ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 22/03/2022 n. 55

Resoconto n. 55 - 11^ legislatura
Resoconto 55 a Seduta pubblica
Martedì, 22 marzo 2022
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO
La Seduta inizia alle ore 10.31

PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
La seduta del Consiglio è posticipata alle ore 11.00.
La Seduta è sospesa alle ore 10.31
La Seduta riprende alle ore 11.12

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno a tutti.
Possiamo iniziare la seduta del Consiglio. Invito tutti i Consiglieri presenti a segnare la presenza sull'applicazione Concilium.
Diamo inizio alla 55a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 4288 del 17 marzo 2022.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati i processi verbali delle Sedute pubbliche 53a di martedì 8 marzo 2022 e 54a di martedì 15 marzo 2022.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Tommaso RAZZOLINI
I congedi sono concessi.
Comunico che abbiamo un collega che ci segue da remoto.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Partiamo con le interrogazioni a risposta immediata.
Abbiamo la IRI n. 192 della collega Venturini.

Interrogazione a risposta immediata n. 192 dell'8 settembre 2021 presentata dalla consigliera Venturini relativa a "QUALI AZIONI SONO PREVISTE DALLA REGIONE VENETO PER LA REGOLARE MANUTENZIONE E IL RIPRISTINO DELLA CONCRETA FRUIBILITÀ DELL'AREA DEMANIALE NEL COMUNE DI BOVOLENTA – PD – FIUME RONCAJETTE?"

PRESIDENTE

Prego, collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa interrogazione punta l'attenzione su un'area demaniale che è presente nel Comune di Bovolenta, in Provincia di Padova, un'area che è denominata Pontara. È anche una zona di grande suggestione, che si trova in corrispondenza della confluenza di due corsi d'acqua: il Roncajette e il Vigenzone.
Quest'area è di competenza del Comune il quale dovrebbe garantire degli interventi di manutenzione e conservativi per garantire l'idoneità dell'area stessa, che è considerata, tra l'altro, un ormeggio di interesse pubblico, per cui il Comune trattiene il 50% del canone dovuto alla Regione.
L'area non risulta in buono stato di manutenzione e sarebbero necessari degli accorgimenti per garantire la sicurezza e anche il pontile andrebbe sistemato. Inoltre, a ridosso del centro cittadino, nell'alveo originale delle Roncajette, si è determinata un'area stagnante con una zona paludosa dove c'è la proliferazione di insetti, di zanzare: anche in questo caso sarebbe opportuno intervenire.
Noi chiediamo alla Giunta se ha intenzione di promuovere presso il Comune comunque delle azioni che possano garantire la manutenzione di quell'area, che possa essere garantita così l'idoneità da un punto di vista fluviale e possa essere anche garantita la salubrità.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Risponde la vicepresidente De Berti.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
A seguito della legge regionale 29 dicembre 2017, n. 46 , i Comuni hanno assunto la veste di autorità amministrative con funzioni sulla tutela e manutenzione dei beni demaniali con riferimento al demanio della navigazione interna.
Con successivo decreto regionale del Direttore dell'Unità organizzativa logistica Ispettorati di Porto n. 225 del 21 maggio 2018, la pratica relativa alla concessione demaniale oggetto dell'interrogazione è stata trasferita alla competenza dell'Amministrazione comunale di Bovolenta.
A tale proposito sono stati contattati gli uffici comunali competenti al fine di comprendere le azioni previste ed intraprese per la risoluzione del ripristino urgente del pontile e della sua messa in sicurezza. Gli stessi hanno riferito l'impossibilità di intervenire direttamente a causa della mancanza delle risorse economiche necessarie e prodigandosi in una soluzione alternativa quale la presentazione di un progetto di riqualificazione dell'area ed in particolare del pontile nell'ambito dell'iniziativa denominata "Antiche vie di navigazione: la Via del Sale e dello Zucchero", promossa dal Comune di Battaglia Terme con il supporto di Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e mirata alla realizzazione di percorsi turistici.
Ulteriormente, al fine di comprendere la fattibilità del progetto presentato, sono stati presi contatti anche con il Comune di Battaglia Terme, che ha riferito che il progetto attualmente è sottoposto a valutazione da parte del SINLOC (Sistema Iniziative Locali) e che al momento non si hanno esiti in merito. Inoltre è stato comunque chiesto al Comune di porre da subito in atto, se già non fatto, ogni azione anche provvisoria per porre in sicurezza il sito.
Per quanto attiene agli interventi eseguiti dal Genio Civile di Padova si evidenzia che, a seguito della realizzazione della nuova inalveazione del canale Roncajette, il ramo della vecchia inalveazione, di cui una parte è interclusa tra i due manufatti a monte e a valle, viene alimentato solo per fini di vivificazione. In condizioni di piena i manufatti in gestione al Comune di Bovolenta vengono chiusi, per cui il tratto di valle, essendo prossimo alla confluenza con il Canale Cagnola, per rigurgito risente anch'esso della piena. Considerati i tempi di permanenza della piena al nodo di Bovolenta, essendo un tronco morto, si verifica il deposito del materiale solido trasportato dalla corrente. Tale materiale in condizioni ordinarie, non essendo attivo il corso del vecchio Roncajette, non viene naturalmente rimesso in moto dalla corrente. Atteso che il Genio Civile non ha competenze in materia di salubrità e igiene pubblica e di navigabilità, nel tempo ha effettuato comunque alcuni interventi di ricalibratura della sezione idraulica.
Da ultimo, il Genio Civile di Padova ha inserito nell'ambito di un intervento finanziato anche con ricalibratura della sezione idraulica in prossimità della confluenza ove maggiore è il deposito. Preme sottolineare che questa è una situazione che si ripresenterà nel tempo. A parere del Genio Civile di Padova, per poter mantenere attivo un approdo per natanti, sarebbe opportuno prevederne un diverso posizionamento.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Venturini, per la replica.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Ringrazio l'Assessore per la risposta.

PRESIDENTE

Si può prenotare? Grazie.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Ringrazio l'Assessore per la risposta.

PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione successiva, la n. 215, presentata dalla collega Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 215 del 19 novembre 2021 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "INFERMIERI AUTISTI AL PRONTO SOCCORSO DELL'OSPEDALE DI BASSANO: È UNA SCELTA OPPORTUNA?"

PRESIDENTE

La collega Baldin la dà per letta, quindi do la parola all'assessore Lanzarin per la risposta.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Con la legge regionale 9 aprile del 2004, n. 9 , è stata istituita la figura professionale dell'autista soccorritore e sono state individuate le competenze prevedendo la partecipazione ad un corso di formazione la cui organizzazione sarà demandata a un provvedimento giuntale.
In ossequio a tale disposizione legislativa, con delibera della Giunta del 2005, 2006 e un'altra del 2006, sono stati avviati specifici corsi di formazione per autista soccorritore e con delibera del 2015 è stato introdotto l'obbligo per tutti i soggetti pubblici e privati accreditati di utilizzare, per la guida dei mezzi di soccorso, esclusivamente personale che abbia seguito un apposito percorso formativo.
Solo per completezza si ricorda invece che il profilo professionale dell'autista soccorritore rientra nell'esclusiva competenza statale e ad oggi non risulta ancora previsto. Ciò nonostante, la Regione Veneto si è attivata per garantire la formazione di tutti coloro che si trovano a dover guidare i mezzi di soccorso. Infatti il personale assunto con la qualifica di autista di ambulanza viene formato con un corso di guida sicura e un aggiornamento professionale per l'attività di soccorritore, ma tale percorso formativo viene esteso anche a tutti quegli operatori socio-sanitari che vengono adibiti alla guida delle ambulanze.
Per quanto riguarda invece il veicolo di soccorso avanzato automedica si richiamano le disposizioni del decreto del 5 novembre 1996, che, oltre a stabilire le caratteristiche tecniche per l'omologazione, all'articolo 1 li definisce come autoveicoli destinati al trasporto e alle attrezzature necessarie per primo soccorso con personale medico ed infermieristico a bordo.
L'articolo 2 li classifica nella categoria M 1 di cui all'articolo 47 del nuovo Codice della strada, per cui possono essere condotti con la sola patente B senza che siano necessari ulteriori requisiti, principio ribadito anche nelle linee guida della Conferenza Stato Regioni e dal sistema di emergenza-urgenza pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 114, 17 maggio 1996.
In merito alla situazione presente nell'ULSS 7 Pedemontana, il Direttore generale, interpellato sull'argomento, ha comunicato di aver avviato uno specifico percorso di formazione e addestramento rivolto al personale infermieristico e ad ulteriori garanzie per una migliore conduzione e utilizzo dei mezzi di soccorso.
Tale iniziativa è stata adottata dall'azienda sanitaria nell'ambito della riorganizzazione dei mezzi di emergenza SSUEM in attuazione di quanto stabilito dalla programmazione regionale con la delibera della Giunta regionale 614 del 2019, nel cui allegato D ha individuato le risorse umane necessarie per i mezzi medicalizzati, le ambulanze e il supporto avanzato nelle funzioni vitali.
Inoltre si è precisato che l'utilizzo di infermieri nell'automedica non ha comportato una riduzione dell'attività assistenziale in quanto tale personale è stato positivamente acquisito per le attività di Pronto Soccorso e ad esse correlate.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, la consigliera Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Buongiorno colleghi. Ben ritrovati.
Intanto ringrazio l'Assessore della risposta, anche che se è una risposta che non è soddisfacente al 100%, perché già da parte dei sindacati ci sono state delle rimostranze, sono usciti degli articoli di giornale sulla stampa. È una situazione che comunque non vede felici, non vede l'ottimo in tutte le ULSS.
Tra l'altro rilevo soltanto che nelle varie ULSS ci sono delle differenze: ad esempio, mi risulta questa situazione in cui gli infermieri non sono obbligati, ovviamente, a fare da autista soccorritore, ma è una facoltà. Ad esempio, a Rovigo si sono rifiutati oppure a Treviso, invece, risulta la stessa situazione o una situazione comunque analoga a quella appena riferita di Bassano, ovvero degli infermieri al posto degli autisti. A Padova, invece, il servizio è esternalizzato. Ci sono comunque delle differenze sul territorio veneto e, a mio avviso, credo che ognuno debba fare il lavoro per il quale si è adeguatamente formato e non fare due mansioni che magari non competono propriamente.
Credo che questo non sia il modello ottimale che vogliamo lasciare al Veneto del domani. È bene che ci siano questi corsi di formazione, però credo che, con la penuria di infermieri che abbiamo, ognuno dovrebbe fare, ripeto, il proprio mestiere e non entrambe le cose, ovvero quantomeno avere sia l'autista soccorritore più gli infermieri al seguito all'interno delle automediche. Secondo il mio parere, serve una riformulazione in questo senso per mettere d'accordo tutti e cercare di creare un servizio analogo su tutto il territorio regionale, che funzioni.

PRESIDENTE

Grazie, collega Baldin.
Passiamo ora alle interrogazioni a risposta scritta.
Abbiamo la n. 133 dei colleghi Zanoni, Bigon ed altri "Lettera della Direzione agroambiente, programmazione e gestione ittica e faunistico-venatoria in contrasto con ordinanza del TAR Veneto n. 491/2021 di sospensione del Calendario venatorio regionale 2021/2022. La Giunta regionale intende intervenire per il rispetto delle norme di tutela della fauna selvatica?"
Collega Zanoni, se si prenota, le do la parola.
Collega Zanoni, ci sente? Il collega Zanoni non c'è, quindi passiamo al punto successivo.
PUNTO
6



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI SCATTO, VILLANOVA¸ BISAGLIA, CESTARO, DOLFIN, FINCO, PAN, SPONDA, ZECCHINATO, BARBISAN, ANDREOLI, BET, BORON, BRESCACIN, CAVINATO, CECCHETTO, CENTENARO, CESTARI, CIAMBETTI, CORSI, FAVERO, GEROLIMETTO, GIACOMIN, MAINO, MICHIELETTO, GIANPIERO POSSAMAI, PUPPATO, RIGO, RIZZOTTO, SANDONÀ E VIANELLO RELATIVA A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 3 FEBBRAIO 2020, n. 5 "INIZIATIVE PER LA CONOSCENZA DELLA SHOÀ E PER IL GIORNO DELLA MEMORIA"". (PROGETTO DI LEGGE N. 118) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 9/2022)

Relazione della SESTA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Scatto.

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 6).
Relatrice la consigliera Scatto.
Collega, se si prenota, le do la parola.
Collega Scatto, se intanto vuole presentare il provvedimento e poi, appena possibile, si prenota.
Grazie.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Queste modifiche alla legge n. 5 del 2020 non sono state dettate da quella che poteva essere una diversa visione delle cose, ma semplicemente per porre l'accento sul maggior senso di responsabilità, perché questo strumento legislativo è nato per promuovere la conoscenza critica affinché la Shoah non sia limitata ad un mero esercizio scolastico, non sia un esercizio di stile ma una risorsa. Il legislatore regionale ha inteso dare un valore sociale alla conoscenza critica delle cause e dei fatti della persecuzione e dello sterminio, della loro complessità, dei comportamenti di chi vi prese parte attiva o comunque li permise rimanendo indifferente nel timore per sé.
Questo nuovo concetto di memoria afferisce al senso di responsabilità e vuole stimolare un percorso che sia generativo di coscienza diffusa di quella che è la fragilità umana e di quanto si possa precipitare in abissi di non ritorno se si pone nel nulla quella che è la coscienza.
Ecco che, proprio perché l'intento della Shoah è stato quello di cancellare la memoria ebraica, è indispensabile conoscere la realtà ebraica, conoscere la cultura, conoscere la tradizione: è questo insieme di riflessioni che ha fatto maturare la necessità di aggiornare i contenuti della legge n. 5 del 2020 perché anche i tempi sono cambiati, stanno cambiando, e quindi questo strumento legislativo doveva essere uno strumento più compiuto, che affiancasse con consapevolezza le iniziative per la conoscenza della Shoah. Ecco perché la proposta di questo PDL propone la riscrittura del titolo della legge regionale: "Iniziative per il Giorno della Memoria, la consapevolezza della Shoah, il contrasto all'antisemitismo con la promozione della conoscenza della cultura ebraica". Questo è l'articolo 1.
Poi l'aggiunta di un comma 2 bis all'articolo 1, che riguarda le finalità, con cui si dispone che la Regione del Veneto promuova la conoscenza della realtà, della cultura e della tradizione ebraica con attenzione particolare alla storia e ai luoghi dell'ebraismo nel territorio regionale come misura essenziale di contrasto dell'antisemitismo.
Poi la riscrittura dell'articolo 4, che riguarda le iniziative della Giunta regionale, apportando al testo originale degli aggiustamenti minimi, ma comunque opportuni all'applicazione della norma, senza incidere relativamente alla sostanza delle iniziative per la promozione della consapevolezza della Shoah, quindi con attenzione particolare alla storia dei luoghi dell'ebraismo in Veneto.
Inoltre, l'inserimento dell'articolo 4 bis che prevede – e non è di minore importanza rispetto agli altri – delle relazioni annuali al Consiglio regionale sullo stato di attuazione della legge da parte della Giunta regionale per quanto questa è competente e da parte dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per quanto attiene alle competenze proprie. Si è ritenuto infatti di dover non dico monitorare, ma sicuramente fare in modo che il Consiglio regionale sia comunque attento a questo tema molto importante.
Oggi viene proposta all'Aula la votazione di questo PDL di tutta la Sesta Commissione: con il collega Villanova, che è stato firmatario della legge n. 5, ovviamente abbiamo posto tutti l'accento sul fatto che non ci possiamo girare dall'altra parte da un lato e dall'altro non possiamo neppure pensare che il 27 gennaio i programmi scolastici possano semplicemente riempire i buchi con una lezione fine a sé stessa senza una conoscenza di quello che è l'ebraismo e di quella che è la cultura, perché prima di tutto, per capire, io credo, bisogna soprattutto conoscere e mai come oggi questo riveste un'importanza fondamentale.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Ci sono richieste di intervento? Collega Possamai.
Il collega Zanoni vuole intervenire su questo provvedimento? In merito all'interrogazione? Ormai la rinviamo alla settimana prossima. Mi dispiace, collega, però purtroppo io l'ho chiamata più volte.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Anche la collega Scatto ha avuto qualche problema di collegamento, comunque grazie lo stesso.

PRESIDENTE

Prego, collega Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Solo per confermare quanto già detto in Commissione. Non abbiamo neanche ovviamente voluto richiedere la correlazione, anche se tante volte la chiediamo anche solo sul piano tecnico e simbolicamente, perché ci sembrava che su un progetto di legge come questo anche solo il messaggio di chiederla non avesse senso.
Ci sembrano modifiche intelligenti. È una legge che assolutamente appoggiamo, sia quella originaria del 2020 ma anche le modifiche intervenute, perché vanno a perfezionare alcuni aspetti. Il tema sicuramente della conoscenza della cultura ebraica in particolare, cioè il fatto che non soltanto l'aspetto del ricordo, della testimonianza, che naturalmente è necessaria e importantissima, di quanto è accaduto con la Shoah, ma anche la conoscenza della cultura ebraica e quindi lo studio e l'approfondimento, il fatto di creare momenti che su questo fronte si focalizzino, ci sembra il modo giusto e ci sembra un modo di arricchire una legge che consideriamo importante.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo brevemente visto che questa legge 5 è stata una legge approvata nella passata legislatura, che ha visto tutto il Consiglio all'unanimità portarla avanti, sia in Sesta Commissione che una volta arrivata in Aula.
Io credo sia stata e sia tuttora una legge apprezzata sia dal punto di vista delle comunità ebraiche sia dal punto di vista delle scuole e degli studenti. Purtroppo è arrivata in un periodo storico, quello della pandemia del Covid, che ha impedito di poter farla arrivare sul territorio come volevamo, con l'impatto che volevamo, ma sicuramente, nel momento in cui avremo la possibilità, questa sarà una legge che porterà la memoria della Shoah in tutte le scuole. Credo sia importantissimo che si continui a lavorare proprio perché arrivi agli studenti, arrivi ai giovani in un momento in cui abbiamo bisogno di memoria.
Questo penso sia un momento storico in cui c'è bisogno di conoscere quella che è stata la nostra storia per fare in modo che non si ripeta. Se è vero quello che stiamo leggendo proprio in questi giorni e stiamo ascoltando in questi giorni, che la Shoah è una tragedia con una sua unicità e speriamo che rimanga una tragedia unica nella storia, è anche vero che penso sia compito di tutti noi fare in modo che le tragedie del passato non tornino a riaffacciarsi sulla nostra Europa e nel mondo attuale.
Quello che stiamo vedendo in questi giorni, purtroppo, ha delle ricorrenze dal punto di vista storico, come ho già citato un paio di settimane fa qui in Aula, che fanno rabbrividire. Penso, quindi, sia compito di tutti noi, nel nostro piccolo, fare in modo che queste leggi, questa legge e la nostra attività, siano volte proprio a fare in modo che la storia non ritorni.
Ben vengano queste modifiche che sono state portate avanti dalla Presidente della Sesta Commissione, la collega Scatto, perché tutte le modifiche che portano a migliorare le nostre leggi penso siano più che benvenute. Grazie alla collega Scatto per il suo lavoro e grazie anche per il lavoro della Sesta Commissione. Spero che il voto sia unanime per questa proposta di modifica.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Passiamo all'articolato.
Siamo all'articolo 1.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 3.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 4.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 5.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sul provvedimento.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione il progetto di legge n. 118.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7



PIANO STRATEGICO DEL TURISMO DEL VENETO 2022-2024 (PROGRAMMA REGIONALE PER IL TURISMO. LEGGE REGIONALE n. 11/2013 , ARTICOLO 6). (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 39) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 41/2022)

Relazione della SESTA Commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Favero.
Correlatrice: Consigliera Camani.

PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 7) all'ordine del giorno.
Relatore è il consigliere Favero.
Prego, collega. Se si prenota, per cortesia.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, scusi, sull'ordine dei lavori. L'Assessore competente non sarà presente in Aula in questa discussione? Grazie.

PRESIDENTE

Stanno contattando l'Assessore, che dovrebbe arrivare a breve.
Collega Favero, se cortesemente si prenota, le do la parola.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Intanto un saluto a tutti.
Il Programma di sviluppo turistico che viene proposto oggi ha delle caratteristiche particolari rispetto al precedente Piano di sviluppo turistico ed una è quella di proporsi in veste di algoritmo, in qualche modo (uso questa metafora visto che il concetto è diventato di moda), perché non va a delineare quali sono gli obiettivi specifici di azione che la Regione andrà ad adottare, cosa che viene demandata ai Piani annuali, ma dà piuttosto una visione complessiva del lavoro che vi è da sviluppare. Questo partendo dall'analisi della crisi che si è avuta in relazione alla pandemia, alla quale purtroppo adesso si aggiunge la crisi indotta dalla guerra che si sta consumando alle porte dell'Europa in Ucraina e, ahimè, da quanto sta accadendo, sembra non avere una proiezione a breve termine.
Il documento sottoposto alla vostra attenzione si articola in due parti. La prima è un'ampia analisi degli effetti della crisi su scala mondiale. Voi sapete che la crisi pandemica ha influito moltissimo sia nella mobilità all'interno del vecchio continente sia nella mobilità a livello intercontinentale. C'è un dato che credo sia macroscopico, ma proprio per questo emblematico: si è passati da 1 miliardo e 400.000 arrivi al mondo a meno di 400 milioni nel 2020. Questo segna evidentemente per il mondo turistico uno stress straordinario. Uno stress che si è riverberato anche sul funzionamento delle nostre aziende, molte sono andate in sofferenza, i ristori ci sono stati ma parziali, alcune imprese hanno inevitabilmente chiuso i battenti, le altre hanno cercato di evolvere la loro offerta. Una sfida non semplice. Giustamente questa analisi è stata compiuta con l'Osservatorio del turismo regionale federato. Sottolineo questo aspetto perché fino a qualche anno fa vi era una specie di conflitto o di gara fra i dati, quelli offerti dal CISET piuttosto che dalle Camere di Commercio e via elencando. Avere un Osservatorio federato consente di avere un'analisi più univoca, un'analisi che rimane problematica perché nel '20 per il Veneto la batosta è stata formidabile: basta guardare il sito dell'Osservatorio regionale per vedere che abbiamo avuto una riduzione di più della metà degli arrivi e delle presenze.
La seconda parte del documento invece punta a dare una visione che sia innovativa senza cercare di inventare l'acqua calda – e sottolineo questo aspetto – perché è fondamentale ripartire tenendo conto del fatto che comunque la trasformazione intervenuta ha modificato alcuni processi che erano già in atto nel mondo turistico. Sottolineo questo aspetto.
Scusatemi, anche il fotografo. Guarda, io non riesco a parlare se sento gente che discute.

PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie.
Dicevo, la trasformazione ha accelerato alcuni processi che in realtà erano già in atto. Penso al turismo d'affari che stava declinando a causa dello sviluppo delle nuove tecnologie che consentono di lavorare anche da remoto. Ma ovviamente il venir meno del turismo d'affari, con la sua riduzione drastica nella fase pandemica, ha pesato su aziende che erano abituate a lavorare con i meeting di lavoro che si tenevano in un tessuto imprenditoriale come il nostro che è ricchissimo di imprese.
C'è un altro aspetto che ha avuto un'accelerata ed è quello del turismo fai-da-te che si sviluppa in internet. Oggi molti turisti si arrangiano, scelgono da soli quali sono le mete, non si rivolgono a dei tour operator, si costruiscono da soli le proposte, e questo impatta nella gestione del cliente da parte degli operatori perché l'operatore si trova a dare informazioni che venivano richieste dal turista che arriva fuori dai binari ordinari e quindi deve avere un atteggiamento di accoglienza che è diverso rispetto al passato quando i percorsi dei turisti erano già assegnati.
Il documento cerca di stabilire quali linee strategiche adottare nelle diverse dimensioni che interessano il turismo, soprattutto puntando a un approccio che sia il più possibile intersettoriale.
Può sembrare una banalità, ma finché il turismo era talmente forte in Veneto da non porre grandi questioni, il problema di un lavoro intersettoriale non veniva affrontato in maniera sistematica. Oggi si pensa che la filiera turistica debba intrecciarsi utilmente con quella del mondo agricolo, ma anche con quella del mondo industriale o del mondo dei servizi alla persona.
Parlo del mondo industriale perché alcuni anni fa ebbi a ridire con un giornalista che valutava i motivi di attrazione del territorio trevigiano. Quando io gli dissi che le nostre imprese generavano anch'esse presenze turistiche legate alle offerte degli outlet, il giornalista rimase piuttosto perplesso, però i dati lo confermavano perché c'è anche un turismo molto di nicchia legato all'offerta di alcune nostre imprese, soprattutto nel settore dell'abbigliamento sportivo.
Il mondo turistico è estremamente costellato, ma una cosa è certa, che sta continuando una trasformazione che si è innestata 10 o 15 anni fa ed è legata agli effetti dell'innalzamento del potenziale medio di istruzione della popolazione. Guardate che non è cosa da poco: è la trasformazione del concetto di Gran Tour da offerta riservata ai più ricchi a un'offerta disponibile a tutti grazie anche al meccanismo dei voli low cost.
Ecco che affrontare una domanda che si trasforma e si innalza per pretese anche nella fascia medio bassa di spesa significa dover, come territorio, porci delle domande che, in precedenza, potevamo anche non porci: per esempio quella di costruire dei nuovi prodotti turistici.
Al riguardo – anche in Commissione abbiamo affrontato il tema – ricordo che vi sono aree mature che vanno comunque conservate nella loro competitività (parliamo, quindi, delle spiagge piuttosto che del lago o delle terme o delle città d'arte), ma vi sono altre aree che, per il momento, sono sottoutilizzate o sono state meno esposte all'offerta turistica, perché occorre fabbricare un'identità per queste nuove linee di lavoro, un'identità che deve essere anche all'insegna della sincerità, cioè della rappresentazione del nostro territorio non attraverso un marketing che mostri immagini bellissime da cartolina (con i turisti più evoluti questo non funziona), ma rappresentandoci per quello che siamo: una grande Città metropolitana, distesa, diffusa, che ha le sue problematiche, ma ha anche, al suo interno, una serie di situazioni di offerta culturale, sportiva, ambientale che meritano attenzione.
Il Piano pone anche il problema della responsabilità nella pianificazione delle opere pubbliche che sono funzionali al turismo, pone il tema della qualità ambientale che non può essere evitato, pone il problema, quindi, di una responsabilità collettiva e condivisa di gestione del territorio.
Questo si interfaccerà, spero nel prossimo futuro, anche con la dimensione urbanistica di necessità se vogliamo affrontare le sfide del futuro. Credo che questo programma tocchi alcuni nodi che sono fondamentali.
Dell'Osservatorio vi ho già detto, quindi è una lettura univoca dei dati del mercato, ma il documento pone il problema, oltre che della costruzione del prodotto, che richiede uno sforzo collettivo, anche di una formazione degli operatori, perché in un mondo che si evolve anche la qualità e la tipologia dei servizi deve crescere. Ci sono formule come la patente dell'accoglienza che stanno suscitando grande attenzione non solo nelle professioni turistiche, ma anche nei cittadini che sono interessati a sapere, che hanno figure a cui possono rivolgersi. C'è l'evoluzione del marketing che utilizza ormai anche i big data, le reti informative. Non a caso c'è l'invito pressante da parte della Regione ai territori ad utilizzare la piattaforma digitale che la Regione ha realizzato per dare informazioni ai turisti, oltre che per raccogliere dati.
La partita dei dati è sempre e comunque fondamentale quando si elaborano delle strategie.
Vi è attenzione ai portali dell'accoglienza, giustamente allocati in prima istanza nelle città capoluogo, ma pari attenzione viene rivolta anche alla rete degli uffici IAT e alla nuova formula degli Infopoint, che consente di rendere molto più capillare l'informazione ai turisti.
C'è anche un problema di coinvolgimento della comunità: il concetto di comunità accogliente è fondamentale per avere dei territori competitivi sul piano turistico e anche qui vi sono grandi passi in avanti da fare.
Vi sono anche, infine, riflessioni che sono state sviluppate in Commissione in ordine al rapporto fra la Regione, le Province, gli Enti locali e le Camere di Commercio per quanto riguarda le OGD: sono organizzazioni che sono nate in base alla legge regionale 11 del 2013 e che possono sviluppare un'azione preziosa per coinvolgere l'intero territorio. Ci sono state farraginosità nella fase della loro istituzione, vi sono cose da correggere: abbiamo convenuto con l'assessore Caner che prossimamente la Commissione Sesta si ritroverà per analizzare insieme quali possono essere le migliorie da apportare a questa rete, però è interessante perché ci dà la possibilità di pensare a un'integrazione fra l'approccio dall'alto e l'approccio dal basso. L'approccio dal basso da solo non è sufficiente, anche perché chi per mestiere fa altre cose e poi, come Sindaco, si trova in un'assemblea a parlare di strategie turistiche, può legittimamente non disporre di tutte le competenze che sono necessarie e non solo, perché poi vi possono essere anche piccole conflittualità territoriali sulle quali è bene mediare e la mediazione di solito la fa il soggetto superiore.
Serve, però, anche un approccio direttivo da parte della Regione, perché se vi è una visione strategica, questa visione strategica va trasmessa e condivisa con i territori.
Ecco perché questo strumento si presenta all'insegna della flessibilità e vi ricordo che è stato elaborato attraverso un percorso partecipativo che ha interessato gli stakeholders, cioè quei soggetti che hanno le competenze per dire la loro sul documento.
Come detto in precedenza, non si è inventata l'acqua calda, ma si è avuta la capacità di mettere insieme le migliori esperienze che si sono sviluppate in Veneto e ricordo che il Veneto, nonostante la crisi, rimane la Regione turistica di riferimento a livello nazionale, una delle Regioni turistiche più importanti d'Europa. Però, come diceva Bartali anche quando vinceva "Tutto sbagliato, tutto da rifare", nel senso che è necessario procedere a un continuo aggiornamento della nostra capacità di offerta turistica, legandola sempre più intimamente ai valori della cultura, anche per non perdere un'opportunità finanziaria importante che è quella del PNRR.
Purtroppo in questa fase non sembra che lo Stato stia prestando grandissima attenzione alle istanze delle Regioni e di questo mi dolgo, però vi sono 6,5 miliardi di euro che sono destinati al turismo e alla cultura. Guardate che questo binomio è ormai inscindibile perché i desideri di esperienza del turista si legano soprattutto alle sue motivazioni culturali. Oggi le città d'arte superano in arrivi le aree del turismo di massa tradizionale, cioè le spiagge. Poi è vero che le spiagge accumulano più presenze, cioè più notti spese in albergo. Però è un dato importantissimo, come è importante il fatto che vi siano visitatori che cercano mete alternative rispetto a quelle tradizionali.
I nostri amici francesi in questa dimensione hanno dimostrato una capacità operativa superiore alla nostra. Vi cito due esperienze che ho avuto modo di vivere anche personalmente: quella dei luoghi dello sbarco in Normandia e quella dei luoghi della Prima Guerra Mondiale. Alla fine totalizzano oltre 5 milioni di visitatori che hanno forti motivazioni morali e credo che questo dimostri come sia possibile pensare anche a un turismo che si sviluppa su un'area diffusa, dove non sono concentrati in un unico luogo gli elementi e le componenti d'offerta. Ma potrei citare anche l'esperienza straordinaria a tutti noi nota dell'itinerario di Santiago di Compostela. L'itinerario è nato per l'intuizione di un gruppo di appassionati di storia che, per loro motivazione personale, avevano deciso, in qualche modo, di intraprendere il percorso degli antichi pellegrini. Questa suggestione un po' alla volta si è trasmessa fino a essere diventato un fenomeno turistico di massa.
Ecco perché ritengo che questo documento, questo programma, come è più corretto definirlo, più programma di sviluppo turistico che piano, è un buon strumento che viene messo a disposizione del nostro territorio.
Saluto l'assessore Caner che ci ha raggiunto e proprio con l'assessore Caner cercheremo di declinare questa nuova edizione del Piano di sviluppo turistico regionale all'interno dei Piani turistici annuali dove si andranno a definire poi le azioni vere e proprie.
Grazie per l'attenzione.

PRESIDENTE

Grazie, collega Favero.
Do la parola alla correlatrice Camani. Prego, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La proposta della Giunta su cui si discute oggi è il principale strumento di programmazione delle politiche turistiche della Regione del Veneto. Nella cornice generale, infatti, stabilita dalla legge regionale 11 del 2013 il Piano strategico triennale è di fatto il documento che deve o dovrebbe tratteggiare gli obiettivi e le strategie dell'attività regionale in ambito turistico da declinare poi più specificatamente nei Piani turistici annuali.
Quella di oggi dunque dovrebbe essere una discussione rilevantissima all'interno di questo Consiglio regionale, prima di tutto per l'incidenza economica che questo settore ha nell'economia nazionale e nell'economia regionale, ma secondariamente perché il turismo è stato uno dei settori più pesantemente travolti dalla pandemia e che dunque oggi ha bisogno di essere profondamente ripensato.
Certo, era già evidente quanto i cambiamenti epocali, a partire dalla globalizzazione dei mercati, dall'aumento dell'interdipendenza tra le nazioni e le economie, dalla crescita della mobilità delle persone e delle organizzazioni stessero da tempo modificando la natura, l'entità e le stesse destinazioni dei flussi turistici. Così come le innovazioni tecnologiche veloci nel diffondersi, rapide nell'evolversi e pervasive nell'estensione stavano già producendo mutamenti significativi tanto nel mondo produttivo e turistico quanto in quello domestico. Ma la pandemia e la conseguente crisi economica hanno agito anche e soprattutto in questo comparto come acceleratore, ne hanno acuito e fatto esplodere le contraddizioni e le criticità e le conseguenze in campo turistico sono state davvero pesanti, a causa della filiera lunga del comparto che investe direttamente ed indirettamente un'ampia fetta dei servizi (dalla ristorazione al commercio, dell'artigianato ai trasporti), per l'indissolubile legame con il territorio che fa del turismo di fatto l'unico prodotto non esportabile e l'unica produzione non delocalizzabile, e per la sua natura di servizio non immagazzinabile che ha reso e rende le perdite di fatturato sostanzialmente irrecuperabili.
I dati sull'andamento occupazionale del comparto turistico, sia in termini quantitativi che qualitativi, nella fase del lockdown e in quelle successive della riduzione dei servizi, hanno messo in luce quanto alla fragilità dell'economia turistica corrisponda anche una sorta di fragilità sociale: contratti precari stagionali spesso senza ammortizzatori sociali hanno accresciuto nel tempo la precarietà del lavoro e la dequalificazione delle competenze in ambito turistico, oltre che molto spesso indebolito la stabilità delle comunità locali.
Sapevamo già, quindi, quanto la nostra analisi su questo Piano triennale avrebbe dovuto tener conto dell'aggravamento dovuto al Covid rispetto a questi elementi di fragilità strutturale. E oggi, purtroppo, dobbiamo aggiungere alla nostra discussione anche il dramma della guerra in Europa. Non ci devono sfuggire, infatti, le conseguenze che questo fatto produrrà sull'economia turistica, sia direttamente, perché il mercato russo, ormai da decenni, è uno di quelli a più alto potenziale per flussi turistici e per capacità di spesa, sia indirettamente, perché, nel suo essere pienamente globale, la domanda turistica è anche più elastica di altre; subisce, cioè, con una maggiore intensità gli impatti di fattori esterni. Per non parlare degli effetti che si ripercuoteranno sulle imprese turistiche in termini di costi energetici.
In questo contesto, che è, appunto, molto contingente, ma che si innesta in una fase di cambiamento generale già in atto, il documento che ci sottoponete appare profondamente inadeguato. Non perché ci siano scritte cose sbagliate. Nel documento, però, che consta più o meno di 44 pagine, 36 sono dedicate all'analisi di contesto, quella che possiamo leggere in qualsiasi rivista turistica acquistata in edicola, e soltanto 4 pagine sono quelle nelle quali sono riportate le ipotetiche linee di azione proposte dalla Regione del Veneto. Quindi, lo riteniamo inadeguato non tanto perché non condividiamo l'analisi fatta, di contesto, del resto supportata da una ricca biografia alla fine, quanto perché ci sembra che questo documento non colga la dimensione della sfida in campo nella giusta proporzione e con la dovuta ampiezza.
Peraltro, Assessore, questo triennale non corrisponde alle finalità che la stessa legge regionale affiderebbe al Piano triennale, perché – lo dico anche al relatore Favero – la legge regionale indica esplicitamente, in maniera analitica, quali dovrebbero essere i contenuti di un Piano triennale fatto come Dio comanda: il quadro dell'offerta turistica, le risorse turistiche regionali e le relative linee di intervento, i criteri per la valutazione dell'impatto delle politiche pubbliche, e molto altro ancora che in quelle quattro pagine non c'è, consigliere Favero.
Emerge, infatti, a mio giudizio chiaramente, anche da una lettura affrettata del documento, per esempio, la differenza di portata tra questa proposta e quella precedente. Se calcoliamo che tra l'una e l'altra, di mezzo, c'è stata prima una pandemia e ora una guerra, penso si colga facilmente la dimensione dell'inadeguatezza di questo strumento. Non si dovrebbe trattare, come invece appare, di una mera analisi di contesto e della conseguente serie di azioni e di interventi operativi, compito che, non a caso, la legge regionale, che voi vi siete dati, affida al Piano annuale. Quella di oggi dovrebbe essere una vera e propria programmazione generale, a maggior ragione alla luce degli shock che hanno colpito il turismo e l'economia negli ultimi due anni.
Questo Programma triennale, insomma, avrebbe dovuto essere, proprio come dice la legge n. 11, lo spazio di elaborazione, di proposta di politiche pubbliche capaci di incrociare la gestione delle emergenze e gli effetti che hanno prodotto già e che ancora produrranno e le esigenze di riforma più profonde e globali che dovrebbero stare, appunto, dentro la programmazione strategica regionale triennale.
Le analisi proposte sugli scenari sono, ovviamente, tutte condivisibili, ma non riescono a cogliere una profondità sufficiente ad una programmazione di medio periodo e soprattutto, Assessore, non hanno l'ambizione di incidere sui processi che sono già in corso. La crisi del turismo oggi è eccezionale non soltanto per la rilevanza quantitativa, numerica (il numero di arrivi, di presenze, di strutture che chiudono), ma anche per la rilevanza dal punto di vista qualitativo. Il turismo sta cambiando, deve cambiare, e la Regione del Veneto non può, nella sua programmazione triennale, non cogliere questi cambiamenti.
Non basta aspettare che tornino i turisti. Non basta più aspettare che tornino i turisti. Non basta promuovere più e meglio i prodotti turistici negli aeroporti. Il punto non è "come", ma "cosa" stiamo andando a promuovere. Non basta dare indicazioni alle imprese, alle destinazioni per affrontare questo nodo pesante del comparto turistico. Ci si deve seriamente interrogare sulla vulnerabilità intrinseca del settore e sulla conseguente vulnerabilità dei settori economici, in cui il turismo pesa per quote rilevanti. Se va in crisi il turismo, vanno in crisi il commercio, la ristorazione e le comunità che lo ospitano.
Questo documento, invece, sembra limitarsi ad affrontare le emergenze, adeguando, peraltro, strumenti meramente operativi al mutato contesto della domanda. La linea di intervento sembra quella di piegare gli strumenti di programmazione già in essere alle esigenze della ripresa e interpretarle esclusivamente nel rapporto tra turista e prodotto, in un'ottica esclusivamente di mercato, abdicando totalmente al ruolo proattivo che il pubblico dovrebbe esercitare, a maggior ragione in una fase di cambiamenti profondi, che stanno già andando e possono andare nella direzione di aggravare ulteriormente le diseguaglianze.
Manca anche il previsto coordinamento ‒ previsto dalla legge n. 11 ‒ con gli strumenti di programmazione comunitaria. Le politiche di coesione. Non c'è scritto, nella programmazione triennale, come i fondi comunitari verranno impiegati dentro questo strumento. Il PNRR è citato come fatto esterno, ma non c'è una correlazione tra la progettazione regionale e le risorse (7 miliardi) che lo Stato metterà a disposizione in questo comparto.
Insomma, in questo documento non sta tanto, e soltanto, l'inadeguatezza, quanto l'opportunità sprecata, assessore Caner. La sfida che abbiamo davanti, e che questo documento non coglie, non è soltanto quella di gestire la ripartenza in attesa che si realizzi, se si realizzerà, bensì sarebbe quella di ridisegnare le politiche pubbliche del turismo regionali. Devo dire che, a ben guardare, questo attendismo della Regione del Veneto in ambito turistico non è una novità, perché dal 2020 l'unica iniziativa diversa da quella programmata, come conseguenza della pandemia, in ambito turistico in questa Regione è stato soltanto il reindirizzamento, attraverso i fondi comunitari, di alcune risorse del comparto rispetto all'azione di marketing. Non è stato fatto null'altro per incrociare i cambiamenti in atto.
Dunque, cosa manca, a mio giudizio, in questo documento? Quello che c'è ‒ sono 4 pagine ‒ facciamo in fretta a vederlo. Cosa manca? Prima di tutto, Assessore, il turismo è un vero e proprio comparto industriale. È giunto il momento, per questa Regione, di prendere il turismo sul serio e di considerarlo non una rendita, ma un settore pienamente integrato nelle catene del valore dell'economia regionale, pienamente partecipe delle sfide, delle opportunità dei nostri tempi, non meno della manifattura o di altri servizi. C'è, dunque, bisogno di una vera e propria politica industriale del turismo attorno a cui definire la strategia regionale.
Il carattere trasversale e multisettoriale della materia turistica impone di definire una politica industriale integrata con il tema dell'occupazione, dello sviluppo territoriale, della gestione del patrimonio naturale e culturale, dei trasporti. Nelle transizioni in corso, dal green al digital, occorre domandarsi quale contributo il turismo può dare, quale contributo può ricevere dalle politiche pubbliche regionali. È chiaro che, per le sue caratteristiche, la politica turistica debba essere incentrata sul sistema economico imprenditoriale, ma non bastano contributi a pioggia. Il ruolo del pubblico rimane rilevante per facilitare l'acquisizione delle risorse, per modificare i fattori ambientali e infrastrutturali, nonché, e soprattutto, per fissare gli obiettivi di benessere pubblico. L'impianto del documento, invece, sembra prescindere da questa dimensione, dalla dimensione della responsabilità delle Istituzioni.
Ad esempio, il ruolo del pubblico non può essere l'elaborazione di uno strumento informativo che supporti le imprese nella definizione del prezzo migliore della camera da vendere, dell'albergo, quanto piuttosto la predisposizione di politiche integrate che, puntando sulla destagionalizzazione, siano finalizzate a tenere alto quel prezzo per il maggior numero di giorni possibili l'anno. In generale il documento si presenta come un'interpretazione delle evoluzioni, senza l'ambizione di voler orientare e governare quelle evoluzioni.
Il tema della sostenibilità, consigliere Favero, non è affrontato in questo documento. Io, invece, penso sia la questione più cruciale di tutte in ambito turistico, ma non solo. Tema più volte evocato, ma concretamente declinato come, in questo Piano triennale? Eppure, la stessa legge regionale sul turismo come prima finalità, rispetto alle attività economiche, indica esattamente la promozione del turismo sostenibile. Si intitola così la nostra legge regionale. Lo diciamo anche all'assessore Calzavara, che la settimana scorsa non voleva assumere il tema della sostenibilità rispetto alla gestione dei grandi eventi. Dunque, il titolo del triennale delle politiche turistiche regionali dovrebbe essere "la sostenibilità in ambito turistico". Sappiamo che, se la sostenibilità deve essere centrale nella pianificazione delle politiche pubbliche, a maggior ragione è necessario parlarne a proposito di turismo, che, per definizione, sta nei territori, sta nelle comunità. Mai come in questo comparto la dimensione sociale ed ambientale della sostenibilità deve tenersi con la dimensione economica, sapendo che la dimensione economica della sostenibilità fino al 2020 si poteva dare per scontata. Oggi anche quella viene rimessa in discussione.
Dovremmo aver capito, insomma, che il modello tradizionale di sviluppo economico fondato sulla semplice crescita qualitativa dei fattori (più turisti, più imprese, più consumo del territorio, più benessere) è un modello che non funziona più. Se vogliamo evitare i tornelli a Venezia dobbiamo impegnarci molto di più in questa direzione. Sennò aspettiamo solo che tornino i turisti, consigliere Favero. Parlo con lei perché l'Assessore se ne è andato. Sennò ‒ ripeto ‒ aspettiamo solo che tornino i turisti, guardando gli indici dei flussi, e torniamo ad avere Venezia e l'overtourism esattamente come lo conoscevamo prima.
Riprogettiamo le politiche turistiche pensando non soltanto alla quota di PIL che si potrebbe attivare, ma sapendo che molto spesso il turismo si presenta in molti territori come l'unica o principale fonte di occupazione. Quando un'impresa turistica chiude, una destinazione perde competitività, un attrattore turistico naturale o culturale viene sfruttato troppo, sono elementi che impattano negativamente sui territori. La politica regionale deve essere responsabile di fronte a questi elementi.
La stessa capacità di disegno delle politiche pubbliche dovremmo impiegarla rispetto all'innovazione tecnologica. Fino ad ora il comparto turistico è riuscito a coglierne solo parzialmente le opportunità e spesso anche in Veneto si è limitato a subirne le conseguenze. Pensiamo, ad esempio, agli effetti dirompenti che le nuove tecnologie hanno avuto nelle politiche di incoming. Se questa invasione tecnologica non può essere evitata, in particolare in un servizio così personale, come quello turistico, deve essere governata, gestita, utilizzata.
Il percorso regionale sull'Osservatorio ‒ mi rivolgo sempre al consigliere Favero ‒ è utile, ma l'obiettivo che ci poniamo con quell'Osservatorio qual è? Quando un decisore pubblico decide di raccogliere dei dati, si deve chiedere cosa vuole sapere da quei dati, perché li raccoglie. Sono tanto carini i grafici e gli schemini sul sito dell'Osservatorio turistico rispetto al sentiment dei turisti, in riferimento alle nostre destinazioni, ma il decisore politico si deve chiedere: "Di fronte a quei dati, che decisione prendo? Di fronte a quei dati, come implemento le mie politiche?".
Mi dovete dire che avete fatto l'Osservatorio turistico e che con i dati che avete raccolto lì avete dedotto una politica piuttosto che un'altra, altrimenti diventano disegnini, carini da vedere, che costano, ma che non aiutano nella costruzione delle politiche pubbliche. La raccolta dei dati, la gestione dei dati non è fine a se stessa: deve dare un riscontro al decisore pubblico e anche all'impresa privata. Io non ho capito quale decisione di cambiamento delle politiche regionali turistiche è stata assunta sulla base dei dati raccolti dall'Osservatorio. Non c'è. Anche qua, si sarebbe dovuto ribaltare il ragionamento. Non "raccolgo tutti i dati che esistono", ma raccolgo i dati che mi servono per capire come orientarmi su una scelta piuttosto che un'altra. Questo perché non si è capito qual è il significato, la funzione, il rischio e l'opportunità delle innovazioni tecnologiche, che riveste un ruolo fondamentale dentro le politiche turistiche, in primo luogo nell'ospitalità.
Le nuove tecnologie possono, certo, contribuire a ridisegnare le interazioni tra clientela e front-line, ma stiamo ancora parlando di touchpoint. Il resto del mondo sperimenta l'Internet delle cose in ambito turistico, si discute con le chat-box piuttosto che con il proprio operatore finanziario e noi immaginiamo che l'offerta turistica possa essere costruita attorno a un portale, rispetto al quale i clienti non possono neanche accedere.
Poi c'è il tema dei beni culturali. C'è un ritardo pesante per quanto riguarda le strategie digitali rispetto alla tutela dei beni culturali e la gestione degli accessi. Magari all'Osservatorio potremmo chiedere di dirci quali sono gli itinerari che fanno i turisti, quali sono i monumenti che vanno a visitare troppo e quali, invece, non visitano e dovrebbero visitare, a proposito dell'utilità delle domande che facciamo rispetto ai dati. Sul fronte delle destinazioni: scusate, nel 2022 parlare di destinazioni turistiche senza citare mai le opportunità che le innovazioni tecnologiche ci potrebbero dare nella prospettiva della smart destination. Le Smart City non esistono nel vostro progetto turistico.
Ho fatto degli esempi, anche banali, per spiegare come le innovazioni tecnologiche, anziché essere subite, potrebbero essere utilizzate per delle politiche pubbliche all'avanguardia.
Infine, e chiudo, Presidente, il tema del lavoro. Consigliere Favero, giustissimo, servono nuove competenze, nuove scuole di professionalizzazione, il patentino dell'accoglienza, ma serve un impegno sulla stabilizzazione del lavoro in ambito turistico, nell'ambito del commercio e della ristorazione. Contratti precari. Chiudo, Presidente. Contratti precari. È ovvio che il personale cambia lavoro se non ha tutele. E su questo la Regione qualcosa dovrebbe e potrebbe fare.
Chiudo sottolineando soltanto quello che sembra già evidente dal mio intervento, cioè che siamo, da un lato, seriamente preoccupati per questa impostazione delle politiche turistiche e, dall'altro, profondamente delusi rispetto a un documento che riteniamo inadeguato.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Non ho molto da aggiungere a quanto detto anche dalla consigliera Camani. Intervengo per esprimere grande preoccupazione per questo documento. Lo avevo già anticipato in alcune sedute della Commissione, ma credo che ribadirlo in Aula sia importante.
Faccio un paragone. Abbiamo appena approvato il Piano triennale della cultura. Circa il livello di approfondimento di quel Piano, rispetto alle azioni che vengono intraprese rispetto a questo Piano, credo sia autoevidente il fatto che si debba e si possa essere preoccupati. Quando si leggono queste 42-43 pagine, purtroppo, si ha la sensazione di non avere chiaro cosa si vuole fare nei prossimi tre anni per lo sviluppo del turismo in Veneto. Mi dispiace dirlo così, ma chiunque legga questo documento ‒ va da sé ‒ vede questa mancanza. Abbiamo una ventina di pagine di analisi (25-30). Poi, quando arriviamo alla fine, prima dei riferimenti bibliografici (anche lì, forse dopo aggiungerò una battuta; o forse non la farò, visto che di solito viene fatta a me), abbiamo delle azioni, divise per aree, che sono assolutamente generiche, iper-generiche. Talmente generiche che fanno pensare che forse il contenuto è quello del Piano degli anni precedenti, che in qualche modo abbiamo rivisto senza davvero aggiornarlo al momento in cui siamo.
Perché mi faccio questa domanda? Tra l'altro, andando a studiare i documenti, quando era arrivato in Commissione, anche le annualità erano spostate di un anno. 2021-2023 e adesso 2022-2024. Come se si aggiungesse un anno e come se cambiare la previsione del tempo fosse più o meno una cosa automatica, un esercizio tecnico. Siccome qui intervengo sempre sul tema degli operatori della cultura, dove mi arrabbio per dire che qui dentro non è legittimo fare esercizi tecnici quando abbiamo delle imprese che stanno chiudendo, figuriamoci nel settore del turismo, che magari conosco meno per competenza. Credo, però, sia davanti agli occhi di tutti noi che, quando parliamo di turismo in questo momento, stiamo parlando di imprese che non stanno solo chiudendo, ma stanno perdendo lavoratori e stanno lasciando a casa intere famiglie di un settore che non sappiamo come si riprenderà.
L'unica cosa su cui sono d'accordo in questo documento sono le premesse, i punti di domanda. Addirittura, ci sono delle parentesi che a me fanno molto ridere, perché sono parentesi in cui si dice: "E se rimarrà sempre così?". La pandemia. Ci sono proprio delle parentesi con il punto di domanda. Questo non può, in un Piano, io credo, essere messo con questo livello di superficialità. Un Piano potrebbe dire che siamo in una situazione difficile, mettere i dati, come fanno nell'introduzione. Ma poi almeno pensare che queste azioni, che vengono descritte in maniera così leggera, senza alcun orizzonte temporale... Noi non sappiamo quali di queste azioni mettiamo nell'anno 2022, nell'anno 2023, nell'anno 2024. Come se fosse, appunto, un documento, una tesi di un triennale di uno studente che si mette a fare un esercizio teorico di alcune azioni. Scusatemi, ma credo che questo non sia assolutamente all'altezza di un Piano triennale di una Regione come il Veneto sul turismo.
Faccio alcuni appunti più specifici, al di là del metodo e dell'impianto generale di questo documento.
PNRR. Lo ha già detto la consigliera Camani: dov'è, qui dentro, l'integrazione tra tutte le risorse che arriveranno ‒ speriamo ‒ con il PNRR e il rilancio turistico? Sulla scheda n. 16, se non erro, del PNRR, su cui la scorsa settimana ho fatto degli appunti molto precisi e, a causa di un litigio in Aula, si è deciso di non andare avanti ad approfondire quel tipo di appunti... Io li ripeto qua. Speriamo che oggi sia un giorno migliore perché i contenuti entrino nella politica in maniera rivoluzionaria.
Venezia. Qui dentro, dove abbiamo le azioni che la scheda 16 prevede per la tutela di Venezia? Non ci sono. Se vogliamo rilanciare il turismo e vogliamo prevedere delle azioni per il rilancio turistico e una pianificazione triennale, credo ci dovrebbe essere almeno un'integrazione tra quello che prevede il PNRR e quello che prevedono i fondi strutturali europei. Capire che tipo di azioni, ad esempio, si fanno per il rilancio del turismo a Venezia, in una maniera diversa da quella che accadeva prima della pandemia. Vedo questo documento ed è diverso da quello che si prevede come pianificazione in quella scheda, dove si dice: iniziamo a limitare le affittanze brevi oppure iniziamo a pensare che ci sia un piano di ripopolamento di Venezia che si integra con il turismo. Queste non sono cose che si scrivono, secondo me, con leggerezza. Devono essere scritte vedendo le altre linee di pianificazione che si hanno sul Piano turistico.
Prima il consigliere Favero citava l'integrazione con il tema dell'urbanistica. Io sono, ovviamente, molto d'accordo. Non abbiamo solo Venezia, ovviamente, all'interno di questa Regione. Non prevediamo, ad esempio, qui dentro, delle azioni specifiche per il rilancio turistico dei borghi, visto che stiamo investendo milioni di euro su alcuni borghi, sempre all'interno dei fondi del PNRR? Come facciamo? Dove sta scritto? A che pagina è scritto come la Regione del Veneto porterà i turisti da Venezia a visitare i borghi? Noi spenderemo 20 milioni di euro a Recoaro. Come ci arrivano a Recoaro i milioni di turisti che, speriamo, torneranno a Venezia nei prossimi anni?
A me dispiace, ma in un Piano triennale vorrei che si capisse che tipo di interventi vengono fatti...

PRESIDENTE

Colleghi, se volete intervenire vi prenotate e io vi do la parola.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Credo che in un Piano triennale si debba vedere qual è la direzione. Vogliamo davvero spostare e provare a fare in modo che non succeda come anni fa, quando i turisti venivano a Venezia e a fatica si vendevano alcuni pacchetti per portarli fuori, magari a Verona e a Treviso? Vogliamo, invece, arrivare a quel turismo diffuso che abbiamo nelle nostre leggi e che porta Venezia o Verona ad essere un attrattore, ma dove, poi, i turisti vanno altrove? Riusciamo a spiegare quando questo verrà messo in campo e come? All'interno di questo Piano non c'è. Non c'è nulla rispetto all'integrazione dei grandi investimenti che ci permetterà di fare né il PNRR e anche la programmazione strategica europea, che abbiamo appena approvato in quest'Aula. Non c'è un accenno in questo documento. Credo che questo dia da sé l'evidenza del fatto che è un documento scritto senza pensare alla realtà delle cose. Un Piano così, portato in Aula, si fa fatica anche a votarlo. Si vota un esercizio di stile più che un Piano.
Altra cosa. Prima ho parlato dei borghi, ma ci sono anche territori dove, magari, non saranno finanziati dei borghi particolari. Abbiamo, ad esempio, territori importanti come il Parco regionale dei Colli Euganei. Anche qui, all'interno di un Piano di questo tipo, visto che parliamo dell'integrazione con il tema dell'urbanistica, perché non abbiamo messo le aree di pregio o alcune aree descritte davvero all'interno di un Piano, che potrebbero diventare quel volano per portare la Regione del Veneto ad avere nuovi arrivi che non vanno solo a Venezia? Non c'è cenno di altre attrazioni turistiche di diverso tipo che noi abbiamo nella nostra Regione. Non ne abbiamo alcun cenno all'interno di questo Piano. Ad esempio, il rilancio di alcuni itinerari, che sono presenti in altre leggi che noi qui abbiamo, ma che all'interno di questo Piano non ritroviamo.
Chiudo dicendo l'ultima preoccupazione. Leggo questo Piano e a me sembra possa essere applicato in qualsiasi territorio dell'Italia. O meglio, del nord Italia. Non c'è una specificità. Non si parla di montagna, non si parla della differenza tra le zone di lago, pianura, montagna, città diffusa, come ci si sposta, le diverse Province, le Dolomiti. Si citano solo le Olimpiadi, giustamente, ma la montagna – spero che tutti siano d'accordo con me – è anche altro. Il turismo montano avrà delle strategie diverse per essere promosso rispetto, magari, al turismo lento all'interno dell'area del Polesine? Qui dentro non si cita e non c'è un Piano di sviluppo turistico del Polesine. Qui dentro ci riempiamo spesso la bocca di come quel territorio abbia delle risorse, debba essere tutelato. Credo proprio di sì. Credo che tutte quelle risorse ci siano. Si tratta di un territorio che, con un po' di innovazione nel fare turismo, potrebbe avere potenzialità che non hanno altri territori altrove nel nostro Paese.
Perché qui dentro, in un Piano triennale del turismo, che tra l'altro norma o pianifica il turismo nei prossimi tre anni, dopo una pandemia, non c'è alcuna specificità territoriale? È uguale a quello che si fa in montagna, nel Polesine e a Venezia. Qui dentro non c'è nulla di diverso tra questi tre territori. Come fa ad essere un Piano? Lo chiedo anche con grande tranquillità. Perché lavoriamo così o perché stiamo lavorando così, in questo momento particolare? È come se fosse arrivato un Piano triennale della cultura – avrei fatto lo stesso intervento – che metteva le stesse azioni per il cinema, il teatro e le arti contemporanee. Quel Piano aveva delle specificità, diceva cosa faceva in un settore piuttosto che nell'altro. Qui no.
Credo che votare un Piano di questo tipo oggi significhi solo votare un esercizio di stile, con una buona bibliografia, magari con delle azioni su cui, in qualche modo, si potrebbe essere d'accordo, ma non le vediamo messe né in una linea del tempo, quindi da dove si parte per rilanciare questo settore, né in una linea di specificità, quindi cosa facciamo per tutelare Venezia, cosa facciamo per rilanciare il Polesine, cosa facciamo per spendere bene quei 20 milioni di euro che vengono investiti in un borgo, a cui le persone, però, devono arrivare se vogliamo che quell'investimento abbia un valore aggiunto. Non c'è nulla di tutto questo.
Credo che sia assolutamente impossibile che una Regione come la nostra abbia un Piano di questo tipo, che non è assolutamente all'altezza di tutti i discorsi che abbiamo fatto qui dentro rispetto all'eccellenza di questa Regione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni. Prego, collega.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio il consigliere Favero per aver illustrato un provvedimento con passione, per la nostra Regione, e di questo gli sono grato, però ritengo che quanto già messo in luce dalle colleghe Camani e Ostanel sia assolutamente reale e inquadri correttamente i limiti di questo documento.
Io sono rimasto veramente sorpreso, perché mi sembrava di correggere una tesi. Ha ragione la collega Ostanel: si capisce se lo studente ha messo sé stesso o ha raccolto un po' di cose. A me colpisce che dei dati riportati, a parte che ci sono molti dati di Tripadvisor, certo, sono interessanti, la fonte è affidabile, non c'è niente dell'Osservatorio turistico regionale. Non c'è nessun dato specifico. Tra l'altro, l'Osservatorio è una fonte che io utilizzo ed è informatissima e qualificata. Perché non siamo partiti dai dati del nostro territorio? Io mi aspettavo un Piano che fosse costruito su quel patrimonio di informazioni che ci sono, che sono legate al territorio, che sono legate alla presenza, che sono legate ai fenomeni che caratterizzano il turismo nel nostro territorio. Non c'è. Abbiamo letteratura internazionale, ma non abbiamo calato – l'ha detto bene la collega Ostanel – i trend che ci sono a livello internazionale sul nostro territorio. Questo è evidente a chiunque, penso anche a un lettore distratto.
Allora veramente io dico: facciamo una riflessione se questo sia il documento adeguato ad un settore così importante, e l'abbiamo detto. Il fatturato è rilevantissimo. Però, vedo che è un po' la tendenza della politica di questa Amministrazione, il "laissez faire". Lasciamo fare, tanto il Veneto comunque è la prima Regione turistica e, quindi, sopravvivrà anche a questi sconvolgimenti che stiamo vivendo. Gli imprenditori del settore turistico sono bravissimi, perché si inventano delle cose straordinarie, e quindi non hanno bisogno del nostro Piano. Io non credo sia così. Io credo che, se siamo primi in Italia, questo sia dovuto alla capacità delle imprese e delle persone del Veneto che si industriano. Ma possiamo essere più primi. Il costo-opportunità di un documento di questo tipo è elevatissimo. Noi dobbiamo confrontare una Regione Veneto con una capacità programmatoria efficace con una Regione Veneto senza, e il bilancio è fortemente negativo. Un'impresa valuta sempre le due cose: cosa faccio se prendo un documento di un tipo o cosa faccio se quel documento non c'è? Non possiamo confrontarci con gli altri che sono più indietro. No, non è così. Dobbiamo confrontare un Veneto con la programmazione con un Veneto senza la programmazione, e qui abbiamo un bilancio che è fortemente negativo.
Faccio un esempio, per capirci. Ha parlato bene, il collega Favero, dei big data. Oggi abbiamo una quantità di informazioni importanti. Io mi aspettavo una piccola indagine sui flussi dei telefoni, che io al Comune di Padova ho comprato, spendendo 24.000 euro, per capire in tre mesi quanti sono entrati, quanti sono usciti, quanti sono rimasti, da dove venivano, quanti francesi c'erano. Peraltro, ho scoperto che i francesi si fermano più degli americani, e non lo so perché. Però, è un'informazione importante. Quanti venivano alla Cappella degli Scrovegni e restavano a dormire e quanti, invece, venivano alla Cappella degli Scrovegni senza restare a dormire. Sono informazioni basilari per poter programmare. Non c'è niente. Assessore Caner, costerà 30.000 euro, 50.000 euro, 100.000 euro, non lo so esattamente quanto possa costare, però questo doveva esserci. Oggi disponiamo di una quantità di strumenti che dobbiamo mettere a disposizione per aiutare l'economia del nostro territorio. Non c'è nulla di questo.
Altro tema. Si parla con orgoglio del payoff "The Land of Venice", ma io sono sorpreso, perché tantissimi operatori che ho sentito non sono per niente contenti di questo appiattimento su Venezia, che c'è, che è un brand da vendere, e sono d'accordo, ma parlando con gli operatori della montagna, con gli operatori del Polesine, con gli operatori delle Colline vinicole mi dicono che sono un'altra cosa, che va valorizzata nella loro specificità. Per cui, anche su questo io dico: siamo sicuri che stiamo valorizzando le risorse e non appiattendole?
L'ultima mia osservazione è relativa alla lunga lista che c'è alla fine del documento, dove sono indicati tutti gli auspici. Parlo di auspici perché non so se sono dei punti programmatici da raggiungere, perché se sono punti programmatici ci rivediamo tra tre anni e vediamo se li abbiamo raggiunti, ma saremmo veramente degli incredibili attuatori di politiche considerato che sono quattro o cinque pagine di punti che mettere in fila è veramente difficile. Allora, sarebbe bello, anziché avere quattro pagine di punti, avere una pagina di obiettivi specifici e dire: su questo ci misuriamo.
Quali sono gli indicatori che noi utilizzeremo per valutare l'efficacia del Piano? Non ce ne sono. Penso alle politiche europee: non c'è politica che non sia accompagnata da indicatori di prestazione chiave. Non voglio dirlo in inglese, perché anche qui c'è molto inglese dentro, io invece preferisco che si parli in italiano: indicatori chiave di prestazione. Ebbene, quali sono gli indicatori sulla base dei quali valutiamo questo Piano? Non ci sono.
Ritorno a dire, quindi, che è un documento che è vecchio negli strumenti, oltre che nell'idea, nella visione, che è troppo statica. Veramente, assessore Caner e consigliere Favero, vi esorto a fare un attimo di riflessione e capire se sia il documento adeguato o se aspettare qualche settimana e produrre un documento più incisivo.

PRESIDENTE

Grazie, collega Lorenzoni.
Se non ci sono altri colleghi che vogliono intervenire, do la parola al collega Favero per la replica. Prego.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Non è una replica, è piuttosto una voglia di confronto e anche di chiarimento. Ho trovato apprezzabili le riflessioni fatte dai Consiglieri che sono intervenuti, ma credo che semplicemente stiamo parlando di strumenti diversi. Ed è su questo che vorrei attirare la vostra attenzione. Questo è un programma, non un Piano. Un Piano contiene obiettivi concreti, ha dei titoli e dei sottotitoli, ha degli elaborati progettuali, questo, invece, esprime una filosofia di intervento.
A proposito della parola "filosofia", diffido il collega Pan dall'utilizzare questo termine quando deve dire che non siamo qui per fare filosofia. Siamo qui anche per fare filosofia, cioè un po' di riflessione critica. Glielo dovevo.
Parto da una prima considerazione. In realtà, all'interno del documento, nella parte delle analisi, sono contenute anche le indicazioni, che anticipano, quindi, la parte conclusiva, che è non di quattro, ma di otto pagine. Qualcuno potrebbe dire: mamma mia, ma che poco! Vorrei permettermi di citare un racconto di Borges, quello del regno che aveva i migliori cartografi del mondo e a cui il re aveva dato il compito di fare cartografie sempre più perfette. Ci riuscirono, arrivando a cartografie con scala 1:1, solo per scoprire che erano, a quel punto, del tutto inutilizzabili. Allora, qui si tratta di definire un approccio di lavoro e credo che questo approccio di lavoro sia stato definito con competenza da persone che lavorano nell'ambito del turismo. Credo che siano state definite con competenza anche perché fra queste professioni vi è anche quella di artisti professionisti, che hanno dato una mano. Vi è anche la figura di Stefano Landi, forse una delle figure di maggior riferimento a livello nazionale in questa dimensione.
Questo è un piano strategico, per cui deve essere essenziale. Permettetemi una nota biografica, ma quando si invecchia si capisce che forse non basta fare teorie, bisogna anche raccontare esperienze. Nel 2012 a Montebelluna, città dove si discuteva da anni di fare tutta una serie di operazioni e si erano pagati i professionisti per fare i migliori piani del mondo, mi permisi di proporre un piano strategico che era contenuto in otto slide. Ebbene, quelle otto slide ci hanno consentito di rovesciare e trasformare la città, perché poi abbiamo demandato ad azioni specifiche l'attuazione delle linee fondamentali che avevamo individuato.
Guardate, quando io sento che un Ente pubblico ha redatto un piano strategico che consta di migliaia di pagine, penso subito che quell'Ente abbia buttato via i suoi soldi. Io rispetto la sua opinione, la prego di rispettare la mia. Tutto qui. D'altronde, pensare che la Regione turistica più forte d'Italia lo sia indipendentemente o a dispetto della politica, scusatemi, è ridicolo. Il sistema turistico veneto si regge grazie all'azione della politica, a tutti i livelli, in fase di promozione, in fase di studio, in fase di controllo. Quindi, non cogliere questo significa non cogliere come funziona il sistema turistico veneto, che ha una sua struttura, una sua ossatura, che parte dalla Direzione regionale e si articolava prima nelle Province e oggi nelle OGD, per arrivare fino ai punti più remoti della Regione.
Collega Ostanel, un programma non contiene di necessità gli obiettivi. Sugli obiettivi siamo chiamati a lavorare. Il programma ci dice con quali regole possiamo e dobbiamo giocare. Io, francamente, a breve presenterò una mia proposta su un tema che mi sta a cuore, su un obiettivo concreto, che spero lei possa anche condividere. Quindi, non è una Regione che lascia fare, è una Regione che ha deciso di avere un approccio estremamente flessibile anche a fronte di una trasformazione dello scenario internazionale che era imprevedibile solo tre anni fa. Lo hanno detto anche i tecnici che sono intervenuti in Commissione: se prima era possibile ragionare anche con prospettive lunghe, non dico da piani quinquennali di staliniana memoria, ma con programmazione ben definita, oggi con le trasformazioni che sono in essere questo è impossibile. Questo richiede degli approfondimenti, e la partita si sposta da questo che è un programma ai Piani turistici annuali, dove vanno definiti i contenuti. Ed è per questo che credo vada accolta con grande attenzione la disponibilità dell'Assessore a confrontarsi con la Commissione nei prossimi mesi sui contenuti dei Piani turistici annuali.
Chiudo con una battuta per quanto riguarda i dati. C'è un limite anche all'utilizzo dei dati. Bisogna essere essenziali. Così come all'utilizzo dei marchi. Il marchio "The Land of Venice" è comunque un marchio riconoscibile. Guardate che viviamo in un mondo dove i marchi si sono talmente tanto moltiplicati da essere diventati inutili. C'è un'inflazione tale di marchi da esporre il visitatore alla noia. Così come il numero delle app prodotte: ogni Comune è arrivato a produrre la sua app. Peccato che non le scarica più nessuno perché intasano il cellulare. Poi, i dati sui flussi turistici vanno letti, alle volte, al contrario, perché ti fanno capire dove non stai funzionando. Del resto, se i percorsi turistici di carattere naturalistico hanno un tasso di frequentazione ridotta, quel dato è molto più interessante di quello sui flussi che arrivano a Venezia.
Io credo che questo strumento che andiamo ad approvare oggi sia uno strumento che si attaglia al contesto in cui stiamo vivendo e c'è la disponibilità da parte della maggioranza a confrontarsi poi sulla fase operativa, confronto sulla fase operativa che credo porterà in luce la capacità che ognuno di noi, come Consiglieri, avrà di mettersi in gioco e di dare il suo contributo.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire l'assessore Caner. Prego.

Ass.re Federico CANER

Grazie. Buongiorno a tutti.
Vi confesso che sono abbastanza esterrefatto dalla discussione di oggi e dagli interventi dei colleghi di opposizione, perché veramente mi sembra di vivere in un altro mondo rispetto a ciò che hanno detto, ma soprattutto anche in merito a ciò che abbiamo discusso durante le Commissioni scorse, quando abbiamo, secondo me, sviscerato a fondo le tematiche turistiche. Ci siamo incontrati anche più di una volta, ci siamo incontrati anche con i chairperson dei sei tavoli, che hanno fatto anche un intervento molto tecnico e approfondito. Ma evidentemente qualcuno non ha proprio capito – per carità, non è che questo sia un obbligo – quale sia la filosofia, come dice il consigliere Favero, di questo programma.
Abbiamo detto in tutte le salse che è stata una scelta politica, condivisa con il territorio, tra l'altro, dunque non una scelta politica dell'assessore Caner o dei tecnici regionali, ma condivisa con il territorio, ovverosia con le associazioni di categoria e con tutti i cosiddetti stakeholder del mondo del turismo, e abbiamo detto che in un momento di difficoltà come questo, caratterizzato da due anni di pandemia, dallo scoppio di una guerra, che sta rendendo tutto più liquido (si direbbe oggi) e difficile anche da interpretare, è assurdo pensare di fare un programma strategico nel dettaglio, che non è neanche il compito del programma, come giustamente prima ha ricordato il consigliere Favero, perché sarà nel PTA che andremo a declinare le azioni nel loro dettaglio. E lo abbiamo detto questo. L'ho detto io, l'hanno detto i vari responsabili dei tavoli, che sono tutti degli operatori, gente della categoria, che sono entusiasti del lavoro che abbiamo fatto.
Io capisco che si debba fare, perché fa parte della politica, un uso – permettetemelo di dire senza che nessuno si offenda – anche strumentale dell'Aula, perché in Commissione io non ho sentito gli interventi che ho sentito oggi. Ho sentito, sicuramente, qualche proposta, ho sentito qualche lieve perplessità, ma non ho visto uno scenario disastroso come quello che oggi mi è stato presentato dai Consiglieri di opposizione. Questo a dimostrazione – ripeto, se mi permettete – che si utilizza l'Aula per fare vecchia politica, invece che fare proposte concrete. D'altronde, nelle analisi dei Consiglieri ho sentito semplicemente dire che tutto non funziona, ma non ho sentito proposte concrete. Visto che mi si dice e mi si chiede di entrare nel dettaglio, io non ho sentito proposte di dettaglio, perché se la proposta è quella di venire qua con i grafici dei flussi turistici dei francesi, piuttosto che degli americani, forse non abbiamo capito cos'è un programma regionale.
Ebbene, nel momento in cui si va a discutere e a dire che non c'è coerenza con i programmi comunitari, quindi con il POR FESR in particolare, mi chiedo dove viviamo, quando poco tempo fa in quest'Aula abbiamo discusso anche delle tematiche relative ai Fondi di coesione, dove è stato ripetuto più volte, lì e anche in Commissione Turismo, che l'intenzione della Regione era di rimettere in campo alcuni strumenti già utilizzati perché ci vengono chiesti dalle categorie, per esempio la rigenerazione alberghiera, perché c'è necessità anche da questo punto di vista, la creazione di nuovi prodotti turistici, perché abbiamo sempre la necessità di inventarci nuovi prodotti, al di là di spingere quelle che sono le nostre destinazioni. Abbiamo detto di continuare nella politica di aggregazione delle imprese per spingerle a mettersi insieme e a creare prodotti turistici.
Guardate, proprio qualche giorno fa ero a Feltre, dove abbiamo inaugurato non tanto un nuovo approccio, ma un finanziamento vero e proprio che è arrivato da 500.000 euro su 600.000 euro di investimento, quindi 80% a fondo perduto, da 27 operatori differenti dal mondo dell'outdoor, che si sono messi insieme in tre province differenti, Belluno, Treviso e Vicenza, creando prodotti turistici nuovi, innovativi, mettendosi insieme e facendo rete, che è esattamente quello che noi predichiamo negli ultimi anni, cioè la necessità del territorio di mettersi in rete e di creare prodotti turistici e di promuoverli all'estero, perché con gli stessi fondi noi andiamo anche a promuovere ciò che abbiamo creato, ed è quello che esattamente in questi anni si sta verificando.
Questo programma è per scelta politica sintetico, ma fate attenzione a non confondere la sinteticità con la superficialità. Sono due cose completamente diverse, come l'ha spiegato bene il consigliere Favero prima. Qua volutamente su alcune azioni non siamo andati nel dettaglio, perché quello che sta accadendo in questi anni è talmente veloce che dobbiamo avere una visione di dove andare, ma dobbiamo anche essere veloci nell'adattarci e farlo con strumenti molto rapidi, che non sono la programmazione ogni tre anni, perché in questi due anni che verranno cambierà di nuovo il mondo, perché purtroppo quello che stiamo vivendo è questo.
Anche con riferimento al tema delle destinazioni della transizione digitale, come si fa a dire che su questo programma non c'è niente da questo punto di vista? Abbiamo parlato di Digital Lab, abbiamo parlato della transizione digitale, sul tema del lavoro abbiamo inserito otto azioni in questo programma. Poi, è ovvio che anche qua non siamo andati nel dettaglio, sempre per la filosofia che ci sta la base. Anche con l'assessore Donazzan abbiamo messo in campo un sacco di strumenti di sostegno alle politiche del lavoro. Adesso potrei andare avanti nel dettaglio su cento questioni, ma secondo me si perde di vista quello che è un approccio. Io posso capire che non venga condiviso, per carità. Non lo pretendo mica. Però, state facendo passare questo programma come se fosse completamente inadeguato e fuori dalla realtà. È un approccio differente. Voi potete dirmi che non approvate questo approccio, per carità, ci sta, ognuno ha la propria visione, ma non che siamo fuori del mondo.
Voi avete dipinto una situazione della Regione che, francamente, io non vedo. Questa Regione, l'estate scorsa, dopo due anni di pandemia, era completamente ripartita, tale per cui in agosto noi avevamo i tassi di occupazione alberghiera che sfioravano il 100% in alcune zone. Non so se lo sapete. Allora, non mi pare di vedere una Regione in crisi. È una Regione in crisi, come è in crisi l'Italia, come è in crisi il mondo, di fronte a due anni di pandemia, che ha bloccato completamente i flussi turistici e ha bloccato gli aeroporti. Adesso, purtroppo, abbiamo una guerra, che sta creando difficoltà più che altro nell'aumento dei costi energetici e quant'altro. E a tal proposito, anche quando mi si viene a dire della preoccupazione nei confronti del mercato russo, ragazzi, il mercato russo in termini di presenze in Veneto registra 1 milione di presenze su 73 milioni ormai di quelle registrate. E qua parliamo di presenze turistiche nel Veneto. Ma di cosa stiamo parlando? Ma di cosa stiamo parlando? Non ho detto che non ce ne frega niente, consigliera Camani, ma fare un'analisi di questo tipo nel momento in cui mi venite a mettere in discussione un programma e pensate che il dettaglio sia l'analisi delle presenze dei turisti russi... Nel suo discorso è passato anche questo ragionamento. Credo, francamente, di vedere un altro film. Dopodiché, per carità, prendo atto della vostra posizione.
Credo che questo sia un programma assolutamente innovativo, che abbia volontariamente un approccio che ci consente di modellarci rispetto ai cambiamenti che abbiamo costantemente in questo mondo, che punti molto sul tema del digitale – l'abbiamo detto tante volte – pur mantenendo, dove ci serve, quelle azioni che, negli ultimi anni, ci hanno portato a qualcosa di buono e che le stesse associazioni di categoria ci chiedono di mantenere. Quindi, se ce lo chiedono, evidentemente un riscontro lo hanno avuto. Altrimenti, ci avrebbero chiesto, nel nuovo Piano, di cambiare tutto. Invece, ci hanno chiesto di cambiare e di modellare quelle cose necessarie per far fronte a un cambiamento che, comunque, negli ultimi anni abbiamo avuto.
Questo è l'approccio che abbiamo avuto e noi siamo convinti del lavoro che abbiamo fatto, noi e gli operatori, perché nel momento in cui ci siamo confrontati con il territorio e dal territorio abbiamo avuto osservazioni, tra l'altro recepite nel Piano, e a breve avrete anche il nuovo Piano Turistico Annuale, che andrà nel dettaglio, quello sì, delle azioni previste nel programma, vedrete che tutta quella filosofia che sta a monte di questo programma viene attuata anche nel dettaglio, in un dettaglio che verrà modificato anche velocemente in base al susseguirsi degli eventi, e vedremo anche cosa accadrà nei prossimi mesi.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Prima di entrare nel merito di alcune valutazioni che evidentemente ritengo necessario rispecificare, vorrei che, però, Assessore, fosse chiaro un punto. La discussione che si sviluppa in Commissione... Assessore Corazzari, so che lei sta facendo sicuramente una telefonata importantissima, ma si può fare di là.
Dicevo, la discussione in Commissione si sviluppa attorno ad un confronto che naturalmente è interlocutorio, ma poi la discussione piena si fa nell'Aula e – se permette – io mi voglio sentire libera di dire esattamente quello che penso in Commissione e in Aula, senza che qualcuno si permetta di dire che io in Aula faccio la politica dei giochetti. Dall'Aula, visto che ci sentono anche fuori, forse, speriamo, è giusto che, a parte le domande e le risposte che ci facciamo in Commissione, all'esterno arrivi un messaggio chiaro, e io penso che il nostro messaggio chiaro sia arrivato, e cioè – lo ribadisco – che questo Piano triennale, che dovrebbe essere lo strumento attraverso il quale noi fondiamo la programmazione strategica, sia inadeguato... Infatti. Però, mi lasci pure finire l'intervento.
Il problema – lo dico a lei e lo dico al consigliere Favero – non è la quantità, ma è la qualità. E se lei ribadisce che la filosofia alla base della pianificazione strategica triennale del settore turistico, colpito dalla pandemia, della Regione del Veneto – ho trascritto le sue parole – è "non fare un programma dettagliato", conferma l'inadeguatezza della scelta. E io non lo so cosa pensano gli operatori turistici, perché in Commissione non ci avete fatto fare le audizioni sul punto. Io so che lei questo Piano se lo deve far votare dal Consiglio regionale, non dagli operatori turistici, perché è normale che un operatore turistico abbia una chiave di lettura, ma il decisore politico non dovrebbe rincorrere il consenso dell'operatore turistico, bensì dovrebbe avere una capacità di lettura e una responsabilità diversa, che non è quella.
È ovvio che sono contenta se erogate le risorse a pioggia con i bandi di gara, che danno soldi a tutti. È ovvio che sono contenta. Che cosa posso dire? Va bene, è in più. Figuriamoci se mi metto contro l'Assessore al turismo. Chi, invece, fa il Consigliere regionale prova a suggerire delle visioni diverse da quella secondo cui è assurdo pensare di fare un programma dettagliato nel 2022, dopo la pandemia. Del resto, la pandemia non è una parentesi che è iniziata a febbraio del 2020 e speriamo finita a marzo 2022, che è stato un due anni di blackout e adesso possiamo ricominciare con le politiche turistiche esattamente come prima, o come qualsiasi altra politica di qualsiasi altro comparto. La pandemia dovrebbe averci insegnato qualcosa e io penso che in ambito turistico in particolare ci abbia insegnato, ci abbia mostrato, visto che evidentemente ce n'era bisogno, la vulnerabilità di questo comparto. E non è una questione che riguarda il Veneto.
Anche lei, Assessore – lo fa già il Presidente e gli riesce anche un po' meglio rispetto a lei –, questa roba che se uno dice che qualcosa non va parla male del Veneto, lo fa il Presidente, lasciamoglielo fare a lui. Non serve replicarlo ogni volta. Io non ho detto e nessuno qua ha detto che il turismo in Veneto non vada bene. Io dico, e l'ho detto anche chiaramente, che l'idea che vada tutto bene, che è stato quello che abbiamo fatto fino al 2020, è tramontata, e la pandemia ce l'ha dimostrato, e che dobbiamo fare il salto di qualità nell'intendere il turismo non una rendita perché tanto i turisti mi arrivano, ma una politica su cui investire, e su questo serve un intervento pubblico, una responsabilità pubblica. Ma basterebbe leggere le trentotto pagine di analisi di contesto per capire perché ad agosto 2021 le nostre spiagge erano piene. È scritto qua. E non è che erano piene perché il Veneto ha fatto delle politiche turistiche fatte bene, ma perché – l'ha scritto lei o chi per lei – con le restrizioni e le paure legate al Covid abbiamo aumentato di molto la quota nazionale e ridotto quella straniera.
Ma l'anno prossimo chissà se sarà così. E in prospettiva, quando io non sarò più costretta ad andare a Cavallino, ma potrò andare a Rodi, tornerò a Cavallino o andrò a Rodi? Il suo compito sarebbe quello di cercare di capire come convincere me a tornare a Cavallino anche quando potrò andare a Rodi, perché le analisi del contesto che lei ci dà ci dicono che, appena si riapriranno le opportunità, si ritornerà a un meccanismo di scelta che non è quello delle fiere internazionali e neanche del cartellone gigante all'aeroporto di Verona.
Noi su questi temi la stiamo sfidando e noi pensiamo che questi temi andrebbero affrontati oggi. Altro che non è il momento di una programmazione strategica! Oggi più che mai sarebbe il tempo di un programma dettagliato! E le abbiamo chiesto delle cose specifiche. Quando le faccio l'esempio dell'Osservatorio Regionale – e le assicuro che so di cosa parlo – non lo faccio a caso. L'Osservatorio Regionale oggi ha i dati sugli arrivi e sulle presenze molto più aggiornati e più velocemente rispetto a quello precedente. L'unica novità, la prima vera novità, è la cosiddetta Sentiment analysis. Non c'è scritto da dove sono presi i dati, che campionamento, ma prendiamola per buona, immagino sia buona.
Quella Sentiment analysis ci dà degli elementi di riflessione? Perché spendo dei soldi per chiedere una Sentiment analysis? Perché penso che con i dati che ricevo, produco, implemento, modifico le mie politiche pubbliche. Se il sentiment mi dice che siamo bravi a fare una roba, enfatizzerò quella roba. Non c'è nel Piano una relazione, ad esempio, tra il dato di quel tipo di analisi innovativa e una scelta pubblica conseguente.
Delle due, l'una: o quei dati non servono, oppure, sbagliando, noi li abbiamo usati. Ecco perché le avevo fatto quel ragionamento. I big data sono tanti, mi spiega il consigliere, Favero, non servono tutti. A maggior ragione perché sono tanti, devo sapere cosa voglio capire e, in base a quello che mi interessa, vado a prendermi il dato che mi interessa.
Chiedo a lei, Consigliere, visto che è così convinto di questo Piano, con la Sentiment analysis cosa ho capito rispetto alla progettazione delle politiche turistiche di questa Regione? Giusto per fare un esempio concreto sul tema della sostenibilità, e torno. Non è che ci torno perché sono fissata io, ci torno perché il titolo della legge regionale sul turismo, che lei ha fatto, Assessore, non io, il titolo è "Turismo Sostenibile". In Veneto non esiste il turismo, esiste il turismo sostenibile e l'ha deciso lei quando ha fatto approvare quella legge lì.
Io le chiedo, calcolando che c'è un problema di sostenibilità, non solo nel Veneto, perché siamo i più bravi, non parlate male del Veneto, l'abbiamo già sentita, non solo in Veneto, anche a Roma, anche a Firenze, eccetera. Siccome anche in Veneto, malgrado la sua bravura, c'è un problema di sostenibilità delle politiche turistiche, io le chiedo quali sono le azioni innovative che la Regione del Veneto intende mettere in atto in questo versante che, ovviamente, non può essere soltanto il cicloturismo.
Non a caso la consigliera Ostanel faceva riferimento a Venezia, perché è un tema vero. Del futuro di Venezia non si occupa questo Piano, ma si occupa, dite, un grande laboratorio di idee che è a Venezia per la sostenibilità, che non è neanche citato qua. C'è un Piano da centinaia di milioni di euro che vede la Regione e il Governo impegnati per una prospettiva di sostenibilità e non è neanche citato e dunque in coordinamento con questo Piano. I soldi li mette la Regione, mi risulta, quindi...

PRESIDENTE

Assessore, dopo, casomai, in dichiarazione di voto può reintervenire.
Grazie.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Altro tema. Lo dice la legge che ha scritto lei, non glielo dico io. Il Piano triennale dovrebbe contenere l'analisi, il quadro dell'offerta turistica. È la lettera a), la prima roba. Per capire come devo sviluppare le politiche turistiche dovrò avere un quadro delle offerte turistiche visto che, come dice lei, non siamo la Puglia che abbiamo solo le spiagge, abbiamo una complessità di offerte turistiche che non è ininfluente, che riguarda la nostra Regione, che è una ricchezza e forse è anche uno degli elementi che ci ha consentito di sopravvivere proprio perché abbiamo una pluralità di offerta. Non può essere ininfluente rispetto alle decisioni che noi facciamo di politiche turistiche.
Ultima questione. Vi ho chiesto esplicitamente: le politiche pubbliche, gli investimenti pubblici in ambito turistico, a parte le fiere, i grandi eventi, i fondamentali cartelloni pubblicitari negli aeroporti, i fondi... Lo dico perché ne abbiamo discusso in Commissione. È scritto. Una delle azioni che secondo lei non dovrebbero essere dettagliate è anche quella della grande operazione del portale dell'accoglienza negli aeroporti, ma non importa.
Assessore, ma io posso fare il mio intervento? No, io non sono convinta...

PRESIDENTE

Assessore, per favore, dopo la facciamolo reintervenire per dichiarazione di voto. Grazie.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Non credo che l'Assessore possa intervenire per dichiarazione di voto. Detto questo, io le chiedo: cosa si può fare? Quali sono le politiche pubbliche che si intendono mettere in atto, non dettagliate e neanche specifiche, perché a me è abbastanza chiara la differenza tra il triennale e l'annuale. Il triennale non a caso si discute in Consiglio. Con il Piano annuale non si viene in Consiglio, perché il Piano annuale è la traduzione, in termini analitici e puntuali, dei grandi obiettivi del Piano strategico triennale. Lo dice la legge. L'attuazione, dice la legge, sempre quella che ha scritto lei. Il Piano annuale è l'attuazione dei Piani strategici del triennale.
L'impostazione non la stiamo decidendo noi, ce la sta suggerendo lei, ce l'ha suggerita lei, ce l'ha indicata lei facendo questa legge. Quindi, se la filosofia è quella di non dare un programma dettagliato, è una filosofia sbagliata rispetto alle finalità che la legge indica rispetto al triennale, non rispetto alla mia opinione, con buona pace degli operatori, se lei dice che sono d'accordo con questa impostazione. Queste sono le questioni che noi abbiamo posto. Scusi, perché non ho finito la domanda: quali sono gli interventi e investimenti pubblici?
Nella relazione – ha ragione la consigliera Ostanel – non sono citati i fondi comunitari e non è che perché ne abbiamo parlato due settimane fa in quest'Aula do per acquisito che ci siano. Non c'è scritto cosa intendete fare o in che modo le politiche comunitarie incrociano la vostra programmazione, visto che le politiche comunitarie in ambito turistico non possono essere in distonia rispetto alla nostra programmazione.
Per inciso, saprà meglio di me che le politiche comunitarie in ambito turistico parlano esclusivamente di sostenibilità, l'assente di questo documento.
È uguale con il PNRR, Assessore. Già nei sedici programmi che ci avete presentato non c'è rilevanza rispetto all'ambito turistico, ma almeno qui c'è una parola rispetto al fatto che dal PNRR forse qualche aiuto potrebbe arrivare, in quale direzione. Ecco, per questo diciamo che è un Piano inadeguato, uno, rispetto agli obiettivi che la sua legge regionale pone in capo al triennale, non noi, in maniera analitica, con una serie di punti che qui non ci sono; due, è inadeguato perché non corrisponde alle sfide enormi che il comparto turistico deve e dovrà affrontare, a partire dalla lezione della pandemia.
La pandemia non sono stati due anni di buio, adesso riaccendiamo la luce, abbiamo scherzato e tutto ricomincerà come prima. Sa bene l'assessore Lanzarin che su questa sfida si deve misurare tutti i giorni, ma mica solo sulle politiche sanitarie c'è stato il cambiamento, in tutti i campi, in tutti gli ambiti e a maggior ragione nel campo turistico, calcolando che se tardiamo nella ripresa nel campo turistico lasciamo a terra imprese e comunità perché, come ho cercato di dire all'inizio, le perdite nel comparto turistico non sono recuperabili.
Non sono beni che non ho venduto e metto in magazzino e venderò l'anno prossimo. Le spiagge, se non si riempiono per una stagione, fanno chiudere le imprese. Proprio perché il turismo sta nei territori, quando chiudono le imprese, soffre l'intera comunità all'interno della quale la destinazione turistica si sviluppa. Ecco perché sono particolarmente cruciali le politiche turistiche, perché riguardano le imprese, i territori, i lavoratori. Non stiamo parlando di robe che avvengono sulla luna.
In questo quadro, è inadeguato il documento, perché non affronta le sfide legate alla pandemia o, meglio, quelle che la pandemia ci ha lasciato in eredità. Devo essere sincera, Assessore, questo suo atteggiamento, come quello del consigliere Favero, che addirittura rivendica il poco essere dettagliato di questo Piano come una filosofia, a me preoccupa ancora di più. Avrei preferito che mi avreste detto: "Siccome la situazione è complicata, non siamo in grado di andare a fondo". Ma se mi dite, addirittura, convinti, che la vostra filosofia rispetto a questo Piano è appositamente quella di non dettagliarla, qua siamo oltre il dolo, siamo a un indizio di colpevolezza pesante.
Dunque, io auguro a lei e soprattutto agli operatori turistici del Veneto che torniamo e continuiamo ad essere la prima Regione turistica in Italia. La informo che il modello turistico di massa, quello che impatta sui territori, quello che sfrutta le risorse naturali e artistiche, non è più proponibile, è destinato a morire, ma non perché glielo auguro io, perché sarà così. Posso solo sperare che, quando questo avverrà, ci sarà qualcuno in grado di orientare e organizzare le politiche turistiche.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Formaggio.
Poi dichiaro chiusa la discussione generale, quindi passeremo alle dichiarazioni di voto.

Joe FORMAGGIO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Non volevo intervenire, però, quando mi sento dire, sempre dall'ala sinistra di quest'Aula, che non dobbiamo dare risposte solo agli operatori turistici, dico che io sono il più piccolo operatore turistico del Veneto perché ho una botteghetta. Ebbene, ma se non diamo risposte a chi mette i soldi sul turismo, investe con la sua famiglia – abbiamo tantissime imprese familiari, che fanno turismo in Veneto – a chi dobbiamo rispondere?
Penso – e concordo con l'Assessore – che queste 40 pagine siano anche troppe, perché siamo in una Regione che ha montagne, colline, laghi e pianure, con tanta di quell'arte da far invidia al mondo intero, Venezia, e, se lo facciamo dettagliato, facciamo un piano alto così e mettiamo ancora burocrazia in un settore che è moribondo, perché veniamo da due anni di pandemia. Prendevamo quattro soldi dal turismo dell'est, che adesso non si muoverà perché i russi non possono venire, gli ucraini non possono venire e gli altri attorno sono terrorizzati dalla guerra.
È della settimana scorsa, è fresca, cara ala sinistra dell'Aula, l'idea di mettere il naso anche sui grandi eventi, perché dovevamo farli green, dovevamo fargli fare VINCA, VAS, dovevamo fargli fare tutto. Adesso ci lamentiamo e chiediamo il perché non andiamo sullo specifico. Quando il pubblico va sullo specifico il privato muore. Allora, lasciamo fare il turismo alle tantissime imprese venete che hanno reso grande il nostro territorio
L'unica cosa su cui concordo, è vero, è che il Veneto è una Ferrari a livello di turismo. Diamogli una mano, ma quello che mi sento di chiedere alla Giunta e all'Assessore che è qua presente, cerchiamo di tirar via burocrazia, non dobbiamo fare altro. Siamo consapevoli che se vogliamo illuminare la Basilica di Vicenza una sera per fare qualcosa dobbiamo aspettare che la Sovrintendenza ci dica: "Sì, caro Comune di Vicenza, puoi illuminarla o non puoi illuminarla"? Siamo consapevoli che per fare una sagra paesana dobbiamo fare una montagna di carte così per cucinare quattro costine? Anche quelli fanno turismo. Dobbiamo smetterla di fare carta, altrimenti altro che danneggiare il turismo. Lo blocchiamo e lo ingessiamo.
Poi, continuiamo a parlare che dobbiamo aumentare la qualità del turismo. Benissimo, la qualità del turismo si aumenta non con il green e il sostenibile e andiamo a dormire in tenda che non inquiniamo, ma la qualità del turismo in Veneto si aumenta aumentando il PIL del Veneto, cioè turisti che spendono e che lasciano all'interno del nostro Veneto soldi. Questo vuol dire far del bene al turismo. Riempire il Veneto di turisti che vengono qui in bicicletta e si portano anche l'acqua da casa non va bene. Vogliamo che le nostre imprese guadagnino. Questo è il messaggio che deve passare. Quindi, queste 40 pagine sono persino troppe.
Grazie.

PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha chiesto di intervenire la collega Ostanel per dichiarazione di voto.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire, in realtà, per rispondere a una cosa che l'Assessore ha detto. Vedo che è uscito, glielo dico lo stesso e poi glielo lascio a verbale o glielo scrivo in un messaggino. Probabilmente, proprio perché non è quasi mai qui, non sa che gli interventi strumentali non sono esattamente quello che di solito faccio qui dentro. Quindi, gli rispondo così e poi appena entra glielo ribadisco.
Assessore, grazie. Gli interventi strumentali sono esattamente quello che qui dentro tendo a non fare mai. Probabilmente, non essendo lei molto presente, non li vede, non li sente, quindi glielo dico perché è una delle questioni che io del suo discorso non accetto. Non accetto – e voterò, appunto, contro questo Piano – perché le sue risposte non hanno dato una aggiunta o una risposta a quello che dicevo prima.
Qui dentro mancano due questioni fondamentali. Quando lei dice che il problema di Venezia è del Comune di Venezia, mi dà ancora più la spinta a pensare che la pensiamo davvero diversamente sulla strategia del turismo in questa Regione, perché la Regione del Veneto ha appena partecipato, come Ente promotore, lei lo sa, ma glielo dico giusto perché l'Aula e in qualche modo anche chi ascolta fuori, spero, lo sappia, è tra le Istituzioni promotrici di questa grande Fondazione per Venezia Capitale della sostenibilità, quindi promotrice, assieme al Comune di Venezia, a tanti Enti, anche alle Accademie di questa città, associazioni, eccetera. Tra le slide che sono state approvate dalla Giunta il 12 marzo 2021, abbiamo alcune slide che parlano proprio del turismo a Venezia e di come la Regione del Veneto – e io ho detto in Aula la settimana scorsa che sono d'accordo – si propone di limitare, ad esempio, il tema degli affitti brevi, di ripopolare Venezia e tutta una serie di azioni che io dovrei vedere, ma glielo dico con grande tranquillità, credo che sia davvero incredibile che in un Piano... Si chiama Piano triennale, tra l'altro, quindi, va bene, chiamiamolo programma, ma si chiama Piano, quindi non so se questa terminologia la vogliamo scegliere a caso; si chiama Piano triennale, lo stiamo votando e si chiama Piano. Qui dentro, non viene citata la Fondazione, non viene citato il lavoro su Venezia e, tra l'altro, in Aula mi viene risposto che il problema del turismo a Venezia è del Comune di Venezia.
Mi spiace, non sono d'accordo, e spero bene per questa città che la maggioranza della Giunta non abbia la sua posizione, perché se noi non usiamo questo momento i fondi del PNRR e finalmente una consapevolezza che Venezia ha bisogno di una mano, noi non riusciremo mai a salvare questa città, a renderla davvero una città popolata di persone e non solo di turisti di bassa qualità.
Qui dentro non c'è nulla su questo. Io credo che sia allarmante. Ripeto, siccome non è un intervento strumentale, non vedere mai citata la specificità di aree specifiche del nostro territorio, Polesine, montagna, i borghi su cui investiremo milioni di euro, credo sia un altro dei problemi. Lei mi può dire che qui non si definiscono le azioni specifiche?
Io sono, tra l'altro, non dico d'accordo con il consigliere Formaggio, ma anch'io penso che un Piano non debba normare e rendere difficile la vita agli operatori culturali, ma li deve sostenere a indicare dove la Regione va, per sostenere la loro attività.
Se io fossi un operatore culturale e leggessi questo Piano, non saprei come la Regione ha intenzione di supportarmi davvero nelle prossime tre annualità, perché qui dentro avrei voluto vedere il PNRR. Avrei voluto vedere cosa anche i fondi europei fanno.
Il Piano non serve ad imbrigliare, ma almeno una direzione la deve dare e qui dentro questa direzione non si vede. Non si vede perché non viene specificato, ad esempio, e lo ripeto di nuovo perché non è un intervento strumentale, se io voglio popolare questa Regione di un turismo diffuso, ma lo ha detto lei nella legge, non lo dico io, e che quindi Venezia, Verona e le altre città diventino un polo di attrazione, ma che poi porta tutta la Regione ad essere piena di turisti che gravitano attorno alle bellezze che abbiamo, tantissime (itinerari enogastronomici, turistici, le strade del vino)... Parlo delle strade del vino perché il tema del territorio da cui provengo, il fatto che da Venezia le persone possano andare a visitare i Colli Euganei e la bellezza di quel Parco regionale che noi abbiamo in dotazione, non è possibile che qui dentro non ci sia scritto come si vuole davvero intervenire alle richieste chiare di quegli operatori che dicono: "Noi siamo sui Colli regionali del Veneto, un posto bellissimo, ma qui le persone non arrivano o, se arrivano, arrivano perché alcune agenzie private fanno da promoter, ma non c'è un piano pubblico per supportare chi fa questo lavoro".
Penso che questo sia un tema importante. Nel suo intervento io ho sentito il fatto che possiamo avere anche opinioni diverse, ma l'idea di sentirsi presi di mira, personalmente quasi, quando si dice che qui dentro mancano delle cose, penso che stia nella assoluta facoltà e anzi dovere che io qui dentro di dire che, leggendo questo Piano, non ho visto una direzione.
Credo che quest'Aula sia la più competente per portare questa discussione e credo anche che in maniera costruttiva alcuni degli appunti rispetto alla scarsa specificità dei territori, all'assenza di Venezia, all'assenza di una citazione di quello che sarà l'investimento su Venezia e sui borghi, quindi del fatto che qui dentro non si parla mai di come la cultura può avere un ruolo di promozione turistica, mi sembra che siano almeno tre o quattro punti abbastanza specifici su cui nella sua contro risposta non ho sentito nessun passo avanti, se non dire che non è lecito dire queste cose in un'Aula del Consiglio. Se non è questo il luogo, non saprei dove farlo.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il relatore Favero.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Intervengo per dichiarazione di voto dell'Intergruppo.
Permettetemi di fare una citazione filosofica, portate pazienza, ma chi si occupa di filosofia del linguaggio sa cosa sono le implicature. Quando uno fa un'affermazione, e la fa rivolta ai tecnici, i tecnici colgono il messaggio. Qui sono condensate regole che sono state costruite sul territorio in 20-25 anni.
Mi permetto di parlarvi come una persona che è stata sul campo, che ha vissuto direttamente l'esperienza di che cosa significa costruire un'offerta turistica. Partiamo dal primo aspetto. Nel documento si dà importanza all'Osservatorio federato. Sapete cosa significa? Significa che nessuno è più autorizzato a inventarsi studi e analisi per conto proprio. C'è una rete di coloro che operano nello studio del mercato che dà per tutti le indicazioni. Venticinque anni fa non era così. Enti pubblici diversi pagavano i loro consulenti e facevano scelte divergenti, spesso buttando via soldi e creando disordine anche nel mondo degli operatori.
Il prodotto, la costruzione del prodotto. Qui si dice che il prodotto va costruito sull'identità e sul sentiment. Cosa significa il sentiment? Perché il sentiment è importante? Significa semplicemente "disposizione d'animo". Potremmo rinunciare a qualche anglicismo. La disposizione d'animo di chi? Da un lato degli operatori, dall'altro dei turisti. È fondamentale per costruire dei prodotti turistici reali, ed è il compito che è stato demandato alle OGD.
Non possiamo in Commissione dire che la Regione vuole dirigere tutto e poi in Consiglio affermare che non abbiamo posto gli obiettivi specifici. È compito di un processo partecipativo che si deve sviluppare nelle OGD.
Parliamo di marketing. Sembra una stupidaggine, ma in questo documento si dice che si va alle Borse e alle fiere assieme. Non era così venti anni fa. C'era una dispersione di postazioni all'interno delle Borse e delle fiere che era incredibile. Oggi c'è lo stand del Veneto, ma questo è il risultato di anni di dialogo con il territorio. Quando si parla di internet, anche qui, troppe informazioni, nessuna informazione. Per questo la Regione sta lavorando per creare un ecosistema digitale e invita tutti a usare il DMS, perché questo è uno strumento che ci consente di agire come un corpo unico. Vogliamo poi parlare della partita della formazione e anche della patente dell'ospitalità? Sembra una piccola cosa, ma non lo è affatto. Non è perché uno opera nel settore turistico che automaticamente ha anche una preparazione adeguata.
Vi sono albergatori e ristoratori che hanno vissuto per anni di un turismo, che comunque c'era, senza avvertire il bisogno di essere parte proattiva. La formazione degli operatori è una delle sfide più importanti, soprattutto se si vogliono generare nuovi tipi di prodotti. Il loro coinvolgimento è faticoso perché un operatore turistico ha i suoi orari e quindi anche solo mettere insieme un gruppo di operatori richiede lo sforzo del dialogo, del confronto, dello stimolo, della sollecitudine nel cercare il coinvolgimento. È questo che dice questo documento, che la formazione è fondamentale.
Vi ricordo – e lo sottolineo un'altra volta – che gli operatori turistici vent'anni fa riuscivano, con i consorzi turistici, a invertire la logica del mercato, cioè a mettere il carro davanti ai buoi. Sapete come gestivano spesso la promozione turistica? Mettevano come obiettivo del turista il loro albergo e poi, con il compasso, facevano un cerchio e dicevano: "Vicino al mio albergo, nel raggio di cinque chilometri, c'è questo elemento interessante da vedere". È il contrario di una logica di turismo vero, dove il turista prima sceglie la sua meta e poi cerca l'albergo, in base alla disponibilità.
Questo comporta anche una razionalizzazione nell'uso delle risorse. Questo strumento è estremamente concreto anche quando accenna ai controlli e alle certificazioni, che sono aumentate negli ultimi anni e hanno consentito anche di ritarare il posizionamento di tutta una serie di realtà economiche.
Quindi, invito il Consiglio a votare questo documento, che è un documento che nasce proprio attraverso il dialogo con chi fa turismo. Non credo che i Consiglieri, per la maggior parte di noi, per professione si occupino di turismo. La nostra opinione è importante, ma come chiedete rispetto delle vostre idee, noi vi chiediamo il rispetto delle nostre idee, perché questo è un programma di lavoro che ci consentirà di affrontare le emergenze che stiamo attraversando.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Soranzo.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente. Si sente?

PRESIDENTE

Sì, la sentiamo. Grazie.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie. Chiedo scusa, ma da remoto è più difficile.
Intanto io faccio la dichiarazione di voto per il mio Gruppo. Siamo sicuramente favorevoli e convinti. Se mi è consentito, se il Consiglio regionale lo consente, vorrei fare un intervento nelle dichiarazioni di voto che riguarda due aspetti: uno è l'aspetto tecnico, anche essendo un operatore, quindi la vivo quotidianamente sul campo, e l'altro, invece, di carattere politico, solo per alcune osservazioni a qualche collega che rispetto e stimo, ma magari è bene puntualizzare.
Innanzitutto un plauso all'Assessore lo faccio da operatore, oltre che da Consigliere regionale, perché se andiamo a vedere esattamente quello che scriveva il Piano strategico del turismo 2017-2022 – lo dico anche alla collega Camani – dove, se ricordo bene, non esisteva neanche il Ministero del turismo, ma esisteva il Ministero della cultura e ministro era un certo Franceschini, lo stesso Piano strategico del turismo 2017-2022 recitava esattamente che la costruzione di un Piano strategico del turismo che, di fatto, a caduta, va sulle Regioni, veniva costruito proprio sull'adozione di un metodo aperto e partecipativo. Leggo testualmente: "Con la condivisione e con il contributo di Istituzioni e operatori che, attraverso incontri diretti, tavoli di lavoro, piattaforme informatiche e social, hanno partecipato attivamente all'elaborazione del Piano strategico".
Quindi, giudicare quello che fa la Regione Veneto, che tra l'altro, visto quello che ha fatto in questi anni nell'ambito del turismo i dati e i risultati parlano da soli, criticare un Piano strategico del turismo che viene, di fatto elaborato sulle stesse e medesime orme di quello nazionale del Ministero credo sia un attimo da rivedere. È vero che qualcuno ci sta seguendo da casa, da qualche parte, ma non è vero che il dibattito politico in Aula è sempre costruttivo e finalizzato agli obiettivi che tutti ci proponiamo.
Da operatore credo che sia importante e fondamentale questo Piano o programma portato dall'Assessore, perché porta due, secondo me, connotazioni importanti. La prima: dà gli strumenti a tutta la struttura, a tutto il sistema turistico di entrare e quindi agli operatori delle indicazioni precise a fare sistema per creare quelle connessioni di cui abbiamo assolutamente bisogno per i prossimi anni perché la ripartenza sarà sicuramente da cavalcare e non si potrà essere impreparati. Serve sicuramente dinamicità di sistema.
Questo Piano porta tra le sue indicazioni, e non è vero che non ci sono indicazioni di azioni o di cosa devono fare gli operatori o deve fare chi gestisce quotidianamente il turismo e l'offerta turistica e gestisce anche e legge la domanda. Le dà molto bene, le dà nelle varie fasi dando delle indicazioni precise e talvolta anche molto precise.
È vero, non ci sono elencate tutte le azioni sui prodotti, su tutta l'offerta, ma questa è un'offerta, un impianto che è già conosciuto al mondo, però porta un elemento nuovo, cioè avere gli strumenti necessari per cambiare in corsa i piani con tutte le azioni che verranno aggiornate. Verrà aggiornato, probabilmente, anche questo stesso Piano strategico nel corso di quest'anno o dell'anno prossimo, perché, purtroppo, oggi non esiste nessuno che ha chiaro quello che avverrà dopo la pandemia nel mondo del turismo.
Oggi non sappiamo neppure i flussi turistici – dall'India, dall'Asia, tutti quei flussi turistici che noi conoscevamo – quando e come torneranno nei nostri territori.
Le stesse stazioni aeroportuali, gli stessi stakeholder, gli stessi operatori non riescono a fare previsioni così a lungo raggio. Noi pensiamo che su questo Piano strategico qualcuno vorrebbe criticare l'Assessore perché non ha tutta la verità in tasca. No, io applaudo l'Assessore, questa Amministrazione, perché dà a noi operatori – parlo anche come operatore – la possibilità di fare sistema, di poter avere in corsa gli strumenti per riuscire ad accalappiare la domanda e guidare un'offerta turistica che ci dovrà vedere protagonisti nel corso di quest'anno e nel prossimo.
Aggiungo un'ultima cosa: il sentiment. Sì, è vero, è un dato abbastanza chiaro a tutti e su tutte le recensioni, su tutti i piani, anche a livello europeo, tutti gli operatori stanno dicendo che tutto dovrà essere cambiato man mano che il sentiment di chi vorrà venire nei nostri territori, come in tutte le altre location europee, cambierà. Quindi, dobbiamo essere pronti a leggere il sentiment del nostro turista, del nostro ospite e, di fatto, strutturare la nostra offerta in base al loro sentiment.
Quindi, un plauso va al lavoro fatto, a uno strumento che comunque entra in campo e ci può dare la possibilità di azionare tutte le leve necessarie. Con un grande augurio, auspico che il turismo torni a galoppare – come lo conoscevamo, forse anche meglio, ma sicuramente in modo diverso, perché è cambiato il mondo – quanto prima anche in Veneto.
Grazie a tutti.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Molto brevemente, in dichiarazione di voto, Assessore.
Io ho ascoltato con interesse le riflessioni di tutti e devo dire che forse ci siamo un po' abituati ad essere poco ambiziosi, in ambito turistico. Il punto attorno a cui noi abbiamo provato ad articolare la nostra discussione è che le politiche turistiche hanno due caratteristiche molto particolari. La prima è che sono condivise tra le competenze nazionali e le competenze territoriali, ma è vero che la responsabilità del territorio è attirata dal fattore endemico che il turismo ha, cioè quello di svilupparsi sui territori.
Dunque, dentro la cornice nazionale, faccio notare che molte delle cose, consigliere Favero, che lei cita come grandissimi traguardi stanno avvenendo e sono già avvenute, molto prima che in Veneto, da altre parti. Faccio notare, consigliere Favero, che potremmo aver fatto molto di più, essendo stata approvata una legge quadro sul turismo qualche anno fa a livello nazionale, che è stata puntualmente smantellata dalle Regioni per la competenza di materia, perché volevano essere autonome nel determinarsi le proprie politiche turistiche. Poi non so se in Cina abbia senso andare a promuoversi come Regione o forse avrebbe un po' più senso come Paese.
Dicevo, dentro questo processo di competenze divise tra Stato e Regione e di normativa, di legislazione che si è stratificata, oggi la Regione è di fatto titolare delle politiche e della programmazione in materia di turismo, e questo vuol dire che la Regione è responsabile, io direi, di almeno due cose principalmente: dettare delle linee di indirizzo, concertate naturalmente con i territori.
Linee di indirizzo. Su questo credo che questo Piano sia carente e ha ragione il consigliere Soranzo quando dice che il Piano del 2018 era molto più articolato. Sa, consigliere Formaggio, quello del 2018 era di oltre 100 pagine. Era da bocciare solo per la lunghezza. Ma pur essendo (l'ho anche detto) un prodotto, una proposta interessante, è impensabile che dopo la pandemia si possa ripartire esattamente da lì nel dare le linee di indirizzo. E questo perché, Assessore, certamente la pandemia, per quanto possa essere per la parte più seria alle nostre spalle, ci ha lasciato un portato di incertezze e dunque non abbiamo tutte le risposte in tasca, però alcune cose ce le ha dette chiaramente e su quelle bisognerebbe intervenire, possibilmente prima che altre destinazioni che competono direttamente con le nostre arrivino.
Quello che è successo, oltre alla pandemia, sono cambiamenti generali che potevamo intuire anche prima e che oggi arriveranno e torneranno. Allora, se prima le nostre destinazioni turistiche avevano un range di competitori ristretto, oggi quel range si è notevolmente ampliato e noi, se vogliamo continuare ad essere eccellenti nella competizione, dobbiamo inventarci qualcosa di nuovo che renda le nostre destinazioni ancora appetibili. Lei saprà meglio di me, visto che è un esperto di Sentiment analysis, che l'Italia continua ad essere il Paese più desiderato dai viaggiatori, ma... Allora mi dica come finisce la frase. No, mi dica come dovevo finire l'analisi. Ma cosa? Mi dica cosa dovevo dire, visto che avrà letto l'analisi a cui mi riferisco.
Dicevo, se è vero che l'Italia continua ad essere la meta turistica più desiderata, inizia ad essere preoccupantemente la meta turistica non più visitata. Tutti desiderano, ma poi vanno da un'altra parte. Questo è un tema che riguarda anche noi.
Certo, però, Assessore, se ogni volta che in Consiglio le si fa notare e le si offre un punto di vista, lei lo liquida con questo atteggiamento, capirà che di strumentale qua non c'è l'intervento del Consigliere regionale, c'è la funzione dell'Assessore che viene con un pacchetto completo, si infastidisce anche se gli diciamo che non va bene e se ne va a casa con i suoi trenta e passa voti a favore.
Per me possiamo fare anche così, però non credo che sarebbe proprio la nostra funzione.
Dicevo, indirizzo e concertazione. Le incertezze della pandemia le abbiamo tutti presenti. Nessuno si aspettava che lei venisse con la ricetta per i problemi post-pandemia, però alcune riflessioni sulle fragilità strutturali del comparto e della Regione ci saremmo aspettati di trovarle. Alcune abbiamo provato anche a infilarle, una dopo l'altra: Venezia, il tema dell'utilizzo dei dati, il tema della sostenibilità, il tema della digitalizzazione, il problema delle destinazioni mature, il problema del turismo lento che, ad esempio, al consigliere Formaggio non piace. Tutte queste robe abbiamo provato a proporgliele e a chiederle un'opinione, e non c'è stato riscontro.
La seconda funzione che dovrebbe svolgere la Regione, nella titolarità delle politiche della programmazione in materia di turismo, dovrebbe essere la valorizzazione del capitale turistico. Noi le abbiamo posto alcuni problemi che riguardano la sostenibilità e che naturalmente incidono sullo stato di salute degli attrattori turistici naturali e culturali di questa Regione, e le abbiamo chiesto che intenzioni ci sono, perché in questo Piano non c'è scritto niente. Le abbiamo chiesto il ruolo del pubblico nell'emancipare le politiche turistiche, dove e verso quali obiettivi si intende indirizzare le risorse, come avete intenzione di svolgere, appunto, quella funzione che la legge vi affida, di programmare le politiche turistiche, se avete intenzione di intendere le politiche turistiche come un vero comparto industriale e non una rendita, che dunque necessita un intervento del pubblico, o se avete l'impostazione che dice il consigliere Formaggio, date i soldi agli imprenditori che poi si arrangiano loro a fare. Mi andrebbe benissimo, ed è stata così, perché la gestione delle politiche turistiche...
Ti ho ascoltato, Joe.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Collega Formaggio, per cortesia.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Dicevo, in effetti hai ragione, è sempre stato così, sono sempre state così le politiche turistiche in questa Regione: contributi alle imprese, che si sono organizzate come meglio hanno potuto.
Perfetto. Il problema, caro Joe, è che quando poi i turisti, anziché venire nelle nostre destinazioni, vanno da altre parti, se la logica che noi vogliamo adottare e che voi adottate in questo documento, rispetto alle politiche del turismo, è meramente una logica che si concentra sul tema del mercato, quando il turista, anziché venire qui, va da un'altra parte, sa cosa dice la logica del mercato? Che l'impresa chiude.

PRESIDENTE

Collega Formaggio, gliel'ho già detto più volte. Quando sta parlando un collega lei non può continuamente intervenire fuori microfono. Non abbiamo gli opinionisti in Aula. Se uno vuole intervenire, fa richiesta e interviene. È finita, basta.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Se fosse un'interlocuzione utile, andrebbe bene, anche se mi dice che è la sinistra che fa andare via le barche e non so a cosa si riferisca.
Era per dire che quando poi decide il mercato, perché deleghiamo al mercato il nostro lavoro, succedono guai, soprattutto quando il mercato non ci consente più quella rendita cui eravamo abituati. Ecco perché all'inizio del mio intervento ho detto che è ora che le politiche turistiche facciano un salto di qualità e che il turismo non sia più considerato l'ancella delle politiche pubbliche, perché tanto va da solo, ma che invece sia l'oggetto di decisioni importanti, di indirizzo e strategia. Esercitare quella funzione, il ruolo del pubblico sta, secondo me, in questo.
Vado a chiudere per annunciare ovviamente il voto contrario del Gruppo del Partito Democratico su questo progetto. Lo motiviamo, al netto di tutte le cose che ho già detto, proprio perché lo riteniamo profondamente inadeguato rispetto alla situazione attuale contingente che stiamo vivendo, in riferimento alla pandemia, rispetto all'incapacità che dimostra di avere una lettura su come affrontare le fragilità strutturali, che in questa Regione, e non solo, riguardano il comparto turistico; inoltre, perché riteniamo grave che la Regione del Veneto decida di abdicare al ruolo di programmatore in materia di politiche del turismo; perché ci convince anche poco l'approccio per cui, anziché costruire un'opinione, un'articolazione, ci si offende se si avanzano delle critiche; e soprattutto perché riteniamo che l'approccio che abbiamo utilizzato fino a ora, quello del mercato, quello del lasciamo fare, quello del "tanto siamo i più bravi e arriviamo sempre primi", che ci ha premiato fino ad oggi, rischia di mettere in discussione lo sviluppo futuro della nostra Regione.
Il PIL che il turismo produce in questa Regione, Assessore, merita rispetto e merita delle politiche pubbliche adeguate a garantire anche a questo comparto il futuro necessario.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Assessore, vuole intervenire? Si prenoti.

Ass.re Federico CANER

Grazie.
Innanzitutto siamo in dichiarazione di voto, quindi ovviamente chiedo al Consiglio di approvare questo Piano.
Non vorrei intervenire in replica ad ogni situazione, altrimenti diventa una discussione infinita, però permettetemi di precisare alcune cose.
Innanzitutto, consigliera Camani, non è che io mi infastidisco perché lei non condivide questa programmazione. Mi infastidisce un atteggiamento, che sinceramente trovo di disonestà intellettuale, che è quello di avere un approccio in Commissione di tutt'altro genere rispetto a quello che abbiamo avuto in Consiglio. Io capisco che lei dica che è in Consiglio che si discutono i provvedimenti, ma in realtà, per l'approccio che ho sempre avuto io, anche per l'esperienza che ho di quest'Aula, le Commissioni sono fatte per sviscerare i provvedimenti nel dettaglio. Il Consiglio è la parte conclusiva di un dibattito, ma la parte dove si entra nel merito, si vanno a sviscerare i temi, si fanno le domande e si cerca di avere anche un approccio di tipo collaborativo per cercare di costruire qualcosa di positivo è in Commissione. E io francamente penso di aver dato sempre questa disponibilità, tant'è vero che mi era anche piaciuta la discussione che le ultime due volte abbiamo avuto, sia con la maggioranza sia con l'opposizione, proprio su queste tematiche.
In più, permettetemi, io probabilmente ho anche sbagliato a fare delle battute fuori microfono, perché effettivamente queste non vanno fatte, però sintetizzare questo con alcuni interventi che poi ho sentito... Mi rivolgo per esempio alla consigliera Ostanel, che afferma che io avrei detto che Venezia è un problema di Venezia. Io non ho detto questo. Non ho detto che Venezia è un problema di Venezia. No, non ho detto così. Ho detto che Venezia prende le sue decisioni e vi posso anche dire quali sono, senza problemi, perché l'ho detto anche a livello pubblico.
Per esempio, sul tema dei tornelli, noi abbiamo dichiarato più volte – io, ma anche qualche Consigliere di maggioranza e anche alcuni Consiglieri del mio Gruppo politico a Venezia – che noi l'approccio del tornello come quello che sta avendo Venezia non lo condividiamo. Lo rispetto, perché io rispetto sempre le decisioni degli altri. Quando uno viene eletto e ha il compito di amministrare imposta anche quelle che sono le proprie decisioni, punto. Poi saranno gli elettori, finiti i cinque anni, a decidere se uno deve essere rieletto o meno. Quindi, rispetto le decisioni degli altri. Non le condivido perché, secondo me, siccome Venezia appena finisce questa situazione di crisi ripartirà, il tema dell'overtourism ci sarà, senza dubbio.
Quindi, io non sono preoccupato che questa Regione non abbia flussi turistici. Dobbiamo sicuramente gestirli in un'altra maniera. Tra l'altro, cose che secondo me in questo Piano sono previste, soprattutto nella parte iniziale, dove ci sono cinque pagine di vision.
È un programma che è stato sintetizzato apposta. L'altra volta abbiamo portato un programma che, innanzitutto, era innovativo, perché un Piano strategico sul turismo non era mai stato fatto, quindi era la base. Eravamo stati criticati dall'opposizione perché era troppo corposo, troppo grande, troppo difficile da leggere. Oggi lo abbiamo sintetizzato, perché abbiamo anche una base su cui lavorare e abbiamo rafforzato alcune azioni, e mi si viene a dire che è superficiale. Non sintetico, superficiale.
Francamente, ci sono 54 approcci e 53 azioni, ma non ho sentito, da parte dei Consiglieri di opposizione, dare una priorità sulle 53 azioni che abbiamo previsto. Nessuno nel suo intervento mi ha detto: Assessore, su queste 53 azioni noi riteniamo che, visto il momento che stiamo vivendo, queste siano le nostre priorità.
Mi viene da immaginare, francamente, che o non avete letto il programma oppure lo avete letto, sì, con superficialità, perché io mi sarei aspettato, oggi, in un dibattito in Aula dopo ciò che è avvenuto in Commissione, un intervento di questo tipo. Sicuramente magari con qualche critica, ma ve la dico io qual è la critica per l'errore che, probabilmente, ho fatto, perché un'analisi la faccio anch'io: probabilmente l'errore è stato quello di non portare contestualmente il Piano turistico annuale con la programmazione, perché lì avrete visto il dettaglio delle azioni che abbiamo previsto oggi, che è esattamente l'approccio che ha avuto prima il consigliere Favero, quando ha spiegato la filosofia che sta alla base di questo programma.
Così come ha fatto un intervento corretto – non perché era a supporto del programma, ma perché lo condivido – il consigliere Soranzo, che ha detto che, in sostanza, abbiamo usato lo stesso schema del Piano strategico nazionale, anche nella sintesi delle azioni. Con la differenza che noi le abbiamo concordate con il territorio. Guardate che quel Piano... Senza voler fare polemica, consigliera Camani, mi risulta che lei – in Aula, forse, dell'opposizione è la Consigliera che più si occupa delle tematiche turistiche – sia stata anche consulente del ministro Franceschini. Abbiamo usato lo stesso schema! Allora, non è che se lo usa Franceschini è bravo e se lo usa l'assessore Caner lo schema non funziona più. Mi scusi, ma mi toglie le parole di bocca. Allora, delle due l'una. Ecco, ripeto, ci sono 53 azioni...

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, scusi, solo per fatto personale.

PRESIDENTE

Collega, lasci finire l'Assessore.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Ho capito, ma dice delle cose che non sono vere...

PRESIDENTE

Prego, Assessore.

Ass.re Federico CANER

Il precedente è stato un Piano che ha anticipato tutte le tendenze e ci è stato riconosciuto da tutti: un Piano che non era strategico, che non era mai stato visto in Regione Veneto, con una grande difficoltà e complessità nel realizzarlo, e oggi gli stessi operatori... Mi consenta, lei dice: "Assessore, il Piano ve lo votiamo noi in Consiglio, non gli operatori". Secondo me questa è un'affermazione molto grave, perché è vero che voi approvate il Piano, però è anche vero che uno dei compiti nostri, come amministratori pubblici, è di essere aderenti e rispondenti alle richieste del territorio. Questo è il nostro compito. Se pensiamo – io compreso, mi metto dentro – di essere gli unici che sanno di turismo e quasi di avere la verità in tasca, sbagliamo completamente approccio e secondo me questa è un'affermazione molto grave.
Io ho sempre cercato di sentire gli operatori del turismo, certo indirizzandoli, perché a volte serve anche una visione esterna delle questioni, dando quindi una visione d'insieme, ma cercando assieme a loro di capire dove va il mondo e come cercare di anticipare determinate tendenze.
Così come il tema dell'Osservatorio. Io capisco che lei lo conosca, probabilmente ci avrà anche lavorato, non lo so, ma il consigliere Favero ha detto una cosa sacrosanta. L'Osservatorio non esisteva. Innanzitutto è nato da poco, quindi per determinate analisi ci dovete dare anche il tempo di raccogliere i dati e di predisporre delle azioni sulla base di ciò che ne deriva, ma appunto è federato. Per la prima volta riusciamo a condividere i dati di questa Regione, che fino ad oggi non avevamo. Non a caso, riusciamo ad averli anche in tempo reale, quasi in tempo reale, in realtà, rispetto a prima.
Chiudo su Venezia. Scusate se torno su questo tema, ma mi ha colpito particolarmente. Non solo dico che a Venezia l'Amministrazione fa delle scelte che a volte possiamo anche non condividere, ma noi, consigliera Ostanel, siamo nel tavolo di Venezia Capitale della sostenibilità. Noi ci siamo, e tutte le proposte fatte a Venezia le abbiamo fatte come Regione Veneto. Dopo, ripeto, sta anche al Comune di Venezia recepire ciò che ritiene utile recepire delle nostre osservazioni. Così come abbiamo implementato l'Enjoy Respect Venice, che è stata un'iniziativa del Comune di Venezia, implementata e sostenuta dalla Regione Veneto. Quindi, su questo tema non è vero che non ci siamo; ci siamo e abbiamo dato tutta la nostra collaborazione. Ripeto, capisco che ci possano essere degli approcci dell'Amministrazione che sono differenti rispetto alla visione della Regione. Su questo, mi dispiace, ma se voi pensate che io possa intervenire e imporre al Comune di Venezia o a qualsiasi altro Comune in Regione Veneto di seguire una linea regionale, mi dispiace, ma questo l'assessore Caner non è in grado di farlo.
Ringrazio i Consiglieri, comunque, per il dibattito e anche per il voto, che mi auguro sarà favorevole.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la proposta di deliberazione amministrativa n. 39.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Sospendiamo i lavori. La ripresa è alle ore 15.00.
La Seduta è sospesa alle ore 13.50
La Seduta riprende alle ore 15.09

PRESIDENTE

Colleghi, dovremmo passare al punto n. 8), però i colleghi Zecchinato e Montanariello ci hanno chiesto di rinviare il progetto di legge statale n. 12 alla prossima seduta del Consiglio.
PUNTO
9



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI MICHIELETTO, SORANZO, FORMAGGIO, ZECCHINATO, VIANELLO E CECCHETTO RELATIVA A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 14 APRILE 2020, n. 11 "MISURE URGENTI PER LA RIDUZIONE DELL'UTILIZZO DELLE BOTTIGLIE DI PLASTICA MONOUSO ATTRAVERSO LA PROMOZIONE DELL'USO DI ACQUA ALLA SPINA"". (PROGETTO DI LEGGE N. 108) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 10/2022)

Relazione della SECONDA Commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Michieletto.
Correlatore: Consigliere Zanoni.

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 9).
Relatore è il consigliere Michieletto. Se fa richiesta di parola, gliela do.
Prego.

Gabriele MICHIELETTO (Zaia Presidente)

La ringrazio, Presidente. Buongiorno, colleghi.
Siamo a ragionare su un progetto di legge che va a modificare una vecchia legge approvata da questa Assemblea. Qualche anno fa, sull'onda di un periodo particolarmente attento e accorto alla sostenibilità e all'ambiente, si è andati ad approvare una legge forse senza ragionarci troppo e forse senza andare a valutare le reali conseguenze che ci sarebbero state sui nostri territori.
Questa legge, tra le altre cose, prevedeva che tutte le Amministrazioni pubbliche, tutti i nostri Comuni si dotassero di erogatori di acqua potabile sia all'interno delle strutture, sia all'esterno, quindi nelle piazze. Detta così può sembrare anche una cosa interessante, ma in realtà, poi, se si va ad analizzare da vicino cosa prevede tutto questo, si capisce che è molto meglio fare un passo indietro e lasciare libera autonomia alle Amministrazioni locali di decidere volta per volta se questa sia una cosa utile per il proprio territorio o se sia solo un problema.
Perché dico questo? Perché le casette dell'acqua – così vengono definite queste strutture – possono anche avere un senso, ma non ovunque, non in qualsiasi situazione, non in qualsiasi Comune del nostro territorio. Proviamo a immaginare, per esempio, i paesi di montagna, dove per quattro-cinque mesi l'anno, tre mesi l'anno si hanno temperature sotto lo zero: bisognerebbe addirittura che queste casette fossero chiuse, riscaldate: quindi è improponibile.
Proviamo a pensare che la legge prevedeva semplicemente che, obbligatoriamente, ogni Comune del Veneto avesse una casetta dell'acqua, quindi obbligatoriamente il Comune di Padova, con 300.000 abitanti, avesse una casetta dell'acqua e obbligatoriamente il Comune di Laghi, che ha qualche manciata di abitanti, avrebbe dovuto comunque realizzare lo stesso tipo di struttura. Cosa poi assolutamente difficile da far capire è per quale motivo una persona dovrebbe uscire di casa propria, vestirsi, prendere le sue borracce, le sue tanichette, andare a 30 metri da casa in una piazza, accedere a un erogatore, riempire queste taniche di acqua. Di che acqua? Della stessa identica acqua che esce dal rubinetto di casa propria. Lo trovo poco utile quantomeno, non poco furbo perché ognuno nella vita fa le scelte che preferisce. Sicuramente – e lo abbiamo già visto dove queste installazioni si sono realizzate – sono comunque strutture assolutamente poco utilizzate.
Si è parlato anche di impatto ambientale. C'è poco da dire sull'impatto ambientale. A proposito, la legge volge attorno a quello che è l'utilizzo di plastiche, in questo caso di PET. L'impatto ambientale è sicuramente a svantaggio della realizzazione di queste casette erogatrici d'acqua rispetto al mantenere a volte lo status quo. Perché? Provate a immaginare un piccolo paese che sia obbligato a realizzare una struttura del genere, quindi progettazione, platea, cemento, pompe, tubi, la casetta, l'erogatore, scocca in plastica, motori, schede elettroniche, eccetera, per andare a erogare qualche migliaio di litri di acqua potabile del rubinetto. È evidentemente mai a pareggio una scelta di questo tipo perché, dal punto di vista del costo energetico ed ambientale, realizzare quella struttura non si pagherà mai con il risparmio ipotetico di alcune migliaia di bottigliette che pesano pochi grammi.
Attenzione poi, perché il prodotto che sembra che vada ad inquinare, il PET, è un prodotto che qui da noi è una risorsa preziosa. Sono nate fior di aziende che hanno fior di macchine di impianti per il riutilizzo, il riciclo e il recupero del materiale PET, che è molto utilizzato, oltre che per imballaggi e appunto confezioni di plastica, anche nel mondo dell'abbigliamento. Sfido chiunque a trovare PET abbandonato in Veneto, non c'è: è il primo prodotto assieme al vetro per quanto riguarda il conferimento nelle calotte e il suo riutilizzo immediatamente successivo. Non esistono bottiglie di PET e isole galleggianti, come diceva qualcuno, all'interno dei mari che toccano la nostra Regione e nemmeno la nostra nazione, nemmeno il nostro continente. È vero invece che in altre parti del mondo ci sono delle isole galleggianti di plastica, di immondizia, eccetera: non riguarda il nostro mondo. Noi siamo qui per amministrare il Veneto e la Regione Veneto, non altro.
Quello che però vorrei fosse abbastanza chiaro è che qui non si sta parlando di ambiente, non stiamo ragionando di ambiente. Il mio PDL non vuole migliorare, peggiorare o lasciare invariato quello che è l'impatto della plastica nel territorio. Dice tutt'altro: non ha senso imporre dall'alto, dalla Regione, a tutti i Comuni, a tutti gli Enti di adeguarsi, perché noi siamo persone, sostanzialmente, autonomiste e siamo convintissimi che, siccome ogni Comune ha degli organi eletti, ha un Sindaco e ha un Consiglio comunale, ogni Comune deve essere in grado di decidere per se stesso: ogni Comune deve essere in grado di valutare la propria condizione, il proprio tessuto sociale, la propria geografia, la propria altitudine, la propria necessità o utilità nell'offrire un servizio di questo tipo e decidere per conto proprio.
Si passa dal "Io Regione ti obbligo e obbligo tutti", al "Io Regione decido che sia tu a valutare e tu a decidere, in autonomia, cosa fare per il tuo territorio".
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Do ora la parola al consigliere Zanoni in qualità di correlatore. Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il progetto di legge che andiamo ad esaminare adesso, a mio avviso, potrebbe trasformarsi e definirsi come un manuale: il manuale su come rendere inutile una legge utile.
Ho sentito il collega che mi ha preceduto parlare di legge approvata senza ragionarci, ma il collega dov'era all'epoca? Perché dagli atti risulta che ha votato a favore sia in Commissione Ambiente che in Aula. Che cosa è cambiato nel frattempo? Perché questa è la vera domanda che ci dobbiamo fare.
La legge n. 11 del 2020 ha preso atto di una situazione allarmante, promuovendo un cambiamento di mentalità e stili di vita in grado di arrestare un processo di degrado ambientale che coinvolge il nostro pianeta a causa dell'utilizzo di plastica.
La fotografia dell'attuale situazione ci dice che la produzione mondiale annua di plastica è passata da 15 milioni di tonnellate nel 1964 agli oltre 310 milioni attuali. Ogni anno almeno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari e, ad oggi, si stima che vi siano più di 150 milioni di tonnellate di plastica negli oceani: numeri che sono destinati a peggiorare.
Il Great Pacific Garbage Patch, la più grande isola formata dai residui di plastica globali, situata nell'Oceano Pacifico, ha già superato le dimensioni della penisola iberica. Nell'area mediterranea, l'Italia è il primo produttore di manufatti in plastica: quasi 4 mega tonnellate l'anno di prodotti, l'80% dei quali provenienti dall'industria degli imballaggi. Nel nostro Paese è stato calcolato un consumo annuo pro-capite di plastica di 132 kg. L'Italia è anche il Paese europeo con il maggior consumo pro-capite di acque minerali: 172 litri l'anno. Negli ultimi 10 anni il loro consumo è cresciuto del 3% l'anno; più dell'80% delle acque minerali sono imbottigliate in contenitori di plastica PET il cui costo è inferiore a quello del vetro.
I costi di smaltimento ricadono sulle Regioni che spendono più di quanto incassano dai canoni di concessione e di sfruttamento delle fonti. In realtà, l'acqua del rubinetto è più controllata e garantita di quella minerale, i cui parametri sugli inquinanti sono più permissivi. Per questo la riduzione alla fonte della produzione e la richiesta di plastica devono necessariamente passare attraverso un cambio di mentalità dell'usa e getta, che oggi rappresenta il 40% dei materiali di plastica prodotti e attraverso un più efficiente riciclo dei materiali.
Le politiche in materia di rifiuti devono indirizzarsi non solo sulla quantità, ma anche sulla qualità della raccolta differenziata. Non tutta la plastica può essere riciclata e non tutta la plastica è uguale, né per composizione né per provenienza.
Il Veneto, nonostante sia una delle Regioni più avanzate nella raccolta differenziata, ha ancora molta strada da fare: molti Comuni non l'hanno ancora efficacemente avviata per ridurre e smaltire adeguatamente i rifiuti.
La legge che stiamo per cambiare ha previsto la diffusione e l'utilizzo dei distributori di acqua dell'acquedotto, microfiltrata e refrigerata, all'interno degli edifici pubblici o in aree pubbliche: questo perché diventa indispensabile imprimere un cambiamento di mentalità, promuovendo tra i cittadini il fondato convincimento che l'acqua del servizio acquedottistico è buona, è controllata dagli enti erogatori, è salubre.
Non è stata questa che si vuole rendere inutile una legge perfetta, sicuramente poteva fare anche di più, inserire obiettivi maggiormente ambiziosi, ma è stata sicuramente un inizio per una svolta verso la sostenibilità anche nella nostra Regione. Riducendo il consumo di plastica si dà una risposta all'attuale emergenza climatica andando a incentivare quelle azioni utili al contrasto al cambiamento del clima.
Con il risparmio di plastica abbiamo conseguentemente anche un risparmio di emissioni di anidride carbonica, uno dei gas climalteranti che è causa di cambiamenti climatici e andiamo a diminuire e quindi anche l'inquinamento dell'aria. Andiamo a diminuire il consumo di energia, che spesso viene prodotta da fonti non rinnovabili, magari con il gas di Putin, che a sua volta creano il problema delle emissioni di CO2. Andiamo anche a diminuire il flusso dei mezzi pesanti che trasportano invece le bottiglie di acqua, con dei risvolti positivi anche per quanto riguarda la diminuzione del traffico.
Abbiamo acque minerali che vengono dal sud per arrivare al nord, acque minerali prodotte al nord per andare al sud, con un'impronta veramente ecologica molto grave.
Per fabbricare una bottiglia di PET, per imbottigliare l'acqua, per trasportare e tenere al fresco una bottiglia serve un'energia pari a circa 2.000 volte quella necessaria per ottenere la stessa quantità d'acqua da un rubinetto collegato all'Acquedotto. Questo in risposta alle cose fantasiose che ha dichiarato prima il collega.
Ancora prima della legge, diversi Comuni virtuosi si sono dotati delle cosiddette casette dell'acqua, ovvero degli erogatori collegati alla rete idrica che forniscono acqua adeguatamente trattata, sia liscia che gassata, a chilometro zero.
La proposta di questa modifica sulla promozione dell'acqua alla spina cancella la parte più importante dell'attuale norma anti-plastica, ovvero il divieto di rinnovare alla decadenza tutti i contratti con le ditte proprietarie dei distributori automatici di acqua in bottiglia. Forse è proprio questo il punto che dava fastidio in questa legge.
Il mancato rinnovo degli appalti per i distributori di acqua in bottiglia era uno dei pilastri del provvedimento. Non si sarebbero più vendute bottigliette di plastica nelle sedi della Regione e delle sue partecipate, negli edifici amministrativi, negli ospedali e quant'altro.
Nella sua relazione il collega parla solo di tempi lunghi per mettersi in regola con le misure igienico-sanitarie, però, in quella relazione presentata in Consiglio, di quel progetto di legge, non si è mai parlato del fatto che c'era la cancellazione del divieto del rinnovo dei contratti, come se fosse imbarazzante ammetterlo.
La legge è stata approvata due anni fa all'unanimità per dare risposte all'opinione pubblica e in particolare ai giovani e agli studenti del movimento "Friday For Future" che chiedevano alla politica scelte forti all'insegna della sostenibilità. Sono i giovani che ci chiedono di preservare il futuro, perché sono loro che dovranno poi trattare con questi problemi epocali del cambiamento climatico.
Grazie a reportage internazionali e studi scientifici erano venuti alla luce due fenomeni: l'esistenza di isole di plastica galleggianti...

PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

...e la normale assunzione di plastica che si trova negli alimenti, in particolare nel pesce.
Da qui un provvedimento che dava tempo alla Regione, alle sue partecipate, agli ospedali, così come agli Enti locali e ai Comuni per primi, due anni per mettersi in regola decidendo dove installare distributori di acqua alla spina. Adesso si vuole cambiare, purtroppo, le carte in tavola e, oltre a cancellare quelle importanti previsioni che vi ho detto, si porta il limite a cinque anni sia per la Regione che per i Comuni.
Spiace poi, colleghi, che il nostro Presidente, che ha promulgato la legge di due anni fa, liquidi con una battuta l'affossamento di questa legge sul divieto di bottigliette di plastica per l'acqua negli uffici pubblici: se il Governatore pensa che gli erogatori alla spina non siano igienicamente sicuri, lo dimostri scientificamente. Lo sa che in Veneto ci sono centinaia di distributori regolarmente funzionanti e nella maggior parte nei Comuni proprio amministrati dal suo partito?
La sua marcia indietro, a mio avviso, a nostro avviso, è clamorosa: un voltafaccia nei confronti dei ragazzi del "Friday For Future" e di tutti coloro che sono preoccupati per le sorti della nostra Terra. Le isole di plastica galleggiante negli oceani, la microplastica ingerita dai pesci che poi arrivano sulle nostre tavole, quella affiorante in ogni fosso del Veneto, tanta costituita proprio dalle bottigliette di plastica usa e getta, qui sì che sarebbe il caso di dire: "No zé proprio so mare" , perché questo è stato detto in merito alle contestazioni a questa norma.
Poi mi chiedo veramente che cosa sia capitato in questi due anni per una retromarcia clamorosa del genere: era esattamente il 13 febbrai 2020, quando, in Seconda Commissione, con voto palese e favorevole all'unanimità, tutti votarono quella legge, compreso il relatore di questo progetto di legge, Michieletto, e anche la collega Rizzotto.
Ma non solo, poi in Aula, successivamente, è stata approvata sempre all'unanimità e votarono a favore colleghi presenti anche in questa legislatura, che si accingono a demolirla, a renderla inutile, come Corsi Enrico, Gianpiero Possamai, Luciano Sandonà, Gerolimetto Nazzareno, Formaggio Joe, la collega Rizzotto, Boron Fabrizio, la collega Brescacin, il collega Villanova, il collega Finco e Valdegamberi. Votarono questa legge assieme a tutti noi. Era una legge importante, era una legge molto importante e adesso con questa modifica purtroppo viene picconata la legge e viene resa inutile. Io dico una cosa, adesso vi dirò dove viene demolita: ma avevamo bisogno di una legge inutile perché i Comuni potessero mettere gli erogatori d'acqua? Guardate che gli erogatori d'acqua nei Comuni venivano messi prima di questa legge.
Questa legge dava un incentivo in più, prevedeva alcune norme che adesso andiamo a vedere. Prevedeva ad esempio che questi erogatori servissero in sostituzione della vendita di acqua in bottiglia. Adesso si prevede al fine di contenerne il consumo. Poi veniva previsto che i Comuni promuovessero la cultura dell'uso dell'acqua del rubinetto e promuovessero queste convenzioni con i gestori del servizio idrico. Adesso la legge dirà che possono promuovere. Non serve mica che glielo dica una legge che possono promuovere queste convenzioni. Lo possono fare benissimo anche senza una legge. Per quello vi dico che è un capolavoro, un manuale per rendere una legge da utile a legge inutile.
Poi veniva previsto che in sostituzione della vendita di bottiglie di plastica non si procedesse alla scadenza utile dei relativi appalti di distribuzione automatica di acqua in bottiglie di plastica al rinnovo di questi contratti. Questa cosa sparisce. Veniva anche detto che i Comuni provvedessero all'individuazione delle aree pubbliche destinate all'installazione delle casette dell'acqua e a altre iniziative funzionali alla stipula della convenzione per l'installazione di casette dell'acqua in aree pubbliche. Non si specificava dentro, fuori, c'è già massima libertà per i Comuni per definire dove. Sicuramente a Cortina non mi fanno la casetta dell'acqua all'aperto perché, con le temperature sottozero, si ghiaccia l'acqua. Quindi i Comuni avevano massima discrezionalità nel dire dove mettere queste casette.
Ma poi viene anche eliminata questa disposizione che gli Enti interessati trasmettessero annualmente alla Giunta regionale e ai Comuni una relazione sullo stato d'attuazione della presente legge, indicando in particolare i progetti realizzati di casette d'acqua, gli erogatori di acqua alla spina e quelli in via di realizzazione, le attività di informazione e pubblicità dirette a favorire la diffusione della cultura dell'utilizzo dell'acqua delle casette dell'acqua. Quindi anche la parte informativa viene cancellata. Almeno questa potevate lasciarla. L'abbiamo detto anche in Commissione: almeno la parte informativa lasciatela. Niente, si è voluto eliminare qualsiasi indicazione, anche di carattere culturale, nei confronti dell'uso dell'acqua del rubinetto rispetto a quella in bottiglia.
Un'altra cosa molto grave: la clausola valutativa. Sappiamo tutti, colleghi, che cos'è la clausola valutativa. La clausola valutativa ormai si mette in tutte le leggi. In questo caso era contenuta all'articolo 6, diceva: "entro 24 mesi dall'entrata in vigore della presente legge e successivamente con cadenza annuale, la Giunta regionale invia alla competente Commissione consiliare una relazione sullo stato di attuazione della presente legge". Viene cancellata. State decretando la fine dell'interessamento del Consiglio regionale, con le sue Commissioni, a questa attività di riduzione della plastica e alla promozione dell'acqua alla spina. A mio avviso questa è una cosa grave.
Oggi, pensate, è la giornata mondiale dell'acqua. Ma è mai possibile che una Regione importante come il Veneto...? Spesso molti di voi elogiano gli standard della nostra Regione in confronto ad altre Regioni su una serie importanti di tematiche. Eravamo non dico all'avanguardia, ma avevamo fatto un passo in avanti, avevamo approvato una legge all'unanimità che, guardate, più di tanto non pesava alla Regione, né ai Comuni, perché, in realtà, questo è il futuro: è sempre più insostenibile trattare le plastiche, è sempre più insostenibile utilizzare energia, è sempre più insostenibile permettersi di usare un qualche cosa e poi di gettarlo.
Tutte le roadmap dell'Unione europea vanno verso l'economia circolare e, quindi, anche questa norma era un passo in avanti; pur timido, perché in realtà, in qualche modo obbligava i cittadini veneti a determinati comportamenti, ma si dava, all'interno della pubblica amministrazione, un segnale importante verso questa direzione. Era la cultura della borraccia. Voi sapete che era uno dei simboli del movimento "Friday For Future", purtroppo azzoppato dalla pandemia, la loro forza stava nelle manifestazioni che poi naturalmente con la pandemia e tutte le misure di tutela della salute pubblica sono state eliminate. Il simbolo di quelle manifestazioni era la borraccia proprio perché questi ragazzi, tutti, bene o male, hanno esperienza in merito, chi ha figli giovani lo sa, bevono l'acqua, giustamente perché fa bene, però consumano una bottiglietta al giorno. Qualcuno la riutilizza ma voi sapete che dopo fanno una brutta fine.
Ecco un'altra cosa: ma perché facciamo le risoluzioni in Consiglio regionale contro le bottiglie di plastica, vengono approvate e dopo in Consiglio regionale ti portano la bottiglia di plastica? Com'è possibile ancora questa storia? Ma allora che cosa le facciamo a fare noi le risoluzioni se dopo siamo a questi livelli? Bottiglia di plastica o bicchiere di plastica.
Quello che dico è che nessuno ancora in due o tre convocazioni di Commissione ci ha spiegato perché questa marcia indietro. Ma non andremo mica a danneggiare i venditori di acqua in bottiglia dei distributori? Michieletto si è incazzato perché i giornali hanno associato la sua residenza con la residenza di un'importante azienda di bottiglie...

PRESIDENTE

Colleghi, se volete intervenire fate richiesta di parola.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Quello che non trova spiegazione è perché due anni fa questa legge andava bene e adesso, che era il momento di applicarla nelle sue varie sfaccettature e forme, con dei carichi minimi per le pubbliche amministrazioni, non si debba fare in modo che entri in vigore.
Tornando ai Comuni, è stato detto dal relatore che dispendioso, che è difficile, che è un'incombenza per i Comuni, eccetera. Ci sono Comuni, anche di piccole dimensioni, che hanno due, tre, quattro di queste stazioni pubbliche, che non hanno comportato dispendio di energia, di materiale, che hanno lanciato sicuramente dei segnali importanti e che danno un servizio importante a moltissimi cittadini di avere acqua alla spina, potabile, buona, utilizzabile. Hanno, quelli sì, contribuito alla diminuzione di bottiglie di plastica.
Ogni tanto facciamo una cosa che riesce bene. Tra l'altro, ribadisco, è stata votata all'unanimità da tutti, compresi quelli che adesso la vogliono demolire e adesso appunto si dice: "No, abbiamo sbagliato". È un brutto modo per festeggiare la giornata mondiale dell'acqua perché sembra quasi che per il Veneto la giornata mondiale dell'acqua sia l'occasione per metterla nelle bottigliette di plastica e questo sicuramente non va bene.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Le ricordo che in Consiglio regionale abbiamo sempre avuto i boccioni con l'acqua a disposizione dei Consiglieri, però, come sa bene, da due anni a questa parte c'è una pandemia in corso e quindi, per motivi igienico-sanitari, abbiamo deciso di utilizzare ancora le bottigliette, non per altri motivi.
Ha chiesto di intervenire la collega Erika Baldin. Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io su questo progetto di legge che esattamente nella giornata mondiale dell'acqua sembra fare un passo indietro, consigliere Michieletto. L'ha spiegato bene anche chi mi ha preceduto, il consigliere Zanoni, elencando una serie di motivazioni per le quali questo PDL, in effetti, è in antitesi con quelle che sono ormai le prese d'atto a livello europeo e non solo, di quella che è la direzione verso cui tendere, ovvero economia circolare, ovvero meno produzione di rifiuti, che vuol dire anche un minor conferimento di rifiuti nelle discariche, un maggiore riciclo, una raccolta differenziata più efficiente e più efficace in tutti i Comuni.
A tal proposito ricordo che anch'io mi ero occupata di questo argomento ancora nella scorsa legislatura e anche in questa perché ho ripresentato una proposta, che è sempre attuale, che riguarda l'incentivazione e la promozione dei negozi che vendono prodotti sfusi o cosiddetti alla spina, perché credo siano un modo per incentivare l'utilizzo di prodotti senza la conseguente produzione di rifiuto. Sappiamo benissimo che, quando andiamo a fare la spesa, portiamo a casa più plastica, più imballaggio che prodotto. Magari, se volete ritirare questa proposta di legge perché, di fatto è come se fosse un ritiro, due anni fa è stata votata con maggioranza, anzi all'unanimità, oggi se ne propone l'abrogazione di fatto, almeno portate avanti un'altra proposta, che è la n. 85 del 2021, che tende appunto a promuovere la creazione e lo sviluppo di questi negozi alla spina, che sicuramente farebbero del bene anche all'interno della nostra Regione dando un contributo ai commercianti.
Cosa prevede, in sostanza, questo progetto di legge? Di fatto, quelli più importanti sono l'articolo 2 e l'articolo 4. In base all'articolo 2, la legge n. 11 del 2020 viene in parte bocciata perché si prevede una facoltà e non più l'obbligo per i Comuni di procedere alla convenzione con i gestori del servizio idrico integrato o del servizio di raccolta dei rifiuti, ovvero l'affidamento con procedure ad evidenza pubblica per l'installazione delle casette dell'acqua, in questo caso. Ed era, come ricordava qualcun altro prima di me, un punto di arrivo molto importante in questa Regione: prevedere l'obbligo per i Comuni e anche per la Regione e gli Enti regionali e strumentali anche del servizio sanitario in sé era veramente una legge all'avanguardia, un punto d'arrivo molto importante, lo ripeto, proprio perché si dava impulso a quella che era una visione diversa, e qui fra le prime Regioni d'Italia, quindi con un'ottica completamente rivoluzionaria.
L'articolo 4 propone il differimento da due a cinque anni, quindi è una proroga di fatto di tre anni per la Regione, per gli Enti regionali e del servizio sanitario regionale, entro cui installare gli erogatori di acqua alla spina all'interno dei propri edifici.
Io voterò no a questo progetto di legge e mi spiace constatare che vi sia stato un passo indietro formidabile in questo senso. Tornando un po' anche al contenuto tecnico di questa proposta, ricordiamo che, come diceva anche Zanoni, gli imballaggi costituiscono il 50% del rifiuto oggi prodotto dal cittadino medio, quindi una quantità spropositata e spaventosa.
L'obiettivo deve essere quello di ridurlo nel più breve tempo possibile e già siamo in ritardo perché effettivamente la plastica è entrata all'interno anche dell'organismo umano, se ne sono trovate tracce all'interno del sistema linfatico e anche del nostro stesso sangue, non solo in quello delle specie viventi, nei pesci e quant'altro, ma proprio all'interno della persona umana. Anche queste circostanze saranno da valutare con molta attenzione sotto il profilo sanitario medico.
Detto questo, anche per le nostre stesse tasche avremmo un beneficio perché, secondo un'indagine, con minor imballaggio, avremmo per famiglia un risparmio di 700 euro all'anno, proprio perché il costo dell'imballaggio incide per il 10% su quello che è il prodotto finito: quindi abbiamo sia vantaggi dal punto di vista ambientale e sanitario, perché ambiente e salute vanno a braccetto, sia dal punto di vista economico, motivo per cui non dobbiamo assolutamente sottovalutare questo fattore.
Dall'altro lato, invece, come rilancio economico, se verrà approvato il mio progetto di legge, che però non è ancora transitato per la Commissione, avremmo anche un incentivo proprio per i commercianti locali, visto poi un clima di assoluta incertezza economica e di crisi, che potrebbero decidere di aprire questi negozi beneficiando di un contributo, come già in tante altre Regioni italiane avviene. Sarebbe anche in questo caso un volano economico non di secondaria importanza.
Per tutti questi motivi dico no a questo progetto di legge. Dico sì invece a progetti per il recupero e il riutilizzo dei rifiuti e anche per un minore impatto ambientale di questi sul nostro territorio e quindi anche un sì convinto a progetti – e potete farne benissimo uno vostro o prendere spunto dal mio e cambiare il nome – per dare la possibilità oggi a un cittadino qualsiasi, magari un giovane, di aprire nel proprio Comune un Green Corner, ovvero un negozio di prodotti alla spina, perché sicuramente farebbe del bene anche alla comunità sulla quale decide di investire.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Quando abbiamo approcciato questo progetto di legge era curioso in particolar modo leggere l'introduzione del presentatore riferita appunto alla modificanda legge. Cito: "In sostanza, noi ci mettevamo in contrasto con chi vende l'acqua". E quindi, mentre l'Unione europea e il mondo intero si stanno spostando verso l'eliminazione delle plastiche, la Lega, non si sa sulla base di quale assunto se non la difesa evidentemente citata dei produttori di acqua imbottigliata, fa dietrofront sulla generale e obbligatoria installazione da parte degli Enti pubblici di erogatori d'acqua in sostituzione alla distribuzione e alla vendita di bottigliette di plastica, ribadisco, negli Enti pubblici.
Contestualmente, si fa pure marcia indietro in termini di tempo. Il termine, infatti, entro il quale partire per questa sostituzione, si sostituisce spostandolo da due a cinque anni. Era una modifica che poteva, se presa in questo singolare aspetto, era una modifica che poteva anche vederci concordi per aiutare nella ripresa post pandemia, evidentemente non togliendo l'obbligatorietà di un intervento che è non soltanto opportuno, ma decisivo, perché, evidentemente, se non sono le Istituzioni ad educare ad un utilizzo centellinato e intelligente delle risorse che abbiamo a disposizione, scegliendo la strada che, magari, non siamo più abituati a percorrere, perché nei decenni ci siamo abituati ad utilizzare le bottigliette, invece di utilizzare materiali riutilizzabili, ecco che, se non è l'Istituzione ad educare a questo cambio di logica, evidentemente perdiamo un nostro dovere, che è un dovere di tipo politico ed educativo, di indirizzo della società verso soluzioni che siano, non soltanto più sostenibili da un punto di vista ambientale, ma sostenibili anche da un punto di vista economico. Perché i costi sociali ed economici della gestione e delle bottiglie è, evidentemente, troppo alto rispetto alle nostre reali possibilità e vanno ad impattare, molto spesso, verso i Paesi in via di sviluppo.
Per cui, più che annacquare la norma originaria, evidentemente, questo progetto di legge va ad affondare le disposizioni che avevamo votato all'unanimità nella scorsa legislatura. Va ad affondare anche quello che può essere un principio positivo, che vede diversi progetti di legge, anche della maggioranza, non soltanto della minoranza, predisposti verso l'obiettivo del riuso e della vendita dello sfuso, ad oggi in sospeso per l'attesa delle evoluzioni normative a livello nazionale. Ma soprattutto, insomma, va a definire una logica che vediamo ripercorrersi all'interno di questo Consiglio regionale: nel momento in cui c'è un passo avanti di una norma che, magari, consente, come quella sul consumo di suolo, di togliere determinate deroghe, vediamo inesorabilmente tre passi indietro che peggiorano una condizione che ci aveva fatto sperare in un miglioramento. Questo è un grande rammarico che questa legge purtroppo va a confermare.

PRESIDENTE

Grazie, collega Guarda.
Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Volevo solo far presente a chi è intervenuto su questo argomento, e ne abbiamo discusso in Seconda Commissione, che il parere del CAL, che rappresenta i Comuni, rappresenta le Province, su questo tema è stato espresso il 24 gennaio scorso all'unanimità, chiedendoci, in particolare, di voler prevedere che gli adempimenti in capo ai Comuni, finalizzati ad accertare la sussistenza di condizioni locali idonee all'installazione delle casette dell'acqua, non comportino l'obbligo di provvedere alla successiva installazione.
Sono stati i Comuni all'unanimità, quindi la CAL e anche le Province, a supportare questo progetto di legge e a chiederci di non prevedere l'obbligo. Il CAL è rappresentato da Comuni di tutti i colori, tanto è vero, e lo sappiamo perfettamente, che è presieduta tra l'altro da un Presidente che non è certo di centrodestra. Noi in Seconda Commissione abbiamo preso atto anche di questa indicazione che è venuta dagli Enti locali e quindi abbiamo portato avanti il PDL 108 del consigliere Michieletto ed altri proprio perché sono gli Enti locali che ci hanno chiesto di alleggerire e modificare questa norma. Anzi, ci hanno chiesto di modificarla ancora di più togliendo proprio l'obbligo di questo tipo di adempimenti.
Questo per chiarezza di informazione. Noi stiamo in ascolto del territorio e cerchiamo di essere vicino a loro.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega. Se non ci sono altre richieste di intervento, chiudiamo la discussione.
Collega Micheletto, allora si prenoti. Prego, collega Michieletto, in replica.

Gabriele MICHIELETTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Mi sembra corretto spendere ancora una parola.
Noi siamo qui per amministrare un territorio: amministrare è una cosa, esporre i libri di sogni è un'altra cosa, fare demagogia è un'ulteriore cosa ancora. Questa legge, forse mi sono spiegato male prima, è nata probabilmente con tutte le buone intenzioni, ma è stata una legge affrettata nella gestazione e decisamente sbagliata nell'arrivo, nel finale, non nei proposti, ma proprio nell'esecuzione di quello che poi si è andato a decidere.
In buona fede l'abbiamo votata tutti all'epoca, c'ero anch'io, c'eravamo tutti e l'abbiamo votata perché sembrava una cosa ben fatta. Poi spesso nella vita si fa un'azione e ci si rende conto nel tempo, perché ci vuole del tempo a volte per maturare, che le scelte non erano perfette, non erano ottimali e, a mio modo di vedere e non solo a mio modo di vedere, quella scelta di due anni fa non era corretta, non era ottimale.
Caro consigliere Zanoni, lei va avanti con un discorso che procede su due strade: una è la strada dell'inquinamento mondiale, delle tonnellate di immondizie che vengono abbandonate nel mondo, ma non è un tema che riguarda il Veneto. Il Veneto è un'eccellenza nel riuso, nel riciclo, nel recupero e nel dar nuova vita ai rifiuti, soprattutto ai rifiuti come il PET, che è il prodotto che si utilizza per fare le bottiglie. L'altra linea che lei continua a dire è quella che bisogna educare il mondo a bere l'acqua di rete, l'acqua del Sindaco. Non c'entra niente questa legge con l'acqua del Sindaco, non c'entra niente questa legge con l'utilizzo dell'acqua di rete. Se si vuole fare usare alle persone l'acqua di rete bisognerà fare delle campagne adeguate che nulla hanno a che fare con le casette dell'acqua.
Le dirò di più. Lei sa qual è stata la prima azienda a fare grossi fatturati con le casette dell'acqua, l'unica conosciuta in Veneto? Dico il nome del titolare o dico solo che era il più famoso veneto mai esistito? Il più famoso mafioso, scusate, veneto mai esistito. Aprite la cronaca. L'unica azienda famosa per l'installazione di casette dell'acqua in Veneto era un'azienda che faceva capo a Felice Maniero. Lo sappiamo, vero?
Per quale motivo chi utilizza oggi l'acqua in casa in bottiglia dovrebbe andare a prenderla nella casetta dell'acqua? Non cambia nulla. Chi ha voglia di bere acqua del rubinetto, beve acqua del rubinetto. Chi ha voglia di consumare acqua in bottiglia, continuerà a consumare acqua in bottiglia. Non è questa legge, né la sua modifica che cambieranno l'ordine delle cose.
Consigliera Baldin, io le do anche una mano, se vuole, a sistemare quel progetto di legge sui negozietti che vendono i liquidi, i detersivi, le bibite, tutto sfuso, con i contenitori del cliente. Ho anche aiutato una piccola azienda tanti anni fa ad aprire un negozio che faceva questo. Non ne è rimasta in vita una per una questione di costi, per una questione di gestione, per una questione di abitudine, perché la signora Maria vuole il detersivo che più bianco non si può. Per una serie di fattori, i negozi che vendono prodotti sfusi non funzionano, non funzionano nemmeno all'interno di corner di strutture più grandi dove non hanno costi di gestione.
Deve essere compito di qualcuno fare educazione, ma non ha nulla a che fare con questo progetto di legge. Questo progetto di legge è di una praticità assoluta. Abbiamo, con una legge sbagliata, costretto quasi 600 Enti a munirsi di strutture che non servono e sfidiamo chiunque a dire che servono. Sono questi stessi Enti che ci chiedono per pietà di non costringerli a spendere...
C'è un Comune di montagna in provincia di Belluno che ci dice che tra Ufficio tecnico e platea in cemento, tubi, allacciamenti, va via metà bilancio comunale per fare una casetta dell'acqua che deve erogare acqua del rubinetto. Ma di cosa stiamo parlando? Siamo qua per prendere in giro i veneti, per far demagogia o per cercare di sistemare, nei limiti del possibile, le cose?
Il CAL, il Consorzio delle autonomie locali, presieduto dal signor Bui, se non sbaglio, del PD e da buona parte di Sindaci e amministratori del PD, approva questa modifica al progetto di legge all'unanimità. Non solo, ci chiede di essere ancora più restrittivi e meno incisivi nei confronti dei Comuni.
Quello che voglio tornare a far capire a quest'Aula e a tutti i Consiglieri è che non c'è nessun passo indietro. Qui si evita di dare un obbligo insensato, che piace molto alla sinistra, da parte di questo Ente, che dovrà ricadere su tutti gli Enti comunali e provinciali, che dovranno, poi, addirittura – ho sentito – fare relazioni biennali. Voi vi immaginate 600 relazioni biennali, di almeno 600 Enti, che arrivano in Regione? Chi le dovrebbe vedere? Chi le dovrebbe analizzare? Chi le dovrebbe studiare? Un camion di relazioni, un anno sì e un anno no.
Era una legge sbagliata. Va messa in ordine, e questo è il momento per metterla in ordine. Questo è il tema. Se, invece, decidiamo di prenderci in giro, lo facciamo da un'altra parte. Non lo facciamo in Aula. Qua cerchiamo di essere persone serie.
Quindi, dal basso la richiesta è di eliminare quella legge sbagliata. Lo stesso collega Zanoni dice: "No, non la togliamo. Possiamo modificarla". Bene, siamo qui per modificarla. In tutte le Commissioni in cui è entrata questa richiesta di modifica al progetto di legge abbiamo avuto un solo voto contrario, quello del collega Zanoni. Addirittura i suoi colleghi si sono astenuti, non hanno avuto la forza, il coraggio o la voglia di votare contro. Perché è un progetto di buonsenso. Non vietiamo niente a nessuno. Semplicemente non obblighiamo i Comuni ad adeguarsi a una legge sbagliata. I Comuni possono e devono fare come meglio credono. I Comuni, dove andrà il collega Zanoni a spiegare bene le cose, metteranno 12 casette dell'acqua. I Comuni che non vorranno metterle, non metteranno le casette dell'acqua e renderanno conto ai loro cittadini, come dovremmo fare noi da quest'Aula.
Ecco perché sono convintissimo che questo progetto di legge sarà assolutamente approvato, con qualche voto in meno dell'unanimità. Ci sta. Va bene lo stesso. Quando si viaggia per ideali, per massimi sistemi e non si rimane con i piedi per terra, si rischia anche di votare contro un progetto di questo tipo, come farà sicuramente il collega Zanoni. Ripeto, come ho già detto cinque anni fa, che quando il collega Zanoni vota contro un mio progetto di legge ho la garanzia che il progetto di legge è giusto, perché il collega Zanoni ha il potere di dire sempre il contrario di quello che vorrebbe il buonsenso.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il correlatore Zanoni, in replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Mi spiace che il collega la metta sul personale. Vuol dire che ha pochi elementi per sostenere la sua proposta di legge. Siamo serissimi, non seri, collega Michieletto. E anche con senso pratico.
Il collega Micheletto la vuole raccontare, ma diciamola fino in fondo: in Commissione Ambiente il mio è stato l'unico voto negativo – lo ha detto lei, adesso dovrei verificare – semplicemente perché i colleghi erano assenti. Tutto qui. Quindi, collega Michieletto, cerchi di raccontarla giusta e di dirla fino in fondo.
Per quanto riguarda il CAL, ricordato dalla collega Rizzotto e anche dal collega Michieletto, vi è stato un voto all'unanimità. Posso anche capire i Sindaci, con gli adempimenti che hanno di giorno in giorno, sempre più pesanti, a loro delegati in particolare dalla Regione. Ad esempio, se ai Sindaci chiedete di non fare più gli adempimenti in applicazione della legge sul consumo del suolo oppure di non attuare più i procedimenti relativi all'applicazione del superbonus edilizio 110, oppure tante altre questioni, secondo me sono i più contenti di questo mondo se le fa qualcun altro. Diamo loro le risorse. Diamo loro le risorse umane per seguire tutti questi adempimenti che la Regione in particolare dà ai Comuni. La Regione è bravissima a imporsi, ad esempio sugli strumenti urbanistici, a spazzare via i PAT, i PI, ad andare oltre. Quando, però, deve chiedere è sempre pronta a farlo. Vedrete, cari colleghi, che il CAL cambierebbe se la situazione dei nostri Comuni fosse diversa.
Poi ha citato ‒ penso sia abbastanza sconveniente, direi ‒ il fatto che la prima ditta, la più presente in Veneto per quanto riguarda l'installazione delle casette di erogazione dell'acqua sia stata quella di Felicetto Maniero. Che cosa vorrebbe dire? Che gli imprenditori veneti che si dedicano a questa attività hanno a che fare con la malavita? Come dire che la stazione orbitante, solo perché l'ha fatta Putin, è una stazione di mafiosi. Ci vanno gli astronauti degli Stati Uniti d'America, ci vanno gli astronauti europei, gli astronauti italiani. Che razza di paragone è? E poi il collega Michieletto dice a noi di fare i seri, dice a noi di non fare propaganda. Questo, collega Michieletto, è un passo indietro. Volenti o nolenti, per quanto giriate la frittata, è un passo indietro. Dirò di più: è uno schiaffo alle future generazioni, che a gran voce ci chiedono cambiamenti.
Qua non si tratta di contrapposizione, a mio avviso, ideologica. Si tratta proprio di avere rispetto per chi verrà dopo di noi. Noi stiamo facendo troppo spesso i signori, oggi, con quello che abbiamo, dando disponibilità, disfacendo e rifacendo, senza avere un occhio di riguardo verso chi verrà dopo. Lo sapete com'è l'impronta nostra oggigiorno su questo pianeta? Sull'Italia, sul Veneto, sulle nostre Province. Nel giro di qualche mese consumiamo tutto quello che è utile all'autosufficienza. Dopodiché, andiamo a debito. Consumiamo quello che, invece, dovremmo lasciare alle future generazioni.
Questo era un piccolo passo. Sicuramente a qualcuno questa legge non piace. Siamo persone che vivono nei territori e che sanno come vanno le cose. Anche i distributori automatici danno reddito. Però, colleghi, se noi non cambiamo, non facciamo qualche piccolo passo, che cosa lasceremo a quelli che verranno dopo?
Sicuramente il cambiamento è faticoso. Sicuramente qualsiasi cambiamento porta a non soddisfare qualcuno. Cambiare è sempre difficile. È responsabilità della politica accompagnare le aziende e i cittadini verso un cambiamento più sostenibile. Non abbiamo alternative, guardate. Giratela come volete. Non ci sono alternative utili. Dovremo cambiare. Dovremo fare degli sforzi.
È un peccato. Quando si inizia debolmente, timidamente a far vedere un po' di luce in fondo al tunnel alle nuove generazioni, facciamo un passo indietro. Non è una questione di contrapposizione. È un dato di fatto. È fattuale. È un peccato, un peccato mortale andare a rivedere quella legge. Magari era molto ambiziosa, da qualche punto di vista, ma, proprio per quello, difendiamola, rafforziamola, miglioriamola, prevediamo qualche eccezione. Ci sono dei piccoli Comuni da 300-500 abitanti. Come ho detto anche in Commissione, prevediamo delle regole o delle deroghe di buonsenso. Non tutti i Comuni potranno, effettivamente, attuare in questi termini la norma. Tant'è vero che in alcuni dei nostri emendamenti anche noi proponiamo lo slittamento temporale delle prescrizioni che dà questa legge. Ma non demoliamola. È veramente un peccato. Anche perché, ripeto, non riguarda i 5 milioni di cittadini veneti, ma riguarda le sedi dei Comuni e le sedi della Regione.
Tra l'altro, il fatto di dire "stop" ai contratti dei distributori pubblici di acqua in bottiglia riguarda solo la Regione. Quindi, è limitatissima quella disposizione. Era un segnale, un segnale che non creerà nessun problema di reddito economico a quelle aziende, perché hanno altri 4,9 milioni di abitanti sui quali fare affidamento. Non c'è problema. Ve l'ho detto prima in introduzione. L'Italia è il Paese che beve di più l'acqua in bottiglia. Quindi, non c'è problema da quel punto di vista. Ecco perché non riesco a capire fino in fondo questo passo indietro.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Intanto oggi è la giornata dell'acqua. Torniamo a ricordarlo – vedo qui anche il collega Caner, all'Agricoltura – in un momento così difficile che stiamo vivendo: non piove e non nevica dall'8 dicembre. Sono passati quasi quattro mesi. L'acqua sta diventando veramente un bene prezioso. Sarà sempre più un bene prezioso con i cambiamenti climatici in corso.
Caro collega Zanoni, non accuserei la Lega dicendo perché i Sindaci dei nostri Comuni possono o non possono decidere in autonomia di porre delle casette dell'acqua, che si risolve il problema globale del cambiamento climatico o del risparmio dell'acqua o, purtroppo, di non trovare delle bottiglie di plastica all'interno dei nostri torrenti e fiumi. Anzi. Noi siamo per l'autonomia ed è giusto che i Sindaci e le comunità decidano cosa vogliono fare nel proprio territorio. Spesso e volentieri vado a prendermi l'acqua nelle casette. Io arrivo da una zona che non è Scorzè, ma siamo nella stessa barca con l'amico Michieletto. L'acqua da noi è sempre stato un bene prezioso. Abbiamo le risorgive, ma abbiamo anche la Nestlé che emunge a Cittadella San Giorgio in Bosco un bel po' di litri di acqua al giorno, quasi 2 milioni, ricordo, in base all'ultimo dato.
È un bene prezioso che va salvaguardato. E va salvaguardato nell'ottica, prima di tutto, come prevede la legge, di portare l'acqua ai cittadini, poi all'agricoltura e poi a tutto il resto. Ricordo come la Regione Veneto abbia investito nel corso di questi decenni, di questi ultimi anni, anche grazie ai Consorzi di bonifica, alla sistemazione delle reti di canalizzazione delle acque, come abbia investito ‒ dicevo ‒ nei piani idrici, negli Ato, in tutti questi acquedotti.
Se un cittadino non vuole comprare la bottiglietta di plastica è libero di farlo. Direi di esortare i cittadini, come faccio io a casa mia, a bere l'acqua del rubinetto, del mio acquedotto, gestito benissimo da ETRA, controllata tre volte al giorno. L'acqua minerale non la compro: la bevo direttamente dal rubinetto, da anni, e mi pare di star bene. Non ho, quindi, l'esigenza di portarmi dietro la borraccia. Bevo quella del distributore della nostra mensa, una macchinetta che mi pare dia acqua a tutti quanti. Sicuramente questo sforzo qui dentro è stato fatto ed è anche portato avanti.
È chiaro che se andiamo a vedere quello su cui il mondo ambientalista, invece, spesso e volentieri ci rema contro... Ad esempio, la revisione e il mantenimento dell'acqua nei nostri invasi di montagna sarebbe utile, soprattutto in questi decenni, in cui piove poco o piove in brevi spazi. La pulizia dei nostri laghi di montagna: due terzi della loro capienza è occupata da sabbie e ghiaie che non riusciamo a buttare da altre parti perché, in questo Paese di matti, queste sabbie e ghiaie, collega Formaggio, sono considerati rifiuti speciali. Quindi non sappiamo dove buttarli. Altri Paesi scavano e riempiono, magari, qualche buco in una valle. No, da noi non si può. Quindi, i laghi si intasano. Non riusciamo a mantenere l'acqua nelle dighe e nelle montagne. Non si fa più una diga dal Vajont in questo Paese. I ghiacciai stanno sparendo.
Noi pensiamo di salvaguardare l'acqua discutendo sulle bottigliette. Qui bisogna che ci sia, invece, un piano straordinario di mantenimento dell'acqua in montagna. L'acqua, dai tempi di Esopo e il lupo, scorre dall'alto verso il basso. Quindi, bisogna mantenerla in alto e fare un Piano nazionale sugli invasi dell'Alta Pianura. È lì la sfida futura. Come quella del cuneo salino, che sale dal mare verso i fiumi che sono in secca.
Questi sono i problemi grandi. Il problema, collega Zanoni, non è, come dice lei, di obbligare un nostro Sindaco a mettere le casette dell'acqua. È chiaro che i Sindaci, se possono, le faranno. È chiaro che c'è questa sensibilità. Guardiamo la pagliuzza e non la trave nel nostro occhio.
Bene questo progetto di legge. Bene lasciare autonomia ai nostri Sindaci. Nella giornata della risorsa acqua ricordiamoci che i problemi sono ben più gravi e ben più grandi di quello che immaginiamo.

PRESIDENTE

Grazie, consigliere Pan.
Consigliere Formaggio, prego.

Joe FORMAGGIO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Oggi ho imparato anche un termine nuovo, che non sapevo cosa fosse: green corner. In ogni Consiglio regionale imparo qualcosa di "green", e porto a casa. Fa sempre bene acculturarsi.
Tornando alle casette dell'acqua, vi racconto una storia. La storia del Sindaco di un paese di 2.000 abitanti. Questo Sindaco è stato uno dei primi in Veneto a mettere la casetta dell'acqua, nel 2009, quando non si sapeva cosa fosse. Bene. Arriva questa casetta. Un imprenditore ha speso quasi 40.000 euro. Era una delle prime. Adesso costano anche meno. Viene in Comune e dice: "Mettiamo la casetta dell'acqua". Bellissimo. Questo Sindaco si è innamorato della casetta dell'acqua. Montano questa roba qua. Il Comune mette a disposizione l'acqua, mette a disposizione la corrente, fa l'inaugurazione con il giornale. Partono. Primi giorni, pieno così. Acqua gasata ghiacciata, acqua naturale fresca o a temperatura ambiente. Insomma, un po' di tutto, caro Presidente. Felicissimi tutti quanti. Cominciano a passare i giorni e, un po' perché la gente si stanca, un po' perché il paese è di 2.000 anime, si comincia ad avere meno consumo. L'imprenditore non rientra dell'investimento e comincia a non caricare di gas le bombole. Uno va là, "struca" l'acqua gasata e viene fuori "Ferrarelle". Poi schiaccia l'acqua fredda e viene fuori calda. Insomma, la storia continua... passano i mesi, i bambini giocano, buttano il fango, gli ugelli di acciaio inox che devono essere sterilizzati... Insomma, l'acqua è come il latte. Ci sono casette del latte che vanno disinfettate ogni giorno. Però, se i soldi non ci sono, l'economia non sta in piedi nell'investimento, uno abbandona, dice "ho sbagliato mestiere" e la lascia là.
Cosa succede? Il Sindaco di un paese piccolo non è come un Consigliere regionale, un Assessore, un Presidente o uno che non ha mai fatto il Sindaco. In un paese piccolo il numero di telefono del Sindaco, miracolosamente, ce l'hanno tutti. Benissimo. La signora Maria: "Sindaco, come mai l'acqua non è gasata?". Prima telefonata. Seconda telefonata: "Come mai l'acqua non è fredda?". Insomma, le telefonate cominciavano, una decina al giorno. Questo Sindaco prende e, con gli stradini e lo scavatore, cava la macchinetta dell'acqua. Bene. La macchinetta dell'acqua adesso è nel retrobottega di un Comune. Un altro imprenditore ha detto: "Se ce la regali, la mettiamo da qualche altra parte".
Questo per dirvi, e finisco la storia, che i Comuni del Veneto non sono tutti come Padova, Vicenza, Mestre, dove ci sono tantissimi abitanti. Ci sono anche Comuni piccoli dove, per economia, una casetta dell'acqua non sta in piedi. Visto che siamo in democrazia e a noi piace la libertà, non dobbiamo obbligare i Comuni piccoli a mettere su una roba che non serve assolutamente.
Concludo, caro Presidente, dicendo: ben venga questa legge che solleva i Comuni piccoli da un obbligo che non sta in piedi.
Per onor di cronaca, quel Sindaco ero io. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Chiudiamo la discussione generale.
Diamo dieci minuti di tempo alla Seconda Commissione per dare un parere sugli emendamenti e riprendiamo la seduta alle ore 16.25.
La Seduta è sospesa alle ore 16.14
La Seduta riprende alle ore 16.33

PRESIDENTE

Signori, riprendiamo i lavori dopo questa pausa.
Siamo all'articolato.
Articolo 1.
Emendamento n. A0001, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 1, soppressivo, che prevede:
"L'articolo 1 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Se non ci sono richieste di parola, mettiamo in votazione l'emendamento n. A0001, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sempre sull'articolo 1.
Emendamento n. A0005, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 1, comma 1, modificativo, che prevede:
Il comma 1 dell'art. 1 è così sostituito:
Art 1 - Modifica dell'articolo 2 della legge regionale 14 aprile 2020, n. 11 "Misure urgenti per la riduzione dell'utilizzo delle bottiglie di plastica monouso attraverso la promozione dell'uso di acqua alla spina".
1. Al comma 2, dell'articolo 2, della legge regionale 14 aprile 2020, n. 11 , dopo le parole: "in sostituzione della vendita" sono aggiunte le seguenti: "al fine di contenere il consumo".
Lo vuole illustrare, collega? Faccia richiesta di parola. Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, anche questo è un emendamento, come gli altri, che tenta di riportare la situazione attuale della legge, che, come dicevo prima, è una legge buona.
Intervengo anche, a titolo di cronaca, per fare una corretta informazione in quest'Aula e ricordare che in Commissione, il 17 febbraio 2022, hanno espresso voto contrario a questo progetto di legge i consiglieri Zanoni e Montanariello del Partito Democratico Veneto e la consigliera Guarda di Europa Verde. Questo giusto per smentire quello che è stato detto prima, che sarei stato l'unico ad aver votato contro questo progetto di legge.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di parola.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0005, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Adesso siamo sull'articolo 1.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo all'articolo 2.
Emendamento n. A0002, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 2, soppressivo, che prevede:
"L'articolo 2 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Non lo vuole illustrare.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0002, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0006, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 2, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 1 dell'art. 2, le parole "possono promuovere" sono sostituite dalle parole "promuovono ed incentivano".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Promuovere e incentivare è una cosa, a mio avviso, utile sulla questione dell'uso dell'acqua di rubinetto, quindi è bene dire che i Comuni promuovono, non possono promuovere. In ogni caso, è sempre una cosa corretta che il Comune, nelle sue attività pubbliche di servizi ai cittadini tramite i bollettini mensili e quant'altro, promuova.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di parola.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0006, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo ora sull'articolo 2.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo ora all'articolo 3.
Emendamento n. A0007, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 3, comma 1, modificativo, che prevede:
Alla lettera h bis), così come aggiunta dal comma 1 dell'art. 3, sopprimere la parola "obbligatoria".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0007, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo adesso sull'articolo 3.
Ci sono dichiarazioni di voto? Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Questa è l'unica novità che viene inserita, a mio avviso comunque positiva, anche se formulata in un modo che, come dicevo prima, potrebbe essere discutibile, per cui su questo voteremo a favore.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo adesso all'articolo 4.
Emendamento n. A0003, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, soppressivo, che prevede:
"L'articolo 4 è soppresso".
Collega Zanoni, lo dà per letto?
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0003, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0008, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, comma 1, soppressivo, che prevede:
"Il comma 1 dell'articolo 4 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0008, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0009, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, comma 1, modificativo, che prevede:
Il comma 1 dell'articolo 4 è così sostituito:
"1. Il comma 1 dell'art. 5 della legge regionale 14 aprile 2020, n. 11 , è così sostituito:
"1. Entro trenta mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli enti di cui all'articolo 3 comma 1 provvedono ad installare gli erogatori di acqua alla spina all'interno dei loro edifici in sostituzione della vendita di acqua in bottiglia di plastica e non procedono, alla prima scadenza utile dei relativi appalti di distribuzione automatica di acqua in bottiglie di plastica, al loro rinnovo"".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0009, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0010, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, comma 2, soppressivo, che prevede:
"Il comma 2 dell'articolo 4 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo diamo per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0010, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0011, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, comma 2, modificativo, che prevede:
Il comma 2 dell'articolo 4 è così sostituito:
"2. Il comma 2 dell'articolo 5 della legge regionale 14 aprile 2020, n. 11 , è così sostituito:
"2. Entro tre anni e sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge i Comuni provvedono alla individuazione delle aree pubbliche destinate alla installazione delle casette dell'acqua e alle altre iniziative funzionali alla stipula della convenzione per la installazione delle casette dell'acqua in aree pubbliche"".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0011, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0012, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 4, comma 3, soppressivo, che prevede:
"Il comma 3 dell'articolo 4 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0012, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sull'articolo 4.
Ci sono dichiarazioni di voto? Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, prima dicevo che l'articolo 5 dell'attuale legge, che adesso andiamo a modificare con questo articolo 4, era il pilastro della legge, era quello che prevedeva che, entro due anni dall'entrata in vigore della legge, i Comuni provvedessero ad installare gli erogatori di acqua. Inoltre, prevedeva che la Regione, in sostituzione della vendita di acqua in bottiglie di plastica, non procedesse, alla prima scadenza utile dei relativi appalti di distribuzione automatica di acqua in bottiglie di plastica, al loro rinnovo. Quindi, prevedeva un qualche cosa di importante, in particolare per quanto riguarda la Regione.
Su questo naturalmente il voto sarà contrario, perché questo è l'articolo che demolisce la parte più importante e più utile della legge attualmente in vigore.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo ora sull'articolo 5.
Emendamento n. A0004, presentato dal consigliere Zanoni, articolo 5, soppressivo, che prevede:
"L'articolo 5 è soppresso".
Collega Zanoni, lo vuole illustrare? Lo dà per letto.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. A0004, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Articolo 5.
Ci sono dichiarazioni di voto? Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, qui andiamo ad abrogare un intero articolo della legge attualmente in vigore, che è l'articolo 6: "Clausola valutativa. 1. Entro ventiquattro mesi dall'entrata in vigore della presente legge, e successivamente con cadenza annuale, la Giunta regionale invia alla competente Commissione consiliare una relazione sullo stato di attuazione della presente legge". Quindi, una norma che viene inserita in tutte le norme che i Consigli regionali italiani approvano, ovvero la clausola valutativa, viene eliminata. Nell'Ufficio di Presidenza prima mi è stato fatto presente: ma se non ci sono più tutti questi obblighi, queste previsioni che avevamo previsto dalla legge, è inutile metterlo. Quindi, questa è la conferma che la legge è stata svuotata di quel poco di buono che c'era. Non serve più nemmeno la clausola valutativa.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Come anticipato al collega Zanoni in Commissione e come ribadito prima in Ufficio di Presidenza, questa previsione di stralcio della clausola valutativa, che tra l'altro è stata una mia proposta in Commissione, è proprio per andare incontro a quella che era una richiesta avanzata dai Comuni, che ritenevano fosse particolarmente eccessivo l'adempimento di dover comunicare annualmente lo stato di attuazione di una legge, per la quale non sono obbligati a installare questi tipi di dispositivi, quindi obbligando i Comuni ad ulteriori adempimenti per una legge che non è proprio una legge di riforma. È certamente importante, ma non come altre leggi di riforma che abbiamo fatto. Nello stesso tempo avremmo anche appesantito gli adempimenti in carico alla struttura regionale competente, che deve raccogliere i dati pervenuti dai Comuni e presentare alla Commissione competente questa relazione annuale, per una legge che non impone nessun obbligo.
Nell'obiettivo della semplificazione e al fine di non incrementare gli adempimenti a carico degli Enti, abbiamo ritenuto che non fosse opportuno mantenere questa clausola valutativa. Da qui la mia proposta di stralcio, che è stata accolta in Seconda Commissione e prima in Ufficio di Presidenza di mantenerla tale, quindi andando incontro a quelle che sono le richieste soprattutto degli Enti locali, ma anche delle strutture regionali, che, a dire il vero, sono impegnate in cose un po' più importanti.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo adesso sull'articolo 6.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'ultimo articolo, il n. 7.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo adesso alle dichiarazioni di voto sul provvedimento.
Qualcuno vuole intervenire? Collega Michieletto, prego.

Gabriele MICHIELETTO (Zaia Presidente)

La ringrazio, Presidente.
Volevo solo ringraziare la struttura innanzitutto, la Seconda Commissione e la Prima Commissione, che si sono espresse, la Seconda in particolare in quanto ci ha lavorato parecchio, e ovviamente anche i colleghi di opposizione. Grazie a tutti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Purtroppo è andata come previsto: il progetto di legge diventerà legge e viene inertizzata una legge approvata appena due anni fa con voto all'unanimità, con voto di tanti colleghi presenti in quest'Aula, che oggi hanno votato per spogliare quella legge che dava un po' di speranza soprattutto alle future generazioni per un cambiamento, seppur, come dicevo, molto timido.
È un peccato che si faccia un voto del genere nella Giornata mondiale dell'acqua, perché l'acqua che noi vogliamo tutelare è l'acqua di tutti, l'acqua di rubinetto, non l'acqua nella bottiglietta. Per carità, ci sta anche bene, nessuno è contro all'acqua in bottiglietta, però dobbiamo puntare all'acqua sana del rubinetto, praticamente l'acqua del sindaco, l'acqua gratuita, l'acqua per tutti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione il progetto di legge n. 108.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
25



MOZIONE PRESENTATA DALLE CONSIGLIERE GUARDA E OSTANEL RELATIVA A "NO ALL'ATTACCO AI SERVIZI PUBBLICI LOCALI CONTENUTO NEL DISEGNO DI LEGGE N. 2469 LEGGE ANNUALE PER IL MERCATO E LA CONCORRENZA 2021". (MOZIONE N. 263) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 42/2022)


PRESIDENTE

Colleghi, passiamo alle mozioni.
Abbiamo il punto n. 10), la mozione presentata dalla collega Guarda, la n. 219, ma la collega ci ha chiesto cortesemente di invertirla con la n. 263.
Collega Guarda, la invito a presentare la mozione n. 263.
Prego, collega.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Il disegno di legge n. 2469 presentato dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro dello sviluppo economico e licenziato il 4 novembre 2021 dal Consiglio dei Ministri, recante "Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021", prevista dall'articolo 47, comma 1, della legge n. 99 del 2009, adottata nel 2017, è attualmente in discussione al Senato della Repubblica.
Considerato che l'articolo 1 del disegno di legge richiamato reca le disposizioni per la tutela della concorrenza, finalizzate, fra gli altri obiettivi, a "rimuovere gli ostacoli regolatori, di carattere normativo e amministrativo, all'apertura dei mercati" e che il successivo articolo 6 delega il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, un decreto legislativo di riordino della materia dei servizi pubblici locali, anche tramite l'adozione di un apposito testo unico.
Constatato che, però, in questa prospettiva, le attività di interesse generale, il cui svolgimento è necessario al fine di assicurare la soddisfazione delle esigenze delle comunità locali, sono individuate, appunto, a livello statale, mettendo in discussione, però, le prerogative degli Enti locali rispetto alla gestione dei servizi pubblici locali e alla tutela dei diritti ad essi collegati.
Considerato che, tra i princìpi e i criteri direttivi individuati dal richiamato articolo 6, figurano la previsione per gli affidamenti di importo superiore alle soglie di cui all'articolo 35 del decreto legislativo n. 50 del 2016, fatto salvo il divieto di artificioso frazionamento delle prestazioni, di una motivazione anticipata e qualificata, da parte dell'Ente, per la scelta o la conferma del modello dell'autoproduzione ai fini di un'efficiente gestione del servizio, che dia conto delle ragioni che, sul piano economico e della qualità, degli investimenti e dei costi dei servizi per gli utenti, giustificano il mancato ricorso al mercato, anche in relazione ai risultati conseguiti nelle pregresse gestioni in autoproduzione.
Considerato che è previsto anche l'obbligo dell'Ente locale, per i suddetti casi, di trasmettere tempestivamente la decisione motivata di utilizzare il modello di autoproduzione all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, anche razionalizzando la disciplina vigente sugli oneri di trasparenza in relazione agli affidamenti in house, e la previsione che l'obbligo di procedere alla revisione periodica di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 175 del 2016 tenga conto anche delle ragioni che, sul piano economico e sulla qualità dei servizi, giustificano il mantenimento dell'autoproduzione anche in relazione ai risultati conseguiti nella gestione.
Dato atto che un ulteriore criterio direttivo prevede la "definizione dei criteri per l'ottimale organizzazione territoriale dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, anche mediante l'armonizzazione delle normative di settore, e introduzione di incentivi e meccanismi di premialità che favoriscano l'aggregazione delle attività e delle gestioni dei servizi a livello locale", previsione che, di fatto, apre ad incentivi e sistemi premianti per la costituzione di società multiservizi nell'ambito dei servizi pubblici a rilevanza economica.
Sottolineato che, secondo detti criteri direttivi, un Ente locale che gestisce un servizio pubblico locale dovrà, quindi, produrre una motivazione anticipata e qualificata che dia conto delle ragioni che giustificano il mancato ricorso al mercato, trasmettendola tempestivamente, quindi, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, prevedendo un sistema di monitoraggio dei costi e procedendo alla revisione periodica delle ragioni per le quali ha scelto l'autoproduzione.
Considerato che l'iter burocratico rischia di risultare un ulteriore pesante aggravio amministrativo, complesso da affrontare per un singolo Ente locale e per altre strutture pubbliche coinvolte nella gestione dei servizi pubblici locali, specialmente se di ridotte dimensioni e in mancanza del numero sufficiente di professionalità amministrative.
Ritenuto che, alla luce di quanto sopra richiamato, l'articolo 6 del disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza indica, nel complesso, la gestione pubblica dei servizi da parte dei Comuni come straordinaria e residuale, mentre l'affidamento al mercato rappresenterebbe, secondo questa logica, la normalità per la gestione dei servizi locali, e che i Comuni rappresentano l'Istituzione più vicina alle esigenze dei cittadini, per cui in un'ottica di decentramento amministrativo e di sussidiarietà sarebbe, ovviamente, opportuno andare a darci il giusto rilievo, anche in relazione a quanto previsto dalla Costituzione e dallo Statuto della Regione del Veneto.
Preso atto che la pandemia ha posto la necessità di ripensare con urgenza al modello sociale, ho presentato questa mozione, insieme alla collega Ostanel, per richiedere un impegno alla Giunta regionale: stralciare l'articolo 6 "Delega in materia di servizi pubblici locali", consentendo quindi di far ritornare al centro la possibilità dei Comuni di andare a decidere e a scegliere liberamente, quindi senza bisogno di un appesantimento burocratico, la strada della realizzazione dei servizi pubblici locali in maniera autonoma, senza, quindi, rivolgersi al mercato.
Detto questo, concludo semplicemente anticipando che, in relazione a questa mozione, dopo un attento dialogo insieme alle forze di maggioranza e di opposizione, su sollecitazione in particolar modo del Partito Democratico, abbiamo cercato di trovare una strategia per trovare una espressione di un impegno comune, che, quindi, possa essere portato a livello nazionale...

PRESIDENTE

Collega, il tempo. Grazie.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Siccome dopo presenterei anche l'emendamento, faccio tutto insieme.
Ho presentato un emendamento che dovreste aver ricevuto anche in formato cartaceo o via e-mail, in cui si riformula l'impegno chiedendo di intervenire affinché nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 si pervenga, all'interno dell'articolo 6, alla formulazione di princìpi e criteri direttivi che, nell'esercizio della delega, consentano di recuperare congrui spazi di autonomia e discrezionalità in capo agli Enti locali rispetto alle decisioni da assumere per l'esercizio dei servizi pubblici locali. Una mediazione perché desidererei che da questo Consiglio ci fosse una voce comune nell'intervento a livello nazionale rispetto a questo aspetto per la garanzia di un'autonomia dei nostri Comuni.
Grazie.

PRESIDENTE

Perfetto. Grazie.
Prego, collega Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio le colleghe Guarda e Ostanel per aver evidenziato un tema che è estremamente importante e che sta a cuore a tutti noi. Le ringrazio anche per aver accettato un elemento di mediazione, quindi l'emendamento poi presentato, perché lo stralcio di per sé diventava anche difficile da portare a termine. Mentre, abbiamo richiesto di evidenziare quello che è il tema, che è un tema di delega per quanto riguarda il tavolo Stato-Regioni, quindi la richiesta è quella di riporre sul tavolo Stato-Regioni – qui guardo e ringrazio l'assessore De Berti – un tema assolutamente fondamentale per svolgere appieno le proprie attività, anche a seconda di quello che è lo status dei servizi di pubblica utilità, che è anche diverso da Regione a Regione, e di permettere agli Enti locali di poter svolgere un ruolo attivo, sperando che questo ruolo attivo volga sempre a una qualità del servizio, a una diffusione del servizio e a una qualità volta all'utente finale, quindi sicuramente a un mantenimento di quelle che sono le aziende pubbliche, ma anche a un miglioramento di quello che è un servizio che dovrebbe essere omogeneo in termini di diffusione e in termini di qualità in tutto il territorio veneto, ma nazionale di per sé.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Ho firmato questa mozione assieme alla consigliera Guarda perché penso che questo sia un tema importante per il futuro in particolare dei nostri Comuni. Visto che prima abbiamo parlato di capacità dei nostri Comuni di rispondere alle necessità dei cittadini e, quindi, del territorio, quella che ha portato il DDL Concorrenza, portando appunto a spingere verso una privatizzazione dei servizi pubblici, è una questione su cui dobbiamo fare un ragionamento. Perché? Perché abbiamo visto nel corso della storia che ci sono state diverse forme di privatizzazione dei servizi pubblici locali che non hanno portato a un miglioramento della qualità del servizio erogato presso i cittadini. Ovvio che questa non è una regola generale. Ma andiamo a vedere, ad esempio, cosa succede in Veneto, e l'ho detto più volte anche parlando del tema rifiuti. Un ente come Contarina, pubblico, in house, sta gestendo in maniera più efficace ed efficiente di altri i rifiuti all'interno di una delle Province, quella di Treviso, che qui noi abbiamo.
Se noi con l'impegno di questa mozione cerchiamo, invece, di interloquire a livello governativo, affinché non si spingano i Comuni a privatizzare quei servizi che in house funzionano bene, ma anzi si faccia un ragionamento di come gestire i servizi pubblici, perché l'obiettivo e il punto di caduta è vedere la qualità del servizio verso i cittadini e non tanto la forma privata della gestione, penso sia la scelta più corretta da fare.
A livello nazionale penso che si dovrebbe fare un passo indietro, ne sono convinta, valutando, effettivamente, qual è il modello migliore della gestione di servizi pubblici locali. Alcuni esempi, che ho citato prima, fanno vedere che il pubblico in house non è vero che non è efficace o efficiente, anzi. Dipende, ovviamente, poi dalla qualità di quella società in house. Se dobbiamo fare un discorso vero e concreto, dobbiamo pensare a come migliorare la gestione pubblica di quelle aziende e non tanto pensare che il privato vada di per sé sempre bene.
È abbastanza chiaro che quando pensiamo che un servizio pubblico, come la gestione dell'acqua, dei rifiuti, vada in mano al privato questo non è garanzia per forza di qualità ed efficienza. Potrebbe essere che quel privato gestisce male quel bene pubblico; potrebbe essere che quel privato fa pagare di più il servizio al cittadino, perché magari quell'Ente è quotato in Borsa e, di conseguenza, non è sempre vero che la gestione privata è migliore di quella pubblica.
Cito Contarina perché so che anche la maggioranza conosce bene quel territorio e sa cosa significa quel tipo di gestione. Credo che serva davvero che a livello nazionale ci sia un ripensamento di questo articolo, perché questo articolo apre a delle possibilità, appunto, per cui anche delle società che oggi sono in house e che gestiscono bene siano, invece, portate a cambiare la loro forma di gestione. Io credo che questo non sia positivo e buono. Quello che si dovrebbe fare, invece, è definire qual è un modello, anche in base a quello che ha funzionato a livello locale, che porta il servizio ad essere più efficace ed efficiente, in particolare per quei servizi pubblici locali (citavo gestione dell'acqua, gestione dei rifiuti, ma non sono solo questi) che potrebbero permettere, invece, di creare un modello diverso che oggi, invece, questo decreto-legge non sta tenendo abbastanza in considerazione.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Emendamento n. B0001, presentato dalla consigliera Guarda, dispositivo, che prevede:
Le seguenti parole del dispositivo "affinché nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 si pervenga allo stralcio dell'articolo 6 (Delega in materia di servizi pubblici locali)" sono così sostituite:
"affinché nel disegno di legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021 si pervenga, in corrispondenza dell'articolo 6 (Delega in materia di servizi pubblici locali), alla formulazione di principi e criteri direttivi che nell'esercizio della delega consentano di recuperare congrui spazi di autonomia e discrezionalità in capo agli enti locali rispetto alle decisioni da assumere per l'esercizio dei servizi pubblici locali".
Mettiamo in votazione l'emendamento n. B0001 della collega Guarda.
L'emendamento è già stato presentato.
Parere favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione la mozione n. 263, così come emendata.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
11



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI GUARDA, ZOTTIS, GIACOMO POSSAMAI, CAMANI, BIGON, MONTANARIELLO, ZANONI, BALDIN, LORENZONI E OSTANEL RELATIVA A "UTILIZZO SOCIALE DEI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE: FARNE UNA PRIORITÀ VENETA". (MOZIONE N. 169) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 43/2022)

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 11) all'ordine del giorno.
Prego, collega.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Con questa mozione parto dalla relazione sull'attività svolta, anno 2020, dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, adottata appunto ai sensi dell'articolo 112, comma 1, del Codice della legge antimafia e delle misure di prevenzione, nonché 'Nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia'.
Osservato che dalla suddetta relazione emerge come i beni immobili destinati alla riallocazione siano 17.513, di cui 12.069 con sentenza di confisca definitiva, l'81% dei beni è stato destinato a enti territoriali, il 13% al patrimonio statale, il 4% è stato venduto, il 2% reintegrato nel patrimonio di società confiscate. Nel 2020 sono stati destinati 931 beni a disposizione di una platea potenzialmente interessata alle assegnazioni.
Con riferimento alle attività economiche, sono ben 2.700 le imprese e le società colpite da misure ablative penali e di prevenzione antimafia tra definitivamente confiscate e amministrate in fase giudiziaria.
Colpisce l'alto numero di aziende destinate alla chiusura trattandosi in tantissimi casi di società asservite unicamente al disegno criminale, tra società paravento di attività illegali, società cartiere, cui non fa seguito alcuna capacità produttiva, quindi scatole vuote. In sintesi, il 68% è destinato alla chiusura in quanto scatola vuota, il 5% sono attive sul mercato e sono in grado di sostenersi, il 27% richiede un esame dell'Agenzia mirato a capire se sono in grado di sostenersi, il 27% richiede un esame dell'Agenzia mirato a capire se esistano le condizioni basi minime per la ripresa.
Sono 1.597 le aziende in gestione all'Agenzia, di cui ben 1.493 in liquidazione, segno della situazione generale su citata. Precisato che, con uno specifico riferimento al Veneto, nella relazione si evince che i dati riguardo ai beni immobili destinati alla ricollocazione in Regione siano 256, l'1,46% del dato nazionale, di cui 226 con sentenza di confisca definitiva.
La Regione, quindi, è all'undicesimo posto di questa classifica, ma in prospettiva appare destinata a scalare parecchie posizioni in conseguenza dei tanti processi aperti alle mafie in Veneto nel 2020, che hanno prodotto ingenti sequestri di patrimoni, anche immobiliari. In atto, i beni immobili trasferiti al patrimonio degli enti territoriali sono complessivamente 134, di cui 108 assegnati ai Comuni, 97 per finalità sociali, 26 mantenuti nel patrimonio dello Stato.
I Comuni destinatari di beni sono 27, il 4,8% dei Comuni del Veneto. Dei beni destinati, anno 2020, alle assegnazioni, 6 sono quelli veneti con vincolo di destinazione agli Enti locali. Nel 2020 è assegnato un solo bene mobile in Veneto, ai fini sociali, mentre le aziende confiscate in Veneto, in gestione all'Agenzia, sono 22, di cui 18 confiscate definitivamente solo nel 2020. Una sola azienda è in gestione all'Agenzia ed è stata posta in vendita dalla stessa.
Considerato che la normativa in punto di destinazione ai fini sociali ha obiettivi che evidentemente non si esauriscono nel mero portato di carattere sanzionatorio, essendo invero il complesso dispositivo di riferimento fortemente presidiato a monte da finalità culturali e simboliche tese a riaffermare l'esistenza di un capitale sociale ontologicamente diverso dal capitale sociale delle mafie o, per dirla con le parole del compianto Pio La Torre, "tutto quanto rappresenta per la mafia il possesso di un bene (denaro, ricchezza e capitale) diventa potere e prestigio. Il bene diviene simbolo del controllo del territorio, perché serve a ricordare continuamente alla comunità locale la presenza dei proprietari e il potere che sanno esercitare. Occorre spezzare il legame esistente tra il bene posseduto e i gruppi mafiosi, intaccandone il potere economico e marcandone i confini tra l'economia legale e quella illegale".
Per questo motivo, tenuto conto che la programmazione delle iniziative stabilite dall'articolo 19 della legge regionale n. 48 del 2012 della Regione del Veneto tenga debito conto delle eventuali indicazioni dell'articolo 15 che detta come il Consiglio regionale, su proposta dell'Osservatorio, indica alla Giunta regionale, nei settori economici e amministrativi ritenuti più esposti alle infiltrazioni criminali e individuati nei rapporti delle autorità inquirenti, interventi volti a favorire la conoscibilità, anche attraverso la rete internet, dei presidi di trasparenza e legalità adottati in tali settori ed eventualmente ne propone di ulteriori, in coerenza con il rispetto dell'assetto normativo.

PRESIDENTE

Collega, la invito a chiudere.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Ho proposto questa mozione, insieme a tutti i colleghi dell'opposizione, per impegnare la Giunta a fornire priorità nella definizione del ciclo di programmazione di cui all'articolo 19 e le relative deliberazioni attuative, agli interventi di cui all'articolo 12 della legge regionale. In sede di programmazione delle iniziative di cui alla legge regionale n. 48 del 2012, chiedo di tenere in debito conto delle eventuali indicazioni fornite dal Consiglio regionale e dall'Osservatorio, di cui all'articolo 15, comma 2, della citata legge.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Zottis, prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio la collega Guarda per averci coinvolto in questa mozione, che abbiamo immediatamente accolto, anche perché crediamo che la legalità passi anche attraverso quelle che sono le azioni simboliche. In qualche modo, i beni confiscati rappresentano comunque quel simbolo che è stato tolto alla mafia, è stato tolto alla malavita organizzata e ritorna nelle mani di chi dovrebbe presidiare per primo l'ambito della legalità, che sono gli enti pubblici, che è la mano pubblica delle Istituzioni.
Quindi, su questo credo che vadano ringraziati anche quei Comuni che hanno già iniziato quei percorsi di riappropriazione, insieme alle associazioni, insieme al mondo del terzo settore, insieme al mondo del volontariato. Su questo anche l'Osservatorio – è stato citato dalla collega Guarda – ha fatto diverse audizioni in merito con gli enti competenti, proprio per avere una panoramica e su questo sono intervenute anche le Assemblee dei Consigli regionali a livello nazionale, con un quadro approvato a livello nazionale proprio in merito ai beni confiscati, che è già stato portato all'attenzione della Commissione Legalità, che ringrazio, con il suo Ufficio di Presidenza, perché proprio insieme a questi inizieremo un percorso all'interno della Commissione Legalità volto a potenziare la legge n. 48, proprio nell'indirizzo di quello che prevede anche la mozione.
Mettendo in atto quello che altre Regioni hanno già fatto – parlo, per esempio, della Lombardia, ma anche della stessa Basilicata – è stato vidimato dalla Presidenza della Regione Veneto questo tipo di inquadramento e anche dall'ANCI stessa, perché questo diventa un modo per riprendere comunque la discussione, farla diventare centrale e farla diventare un ambito di investimento, come ha fatto la Lombardia da qualche anno, anche all'interno del Veneto, per quello che diceva la collega Guarda.
Noi ad oggi non siamo, per fortuna, tra le prime Regioni coinvolte, ma si tratta, comunque – oltre al fatto che i dati ci mettono di fronte a una situazione ben peggiore – di un ambito fondamentale proprio per dare quel messaggio all'esterno che le Istituzioni sono in prima linea nel campo della legalità e riappropriarsi dei beni pubblici proprio per usi sociali o anche comunque per usi civici, per usi utili alla propria comunità. La comunità, quindi, diventa parte, essa stessa, di un messaggio forte di legalità.
Ieri era la Giornata dedicata alla lotta contro le mafie e credo che quindi oggi sia un segnale assolutamente importante e forte quello che stiamo cercando di dare anche all'interno del Consiglio.
Chiudo ringraziando la collega, ringraziando i membri dell'Osservatorio e la Commissione Legalità per il lavoro che si sta facendo. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Innanzitutto vorrei sottolineare come l'impegno della Regione in materia di beni confiscati sia fondamentalmente sviluppato in due direttrici, quella dello studio e quella della formazione. Tanto per esemplificare alcune azioni, per quanto riguarda l'aspetto didattico, dello studio, è stato approvato nel 2018 un protocollo d'intesa con l'Università degli Studi di Padova per lo svolgimento di ricerche, avente ad oggetto un'analisi sulle azioni finalizzate al recupero dei beni confiscati e gli esiti della ricerca sono stati trasfusi anche in un volume che, a breve, sarà consegnato a ciascun Consigliere regionale e inviato alle associazioni di categoria e datoriali, agli Ordini professionali, alle realtà associative, all'ANCI, che hanno aderito a questo protocollo d'intesa per la promozione e la diffusione della cultura della legalità.
Inoltre, per quanto riguarda l'aspetto della formazione, nella programmazione 2021/2022 della legge n. 48/2012 è stato inserito un progetto, ad esempio, di formazione dall'associazione Avviso Pubblico, di cui la Regione fa parte per espressa previsione della legge, che reca una serie di seminari volti a individuare i beni confiscati, la ricchezza criminale, le risorse dello sviluppo del territorio, il ruolo degli Enti locali, quindi per sviluppare questo tipo di tematica.
Sottolineo come questa mozione possa sicuramente essere condivisibile. Vorrei, però, chiedere una piccola modifica. Dopo "Impegna la Giunta regionale", anziché "a fornire priorità", sostituire con "a fornire particolare attenzione".
Per il resto, è perfettamente accoglibile.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore. Mi sembra che la modifica sia stata accolta anche dalla prima firmataria, se non sbaglio. Bene.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la mozione n. 169 come modificata.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso siamo al punto n. 12), con la mozione n. 135, ma il collega Giacomo Possamai mi ha chiesto di poterla sostituire con la n. 230. È una mozione che riguarda l'Aeroporto Valerio Catullo e i progetti di collegamento ferroviario. C'è anche una mozione del collega Bozza, la n. 208, al punto n. 32). Abbiamo deciso di discutere assieme le mozioni nn. 208 e 230. Quindi, faremo un'unica discussione e poi due votazioni separate.
PUNTI
41 e 32



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI GIACOMO POSSAMAI, BIGON, CAMANI, MONTANARIELLO, ZANONI E ZOTTIS RELATIVA A "LA REGIONE VENETO SOLLECITI MIMS E RFI A FINANZIARE E ATTUARE IL PROGETTO DI COLLEGAMENTO FERROVIARIO TRA LA STAZIONE FERROVIARIA DI VERONA PORTA NUOVA E L'AEROPORTO "VALERIO CATULLO" DI VERONA VILLAFRANCA". (MOZIONE N. 230) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 44/2022)

E

MOZIONE PRESENTATA DAL CONSIGLIERE BOZZA RELATIVA A "LA REGIONE VENETO SI ATTIVI CON RFI PER DARE TEMPESTIVA ATTUAZIONE AL PROGETTO DI COLLEGAMENTO FERROVIARIO TRA LA STAZIONE FERROVIARIA DI VERONA PORTA NUOVA E L'AEROPORTO VALERIO CATULLO DI VERONA VILLAFRANCA". (MOZIONE N. 208) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 45/2022)

PRESIDENTE

Partiamo dalla mozione n. 230, dei colleghi Giacomo Possamai, Bigon e altri.
Prego, collega Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa mozione è già stata, nei fatti, emendata. Ho depositato un emendamento, che illustro direttamente ora. L'impegno che chiediamo alla Giunta regionale è quello di proseguire con determinazione l'interlocuzione già in atto oggi con il MIMS, quindi il Ministero per le mobilità sostenibili, e con RFI, per fare in modo di arrivare il prima possibile all'attuazione dell'intervento del collegamento ferroviario dell'aeroporto Catullo con la stazione di Verona Porta Nuova, chiedendone il finanziamento già nell'annualità del 2022, quindi nel prossimo contratto di programma, e avviando immediatamente la progettazione.
Insieme a questo, ovviamente, una volta pronto il collegamento, chiediamo di interloquire con la Regione Trentino-Alto Adige ‒ ovviamente sempre alla Regione Veneto ‒ per istituire il prolungamento di una coppia di treni che consenta di raggiungere un cadenzamento di 6 treni all'ora tra l'aeroporto di Verona Villafranca e la stazione di Verona Porta Nuova, perché in questo modo i treni che arrivano da Bolzano e che, quindi, porterebbero all'aeroporto di Verona chi arriva dal Trentino-Alto Adige, senza rottura di carico, potrebbero raggiungere l'aeroporto. Inoltre, ovviamente, con la stazione a Verona Porta Nuova ci sarà la possibilità di avere ulteriori treni che portano da Verona Porta Nuova fino all'aeroporto.
In sostanza, quello che si chiede è, in un momento in cui, per il PNRR, per la cura del ferro, per gli investimenti, che oggi vanno con forza nella direzione dell'intermodalità e del trasporto sostenibile, quindi per eccellenza il trasporto su rotaia, il trasporto su ferro, il fatto che la Regione Veneto decida di dare una priorità a questo tipo di collegamento, che è il collegamento dalla stazione di Verona Porta Nuova fino all'aeroporto Catullo, un aeroporto importantissimo per tutta la parte occidentale del Veneto, perlomeno, ma ovviamente un aeroporto chiave anche per il Trentino Alto Adige, essendo l'aeroporto più vicino a quelle Province autonome... È un aeroporto importante anche per una parte rilevante della Lombardia e dell'Emilia-Romagna, che lì vanno a prendere gli aerei. L'idea, insomma, che nella nostra Regione sia necessario andare con sempre maggiore forza verso un sistema di trasporti interconnesso, che metta insieme la rotaia, ovviamente, l'aeroporto, quindi i trasporti di lungo raggio, insieme. Pensiamo che la prospettiva che abbiamo davanti a noi sia quella di fare in modo che l'utilizzo dell'automobile, l'utilizzo del mezzo proprio sia sempre più disincentivata, per fare in modo che il mezzo pubblico, il trasporto pubblico porti lì dove le persone hanno bisogno di prendere il mezzo successivo.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, collega Possamai.
Collega Bozza, se si prenota le do la parola, così può illustrare la sua mozione.
Leggo il titolo. È la n. 208: "La Regione Veneto si attivi con RFI per dare tempestiva attuazione al progetto di collegamento ferroviario tra la stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova e l'aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca".
Prego, collega.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa mozione risale al 30 novembre scorso, quando era proprio di attualità, in quel momento, una discussione che si era aperta anche in seno all'Amministrazione comunale di Verona. C'era stata anche un'interlocuzione con l'assessore De Berti. Io ero proprio intervenuto a sostegno della sua ricostruzione oggettiva del fatto che all'epoca, cioè in quel momento, e anche oggi, un reale progetto concepito da Ferrovie dello Stato, cioè dallo Stato, non esiste. Non avendolo concepito in passato, anche (da sottolineare) con i Governi a trazione di centrosinistra, non hanno portato la progettualità necessaria per ottenere anche i rispettivi e dovuti finanziamenti, al fine di realizzare un'opera strategica importante per il territorio veronese.
Questa mozione, quindi, nasceva da un contesto in quel momento specifico ed è ancora attuale. Come è evidente, è un'opera strategica molto sentita. Entriamo in una fase di PNRR dove comunque dobbiamo cercare di costruire l'indotto sul territorio e anche favorire la velocità di collegamento con i siti strategici della nostra città, che consentono di attrarre una serie di iniziative importanti. Ricordo la Fiera. Ricordo che Verona, in questo momento, tra l'altro, è soggetta a una serie di opere progettuali, infrastrutturali, proprio per raggiungere la città con il suo sistema aeroportuale. Tra queste ricordiamo la linea ferroviaria dell'Alta Velocità e dell'Alta Capacità Milano-Venezia, la terza corsia della A22 Brennero-Modena, la variante alla Statale 12, il quadruplicamento della linea del Brennero Verona-Fortezza, e via dicendo.
È evidente che nel sistema metropolitano di superficie dell'area Verona è strategico e fondamentale riuscire a portare a casa il progetto, quindi il finanziamento, per collegare in maniera tempestiva anche l'asse dell'aeroporto, tramite la linea ferroviaria, con il Polo fieristico di Verona, utilizzando anche la linea ferroviaria Mantova-aeroporto, proprio per una strategia di visione e una riorganizzazione anche del sistema infrastrutturale di sviluppo del nostro Aeroporto Catullo, che ricordo sempre e fortunatamente... Io ne ero fautore a livello provinciale all'epoca e continuamente sostengo che Verona doveva ed è fondamentale che sia inserita nell'asse veneto. Se non fosse stato per una logica veneta all'epoca, l'aeroporto di Verona probabilmente oggi non sarebbe un aeroporto. Sarebbe, chiaramente, fallito.
Dobbiamo essere orgogliosi di sostenere questa linea, cioè di rimanere nell'asse veneto, rafforzare Verona con ‒ è inutile dirlo ‒ una politica territoriale forte e chiara, che deve sapere anche qual è il destino e la destinazione del futuro aeroporto veronese, ovviamente capendo qual è l'interesse industriale ed economico che il nostro territorio veronese deve sviluppare nei prossimi anni, nel medio futuro termine, proprio per dare anche la possibilità di sviluppo coordinato con il sistema aeroportuale veneziano.
Abbiamo una grande opportunità. Non sprechiamola. Sono convinto che infrastrutture di questo tipo, soprattutto infrastrutture di questo tipo facciano crescere il nostro aeroporto, il nostro sistema economico industriale, ma soprattutto il Veneto, perché, da questo punto di vista, c'è un collegamento nord-sud strategico che non dobbiamo dimenticare in un periodo di sviluppo, in un periodo di risorse importanti, come quelle che arrivano dal PNRR.
È una mozione di sostegno ulteriore all'attività che sta facendo questa Regione, all'Assessore in particolare, affinché si possa arrivare, nel più breve tempo possibile, a realizzare il progetto concretamente e a finanziarlo con le risorse utili.
Grazie.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire la collega Bigon.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'aeroporto Catullo è un aeroporto importante non solo per una parte del Veneto, ma anche per la Lombardia, l'Emilia-Romagna e per tutto il nord Italia, e lo deve ancora di più. È per questo che dobbiamo assolutamente, in questo momento, fare quest'opera.
È una zona, quella di Verona, del veronese e tutto il comprensorio, altamente turistica – ricordiamo anche il Polo fieristico – ed è centro di viabilità. Quindi, è un'opera strategica per tutto il veronese e per tutto il Veneto.
Ora più che mai è possibile realizzare quest'opera, anche per i fondi del PNRR. Dobbiamo cogliere l'opportunità. Altrimenti, diventerebbe troppo tardi. È un'opportunità che possiamo avere solo in questo momento, rafforzando Verona e tutto il Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire l'assessora De Berti.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
Il parere alle due mozioni, con le modifiche proposte dall'emendamento del consigliere Possamai, ovviamente è favorevole.
Ricordo che, per quanto riguarda il collegamento ferroviario dell'aeroporto Catullo, RFI ha un vecchio progetto preliminare, del 2003, che aveva anche avuto un parere negativo, se non sbaglio, dal Consiglio superiore dei lavori pubblici e che, perciò, era sostanzialmente naufragato e, successivamente, mai più sollecitato e mai più ripreso con un nuovo progetto.
Nel gennaio del 2020 io stessa parlai con l'allora amministratore delegato di RFI, l'ingegner Gentile, e gli proposi il collegamento ferroviario all'aeroporto Catullo, in quanto l'ultimo miglio dei collegamenti ferroviari a livello nazionale era stato fatto, in corso di progettazione o in corso di realizzazione, per tutti gli aeroporti che avevano più utenti dell'aeroporto Catullo. Solo l'aeroporto di Ciampino in quel momento aveva più passeggeri. Ricordo che, in una visione complessiva e più ampia, insieme al collegamento ferroviario al lago di Garda sulla sponda veneta, a seguito di un esame dei flussi di traffico che RFI fece in conseguenza della mia richiesta, sostanzialmente RFI ha fatto sì di inserire... Noi l'abbiamo inserito nei tavoli di ascolto ancora nel 2020. Quindi, come Regione Veneto, stiamo di fatto lavorando su questa progettualità da due anni. RFI ha inserito nel Piano strategico nazionale, dove poche opere sono state inserite con nome e cognome... Una di queste è proprio il collegamento al lago di Garda e il collegamento all'aeroporto. Qualche settimana fa abbiamo sottoscritto un protocollo d'intesa con RFI, dove RFI si è impegnata a stanziare le risorse per la progettazione. Ovviamente, andremo all'attacco anche per la realizzazione.
Io non mi fossilizzerei, se fossi nei Consiglieri, sul PNRR, perché non è l'unica fonte di finanziamento (o finanzi con il PNRR o si ferma il mondo). Semplicemente per un motivo: il PNRR ha delle scadenze ravvicinate, scadenze che, sostanzialmente, sono ormai domani. Continuare ad insistere nel finanziamento con il PNRR vuol dire semplicemente rischiare di non vedere le opere e di perdere le risorse.
Quindi, visto che io sono conosciuta come una persona pragmatica, che parla poco e fa tanto, ragiono in termini di contratto di programma. Sono risorse che non hanno scadenza e danno maggiore certezza.
Da quel punto di vista, quindi, accolgo anche la proposta di modifica che ha fatto il collega Possamai. Nella mozione si parla, per fortuna, di contratto di programma. Poi, che RFI vada a riprendere il vecchio progetto del 2003, lo rielabori e proceda oppure ricominci ex novo, a me quello che interessa è che venga velocemente costituito il tavolo tecnico con gli Enti locali interessati, che monitoriamo la situazione e che RFI proceda speditamente con la progettazione, in modo da poter arrivare, in tempi rapidi, anche alla realizzazione dell'opera.
Il parere, comunque, è favorevole a entrambe le mozioni.

PRESIDENTE

Grazie, Assessora.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

La valorizzazione del sistema appunto del collegamento ferroviario credo che sia una giusta opzione per garantire anche una riduzione dell'impatto poi anche del trasporto su ruota, ma anche per facilitare gli utilizzatori che, da questo punto di vista, venendo anche dall'estero o da altre località, si troverebbero necessariamente più facilitati nella connessione con la città e quindi da questo punto di vista, come Europa Verde in rappresentanza appunto del Gruppo e della rete veronese che sostiene questa iniziativa, voterò a favore delle proposte.
Certo che appunto l'iniziativa non vale semplicemente per la realizzazione delle Olimpiadi, vale ovviamente per la definizione di un servizio che deve essere continuativo e garantito proprio in un'ottica pluridecennale e cogliamo l'occasione per valorizzare un'implementazione di un servizio che deve essere effettuato e deve essere facilitato.
Dato che il tema è stato riportato anche dall'assessore De Berti, vorrei porre l'accento su un'attenzione particolare. Il collegamento ferroviario verso il Garda sicuramente ha una buona dose di interesse e di occhi puntati perché evidentemente la condizione viabilistica di quell'area è una condizione che deve essere definitivamente affrontata e ovviamente questo aspetto, l'aspetto appunto del trasporto su ferro, può essere una delle soluzioni, delle proposte definitive. Certo che sarà molto interessante poter entrare nel dettaglio della progettazione e della definizione della strategia proprio perché è un'area potenzialmente molto sensibile e di conseguenza dovrà avere tutte le opportune attenzioni per la garanzia e la conservazione del territorio e tutte le implicazioni che ci sono in un'area che è sensibile e ha delle criticità che possono mettere in difficoltà la progettazione e devono essere ben integrate con la struttura esistente e le realtà esistenti, oltre appunto al valore ambientale che ovviamente deve essere prioritariamente conservato proprio perché è quello che attrae poi la popolazione e i turisti.
Detto questo, rilevo appunto questa posizione favorevole con le giuste attenzioni nei confronti di tutta la prevenzione che deve essere fatta nella costruzione di opere comunque importanti che però, dal nostro punto di vista, devono servire in maniera pluriennale – e non soltanto a scadenza – un'opportunità di collegamento che farà sicuramente bene all'utilizzazione del servizio dell'Aeroporto di Verona Catullo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Rigo.

Filippo RIGO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
L'aeroporto Valerio Catullo è un'opera fondamentale e strategica per il territorio veronese. Giusto ricordare, visto che questa mattina parlavamo di turismo, che dei 70 milioni di turisti, che ogni anno affollano il Veneto, in tempi, ovviamente, non Covid, un terzo di questi gravitano sul territorio veronese. Essendo buona parte di questi turisti stranieri, l'aeroporto è ovvio che diventi un'opera strategica e i collegamenti ferroviari che si prospettano di sicuro porteranno maggior servizi a tutti quei turisti e a tutte quelle persone che per lavoro frequentano la città di Verona e il Lago di Garda.
Io colgo l'occasione per ringraziare dell'impegno costante l'assessore De Berti, che su questa partita e su altre opere strategiche del territorio, ad esempio la Grezzanella e la Statale 12, si sta muovendo in maniera convinta e, finalmente, su queste opere riusciamo a vedere la luce.
Sono sicuro che anche su questa partita l'impegno dell'Assessore non mancherà e porterà risultati eccelsi per il territorio.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie. Non vedo altri interventi.
Emendamento n. C0001 presentato dal consigliere Giacomo Possamai, che prevede:
- Alla fine dell'ultimo "RITENUTO CHE" è aggiunto il seguente punto:
"Vada accolta la sollecitazione delle Amministrazioni Comunali di Verona, Villafranca di Verona (VR) e Sommacampagna (VR), espressa attraverso le delibere dei rispettivi consigli comunali, cui si è aggiunto il sostegno delle Province di Verona, Vicenza e Mantova con le delibere dei rispettivi consigli provinciali."
- È eliminato il primo punto della parte "IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE"
- Gli ultimi due punti della parte "IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE" sono così sostituiti:
- "a proseguire le interlocuzioni in corso con MIMS e RFI, fornendo loro gli elementi richiesti al tavolo tecnico e indicando come massima priorità l'attuazione dell'intervento "Collegamento ferroviario aeroporto di Verona" (Progetto RFI 0269, CUP J51H03000180001), chiedendone il finanziamento nell'annualità 2022 del Contratto di Programma MIT-RFI 2022-2026 e avviandone la progettazione;
- "a interloquire con la Regione Trentino-Alto Adige per istituire il prolungamento di una coppia di treni che consentirebbe di giungere a un cadenzamento di 6 treni all'ora tra l'Aeroporto di Verona Villafranca e la Stazione di Verona Porta Nuova: in questo modo i treni regionali Bolzano - Verona Porta Nuova potrebbero essere portati fino a Verona Aeroporto, così da eliminare la rottura di carico per i viaggiatori che arrivano dal Trentino-Alto Adige diretti all'aeroporto e al tempo stesso si potrebbe aumentare il numero di treni che da Porta Nuova raggiungono l'aeroporto."
Poniamo in votazione prima l'emendamento per quanto riguarda la mozione n. 230 del collega Possamai.
Mettiamo in votazione l'emendamento n. C0001 alla mozione 230.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione la mozione n. 230, come emendata.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione la mozione n. 208 del consigliere Bozza.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTI
13 e 22



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI FINCO, BET, BISAGLIA, BORON, CENTENARO, CORSI, FAVERO, RIGO, RIZZOTTO, SANDONÀ, PAN, VALDEGAMBERI E BARBISAN RELATIVA A "SPECULAZIONI SUL LATTE: LA GIUNTA INTERVENGA PRESSO IL GOVERNO PER CALMIERARE IL COSTO DEL LATTE E SALVARE MIGLIAIA DI ALLEVAMENTI VENETI". (MOZIONE N. 261) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 46/2022)

E

MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI VENTURINI E BOZZA RELATIVA A "ADOZIONE MISURE A SOSTEGNO DEI PRODUTTORI DI LATTE". (MOZIONE N. 202) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 47/2022)


PRESIDENTE

Adesso passiamo alla discussione di due mozioni: la n. 261 del collega Finco e, sullo stesso argomento, la n. 202 della collega Venturini.
Come prima, facciamo la discussione di entrambe le mozioni e poi votazioni distinte.
Interviene il collega Finco.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Questa è una mozione che ho voluto presentare ancora qualche settimana fa. Tutti voi avete visto, insomma, la mobilitazione che c'è stata da parte del mondo agricolo, soprattutto dei produttori di latte. C'è stata anche una manifestazione a Forte Marghera dove ho visto la partecipazione degli Assessori e del presidente Zaia e di molti colleghi di maggioranza ed opposizione, in merito a una situazione allarmante che sta vedendo molti produttori in una situazione molto ma molto difficile.
È notizia della settimana scorsa che qualche allevatore che produce latte ha deciso di iniziare ad abbattere gli animali che ha in stalla proprio per i costi che stanno diventando insostenibili. Alcuni dati che sono lievitati anche nelle ultime settimane: i mangimi sono aumentati del 50%, i concimi più del 170%.
È ovvio che questa è una crisi che sta colpendo un po' tutti i settori, ma il settore zootecnico ha visto lievitare sistematicamente i costi della produzione senza tuttavia il riconoscimento di alcun costo aggiuntivo da parte della grande distribuzione organizzata. Non solamente le categorie economiche, ma anche i Consorzi di tutela stanno lanciando questo allarme. Io vengo da una Provincia, che è la Provincia di Vicenza, dove le stalle e i produttori di latte rappresentano un pilastro importante del settore primario. E qua, insomma, i dati del 2021 rispetto al 2020 sono veramente dati impressionanti: il costo del mais è aumentato in media del 54,2% con punte anche del 102,5%. I semi di soia hanno toccato il più 45%, arrivando anche al 78,7%. Costi che, nel 2022, hanno visto anche un aumento dell'energia elettrica di circa il 130% e del gas metano del 94% rispetto al 2021. Nel complesso, i costi per produrre un litro di latte sono aumentati di 10-12 centesimi, pari a circa un terzo del valore del latte stesso.
Oggi il rischio concreto è quello di perdere moltissime imprese che rappresentano un presidio ambientale e territoriale strategico a livello nazionale, ma anche a livello locale. In Italia abbiamo circa 26.000 allevamenti di latte e quasi 3.000 sono presenti all'interno della nostra Regione del Veneto. Spesso questi allevamenti sono allocati in aree montane, quindi in zone poco accessibili, con una difficoltà anche di allevamento non da poco.
Quello che noi chiediamo con questo impegno alla Giunta regionale è tutta una serie di interventi, che sono interventi soprattutto a livello statale e speriamo veramente – so che anche l'assessore Caner è impegnato da settimane su questo fronte – che a livello ministeriale si muova qualcosa.
Noi puntiamo sul fare il possibile per sbloccare i fondi del PNRR, che sono quasi 2,7 miliardi di euro, mediante l'adozione di decreti attuativi, agevolare la liquidità delle imprese mediante l'incentivazione di operazioni di ristrutturazione del debito bancario, applicare la normativa relativa alle pratiche commerciali sleali attraverso il compimento, da parte dell'Autorità Ispettorato del MIPAAF, indagini anche sull'industria della grande distribuzione organizzata, sbloccare i fondi nazionali ed in particolare il Fondo AGEA pari a 26 milioni di euro, che fino ad oggi è bloccato, e i fondi di zootecnia legati al Covid, pari a circa 90 milioni di euro. Poi, prevedere nel nuovo Piano di sviluppo rurale delle misure nuove e ingenti a favore di tutto il settore lattiero-caseario.
Nel corso di questi anni abbiamo visto moltissimi ragazzi che hanno avuto il coraggio, in un settore non semplice, perché adesso ce lo dobbiamo dire, il latte non è il vino, di rilevare l'attività dei propri genitori con molte difficoltà, con impegni economici anche gravosi. Molti di questi sono ragazzi di trent'anni che si sono indebitati, che oggi non hanno alternativa se non andare avanti, perché altrimenti rischiano veramente di dover chiudere la propria impresa. Penso che in un settore come l'agricoltura, che in Veneto, insomma, è uno dei settori più importanti, da parte nostra ci debba essere il massimo impegno per aiutare questo settore strategico, che negli anni buoni ha fatto la fortuna di tanti, ma che oggi rappresenta ancora un presidio territoriale ed ambientale importantissimo da tutelare.

PRESIDENTE

Grazie.
Adesso farei presentare la mozione n. 202 alla collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi condividiamo naturalmente le premesse che sono state ampiamente illustrate dal collega e manifestiamo la grande preoccupazione che c'è per lo stato di precarietà che in questo momento vede coinvolti gli allevatori, i quali stanno progressivamente perdendo il loro potere contrattuale. Quello che chiediamo noi – e sono contenta che ci sia anche l'Assessore in Aula – è che, con l'emanazione dei prossimi bandi del PSR ci possa essere anche l'attivazione di una politica a sostegno delle spese, degli investimenti e anche del reddito dei produttori primari del comparto lattiero-caseario, anche tramite il fondo di rischio di mutualità, come previsto dalla legge 40 del 2003. E chiediamo anche un impegno della Giunta presso il Parlamento e il Governo perché ci siano delle azioni che siano volte a tutelare gli allevatori e che possano garantire anche una stabilizzazione del prezzo.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Io ringrazio il collega Finco e la collega Venturini per aver presentato queste mozioni, ma sarò velocissimo perché i pianti su questo comparto purtroppo non sono mai finiti. Ricordo solo un dato: nel 2010 in Veneto c'erano 33.000 stalle e oggi non arriviamo a 2.700, mi pare, dai dati di Veneto Agricoltura, vado a memoria, per farvi capire quale sia stata la tragedia che è successa in questa Regione.
Per carità, le stalle sono molto più grandi e il latte è sempre quello, 12 milioni di quintali di latte, che vanno quasi totalmente a fare formaggio DOP, perché noi abbiamo dei grandi DOP quali il Grana Padano, l'Asiago, il Montasio, la Casatella Trevigiana e via dicendo. Ma in questo momento, anche i 4 centesimi che il Governo aveva messo nel febbraio o prima della fine dell'anno sono praticamente diventati inutili, perché con la guerra in corso e con il blocco delle sanzioni con la Russia, che è la più grande produttrice di fertilizzanti, oltre che del gas che noi importiamo, il costo dei fertilizzanti è aumentato e il costo dell'energia è di +238% per quanto riguarda l'elettricità, e per fare i formaggi bisogna scaldare il latte.
Poi 327% sul gas e via dicendo, il gasolio agricolo e la mangimistica, soprattutto, che sta mettendo in ginocchio gli allevamenti perché naturalmente alcuni produttori di mais e di soia, anche nazionali, adesso hanno visto un aumento dei prezzi, però anche un aumento dei costi che ricadrà sul prossimo anno. Tutto quello che sta aumentando sta ricadendo sugli allevamenti, quindi stanno mettendo in ginocchio allevamenti che già erano comunque subissati di debiti, dovuti a tanti investimenti, perché in stalla si investe continuamente, sia sul bestiame, ma anche sul benessere animale e sulle tecnologie.
Quindi, sui quattro centesimi, immaginiamo per qualsiasi imprenditore, come ne conoscete voi, cosa siano quattro centesimi su un litro di latte. Nulla. Bisogna, secondo me, trovare delle soluzioni. Già alcune sono state dettate dai presentatori delle mozioni, ma bisogna arrivare assolutamente a una certificazione – questo non è facile, lo sappiamo – dei costi produttivi, cioè che ci sia una soglia certificata annuale e semestrale di costi di produzione del latte. Per fare un litro di latte il costo è 0,60 centesimi. Non si può scendere sotto, si può solo andare su. Bisogna dire alla grande distribuzione che si deve comunque aggiungere, come bisogna dire al cittadino che va a comprare il latte che, se è disposto a pagare 50 euro per una ricarica telefonica, può pagare benissimo 1,5 euro per un litro di latte, non gli cambia niente in tasca.
Detto questo, bisogna lavorare sulle accise dell'IVA, sulle accise sui mangimi, sulle accise sul gasolio o, anche questa potrebbe essere una soluzione, sull'azzeramento dell'IVA sul latte.
E poi non dimentichiamo, purtroppo, colleghi, tutta la vicenda che ha riguardato le quote latte, che hanno massacrato – massacrato – le aziende sane del nostro Veneto. Questa truffa legalizzata che lo Stato ancora sta chiudendo, per cui centinaia di stalle hanno chiuso, ci sono stati anche suicidi dei nostri allevatori per questo. Come non possiamo dimenticare tutte le sentenze che hanno dato ragione a questa categoria e che, purtroppo, sono state ignorate dallo Stato italiano.
Dopo tanti bonus inutili che abbiamo visto arrivare da Roma – quello sui monopattini o i banchi a rotelle, spese per centinaia di milioni – si potevano usare questi soldi per mettere una pietra tombale su questa faccenda e chiudere la partita con l'Europa.
L'Europa ce l'ha anche chiesto, ma noi non abbiamo fatto ancora nulla.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Solo poche battute per esprimere l'apprezzamento e quindi il voto favorevole ad entrambe le mozioni. La crisi che tutto il settore del latte sta subendo è pesantissima, non soltanto in Veneto, ma in tutto il Paese. Dopodiché il Veneto è una Regione trainante in questo settore, per cui da noi questi numeri si fanno sentire ancora di più.
Citava bene il capogruppo Pan prima di me, secondo i dati di Veneto Agricoltura negli ultimi 15 anni da 7.000 siamo passati a 2.900 allevamenti. È un dato che, già così, dà l'idea di che cosa sia successo negli ultimi anni, ma basta anche solo guardare i dati di ISMEA che ho qui davanti. Solo per citare qualche numero, per l'alimentazione animale il costo è cresciuto del 19%, 22% in più i foraggi, 17% i mangimi semplici, 15% i composti. Questo va ovviamente insieme all'aumento del costo dell'energia elettrica, all'aumento del costo del gas, quindi ai complessivi aumenti che tutte le categorie (ovviamente non solo le aziende ma anche i privati cittadini), stanno subendo, ma in questo settore, evidentemente, a disgrazia, a difficoltà se ne aggiunge anche un'altra.
È chiaro ed evidente che da un lato la Regione, penso a quello che la Regione può fare sul PSR, ma sull'altro fronte, nei confronti dello Stato, del Governo, penso per esempio al fatto di fare in modo che le tante risorse che il PNRR (sono quasi 3 miliardi) destina al settore vengano messe a terra prima possibile, perché in questo campo in particolare perdere tempo non è possibile e soprattutto non sarebbe ammissibile.
L'altro grande tema – e chiudo – è quello delle pratiche commerciali sleali che cita anche la mozione del vicepresidente Finco che, come sappiamo, è figlia di una direttiva europea che dà delle chiavi, dà sicuramente degli strumenti per intervenire sia sul tema del prezzo sia su tanti altri fronti che oggi schiacciano nel meccanismo della competizione tutto il settore. Il punto, dopo aver adeguato giustamente la normativa nazionale in questa direzione, è anche applicarla, e farlo presto e in maniera efficace.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire l'assessore Caner.

Ass.re Federico CANER

Grazie.
Innanzitutto desidero ringraziare i due consiglieri Venturini e Finco per aver presentato queste due mozioni, che ovviamente mi trovano concorde, perché la situazione che stiamo vivendo, per quanto riguarda l'agricoltura in generale, ma soprattutto nel settore zootecnico e in particolare per le vacche da latte, è veramente drammatica.
Sono favorevole a queste mozioni, ma volevo semplicemente sottolineare che il loro contenuto lo abbiamo già portato a conoscenza del Governo, dato che gran parte di queste misure, se non tutte, dipendono ovviamente da un impegno del Governo in materia. Devo anche dire – da coordinatore della Commissione politiche agricole nazionali – che tutti gli Assessori delle varie Regioni si sono riuniti. Abbiamo avuto un incontro con i ministri Patuanelli e Cingolani, perché molte delle iniziative sono legate al tema della transizione ecologica, e in questo momento noi stiamo dicendo che oggi come oggi abbiamo la necessità di produrre più cibo e quindi di produrre mais, frumento, soia. Abbiamo anche il problema, come è già stato sottolineato, dei fertilizzanti. Insomma, la situazione è molto difficile.
Abbiamo chiesto anche alcune deroghe. Non a caso abbiamo approvato un documento, che poi abbiamo portato in Conferenza delle Regioni ed è stato votato all'unanimità e presentato al Governo, nel quale abbiamo chiesto una revisione della PAC 2022 per ampliare al massimo la superficie coltivabile. Devo dire che l'Europa è intervenuta, da questo punto di vista, derogando alle condizioni normative previste dal cosiddetto "greening". Praticamente hanno messo maggiori ettari a disposizione; quelli che erano "a riposo" e che non dovevano essere coltivati sono stati sbloccati. Questo è un segnale comunque positivo. Così come alcune aree di interesse ecologico, proprio in questo momento di deroga – che non vuol dire per sempre, ma in un momento di contingenza fondamentale – sono state sbloccate. Questo è stato sicuramente un segnale positivo.
Abbiamo chiesto di rivedere la PAC, perché essa andava bene così com'era in un regime ordinario, ma in questo momento noi abbiamo la necessità di dare risorse dirette alle aziende perché non chiudano le stalle. Una stalla chiusa oggi non riapre più. Questo ci mette in difficoltà non solo per il latte, ma pensiamo anche a tutte le produzioni tipiche locali, che un domani non possiamo fare certo con il latte tedesco importato, perché tornerà la necessità di avere latte a disposizione.
Questo è un tema che abbiamo presentato in maniera chiara, così come abbiamo chiesto provvedimenti nazionali per favorire la liquidità delle imprese e interventi sui costi energetici. Questo è ovviamente un problema di tutte le imprese, ma in particolare per quelle agricole, così come nel PNRR abbiamo chiesto un'attenzione particolare alle imprese agricole perché possano autoprodurre energia elettrica, prevedendolo non solo per le grandi aziende, ma anche per le piccole e medie, in modo che non solo stalle da 6-700 bovini, ma anche chi ha 30-40 vacche in stalla possa comunque applicare sistemi di autoproduzione energetica.
Ovviamente abbiamo chiesto anche delle misure di sostegno a determinate produzioni agricole. Come vi dicevo, mancano alcune produzioni e quindi, sul modello della misura 21 del PSR scorso sul tema del Covid, laddove abbiamo messo in piedi delle misure emergenziali, chiediamo che queste stesse misure vengano messe a disposizione anche per la crisi determinata dalla guerra.
Devo dirvi anche che c'è una speculazione in corso che è cominciata prima della guerra – bisogna essere franchi e dircelo – e su questo abbiamo chiesto conto ai Ministri. In particolare le aree del nord hanno una necessità, oggi come oggi, di rivedere la strategicità del settore zootecnico, che forse era stato sottovalutato anche nel PSN nazionale. Quindi, noi abbiamo chiesto di ribloccare tutto, di fatto, di bloccare le bocce, ripartire e rivedere questa programmazione alla luce delle emergenze che abbiamo.
Non avremo più i prodotti che arrivano dall'Ucraina, non solo i fertilizzanti, ma la materia prima, come vi dicevo, cioè i mangimi e quant'altro, e mancherà probabilmente anche il frumento per la nostra pasta, per cui dobbiamo cominciare ad autoprodurre. Spero che questo ci aiuti a fare una riflessione anche a livello europeo sul fatto che noi non possiamo – e chiudo – dipendere più, a livello internazionale, da altri Paesi, ma l'Europa deve cercare di fare delle misure per essere autosufficiente.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Valdegamberi.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Condivido quello che ha appena detto l'Assessore, ma purtroppo si arriva sempre tardi e male. Ci è voluta una guerra perché ci rendessimo conto che abbiamo distrutto tutta l'agricoltura, la produzione europea. Abbiamo esternalizzato e portato in giro per il mondo le produzioni che un tempo si facevano qui, anche di qualità, per renderci ora così deboli e dipendenti dagli altri al punto da dover cominciare (già dal 2019, prima della guerra) a importare il grano dal Canada, dove ancora usano dei diserbanti che da noi progressivamente sono già vietati. Lì invece va bene tutto.
Noi abbiamo fatto una PAC totalmente sbagliata e dobbiamo renderci consapevoli di questo: abbiamo una PAC che ha distrutto le produzioni locali, ha distrutto la produzione europea, per dipendere poi dal resto del mondo. Non so quale sia lo scambio con quale altro favore a livello internazionale, sta di fatto che oggi non abbiamo nemmeno gli alimenti, i cereali per fare i mangimi, il prezzo dei mangimi va alle stelle e i costi di produzione aumentano in maniera smisurata. Se già prima i margini, soprattutto per gli allevatori, erano non dico limitati, ma già in passivo, questa marginalità passiva aumenta ancora di più.
L'invito che voglio fare è un altro. Purtroppo, nella filiera, alla fine chi produce non si trova a contrattare con i livelli superiori, quelli commerciali, il prezzo di trasformazione o di vendita, ma il prezzo lo subisce. Questo non è un mercato, questo è un monopolio che impone a chi produce di produrre sottocosto.
La Francia ha seguito un esempio – e non solo la Francia, anche altri Paesi – e per tutelare le produzioni lì da un anno è in vigore una legge, che invito ad approfondire, invitando il Governo e il Parlamento italiano ad approvarla, che stabilisce che non si può far produrre sottocosto la materia prima agricola. Ci sono dei costi di produzione che devono essere rispettati e il prezzo deve coprire almeno i costi di produzione.
Oggi questo non è possibile in Italia. I prezzi dei supermercati, dei prodotti finiti sono quelli; le marginalità rimangono costanti, se non in crescita, durante il lockdown, per chi vende, mentre per chi produce, aumentando i costi, le marginalità sono sparite già da un pezzo.
Invito dunque a copiare il modello francese. Al di là degli interventi e dei contributi che servono a quello che servono, bisogna intervenire per la parte debole della filiera, affinché non continui a schiacciare al ribasso, mantenendo così costanti i profitti per chi vende, mentre per chi produce si va a schiacciare sempre verso il basso. Chi produce non ha forza contrattuale sul mercato e il prezzo dei suoi prodotti viene stabilito da chi li vende al consumatore. Come se, nell'ambito della finanza, applico degli interessi usurari, ma non può accadere che in una filiera chi produce il prezzo lo deve diminuire e chi vende alla fine lo moltiplica per tre. Questo è quello che avviene oggi.
Occorre, quindi, che dove il mercato non riesce a regolamentarsi di per sé, dove non c'è mercato debba intervenire lo Stato con delle norme per garantire un'equa distribuzione nella filiera del valore aggiunto, quindi della ricchezza, fra tutti coloro che concorrono a produrre un determinato prodotto, cosa che oggi non avviene in questo Paese.
Come nella finanza, quando applico degli interessi usurari e vado ad annullare il contratto, così se nella filiera dalla fattura di acquisto a quella di vendita si moltiplicano per tre o per quattro i prezzi in maniera ingiustificata deve essere annullato il contratto, il responsabile deve essere punito e deve cominciare l'intervento dello Stato. Qui non è questione di intervenire nella concorrenza del mercato, ma vuol dire intervenire a limitare i monopoli, perché i monopoli non fanno il bene generale del Paese.
Credo che questo sia un dovere dal punto di vista legislativo nazionale e invito l'Assessore a far presente questi aspetti. Lo invito anche a guardare la normativa francese.
Occorre anche mettere da parte molte favole di cui ci riempiamo la bocca. Il nostro prodotto è sicuramente, dal punto di vista igienico-sanitario, il migliore al mondo, ma non possiamo farlo scomparire per poi portare sulle tavole con tanta disinvoltura i prodotti OGM che vengono dall'altra parte del mondo. Non possiamo dire "no OGM" – laddove OGM richiederebbe meno acqua e meno veleni per arrivare al prodotto e significherebbe una maggiore produttività – quindi non possiamo dire "no OGM" a casa nostra, per poi importare dal Canada, dal Brasile, dagli Stati Uniti o da chiunque altro nel mondo prodotti OGM, che mangiamo quotidianamente e che abbiamo sempre mangiato.
Questo vuol dire fare ipocrisia, vuol dire ammazzare il nostro prodotto buono per sviluppare il prodotto cattivo. Se è cattivo il loro prodotto, non capisco perché, se confezionato in una bella confezione...

PRESIDENTE

Consigliere, ha finito il tempo.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Finisco.
Se un prodotto viene ben confezionato lo mangiamo tranquillamente, trovandolo al supermercato, poi facciamo i puritani a casa nostra. Questo vale per gli OGM, questo vale per i prodotti che usiamo per la frutta, i presìdi per la frutta, che da noi sono vietati, ma poi importiamo le ciliegie dalla Spagna, che sono bellissime, e le nostre rimangono a marcire sulle piante per il nostro iper-protezionismo.
Se il prodotto che viene usato per le piante, per gli animali eccetera fa male...

PRESIDENTE

Se può chiudere, grazie.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

...fa male dappertutto. Quindi, occorre togliere l'ipocrisia e cominciare a fare agricoltura vera.

PRESIDENTE

È chiusa la discussione.
Mettiamo in votazione la mozione n. 261 presentata dal consigliere Finco.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mettiamo in votazione la mozione n. 202 presentata dalla consigliera Venturini.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Chiudiamo qui la seduta di oggi. Ci rivediamo martedì.
Adesso c'è la Capigruppo in Sala del Leone.
Grazie e buona serata a tutti.
La Seduta termina alle ore 18.05
Il Consigliere segretario
Alessandra SPONDA

Il Presidente
Francesca ZOTTIS


Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 55 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 55
MARTEDì 22 MARZO 2022


PRESIDENZA
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 55a seduta pubblica – martedì 22 marzo 2022
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, con modalità telematica mista, secondo quanto previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 106 del 23 novembre 2021.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 4288 del 17 marzo 2022.

Il Presidente, Vicepresidente FINCO, dichiara aperta la seduta alle ore 10.31 e rinvia i lavori.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

La seduta è sospesa alle ore 10.31.

La seduta riprende alle ore 11.12.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati i processi verbali delle sedute pubbliche n. 53 di martedì 8 marzo 2022 e n. 54 di martedì 15 marzo 2022.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]

Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia e il consigliere Razzolini, e che un consigliere partecipa alla seduta da remoto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno


Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 192 del 08.09.2021
presentata dalla consigliera Venturini
"Quali azioni sono previste dalla Regione Veneto per la regolare manutenzione e il ripristino della concreta fruibilità dell'area demaniale nel Comune di Bovolenta - PD - fiume Roncajette?"

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora De Berti che risponde per conto della Giunta regionale.

n. 215 del 19.11.2021
presentata dalla consigliera Baldin
"Infermieri autisti al pronto soccorso dell'Ospedale di Bassano: è una scelta opportuna?"

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

Il PRESIDENTE rinvia la trattazione dell'Interrogazione a risposta scritta n. 133.

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Proposta di legge d'iniziativa dei consiglieri Scatto, Villanova¸ Bisaglia, Cestaro, Dolfin, Finco, Pan, Sponda, Zecchinato, Barbisan, Andreoli, Bet, Boron, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Ciambetti, Corsi, Favero, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Gianpiero Possamai, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà e Vianello relativa a "Modifiche alla legge regionale 3 febbraio 2020, n. 5 "Iniziative per la conoscenza della Shoà e per il Giorno della Memoria"". (Progetto di legge n. 118) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 9/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Scatto (Zaia Presidente) che svolge la relazione illustrativa di maggioranza per conto della Sesta commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) e Villanova (Zaia Presidente).

Si passa all'esame dell'articolato.

I cinque articoli che compongono il progetto di legge, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Puppato, Rigo, Rizzotto, Scatto, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 7) all'ordine del giorno

Piano Strategico del Turismo del Veneto 2022-2024 (Programma regionale per il Turismo. Legge regionale n. 11/2013 , articolo 6). (Proposta di deliberazione amministrativa n. 39) APPROVATA (Deliberazione n. 41/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Intervengono i consiglieri, Favero (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Sesta commissione consiliare, e Camani (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Sesta commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Lorenzoni (Gruppo Misto) e Favero (Liga Veneta per Salvini Premier).

Durante l'intervento del consigliere Favero assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale intervengono l'assessore Caner , i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto) e Formaggio (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Favero (Liga Veneta per Salvini Premier) che interviene a nome dell'intergruppo, Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Camani (Partito Democratico Veneto) e l'assessore Caner.

Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

La seduta è sospesa alle ore 13.50.

La seduta riprende alle ore 15.09.

Il PRESIDENTE comunica il rinvio della trattazione del punto 8) all'ordine del giorno.

Punto n. 9) all'ordine del giorno

Proposta di legge d'iniziativa dei consiglieri Michieletto, Soranzo, Formaggio, Zecchinato, Vianello e Cecchetto relativa a "Modifiche alla legge regionale 14 aprile 2020, n. 11 "Misure urgenti per la riduzione dell'utilizzo delle bottiglie di plastica monouso attraverso la promozione dell'uso di acqua alla spina"". (Progetto di legge n. 108) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 10/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri, Michieletto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda commissione consiliare, e Zanoni (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Baldin (Movimento 5 Stelle), Guarda (Europa Verde), Rizzotto (Zaia Presidente), Michieletto (Zaia Presidente), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) e Formaggio (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

Dopo l'intervento del consigliere Michieletto assume le funzioni di consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Il PRESIDENTE, chiusa la discussione generale, sospende la seduta per consentire ai relatori e alla presidenza della Seconda commissione di esprimere il parere sugli emendamenti presentati.

La seduta è sospesa alle ore 16.14.

La seduta riprende alle ore 16.33.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. A1 all'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A5 all'articolo 1, illustrato dal consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'articolo 1 , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

L'emendamento n. A2 all'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A6 all'articolo 2, illustrato dal consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'articolo 2 , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

L'emendamento n. A7 all'articolo 3, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

In dichiarazione di voto sull'articolo 3 interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 3 , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

Gli emendamenti nn. A3, A8, A9, A10, A11 e A12 all'articolo 4, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono respinti.

In dichiarazione di voto sull'articolo 4 interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 4 , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

L'emendamento n. A4 all'articolo 5, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

In dichiarazione di voto sull'articolo 5 intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

Gli articoli 5, 6 e 7, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Michieletto (Zaia Presidente) e Zanoni (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Bigon, Camani, Guarda, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE comunica l'inversione del punto 10) all'ordine del giorno, Mozione n. 219, con il punto 25), Mozione n. 263.

Punto n. 25) all'ordine del giorno

Mozione presentata dalle consigliere Guarda e Ostanel relativa a "No all'attacco ai servizi pubblici locali contenuto nel disegno di legge n. 2469 legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021". (Mozione n. 263) APPROVATA (Deliberazione n. 42/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra la mozione in oggetto e l'emendamento n. B1.

In discussione generale intervengono le consigliere Zottis (Partito Democratico Veneto) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

L'emendamento n. B1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione in oggetto come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto n. 11) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Guarda, Zottis, Giacomo Possamai, Camani, Bigon, Montanariello, Zanoni, Baldin, Lorenzoni e Ostanel relativa a "Utilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie: farne una priorità veneta". (Mozione n. 169) APPROVATA (Deliberazione n. 43/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra la mozione in oggetto.

In discussione generale intervengono la consigliera Zottis (Partito Democratico Veneto) e l'assessore Corazzari che, con il consenso della presentatrice, propone delle modifiche.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione in oggetto come modificata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE comunica l'inversione del punto 12) all'ordine del giorno, Mozione n. 135, con il punto 41) all'ordine del giorno, Mozione n. 230, che per analogia di argomento verrà trattato assieme al punto 32) all'ordine del giorno, Mozione n. 208.

Punti nn. 41 e 32) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Giacomo Possamai, Bigon, Camani, Montanariello, Zanoni e Zottis relativa a "La Regione Veneto solleciti MIMS e RFI a finanziare e attuare il progetto di collegamento ferroviario tra la stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova e l'Aeroporto "Valerio Catullo" di Verona Villafranca". (Mozione n. 230) APPROVATA (Deliberazione n. 44/2022)  [RESOCONTO]


e

Mozione presentata dal consigliere Bozza relativa a "La Regione Veneto si attivi con RFI per dare tempestiva attuazione al progetto di collegamento ferroviario tra la stazione ferroviaria di Verona Porta Nuova e l'Aeroporto Valerio Catullo di Verona Villafranca". (Mozione n. 208) APPROVATA (Deliberazione n. 45/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono il consigliere Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) che illustra la Mozione n. 230 e l'emendamento n. C1 e il consigliere Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto) che illustra la Mozione n. 208.

Durante l'intervento del consigliere Bozza assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale intervengono la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto), l'assessora De Berti, consiglieri Guarda (Europa Verde) e Rigo (Liga Veneta per Salvini Premier).

L'emendamento n. C1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione n. 230 come emendata .

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione n. 208.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE comunica che per analogia di argomento il punto 13) all'ordine del giorno, Mozione n. 261 verrà trattato assieme al punto 22) all'ordine del giorno, Mozione n. 202.

Punti nn. 13 e 22) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Finco, Bet, Bisaglia, Boron, Centenaro, Corsi, Favero, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Pan, Valdegamberi e Barbisan relativa a "Speculazioni sul latte: la Giunta intervenga presso il Governo per calmierare il costo del latte e salvare migliaia di allevamenti veneti". (Mozione n. 261) APPROVATA (Deliberazione n. 46/2022)  [RESOCONTO]


e

Mozione presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "Adozione misure a sostegno dei produttori di latte". (Mozione n. 202) APPROVATA (Deliberazione n. 47/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), che illustra la Mozione n. 261, e Venturini (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto) che illustra la Mozione n. 202.

In discussione generale intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), l'assessore Caner e il consigliere Valdegamberi (Gruppo Misto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione n. 261.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione n. 202.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Villanova, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 18.05.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BISAGLIA Simona
PICCININI Tomas
BORON Fabrizio
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RIGO Filippo
CECCHETTO Milena
RIZZOTTO Silvia
CENTENARO Giulio
SANDONA' Luciano
CESTARI Laura
SCATTO Francesca
CESTARO Silvia
SORANZO Enoch
CIAMBETTI Roberto
SPERANZON Raffaele
CORSI Enrico
SPONDA Alessandra
DOLFIN Marco
VALDEGAMBERI Stefano
FAVERO Marzio
VENTURINI Elisa
FINCO Nicola Ignazio
VIANELLO Roberta
FORMAGGIO Joe
VILLANOVA Alberto
GEROLIMETTO Nazzareno
ZANONI Andrea
GIACOMIN Stefano
ZECCHINATO Marco
GUARDA Cristina
ZOTTIS Francesca
LORENZONI Arturo







LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
Alessandra SPONDA




IL PRESIDENTE
Francesca ZOTTIS







N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Cristiano Gebbin e Paola Lombardo