ciò che, però, oggi serve è definire come applicare queste linee guida, che corrisponde alla parte di decisione politica; una decisione che ha altrettanta dignità di quella che oggi voteremo. Portarla a termine significa rispettare, fin dal principio, il lavoro dei tecnici e dei volontari impegnati nel sistema antincendio boschivo. Agire in prevenzione, riducendo il rischio, è il primo atto di rispetto nei loro confronti. Farlo senza sottovalutare il tema bostrico è necessario per evitare un danno patrimoniale di Comuni, privati ed imprese, ma anche di danno ecosistemico devastante.
Se si dovesse continuare così, come fatto in questi ultimi tre anni, come pensate potrà essere il panorama delle prossime Olimpiadi 2026? Se non lo si fa per i boschi, almeno facciamolo per quei progetti che a voi, in questo caso, stanno a cuore e su cui state scommettendo la vostra iniziativa politica.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Sicuramente è un aggiornamento molto importante, questo del Piano antincendi boschivi, perché viene fatto in un'epoca, ormai, potremmo dire, in cui si manifestano periodi di siccità molto importanti, che creano tutti i presupposti per l'innesco degli incendi.
Quando abbiamo un bosco secco da mesi, abbiamo quasi una polveriera, se ci sono delle accensioni. Colleghi, è dal 25 novembre che in Veneto manca una perturbazione che porti piogge abbondanti. Dal 1° dicembre ad oggi la media di acqua in Veneto è stata, per quanto riguarda le precipitazioni, di 10 millimetri, una siccità che è praticamente il presupposto degli incendi, se non c'è prevenzione, se non c'è pianificazione, se non si adottano tutti quegli accorgimenti previsti dalla modifica di questo Piano. È un Piano che modifica la zonizzazione, un Piano che prevede il coordinamento e l'organizzazione dei volontari a livelli superiori rispetto a quelli precedenti. È un Piano sempre migliorabile, che è utile proprio in questo frangente.
Ci sono stati, in questi ultimi anni, alcuni problemi per quanto riguarda l'antincendio. Mi riferisco, ad esempio, alla riforma del Corpo Forestale dello Stato e in particolare ai gruppi A e B del Corpo Forestale che, in qualche modo, in seguito a questa riforma, sono stati ridimensionati.
Ricordiamo, soprattutto all'indomani di questa riforma, i problemi che ci sono stati, non solo in Veneto, ma in tutto lo stivale. C'è stato qualche contraccolpo, che adesso sembra essere rientrato.
Credo che, oltre al Piano, bisognerebbe puntare sul coltivare la cultura della prevenzione degli incendi. Ecco perché credo che le deroghe, per quanto monitorabili siano, previste, ad esempio sull'accensione di fuochi, non dovrebbero mai esistere. I cittadini dovrebbero rendersi conto che in questa epoca con dei periodi di siccità, che magari poi si contrappongono a periodi di intensa piovosità, con tutti i problemi che sappiamo, bisognerebbe stare molto attenti anche alle piccole azioni, al mozzicone di sigaretta, all'esplosione di fuochi artificiali, all'abitudine, che sta prendendo piede anche in Veneto, di festeggiare i compleanni con il lancio delle lanterne cinesi. Dopo mesi di siccità, un bosco veramente può diventare una polveriera se viene a contatto con una minima presenza di fuoco, di scintille e quant'altro.
Sicuramente è un passo avanti nella prevenzione, in una Regione che comunque i dati dicono che è riuscita a contenere gli incendi nell'ultimo periodo su un livello anche migliore rispetto ad altre Regioni, ma che, per questo, non deve comunque abbassare la guardia, proprio a causa di questi cambiamenti climatici che ci portano a convivere con lunghi periodi di siccità, contrapposti a piogge veramente insistenti e alle cosiddette bombe d'acqua.
Pertanto, l'attenzione deve rimanere massima perché, fatto il Piano, poi bisogna attuarlo, attuarlo con tutti i volontari, ma anche con tutti i professionisti e le autorità che sono chiamate a darne corpo e attuazione.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire l'assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Grazie.
Faccio un intervento un po' al contrario, nel senso che parto dall'ordine del giorno e poi vado sul Piano incendi boschivi. Per quanto riguarda l'aspetto relativo alla gestione del bostrico, che tocca marginalmente nel senso che non è, come è stato detto, nei contenuti del Piano antincendio boschivo, faccio un minimo di chiarezza: non c'è mai stato alcun dubbio su chi doveva gestire e deve gestire quella emergenza. È stato detto: "Bisognerebbe nominare un Commissario". Il Commissario fu nominato dal Capo Dipartimento alla Protezione civile subito dopo l'emergenza nella persona del presidente Zaia e il presidente Zaia si è avvalso di tutta una serie di soggetti attuatori, ognuno dei quali si doveva occupare di alcuni aspetti.
Nell'ordinanza del commissario Zaia, la n. 1 del 23 novembre 2018, fra i vari soggetti attuatori compare anche il Direttore di AVEPA, che si deve occupare del settore opere agricolo-forestali. C'è scritto, leggo il decreto, anzi l'ordinanza: "Elabora gli strumenti cartografici mediante georeferenziazione; si occupa del ripristino delle colture agroforestali, provvedendo tempestivamente alle operazioni di pulitura delle aree boschive soggette a schianti". Questo è scritto in un'ordinanza che chiarisce in maniera precisa chi si doveva occupare della rimozione degli alberi, che, come noto, è una delle principali cause del bostrico.
Però, non si può vedere in maniera così limitata questo aspetto, perché è evidente che si sono innestate tutta una serie di altre problematiche, non ultima, e non perché lo dico io, ma i massimi esperti di valanghe, ci è stato detto che nei siti a rischio valanghivo gli alberi andavano lasciati lì perché l'albero abbattuto funge da para valanghe fintanto che non fossero costruiti dei nuovi para valanghe.
Ovviamente, per costruire nuovi para valanghe sono stati investiti 260 milioni di euro, servivano i progetti, l'analisi, eccetera, eccetera. Quindi, è passato un certo tempo. Quindi quegli alberi sono rimasti là, ma non vuol dire che non siano stati considerati anche all'interno del Piano antincendio boschivo, tant'è che il Piano antincendio boschivo è già stato in passato aggiornato, non in questa versione, ma già in passato, tenendo conto anche di questi aspetti. Sono state fatte delle attività di prevenzione proprio riferite a questi aspetti e a quello degli schianti.
Per quanto riguarda gli aspetti relativi al bostrico, vorrei ricordare che c'è una misura precisa nel Piano di sviluppo rurale, la 8.6.1, che prevede degli investimenti. Adesso non voglio entrare negli ambiti di competenza di altri. Da me non dipende AVEPA né il PSR, quindi non entro negli ambiti di competenza di altri. È del tutto evidente, però, che la chiarezza c'è stata fin dal 23/11/2018. Questo dicono i documenti. Dopodiché, mi fermo qua.
Non è stata fatta una gestione emergenziale degli aspetti relativi all'antincendio boschivo. Perché? Perché lo spartiacque nell'antincendio boschivo è la legge nazionale n. 353/2000, la quale ha affidato la totale gestione dell'antincendio boschivo alle Regioni. Se noi andiamo a verificare i numeri pre-2000 rispetto al post-2000 rileviamo che, da quando la competenza è passata totalmente in capo alla Regione, siamo passati da un numero medio di incendi all'anno pari a 122 a 62, quindi con una riduzione del 50% del numero di incendi. Il numero di incendi è collegato all'attività di prevenzione. Quindi, se abbiamo avuto una riduzione del 50%, evidentemente qualcosa è stato fatto nell'ambito della prevenzione. Ancor di più nell'ambito dell'efficacia della lotta agli incendi boschivi, perché in quel caso siamo passati da un'estensione media di 8 ettari per incendio a un'estensione media di 3,6 ettari per incendio, con una riduzione del 55%. Quindi, non solo ci sono meno incendi, ma riusciamo a spegnerli prima.
Ovviamente, questi sono dati medi. Vorrei ricordare, però, che, anche di fronte a un incendio devastante come quello del 2018 di Taibon Agordino (630 ettari), siamo riusciti a spegnerlo. È iniziato il mercoledì pomeriggio e il venerdì sera eravamo riusciti a spegnerlo. È stata una cosa piuttosto complessa ed importante.
È calato anche il numero di persone coinvolte nello spegnimento negli ultimi anni, così come sono calate le ore di volo degli elicotteri della flotta regionale, che adesso si attestano mediamente su 107 ore all'anno.
Ovviamente non caliamo l'attenzione, perché sappiamo che gli incendi boschivi vedono nel mese di marzo il periodo più critico. Sono stati 364 gli incendi nel mese di marzo; a seguire febbraio, con 253; e poi agosto, con 201. Dicevo che le cause degli incendi boschivi acclarate per il 38% sono dolose, per il 25% sono colpose, per il 5% sono naturali e per il 32% sono dubbie. Vedete che, laddove si è acclarata la causa, la preponderanza, ovviamente, è legata al fattore uomo, quindi è prevedibile che anche nelle cause dubbie, all'interno di quel 32%, una buona parte sia attribuibile all'uomo.
Si interviene su vari fronti, quindi, ivi compreso quello della prevenzione. Noi siamo stati i primi a utilizzare il metodo canadese ad indici. Anche qui, ho sentito dire da qualcuno in quest'Aula che è meglio lasciare che la natura faccia il suo corso. Non lo so. Però anche sugli incendi boschivi vorrei ricordare che alcuni Paesi... Non noi. Non si dica che in quest'Aula è stato detto questo. È oggettivo che in alcuni Paesi sono dell'idea che l'incendio boschivo debba fare il suo corso. Vanno preservate le abitazioni, ma il bosco bruci. Ripeto: non noi.
Credo che questo Piano debba essere approvato. Sul bostrico credo che altre iniziative il collega le abbia in mente, quindi credo si possa votare a favore. Come dicevo prima, c'è una misura specifica del Piano di sviluppo rurale, quindi penso si possa votare a favore. Questa è la mia opinione. Tanto più sul Piano. Perché? Perché questo Piano... Io ho sentito oggi parlare di gestione emergenziale, di rincorsa, eccetera. Noi siamo riconosciuti a livello nazionale e anche internazionale come un'eccellenza nella lotta agli incendi boschivi. Piaccia o non piaccia, è così. Io non posso, ogni volta che vado in giro fuori dal Veneto, sentirmi dire: "Ma voi come fate a fare questo? Ma voi come fate a fare quello? Siete i migliori d'Italia"; poi arrivo in quest'Aula e sembra che siamo i peggiori. C'è qualcosa che non mi torna.
Il dato oggettivo è che noi siamo riconosciuti un'eccellenza sull'antincendio boschivo a livello nazionale. Non lo dico io, perché io sarei di parte. Questo in generale, anche sulla Protezione civile, l'ha detto perfino Mattarella, il riconfermato Mattarella, e lo ha detto qui in Veneto pubblicamente. Lo ha detto anche l'ex Capo del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che non credo sia uno sprovveduto. Lo ha detto anche il professor Giuseppe Maschio, che era il referente del corso di Ingegneria della sicurezza dell'Università di Padova, che fa parte della Commissione Grandi rischi della Protezione civile nazionale. Quindi, non proprio persone sprovvedute o inesperte. Loro ci riconoscono come un'eccellenza. Ma ci riconosce come un'eccellenza anche il Dipartimento nazionale della Protezione civile. Se anche quest'estate, quando il sud Italia bruciava, hanno chiesto l'intervento dell'antincendio boschivo del Veneto, e non è la prima volta, evidentemente ci ritengono un riferimento importante, che può aiutare anche gli altri.
Credo, quindi, che questo Piano vada approvato, mi auguro all'unanimità, perché è riconosciuto da tutti che il Veneto è un'eccellenza.
Chiudo, perché sta scadendo il tempo, con un doveroso ringraziamento. Prima di tutto ringrazio i volontari, perché noi esercitiamo la lotta agli incendi boschivi grazie al personale della Regione, dei servizi forestali. Ricordo che il direttore delle operazioni di spegnimento è un funzionario dei servizi forestali regionali, che sovrintende a tutte le attività di spegnimento, anche alle attività dei canadair, dei Vigili del fuoco, eccetera, perché la competenza è nostra.
Ringrazio i dipendenti della Regione, della Direzione Protezione civile, anche quelli che sono nelle Province. Ovviamente, ringrazio anche i volontari. Abbiamo quasi 1.000 volontari della Protezione civile in Veneto specializzati nella lotta agli incendi boschivi, che è un'attività molto complessa, molto faticosa, che prevede, peraltro, visite specifiche particolari, che ci ha portato ad essere un'eccellenza riconosciuta a livello nazionale.
Mi auguro che ci sia il voto all'unanimità.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Possamai. Prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Intervengo non tanto sull'aspetto legato agli incendi, quanto sull'aspetto legato al bostrico. Vedo che la discussione è già orientata lì, anche se c'è un ordine del giorno successivo.
Non la faccio tanto lunga. L'assessore Bottacin sa molto bene, visto che su questo tema è intervenuto pubblicamente più volte, che quella del bostrico è un'emergenza vera, non soltanto sulle nostre montagne, ma anche sulle montagne del Trentino e del Friuli Venezia Giulia, quindi di altre regioni italiane. È un'emergenza che rischia di colpire addirittura più di quanto non abbia già fatto VAIA. Penso, per esempio, al territorio dell'altopiano della Provincia da cui provengo.
Ho ascoltato l'Assessore, che ha con chiarezza detto, dal suo punto di vista, fin dove stanno le competenze e di chi sono. L'appello che faccio alla Giunta, all'Assessore, ed è qui anche l'assessore Calzavara, è questo: chiarite in Giunta di chi sono le competenze, perché facciamo più fatica noi qui in Consiglio a darvi un parere su questo punto.
Abbiamo letto nei giorni scorsi, da un lato, le posizioni dell'assessore Caner e, dall'altro, le sue. Per noi la questione fondamentale è che qualcuno davvero la prenda in mano e dica "ci sono io" oppure "c'è l'altro". Gli interlocutori, a partire dagli amministratori locali, che, come ben sapete, su questa vicenda sono molto, molto preoccupati e molto in difficoltà, sappiano chi è il punto di riferimento. Per quanto mi riguarda, davvero, può essere AVEPA, può essere chi segue il tema delle foreste in Consiglio regionale, possiamo decidere che sia qualcun altro, ma serve un interlocutore certo. Sennò ne discutiamo tra di noi, ne discutiamo sui giornali, ne discutiamo in Aula, ma poi non c'è chiarezza su chi ha in mano in questo momento la regia di questa parte. Ne avevamo già discusso e avevamo già capito che il tema non era ancora sciolto. Abbiamo visto anche in questi giorni che il tema non è sciolto.
L'assessore Bottacin ha chiarito la propria posizione, nel senso che...
No, Assessore. Lei ha detto il proprio punto di vista con chiarezza, però non posso essere io a dire se tocca a uno o tocca all'altro. Il punto di chiarezza lo dica al Presidente della Regione...
Non c'ero, quindi, purtroppo, non ho potuto ascoltarlo. Se oggi Zaia ha detto con chiarezza che è così, per quanto mi riguarda da domani la questione è chiara, sappiamo a chi rivolgersi e con chi interloquire. Fino ad oggi non è stato possibile, non è stato chiaro. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni. Prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Voglio riprendere un attimo il discorso già avviato dal collega Possamai. Sono rimasto sinceramente sorpreso dalle parole dell'assessore Bottacin, che ha fatto uno scaricabarile verso il Presidente di AVEPA. Capisco che il 23 novembre 2018 sia stato dato un incarico in un momento emergenziale. Siamo a 23 giorni dopo lo schianto di VAIA. È stato dato un potere commissariale. Siamo, però, a tre anni da ciò che è accaduto e si sta parlando del bostrico, una cosa venuta fuori successivamente. Credo che assegnare la responsabilità di quello che sta succedendo a un funzionario, per quanto dotato di poteri da parte di una delibera del novembre del 2018, sia veramente, dal punto di vista politico, un comportamento sorprendente.
La ringrazio che mi interrompe.
Ritengo sorprendente questo comportamento. Mi sento di sottoscrivere quanto già richiesto in maniera educata dal collega Possamai, cioè che ci sia una chiarezza...
Io non l'ho interrotta, nonostante lei abbia detto cose che ritengo sorprendenti verso i cittadini del Veneto. Le chiedo di non interrompere me. Chiedo che una responsabilità politica chiara sia presa su un tema che mette a rischio, come è stato detto chiaramente dai colleghi, gli aspetti turistici, gli aspetti di sicurezza, gli aspetti di tutela del nostro paesaggio.

PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
È stato depositato un ordine del giorno.
ODG n. A0001

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Guarda, Ostanel, Lorenzoni, Giacomo Possamai, Zanoni, Zottis, Camani, Bigon, Baldin e Montanariello relativo a "Bostrico e rischio incendi boschivi: potenziare le azioni di contenimento" in occasione dell'esame della proposta di deliberazione amministrativa relativa a "Aggiornamento del Piano Regionale Antincendi Boschivi. Legge 21 novembre 2000, n. 353.". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 37) APPROVATO (Deliberazione n. 12/2022)

(N.d.r. - Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- l'Allegato A, denominato "Il pericolo di incendi boschivi nelle aree soggette a schianti a seguito della tempesta Vaia" alla Deliberazione consiliare n. 14 del 28 gennaio 2020 relativa a "Adozione del documento di analisi nelle aree soggette a schianti a seguito della tempesta Vaia. Legge 21 novembre 2000, n. 353", provvedimento che unitamente alle parti sviluppate nel piano AIB di cui all'attuale proposta di deliberazione e al documento "Il rischio incendi boschivi nella Regione del Veneto - Aggiornamento 2017" (DCR n. 59 del 08/05/2018) sostituiscono le precise parti del Piano AIB vigente e di cui alla Deliberazione del Consiglio regionale n. 43 del 30/06/1999;
Vista:
- la L. 30/12/2021, n. 234 "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024" e richiamati i commi da 846 a 855 dell'articolo 1, con i quali sono disposti e modulati interventi urgenti per il contrasto alla diffusione del bostrico;
Tenuto conto che:
- la Regione del Veneto ha attivato specifiche iniziative di contrasto alla diffusione del bostrico, tra le quali vanno senz'altro menzionate l'attività di monitoraggio condotta negli anni 2019, 2020, 2021, le Linee guida regionali per la difesa dei popolamenti forestali dal bostrico tipografo (Ips typographus) del settembre 2021 e la Dgr n. 1691 del 30 novembre 2021 di approvazione del "Progetto triennale di ricerca e sperimentazione finalizzato allo sviluppo di una strategia di gestione integrata del bostrico tipografo Ips typographus nella Regione del Veneto" tra la Regione Veneto, l'Università degli Studi di Padova e l'Agenzia Veneta per l'Innovazione nel Settore Primario "Veneto Agricoltura";
Rilevato che:
- nel documento "Il pericolo di incendi boschi nelle aree soggette a schianti a seguito della tempesta Vaia" di cui alla sopra richiamata DCR n. 14 del 28 gennaio 2020, nella parte dedicata all'influenza delle pullulazioni di bostrico sul pericolo di incendio, è dato leggere che: "L'effetto delle pullulazioni di bostrico sul pericolo di incendi boschivi non è ancora definito chiaramente, nonostante negli Stati Uniti ed in Canada siano stati effettuati vari studi sull'argomento. Si possono solo dare alcune indicazioni di massima" e che: "Gli effetti degli attacchi di bostrico sul pericolo di incendi si hanno soprattutto in condizioni intermedie di vento o di umidità dei combustibili ad inizio primavera."
Considerato che:
- anche in ragione dell'approssimarsi della stagione primaverile, e vista l'esponenziale prolificazione di livello epidemico del bostrico, pare opportuno, stante altresì il pericolo sopra indicato, accelerare e potenziare gli interventi di contrasto e limitazione alla pullulazione, pervenendo, anzitutto, alla definizione di un coordinamento informativo e di azione tra i diversi livelli di governo interessati (Regione, Comuni e Regole in quanto proprietari dei boschi, Province, Unioni Montane), quindi, sulla scorta di tutte le informazioni spaziali disponibili, alla pianificazione degli interventi di contrasto calibrati per priorità e differenziati in aree operative da suddividere in tante fasce quante sono le posizioni nelle quali si possono imporre al Bostrico azioni di contenimento (suddivisibili in azioni di contrasto dinamico, azioni di frenaggio e azioni di arresto - temporaneo o definitivo), incentivando l'intervento nei boschi a prevalente funzione di protezione (intendendo non solo quelli individuati dalla pianificazione forestale o quelli appartenenti ad una certa classe di pendenza) con fondi e risorse umane SIF (Sistemazioni idrauliche-forestali) e il recupero dei boschi degradati;
Impegna la Giunta regionale
Ad avviare, anche in considerazione dei pericoli di incendio boschivo che potrebbero essere determinati dalle conseguenze della pullulazione del bostrico, ulteriori azioni di contenimento e contrasto alla diffusione del bostrico tipografo (Ips typographus)".
La parola alla consigliera Guarda.
Poi ha chiesto di intervenire l'assessore Bottacin.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ringrazio per la condivisione, anche tematica, precisa, fatta prima dall'assessore, oltre che, naturalmente, dalla relatrice. Vorrei precisare una cosa, che forse è stata fraintesa nel mio intervento iniziale. Io non ho messo assolutamente in dubbio ‒ e l'ho voluto precisare nella premessa dell'intervento ‒ la qualità del Piano e del suo aggiornamento per l'antincendio boschivo. Su questo non ci piove. Infatti, ho detto fin da subito che voteremo a favore perché è un buon Piano. I riferimenti, i riconoscimenti che avvengono al di fuori della Regione, da questo punto di vista, li condivido e li supporto.
La criticità che ho desiderato portare all'interno di quest'Aula, in un ambito di condivisione, è quella relativa all'efficacia degli strumenti di pianificazione della Regione in termini di attività di programmazione nella gestione delle foreste. È il punto interstiziale che influisce nell'attività di prevenzione dell'incendio boschivo.
Per questo motivo abbiamo desiderato portare il tema all'interno di quest'Aula, stimolando una progettualità che, da questo punto di vista, può essere perfezionata, a partire dalle risorse disponibili in quest'area per quanto riguarda la Regione del Veneto. Questo proprio perché, portando l'esempio del bostrico, si manifesta un problema catastrofico, evidentemente, perché mette in preoccupazione tutti quanti rispetto alla sopravvivenza e alla valorizzazione dei boschi del nostro territorio, ma che è esemplare perché, pur considerato conseguenza del VAIA, oggi sta espandendo il proprio ambito di azione, ha espanso il proprio ambito di azione e ha superato i confini delle aree interessate dall'emergenza VAIA.
C'è bisogno, quindi, di un'azione più determinata, che noi chiediamo venga messa in atto attraverso un ordine del giorno, un ordine del giorno che cita, ovviamente, le innovazioni apportate a livello nazionale, per quanto riguarda il bostrico, nella Finanziaria, ma cita anche i punti che abbiamo condiviso nella realizzazione delle attività di controllo del bostrico, che menziono nel terzo punto di questo ordine del giorno: l'attività di monitoraggio condotta dal 2019 al 2021; le linee guida regionali per la difesa dei popolamenti forestali dal bostrico tipografo, del settembre 2021; la DGR n. 1691 del 30 novembre 2021, che approva un importante progetto che mette le basi per il futuro, deve mettere le basi per il futuro, ossia il progetto triennale di ricerca e sperimentazione finalizzato allo sviluppo di una strategia di gestione integrata del bostrico nella Regione del Veneto, coordinato dalla Regione con l'Università di Padova e Veneto Agricoltura, che ha competenze importantissime e che fin da subito si è detta disponibile, anzi capace di un intervento di promozione importantissimo per quanto riguarda la questione della prevenzione del bostrico dopo l'evento VAIA.
Alla luce di queste iniziative, si richiede che, a questo punto, si passi all'attività di messa in atto delle linee guida, scritte da tecnici competenti. Questa parte ‒ mettere in atto le linee guida ‒ spetta alla politica regionale. Da questo punto di vista, le conseguenze ambientali così importanti e grandi per quanto riguarda l'emergenza bostrico interrogano tutti quanti sia da un punto di vista ambientale, sanitario e di prevenzione, che agronomico e forestale. Per noi questo è essenziale.
Trovate le nostre indicazioni nel "considerato che", ma lasciamo un impegno aperto. Qualsiasi iniziativa propositiva volta a risolvere questa situazione e a non lasciarla semplicemente in balia della prosecuzione degli eventi naturali per noi è essenziale. Quindi, sosterremo qualsiasi iniziativa atta e coordinata scientificamente per non disperdere le energie. Se c'è una misura del PSR dedicata, ci deve essere una pianificazione, un'attuazione delle linee guida proprio per fare in modo che questi fondi, poi, vengano destinati nella maniera più opportuna.
Se si dovranno – e qui termino, chiedo scusa, Presidente – sostenere le imprese e i Comuni che avranno perdite dal bostrico attraverso fondi del PSR e attraverso attività previste dal PSR ci vuole prima di tutto una pianificazione. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, collega.
La parola all'assessore Bottacin sull'ordine del giorno n. A001. Prego, Assessore.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Mi fa piacere siano state citate alcune attività che sono state svolte. Io ho semplicemente detto che era stato nominato un soggetto attuatore, il che non vuol dire che non è stato fatto nulla. Sono state fatte un sacco di attività. Ho citato anche delle attività che abbiamo fatto noi, come Protezione civile, tenendo conto della situazione che era mutata. Forse qualcuno non se n'è accorto, ma abbiamo aggiornato il Piano antincendi boschivi non oggi, ma in passato, proprio considerando questi aspetti. Così come sono state fatte una serie di attività.
È stato detto che servirebbe un Commissario. C'era un soggetto attuatore nominato dal Commissario, con pieni poteri, con tutte le deroghe previste dall'ordinanza del Capo dipartimento Borrelli, che andava in deroga su ben 17-18 leggi e su 100 articoli del Codice ambientale, tanto per citare. Tutto questo è stato fatto.
Io ho semplicemente detto che non sono in grado di fare, adesso, l'elenco completo di tutte le attività che sono state svolte. Perché? Perché, non avendo seguito tutta questa partita, ma solo un pezzettino di questa, sono in grado di dire quello che ho seguito io, ma non quello che è stato seguito da qualcun altro. Da questo a dire che non è stato fatto nulla e che è sorprendente scaricare sui funzionari... Qui nessuno scarica su nessuno. Quando ci sono le emergenze, ci metto la faccia fino in fondo, dal primo momento, sul campo, in mezzo al fango. Sempre e comunque.
Sulla partita di VAIA abbiamo gestito 2.000 cantieri in tre anni ‒ non uno, ma 2.000 cantieri ‒ con le stesse strutture regionali che avevamo prima e che abbiamo oggi. Bisognerebbe, quindi, ringraziare le strutture regionali che hanno fatto questo tipo di attività. Qui nessuno scarica nulla. Io li ringrazio sempre. Infatti, ho chiesto il voto all'unanimità sul Piano antincendio boschivo. Se noi siamo un'eccellenza, lo dobbiamo ai volontari di Protezione civile, ma lo dobbiamo anche al personale della Regione.
Creare l'assunto secondo cui, per attaccare la Regione... Oggi ho assistito a una cosa imbarazzante. Se io dico che è stata salvata una cerva, che è stata data alla Polizia provinciale, e dopo qualcuno dice che io ho detto una cosa falsa... La Protezione civile di Auronzo ha salvato la cerva e l'ha consegnata alla Polizia provinciale. Se poi la Polizia provinciale ha fatto quello che ha fatto, non sarà mica colpa mia. Pur di attaccare la Regione, arriviamo a dire queste cose. Capisco tutto, però bisogna stare attenti. Non si attacca solo la Regione. Dietro alla Regione ci sono dipendenti, funzionari, dirigenti, ci sono persone che ci mettono il cuore, l'anima, ci sono volontari e ci sono attività che vengono messe in campo da noi e da tutta una serie di altre Regioni su questo fronte, che hanno dimostrato anche la loro efficacia. Non occorre scomodare studi internazionali per sentirsi dire che il tema del bostrico è particolarmente complesso, ma da questo a dire che non è stato fatto nulla, no.
Ripeto: io non ho scaricato nulla su nessuno, perché io la faccia ce la metto sempre, e voi sapete che cerco di rimanere nel mio ambito di competenza. Non faccio interventi politici, non faccio interventi al di fuori del mio ambito di competenza. Rimango nel mio ambito di competenza. Punto. Non è sorprendente che io non esca dal mio ambito di competenza. È la conferma di quello che ho sempre fatto in tutti questi sette anni. Punto.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'ODG n. A001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Non vedo dichiarazioni di voto.
Metto in votazione la PDA n. 37 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Interrompiamo qui i lavori.
Ci vediamo martedì prossimo – alle ore 11 in Aula – con altri argomenti piuttosto importanti, in Consiglio regionale.
Grazie. La seduta è sospesa.
La Seduta termina alle ore 18.26
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI


Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 48 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 48
MARTEDì 8 FEBBRAIO 2022


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 48a seduta pubblica – martedì 8 febbraio 2022
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, con modalità telematica mista, secondo quanto previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 106 del 23 novembre 2021.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 1465 del 3 febbraio 2022.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 11.02 e rinvia i lavori alle ore 11.15.

La seduta riprende alle ore 11.25.

Assume le funzioni di consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati il processo verbale della 46a seduta pubblica di martedì 18 gennaio 2022 e il processo verbale della 47a seduta pubblica di mercoledì 19 gennaio 2022.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, dopo le comunicazioni di rito, comunica che il Presidente della Giunta regionale Zaia e il consigliere Boron sono in congedo e che alcuni consiglieri partecipano alla seduta da remoto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]

Punto n. 5.3) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Zottis relativa a "Morta per Covid-19 una lavoratrice ingaggiata da un'azienda vitivinicola del prosecco di Valdobbiadene: quali monitoraggi sono stati effettuati sull'esecuzione delle misure anti contagio per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro?" (Interrogazione a risposta scritta n. 128)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 183 del 04.08.2021
presentata dal consigliere Montanariello
"Caos approdi ACTV di Punta Sabbioni. Turisti a rischio malori e contagi nella vana speranza di raggiungere Venezia. La Giunta regionale intende intervenire per far sì che questa vergognosa situazione non si ripeta?"

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 196 del 29.09.2021
presentata dai consiglieri Montanariello e Zottis
"La soppressione di alcune corse serali di navigazione sulla tratta Rialto-Piazzale Roma causa gravi disagi ai lavoratori pendolari. La Giunta regionale intende farsi parte attiva per trovare una soluzione?"

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]

Punto n. 5.1) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Guarda e Lorenzoni relativa a "Cerva salvata dalla Protezione Civile ad Auronzo di Cadore, abbandonata nel bosco e poi uccisa in condizioni poco chiare. Perché non è stata destinata ad un centro recupero e chi ne ha autorizzato l'uccisione e perché?" (Interrogazione a risposta scritta n. 39)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto n. 5.2) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Camani, Guarda e Lorenzoni relativa a "Porto Marghera. Inchiesta svela un sistema collaudato di pesca di frodo di molluschi in acque interdette. Cosa fa la Giunta per tutelare la salute pubblica e impedire lo scempio dei fondali?" (Interrogazione a risposta scritta n. 126)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto n. 5.4) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon e Guarda relativa a "Volatili avvelenati da pesticidi nel trevigiano. Quali azioni ha disposto la Giunta regionale al fine di tutelare la fauna selvatica?" (Interrogazione a risposta scritta n. 135)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Proposta di legge d'iniziativa dei consiglieri Camani, Bigon, Zottis, Giacomo Possamai, Montanariello, Zanoni, Lorenzoni, Guarda, Ostanel e Baldin relativa a "Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra donne e uomini e il sostegno all'occupazione femminile stabile e di qualità". (Progetto di legge n. 76) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 3/2022)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE sospende la seduta alle ore 12.28.

La seduta riprende alle ore 12.29.

Intervengono le consigliere, Camani (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima commissione consiliare, e Cestaro (Zaia Presidente), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima commissione consiliare.

Il PRESIDENTE sospende la seduta per consentire all'Ufficio di presidenza della Prima commissione consiliare di esprimere il parere sull'emendamento n. B1.

La seduta è sospesa alle ore 13.01.

La seduta riprende alle ore 14.40.

In discussione generale intervengono le consigliere Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Guarda (Europa Verde), Zottis (Partito Democratico Veneto) e Baldin (Movimento 5 Stelle).

Durante l'intervento della consigliera Baldin assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale intervengono i consiglieri Lorenzoni (Gruppo Misto), Scatto (Zaia Presidente) e Bigon (Partito Democratico Veneto).

La PRESIDENTE Zottis dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato e relativo emendamento.

Gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11 ,posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. B1, della Giunta, sostitutivo dell'articolo 12, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto).

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), Villanova (Zaia Presidente), Speranzon (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Dopo l'intervento del consigliere Speranzon assume le funzioni di consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 7) all'ordine del giorno

Designazione del Presidente e dei componenti del Consiglio di amministrazione della società "Veneto Strade S.p.A.". APPROVATA (Deliberazione n. 10/2022)  [RESOCONTO]



Assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Si dà atto che i consiglieri Finco e Favero non prendono parte alla votazione poiché partecipanti da remoto.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della prima votazione, a scrutinio segreto, della nomina dei cinque componenti del Consiglio di amministrazione di Veneto Strade.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della prima votazione.

Assegnati n. 51
Presenti n. 48
Votanti n. 46
Schede bianche n. 1
Schede nulle n. 0

Hanno ottenuto voti:

Marco Taccini n. 36
Alessandro Menon n. 36
Luisa Nardi n. 24
Paolo Formaggioni n. 12
Claudia Bettiol n. 8

Risultano eletti:

MarcoTaccini, Alessandro Menon, Luisa Nardi, Paolo Formaggioni e Claudio Bettiol.

La seduta è sospesa alle ore 16.23.

La seduta riprende alle ore 16.33.

Si procede con la seconda votazione per la nomina del Presidente del Consiglio di amministrazione di Veneto Strade fra i cinque componenti che sono stati votati.

Interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente) il quale propone la candidatura del dottor Marco Taccini.

La consigliera segretaria Baldin (Movimento 5 Stelle), su invito del Presidente, procede all'appello nominale della seconda votazione, a scrutinio segreto, della nomina del Presidente del Consiglio di amministrazione di Veneto Strade.

Il PRESIDENTE proclama il risultato della seconda votazione.

Assegnati n. 51
Presenti n. 45
Votanti n. 43
Schede bianche n. 9
Schede nulle n. 0

Hanno ottenuto voti:

Marco Taccini n. 33
Claudia Bettiol n. 1

Risulta eletto:

Marco Taccini.

Punto n. 8) all'ordine del giorno


Disegno di legge relativo a "Modifiche all'articolo 2 della legge regionale 28 novembre 2014, n. 37 "Istituzione dell'agenzia veneta per l'innovazione nel settore primario"". (Progetto di legge n. 105) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 4/2022)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Barbisan (Gruppo Misto) che svolge la relazione illustrativa per conto della Terza commissione consiliare.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato.

I tre articoli che compongono il progetto di legge in oggetto, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bigon, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 9) all'ordine del giorno

Proposta di regolamento del Consiglio regionale d'iniziativa dei consiglieri Ciambetti, Finco, Zottis, Sponda e Baldin relativa a "Regolamento interno di amministrazione e organizzazione ai sensi dell'articolo 2 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 53 "Autonomia del Consiglio regionale"". (Proposta di regolamento interno n. 2) APPROVATA (Deliberazione n. 11/2022)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Piccinini (Lista Veneta Autonomia) che, per conto della Prima commissione consiliare, svolge la relazione illustrativa in sostituzione di quella agli atti.

Si passa all'esame dell'articolato.

I 65 articoli che compongono la proposta di regolamento interno in oggetto, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico la proposta di regolamento interno in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessun

Punto n. 10) all'ordine del giorno

Aggiornamento del Piano Regionale Antincendi Boschivi. Legge 21 novembre 2000, n. 353. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 37) APPROVATA (Deliberazione n. 13/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Cavinato (Zaia Presidente) che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda commissione consiliare.

Durante l'intervento della consigliera Cavinato assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto), l'assessore Bottacin, i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'ordine del giorno collegato al progetto di legge in oggetto.

ODG n. A1

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Guarda, Ostanel, Lorenzoni, Giacomo Possamai, Zanoni, Zottis, Camani, Bigon, Baldin e Montanariello relativo a "Bostrico e rischio incendi boschivi: potenziare le azioni di contenimento" in occasione dell'esame della proposta di deliberazione amministrativa relativa a "Aggiornamento del Piano Regionale Antincendi Boschivi. Legge 21 novembre 2000, n. 353.". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 37) APPROVATO (Deliberazione n. 12/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'ordine del giorno in oggetto.

Durante l'intervento della consigliera Guarda assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In discussione generale interviene l'assessore Bottacin.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa n. 37.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato martedì 15 febbraio 2022 alle ore 11.00.

La seduta termina alle ore 18.26.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MICHIELETTO Gabriele
BALDIN Erika
MONTANARIELLO Jonatan
BARBISAN Fabiano
OSTANEL Elena
BET Roberto
PAN Giuseppe
BIGON Anna Maria
PICCININI Tomas
BISAGLIA Simona
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RAZZOLINI Tommaso
CECCHETTO Milena
RIGO Filippo
CENTENARO Giulio
RIZZOTTO Silvia
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CESTARO Silvia
SCATTO Francesca
CIAMBETTI Roberto
SORANZO Enoch
CORSI Enrico
SPERANZON Raffaele
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FINCO Nicola Ignazio
VENTURINI Elisa
FORMAGGIO Joe
VIANELLO Roberta
GEROLIMETTO Nazzareno
VILLANOVA Alberto
GIACOMIN Stefano
ZANONI Andrea
GUARDA Cristina
ZECCHINATO Marco
LORENZONI Arturo
ZOTTIS Francesca
MAINO Silvia







LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
f.to Erika BALDIN




IL PRESIDENTE
f.to Roberto CIAMBETTI













N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Cristiano Gebbin e Gabriella Gamba