ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 19/07/2022 n. 66

Resoconto n. 66 - 11^ legislatura
Resoconto 66 a Seduta pubblica
Martedì, 19 luglio 2022
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.34

PRESIDENTE

I lavori cominceranno alle ore 10.50.
La Seduta è sospesa alle ore 10.34
La Seduta riprende alle ore 11.10

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 66a seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11242 del 14 luglio 2022.
Accedete a Concilium e registrate la presenza.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 65a Seduta pubblica di martedì 12 luglio 2022.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Tommaso RAZZOLINI
I congedi sono concessi.
Colleghi, le mascherine devono essere correttamente indossate in Aula. Grazie.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni e interpellanze.
Iniziamo con l' interpellanza n. 2 della collega Venturini.

Interpellanza n. 2 del 7 settembre 2021 presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "LA REGIONE INTENDE SOSTENERE ED IMPLEMENTARE LE ATTIVITÀ DI VENETO SVILUPPO SPA AVVIANDO UNO STUDIO DI FATTIBILITÀ PER IL RICONOSCIMENTO A VENETO SVILUPPO SPA DELLA QUALIFICA DI INTERMEDIARIO FINANZIARIO VIGILATO?"

Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
In questi due anni le piccole e medie imprese hanno dovuto affrontare dei momenti di grande difficoltà ai quali la Regione ha cercato di porre dei rimedi, di dare un sostegno attivando una serie di iniziative, tra le quali la possibilità di beneficiare di forme di accesso al credito in forma convenzionata e vantaggiosa rispetto alle condizioni del mercato.
Tuttavia, permane una difficoltà nell'accesso al credito da parte di aziende e di imprenditori, che possono essere indotti, per la carenza di liquidità, a rivolgersi anche a canali non consueti e, magari, non leciti. Questo perché ci sono delle difficoltà anche per quanto riguarda il calcolo del rating per le imprese che chiedono di poter accedere al credito.
Noi abbiamo visto che, a partire dal 2018, la finanziaria regionale Veneto Sviluppo non opera più come intermediario finanziario e, quindi, ha deciso di appoggiarsi a Confidi e a banche convenzionate. Questo ha comportato una riduzione dell'ambito di intervento di operatività. Quella che, a questo punto, noi rileviamo è anche una difficoltà nell'individuare le banche convenzionate che vogliano intervenire sapendo di operare con un margine ridotto di utile.
Quello che si chiede con questa interpellanza è di poter valutare la possibilità di avviare uno studio di fattibilità per ricostituire in capo a Veneto Sviluppo l'operatività come intermediario finanziario vigilato, come accade in altre Regioni, ad esempio Lombardia, Trentino e Friuli. Questa potrebbe essere un'opportunità che viene data alla nostra Regione di operare attraverso la propria società per sostenere e dare quindi un aiuto alle imprese piccole e medie che operano sul nostro territorio.

PRESIDENTE

Assessore Calzavara, prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie. Buongiorno a tutti.
A partire dal 1° dicembre 2016, fino alla data del 28 dicembre 2017, Veneto Sviluppo SpA ha operato in qualità di intermediario finanziario iscritto all'Albo unico, ex articolo 106 Testo unico bancario, ed è stata sottoposta al controllo e alla disciplina di vigilanza prudenziale emanata da Banca d'Italia.
Il procedimento di iscrizione da parte della finanziaria regionale al nuovo elenco degli intermediari, ex articolo 106 TUB, è stato avviato tra la fine del 2014 e l'inizio del 2015, per poi concludersi a fine 2016 in un contesto economico nazionale e locale completamente mutato.
A partire dal 2015, infatti, le nuove regole di accesso allo strumento statale, rappresentato dal Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese e gestito da Mediocredito Centrale, avevano consentito agli intermediari creditizi di accedere direttamente alla garanzia pubblica, senza ulteriori passaggi intermedi, ad esempio i Consorzi di garanzia Fidi o altri intermediari finanziari alla stregua di Veneto Sviluppo.
Il Fondo regionale di garanzia, ex legge regionale n. 19/2004 , gestito da Veneto Sviluppo SpA, pur rappresentando un valido strumento di copertura del rischio di credito per gli intermediari creditizi, forniva a questi ultimi un minor beneficio, comportando un maggiore assorbimento del patrimonio. Per tale ragione, una volta modificate le regole di accesso, le richieste di garanzia da parte delle banche sono nettamente diminuite.
A causa del repentino mutamento del contesto normativo e organizzativo che ha caratterizzato la filiera degli operatori creditizi, Veneto Sviluppo SpA già nel 2016 subisce una drastica contrazione delle richieste di garanzia, tanto che alla data del 31.12.2016 erano in essere 98 operazioni di garanzia diretta per un controvalore nominale di circa 15,8 milioni.
Veneto Sviluppo SpA, con nota protocollo del 6 luglio 2017, in risposta all' interrogazione a risposta immediata n. 365 presentata il 19 maggio 2017, rappresentava che i vincoli patrimoniali posti dall'attività di intermediazione bancaria, risultando particolarmente gravosi, costituivano un ostacolo all'attività di investimento partecipativo.
Considerate le condizioni del mercato finanziario in essere nel 2017, l'attività stessa di intermediazione bancaria pura è risultata essere problematica per la società, alla luce delle sue ridotte dimensioni patrimoniali e strutturali in confronto ai competitori bancari attivi nel mercato. Ad oggi, tale considerazione risulta essere confermata da Veneto Sviluppo SpA, alla luce, tra l'altro, dei numerosi processi di aggregazione degli istituti bancari dovuti alla generale contrazione del margine di interesse senza remunerazione del rischio di credito.
Con DGR del 22 novembre 2017 veniva inoltre proposta la modifica dello statuto di Veneto Sviluppo SpA al Consiglio regionale per l'approvazione di competenza, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della legge regionale n. 47/1975 , e con successiva DGR del 19 dicembre 2017 venivano date indicazioni al rappresentante regionale incaricato a partecipare all'assemblea straordinaria della società del 22 dicembre 2017, nella quale sono state approvate le modifiche statutarie, tra cui l'eliminazione dall'oggetto sociale della qualifica di intermediario finanziario e l'esercizio nei confronti del pubblico di finanziamenti sotto qualsiasi forma ai sensi dell'articolo 106 TUB.
Interpellato nuovamente sulla questione, il direttore generale della finanziaria regionale, con nota protocollo del 21 settembre 2021, oltre a richiamare e a ribadire quanto già espresso con nota succitata, fornisce le seguenti informazioni: "Per quanto riguarda gli impatti contabili e fiscali connessi alla scelta operata nel 2017 di uscire dal novero degli intermediari vigilati, si rammenta che il Consiglio di amministrazione di Veneto Sviluppo ha conseguentemente optato per la detransition verso i princìpi contabili nazionali, il che, oltre ad avere comportato una notevole semplificazione amministrativo-contabile nel processo di predisposizione del bilancio rispetto allo schema IFRS precedentemente adottato, ha determinato anche un risparmio in termini finanziari, in quanto si è ridotto significativamente l'importo della base imponibile IRAP. Tutti i proventi finanziari netti precedentemente assoggettati a IRAP, in quanto pienamente ricadenti sulla gestione caratteristica, sono stati esclusi dall'imponibile, oltre a consentire il beneficio di una aliquota nominale IRAP più ridotta, nell'attuale misura ordinaria del 3,90% rispetto alla precedente aliquota del 5,57% prevista per gli intermediari finanziari".
Per completezza informativa, Veneto Sviluppo ha fornito anche una stima analitica aggiornata dei costi annuali connessi alla teorica nuova iscrizione e permanenza della stessa nell'Albo degli intermediari vigilati, ex articolo 106 del TUB, rappresentando costi ricorrenti e incrementali rispetto alla situazione AS IS di euro 546.696, oltre che costi straordinari di primo esercizio, correlati ad esempio ai costi di istanza di iscrizione all'Albo, di adeguamento delle procedure alla vigilanza, di gestione processo trasparenza bancaria e formazione e adeguamento software, pari a 408.816 euro.
Attualmente l'attività di concessione di finanziamenti agevolati di contributi con l'intervento dei fondi regionali affidati in gestione alla società e di concessione di garanzie, cogaranzie e controgaranzie agevolate con l'intervento di fondi di garanzia regionale non genera rischio di credito per la società, atteso che tale attività venga svolta con rischio interamente a carico dei relativi stanziamenti regionali.
Peraltro, in attuazione dell'articolo 16 del decreto legislativo 175/2016, gli affidamenti diretti possono avvenire nei confronti di società in house dalle Amministrazioni che esercitano su di esse il controllo analogo o da ciascuna delle Amministrazioni che esercitano su di esse il controllo analogo congiunto, solo se non vi sia partecipazione di capitali privati o comunque l'esercizio di un'influenza determinante sulla società controllata.
Inoltre, affinché si verifichi l'istituto dell'in house, l'80% del fatturato prodotto della società deve essere effettuato nello svolgimento dei compiti ad essa affidati dall'Ente pubblico o dagli altri soci pubblici.
Veneto Sviluppo SpA, giusta legge regionale 47/75 concorre, tra l'altro, "alla promozione dell'attiva presenza e competitività nei mercati interni ed esteri delle imprese ed enti con sede e/o stabilimento nel territorio del Veneto, anche collaborando con soggetti pubblici e privati secondo gli indirizzi della programmazione regionale" e, in linea con quanto definito all'articolo 7 (Azioni) dello statuto societario, le azioni rappresentanti il residuo capitale, al netto della maggioranza assoluta di azioni riservate ex legge della Regione, possono essere sottoscritte anche da soggetti tipicamente di natura privata, quali società che esercitano attività bancaria e finanziaria, fondazioni bancarie e casse di previdenza, fondi pensione.
La società ha quindi sviluppato un'intensa e ormai preponderante attività di investimento partecipativo, anche attraverso la propria controllata FVS SGR SpA, società di gestione del risparmio vigilata dalla Banca d'Italia, tramite lancio di fondi di private equity e di private debt. Quest'ultima forma tecnica rappresenta al momento una valida alternativa al tradizionale finanziamento bancario e riscontra notevole interesse da parte delle imprese venete.
Per quanto finora esposto, la condizione dell'in house non può essere applicata alla società Veneto Sviluppo SpA se non rivedendone completamente l'attività di mercato svolta e l'impostazione normativa definita all'origine e, al contempo, non si riscontrano le condizioni per predisporre uno studio di fattibilità al fine del riconoscimento alla medesima della qualifica di intermediario finanziario vigilato.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Venturini, per la replica. Prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Ringrazio l'Assessore per la risposta, che sarà oggetto di ulteriore approfondimento.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo all'IRO n. 5, a firma del collega Finco.

Interrogazione a risposta orale n. 5 del 24 maggio 2022 presentata dal consigliere Finco relativa a "ULSS 7 PEDEMONTANA: È STATA APPROVATA LA MODIFICA DELL'ATTO AZIENDALE, DELIBERATA CON PROVVEDIMENTO N. 2401 DEL 31 DICEMBRE 2021?"

Prego, collega Finco.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione che ho presentato nelle settimane scorse chiedo alla Giunta regionale informazioni in merito all'atto aziendale che è stato approvato il 31 dicembre da parte del Direttore generale dell'ULSS 7.
Siccome la delibera n. 1306/2017 va a stabilire anche i termini entro i quali il Direttore dell'Area Sanità e Sociale si deve esprimere su questo provvedimento, cioè se l'atto aziendale è conforme o meno alla programmazione fatta dalla Regione del Veneto, di giorni ne sono passati ormai più di duecento e l'atto aziendale in parte è stato adottato dal Direttore generale, ma ad oggi non sappiamo se questo atto aziendale è conforme o meno alla programmazione regionale.
Chiedo, quindi, ovviamente alla Giunta regionale le tempistiche per l'approvazione, oppure se ci sono osservazioni particolari da fare, e come mai fino ad ora non è ancora stato deciso nulla in merito.
Grazie.

PRESIDENTE

Assessore Lanzarin, prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Con riferimento a quanto rappresentato dal Consigliere interrogante, si comunica che è stata disposta la sospensione della verifica di congruità degli atti aziendali di tutte le aziende e degli enti del Sistema sanitario regionale, in attesa della definizione della nuova programmazione regionale in termini di offerta di salute ospedaliera e territoriale, e ciò anche in ragione del necessario adeguamento al regolamento per la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell'assistenza territoriale nell'ambito del Servizio sanitario nazionale, approvato con decreto ministeriale DM 77.

PRESIDENTE

Prego, collega Finco, per la replica.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Assessore.
Io capisco la sua risposta, ma voglio fare anche una promessa. Siccome ogni volta che tocchiamo questo argomento qualcuno va a fare il cantastorie e magari racconta ai giornalisti che presento un'interrogazione sull'ULSS 7 perché secondo qualcuno io ce l'avrei con l'Assessore, chiarisco che io non ce l'ho assolutamente con l'Assessore, anzi la rispetto e la ringrazio per il lavoro che ha fatto e sta facendo. In quel territorio, però, a mio parere, ci sono dei problemi all'interno di questa ULSS, quindi porto all'interno di quest'Aula i tanti problemi che mi riferiscono i cittadini, visto che tanto poco li rappresento.
Siccome, come le dicevo prima, alcune decisioni sono già state prese, e siccome la programmazione è in capo al Consiglio regionale, io chiedo... Certo, tutto è modificabile, anche le schede sanitarie più volte le abbiamo modificate, ma se ci sono delle scelte che devono essere fatte, piuttosto che farle con un semplice atto aziendale, dove, al di là della politica, si prendono delle scelte, si abbia il coraggio di prendere queste schede, portarle, modificarle oppure, se ci sono delle modifiche da fare con atto aziendale, forse bisognerebbe ritornare a qualche anno fa, quando gli atti aziendali addirittura passavano per la Quinta Commissione, quando i Direttori generali venivano in Commissione e spiegavano le modifiche che andavano a fare all'interno delle ULSS.
Penso che questa potrebbe essere la soluzione a tanti problemi. Se, invece di fare le delibere e dopo trovarcele pubblicate, magari qualcuno ci venisse a spiegare perché fa determinate scelte sul territorio, anche noi, ovviamente, poi sapremmo come comportarci di conseguenza, dando anche delle risposte a coloro che ci fanno domande su quello che sta succedendo.
Chiedo solamente un maggior coinvolgimento della parte politica, del Consiglio regionale, visto che il ruolo di programmazione spetta al Consiglio regionale. Tutto qua.
PUNTO
5



INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO.

PRESIDENTE

Andiamo alle interrogazioni a risposta scritta.
Partiamo dalla IRS 184, presentata dalla consigliera Guarda.
Punto 5.2) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dalla consigliera Guarda relativa a "SULLA SOSPENSIONE DA PARTE DI VIACQUA S.P.A. DELLA PROCEDURA APERTA G21-AI2050" (Interrogazione a risposta scritta n. 184)

Prego, collega Guarda.

Cristiana GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Sono contenta che finalmente si possano affrontare alcuni dei temi che da tempo sono posti all'attenzione della Giunta tramite interrogazioni a risposta scritta che, vorrei precisare, sono presentate per cercare di alleggerire il lavoro in Aula e consentirmi di avere una risposta in formato cartaceo.
Mi trovo però costretta a presentarle all'interno del Consiglio, perché sono comunque tematiche urgenti e necessitano di chiarimenti. In questo caso parliamo di un bando di gara aperto l'11 giugno 2021 riguardante l'appalto integrato Casale e Condotta Vicenza Est-Vicenza Ovest.
In particolare, si precisa che è relativo al collegamento con il depuratore per quanto riguarda la città di Vicenza e a un aspetto fondamentale, ossia il collegamento acquedottistico che dovrebbe permetterci di riuscire ad ottenere acqua priva di PFAS proveniente dall'area del Brenta. Senza il tratto tra Vicenza Est e Vicenza Ovest, l'investimento intero evidentemente subisce un ritardo.
Questo bando di gara, purtroppo, non ha ancora avuto esito, perché con delibera del Consiglio di amministrazione n. 192 di ottobre 2021 Viacqua SpA, Centrale di committenza, ha sospeso la procedura di gara fino a un massimo di sei mesi dalla data di deliberazione.
Questa interrogazione l'ho presentata il 6 aprile, a poche settimane dalla conclusione di questo termine dei sei mesi. Il 27 aprile, purtroppo, è scaduta la sospensione e si è quindi resa definitiva, anche a seguito delle dichiarazioni del Consiglio di amministrazione di Viacqua.
Ad oggi non ci sono segnali di riavvio della procedura in questione e l'appalto in commento, ribadisco, è centrale non soltanto perché probabilmente riuscirebbe anche ad aiutare la città di Vicenza a gestire dei fenomeni di inquinamento di cui abbiamo visto, anche in questi ultimi due mesi, notevoli e gravi segnalazioni, che hanno quindi compromesso anche il fiume Bacchiglione. Ma, in particolar modo, la questione su cui vorrei chiedere ai Consiglieri di Vicenza, dell'area del basso padovano, dell'area del veronese di porre attenzione è che l'appalto in commento costituisce parte delle opere acquedottistiche necessarie per garantire l'approvvigionamento idrico nelle aree interessate dalla contaminazione da PFAS e in particolare nella direttrice Lonigo-Piazzola sul Brenta, tratta A6/A4 Vicenza Ovest-Vicenza Est.
Tutto questo rischia di risolversi in ricadute di segno negativo a carico, ovviamente, dei residenti della zona rossa, con un ritardo nel collegamento acquedottistico che per noi è necessario non soltanto per il problema della gestione dei filtri, ma proprio per una prevenzione sanitaria, perché anche pochi nanogrammi sono dannosi per la salute di adulti e bambini. Inoltre, vi è la possibilità di un danno erariale per effetto dell'aumento dei prezzi delle lavorazioni, così come abbiamo visto in questi mesi. Per questo, da aprile di quest'anno interrogavo l'Assessore all'ambiente per capire per quali ragioni sia stata disposta la sospensione della procedura di gara e quali rimedi siano previsti nel caso in cui, come si è verificato, il 27 aprile questa procedura sia stata resa terminata.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Risponde l'assessore Bottacin. Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

La procedura aperta G21-AI2050 di Viacqua è relativa a un appalto integrato per l'affidamento congiunto del servizio di progettazione esecutiva e realizzazione di lavori inerenti all'intervento denominato "Razionalizzazione e riorganizzazione del sistema fognario e depurativo dell'agglomerato urbano di Vicenza e dei Comuni limitrofi ad esso afferente – Stralcio 1 – ampliamento Casale, conversione Sant'Agostino e collettore Sud". Il suddetto appalto comprende anche la realizzazione della condotta acquedottistica Vicenza Est-Vicenza Ovest, stralcio della condotta di adduzione tra Piazzola sul Brenta e Lonigo, il cui soggetto attuatore è Veneto Acque SpA, in considerazione della sinergia ravvisata nell'esecuzione congiunta delle previste opere relative al comparto fognario depurativo.
Sulla base di un apposito protocollo d'intesa sottoscritto tra Veneto Acque SpA e Viacqua SpA, quest'ultima procede per conto della prima all'affidamento congiunto del servizio di progettazione esecutiva e di realizzazione dei lavori dell'intervento.
Con riferimento al primo quesito formulato dall'interrogante, si evidenzia innanzitutto che è stata disposta la revoca della procedura d'appalto con delibera del Consiglio di amministrazione di Viacqua SpA n. 40 del 13 aprile 2022, inizialmente sospesa con delibera n. 192 del 27 ottobre 2021, sulla scorta dei pareri espressi in proposito dall'avvocato Fabio Pinelli e dai professori Antonio Massarutto e Andrea Garlatti. In particolare, i citati pareri hanno rilevato l'instaurarsi di alcune situazioni di rischio in caso si procedesse con la procedura di gara, individuate, ad esempio, nella possibilità di gara deserta o di affidamento dei lavori a operatori economici non affidabili, in considerazione del notevole aumento dei prezzi di mercato di materie prime e dotazione impiantistica oggetto di fornitura, che sta caratterizzando il comparto edilizio ed impiantistico.
In merito al secondo quesito, stanti le importanti sinergie derivanti dalla realizzazione congiunta della condotta Vicenza Ovest-Vicenza Est, di competenza di Veneto Acque SpA, unitamente ai collettori fognari previsti per il depuratore di Sant'Agostino e il depuratore di Casale di Vicenza, previsti nell'intervento di Viacqua SpA, entrambe le società hanno dato corso alle valutazioni per il prosieguo delle attività volte ad addivenire alla realizzazione degli interventi nel rispetto delle tempistiche programmate.
Nello specifico, qualora venisse confermata l'impossibilità di proseguire con l'iter di realizzazione congiunta della condotta acquedottistica e dei collettori fognari, il progetto della condotta acquedottistica Vicenza Ovest-Vicenza Est presenta tutte le prerogative necessarie per poter essere appaltato in modo autonomo, sia attraverso procedure di appalto integrato per progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori, sia con sviluppo della progettazione esecutiva e successiva procedura di affidamento dei lavori in modo indipendente.
Con riguardo all'intervento alla succitata condotta acquedottistica, appare in ogni caso doveroso, però, precisare che essa non rientra tra le opere emergenziali di cui al Piano degli interventi predisposto dal Commissario straordinario per l'emergenza PFAS. Gli interventi previsti dal Piano commissariale stanno proseguendo, invece, secondo il cronoprogramma predefinito e, una volta conclusi, garantiranno acqua proveniente da fonti prive di PFAS, indipendentemente dalla realizzazione della succitata condotta Vicenza Ovest-Vicenza Est, la quale rientra tra gli interventi prioritari finalizzati ad integrare il sistema degli interventi emergenziali nella rete infrastrutturale acquedottistica prevista dal modello strutturale degli acquedotti del Veneto.

PRESIDENTE

Grazie. Per la replica, consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Grazie per questa risposta. Ci sono due osservazioni che intendo fare. La prima è che sono felice che si possa valutare la realizzazione autonoma, in modo indipendente, della gara di appalto per quanto riguarda la condotta Vicenza Ovest-Vicenza Est. È urgente e, a prescindere dal fatto che ci sia un sistema di cronoprogramma che definisce che prima si interviene a Belfiore e a Recoaro e successivamente nella parte del Brenta, è evidente che le analisi fatte sulla qualità e la disponibilità delle acque delle diverse alternative per sostituire l'acqua contaminata da PFAS, che prende appunto dai pozzi di Lonigo, di Almisano e quella centrale, appunto, di Madonna, mostrano che è necessario intervenire anche urgentemente per collegare la parte del Brenta. È evidente infatti che le risorse acquedottistiche e la situazione della siccità mettono in difficoltà anche quelle fonti alternative, anche alla luce delle ulteriori indagini che sono state fatte e delle richieste da parte dell'ULSS scaligera di approfondimenti e di ulteriori verifiche e di interventi per mettere in sicurezza proprio quelle fonti acquedottistiche alternative di cui si parla in maniera emergenziale.
È certo, però, che il pacchetto dell'area del Brenta rientra all'interno della realizzazione straordinaria di collegamento acquedottistico e va considerato che le quantità di metri cubi provenienti dal Brenta, derivanti appunto dalla erogazione dalla parte del Brenta per sostituire i nostri acquedotti sono tali da essere indispensabili e quindi non si può temporeggiare.
Nel momento in cui la nuova amministrazione di Viacqua ha individuato una criticità e sospeso la procedura, immediatamente si sarebbe dovuto prendere in mano la situazione, almeno per rispondere alla questione dell'emergenza da PFAS, altrimenti ci prendiamo purtroppo in giro. Sono pochi chilometri e bastava quindi intervenire staccando immediatamente e non aspettando questo luglio per provvedere a nuove valutazioni.
Stiamo parlando della contaminazione più grave, lo sappiamo benissimo tutti, e l'assessore Bottacin è sicuramente tra i più attenti Assessori rispetto a questa iniziativa. Certo che, ribadisco, interrompere da ottobre a luglio un'assegnazione di lavori così importante, che rientra all'interno di opere strategiche per sostituire il sistema acquedottistico, è purtroppo una scelta molto deludente, e utilizzo questo termine per evitare parole più pesanti che nel nostro territorio, purtroppo, si sentono.
Sono questioni che, con un po' di attenzione in più da un punto di vista tecnico e politico, magari si potevano risolvere già ad ottobre dello scorso anno. E se c'erano delle difficoltà in particolar modo legate all'aspetto della gestione del collegamento al depuratore per Viacqua, da un punto di vista economico, di interferenze con i lavori della Tav, così come abbiamo letto sui giornali, questo aspetto di collegamento acquedottistico non doveva assolutamente subire alcun ritardo.
Ora, è ovvio, non si può tornare indietro nel tempo, ma è proprio per questo che chiedo gentilmente di considerare questo aspetto in maniera indipendente fin da subito. Lo chiedo agli organi competenti, tra cui c'è anche Veneto Acque, dato che ha il compito di coordinamento anche di questi lavori.
è evidente che se c'è un ritardo da parte di un ente l'interesse comune può essere quello di intervenire e di valutare condividendo il percorso migliore.

PRESIDENTE

Grazie.
Chiedo due minuti di sospensione per riunire velocemente una Capigruppo in Sala del Leone.
La Seduta è sospesa alle ore 11.38
La Seduta riprende alle ore 11.43

PRESIDENTE

Colleghi, vi chiedo di prendere posto e di portare un po' di tranquillità in Aula.
Vi comunico cosa ha deciso la Capigruppo per dare ordine più concreto ai lavori di oggi.
Erano arrivate due risposte ad interrogazioni a risposta scritta, la n. 198 e la n. 205, a firma della collega Guarda, che chiude la procedura con la consegna della risposta scritta in mano da parte degli Assessori.
Inoltre, visti gli emendamenti depositati ai punti all'ordine del giorno, si è deciso di invertire l'ordine del giorno in questi termini: il punto n. 8 lo anticipiamo adesso, prima del rendiconto, e quindi iniziamo con l'ordinamentale della Seconda, il PDL n. 113.
Vi chiederei, però, un attimo di attenzione.
Colleghi, oggi è il 19 luglio e vi chiedo un attimo di attenzione per uno dei fatti che hanno segnato la storia repubblicana recente.
Il 19 luglio 1992 in via D'Amelio a Palermo venivano assassinati il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, la prima donna a far parte di una scorta e anche la prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. 57 giorni prima, il 23 maggio, erano stati assassinati a Capaci Giovanni Falcone e sua moglie, Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e gli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.
Si era nell'estate del 1992 ed erano trascorsi dieci anni dall'assassinio a Palermo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Oggi le vittime innocenti della mafia si contano a centinaia. Si stimano 1.006 assassinati, 506 dei quali attendono ancora giustizia.
La storia delle mafie in Italia, e non solo in Italia, è segnata da omertà colpevoli, inchieste mai concluse, indagini mai giunte ai vertici, processi senza condanne; una storia criminale di coperture e fiancheggiamenti da parte di insospettabili nella classe dirigente, non solo tra i politici.
Tra l'altro, ricordo – lo ricordo ai nuovi colleghi – che durante la scorsa legislatura la figlia di Borsellino, proprio da questi posti, ci portò la testimonianza diretta di cosa hanno vissuto lei e la sua famiglia per quanto riguarda, appunto, fiancheggiamenti e amnesie.
Criminali i mandanti, criminali gli esecutori, criminali quanti hanno garantito per viltà coperture e appoggi, ispirando e gestendo depistaggi e insabbiamenti.
Nel celebrare le vittime della strage di via D'Amelio il Consiglio regionale rende omaggio a tutti gli innocenti, si stringe attorno ai loro familiari e affetti chiedendo giustizia, invitando i cittadini a non smettere mai di indignarsi, a non voltare il capo dall'altra parte e a far finta di non vedere, anche davanti a quanto accade nella nostra terra.
Le mafie vivono nella putrida palude dell'indifferenza e dell'ignoranza. Con l'Osservatorio stiamo facendo – io dico – un buon lavoro, anche in collaborazione con delle associazioni che si occupano di questi temi. Ringrazio la vicepresidente Zottis, che segue da vicino questa nostra delega e competenza.
Riempiamo allora questo nostro minuto di silenzio con una preghiera, un pensiero, ripetendo i versi che Alda Merini scrisse per Giovanni Falcone e che oggi dedichiamo a tutte le vittime delle mafie, giusti per sempre, nel cielo dei giusti, con un pensiero speciale oggi a Paolo Borsellino e alla sua scorta: "La mafia sbanda, la mafia scolora, la mafia scommette, la mafia giura che l'esistenza non esiste, che la cultura non c'è, che l'uomo non è amico dell'uomo. La mafia è il cavallo nero dell'Apocalisse che porta in sella un relitto mortale; la mafia accusa i suoi morti; la mafia li commemora con ciclopici funerali: così è stato per te, Giovanni, trasportato a braccia da quelli che ti avevano ucciso".
Vi chiedo un minuto di silenzio per quello che avvenne nel 1992.
(L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)
Grazie, colleghi.
PUNTO
8



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "DISPOSIZIONI DI ADEGUAMENTO ORDINAMENTALE 2022 IN MATERIA DI INTERVENTI PER GLI EDIFICI DI CULTO, DI MOBILITÀ E DI SICUREZZA STRADALE, DI GOVERNO DEL TERRITORIO, DI DIFESA DEL SUOLO, DI POLITICHE DELL'AMBIENTE E DI PARCHI REGIONALI". (PROGETTO DI LEGGE N. 113) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 18/2022)

Relazione della SECONDA commissione consiliare.
Relatrice: Consigliera Rizzotto
Correlatrice: Consigliera Ostanel

PRESIDENTE

Riprendiamo con l'ordine che vi ho comunicato prima, cominciando con il PDL n. 113.
Relatrice la collega Rizzotto. Prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge, che riprendiamo ogni anno con alcune norme che riguardano diversi settori, è dovuto a una costante esigenza di dare risposte di semplificazione e adeguamento normativo, in continuità con quanto abbiamo fatto anche negli anni precedenti. Quindi, norme finalizzate alla semplificazione, alla manutenzione e all'adeguamento dell'ordinamento regionale vigente prive di impatto sul bilancio regionale, raggruppate per settori omogenei di materia di competenza della Seconda Commissione consiliare permanente.
Nello specifico, questo progetto di legge interviene in materia di edifici di culto, di mobilità e di sicurezza stradale, di governo del territorio, di difesa del suolo, di politiche dell'ambiente, di parchi regionali e si compone di 15 articoli, oltre agli ultimi due conclusivi, che riguardano le disposizioni transitorie e finali.
Il Capo I si compone di tre articoli concernenti modifiche alla legge regionale n. 44/1987 "Disciplina del fondo per le opere di urbanizzazione", al fine di dettare disposizioni in materia di edifici di culto finalizzate a permettere il finanziamento regionale diretto a favore di edifici di culto e relativi beni immobili vincolati, volti alla loro conservazione. Le disposizioni di cui all'articolo 1 sono volte, in particolare, a specificare le categorie di opere che possono beneficiare dei contributi comunali e regionali, di cui alla legge n. 44/1987.
Il secondo articolo propone, invece, alcune modifiche all'articolo 3 della legge n. 44/1987 intese a semplificare le procedure di assegnazione e erogazione di finanziamenti, nel rispetto dei criteri di maggiore efficacia e tempestività dell'azione amministrativa. In particolare, si tratta di una semplificazione delle procedure amministrative istruttorie degli interventi regionali, che attualmente prevedono un coinvolgimento istruttorio anche in sede comunale, così generando anche una duplicazione di adempimenti. Quindi, riteniamo sia opportuno semplificare.
L'articolo 3, infine, propone delle modifiche all'articolo 4 di mero coordinamento tecnico, in base alle quali la previsione del reintegro del Fondo per le opere di urbanizzazione, delle risorse di cui ai progetti finanziati i cui lavori non sono stati iniziati entro 24 mesi dall'assegnazione dei contributi è limitata ai contributi comunali; mentre per quelli regionali si applicano le disposizioni di cui alla vigente legge regionale in materia di lavori pubblici.
Il Capo II di questo progetto di legge contiene una disposizione, l'articolo 4, che riguarda la materia della mobilità e della sicurezza stradale e apporta modifiche all'articolo 9 della legge regionale n. 39 del 1991. In particolare, si propone al comma 4 di non prevedere più il parere della Commissione consiliare competente relativa al provvedimento di concessione dei contributi.
La Commissione già si esprime sul bando, quindi sui criteri che poi la Giunta utilizza per erogare questi contributi. La graduatoria, invece, riteniamo – e su questo siamo stati supportati anche dal Settore Legislativo – sia un mero atto gestionale. La Commissione già si esprime in sede endoprocedimentale in occasione del bando, in merito, appunto, ai criteri di assegnazione dei finanziamenti e quindi riteniamo di togliere questo passaggio. Questa è proprio una proposta che abbiamo richiesto alla vicepresidente De Berti in Commissione.
Al comma 9, infine, anche in considerazione del numero degli enti coinvolti e della oggettiva difficoltà del reperimento dei necessari dati delle Amministrazioni coinvolte, si propone di rendere biennale la cadenza della relazione da parte della Giunta regionale al Consiglio sullo stato di avanzamento dei progetti finanziati, allineando quindi questo tempo, di fatto, sul piano temporale alle fasi di gestione e a quella successiva del monitoraggio dello stato di avanzamento dei progetti finanziati.
Poi abbiamo il Capo III, che interviene in materia di governo del territorio con due disposizioni: l'articolo 5, che va ad abrogare l'articolo 10 della legge n. 14 del 2009, che sono "Interventi regionali a sostegno del settore edilizio e per favorire l'utilizzo dell'edilizia sostenibile e modifiche alla legge n. 16 del 2007 in materia di barriere architettoniche", e l'articolo 6 diretto ad abrogare l'articolo 11 della legge n. 32 del 2013, sempre "Nuove disposizioni per il sostegno e la riqualificazione del settore edilizio e modifica di leggi regionali in materia urbanistica ed edilizia".
La ratio di queste disposizioni consiste nell'adeguamento della normativa regionale in materia di urbanistica e di edilizia alle recenti novelle legislative intervenute sul punto ad opera del legislatore statale. Quindi, togliamo questi articoli perché creano confusione, visto che le norme successive statali vanno di fatto ad ampliare queste possibilità. Soprattutto qui riguarda la definizione di ristrutturazione edilizia.
Conclude questo Capo l'articolo 7, introdotto in esito all'approvazione di un apposito emendamento depositato in sede di esame in Commissione. Sono modifiche all'articolo 45 octies della legge regionale n. 11 del 2004 'Norme per il governo del territorio in materia di paesaggio', articolo che istituisce e disciplina la Commissione regionale del paesaggio composta da membri regionali e da membri del Ministero della Cultura. Motivo delle modifiche proposte: l'allineamento della norma regionale con le recenti riorganizzazioni ministeriali, nonché un ulteriore coordinamento relativo al rappresentante del Comando Regione Carabinieri Forestale. La norma è corredata anche da un comma recante le disposizioni transitorie per la prima applicazione di questa disposizione di modifica.
Poi abbiamo il Capo IV che contiene disposizioni in materia di difesa del suolo, di politiche dell'ambiente, di parchi regionali. Abbiamo l'articolo 8 che apporta modifiche all'articolo 5 della legge n. 54 del 1980, quindi "Interventi per lo sviluppo della ricerca speleologica e per la conservazione del patrimonio speleologico del Veneto", con l'intento di semplificare e snellire la procedura per l'iscrizione all'albo regionale dei gruppi speleologici del Veneto, demandando gli adempimenti relativi, attualmente posti in capo alla Giunta regionale, alla Struttura regionale competente, similmente a quanto abbiamo fatto anche in altri ambiti.
Gli articoli 9 e 10 vanno a modificare rispettivamente gli articoli 4 e 5 della legge regionale n. 4 del 2016, quindi "Disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale e di competenze in materia di autorizzazione integrata ambientale". Queste modifiche sono necessarie perché vanno anche queste ad adeguarsi alle sopravvenute modifiche normative nazionali.
L'articolo 11 propone una modifica all'articolo 28 della legge n. 33 dell'85 "Norme per la tutela dell'ambiente", volta a permettere l'aggiornamento del Piano delle acque e di tutela delle acque previsto dall'articolo 121 del decreto legislativo 152/2006, con decreto del Direttore della Struttura regionale competente nella sola parte concernente la classificazione dello stato qualitativo e quantitativo delle acque, in quanto si tratta di attività dalla marcata connotazione tecnica che non incidono sui criteri informatori e sulle caratteristiche essenziali del Piano di tutela delle acque.
In considerazione dell'importanza e della delicatezza che riveste il tema delle acque regionali, in sede di esame, la Seconda Commissione ha ritenuto di proporre che, con cadenza biennale, la Struttura regionale competente in materia di ambiente riferisca alla competente Commissione consiliare sullo stato qualitativo e quantitativo delle acque regionali.
Chiudono poi il Capo quattro articoli introdotti in esito all'approvazione di appositi emendamenti in sede di esame in Commissione.
L'articolo 12 propone la modifica dell'articolo 9 della legge regionale n. 52/1978 ("Legge forestale regionale"), modifica che nasce dall'esigenza di adeguare e attualizzare l'ordinamento regionale in merito all'attività svolta dai servizi forestali nell'ambito delle misure poste in essere per la conservazione del suolo. In particolare, l'intento è quello di esplicitare tra gli interventi che la Regione svolge nell'ambito dei Programmi di sistemazione idraulico-forestale anche l'attività di manutenzione e di realizzazione delle opere finalizzate alla prevenzione e all'estinzione degli incendi boschivi.
Gli ultimi tre articoli propongono modifiche alla legge n. 23/2018 ("Norme per la riorganizzazione e la razionalizzazione dei Parchi regionali"), le quali, a seguito dell'esperienza amministrativa maturata in questa fase di prima attuazione della legge, sono volte a migliorare l'organizzazione e il funzionamento degli organi degli Enti Parco, a partire dal prossimo rinnovo dei suddetti organi.
In particolare, l'articolo 13 insiste sull'articolo 4 della legge n. 23/2018 ("Comunità del Parco"). La modifica prevede per il solo Parco regionale del Delta del Po la presenza nella Comunità del Parco di un rappresentante delle associazioni espressione della pesca professionale, in quanto essa costituisce un'attività produttiva economicamente importante nella zona del Delta, e poi di sostituire per ogni Comunità del Parco il rappresentante delle generiche associazioni di promozione turistica, essendo non sempre agevole l'individuazione di tali associazioni, con un rappresentante delle associazioni Pro Loco iscritte all'Albo regionale.
L'articolo 14 riguarda sempre la Consulta del Parco.
L'articolo 15 riguarda il comma 5 dell'articolo 11 ("Disposizioni transitorie").
Chiudono il testo, come detto, la clausola di neutralità finanziaria e l'entrata in vigore della legge.
Abbiamo acquisito il parere favorevole del Consiglio delle Autonomie locali (CAL) il 21 gennaio 2022 e della Prima Commissione nella seduta del 25 maggio scorso, ai sensi dell'articolo 66 del Regolamento. Ci siamo avvalsi, in sede di esame in Commissione, data anche la molteplicità degli argomenti trattati in questo ordinamentale, del Servizio Affari giuridici e legislativi del Consiglio e dell'assistenza tecnica delle Direzioni Lavori pubblici ed Edilizia, Infrastrutture, Pianificazione, Difesa del suolo e della costa e Unità organizzativa Servizi forestali, Direzione Valutazioni ambientali, Supporto giuridico e contenzioso, Direzione Ambiente e transizione ecologica, Direzione Turismo, Strategia regionale della biodiversità e dei parchi.
La Seconda Commissione, nella seduta del 26 maggio scorso, ha concluso i propri lavori approvando a maggioranza questo progetto di legge. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola alla correlatrice, collega Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo provvedimento ordinamentale ha più che altro, come è stato anche spiegato nella relazione, un carattere tecnico. Nella mia correlazione, però, vorrei soffermarmi anche su alcuni contenuti, in realtà, politici che stanno dietro ad alcune scelte meramente tecniche. Mi soffermerò su alcuni articoli, che sono stati illustrati anche nella relazione, in particolare per quanto riguarda l'intervento del progetto di legge rispetto al tema degli edifici di culto, su cui non ho contrarietà, ma credo sia importante, in sede di relazione, entrare nel merito di alcune questioni, anche portando scelte che altre Regioni hanno fatto sulle stesse tematiche.
La finalità del provvedimento è quella di favorire l'intervento economico pubblico, anche regionale, a favore dei soggetti che gestiscono gli edifici di culto. All'articolo 1, infatti, viene ampliata la categoria di interventi a cui, come è già stato detto, i fondi comunali e regionali possono essere destinati tramite il Fondo speciale per le opere di urbanizzazione. Penso sia importante ricordare a tutti i Consiglieri che le opere di urbanizzazione non servono a finanziare solo gli edifici di culto, ma in particolare finanziano anche opere di fondamentale importanza, come asili nido e scuole materne, scuole dell'obbligo, nonché strutture e complessi per l'istruzione superiore dell'obbligo, mercati di quartiere, delegazioni comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie. Le opere di urbanizzazione, cioè, hanno un ruolo, in questo Paese, essenziale e fondamentale per garantire quei servizi-chiave a cui i cittadini devono rivolgersi.
Penso che un tema importante di equità sia quello di chiedersi, nel momento in cui andiamo verso un'epoca di ristrettezze economiche, in cui ci troveremo di fronte a una crisi, credo, epocale, se destinare una percentuale di un fondo delle opere di urbanizzazione agli edifici di culto sia la scelta strategica da fare in questo momento.
Faccio alcuni esempi. La Regione Toscana non ha fissato alcuna percentuale vincolata per gli edifici di culto, ma lascia ai Comuni la libertà di scegliere dove destinare tali fondi. La Regione Emilia suggerisce una percentuale del 7%, quindi si attesta su una scelta simile alla nostra, ma un po' più bassa in termini di percentuale. La Regione Toscana, tra l'altro, oltre a non normare il tema degli edifici di culto, obbliga o indica il fatto che la gestione degli oneri di urbanizzazione debba avere un vincolo del 9% per quelle che lei ritiene essere opere importanti, quali centri civici, sociali, attrezzature culturali e sanitarie. Faccio presente, poi, che alcuni Comuni in Italia hanno scelto negli anni anche di togliere la quota di opere di urbanizzazione comunali per finanziare gli edifici di culto.
Detto questo, che credo sia importante per specificare dove andiamo a intervenire, cioè in un fondo strategico per le opere di questo Paese, ritengo che, nel momento in cui si finanziano attività legate agli edifici di culto, possa essere anche utile aggiungere (quello che è stato scritto) gli edifici strumentali all'attività religiosa. Però, come poi proverò a spiegare con alcuni emendamenti, credo che il legislatore regionale, forse guardando anche alle altre Regioni, possa indicare dei criteri dove all'interno di quegli edifici strumentali si faccia proprio quell'attività ‒ che prima provavo a dire, che altre Regioni hanno scelto ‒ di finalità sociale, aggregativa, culturale, se riteniamo che alcuni poli legati agli edifici di culto e agli edifici strumentali svolgano un'attività importante, in particolare all'interno dei nostri piccoli Comuni.
All'interno di questo progetto di legge, come si spiegava nella relazione, la proposta è quella di aumentare, per quanto riguarda l'articolo successivo, i fondi che vengono destinati ad alcuni edifici, che non sono quelli previsti dalle norme nazionali, che vincolano alcuni beni per caratteristiche monumentali, paesaggistiche, storiche. Credo che anche su questo punto sia importante, nella relazione, specificare che, nel punto b) di quell'articolo, si ritiene che i fondi regionali vadano ad investire anche quegli edifici di culto che non sono tutelati dal punto di vista monumentale e storico. Anche questa è una modifica che porta il contributo regionale dal 30% al 50%. È, quindi, un'altra modifica da rilevare. Dietro, sicuramente, una modifica tecnica esiste anche una scelta politica, quella di non finanziare solo gli edifici di culto che sono bene storico tutelato, cui tutti i cittadini possono accedere indipendentemente dalla loro fede religiosa, ma tutti gli edifici di culto.
Altro tema importante nella relazione credo sia quello di raccontare quali sono, ad oggi, gli edifici di culto che possono beneficiare in Italia di questo supporto economico tramite fondi comunali e regionali. Oltre, ovviamente, agli edifici di culto della religione cattolica, abbiamo anche i testimoni di Geova, la Chiesa Avventista del Settimo Giorno, quindi chi professa la religione ebraica, i metodisti valdesi e gli evangelici. Anche qui, probabilmente, il nostro Paese dovrebbe fare un ragionamento rispetto alla pluralità religiosa all'interno del Veneto, soprattutto pensando a tutte quelle comunità migranti, soprattutto con la crisi ucraina, che stanno vivendo oggi nella nostra regione. Al di là di questo provvedimento, credo che il legislatore regionale abbia la necessità anche di comprendere se, quando parliamo di edifici di culto e riteniamo che gli edifici di culto possano avere anche una funzione aggregativa negli spazi strumentali all'attività religiosa, questo debba essere garantito alla pluralità di credi e di fedi che i cittadini veneti oggi professano all'interno del nostro territorio.
Passando, invece, agli altri articoli, la relazione non rileva alcune criticità particolari, ma credo sia importante porre all'attenzione dell'Aula due punti. Uno veniva già esplicitato in sede di relazione, rispetto al fatto che nel Piano della tutela delle acque si toglie il passaggio in Commissione. Abbiamo lavorato all'interno della Commissione Seconda per fare in modo che ci fosse una relazione biennale della qualità e anche dello stato quantitativo, importante soprattutto oggi, e qualitativo delle acque. C'è stato un miglioramento da quando abbiamo iniziato a discutere in Aula, in Commissione alla fine del provvedimento.
L'idea che ci sia una relazione biennale credo sia importante. Per questo il passaggio in Commissione probabilmente non aggiunge valore, come è stato detto nella relazione, perché c'è una relazione sostanziale. Credo, però, che si debba monitorare bene che ogni due anni questa relazione sia effettivamente sostanziale. Abbiamo notato che le relazioni che passavano precedentemente erano molto tecniche, molto difficili da leggere, anche per monitorare da un punto di vista non solo tecnico, ma anche di percezione del territorio la qualità delle acque.
Mi auguro ‒ e ci impegneremo in tal senso ‒ che questa relazione lavori effettivamente per raccontare, al di là di elementi supertecnici, la qualità delle acque all'interno del nostro territorio regionale, pensando anche a quelle misure di infrazione che l'Unione europea ci ha dato e che abbiamo visto sempre in Commissione Seconda. È vero che il passaggio in Commissione probabilmente non aggiungeva molto. Bisogna monitorare che questa relazione biennale effettivamente permetta a tutti i Consiglieri di capire qual è lo stato delle acque in questa regione. Le procedure di infrazione, infatti, dell'Unione europea sulla qualità delle acque in questa regione sono state tre.
Ultimo punto, e poi chiudo, in questa relazione è il tema degli Enti Parco. Non ci sono modifiche con valore politico. Vengono inserite alcune figure, come prima si citava, tipo le associazioni Pro Loco, che possono svolgere un ruolo importante all'interno degli Enti Parco. Credo che il discorso sia molto più generale e macro. Di fatto, le Consulte del Parco, che rappresentano un Ente accanto agli Enti Parco, non sono praticamente mai state convocate. Al di là che questo provvedimento non vada a incidere sulla modalità con cui un Ente Parco lavora, ma su chi fa parte dell'Ente Parco, in una relazione ci tenevo a ricordare che forse il monitoraggio non è tanto quello di vedere chi è meglio inserire in una Consulta, ma veramente, come Consiglio regionale, considerare che quando un Ente Parco esiste debba essere davvero supportato economicamente, anche pensando che la Regione abbia un ruolo di supporto nel momento in cui magari una Consulta non viene convocata, cioè di pungolo e di spinta affinché gli Enti Parco davvero diventino reali luoghi di consultazione locale sul futuro dei nostri parchi regionali.
Al di là del tema meramente tecnico, che condivido, nell'inserimento all'interno di questo progetto di legge, pensare che quando si lavora ad un ordinamentale ci sia anche una presa in carico e una consapevolezza delle criticità del funzionamento degli Enti Parco all'interno della nostra Regione. Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Informo i colleghi Consiglieri che sono stati depositati due emendamenti, il n. 1 e il n. 2, sempre della correlatrice Ostanel. Do cinque minuti per eventuali subemendamenti.
Emendamento n. B0001, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 1, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 1 dell'art. 1, dopo le parole "nonché edifici strumentali all'attività religiosa" sono aggiunte le parole "che svolgano una finalità aggregativa, sociale o sportiva, senza scopo di lucro".
Emendamento n. B0002, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 2, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 1 dell'art. 2, dopo le parole "è autorizzata a concedere" sono aggiunte le parole ", con priorità per le fattispecie previste alle seguenti lettere a) e c),".
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Ho dimenticato di...

PRESIDENTE

Collega Venturini, vada pure.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge n. 113, che reca "Disposizioni di adeguamento ordinamentale", è una norma che interviene in leggi vigenti, che si vanno quindi a modificare, per aggiornarle e per adeguarle alle esigenze che vengono manifestate.
Ci sono vari campi nei quali si va ad intervenire. In particolare, vorrei sottolineare l'intervento che viene fatto in un ambito, quello delle azioni, degli interventi sugli edifici di culto. In particolare, si va a modificare la legge n. 44 del 1987, che va a definire le procedure per l'erogazione di contributi a favore degli interventi sugli edifici di culto.
Questa disposizione prevede che annualmente venga riservata da parte dei Comuni una quota dei proventi derivanti dagli oneri di urbanizzazione secondaria (una quota base pari all'8%). Oltre a questa forma di contribuzione comunale, per intervenire sugli edifici di culto, anche la Regione dà un contributo.
In questo caso, la modifica che viene introdotta alla legge n. 44 del 1987 con questo progetto di legge prevede che la Giunta vada a concedere dei contributi per interventi quali la manutenzione straordinaria, il restauro e il risanamento conservativo, a seguito dell'istanza che viene presentata dall'autorità competente (nella fattispecie potrebbe essere una parrocchia), erogando, in un'unica soluzione, il contributo dopo che viene presentata la documentazione di collaudo e la dichiarazione di avvenuta esecuzione. Questo senza – ecco l'elemento di diversificazione – il passaggio del Sindaco, che, nel termine perentorio di trenta giorni dall'approvazione del bilancio, trasmette la documentazione della richiesta, dell'attestazione dei pareri per il contributo alla Regione.
In altre parole, si vengono a distinguere le procedure di erogazione del contributo tra contributo che viene riconosciuto dal Comune e quello che viene riconosciuto dalla Regione, andando quindi direttamente alla Regione a chiedere il contributo con una procedura distinta.
Tengo a precisare che come Gruppo consiliare di Forza Italia abbiamo presentato al riguardo un progetto di legge che vuole andare a completare questa fattispecie e ad aggiungere ulteriori elementi che speriamo verranno affrontati prossimamente nella discussione.

PRESIDENTE

Grazie, collega Venturini.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa è una legge ordinamentale che va a modificare alcune normative in materia di edifici di culto, mobilità, sicurezza stradale, territorio, difesa del suolo e politiche dell'ambiente, per la maggior parte per renderle al passo con le norme di carattere superiore. Introduce, però, anche alcune novità che sono già state elencate sia dalla relatrice che dalla correlatrice, come l'ampliamento, ad esempio, delle categorie di soggetti finanziabili per gli edifici di culto. È una questione sulla quale non c'è contrarietà, naturalmente, ma su cui, a mio avviso, andrebbe posta l'attenzione sull'ammontare dei fondi a disposizione per questi finanziamenti, che sono finanziamenti ‒ come è stato ricordato ‒ a volte destinati anche a scuole, asili e quant'altro. Desta perplessità la questione del finanziamento, con una quota importante, sino al 50%, di edifici che non rientrano tra quelli di interesse storico, artistico e monumentale.
Per quanto riguarda gli interventi a favore della mobilità e della sicurezza stradale, abbiamo, all'articolo 4, una modifica, che è stata molto dibattuta nei lavori di Commissione, ovvero l'eliminazione della norma che prevede che, per quanto riguarda questi interventi, si senta la competente Commissione consiliare. È stato proposto in Commissione che venga comunque data comunicazione alla competente Commissione consiliare.
Altre questioni interessanti potrebbero essere quelle, relativamente a questa norma, inserite all'articolo 11, dove viene previsto che il direttore della struttura regionale competente in materia di ambiente ha maggiori poteri per quanto riguarda l'aggiornamento della classificazione dello stato qualitativo e quantitativo delle acque relativamente al Piano delle acque.
Questo è quanto.

PRESIDENTE

Grazie, collega Zanoni.
Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente. Devo registrarmi.

PRESIDENTE

Collega Rizzotto, se può fare richiesta di parola, così...

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Sì, infatti, adesso.

PRESIDENTE

Prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Solo una nota ancora. L'ho detto anche in relazione, ma lo ribadisco. Queste modifiche che abbiamo fatto evitando il passaggio in Commissione di un paio di provvedimenti sono proprio perché sono provvedimenti... Sulla legge n. 39 noi in Commissione valutiamo il bando, quindi i criteri per mettere a bando gli interventi sulla sicurezza stradale. Questo passaggio che abbiamo tolto, invece, è la graduatoria e l'abbiamo tolto come passaggio in Commissione perché, altrimenti, la Giunta deve aspettare che noi esprimiamo un parere prima di poter procedere alla pubblicazione. Poi, dopo, deve ritornare in Giunta, deve essere pubblicato e trasmesso poi ai Comuni che, se vogliono, parteciperanno al bando.
Abbiamo sostituito mettendo che non serve che noi ci esprimiamo su una graduatoria, che è tecnica, che non vediamo le istruttorie perché le fanno gli uffici. Noi entriamo nei criteri. La graduatoria è trasferita solo come una trasmissione. Non è necessario che la Commissione esprima un parere. Questo abbiamo fatto.
Invece, sul Piano di risanamento delle acque anche lì abbiamo detto che non serve che passi in Commissione ogni volta lo stato delle acque quando c'è una modifica di un dato da parte di ARPAV eccetera: trasmetteteci ogni due anni una relazione sullo stato delle acque, sul Piano delle acque del Veneto, complessiva. Sono passaggi oggettivamente che in parte abbiamo ritenuto anche inutili.
Comunque, come è stato rilevato anche dal Legislativo del Consiglio, sono degli atti meramente gestionali, che pertanto non ci competono e che evidentemente in leggi così datate erano rimasti, ma oggettivamente non sono di competenza della Commissione questi due passaggi.
Quindi, questo solo per chiarimento. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Volevo intervenire per annunciare che i due emendamenti, dopo aver parlato con la relatrice, li ritirerò perché l'obiettivo è condiviso: fare in modo che sia la Giunta – visto che sarà la Giunta poi a definire quei criteri che permetteranno poi agli edifici di culto di ottenere dei finanziamenti su fondi regionali – a lavorare a quel punto e quindi all'interno della Commissione per la verifica del fatto che gli edifici strumentali all'attività religiosa siano con priorità proprio quegli edifici di cui parlavo nella mia relazione.
Oltre a intervenire per ritirarli, ci tenevo un po' a precisare, perché credo sia importante poi monitorare che questo avvenga. Io credo che un conto sia pensare che dei fondi pubblici vengano destinati a un edificio di culto di per sé, altro conto è che vengano destinati ad un luogo strumentale all'attività religiosa dove noi sappiamo che all'interno accedono bambini, persone, famiglie, che, in particolare all'interno di alcuni contesti, quelli dei piccoli Comuni, possono trovare lì un ruolo sociale, culturale, aggregativo importante.
Cambia, io credo, un finanziamento ad un edificio che è solamente privato, cioè a gestione di pochi, mentre cambia molto nel momento in cui io posso intervenire su un edificio che viene utilizzato da molti.
L'altro emendamento che ritiro, che ho trasformato in un secondo ODG, è quello che, invece, lavorava proprio su quello che il collega Zanoni diceva, cioè dare priorità nel finanziamento a quegli edifici che sono quelli vincolati e che abbiamo previsto nella fattispecie dell'articolo nel punto a) e nel punto c), e non tanto invece a quegli edifici di culto che non hanno la tutela storica monumentale.
Lo dicevo già in relazione: dobbiamo pensare che, ad esempio, la Basilica di San Marco svolge un ruolo per chi crede e chi professa quella religione, ma ha anche un ruolo monumentale importante. Pertanto, un conto è destinare dei fondi pubblici a un edificio di culto che svolge più funzioni, altro conto è finanziare un edificio che invece magari svolge la funzione solo per qualcuno.
Ricordo, tra l'altro, che gli edifici di culto beneficiano anche dei finanziamenti dell'8 . Esistono dei fondi comunali che finanziano gli edifici di culto. Di nuovo, la funzione di una Regione, io credo, sia quella di dare priorità anche a quegli edifici, strumentali o non, che svolgono anche delle funzioni per le comunità che magari decidono di non professare quella fede o non hanno fede alcuna.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
I due emendamenti sono ritirati.
Non ci sono altre richieste di intervento, quindi possiamo passare all'articolato.
Siamo all'articolo 1. Ci sono dichiarazioni di voto?
Do tempo qualche secondo ai colleghi per collegarsi ed aggiornare l'applicazione.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2. Ci sono dichiarazioni di voto?
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 3. Ci sono dichiarazioni di voto?
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 4.
Il collega Montanariello vuole intervenire sull'articolo 4.
Si prenoti e le do la parola.
Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Interveniamo sull'articolo 4 anche se l'intervento non è legato al singolo caso dell'articolo 4. Negli ultimi ordinamentali che abbiamo visto in questo anno e mezzo ormai, se c'è un fattor comune a tutti gli ordinamentali è che si coglie l'occasione di uno strumento come questo per rendere più semplice, più agevole uno strumento o per tentare di semplificarlo per chi dopo lo deve utilizzare, per fare invece un'altra cosa, ovvero tentare di togliere sempre più il coinvolgimento del Consiglio.
Non è, relatrice, legato solamente a questo, ma nell'ordinamentale della Terza, nell'ordinamentale che abbiamo fatto l'anno scorso, se c'è una frase che ricorre sempre è quella che mira a togliere le parole "sentito il Consiglio, passata per la Commissione, sentita la competente Commissione, ne dà comunicazione alla competente Commissione consiliare".
Guardate, non è vero che tutto deve avere sempre una spiegazione tecnica. Quello che mi fa paura, che a volte emergeva anche nei ragionamenti e nei dibattiti che avvenivano in Commissione, è che ogni volta sembra quasi che il tempo della politica debba essere dettato dai tecnici o dai tecnicismi. A volte noi dimentichiamo che il politico ha un ruolo fatto di discussione, che non vuol dire perdita di tempo; fatto di capire, che non vuol dire perdita di tempo; fatto di conoscenza, che non vuol dire perdita di tempo. Se dovessimo ogni volta derubricare l'attività politica in una perdita di tempo, potremmo anche chiudere il Consiglio e le Commissioni. Mettiamo un Commissario che decide, e decide per tutti.
Perché dico questo? Perché ogni volta che c'è un coinvolgimento anche della Commissione, che non vuol dire che il coinvolgimento della Commissione deve essere per forza supportato da un impianto tecnico che deve dire che è giusto che sia coinvolta, ma ogni volta che c'è un coinvolgimento della Commissione sembra quasi come se sia una perdita di tempo, perché bisogna andare più veloce, perché i tecnici devono fare.
Io vorrei, Presidente, che noi tornassimo a distinguere l'aspetto tecnico dall'aspetto politico. Io vorrei che la politica non fosse più quello strumento che viene ogni giorno svilito in nome del fare presto, in nome del fare subito, in nome del "voi politici fate perdere tempo agli uffici", in nome di un dibattito democratico che sempre più viene a mancare. Per quanto è giusto e doveroso che non ci sia un'ingerenza della politica nel tecnico, perché i tecnici è giusto che abbiano la loro autonomia nel far sì che le leggi vengano applicate, è altrettanto vero, Presidente, che vorrei che i politici non fossero sempre sotto l'ordine di quello che i tecnici devono fare.
Nell'ultimo anno e mezzo noi abbiamo passato sedute intere di Commissione a capire perché dovevamo fare qualcosa che i tecnici ci dicevano che andava fatta. Durante questo ordinamentale è stato pessimo un momento della discussione in cui siamo arrivati a dire che la discussione politica era perder tempo e far perder tempo agli uffici.
Faccio una provocazione. È chiaro, Presidente, che è una provocazione. Se negli ultimi ordinamentali togliamo sempre più competenze al Consiglio e alle Commissioni, facciamo una legge che riduce il numero dei Consiglieri. Tanto a cosa serve avere 50 Consiglieri se sono sempre meno i provvedimenti su cui siamo chiamati anche semplicemente a prendere conoscenza?
Siamo coerenti fino alla fine! Se il Consiglio non serve quando deve esprimersi o prendere conoscenza, riduciamo il numero dei Consiglieri; però, siccome io credo che il populismo non serve a nessuno e noi siamo gente seria, che rappresenta seriamente i territori e che vuole lavorare per i suoi territori, lasciamo che il Consiglio e le Commissioni abbiano un ruolo.
Anche il fatto della sicurezza stradale, è vero che noi non influiamo sulla graduatoria, ma ci mancherebbe anche altro! Però se ci arriva una graduatoria – e i ragionamenti che ho sentito di arrampicate sugli specchi in Commissione – e io nella graduatoria vedo che ci sono dei Comuni che io ho l'onore di rappresentare con il mio Collegio, non è mica un atto illecito dire: cari Sindaci, guardate che la Regione è brava, ha messo i soldi e ha messo in sicurezza delle strade che abbiamo nei nostri territori.
Così come, Presidente, venire a conoscenza di dati vuol dire anche monitorarli, a volte. Se io vedo che ogni volta che viene fuori un tipo di graduatoria, come, ad esempio, sulla sicurezza stradale, magari sono sempre un certo tipo di Comuni che vengono riconosciuti col punteggio più meritevole, vuol dire che da Consiglieri, visto che siamo noi dopo a dare un voto su quelli che sono i criteri, potremmo fare forse come è avvenuto l'ultima volta, cioè pensare di inserire nel Regolamento che ci siano dei punteggi per chi abbia valenze storiche, religiose, paesaggistiche. È una considerazione che fai quando conosci i dati.
Se da domani, ogni volta che mi arriva la graduatoria, vedo che non c'è mai un Comune montano mi chiederò: ma come è fatto questo Regolamento che i Comuni montani non hanno mai diritto alla pole position, ad aprire la bottiglia, a fare come Ayrton Senna che vince? Andrò dal Dirigente di turno e dirò al Dirigente: mi può spiegare quali sono i requisiti che lasciano fuori questi Comuni, con queste tipologie? Magari è un ragionamento politico – che non vuol dire clientelare, ma politico – per dire: interveniamo sul Regolamento perché c'è una tipologia di Comuni che restano fuori? Lo puoi anche fare. Abbiamo votato un anno e mezzo fa, sono passati in Commissione i criteri di assegnazione. Ma è un esempio per dire cosa? Che ogni volta, nell'ultimo anno e mezzo che ci sono ordinamentali, noi la costante che abbiamo dell'ordinamentale di qualsiasi Commissione è togliere elementi di discussione e di conoscenza del Consiglio e delle Commissioni. Guardate che non è un ragionamento per dire che noi vogliamo fare questo perché vogliamo allungare i tempi della discussione e fare opposizione. No, perché metà delle volte che arrivano i provvedimenti, Presidente, non interveniamo nemmeno sugli articoli. Non siamo mica quell'opposizione che a ogni articolo interviene, usa tutto il tempo che c'è e che quindi dici: non facciamo arrivare là il provvedimento, sennò questi parlano tre giorni. Anzi, discutiamo quando non ci volete far discutere, ma non siamo mica quell'opposizione che vuole intervenire su tutto e il nostro ragionamento è strumentale perché il passaggio deve servire a perdere tempo. No, non lo facciamo.
Però se c'è una cosa che davvero mi porta a chiedervi di fare un ragionamento tutti insieme è: qual è ancora il ruolo del Consiglio e delle Commissioni? Perché, Presidente, se quando il Consiglio e le Commissioni discutono qualcuno ci addita come coloro che perdono tempo, io credo che siamo davanti alla morte della democrazia e questa cosa io in Commissione l'ho sentita. Non perdiamo tempo, facciamo leggi, diamo pareri, costruiamo provvedimenti e abbiamo l'obbligo di doverci confrontare, ascoltare e sentire prima di dover prendere delle decisioni che dopo ci portano a diventare leggi.
Quindi chiudo per dire cosa? Ormai qui la frittata è fatta, l'avete scritto, non ci avete voluto ascoltare. Però se continueremo ad andare avanti con questo populismo che è quello di dire di non perdere tempo a discutere perché si perde tempo, faremo noi i populisti quelli veri e vedremo in proporzione quante competenze avrete tolto al Consiglio e chiederemo in proporzione che ci sia un numero di Consiglieri uguale e inferiore. Dopo faremo noi i populisti e dovete spiegare voi ai cittadini veneti perché se dite che non serve discutere in quest'Aula non possiamo dire, a questo punto, che servirà anche risparmiare in quest'Aula!
Perché, e chiudo davvero, Presidente, il vero populismo è dire che con una mano si fa una cosa, ma con l'altra fare l'opposto.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti i colleghi.
Questo mio intervento su questo articolo mi sembra un déjà-vu. Di interventi come quello che farò adesso infatti ne ho già fatti moltissimi, anche nella scorsa legislatura, anche assieme a colleghi che non fanno più parte della legislatura, come – ricordo – il collega Pigozzo o Azzalin, Fracasso, poi anche il povero Sinigaglia, e non solo. Ovvero, il continuo e costante inserimento negli ordinamentali, in merito a norme che riguardano un po' tutti i settori, della solita modifica che toglie la dicitura "sentita la competente Commissione consiliare".
Sono sei anni che partecipo ai lavori di questa Assemblea, forse anche un po' di più, e questa è diventata una costante, una cattiva costante. Si tratta infatti di togliere dei passaggi importanti attraverso le Commissioni consiliari, quindi attraverso le sedi dove ci si confronta, c'è dibattito, c'è scambio di opinioni e spesso, lo sapete benissimo anche voi di maggioranza, si raccolgono pareri e osservazioni, anche delle minoranze, che spesso diventano norma.
Sono quindi passaggi utili, tra l'altro sanciti anche dallo Statuto del Consiglio regionale, che prevede la massima partecipazione, naturalmente, di tutti gli organi istituzionali, Consiglio e Commissione in primis, ma poi anche i rappresentanti del mondo produttivo, della società civile e quant'altro. Se non passano in Commissione, quindi se non passano in Consiglio, non c'è dibattito, non c'è comunicazione, non c'è partecipazione alla formazione delle normative. È quindi sicuramente in senso generale, al di là di questo articolo, di questo ordinamentale, è un ulteriore piccolo passo indietro.
Nello specifico, parliamo di mobilità e sicurezza stradale, parliamo di questi bandi, di questi interventi, che riguardano dei temi molto importanti, molto spesso dibattuti: il problema del traffico, il problema dello spostamento nel nostro intasato Veneto, il problema della sicurezza stradale. Ricordiamo gli incidenti che avvengono molto frequentemente sulle nostre strade, soprattutto in questo periodo, nei weekend, di notte. Quindi è un tema sicuramente molto importante.
Ci sono, però, anche altri aspetti relativi a questo articolo. Qui, di fatto, si toglie voce alle Commissioni, ma non si capisce, in questo caso, perché una prassi consolidata, che dura da 31 anni (da 31 anni esiste questa informativa alla Commissione e questo voto in Commissione), tutto d'un tratto non vada più bene. Allora quelli che sono venuti prima hanno preso un abbaglio, hanno fatto cose sbagliate per 31 anni? E adesso, tutto d'un tratto, ci accorgiamo che è giusto che non ci sia più questo coinvolgimento?
Naturalmente, in Commissione abbiamo chiesto spiegazioni in merito. Ci è stato ventilato, a un certo punto, anche che, essendo una questione di bandi, di fondi, anticipare al Consiglio le graduatorie potrebbe essere motivo di non so che cosa. Negli anni precedenti cosa accadeva? Ho chiesto ai tecnici, ma anche ai colleghi e ai responsabili della Giunta di elencarci degli episodi tali in passato, in questi ultimi 31 anni, utili a giustificare queste remore. Non mi è stata data risposta. Non ci sono motivi pratici per dire che serve togliere il coinvolgimento della competente Commissione consiliare. Che poi mi si venga a dire che la Commissione già si esprime in sede endoprocedimentale nel momento in cui si definiscono i criteri e i bandi è tutto dire. Un conto è intervenire sui termini generici; altro conto è intervenire sui singoli interventi.
Ogni Consigliere, bene o male, conosce la sua Provincia, conosce il suo territorio. Quindi, quando gli viene sottoposto un caso specifico, può informarsi e dire la sua su quel caso. Nella stesura dei criteri generali non è che ci sia molto da dire, naturalmente, se non sugli stessi criteri, ma non si può entrare nello specifico del caso puntuale di quel determinato Comune, di quella determinata strada, rotonda, incrocio pericoloso o quello che è.
Quindi, sia che in termini generici spogliamo il Consiglio di una funzione sia in termini specifici, per questo caso, è una cosa sbagliata, perché da 31 anni lo facevamo, vuol dire che ammettiamo che per 31 anni questo Consiglio (e la Commissione ambiente prima) ha sempre sbagliato. In termini generici, lo dico a voi colleghi della maggioranza, se continuiamo così rischiamo di diventare, nelle Commissioni, una scatola vuota. Questa odiosa pratica, questa norma, che soprattutto nelle ultime due legislature è diventata una moda, svuota un po' alla volta le funzioni delle Commissioni.
Io mi chiedo, se questa maggioranza dovesse vincere le elezioni per le prossime due legislature, alla fine cosa resterebbe delle Commissioni. Dove andremo a finire? E togli oggi "sentita la Commissione" per questo, togli domani "sentita la Commissione" per quell'altro, dove andremo a finire? Qual è il vero intento? Siccome ho sempre sentito delle risposte molto generiche, e adesso la collega Rizzotto è già pronta a difendere la Giunta e sentiremo la solita cantilena, per carità, vorrei ascoltare qualcosa di utile, qualcosa di concreto, che mi spieghi perché viene tolto potere alle Commissioni, perlomeno il potere di essere informate e di dire la propria naturalmente. Si dice che è stato inserito "ne dà comunicazione alla competente Commissione consiliare", ma può arrivare una comunicazione magari nella casella di posta – qui non abbiamo definito come verrà data questa comunicazione – e comunque non abbiamo possibilità di esprimerci, quindi si comunica e basta.
Diverso è sentire la Commissione, sentire i Consiglieri, che vuol dire sentire i territori e sentire i cittadini. Sono due cose ben diverse! Anche questa nota che è stata inserita relativa al "dare comunicazione", grazie naturalmente anche al lavoro che abbiamo fatto come opposizioni, non è sicuramente la cosa ideale.
È veramente con dispiacere che faccio questo intervento, perché speravo che la stagione dell'abolizione del "sentita la competente Commissione consiliare" fosse stata chiusa, e invece continua, si ripete e ad ogni ordinamentale siamo spogliati di questa facoltà di sentire e di poter vedere, intervenire e anche proporre sui vari atti. Non mi riferisco solo, come in questo caso, alla sicurezza stradale e alla mobilità stradale.
Questa la ritengo una perdita, innanzitutto una perdita di democrazia, che sicuramente non va a vantaggio dei nostri cittadini e dei contribuenti veneti che tanto sono interessati dalle norme che approviamo, perché sappiamo che le norme che approviamo nel chiuso del Palazzo poi hanno delle ripercussioni non indifferenti sulla vita dei nostri cittadini e sulla loro qualità della vita.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Prego, consigliera Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Abbiamo avuto una lunga discussione in Commissione, ma va bene, ripetiamo alcune cose. Io non so di cosa state parlando. Adesso stiamo parlando dell'ordinamentale della Seconda. Io non ho nessun ricordo, in sette anni, che abbiamo tolto adempimenti alla Commissione se non erano assolutamente superflui e tecnicamente inattuabili, come in questo caso. Non è mai successo.
Oltretutto ricordo, invece, che in ogni legge che facciamo inseriamo passaggi in Commissione: lo scriviamo sempre, non serve neanche più aspettare i suoi emendamenti in Aula, perché lo scriviamo sempre.
Terzo. Non mi pare che non abbiamo niente da fare in Commissione. Non so neanche più con i tempi come fare; dobbiamo fare anche i doppi turni. Magari se togliamo una Commissione a seguire possiamo allungare, invece ci sono i colleghi che chiedono quando finisce e dicono "le fai troppo lunghe". Non ci mancano le cose da fare in Commissione.
Qui che cosa abbiamo fatto? Semplicemente abbiamo detto: i criteri, che sono la cosa più importante, ovviamente devono restare in Commissione; poi togliamo il passaggio della graduatoria e diciamo alla Giunta di trasmettercela. Abbiamo scritto che la Giunta ce la trasmette. Su tutti i passaggi della graduatoria della 39, nessuno ha mai aperto bocca. È inutile che mi si venga a dire che uno entra nel merito del Comune... Ma questo Comune cosa avrà, una rotonda? No, avrà una piazza, avrà un'illuminazione. Ma perché è terzo, è 200esimo, è 450esimo? Ma quando mai si sono fatte queste cose? Abbiamo una graduatoria senza neanche sapere l'intervento che lo riguarda, semplicemente una graduatoria con i punteggi. Graduatoria che è pubblica, perché poi la Giunta la pubblica nel BUR e la conoscono tutti.
Scusate, attualmente cosa avviene? La Giunta dice: va bene, facciamo il bando per la 39 e passa in Commissione per i criteri. Noi discutiamo dei criteri e devo anche ringraziare la vicepresidente De Berti che, quando l'ultima volta abbiamo fatto due proposte di modifica, le ha accolte tutte e due, sui punteggi, sui criteri, proprio perché abbiamo discusso e approfondito su come sono andate le ultime graduatorie e su come è meglio modificare gli interventi.
La proposta allora arriva in Commissione per i criteri, noi esprimiamo il parere entro trenta giorni, torna alla Giunta, che approva questi criteri, esce il bando, arrivano le domande, gli Uffici fanno l'istruttoria, viene fuori una graduatoria, va in Giunta e la Giunta approva la graduatoria. Fermi, però: deve tornare in Consiglio perché la competente Commissione consiliare entro trenta giorni si esprima. Quindi, dalla Giunta arriva in Consiglio, che la trasmette alla Commissione, che deve esprimere un parere (dove non parla nessuno); deve ritornare in Giunta, poi viene pubblicata nel BUR.
Cosa abbiamo fatto con questa modifica? Abbiamo evitato questi due-tre mesi di perdita di tempo e abbiamo detto: quando avete la graduatoria, ce la trasmettete e vediamo, e le discussioni le facciamo nella sede opportuna.
La scheda SIN di questo articolo spiega chiaramente la differenza dei ruoli tra Consiglio e Giunta. L'abbiamo letto e riletto, ma evidentemente repetita iuvant: "Il Consiglio determina l'indirizzo politico-amministrativo della Regione e ne controlla l'attuazione. Ne discende che l'attività delle Commissioni consiliari di espressione di pareri alla Giunta regionale su provvedimenti amministrativi attiene al riparto di competenze relative a prerogative tra Consiglio e Giunta; più precisamente, al ruolo, che lo Statuto attribuisce al Consiglio, di verifica della rispondenza dell'amministrazione concreta alla programmazione, così com'è definito nell'indirizzo politico-amministrativo determinato dal Consiglio. In concreto, a fronte della previsione della legislazione regionale di settore e di espressione di parere della Commissione, si deve distinguere tra fattispecie in cui la previsione di parere costituisce espressione di compartecipazione del Consiglio e dei suoi organi adatti che connotano l'indirizzo politico-amministrativo della Regione, o ne costituiscono forme di controllo nella sua attuazione; oppure fattispecie in cui il parere insiste su provvedimenti configurabili, invece, in termini di mera gestione delle leggi regionali di riferimento, per i quali la previsione di superamento del parere della Commissione consiliare, ove previsto, costituisce invece espressione di un intervento di semplificazione amministrativa in termini di riduzione del numero delle fasi procedimentali". Qui dice chiaramente che questo attiene a questa fattispecie di semplificazione amministrativa.
Ora, capisco tutto, ma avete detto un sacco di cavolate. Tra l'altro, questo passaggio è stata una richiesta che abbiamo fatto noi in Commissione, quando ci arrivavano queste graduatorie e continuavamo a chiederci perché e volevamo cercare allora di inserirlo subito all'ordine del giorno per non far perdere tempo, per far uscire il bando prima possibile. Ma lo porti in Commissione e tutto tace. Nessuno entra nel merito: Altivole è prima, Bassano è dopo, ma quale intervento ci sarà, ma come hai calcolato i punti. No, non abbiamo mica le istruttorie in mano, non siamo noi a doverle fare. Quindi, questo attiene pienamente alla semplificazione amministrativa.
E non si dica che, invece, andiamo a togliere e a svuotare i lavori delle Commissioni, perché non è vero. Almeno per quanto attiene alla Commissione che presiedo, rimando al mittente completamente le affermazioni poc'anzi fatte dai colleghi.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo ora al Capo III, articolo 5.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, grazie.
In sé e per sé, l'articolo 5 potrebbe apparire come un atto formale, però io credo che apra in qualche modo anche una riflessione su ciò che ci siamo detti finora.
A me dispiace che dalla presidente Rizzotto, in qualche modo, noi veniamo derubricati come quelli che dicono un sacco di cavolate. Guardi, Presidente, noi il pluralismo lo poniamo come una condizione fondamentale quando si parla di cose importanti. Guardi, Presidente, il confronto civile, educato e pacato come quello di oggi noi lo poniamo come una condizione imprescindibile quando andiamo a cambiare una norma. Dopo ci sarà chi capisce di meno, come noi, e dirà qualche cavolata, ma fortunatamente abbiamo chi capisce di più, come lei, che dopo ci spiegherà e ci istruirà sulle cavolate che abbiamo detto. Fa parte dell'emiciclo.
Così come devo dissentire rispetto al fatto che noi ringraziamo un Assessore perché ha ascoltato quello che abbiamo detto in Commissione. Io ringrazio un Assessore perché fa il suo lavoro, come spesso i nostri fanno molto bene, ma non perché ha ascoltato quello che noi diciamo in Commissione, poiché questo rientra all'interno di un percorso democratico che porta gli Assessori a venire in Commissione e a confrontarsi con noi.
Quindi, credo che sotto tanti aspetti ci sia una distorsione di quella che è la realtà dell'Aula. Io l'Assessore lo ringrazio perché fa bene il suo lavoro, e non perché mi ascolta, perché il fatto che mi deve ascoltare quando viene in Commissione fa parte del suo dovere, come del mio. Allora, Presidente, questo c'entra, perché non può dire "Ringrazio l'Assessore che in Commissione ci ha ascoltato". Grazie! Ringraziamo anche nostro Signore che si è messo in croce per noi e ha sofferto per tutti. Facciamo a chi la spara più grossa, parliamo della pace nel mondo e ringraziamo tutti.
Sto facendo il serio! Se voi dite, come è scritto nei verbali delle Commissioni, che un consigliere deve andare a leggere il BUR per vedere cosa è stato fatto nei provvedimenti, lo capite che il BUR uno lo va a vedere per degli atti che non sono quelli che vengono tolti alla Commissione? Più serio di così, cosa dobbiamo dire? Grazie per il fatto che veniamo qui a sederci e non abbiamo la possibilità di fare il nostro lavoro? No. Noi veniamo qua e vogliamo fare il nostro lavoro, anche se a qualcuno secca, anche se a qualcuno la discussione dà fastidio, anche se a qualcuno la voce unica può essere l'elemento privilegiato di dibattito.
Guardate, colleghi, è brutto essere derubricati come litigiosi quando si dice qualcosa di diverso dal vostro pensiero. Presidente Villanova, è brutto che ci venga dato dei litigiosi quando noi diciamo qualcosa di diverso in maniera educata e pacifica. Cosa dovremmo fare, stare zitti? Cosa dovremmo fare, non parlare? Cosa dovremmo fare, non proferire parola perché la Commissione perde uno dei suoi passaggi? Cari colleghi, qua siamo arrivati al punto che a voi dà fastidio anche il confronto. Qua siamo arrivati al punto che vi dà fastidio anche discutere con la minoranza. Siamo in pochi, ma ci siamo anche noi.
Non lo chiediamo sempre, ma su una partita come questa, dove vengono tolte competenze alle Commissioni, siamo costretti a dire la nostra.

PRESIDENTE

Collega, resti sull'articolo, per cortesia.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Ha ragione. È propedeutico.
Chiudo dicendo, Presidente, che se è vero che nella scheda SIN, come bene ricordava l'attenta Presidente, sono scritte le motivazioni di questi cambi, è altrettanto vero che potremmo porre la domanda che ha posto prima il collega Zanoni: quanto tempo abbiamo perso, in questi anni, in virtù di questo passaggio che c'era? Cari colleghi, se qualcuno non è in Commissione... Chiudo dandovi un dato: quando i tecnici erano seduti qui e abbiamo chiesto loro quanto tempo avesse fatto perdere al provvedimento questo passaggio infausto che oggi dobbiamo eliminare, ci hanno risposto "neanche un giorno, mai", ed è scritto nei verbali. Allora, se il problema è che la Commissione ha tante cose da fare, è un altro problema. Io credo che la soluzione sia un'altra: se c'è una Commissione che ha tante competenze e non riesce ad adempiere riunendosi una volta a settimana, ed è vero che la Seconda lavora tanto, si dovrebbe pensare che qualche Commissione che ha meno competenze ne abbia qualcuna in più e si equilibrano le Commissioni. Quello può essere il risultato, non eliminare la discussione perché una Commissione non ha tempo di discutere.
Stando alle parole della presidente Rizzotto che afferma che c'è tanto lavoro da fare, e ha ragione, vuol dire che dovremmo riequilibrare le Commissioni diversamente. Alla Seconda non basta un giorno a settimana e ha ragione la Presidente quando dice che a volte i colleghi le chiedono quant'è lunga. Presidente, allora chiediamo di riequilibrare le Commissioni...

PRESIDENTE

Collega, resti sull'articolo 5.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Mi scuserà...

PRESIDENTE

Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

L'articolo 5 sicuramente ha una portata diversa dall'articolo precedente, ma in termini generali vanno sicuramente puntualizzate delle cose, nel senso che i nostri interventi sono riferiti appunto a un articolato e non possono essere definiti "cavolate" solo perché puntualizziamo alcune criticità degli articoli che stiamo votando. è inammissibile.
Quanto a dire poi che con le disposizioni di questi articoli facciamo risparmiare tre mesi di tempo, io credo che non siano tre mesi, assolutamente. Non sono mai stati tre mesi, basta andare a vedere la cronologia degli anni passati e, casomai, non è tempo perso, è comunque tempo guadagnato perché in ogni caso si va a rendere tutta la Commissione coinvolta rispetto alle problematicità.
Concludo. So che il mio intervento può dare fastidio alla collega Rizzotto, questo mi pare chiaro, però io credo...

PRESIDENTE

Collega, concluda.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Sì, concludo. Il mio collega precedentemente ha parlato per cinque minuti, mi dia almeno trenta secondi per concludere.
Credo che sia mancanza di rispetto non solo nei confronti...

PRESIDENTE

Sì, però dovete essere attinenti all'articolo in oggetto, altrimenti se su ogni articolo ognuno dice quello che pensa e quello che gli passa per la testa, non si finisce.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ha ragione. Trenta secondi e ho concluso, Presidente.
Dire che sono cavolate vuol dire mancare di rispetto non solo ai Consiglieri di minoranza ma anche all'Amministrazione e alla legislatura precedente, alla Giunta Zaia I, alla Giunta Galan I, alla Giunta Galan II e a tutte le Giunte e alle legislature che sono venute prima, perché questa è stata una prassi che è sempre stata adottata.
Quindi, collega, lei oltre ad offendere la minoranza, offende tutti quanti.

PRESIDENTE

Grazie, collega Zanoni.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Sospendiamo i lavori. La ripresa è alle ore 14.30.
La Seduta è sospesa alle ore 13.01
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta riprende alle ore 14.46

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo la seduta.
Abbiamo approvato l'articolo 5. Riprendiamo da dove abbiamo lasciato.
Passiamo all'articolo 6.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 7.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 8.
Mettiamo in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 9.
Mettiamo in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 10.
Mettiamo in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 11.
Mettiamo in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 12.
Mettiamo in votazione l'articolo 12.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 13.
Mettiamo in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 14.
Mettiamo in votazione l'articolo 14.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 15.
Mettiamo in votazione l'articolo 15.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 16.
Mettiamo in votazione l'articolo 16.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
è chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 17.
Mettiamo in votazione l'articolo 17.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Prima del voto finale ci sono due ordini del giorno della collega Ostanel, che mi ha detto di dare per letti.
ODG n. B0003

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "LA REGIONE FINANZI PRIORITARIAMENTE GLI EDIFICI DI CULTO CHE RIENTRANO TRA QUELLI VINCOLATI IN QUANTO DI INTERESSE STORICO, ARTISTICO O MONUMENTALE" IN OCCASIONE DELL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "DISPOSIZIONI DI ADEGUAMENTO ORDINAMENTALE 2022 IN MATERIA DI INTERVENTI PER GLI EDIFICI DI CULTO, DI MOBILITÀ E DI SICUREZZA STRADALE, DI GOVERNO DEL TERRITORIO, DI DIFESA DEL SUOLO, DI POLITICHE DELL'AMBIENTE E DI PARCHI REGIONALI". (Progetto di legge n. 113) APPROVATO (Deliberazione n. 104/2022)

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'art. 3 della legge regionale 20 agosto 1987, n. 44 "Disciplina del fondo per le opere di urbanizzazione" prevede interventi regionali a favore degli edifici di culto;
- tra questi viene previsto un contributo maggiore a favore di quelli vincolati ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42 "Codice dei beni culturali e del paesaggio" e, inferiore, per quelli che non rientrano tra questi.
CONSIDERATO CHE
- risulta prioritario impegnare risorse a favore di edifici di interesse storico, artistico o monumentale.
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
A dare priorità di finanziamento agli edifici che rientrano tra quelli vincolati in virtù del loro interesse storico, artistico o monumentale.
Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Presidente, grazie.
Di questi ordini del giorno ho parlato prima con la collega Ostanel, che ha tramutato i suoi emendamenti in ordini del giorno. Noi li condividiamo entrambi. Sono indicazioni di priorità che vengono date alla Giunta quando farà il bando per quanto attiene ai contributi sugli edifici di culto. Nel contenuto, dunque, li condividiamo entrambi.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Mettiamo in votazione l' ODG n. B0003.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG n. B0004

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "LA REGIONE SI ADOPERI AFFINCHÉ I CONTRIBUTI EROGATI DAI COMUNI PER GLI "EDIFICI STRUMENTALI ALL'ATTIVITÀ RELIGIOSA" VADANO PRIORITARIAMENTE A QUELLI CON FINALITÀ AGGREGATIVA, SOCIALE O SPORTIVA, SENZA SCOPO DI LUCRO" IN OCCASIONE DELL'ESAME DEL DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "DISPOSIZIONI DI ADEGUAMENTO ORDINAMENTALE 2022 IN MATERIA DI INTERVENTI PER GLI EDIFICI DI CULTO, DI MOBILITÀ E DI SICUREZZA STRADALE, DI GOVERNO DEL TERRITORIO, DI DIFESA DEL SUOLO, DI POLITICHE DELL'AMBIENTE E DI PARCHI REGIONALI". (Progetto di legge n. 113) APPROVATO (Deliberazione n. 105/2022)

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- la legge regionale 20 agosto 1987, n. 44 "Disciplina del fondo per le opere di urbanizzazione" si occupa di disciplinare, all'interno del fondo speciale per le opere di urbanizzazione di cui all'articolo 12 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, la quota dei proventi derivanti dagli oneri per opere di urbanizzazione secondaria che annualmente viene riservata dai comuni per gli interventi relativi alla categoria di opere concernenti "le chiese e gli altri edifici religiosi";
- al comma 2 della suddetta norma viene previsto che "tale quota ha come base I'8% annuo, salvo diverse percentuali deliberate dal consiglio comunale con adeguata motivazione, fermo restando il conguaglio della quota base nell'arco triennale in conformità dei programmi approvati";
- secondo il comma 8 dell'art. 16 del DPR 301/2001 "gli oneri di urbanizzazione secondaria sono relativi ai seguenti interventi: asili nido e scuole materne, scuole dell'obbligo nonché strutture e complessi per l'istruzione superiore all'obbligo, mercati di quartiere, delegazioni comunali, chiese e altri edifici religiosi, impianti sportivi di quartiere, aree verdi di quartiere, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie. Nelle attrezzature sanitarie sono ricomprese le opere, le costruzioni e gli impianti destinati allo smaltimento, al riciclaggio o alla distruzione dei rifiuti urbani, speciali, pericolosi, solidi e liquidi, alla bonifica di aree inquinate";
CONSIDERATO CHE
- sembra di cogliere che la ratio del comma 8 dell'art. 16 del DPR 301/2001 sia quella di favorire interventi che abbiano finalità pubblica e sociale.
IMPEGNA LA GIUNTA REGIONALE
Ad adoperarsi affinché i contribuiti erogati dai comuni per gli "edifici strumentali all'attività religiosa" vadano prioritariamente a quelli con finalità aggregativa, sociale o sportiva, senza scopo di lucro.
La collega Rizzotto già si era espressa a favore di questo ODG n. 4.
Mettiamo in votazione l' ODG n. B0004.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo al voto finale sul PDL n. 113.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, mettiamo in votazione il PDL n. 113 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
L'entusiasmo popolare dell'assessore Corazzari non si trattiene.
Riprendiamo l'ODG nell'ordine indicato questa mattina in entrata di seduta.
PUNTO
6



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "RENDICONTO GENERALE DELLA REGIONE PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2021". (PROGETTO DI LEGGE N. 139) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 19/2022)

Relazione della PRIMA commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Sandonà
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

Siamo al PDL n. 139.
L'assessore Calzavara è in postazione, il relatore Sandonà pure, come la correlatrice Camani.
Do la parola al collega Sandonà. Prego.

Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Il progetto di legge n. 139, relativo al "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2021", è stato deliberato dalla Giunta regionale il 29 aprile 2022, mettendo il Consiglio regionale nella condizione di approvarlo entro il 31 luglio, che è il termine previsto dall'articolo 18 del decreto legislativo n. 118/2011, una volta acquisiti i pareri espressi dalle Commissioni consiliari per tutti gli aspetti di rispettiva competenza, oltre che dal Consiglio delle Autonomie locali e all'indomani della venuta parifica, in data 5 luglio 2022, della Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei conti.
Il rendiconto generale è uno strumento imprescindibile attraverso cui il Consiglio può conoscere e valutare l'attività svolta dall'Esecutivo nei dodici mesi appena trascorsi.
Quello relativo all'esercizio 2021 è composto dal conto del bilancio, con relativi allegati, che dimostra i risultati finali della gestione sotto l'aspetto finanziario e fornisce informazioni di natura strettamente contabile; dal conto economico, che evidenzia le componenti positive e negative della gestione di competenza economica dell'esercizio considerato rilevate dalla contabilità economico-patrimoniale (affiancata alla contabilità finanziaria, a titolo puramente conoscitivo); dallo stato patrimoniale, che rappresenta la consistenza del patrimonio al termine dell'esercizio.
Le poste finali evidenziate dal rendiconto 2021 sono le seguenti: Fondo cassa pari a 1.462,3 milioni di euro, superiore a quello registrato a fine 2020, quando ammontava a 1.304,3 milioni di euro (l'incremento va ascritto principalmente ad incassi per trasferimenti statali vincolati e registrati alla fine dell'esercizio); residui attivi, determinati in 3.836,3 milioni; residui passivi, determinati in 3.565,3 milioni; Fondo pluriennale vincolato, ammontante a complessivi 517,7 milioni.
Il risultato di amministrazione, determinato sommando il Fondo cassa con i residui attivi e sottraendo i residui passivi e il Fondo pluriennale vincolato, è positivo per 1.215,4 milioni. Si consolida, quindi, un significativo miglioramento di tale voce, passata da meno 677,3 milioni al 31/12/2014 a meno 316,5 milioni a fine 2015, a meno 15,8 milioni a fine 2016, a più 355,9 milioni al 31/12/2017, a più 608,6 milioni al 31/12/2018, a più 892,3 milioni al 31/12/2019, a più 983,5 milioni a fine 2020. Quest'anno andiamo a più 1.215,4, quindi al termine dell'esercizio 2021. Nella determinazione complessiva del risultato di amministrazione occorre tener conto delle poste finanziarie accantonate e vincolate per legge. Nel 2021 la quota accantonata è pari a 2.115,1 milioni.
Di seguito le voci più rilevanti: il Fondo anticipazione di liquidità ammonta a 1.327,8 milioni e rappresenta le anticipazioni erogate alla Regione negli anni 2013 e 2014; il Fondo crediti di dubbia esigibilità ammonta a 654,5 milioni; il Fondo residui radiati a finanziamento regionale ammonta a 17,2 milioni; il Fondo rischi legali ammonta a 12,1 milioni; il Fondo perdite società partecipate ammonta a 0,16 milioni; l'accantonamento per la tassa automobilistica da restituire allo Stato ex lege n. 296/2006, articolo 1, ammonta a 29 milioni; il Fondo per la copertura di potenziali conguagli dello Stato su manovre fiscali ammonta a 7,1 milioni; l'accantonamento della copertura di minori entrate relative al contenzioso tributario in materia di IRAP e addizionale IRPEF ammonta a 15,5 milioni; l'accantonamento per fronteggiare gli oneri derivanti dalle gestioni liquidatorie delle disciolte ex ULSS ammonta a 11,4 milioni; il Fondo per il concorso regionale alla copertura dell'eventuale deficit del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026 ammonta a 28,4 milioni; il Fondo per la copertura dei maggiori oneri potenziali conseguenti alla riduzione in area negativa dei parametri di indicizzazione di operazioni finanziarie, infine, ammonta a 2,8 milioni.
La quota vincolata è invece pari a 613,3 milioni. Si riferisce ad entrate accertate in corrispondenza delle quali non si è ancora impegnata la corrispondente spesa. Si suddivide in: 37,7 milioni per vincoli fissati da legge e da princìpi contabili, 457,6 milioni derivanti da trasferimenti, 117,1 milioni per vincoli formalmente attribuiti all'Ente, 0,7 milioni per vincoli derivanti dalla contrazione di mutui. Pertanto, il disavanzo finanziario al 31/12/2021 risulta determinato in 1.513 milioni in costante riduzione rispetto ai 3.184,2 milioni a fine 2015 e ai 1.677,3 milioni a fine del 2020.
Al netto della citata contabilizzazione del Fondo anticipazioni di liquidità, il disavanzo è pari a 185,2 milioni. Rispetto a sei anni fa la riduzione è stata di 1.854 milioni, in miglioramento costante se si pensa che due anni addietro ammontava a 532 milioni e un anno addietro a 307 milioni.
Focalizzando ora l'attenzione sulle entrate, si rileva che gli accertamenti totali relativi ai vari titoli sono quantificati in 15.300,6 milioni, mentre le riscossioni totali in conto competenze sono determinate in 15.523,8 milioni. Sul fronte delle spese, gli impegni totali relativi alle varie missioni, che rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dalle Regioni, sono pari a 14.976,9 milioni, mentre i pagamenti totali in conto competenza e in conto residui sono determinati in 15.365,8 milioni.
In chiusura, va annotato quanto segue. Il Collegio dei Revisori, ottemperando a quanto previsto dalla legge, ha esaminato il disegno di legge relativo al Rendiconto 2021 con relazione datata 17 maggio 2022 e ha attestato la corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria, esprimendosi favorevolmente circa l'approvazione.
Il 27 maggio 2022 il Consiglio delle Autonomie Locali ha espresso all'unanimità parere favorevole; il 5 luglio 2022, conformemente a quanto previsto dal decreto-legge 174/2012, la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti ha parificato il rendiconto 2021.
Il Veneto anche quest'anno è stata la prima Regione a Statuto ordinario che ha avuto la parifica da parte della Corte dei conti. Ricordiamo che questo non è un risultato così scontato, poiché da quanto è emerso molto spesso, nel 70% dei casi, quanto al giudizio di parifica, si tratta di una parifica parziale nelle altre Regioni.
Per il Veneto, invece, la parifica è sempre stata approvata da parte della Corte dei conti, quindi è un risultato sicuramente da accreditare all'Amministrazione del presidente Zaia, così come tutti i numeri e i dati finanziari che abbiamo letto, e che sono in costante miglioramento negli ultimi sette, otto anni.
Un altro dato sicuramente da citare è quello della tempestività dei pagamenti, che avvengono con più di tredici giorni di anticipo rispetto ai trenta giorni stabiliti per legge per quel che riguarda i pagamenti delle amministrazioni pubbliche.
Il Veneto, quindi, è a meno tredici giorni rispetto ai trenta giorni previsti per legge. Anche questo è un rilievo che riguarda l'efficienza della nostra Regione e anche l'efficienza dell'Amministrazione regionale, che sicuramente ha dei margini di miglioramento, sono state fatte delle osservazioni e sono state date anche delle indicazioni da parte della Corte dei conti nel giudizio di parifica che abbiamo visto tutti quanti, ma nessuno di questi ha il rango di parziale parifica da parte del rendiconto della Regione.
Ricordiamo che poi, nelle Regioni in cui è prevista, c'è una parziale parifica. Poi c'è un ritorno del rendiconto in Giunta, che deve essere rifatto, deve essere rivisitato e ci deve essere una nuova espressione di giudizio da parte dei revisori. Ricordiamo, poi, che il giudizio di parifica è una vera e propria sentenza, quindi anche questo può essere impugnato, come nel caso, per esempio, l'anno scorso della Regione Lazio.
Tutto questo per dire che la Regione del Veneto e la nostra Amministrazione, l'Amministrazione del presidente Zaia, hanno sicuramente i numeri dalla propria parte, che certificano un risultato che, dal punto di vista finanziario, dimostra un'ottima salute dei conti dell'Amministrazione regionale con questo rendiconto che andiamo ad approvare oggi e con la parifica che è stata approvata da parte della Corte dei conti il 5 luglio di quest'anno.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani. Prego, collega.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Non tornerò sui numeri tecnici del rendiconto del 2021 perché, in maniera dettagliata, già il relatore ha inquadrato i numeri di questo bilancio.
Cercherò, invece, di fare alcune considerazioni più generali, partendo dal presupposto che il rendiconto dell'esercizio concluso il 31 dicembre 2021 ha sostanzialmente due funzioni. La prima è indubbiamente quella di rappresentare gli esiti contabili di natura economica e di natura finanziaria dell'Ente amministrato.
Sul punto è evidente che la Regione del Veneto ha i conti in ordine e che ha adempiuto agli obblighi di legge per contenuto e tempi. Questo lo ha messo in evidenza in maniera precisa e anche approfondita il relatore, ma anche la Corte dei conti nel corso del giudizio di parifica. Credo sia un elemento importante in una fase in cui la finanza pubblica certamente ha una sua funzione e un suo ruolo.
Dentro, dunque, un'analisi di natura tecnica di correttezza formale dei conti della Regione del Veneto, credo che con la stessa chiarezza e trasparenza dobbiamo dire che l'Amministrazione della Regione del Veneto è in una situazione di disavanzo di bilancio. Lo dico perché molto spesso nella narrazione, anche in quella appena sentita, sembra che stiamo nella Regione dove va tutto esattamente bene. In realtà, la Regione del Veneto, ormai da diversi anni, presenta una situazione di disavanzo. Il 31/12/2021 abbiamo chiuso l'esercizio con circa 1,5 miliardi di disavanzo, malgrado un impegno costante dell'Amministrazione regionale di recupero del disavanzo.
Cerchiamo, allora, di capire come mai una Regione virtuosa ed eccellente da diversi anni è obbligata in un recupero di disavanzo. La prima ragione deriva dall'aver utilizzato lo strumento del cosiddetto "Fondo anticipazione di liquidità" negli anni 2013 e 2014. Operazione legittima, naturalmente, dal punto di vista contabile, che ha portato, però, questa Regione a spendere in spesa corrente risorse rilevanti in quei due anni. Oggi, noi, a tanti anni di distanza, siamo ancora impegnati nel recupero di quel debito di spesa corrente. Lo dico perché, se non ricordo male, in quegli anni il presidente della Giunta era sempre il presidente Zaia. Mi pare che l'assessore al bilancio fosse il presidente Ciambetti. Quindi, immagino che questa maggioranza si ricordi bene che nel 2013 e nel 2014 abbiamo speso in spesa corrente tanti soldi e che dal 2014 al 2021 siamo impegnati nel ripianare quei debiti. Raccontiamo sempre come siamo bravi a far tornare i conti, ma quando raccontiamo come abbiamo fatto debiti negli anni precedenti la cosa genera un po' di... Lo stesso meccanismo è quello che si è verificato quando abbiamo utilizzato il cosiddetto strumento del DANC. Anche quelle, operazioni legittime; anche quelle, operazioni di debito; anche quelle, realizzate in una fase in cui ad amministrare la Regione del Veneto c'era come presidente un certo Giancarlo Galan e come vicepresidente un certo Luca Zaia; il tutto proseguito, poi, nella gestione, come modalità, anche quando Galan non c'è stato più, quando Presidente era lo stesso Luca Zaia.
Quindi, siamo bravissimi. Oggi la Corte dei conti ci dice che, infatti, il nostro bilancio è positivo, nel senso che dimostra una capacità di recupero del debito pregresso, ma siamo una regione in deficit, in disavanzo. Dal 2015 ‒ calcoliamo, dunque, anche gli anni complicati dopo la crisi del 2008 ‒ la Regione Veneto ha sempre dovuto costruire bilanci con risultati di amministrazione positivi. Quindi, dal 2015 sono più le risorse che noi incassiamo dai cittadini del Veneto e dallo Stato che quelle che investiamo sul territorio, quindi chiudiamo il bilancio in attivo. Per le operazioni legittime, ma discutibili d'indebitamento negli anni in cui Galan e Zaia amministravano questa Regione, dal 2015 abbiamo incassato più di quello che abbiamo speso e tutto il risparmio l'abbiamo dovuto investire per ridurre lo stock di debito.
Probabilmente questa modalità di gestione delle risorse regionali dovrà continuare ancora per qualche anno. Per recuperare il miliardo e mezzo di disavanzo che ancora abbiamo, per qualche anno la Regione del Veneto, anziché investire ciò che si risparmia, dovrà ancora utilizzare i risparmi per coprire i debiti accumulati dalla medesima Amministrazione qualche anno fa. Tant'è che, ad esempio, solo nel 2021 ‒ il rendiconto che dovremmo approvare oggi ‒ la Regione del Veneto risparmia 1,2 miliardi. Abbiamo incassato 1,2 miliardi in più di quello che abbiamo restituito in termini di servizi e di beni. Quell'importo di 1,2 miliardi siamo costretti a utilizzarlo per ripianare il debito. Questo lo dico perché quando la Corte dei conti, nel giudizio di parifica, ci spiega, giustamente, che siamo una Regione virtuosa, lo fa perché stiamo correttamente costruendo dei bilanci, dal 2015 in poi, finalizzati esclusivamente al ripiano del debito pubblico.
Ad esempio, non solo dal 2015 siamo impegnati in questa operazione di recupero del debito accumulato negli anni pregressi, ma ormai da diversi anni la Regione del Veneto è anche impegnata in una rilevante politica di non investimento pubblico. Solo nel 2021, ad esempio, sono stati investiti, andando a mutuo, per realizzare opere, soltanto 20 milioni di euro, quando avremmo, invece, una capacità di investimento, quindi un ambito di indebitamento consentito anche dalla finanza pubblica, di oltre 200 milioni di euro. Anche se volessimo essere la Regione virtuosa che recupera il debito, le regole della finanza pubblica ci consentirebbero, proprio per come è costruito il nostro bilancio, di poterci indebitare per spese in conto capitale di oltre 200 milioni, cioè di avere tutte le risorse che servirebbero per costruire infrastrutture e opere, e noi non lo facciamo. Nel 2021 soltanto una ventina di milioni di euro, sostanzialmente, per qualche contributo e per adempiere ad alcune obbligazioni rispetto ad alcune infrastrutture viarie note.
Quindi, risparmiamo per pagare debiti vecchi; non facciamo mutui per costruire il Veneto del futuro; spendiamo, ormai da un po' di anni, diversi milioni di euro (nel 2021 sono 7, più o meno) per sostenere il costo finanziario di operazioni finanziarie sui cosiddetti "derivati". Dunque, cosa rimane alle cittadine e ai cittadini del Veneto?
La gestione del rendiconto 2021, per come pare a me e a noi, è una gestione finanziaria tipica della fase dell'Austerity. Non so se ve la ricordate. Quell'Europa che alla Lega Nord non piaceva tantissimo. Quell'Europa dei conti pubblici in regola. Quell'Europa della finanza pubblica e dell'equilibrio di bilancio come unica priorità. Insieme abbiamo fatto una battaglia, nel 2020, per cambiare quell'Europa e spiegare all'Europa, cioè agli Stati, che in fasi delicatissime e cruciali, come quella che stiamo vivendo, la finanza pubblica, certo, va garantita, ma non può essere l'unica finalità attraverso cui misuriamo la qualità delle politiche pubbliche.
La Regione del Veneto, invece, da quando c'è questo Presidente (cioè da un po' di anni, ormai; quando non era Presidente era Vicepresidente), ha scelto di stare su quella modalità d'impianto: risparmio, abbatto il debito, non investo. Sono più le risorse che incasso dai cittadini e dallo Stato che quelle che restituisco. Delle due, l'una: o non si sa cosa fare con queste risorse, quindi meglio fare cassetto; oppure c'è un'altra spiegazione altrettanto inquietante. Immagino una famiglia che, anziché investire, cambiare la macchina, prendere una casa più grande, far studiare i figli, decide di ridurre le rate del mutuo. Perché lo fa una famiglia? Perché questa Amministrazione non investe in questa regione? Perché questi equilibri di bilancio stanno dentro una scatola sopra la quale ci sono due spade di Damocle, che potrebbero determinare nei prossimi anni impatti talmente negativi sui bilanci della Regione da indurci a risparmiare, a metterci in sicurezza, oggi, per evitare che nel futuro possano esserci scossoni rilevanti.
La prima spada di Damocle si chiama "Superstrada Pedemontana". Tutti ci auguriamo e auspichiamo che quel "redde rationem" non arrivi mai, ma sappiamo benissimo che, se dovessero verificarsi le peggiori condizioni prevedibili, l'impatto sul bilancio della Regione sarebbe rilevante. A questa spada di Damocle in questi anni ne abbiamo aggiunta un'altra, rispetto alla quale, relatore Sandonà, infatti, la Corte dei conti nel giudizio di parifica ci richiama. L'altra spada di Damocle, per citare la relazione del Procuratore della Corte dei conti, si chiama "Olimpiadi Cortina 2026". Non a caso il Presidente della Corte dei conti dice alla Regione del Veneto: "Tutto bene. Abbiamo, però, l'impressione che non ci sia stata e non ci sia una valutazione attenta, precisa e puntuale dei rischi e, dunque, delle ricadute che potremmo avere sul fronte del bilancio qualora il piano di budget previsto, in particolar modo in riferimento ai conferimenti degli sponsor privati, dovesse andare non come è stato programmato". Tant'è che già noi oggi abbiamo a bilancio oltre 100 milioni di garanzie, che dovremo pagare qualora non tutti gli sponsor confermino il loro supporto all'evento Cortina 2026.
Ovviamente, rispetto a Cortina 2026 e rispetto al giudizio di parifica della Corte dei conti – lo cito giusto perché rimanga a verbale ‒ è stato anche posto il tema della governance confusa dell'evento olimpico. Il Procuratore ci richiama a fare ordine, perché abbiamo costituito, sia a livello nazionale che regionale, tanti soggetti, e non si capisce chi fa cosa. Ci richiama, la Corte dei conti, presidente Sandonà, rispetto ai ritardi con cui stiamo presentando gli elaborati di progetto. Ci richiama, la Corte dei conti, rispetto al fatto che non esiste un cronoprogramma delle opere da realizzare. Ci richiama, la Corte dei conti, al fatto che le due opere viabilistiche più importanti, su cui abbiamo scommesso in riferimento all'evento olimpico, variante di Longarone e variante di Cortina, sicuramente ‒ lo ha detto anche il presidente Zaia ‒ non saranno pronte e finite per le Olimpiadi del 2026.
Io non sto parlando di responsabilità. Guardi, è molto facile, consigliere Soranzo, come si dice, "fare il drago con gli schei de st'altri" (espressione dialettale). Se io governo mi assumo la responsabilità di ciò che faccio. Dopodiché, spiegheremo ai cittadini veneti che le più grandi infrastrutture viarie delle Olimpiadi che faremo in Veneto non sono pronte per colpa di qualcun altro. Ci mancherebbe. Sono sicura che riuscirete anche in questa operazione.
Queste sono le questioni, che ho provato a elencare, la situazione debitoria, di deficit strutturale, la situazione di poco ricorso all'indebitamento per investimenti, la vicenda dei derivati e la vicenda dei rischi potenziali che potrebbero ‒ tutti auspichiamo di no ‒ incidere sul bilancio della Regione, rispetto alla funzione del rendiconto, che è quella, appunto, che riguarda strettamente la rappresentazione degli esiti contabili, cosa vediamo leggendo i numeri del bilancio.
La funzione del rendiconto, però, è anche un'altra: quella di rappresentare o di provare a rappresentare se attraverso quei numeri il territorio amministrato ha fatto dei progressi, sta facendo dei progressi. Una volta che capisco quanti sono i soldi che metto in quel territorio, quantifico i numeri del bilancio, attraverso il rendiconto posso anche farmi un'idea del "se" e "come" quelle risorse investite hanno prodotto o meno un progresso nel territorio.
Partiamo dal numero più facile: la spesa pro capite in questa Regione, una delle più basse d'Italia, per le ragioni di cui vi dicevo prima, si spende poco, è di 2.731 euro ad abitante. Di questi 2.731 euro oltre 2.180 sono per servizi sanitari, ovviamente. Tanto che, presidente Sandonà, nel giudizio di parifica della Corte dei conti, il Presidente della Corte, il Procuratore ci dice: cara Regione del Veneto, benissimo i conti in ordine, attenzione, però, che siete una delle Regioni con la spesa pro capite più bassa d'Italia e soprattutto attenzione, cara Regione del Veneto, perché c'è una sproporzione eccessiva tra la spesa sanitaria e la spesa per altri servizi erogati ai cittadini. è ovvio che avvenga questo negli anni della pandemia. In altre parole, spendo tutto quello che devo spendere per i servizi sanitari ma, siccome non investo da nessun'altra parte, spendo troppo poco in altri servizi di cui i cittadini veneti avrebbero bisogno.
Proviamo a capire, allora, se e come dal 2015, e cioè dalla fase in cui abbiamo cominciato a recuperare i debiti pregressi, oltre a un miglioramento dello stato dei conti pubblici, c'è anche stato un miglioramento dello stato della condizione di vita di questa regione. La Banca d'Italia certifica che dall'autunno del 2021 la fase di ripresa in questa regione si è indebolita, un indebolimento dovuto principalmente inizialmente dalla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime, dall'incremento dei costi energetici, fattori ovviamente aggravatisi nel 2022 per via della guerra e del rialzo dei contagi. Insomma, noi dobbiamo analizzare la situazione del Veneto del 2021 in ottica del 2022 partendo dal presupposto, penso condiviso, che l'emergenza non è finita e che, anzi, all'emergenza sanitaria si è aggiunta ora anche un'emergenza di natura economica e, dunque, sociale. Anche la fase di ripresa certificata fino a metà del 2021 si è già fortemente rallentata.
Ma, allora, i dati del Veneto del 2021 e, quindi, il progresso nelle condizioni di vita delle persone a che punto è? Parto, ovviamente, dal tema più importante dal mio punto di vista, e cioè il tema del lavoro. In Veneto si è verificato, nel 2021, un recupero rilevante del numero degli occupati, che ha riguardato quasi esclusivamente i lavoratori dipendenti, mentre continua il calo, anche nel Veneto, del lavoro autonomo. Il saldo sul 2021 è un saldo negativo. Ma di questo recupero degli occupati si può parlare quasi esclusivamente di lavoro a tempo determinato. Oltre l'80% delle nuove posizioni di lavoro aperte nel 2021 in Veneto è a tempo determinato; di questi circa un quinto con durata inferiore a trenta giorni.
Quanto al lavoro femminile, continua in questa regione un divario preoccupante di genere. Nel piano dell'occupazione, la differenza di donne che lavorano rispetto agli uomini in Veneto è la peggiore di tutte le regioni del nord. Abbiamo peggiorato il dato precedente all'inizio della pandemia. In Veneto nel 2021 il 65% delle imprese dichiara di non essere stato in grado di trovare gli addetti di cui avevano bisogno (fonte Fondazione Nord Est), e questo sottende una grande questione legata, ovviamente, alla formazione, ma anche ad un tema più strutturale. In Veneto nel 2021 (stima Istat) l'indice di povertà assoluta per la prima volta ha superato il 6,5%. Il reddito pro capite della ricchezza delle famiglie venete nel 2021 è al di sotto della media delle regioni del nord-est. Dal 2010 la ricchezza in Veneto è sostanzialmente rimasta invariata, ad inflazione che aumenta.
Le imprese in questa regione sono in difficoltà perché il Veneto è storicamente una regione caratterizzata da un'intensità energetica superiore alla media italiana, dunque in questa regione la crisi collegata all'approvvigionamento e ai costi dell'energia sarà una crisi che peserà moltissimo.
Poi, guardate, c'è la grande questione dell'emigrazione dei giovani (fonte Fondazione Nord Est). C'è un fenomeno della mobilità giovanile per studio e per lavoro che coinvolge tutte le aree sviluppate dell'Europa, in particolare del nord Europa. È chiaro che, anche in riferimento al tema dell'emigrazione giovanile, il Veneto registra i dati peggiori di tutto il nord-est. Rispetto alla Lombardia e all'Emilia-Romagna, che, certo, fanno espatriare, ma hanno una fortissima capacità attrattiva, tant'è che anche nel 2021 hanno presentato saldi positivi, tanti se ne sono andati, ma molti sono tornati, il Veneto è l'unica regione del nord-est che, anche in questo campo, presenta un tasso negativo.
Il rendiconto serve anche per rappresentare i progressi del territorio amministrato dal punto di vista contabile, ma anche dal punto di vista sociale, e devo dire che i dati di questa regione rispetto al 2021 sono seriamente preoccupanti. La ripresa si è fermata, il lavoro che c'è è troppo spesso lavoro precario, le donne faticano a trovare un'occupazione, non c'è capacità di incrociare in maniera efficace la domanda e l'offerta di lavoro, cresce l'indicatore di povertà, la ricchezza di questo territorio si sta indebolendo e le imprese faticano e faticheranno.
Lo dico perché so già come andrà a finire questa discussione. Nessuno mette in discussione l'eccellenza di questi territori. Nessuno mette in discussione che il Veneto è la regione fatta dalle donne e dagli uomini che sono stati capaci di costruire un futuro di progresso per sé stessi e per il Paese intero. Non c'è dubbio che il Veneto sia una Ferrari. Ma se dentro la Ferrari nessuno ci mette la benzina, come avete fatto voi in questi anni, anche la miglior macchina del mondo, più performante, quando finisce la benzina si deve fermare ai box. Forse è ancora maggiore la responsabilità di chi non mette la benzina nella Ferrari rispetto a chi ha una Cinquecento, perché a guidare una Ferrari sono capaci tutti. È guidare una Ferrari senza benzina, la sfida che avevamo e che avremo davanti nei prossimi anni, perché le questioni strutturali di cui ho cercato di raccontarvi dandovi cifre, non mie, ma di Fondazione Nord Est, Istat e Banca d'Italia, raccontano esattamente questo tema che abbiamo davanti. Sono questioni cruciali rispetto alle quali non si potrà continuare a fare quello che avete fatto dal 2015 in poi: confidare che la "Ferrari Veneto" andasse avanti da sola, che è quello che è accaduto dal 2015 ad oggi, con la benzina a pochi soldi.
Certo, ci sono un paio di questioni che ci danno una mano. La prima è il PNRR. Dentro una Regione che non ha capacità di programmazione e di investimento, che non ha investito, assessore Calzavara... Perché se io investo nell'anno più cruciale del mondo, il 2021, tra una pandemia e una guerra, 20 milioni di euro in spese in conto capitale, non credete neanche voi alla prospettiva centrale. Però, arrivano i soldi dell'Europa, quella che ha smesso di fare quello che state facendo voi dal 2015 e mette a disposizione risorse. Fa sempre piacere che, quando il Veneto è in difficoltà, chiede aiuto a Roma e all'Europa, e un po' di soldi ci arrivano, ma ‒ anche qua ‒ ho come l'impressione che, se non siamo messi nelle condizioni di costruire un piano complessivo di rilancio, neanche le risorse del PNRR potranno essere sufficienti a fare il pieno a quella Ferrari. Del resto, dei sedici programmi, delle sedici schedine che ci avete presentato a marzo, al netto delle questioni collegate all'ambito sanitario (Case di comunità eccetera), che vanno di vita propria, quante risorse arriveranno a questa Regione? Per il Polo dell'idrogeno, assessore Calzavara, che dovevate fare a Marghera (Scheda n. 16) arrivano quelle risorse? Avete convinto il Governo e l'Europa che quella era una scheda seria?
La scheda della concia... Quando vuole, collega Soranzo, potrà parlare. Quando sarà relatore anche di un provvedimento, anche tutto il tempo che vorrà. Però, mi pare che ci sia sempre il collega Sandonà.
Dicevo, il progetto sulla concia, importante, che ci aveva anche convinto, ha convinto il Governo e l'Europa? Arriveranno quelle risorse? Faccio alcune domande.

PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia. Collega Soranzo.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Faccio alcune domande, perché se noi abbiamo in mente una progettualità che poi, però, non siamo in grado di mettere a terra ho come l'impressione che anche il treno del PNRR rischi di essere un treno che ci vediamo sfrecciare davanti e andare a tutta velocità in un'altra direzione, che si chiama Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia, Friuli, tanto per stare con le Regioni rispetto alle quali abbiamo provato a fare una sorta di comparazione. Poi, certo, una parte rilevante delle risorse del PNRR, anziché essere gestita da questa Regione, è gestita dagli amministratori locali, dai Presidenti di Provincia. E meno male. D'altronde, se dovessimo solo affidarci alle risorse che la Regione del Veneto intercetta direttamente, ho come l'impressione che anche quello sarebbe un treno complicato.
Chiudo con l'ultima questione. È ovvio che l'analisi del rendiconto 2021 non può prescindere dall'elemento più importante del bilancio regionale, che è l'elemento che racchiude oltre l'80% delle entrate e delle uscite economiche di questa Regione, cioè il perimetro sanitario.
Il rendiconto 2021 della Regione del Veneto, infatti, ci conferma che lo Stato eroga per il servizio sanitario regionale circa 10,9 miliardi di euro. È giusto, assessore Lanzarin? 10,9 miliardi. A questi 10,9 miliardi che mette lo Stato effettivamente la Regione del Veneto aggiunge 7 milioni di euro, dunque arriviamo ai 10,9 miliardi, che è l'80% del bilancio regionale finanziato interamente, dunque, da risorse nazionali per la sanità.
È difficile entrare nel merito della spesa sanitaria perché – lo sapete benissimo, colleghi – nel bilancio regionale c'è un'entrata dallo Stato alla Regione e un'uscita dalla Regione ad Azienda Zero. Come Azienda Zero eroghi quei servizi è complicato vederlo guardando il bilancio della Regione. Bisognerebbe andare a vedere il bilancio di Azienda Zero. Per questo abbiamo chiesto un'audizione congiunta della Prima e della Quinta Commissione, proprio per andare a vedere precisamente anche quel pezzo di bilancio. Però, perché rimanga anche qua agli atti, visto che abbiamo sentito dire più volte che la Regione del Veneto è stata bravissima a essere la prima Regione d'Italia ad aver parificato, magari diciamo anche tutto quello che il Procuratore della Corte dei conti ha scritto dentro quel giudizio di parifica. Del resto, il Procuratore ha detto, sì, che abbiamo i conti in ordine, ha detto, sì, che dobbiamo continuare nella politica di risanamento dei conti di una Regione in disavanzo, ma ha anche detto che nell'ambito sanitario ci sono due o tre questioni su cui vale la pena fare un approfondimento.
La prima questione riguarda le liste d'attesa, sempre dal punto di vista di bilancio, non tecnico ovviamente, perché la Corte dei conti si esprime soltanto in base ai numeri. Ebbene, come è possibile che nel 2020 abbiamo messo 20 milioni di euro per la riduzione delle liste d'attesa e non li abbiamo spesi e non abbiamo ridotto le liste d'attesa, e nel 2021 rimettiamo altri 20 milioni di euro senza cambiare le ricette, quindi con il rischio che anche quelli non li potremo spendere?
È chiaro che la giustificazione per cui è meglio averli in casa, a bilancio, in attesa che lo Stato li svincoli, magari per poterli usare per qualche altra funzione, come ci è stato spiegato dall'Assessore in Commissione, non è sufficiente a rispondere alla domanda "come facciamo per ridurre le liste d'attesa?", che continua ad essere una delle questioni cruciali della sanità della nostra Regione.
Il Procuratore della Corte dei conti ci dice anche "cara Regione del Veneto, certo, avete speso tutti i soldi", laddove l'anno scorso ci aveva detto che di tutti i soldi che lo Stato ci aveva assegnato per l'emergenza Covid ne avevamo spesi solo un terzo. Noi quest'anno li abbiamo spesi tutti, infatti ci dice: bravi, li avete spesi tutti. Ma 300 milioni di rimanenze di mascherine – dice il Procuratore, dice la Corte dei conti, non io, ci mancherebbe – forse sono un po' troppi.
Soprattutto, il Procuratore della Corte dei conti ci chiede se abbiamo capito come si fanno le assicurazioni per le coperture dei danni sanitari, rispetto alle quali – lo cito perché il Procuratore l'ha detto in maniera esplicita – tornerà la Corte dei conti con un supplemento di indagine.
Bravo il Veneto, i primi a parificare, ma su questo, come su altre questioni (penso per esempio al tema degli stipendi dei dirigenti sanitari), dice: ma se io faccio un'assicurazione per coprire le ASL dal rischio sanitario, cioè dal fatto che un paziente faccia causa alla ASL, e metto una franchigia da 750.000 euro, che costringe di fatto le ASL, cioè la Regione, a spendere di più per coprire i danni rispetto a quello che ho di coperto dalla polizza... Se la Regione del Veneto, attraverso le aziende sanitarie nel 2021 spende 400 milioni per il risarcimento danni e l'assicurazione a cui pago i 14 milioni di premio ne spende un decimo, c'è qualcosa che non funziona in quella polizza assicurativa. Può capitare. Il problema è che nel 2022 quella polizza assicurativa è stata rifatta nella esatta identica maniera. Tant'è che la Corte dice: capisco che uno sbagli, ma quando poi rifai la polizza alla stessa compagnia, alle stesse condizioni, con la franchigia sempre a 750.000 euro, devo controllare che sia tutto in ordine, presidente Sandonà, e quindi mi riservo di approfondire questa vicenda.
Cito queste tre questioni, alcune rilevanti, penso alle liste d'attesa, altre importanti dal punto di vista economico, per dire che il perimetro sanitario è difficile da analizzare dentro un rendiconto in cui è riassunto da una voce di entrata e una voce di uscita. La riforma della sanità che ha costituito Azienda Zero... Faccio notare che la sanità in Veneto è in positivo. Ci lamentiamo che non abbiamo mai i soldi per fare le cure, per dare le prestazioni, per assumere i medici, per aumentare gli stipendi dei medici. Non abbiamo mai soldi, però il perimetro sanitario è più quello che riceve che quello che dà. È in attivo il bilancio di Azienda Zero. Sì, assessora Lanzarin, altrimenti significherebbe che il rendiconto è falso.
Il bilancio di Azienda Zero è positivo, è in utile, però non abbiamo mai i soldi per rinnovare le USCA, per migliorare i servizi di alcuni settori. Lo dico perché non si può piangere sempre il morto e poi avanzare sempre tutte queste risorse. Il tema, e chiudo davvero, è esattamente quello che dicevo all'inizio e quindi chiudo esattamente da dove ero partita.
Il rendiconto è uno strumento di bilancio che serve sicuramente per essere certi che l'ente abbia i conti in ordine, che gli obblighi di legge siano rispettati, che ci sia coerenza nella programmazione in tutte le diverse fasi previste, che ci sia coerenza tra gli impegni inseriti nel DEFR e le risultanze di bilancio. Certo, il rendiconto serve a questo, ma il rendiconto, proprio perché viene a posteriori dentro un Consiglio regionale, dovrebbe avere il significato di valutare se le politiche pubbliche finanziate con quei soldi sono all'altezza delle sfide che abbiamo davanti e se siamo stati in grado in questi anni di fare il pieno a quella Ferrari, perché proprio le macchine così prestanti, performanti, se rimangono troppo tempo ferme si ingrippano nel motore, e noi rischiamo di fare quella fine. Allora, o diamo un giro, cioè ci mettiamo nell'ordine di idee che dall'anno prossimo, che ormai è già qua, ma lo vedremo già tra una settimana con l'assestamento che – anticipo – quel giro non ci sarà e non c'è stato... O noi ci mettiamo nell'ordine di idee che la Ferrari ha bisogno di benzina e che la fase in cui va da sola è finita... Tutte le altre Regioni con cui noi dobbiamo competere lo stanno già facendo da tempo. Perché l'Emilia-Romagna è più attrattiva dei giovani di noi? Sono più bravi? Non credo. Siamo meno eccellenti? Non credo. Hanno solo messo la benzina in quel motore un po' di anni fa, mentre noi eravamo impegnati a ripristinare, a ripagare i debiti che voi avevate fatto negli anni precedenti e mentre ci spiegavate che non serviva altro perché il Veneto è una terra meravigliosa.
Mentre voi eravate impegnati nel raccontare ai veneti quanto sono bravi i veneti, vi siete dimenticati di mettere la benzina in questa Ferrari. Il rischio è che nei prossimi anni, con la crisi pandemica alle spalle e la crisi energetica ed economica davanti, ripeto, la Ferrari si inceppi e farla ripartire sia ancora più difficile.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Zanoni. Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La collega Camani ha già esaminato in maniera molto approfondita e dettagliata il provvedimento. Credo che sia giusto e doveroso, considerato che stiamo parlando dei fondi dei cittadini del Veneto, tornare su alcune questioni che la collega ha citato.
La prima è una questione che è stata molto dibattuta in quest'Aula e anche in Commissione, ossia la questione della grande opera del Veneto, la superstrada Pedemontana, che rischia effettivamente di diventare un macigno per i bilanci della Regione del Veneto, e non per i bilanci di questa legislatura, ma per i bilanci di decine di legislature. Stiamo parlando di un impegno che è stato preso nel 2017 con una convenzione che durerà 39 anni. Ed è un impegno pesantissimo, cioè quello di riconoscere al privato una quota fissa ‒ complessivamente, con i costi iniziali, si parla di oltre 12 miliardi di euro ‒ per la gestione di questa grande opera, con la decisione, attraverso questa convenzione del 2017, di portarsi a casa i pedaggi. Una genialata che ci costerà caro, anche carissimo, perché vuol dire essersi portati a casa il rischio di impresa, ovvero quella parte incognita che è costituita dai pedaggi, che dipendono dai flussi di traffico. Flussi di traffico che, come abbiamo visto dai primi dati, sono molto preoccupanti perché sono ben lontani dai 27.000 veicoli/giorno utili per portare alla pari il tutto. Siamo sui 7.000, sicuramente non è un dato che possiamo tenere come buono.
La collega Camani prima parlava della peggiore delle ipotesi, ma anche nell'ipotesi più rosea credo che arrivare a portare quei 7.000 veicoli a 27.000 sarà praticamente quasi impossibile. Dunque, quando dicevamo: attenzione, la convenzione fatta così non va bene, togliamo le castagne dal fuoco al privato sicuramente, gli diamo anche dei soldi, troverà sicuramente finanziamenti, ma noi ci portiamo a casa il boccone avvelenato, la polpetta avvelenata, che è quella dei pedaggi, ma sapremo come andrà la questione? Lo stiamo vedendo: è un'opera che purtroppo sarà per il Veneto come un cappio al collo che, man mano che passa il tempo, si stringe sempre di più. Questo è un bel problema, perché graverà costantemente, se non cambiano le condizioni, per 39 anni. Quante legislature sono?
Adesso è facile per noi dire che l'avevamo detto, ma non l'avevamo detto solo noi. Le avvisaglie erano tantissime e lo ha sempre detto anche la Corte dei conti. La Corte dei conti ha sempre detto: guardate che se non sono ben definiti gli allacciamenti con i Comuni, se non sono ben definiti gli innesti di Montecchio, se non ci sono certezze, se non ci sono tutte quelle opere di collegamento, rischia veramente di diventare un'operazione rischiosa per le casse della Regione del Veneto.
è qualcosa di cui cominciamo a parlare ora, ma purtroppo ne parleremo molto nel prossimo futuro, perché questo eventuale buco – non tanto eventuale, perché anche l'assessore Calzavara l'altro giorno, martedì scorso, ci ha prospettato appunto la possibilità di mettere a bilancio delle perdite – graverà sui conti della Regione. Qui sarà solo da decidere dove andremo a trovare questi soldi che servono a ripianare questo debito. Poi, in una situazione del genere, dove il carburante è andato alle stelle, abbiamo ancora più problemi, purtroppo, perché i pendolari (artigiani, commercianti e tutti quelli che usano i mezzi) subiscono questo rincaro incredibile del combustibile, ma ce l'hanno anche per quanto riguarda i pedaggi, che sono molto salati.
L'altra questione posta dalla collega è quella delle Olimpiadi di Cortina. Credo che anche qui qualche domanda ce la dobbiamo porre. Ricordo l'esultanza, all'epoca, per aver ottenuto, da parte dell'Italia, e non solo della nostra Regione, i siti interessati. Sembra però che adesso, man mano che andiamo avanti, stia diventando un problema. È notizia di qualche giorno fa il blocco delle operazioni per la salvaguardia, considerata la pista datata, bene in qualche modo censito, con i conti che aumentano sempre di più. Si era parlato inizialmente di 80 milioni, poi si è andati a 60 milioni, adesso si parla di 81-85 milioni, come fossero monetine, per un'opera che dopo ci costerà ancora. Anche qui, è un'altra palla al piede, perché una volta realizzata quest'opera ci potrebbe costare dai 300 ai 500.000 euro l'anno di manutenzione.
Stiamo accumulando delle eredità, delle palle al piede che veramente ci preoccupano.
Speriamo che non ci capitino altre disgrazie. In questi giorni vedo grandi allarmi per quanto riguarda la flavescenza dorata in viticultura, che colpisce in particolare il prosecco. Speriamo di non dover tirar fuori soldi anche per i danni che stanno colpendo questa coltura, perché effettivamente ci sono situazioni non dico drammatiche, ma quasi, di molti che si sono avventurati nel mondo del prosecco. Dico "avventurati" nel mondo del prosecco nel senso che magari prima non facevano neanche parte nel mondo dell'agricoltura, ma erano addirittura impresari edili che, avendo capito che acquistando terreni e impiantando uve da prosecco si facevano i soldi, si sono buttati. Però, la flavescenza dorata, il mal dell'esca e altre malattie, dovute anche all'intensità di questa produzione, si stanno verificando perché si manifestano quando c'è un'alta densità di una determinata coltivazione.
Speriamo di non dover mettere le mani nel portafoglio dei cittadini veneti anche per mettere riparo a questa evoluzione naturale che sta diventando quasi una monocoltura. In certe aree del trevigiano è già una monocoltura.
In conclusione, l'auspicio è questo: quando si adottano determinate decisioni nel chiuso del Palazzo bisognerebbe avere maggiore lungimiranza e magari ascoltare quello che dicono all'esterno, quello che dicono i Sindaci e le associazioni, magari anche quello che dice la Corte dei conti, perché io credo che un po' alla volta i nodi stiano venendo al pettine. Badate, non è solo una questione di politica e di responsabilità, ma è una questione che grava e graverà, purtroppo, sulle spalle di tutti i cittadini e contribuenti del Veneto.

PRESIDENTE

Grazie, collega Zanoni.
Assessore Calzavara, prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie. I produttori di Valdobbiadene ringraziano per la solidarietà il collega Montanariello.
Aspetto un attimo che rientri la correlatrice, perché credo sia... No, è qui. Siccome alcune osservazioni, come è doveroso che sia, arrivano dall'opposizione, è bene non solo gioire della relazione del relatore, che mette in evidenza la bontà dei conti della Regione del Veneto, i tempismi ancora estremamente performanti, che ci permettono di essere la prima Regione a Statuto ordinario a parificare, dati complessivamente positivi, che testimoniano la capacità di rapportarsi con cittadini ed enti che lavorano con la Regione, tenendo i pagamenti ancora a tredici giorni, avere la capacità costantemente di mantenere quel percorso che ha visto la Regione virtuosa a partire dal 2015 e iniziare un percorso di rientro, percorso di rientro, cara collega Camani, che hanno fatto tutte le Regioni.
La virtuosa Emilia-Romagna nel 2015 aveva un DANC di 1.483.054.000 euro e il Veneto di 1.612.000.000 di euro, l'Emilia-Romagna aveva un Fondo di anticipazione di liquidità di 945.000.000 di euro e il Veneto di 1.300.000.000 di euro, molto probabilmente legato dal punto di vista delle presenze, dei cittadini. Quindi, dei numeri che erano quelli della finanza del 2015, che era un mondo diverso, non quello al quale siamo abituati oggi, che fortunatamente ha visto iniziare le Regioni un percorso di virtuosità, che ha permesso loro di ridurre quegli elementi distorsivi, come ad esempio il DANC, che vede la Regione del Veneto, in particolar modo quest'anno, quasi azzerare il DANC. Nel giro di dieci anni, siamo partiti da 2.039.000.000 di euro nel 2014 e molto probabilmente il prossimo rendiconto vedrà un DANC a zero, considerato che grossomodo il trend è di circa 180.000.000 di euro all'anno, per cui il prossimo anno lo vedremo azzerato. Questo permetterà, naturalmente, di iniziare anche un percorso di scelte, che potranno essere quelle degli investimenti.
È curioso, da questo punto di vista, vedere due esponenti dello stesso partito chiedere cose contrastanti, perché da una parte la correlatrice Camani parla di pochi investimenti, dall'altra il collega Zanoni dice che ci sono troppi investimenti. Penso al rischio della Pedemontana. Credo che questa sia la differenza tra chi è seduto di qua e chi è seduto di là: chi vede la Pedemontana un cappio e chi vede la Pedemontana la Ferrari del Veneto del futuro. Questa è la differenza, che fortunatamente c'è. C'è chi vede la Pedemontana come uno straordinario strumento di crescita di questo territorio, in particolar modo di una delle aree a maggiore capacità di resilienza e di ripartenza, perché quello che andrà a servire la Pedemontana produrrà un ulteriore aumento del PIL del Veneto, e c'è chi, viceversa, magari per qualche migliaia di euro di perdita di qualche anno, va sui giornali o va in un primario sito on-line bassanese per avere un editoriale del suo direttore. Infatti, il collega Zanoni dovrebbe ricordarsi ‒ forse se n'è dimenticato, e l'anno scorso lui non lo ha approvato, ma lo ha discusso ‒ che all'interno del bilancio di previsione c'era una mensilità di perdite. Quindi, non ho detto cose diverse da quello che abbiamo sempre fatto.
Questo era il momento. Chiaramente si soffre quando si vede che un Presidente va ad aprire un ulteriore casello, va ad aprire ulteriori chilometri, quindi c'è una reazione che è innegabile. Io la comprendo, collega Zanoni. Lei ha fatto battaglie sulla Pedemontana e adesso le sta perdendo tutte. E molto probabilmente alla fine della legislatura perderà anche quella dei veicoli. Probabilmente lei ha la sfera di cristallo e riesce a vedere oltre quelli che saranno i flussi di traffico da qui al 2070. Quindi, ha questa capacità, che io le invidio. Ma io sono convinto che quello che è stato fatto seriamente dal punto di vista della previsione del traffico dimostrerà – lei, naturalmente, fa il suo mestiere ed è giusto che travisi quello che dico – che quelli che saranno i dati ci permetteranno di creare le migliori condizioni affinché quei 27.000 flussi giornalieri siano ulteriormente aumentati. D'altronde, questa è la capacità di chi fa impresa: cercare di creare le migliori condizioni affinché quel dato, che è un dato di partenza che dà un break even che ci permette di essere sicuri di non avere ricadute sul bilancio della Regione, possa in futuro essere un ulteriore dato in crescita. La prospettiva, naturalmente, di chi vede nella Pedemontana una Ferrari è quella di far sì che quella diventi un ulteriore strumento di crescita del nostro territorio, e non, come magari la vivete voi, di una ferita o di un depauperamento dell'ambiente.
Credo che questa sia l'essenza di questo rapporto diverso all'interno del rendiconto, che vede, secondo noi, una Regione sana, una Regione che continua ad investire. Lo abbiamo fatto in maniera diversa. Non sono solo i 20 milioni che facciamo nelle infrastrutture o quelli che faremo nell'assestamento, ma c'è un costante finanziamento, ad esempio, nei fondi della Comunità europea, che ci vede essere costantemente in overbooking dal punto di vista realizzativo. Anche in questo caso è un'eccellenza del Veneto rispetto ad altre Regioni. Sono scelte che si fanno in maniera diversa. Ho chiaro qual è la visione che avete da questo punto di vista di qual è la benzina che occorre all'interno della Ferrari, ma qui è stata fatta una scelta diversa: investire in una grande infrastruttura che possa essere un acceleratore dell'economia e possa generare ricchezza nel nostro territorio.
Un passaggio vorrei farlo sulle Olimpiadi. La Corte dei conti naturalmente fa il suo lavoro, che è quello di monitorare quelli che possono essere elementi anche di criticità di un bilancio proprio per le dimensioni di un'opera come questa, che non è un'opera banale. Non stiamo organizzando il torneo di calcetto a cinque, stiamo organizzando uno dei più grandi eventi al mondo, una vetrina internazionale, che ci permetterà, da questo punto di vista, di rendere ulteriormente attraente il nostro territorio. Anche in questo caso faccio un piccolo inciso: l'occupazione è tutta da vedere, perché il settore che sta maggiormente tirando in questo momento è proprio il turismo, che sta facendo numeri straordinari... Non so lei dove viva. Non so lei che numeri abbia. Credo che la stagione estiva del 2022 sarà pari o superiore a quella del 2019. Questo, anche senza la sfera di cristallo, sono in grado di dirglielo. Poi li confronteremo quando arriveranno i dati, perché fortunatamente io, anche perché un po' ce li ho in mano, riesco da questo punto di vista a essere un po' più credibile di chi magari si legge i dati Istat.
Detto questo, alcuni settori stanno soffrendo della mancanza di occupazione, quindi sarebbe il caso di fare una valutazione se alcune politiche che sono state fatte a livello nazionale, in primis il reddito di cittadinanza, abbiano privato tutto un sistema di accaparramento di forza lavoro, che oggi sta mettendo in grossissima difficoltà tutto un settore straordinario come quello del turismo, che molto probabilmente ci permetterà di scavallare anche una crisi difficile come quella che stiamo vivendo, riducendo la redditività delle aziende, ma mantenendo attrazione. Quello che vedete in questi giorni a Venezia è la testimonianza più vera.
Ritorno, dunque, al discorso delle Olimpiadi, una grandissima vetrina. Ho ritrovato – anch'io mi ero preoccupato – una dichiarazione dell'amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina 2026, Vincenzo Novari, che dice di avere contratti... L'osservazione che fa la Corte dei conti in particolar modo è legata al reperimento di sponsor. Ci sono due rilievi: uno è legato alle infrastrutture, che naturalmente è competenza dello Stato, non è competenza della Regione fare determinate opere di quelle dimensioni; l'altro rilievo, che è quello che preoccupa di più, è legato al reperimento degli sponsor, che è una componente importante nella tenuta dei numeri di un'Olimpiade costosa e complicata come quella invernale. Pochi giorni fa l'amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina 2026 ha confermato contratti per 280 milioni di euro, che considera circa il 50% di quello che serve. A distanza di quattro anni dall'evento, lo considero un dato assolutamente performante, superiore a quello che registra Parigi, che oggi ha meno del 50% a due anni dall'evento delle Olimpiadi. Quindi, sono numeri che rassicurano. Io credo che ci siano professionalità e sensibilità tali da monitorare costantemente questo tipo di evento, che naturalmente non può essere un evento sulla scorta dell'esperienza di Torino che poi veda due Regioni o due città a dover sopperire a quelli che potrebbero essere costi superiori a quelli preventivati.
Per chiudere, quindi, almeno per quanto mi riguarda, poi credo interverrà la collega Lanzarin per la parte sanitaria, la parifica ci dà la fotografia di un Veneto ancora capace di essere forte e propositivo, di essere estremamente performante, anche in assenza di ulteriori risorse, perché il percorso da qua alla fine del mandato del presidente Zaia vedrà mantenere quell'idea di un Veneto tax free, che avrà all'interno delle proprie realizzazioni, in particolar modo della Pedemontana, uno straordinario booster dell'economia del Veneto, che fra qualche anno andremo a raccontare.
Grazie.

PRESIDENTE

Prego, collega Bigon.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ci troviamo, come diceva la collega Camani, ad avere una spesa pro capite molto, molto elevata, rispetto agli altri servizi ovviamente, per quanto riguarda la spesa sanitaria. Però, di fatto, la Regione, se da una parte ha investito anche per quanto riguarda – porto l'esempio di una delle criticità della sanità – la lista d'attesa, dall'altra ad oggi non ha assolutamente risolto il problema. Noi abbiamo visto una ricognizione di quelli che sono i numeri, l'anno scorso, a settembre, dove veniva rilevata una lista d'attesa indicativa di oltre 300.000 visite arretrate. Nel gennaio-febbraio di quest'anno abbiamo detto di aver dimezzato. Anzi, l'anno scorso l'obiettivo era quello di raggiungere quantomeno l'eliminazione di questa lista d'attesa. Ci siamo trovati a gennaio-febbraio di quest'anno dove effettivamente i numeri non erano assolutamente stati ridotti, per arrivare poco tempo fa a fare una ricognizione di circa 200.000 visite arretrate. Questi almeno sono i dati di cui noi siamo in possesso.
La realtà è che sono stati, anche qua, investiti dei soldi. Infatti, ricordo che l'anno scorso sono stati investiti circa 40 milioni di euro, che sono stati riconfermati anche quest'anno. Tuttavia, un cittadino, se chiama il CUP o va direttamente ai servizi per chiedere una visita, non riesce ad ottenerla nella maggioranza dei casi. Se deve fare un intervento chirurgico che riguarda, ad esempio, una specialità oculistica nel Veneto, non riesce a farla, se non nei tre anni successivi. Altrimenti, ovviamente deve pagare. Faccio l'esempio di un intervento molto semplice, una cataratta, un intervento comunissimo, molto semplice, ma anche molto richiesto nel Veneto, e sappiamo che la popolazione ultrasessantacinquenne spesso ne fa richiesta: il cittadino paga dai 2.000 ai 3.000 euro. Se si richiede una visita cardiologica, succede altrettanto. Ma questo perché accade? Perché abbiamo certe specialità dove la risposta non viene data. Eppure, dei soldi sono stati versati o messi a disposizione. Ma abbiamo visto che nel 2020 questi soldi non venivano effettivamente spesi e probabilmente non saranno spesi nemmeno quest'anno, perché di fatto, a meno che non riceviamo solo noi le segnalazioni, ai cittadini non viene dato riscontro. Quindi, abbiamo un problema che risulta essere enorme.
Abbiamo ricevuto dei soldi da parte dello Stato molto importanti. In varie occasioni, visto che, comunque, al di là della visita specialistica, il filtro importante viene fatto dalla medicina territoriale, abbiamo richiesto il supporto amministrativo per sgravare quei medici, oltre il 50% nella Regione Veneto, che lavorano in medicina semplice, da soli. Questo era un investimento fondamentale, non dico per ridurre le liste d'attesa completamente, perché sappiamo perfettamente che ci sono specialità in cui abbiamo carenza di personale nel Veneto (il caso è Veneto), ma quantomeno per fare un filtro sulla prevenzione, che noi riteniamo fondamentale. Anzi, non siamo noi a ritenerlo, è davvero fondamentale per quanto riguarda la sanità pubblica. La prevenzione fa parte della sanità pubblica, è un elemento fondamentale. Questa era una cosa su cui, secondo noi, si sarebbe dovuto investire. Se abbiamo un problema di disorganizzazione e non di soldi nel Veneto è soprattutto perché mancano medici e il settore non è organizzato in modo corretto. Parlo di quello pubblico.
Se pensiamo, poi, che anche i medici – laddove poco tempo fa abbiamo deliberato che gli iscritti al primo, secondo e terzo anno potessero avere dai 1.000 ai 1.200 pazienti – sempre nel Veneto per il 30% lasciano; magari si sono iscritti al corso di Medicina, ma lasciano nel primo e nel secondo anno, perché magari entrano in altre specialità. Comunque lasciano. Sappiamo perfettamente che non è attrattiva come formazione. Non lo è più. Non lo è più nel momento in cui noi chiediamo al medico, pur non obbligandolo, e ci mancherebbe altro, di avere 1.000 pazienti quando sappiamo che la borsa di formazione viene retribuita la metà rispetto a un altro corso di specializzazione.
Un medico iscritto al primo, al secondo o al terzo anno prende 800 euro per quanto riguarda la borsa di formazione; un altro ne prende esattamente il doppio. Qualsiasi altra specialità. Credo che la Regione non debba, come sempre, fare riferimento a quello che può essere nazionale o a quello che può essere regionale, perché di fatto noi parliamo sempre di quello che è competenza soprattutto regionale.
Per non parlare, poi, di quelli che sono i servizi. Dopo affronteremo il Piano triennale per quanto riguarda la famiglia. Abbiamo una carenza di servizi, soprattutto per quanto riguarda i consultori, che è disarmante nel Veneto: noi non abbiamo la possibilità di avere una diagnosi precoce all'interno di un servizio del consultorio, non abbiamo la possibilità, se non dopo qualche mese, di avere la possibilità di incontrare uno psicologo, o comunque uno specialista, per quanto riguarda il supporto genitoriale o familiare. Non abbiamo specialisti all'interno dei consultori perché di fatto non sono stati per niente potenziati negli ultimi anni.
Così come da sempre porto avanti il fattore della salute mentale. Insomma, se noi parliamo di eccellenza, io credo che l'eccellenza vorrebbe dire un minimo di servizio nel momento in cui una famiglia – e dopo ne parleremo – ha un figlio con qualche difficoltà, chiede un supporto e non lo riceve o quantomeno non lo riceve nei tempi che sarebbero dovuti, perché di fatto sappiamo perfettamente che il 70% delle difficoltà, chiamiamole così per essere generici e comprendere tante malattie o tante psicosi oppure tante difficoltà, possono essere recuperate se prese in carico immediatamente. Quindi diventa una prevenzione veramente fondamentale anche sotto l'aspetto dei costi, perché se noi dobbiamo ripianare un costo che deriva o che viene dal 2015, indipendentemente dalla Regione Veneto, io credo che il primo risparmio sia anche l'investimento fatto bene in previsione dei minori costi in futuro.
Per non parlare poi dei problemi ospedalieri, dei "pronto soccorso". Noi andiamo a spendere tantissimi soldi per quanto riguarda l'esternalizzazione di servizi quando, in realtà, non ci chiediamo come mai non riusciamo ad avere dei bandi dove i medici partecipino, perché spesso risultano deserti e questa, insomma, è una cosa risaputa, lo sappiamo tutti. Nel momento in cui però ci affidiamo a una cooperativa, i medici arrivano. Sappiamo che è una questione anche in questo caso, come la medicina territoriale, di attrattività. Io credo che abbiamo avuto tutto il tempo e abbiamo tutte le risorse possibili per spenderli in un determinato modo questi soldi per avere un ritorno che sia da una parte di minor costo del futuro e quindi prevenzione e per dare un servizio a quelli che sono i nostri cittadini, che ne spendono quasi 2.000 anche loro per pagarsi le visite all'anno, perché non trovano il servizio pubblico; che non vengono garantiti nei LEA per quanto riguarda determinati servizi, e parlo, come dicevo prima, della salute mentale nei consultori, della diagnosi, delle visite, delle cure, delle prescrizioni mediche. E poi ci ritroviamo a parlare di quelli che possono essere i risparmi e gli investimenti, o meno.
Io credo che sulla sanità potremmo fare molto, molto di più riorganizzando il sistema, a tutela dei cittadini, indipendentemente dal reddito. C'è un'altra cosa: noi adesso abbiamo il 23% di persone over 65; fra qualche anno ne avremo molti di più, con cronicità delle malattie in modo molto più importante rispetto ad adesso e un bisogno di sanitari ancora più importante rispetto ad adesso. Per cui, è questo il momento, e siamo ovviamente già in ritardo, per dare una spinta alla sanità che veda veramente nella risposta a quello che ha detto la Corte dei conti, la lista d'attesa va vista da una prospettiva ovviamente diversa, che è quella più ampia.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Assessore Lanzarin, prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Ho ascoltato con molta attenzione le varie segnalazioni e le varie osservazioni che sono emerse.
Io c'ero alla parifica della Corte dei conti, ero in presenza, e ho ascoltato molto bene quanto è stato detto. Non si riferisce che è stato anche detto, rispetto ai conti della sanità – mi soffermo a parlare per quanto riguarda i conti della sanità – e a più riprese ribadito che il Veneto passa, e questo lo sapete, come tutte le altre Regioni, tramite il tavolo adempimenti del MEF e ha sempre avuto un passaggio positivo, altrimenti non viene certificato. Ci dimentichiamo di dire le cose che in quella sede sono state sottolineate.
Se noi iniziamo, e non è sicuramente nostra volontà, a fare paragoni con altri, è chiaro che anche rispetto al tavolo adempimenti MEF, dovuto per legge, in cui c'è la verifica annuale, fare confronti e paragoni con altre Regioni sarebbe, per quanto ci riguarda, a volte molto facile.
Però andiamo alle segnalazioni che la consigliera Camani ha sottolineato. Parto con il discorso rispetto alle giacenze magazzino. È vero, è stato sottolineato nella parifica che la Regione Veneto ha 319 milioni di giacenze magazzino. Cosa sono 319 milioni di giacenze magazzino? Sono 319 milioni di acquisti fatti in DPI: mascherine, grembiuli, camici, tutto quello che serve.
Io credo, alla luce dell'esperienza degli ultimi due anni, che avere un magazzino oggi ci permetta di essere tranquilli rispetto a quelli che potrebbero essere eventi che noi vediamo avere un'evoluzione che oggi ci coinvolge ogni volta in maniera diversa e avendo anche a monte, voi lo sapete, un PanFlu 2021-2023, quindi il Piano nazionale a declinazione regionale pandemico per qualsiasi tipo di pandemia, che ci dice che noi dovevamo fare magazzino, dobbiamo investire su questo, su questo, su questo.
Avere oggi un magazzino di questa portata vuol dire con una durata per quanto riguarda i DPI di cinque anni e vuol dire circa, in base allo storico che noi abbiamo visto con l'evento che è successo, 19-16 milioni al mese, e quindi questi DPI sarebbero consumati in due anni, quindi molto al di sotto – speriamo che non capiti questa cosa – dei cinque anni di scadenza. Credo che questa sia una gestione, anche alla luce dell'esperienza vissuta, da buon padre di famiglia. Non sono DPI che scadono; scadono in cinque anni. In base alla nostra ricognizione, alla nostra esperienza, con il consumo che noi abbiamo visto in due anni verrebbero consumati, senza contare che sono i DPI che noi, comunque, in caso di evenienza, daremo alle strutture per anziani, alle strutture per disabili, alle strutture della salute mentale, alla medicina territoriale, quindi verrebbero distribuiti avendo una capienza di un certo tipo.
Mi sembra che la giustificazione che noi possiamo dare è una giustificazione di buon senso e che va in linea anche con quello che è oggi – andiamo a leggerlo – il PanFlu 2021-2023, che ci indica anche, nelle varie categorie, nelle varie linee, come dobbiamo attrezzarci in caso di evento pandemico di qualsiasi tipo. Questo per quanto riguarda il magazzino.
Per quanto riguarda, invece, le liste d'attesa, oggi voi sapete che il problema delle liste d'attesa non è un problema veneto, è un problema nazionale. Non a caso il livello centrale ha stanziato dei finanziamenti per ogni Regione per il recupero delle liste d'attesa.
Il 2020, e in parte anche il 2021, 2020 e 2021 in cui sono stati redatti dei piani io ricordo che sono due anni in cui noi abbiamo chiuso per tre volte le attività ambulatoriali, chirurgiche, di elezione e programmatorie e l'attività di screening, proprio con l'evolversi della situazione pandemica, con le varie ondate. È chiaro che nei momenti di chiusura non si sono recuperate le liste d'attesa perché nel momento di chiusura abbiamo chiuso le prestazioni, quindi ne abbiamo accumulate, se vogliamo, ancora di più rispetto alle ricognizioni precedenti e abbiamo spostato, al momento della riapertura, il recupero delle liste d'attesa. Le liste d'attesa si recuperano ‒ e voi lo sapete ‒ con il personale. Oggi sapete anche la carenza di personale. Sapete nella fase pandemica, nella fase acuta della pandemia o nelle fasi diverse della pandemia, che il personale abbiamo dovuto in modo flessibile gestirlo, organizzarlo e utilizzarlo dove era più necessario. Quindi, è chiaro che si sono accumulate le liste d'attesa.
Vengo all'ultimo rinvio che c'è stato e all'ultima apertura, così abbiamo anche cognizione delle date e del quantitativo di recupero delle liste d'attesa. Noi abbiamo riaperto le attività chirurgiche di elezione e programmazione, le attività ambulatoriali specialistiche, quelle a 30, 60 e 90 giorni, che erano chiuse, l'8 febbraio 2022 con circolare della Direzione a tutte le aziende per dire che si ripartiva, si riapriva tutto quello che era prima congelato e bloccato. Dall'8 febbraio 2022 è iniziato il recupero oggi, come sapete con la verifica trimestrale. Verifica trimestrale che, poi, viene inviata puntualmente al Ministero, perché puntualmente il Ministero ci chiede i dati, che vengono controllati e verificati.
I dati che ho io sono dati freschi, perché la prima semestrale l'abbiamo avuta il 15 luglio, quindi quattro giorni fa, poi inviata al Ministero. Il recupero che noi abbiamo avuto nel primo semestre, che però è partito ‒ lo ricordiamo ‒ dall'8 febbraio, quindi più che un semestre sarebbero cinque mesi, se vogliamo proprio dirla, comunque è il primo semestre, ci dà un recupero. Dico due cifre generiche, arrotondate. Erano circa 460.000 ‒ a memoria ‒ prestazioni sospese tra ambulatoriali e specialistiche, ricoveri, chirurgia di elezione e chirurgia programmata e screening che erano stati comunque accumulati. Noi abbiamo oggi un recupero del 59% rispetto all'ambulatoriale, del 41% rispetto alla chirurgia ambulatoriale, del 40% dei ricoveri chirurgici e del 26% per quanto riguarda gli screening. Credo che questi dati, rispetto al Piano che dura al 31/12/2022, perché il Piano di recupero va al 31/12/2022, siano dati incoraggianti.
Guardate che questi due mesi sono difficilissimi per il recupero delle liste d'attesa e lo sapete benissimo; questi due mesi, luglio e agosto, sono due mesi che più o meno non dico vanno persi, ma sono due mesi difficili, perché noi ci troviamo con i sospesi (personale sospeso perché ha deciso in maniera volontaria di non vaccinarsi), un numero di personale importante oggi positivo al Covid (fortunatamente speriamo che sia iniziata la discesa), che vuol dire circa 200 persone tra medici, infermieri, OSS per ogni azienda sanitaria e in più personale che giustamente chiede oggi riposo, ferie, turni estivi. Quindi, è chiaro che questi due mesi sono anche due mesi in cui, lo sappiamo, l'attività va anche in riduzione legata a tutti questi eventi. Però io credo che un recupero di questo tipo ci faccia ben sperare che entro il termine della validità del Piano di recupero delle liste d'attesa al 31/12/2022 riusciremo a recuperare anche quanto è previsto e quanto si è accumulato.
Vi cito solo il numero delle prestazioni accumulate, galleggianti, sospese, non vi cito il numero di prestazioni che quotidianamente vengono invece prescritte, perché quelle continuano, ci sono e quindi vanno a sommarsi a queste prestazioni. E oggi c'è anche un'attività prescrittiva molto forte, su cui stiamo sicuramente anche qui controllando e cercando di capire. Nessuno piange rispetto a situazioni di mancanza di fondi o comunque di risorse. Abbiamo pianto sì, ma non piangiamo solo noi, piangono tutte le Regioni, rispetto alle spese Covid che non ci sono state ancora risarcite. Voi sapete che sono per le Regioni complessivamente – i dati ce li ha, se li volete, anche il coordinatore della Commissione Salute, il collega Donini dell'Emilia-Romagna – oltre i 4 miliardi, che comunque vanno a pesare oggi rispetto a un'attività legata alla pandemia che ancora c'è, perché comunque non è passata né si è esaurita.
Voglio fare anche una piccola precisazione, visto che è stata citata, rispetto alle USCA, in modo che ci chiariamo molto bene. Le USCA sono state previste con i decreti emergenziali, poi rinnovate, reiterate, non volute inizialmente, voi lo sapete, da parte dei medici in medicina generale, poi nel corso del tempo si sono anche ricreduti, però ancora hanno una visione particolare. Poi invece sono state definite, quindi è stata definita la cessazione definitiva il 30 giugno 2022, perché nel nuovo DM n. 77 il legislatore nazionale ha pensato di trasformare o comunque di vedere le USCA come UCA, che sono un'altra cosa, come verranno poi declinate.
Cosa fa la Regione Veneto e cosa fanno le altre Regioni? La Regione Veneto ha fatto la stessa cosa che hanno fatto le altre Regioni, a parte la Regione Sicilia, che è a Statuto speciale, e che probabilmente ha fatto una proroga. La Regione Emilia-Romagna e così la Regione Marche hanno fatto lo stesso provvedimento che ha fatto il Veneto, che quindi ha comunque autorizzato ancora queste unità, chiamandole UCA, con le stesse finalità, visto che c'era ancora una fase pandemica importante, e che quindi c'era ancora necessità che ci fosse supporto per la fase di assistenza a domicilio (tamponi, vaccinazioni e quant'altro) e le ha pagate non quanto venivano pagate prima, 40 euro, ma 32 euro. È la stessa operazione che è stata fatta dalle altre Regioni. Non è che le altre Regioni quindi le abbiano prorogate con gli stessi criteri, con gli stessi contenuti. Le hanno prorogate come noi. Questo è quello che è successo, e vorrei sottolinearlo.
Questione stipendi. È stato detto: se avete tanti fondi, perché non utilizzate i fondi che avete ricevuto per gli stipendi? Penso che ne abbiamo già discusso molte volte all'interno di quest'Aula: gli stipendi e i contratti sono nazionali. Oggi noi non abbiamo discrezionalità su questo. Abbiamo chiesto la discrezionalità, perché se andiamo a vedere i contenuti di quanto abbiamo chiesto nel documento per l'autonomia differenziata nel comparto sanità, abbiamo chiesto questa discrezionalità. Ma oggi non lo possiamo fare.
Oggi quindi vengono applicate le questioni legate a quello che è il contratto nazionale. Se ci riferiamo poi ai fondi integrativi, in cui c'è una sperequazione, sottolineata da noi, tra le diverse aziende sanitarie, su questa voi sapete che c'è stato un investimento della Regione Veneto, puntuale, e una richiesta, che ancora viene reiterata, che è dentro tutti i documenti, dal Patto per la salute 2018, quindi pre-pandemia, a tutti i documenti che sono stati redatti in questi due anni.
La richiesta all'unanimità, quindi senza differenza di colore politico, che le Regioni hanno fatto sul personale, sulle risorse, sui meccanismi al Ministero della Salute e al MEF, e ancora non ha trovato nessuna concretezza in provvedimenti legislativi, è di poter utilizzare la percentuale del 2% per andare a incrementare i fondi integrativi nostri e quindi superare quella disparità che c'è tra le singole aziende. Però, deve essere una norma nazionale che ci autorizza questa cosa. Non possiamo farlo noi. La proposta è lì, la proposta è stata reiterata, la proposta continua a venire e non andiamo a incidere sui bilanci degli altri, perché utilizziamo i nostri fondi. Però, siamo autorizzati a farlo. Anche questo, quindi, potrebbe intervenire non tanto sul salario che, ripeto, lo stipendio è nazionale, ma sul discorso legato, invece, alla questione dei fondi integrativi che comunque creerebbero quel quid in più che oggi sappiamo c'è. Le conosciamo molto bene le disparità che ci sono tra aziende e aziende.
Ultima questione la sollevo rispetto, invece, al tema delle assicurazioni che è stato sottolineato da parte della Corte dei conti. Ben venga, va benissimo se la Corte dei conti fa una verifica puntuale. Azienda Zero, che dal 2015, voi sapete, gestisce tutta la questione assicurativa centralizzata e non è più com'era prima che ogni singola ULSS aveva la propria gestione assicurativa, è pronta a fornire qualsiasi documentazione necessaria. Però, se io vedo i meri numeri che mi sono stati forniti, vedo sì, rispondendo alla consigliera Camani, che la franchigia è rimasta tra l'anno scorso e quest'anno inalterata, ma vedo che il premio assicurativo complessivo è diminuito di almeno il 24%. Non è cosa da poco, penso. I numeri credo vadano... Ripeto, ben venga qualsiasi chiarimento, qualsiasi delucidazione che la Corte dei conti vorrà chiederci e, come sempre abbiamo fatto, risponderemo puntualmente e con le varie indicazioni e osservazioni che ci vorranno chiedere, proprio perché non abbiamo nulla da nascondere.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Camani in replica.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Grazie anche all'assessore Calzavara e all'assessore Lanzarin che hanno contribuito alla discussione di oggi. Vorrei velocemente puntualizzare alcune questioni che mi sembrano importanti.
La prima. I conti della Regione del Veneto sono in ordine. Lo dice la Corte dei conti, lo dice lo Stato e lo diciamo anche noi. Aggiungo: e ci mancherebbe anche che non lo fossero! L'Assessore sa benissimo che se le Regioni sono in disavanzo scatta il commissariamento. Quindi, i conti sono in ordine. Bene, e ci mancherebbe!
Bene anche il recupero del debito. Io non sono contraria a un'operazione di rientro del debito, purché si dica chiaramente che l'operazione finanziaria in cui la nostra Regione è impegnata da diversi anni non è l'investimento, ma il recupero del debito, che deriva da debiti fatti da questa stessa Amministrazione. Tanto per mettere i puntini sulle "i". Ma mi va bene anche il recupero del debito. Mi va bene la velocità dei pagamenti. Ottimo dato, ottima performance. Magari, poi, facciamo un po' di attenzione quando facciamo i tabellari. Mi riferisco alla polemica di queste ore in riferimento alle opere pubbliche, all'aggiornamento dei costi. Va benissimo, diciamolo. Giustamente, l'Assessore chiede che si dica quali sono le cose che funzionano. Bene.
Bene anche, assessore Lanzarin, che il MEF ci certifichi il perimetro, la parte di bilancio che riguarda la sanità. Lei capirà che io non sono un dirigente del MEF. Sono un Consigliere regionale e pretendo di discutere in Consiglio regionale del perimetro sanitario. Poi, volendo, chiamerò anche il MEF per sapere. Ma mi va bene tutto. Faccio solo tre puntualizzazioni, perché lei ha voluto, giustamente, rispondere ad alcune questioni che ha sollevato la Corte dei conti. Sulle giacenze di magazzino dei 319 milioni di euro la Corte ha già preso atto delle motivazioni della Regione. Quando il Procuratore fa la requisitoria finale non se le inventa le cose: prima di puntualizzare ha già chiesto la documentazione alla Regione. Quindi, il Procuratore dice: "Malgrado mi abbiate spiegato di cosa si tratta, per me quelle rimanenze sono eccessive". Lo vedremo tra cinque anni. Se quelle mascherine saranno avanzate e buttate, ne risponderanno gli amministratori di fronte alla Corte dei conti.
Come sulle liste d'attesa, assessore Lanzarin, io non mi permetto, nella discussione del rendiconto 2021, di contestare a lei le modalità attraverso le quali state recuperando le liste d'attesa, anche perché i cittadini sanno quanto stanno in galleggiamento. I cittadini sanno che devono aspettare mesi e mesi anche per una prestazione ordinaria. Non serve che glielo dica io ai cittadini che le liste d'attesa in questa Regione sono infinite. Purtroppo, penso che neanche lei li convincerà. La contestazione che la Corte dei conti fa non è sull'incapacità o meno di recuperare le liste d'attesa, ma, collegata al bilancio, vi dice: se nel 2020 avete tenuto fermi, e sono tuttora fermi, 20 milioni di euro che il Governo vi ha dato perché dovevate, attraverso il pagamento di prestazioni straordinarie ai medici, ridurre le liste d'attesa e nel 2020 quei 20 milioni non li avete spesi perché voi avete detto alla Corte dei conti che non c'è personale sul mercato assumibile, la Corte dei conti dice: ma perché nel 2021 bloccate, impegnate altri 20 milioni che verosimilmente non potrete spendere per le stesse ragioni del 2020?
I 20 milioni del 2020 che il Governo vi ha dato... Poi non vi avrà ancora rimborsato le spese straordinarie, ma se nel 2020 io le do 20 milioni e lei se li tiene in tasca anziché spenderli, la Corte dei conti le chiede: perché non li hai spesi e soprattutto perché nel 2021 te li rimetti in tasca senza spenderli? è il vincolo della spesa che voi avete mantenuto tenendo i soldi nel cassetto anziché utilizzarli per altro. E anche qua solo perché lei ha risposto, guardi che la Corte dei Conti ve lo dice chiaramente rispetto all'assicurazione sul danno sanitario che quello schema è stato replicato, ma, testuali parole del Procuratore generale della Corte dei conti "nonostante la riduzione del premio assicurativo da 14 a 10 milioni non sembra eliminato il macroscopico ed ingiustificato sbilanciamento in favore della compagnia assicurativa in merito alla rilevata questione. La Procura si riserva di effettuare i relativi adempimenti". Questo lo dico perché non sono io il Procuratore della Corte e risponderete.
Ma, al netto di questo, i problemi della sanità ci sono. Non li affrontiamo oggi col rendiconto. Le liste d'attesa ci sono, la fuga dei medici da questa Regione nel sistema sanitario regionale c'è, la desertificazione della medicina territoriale c'è. Spiegherà quando sarà il momento le ragioni di questo. Quindi mi va bene tutto. Mi vanno bene i conti in ordine, il recupero del debito, la velocità dei pagamenti, il perimetro sanitario, tutto perfetto, ma la mia domanda è: e poi? Una volta che i conti sono in ordine, che ripaghiamo i debiti, che il MEF mi dice che spendo bene le risorse nella sanità, poi cosa succede a questa Regione? Perché guardi, Assessore, io e il collega Zanoni siamo perfettamente d'accordo, forse ci siamo spiegati male, che servono investimenti, ma ne servono di più e fatti bene.
Lei non mi può dire, o meglio, non mi convince se me lo dice, che nel 2021, nel 2022, in un mondo che cambia con il Veneto, le imprese venete, i cittadini veneti che dovrebbero essere collegati al resto dell'Europa, lei non mi può convincere che l'infrastruttura del futuro del Veneto è una superstrada che collega Vicenza a Treviso. Dovremmo andare in Baviera, a Parigi. Il Brennero. Ma le pare che il Veneto e le imprese del Veneto vinceranno la competizione andando da Vicenza a Treviso? Sul serio? Giusto la consigliera Rizzotto ci mette venti minuti in meno per venire in Consiglio, ma la competizione di cui hanno bisogno le nostre imprese davvero, secondo lei, è l'infrastruttura del futuro rappresentata dalla Pedemontana? Non sono convinta, onestamente. Mi citi anche la Jesolo mare e si capirà la sproporzione tra le ambizioni di questa Regione e le idee di chi la amministra, la differenza.
Investimenti, dicevamo: ne servono di più e fatti meglio. Il dissesto idrogeologico, ad esempio. Questa regione presenta rischi crescenti in riferimento al cambiamento climatico. Cambiano le prospettive di investimento di fronte a ciò che accade nel mondo. Il Veneto è per definizione una regione fragile per questioni morfologiche. L'assessore Bottacin lo sa meglio di me. A me va benissimo che quando viene giù un pezzo di ghiacciaio della Marmolada il presidente Zaia, con la maglietta del Genio civile, vada in sopralluogo, ma quei fenomeni saranno sempre più frequenti all'interno di un mondo che sta cambiando dal punto di vista climatico. Vogliamo intervenire dopo che è successa la tragedia della Marmolada o cominciamo a programmare investimenti che tengano conto dell'impatto che i cambiamenti climatici avranno ovunque, e qui in particolare?
La transizione energetica, Assessore, come la governiamo in una regione ad alto tasso di industrializzazione e, dunque, fortemente energivora? Ci mettiamo le pale eoliche, come in Puglia? Non credo. A che punto siamo? Se l'obiettivo è il polo all'idrogeno, le chiedo: in che mondo si vive con un progetto bello, ma che non sarà mai preso in considerazione, perché arriva tardi rispetto a quelli che hanno già avanzato gli altri?
Le ho chiesto: e poi cosa facciamo? I servizi ai cittadini. In questa regione, dove di lavoro ce n'è, le ho segnalato che si sta trasformando, sempre più frequentemente, qui come da altre parti, il lavoro precario. La risposta che è colpa del reddito di cittadinanza per me non è sufficiente. Non che non sia una delle questioni, ma se siamo una Regione che ha fatto del lavoro e dei lavori la cifra del proprio successo, non possiamo subire senza reagire il fatto che in questa regione il lavoro è sempre più precario. Tant'è che l'incrocio tra domanda e offerta, qui più che altrove, è sempre più difficoltoso. E noi cosa facciamo? Ci lamentiamo che c'è il reddito di cittadinanza? Questa è la risposta del Veneto ai problemi del lavoro?
Le ho posto il tema del lavoro femminile, e non soltanto perché è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Lei lo sa che il Veneto, tra le regioni del nord-est, è quella che ha la minore disponibilità di servizi per l'infanzia con i costi maggiori? Se io le dico che in questa regione c'è un problema di occupazione femminile, lei non mi può rispondere che è una questione che riguarda il reddito di cittadinanza. Servono più servizi all'infanzia, altrimenti le donne non possono lavorare. Per aprire e costruire nuovi asili nido non ci si mettono tre minuti. Serve progettazione e programmazione.
Se, poi, dopo aver pagato i debiti, recuperato e messo in ordine i conti, le chiedo cosa facciamo per le nostre imprese, guardi, Assessore, mi può parlare dei flussi turistici fino a domani mattina. Sono una fan del turismo. In questa Regione, però, quando si parla di impresa si parla di manifattura. Davvero, di fronte a un'economia che si ferma, che rallenta rispetto alle previsioni, con le esportazioni che sono in difficoltà, con le imprese che non riescono ad approvvigionarsi delle materie prime, lei a quelle imprese spiega che il turismo nel 2022 avrà recuperato i livelli del 2019? Bene. Mi sembra una risposta poco credibile, limitata quantomeno.
Chiudo davvero. Credo che noi, se vogliamo rendere la discussione attorno ai numeri di bilancio un po' utile, dovremmo discutere di questi temi. Altrimenti, diventa un fascicolo così grande di numeri, di relazioni che ci portano poco lontano.
Il giudizio, quindi, rimane esattamente quello che ho dato prima: conti in ordine, debiti ripagati, ma assolutamente insoddisfacente l'impianto rispetto alle sfide che il Veneto ‒ e non solo il Veneto ‒ ha davanti. Devo dire che anche le risposte date mi sembrano non adeguate.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento, quindi passiamo all'articolato.
Per una questione tecnica, iniziamo a votare dall'articolo 2, che riguarda le entrate di competenza dell'esercizio finanziario 2021. Se approviamo subito l'articolo 1, ossia l'approvazione del rendiconto generale, tutti gli altri articoli non hanno senso.
Quindi, iniziamo dall'articolo 2.
Ci sono dichiarazioni di voto? Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 3.
Ci sono dichiarazioni di voto?
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 4.
Dichiarazioni di voto?
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 5.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo, ora, all'articolo 6.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 7. Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 8.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 9.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 10. Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 11.
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso torniamo all'articolo 1 ("Approvazione del rendiconto generale").
Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 12. Non ci sono dichiarazioni di voto.
Mettiamo in votazione l'articolo 12.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'ultimo articolo, l'articolo 13.
Mettiamo in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo alle dichiarazioni di voto sul provvedimento.
Ci sono dichiarazioni di voto? Collega Possamai Giacomo, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Molto rapidamente, Presidente, visto che ha già detto molto la correlatrice Camani.
Il nostro voto sarà contrario su questo provvedimento per le motivazioni che sono state illustrate in precedenza. Ad ogni sessione di bilancio ci troviamo a fare più o meno gli stessi discorsi sul fatto che ci sia una sostanziale mancanza di coraggio, di investimenti e che si vada avanti semplicemente con l'ordinaria amministrazione.
Tra l'altro, so che l'Assessore è un appassionato di motori, per cui il riferimento fatto prima dalla collega Camani, sulla Ferrari e sulla benzina da metterci all'interno, l'avrà colto in pieno. Anche alcuni dei rilievi che sono stati mossi sul rendiconto destano preoccupazione. Prima la collega ha parlato, per esempio, della preoccupazione relativa a quella che potrebbe essere la Pedemontana se i pedaggi non dovessero essere quelli che tutti noi ci attendiamo, ma anche su altri fronti. Per cui, dal nostro punto di vista non basta.
Bene che sia arrivata la parifica, che sia arrivata in tempi rapidi, ma ‒ come si diceva prima ‒ così deve essere. Sarebbe stato gravissimo il contrario. Il punto, però, è che non vediamo quella voglia di investire sul futuro del Veneto che ci aspetteremmo dai bilanci di questa Regione. Per cui, ancora una volta ci troviamo a fare questo ragionamento, che abbiamo fatto sul bilancio preventivo e in tante altre occasioni.
L'auspicio è che, visto che andiamo incontro a una nuova stagione in cui discuteremo il bilancio del prossimo anno, si possa, invece, vedere qualche segnale, finalmente. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Soranzo, prego.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Credo di poter intervenire a nome del Capogruppo e di tutto il Gruppo consiliare di Fratelli d'Italia.
Parto dall'ultimo intervento del collega capogruppo Possamai, che mi ha confermato esattamente l'impressione che ho avuto dagli interventi della collega Camani. Dopo gli interventi mi sono convinto di più che questo è un bilancio che, lo dico alla collega Camani, testimonia due cose. La prima, che è gestito molto bene. La seconda, che ha nelle gambe muscoli per affrontare sicuramente le sfide del futuro dal punto di vista economico-finanziario. Se lei va a vedere lo specchietto nella relazione, è vero che l'assessore Calzavara recita che i 2 miliardi di DANC sono stati recuperati dal 2016 ad oggi, anzi saranno 122 milioni credo l'ultima rata, salvo modifiche che andremo a pagare, ma la verità è che sono 5 miliardi che sono stati contrattualizzati nel 2002, sono diventati 2 miliardi, quindi recuperandone ben 3, al 2015-2016 e ad oggi diventano praticamente quasi zero.
Significa che nei prossimi anni questo bilancio aprirà sicuramente i polmoni. Questo è un dato documentato. Correttamente la Corte dei conti nella parifica mette in guardia, ma io vorrei sapere quanti amministratori qui dentro, miei colleghi, non hanno visto nelle ordinanze della Corte dei conti continuare a stimolare tutte le attenzioni nella gestione puntuale, accurata nei punti di debolezza possibili, potenziali. Però, da qui a dire che questo è un bilancio – anche dopo le spiegazioni in ambito sanitario – che ha delle difficoltà, ce ne passa. Se le difficoltà sono rappresentate dalla capacità di recuperare queste risorse, Assessore, ne vedremo delle belle nell'aprire i polmoni nel bilancio economico. Ma c'è la Pedemontana.
La Pedemontana sicuramente è un impegno, lo vedremo, ma immagino anche che ci saranno tutti i provvedimenti e gli atti di coraggio di investimento. Dall'altro si dice che c'è una preoccupazione, ma allo stesso tempo che ci vorrebbe maggior coraggio negli investimenti.
Due sono le cose, siccome questa non è una zecca dello Stato, bisogna chiarirci le idee. Si dice che l'altro punto di debolezza sono le Olimpiadi. L'ha capito bene la collega Camani, come dicevo prima, nella parifica la stessa Corte dei conti dice che le motivazioni dei ritardi non sono ascrivibili solo alla nostra Regione. Leggo testualmente: "Tutti tali aspetti all'evidenza non sono ascrivibili alla sola Regione Veneto in quanto il quadro di riferimento vede coinvolto in primis lo Stato". Lo dice chiaramente la parifica.
Quindi, convintamente, mi sento di dire che se prima avevamo la convinzione che questo rendiconto, che giudica il 2021 e non guarda alle manovre che dovrebbero, secondo voi, guardare al futuro, ma che possono essere sicuramente manovre che, di fatto, possono cambiare l'esito di quella che è la conduzione, in base anche ai risultati acquisiti, sicuramente saranno all'interno dei provvedimenti di bilancio di previsione, di aggiornamento e di assestamento del corrente esercizio e pluriennale.
Come Gruppo di Fratelli d'Italia voteremo convintamente a favore di questo lavoro. Sicuramente non c'è da abbassare la guardia. Noi diciamo all'Assessore, alla Giunta, al Presidente che sicuramente ci vorrà un'attenzione particolare alla Pedemontana. La Pedemontana non è solo confinata a sé stessa come opera. Mi passi la chiosa, me l'ha chiesta il collega Sandonà.
Assessore, crediamo sia un'opera straordinaria e sarà straordinaria quando avrà il collegamento con Padova, e lo dico anche all'assessore De Berti, che è stata una delle prime cose che abbiamo chiesto, ma si dovrebbe, a mio avviso, lo dico ai colleghi, guardare alla complessità, alla manovra, alla visione complessiva. Da un lato, c'è la Pedemontana, dall'altro, ci sono le Olimpiadi. Tutto questo in una visione più completa, in un momento ‒ speriamo ‒ fuori dalle emergenze.
Concludo l'intervento facendo notare una cosa. Si dice che ci sono 5 miliardi del 2002 ‒ lo dico alla collega Camani ‒ e che stiamo pagando i debiti degli altri. Sì, ma andate a vedere gli interventi. È vero che ci sono varie spese, ma la maggior parte sono in investimento per calamità, per interventi di bonifica, per interventi di edilizia scolastica, materne, per interventi di prima assistenza, non solo alla calamità, ma alle alluvioni, e tanto altro ancora. Perciò non è che qualcuno è andato a farsi una cena o è andato a sperperare. Ci mancherebbe. È giusto. Però, passando così, politicamente, quest'Aula potrebbe licenziare che di fatto la Regione Veneto si è indebitata di 5 miliardi, adesso 2, per fare chissà cosa. Per fare che cosa? Ha avuto il coraggio di affrontare le emergenze, di fare gli interventi che probabilmente erano urgenti e indifferibili, e li ha finanziati anche con un debito non contrattualizzato.
Ha dimostrato di essere seria nelle previsioni. Quando qualcuno fa un debito, ma dimostra nel tempo ‒ e questo la Corte dei conti lo ha evidenziato ‒ di essere capace di onorare gli impegni intrapresi, anche economico-contabili, significa che è un'Amministrazione seria. Se fosse una famiglia, come lei diceva, collega Camani, sarebbe un padre di famiglia che, quando va a firmare il mutuo, lo sa anche onorare. Questo non è un elemento di poco conto. Soprattutto, se noi fossimo oggi analizzati come vengono analizzati i cittadini veneti italiani dal rating delle banche, noi avremo un ottimo rating. E questo rating dimostra che noi siamo capaci a pagare i debiti. Questo, al di là di tutto – noi non siamo d'accordo – sarebbe un elemento sicuramente di forza nell'analisi. Quindi, convintamente, confermiamo il nostro voto favorevole.
Grazie.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire il capogruppo Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Assessore Calzavara, lei pensava di aver fatto il suo compito con la parifica della Corte dei conti. Invece no, perché noi abbiamo una doppia parifica, l'abbiamo scoperto oggi: abbiamo la parifica anche della collega Camani, che, devo dire, ci dà sempre un pungolo molto importante nel migliorare. Per questo la ringrazio, perché noi pensiamo che l'opposizione abbia questo compito, cioè spingere la maggioranza a migliorare. Non è d'accordo? Pazienza. A migliorare.
Quando l'opposizione prende in prestito un'osservazione della Corte dei conti, che è quella del magazzino per i DPI (dispositivi di protezione individuale) e non va a verificare per quale motivo questi DPI sono stati acquistati, soprattutto alla luce di quelli che sono stati gli ultimi due anni e mezzo, credo che lì non si vada più a stimolare la maggioranza nel fatto di migliorare continuamente, lì si va a mettere quel pizzico di malafede che, secondo me, non ci sta. Non ci sta perché? Perché noi – l'assessore Lanzarin in primis, il Governatore e la Giunta – abbiamo il grande compito di prepararci a quella che è una situazione che purtroppo non conosciamo. La pandemia non è finita, lo ha detto anche lei. Questi DPI non scadono domani, sono DPI che possono essere utilizzati anche nell'attività ordinaria. Però sono dei dispositivi che, in una situazione di emergenza, come abbiamo vissuto negli scorsi anni, possono diventare fondamentali e, soprattutto, possono diventare utili anche per la popolazione. Perché sa, mentre questa Amministrazione compra DPI e fa magazzino, magari c'è qualcuno di là che pensa, in caso di un'altra emergenza, di fare una Commissione d'inchiesta Covid, l'ulteriore, per chiedere come mai non erano stati acquistati i DPI che servivano.
Io credo che si tratti veramente del buon senso del buon padre di famiglia quando si dice che si fa magazzino di materiale che può servire e che comunque verrà utilizzato dalla nostra sanità.
Nel suo intervento ho riscontrato un paio di contraddizioni. Lei dice che questa è una Regione che non fa investimenti, è una Regione ferma, è una Regione che non investe. Nello stesso momento, nello stesso intervento, però, ci critica perché abbiamo fatto partire e stiamo portando avanti il più grande intervento infrastrutturale del nostro Paese, che è la strada Pedemontana. Assessore, quanti rilievi ha fatto la Corte dei conti sulla Pedemontana? Zero? Neanche uno? Strano. Però, l'ha fatto la consigliera Camani.
Nell'ultimo intervento ci ha detto: "Ma come, voi pensate di fare un'infrastruttura strategica unendo Treviso a Vicenza?". Io sarei un po' preoccupato se fosse una Regione vicina, perché a questo punto dobbiamo arrivare a Ventimiglia, a Tarvisio per collegarci con l'estero. Perché questo ci chiede. Nello stesso intervento ci viene a dire che le Olimpiadi, quelle sì, quelle sono una spada di Damocle, non sono un'opportunità che lancia il nostro territorio a livello internazionale. No, quelle sono una spada di Damocle, non sono un'opportunità che porta un miliardo di euro di investimenti infrastrutturali sul nostro territorio. No, quella è la spada di Damocle.
È qui che, secondo me, lei sbaglia, quando mette l'ideologia prima di quella che è la vera situazione nel nostro territorio; un territorio che lei definisce una Ferrari, e su questo siamo tutti d'accordo, una Ferrari senza benzina. Attenzione: se la benzina che lei intende mettere è l'aliquota IRPEF, credo che in questo momento questa Ferrari abbia bisogno di tutto fuorché di nuove tasse. Quando lei descrive il nostro territorio come il nuovo deserto post nucleare, dove i ragazzi scappano, le industrie chiudono, gli artigiani non vogliono andare avanti, c'è spopolamento, tutti vanno verso le altre regioni perché sono più belle e più brave di noi, credo che la situazione che si è venuta a creare (inflazione, costo delle materie prime, costo dell'energia) possa vedere poche leve da parte della Regione per andare a contrastare un fenomeno che riguarda tutta l'economia mondiale.
Una delle poche leve che può fare la nostra Regione è non mettere tasse ai nostri cittadini. Questa è l'unica leva che noi abbiamo in mano in questo momento. Questa benzina che lei vuole mettere nella nostra Ferrari sarebbe la benzina che va a bruciare la casa, la benzina che andrebbe a fermare ancora di più un territorio e un tessuto economico in grave difficoltà, non per volontà nostra o per mancanza di investimenti, ma per una congiuntura internazionale che di sicuro non abbiamo voluto noi, né con la pandemia, né con la guerra.
Chiudo parlando di sanità. Quando con un po' di sarcasmo lei dice: "Lo Stato mette 10,9 miliardi, il Veneto mette 7 milioni", io la sfido, sfido lei e il suo partito: ci dia una mano a portare avanti la richiesta di autonomia del nostro territorio. Facciamo in modo che questi fondi siano utilizzati in piena autonomia della nostra Regione e dopo vediamo come riusciamo a portare avanti la sanità, comprese le liste d'attesa. Dateci la possibilità, aiutateci a portare a casa la contrattazione regionale per gli stipendi dei medici, perché è troppo facile venire qui a dire "i medici prendono troppo poco" sapendo che i contratti sono a livello nazionale. Dateci una mano a portare a casa la loro autonomia. Fate votare il vostro partito a favore quando arriverà in Parlamento, se mai qualcuno avrà la volontà di portarla in Parlamento. E allora vedremo.
Quando avremo questa possibilità, e avremo la possibilità veramente di pagare di più i nostri medici per quello che fanno, allora lì voglio vedere come andranno le liste d'attesa.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione il progetto di legge n. 139 di iniziativa della Giunta regionale relativo al Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2021.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7



PROGRAMMA 2022-2024 DEGLI INTERVENTI DELLA REGIONE DEL VENETO A FAVORE DELLA FAMIGLIA. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 44) INIZIO

Relazione della QUINTA commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Zecchinato
Correlatrice: Consigliera Zottis

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 7) all'ordine del giorno.
Relatore il consigliere Zecchinato.
Prego, collega. Si prenoti, per cortesia.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
La Regione Veneto, nell'osservanza dei princìpi sanciti dalla Costituzione, dallo Statuto e dalla Convenzione sui diritti del fanciullo, promuove e persegue una politica organica ed integrata volta a riconoscere e sostenere la famiglia nel libero svolgimento delle sue funzioni sociali e ha approvato a tal fine la legge regionale n. 20 del 2020 "Interventi a sostegno della famiglia e della natalità".
La stessa legge prevede, peraltro, il programma triennale degli interventi a favore della famiglia previsto dall'articolo 4, primo comma.
Il programma si pone quale piano di iniziative organiche ed integrate di ampio respiro territoriale e temporale, che punta a innalzare la qualità degli interventi verso la famiglia messi in atto dall'Amministrazione regionale e dagli enti pubblici e privati che compongono il sistema integrato di interventi e servizi sociali configurato dalla legge n. 328/2000 ("Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali").
La proposta inerente al programma triennale degli interventi è contenuta nella deliberazione della Giunta regionale, poi approdata in Quinta Commissione consiliare. Questo programma degli interventi è stato approvato dalla Giunta regionale, a seguito anche della valutazione in Cabina di regia per la famiglia, che è stata istituita dalla legge regionale e poi anche con la delibera di Giunta n. 816 del 23 giugno 2020, e in Quinta Commissione ha avuto anche una serie di audizioni con i soggetti interessati. Ricordo che sono stati auditi: il Forum Veneto delle associazioni familiari, il Centro famiglia di Treviso, l'Associazione Nazionale delle Famiglie Numerose, l'Associazione Articolo 26, l'AFI, la Federazione Centri di aiuto alla vita e l'associazione "Se non ora quando".
Il programma di interventi, che andrò ad illustrare brevemente, sostanzialmente è il programma che fa riferimento al triennio 2022-2024. Il programma ritiene che la famiglia sia la risorsa...

PRESIDENTE

Colleghi, il consigliere Zecchinato sta illustrando il provvedimento. Per cortesia.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Il programma ritiene che la famiglia sia la risorsa fondamentale per l'incremento del capitale sociale e ritiene che la famiglia sia il pilastro centrale del nostro sistema sociale. La famiglia è vista anche come strumento di formazione, come strumento di sostegno e come condizione per il mantenimento della coesione sociale.
Il Piano, in sintesi, è articolato in quattro punti: la descrizione delle caratteristiche delle famiglie presenti sul territorio regionale; la rappresentazione dello stato attuale delle iniziative sviluppate dalla Regione in favore della famiglia; l'evidenziazione del percorso metodologico e di coinvolgimento di organismi istituzionali e della comunità, per avere un programma aderente alle necessità; la descrizione degli obiettivi da perseguire, con puntuale declinazione delle modalità, forme di azione, priorità, risorse economiche e strutture regionali coinvolte.
Il programma, nel descrivere lo scenario, ha preso in considerazione i dati del Sistema statistico della Regione Veneto (il sistema SISTAR) per il 2019. Sostanzialmente, questi dati del 2019, anche se raffrontati con i dati estrapolati dal rapporto ISTAT nazionale con i vari trend 2010-2011/2020-2021, si vede che la fotografia al 2019 utilizzata dal programma è sostanzialmente coerente. Anche perché segue le tendenze in atto, ovvero che nel tempo c'è un incremento di persone sole, un dato indifferenziato, o comunque in leggero aumento, delle coppie senza figli, meno coppie con figli e più coppie monogenitoriali. Tra queste coppie soprattutto si vede che in Veneto queste coppie monogenitoriali 8 volte su 10 sono riferite appunto a donne monogenitori.
Si tratta di azioni a medio e lungo termine, per cui anche gli effetti chiaramente tendono a vedersi a medio e lungo termine, per cui anche l'evoluzione è lenta.
Al 2019, nel dato che è stato considerato, la popolazione veneta era di 4.879.133 individui, con 2.981.446 famiglie, nascite che diminuiscono del 5,2% rispetto all'anno precedente e una presenza di stranieri intorno al 10%. Dall'analisi dello scenario si vede che ci sono più anziani che vivono soli, soprattutto over 74, saliti del 39% in 10 anni.
Come dicevo prima, ci sono più famiglie unipersonali, soprattutto tra i 45 e i 64 anni e ci sono meno giovani che vivono soli, inferiori ai 45 anni. Anche le coppie fanno figli più tardi, raggiungendo i 32 anni per la donna e i 36 per i maschi.
Do altri dati che sono utili poi a capire le previsioni del programma. Tra le coppie con figli il 45% hanno un figlio, il 44% due figli, solo l'11% più di due figli. Sostanzialmente, anche nelle nuove tipologie familiari c'è un'evoluzione e, tra l'altro, la crescente instabilità coniugale porta anche ad avere famiglie ricostituite, come dicevo prima, famiglie monogenitoriali e anche famiglie derivanti da unioni civili.
Rimane comunque centrale il ruolo della famiglia.
Questa tendenza è visibile un po' anche in tutta Italia, ma dai dati analizzati sempre guardando alle serie storiche ISTAT, si vede solo una leggera differenza delle coppie con figli nel Mezzogiorno, dove questa resiste un po' di più rispetto al resto al resto d'Italia.
Il Piano, sempre in sintesi, prevede sostanzialmente uno stato attuale con i servizi che vengono erogati. La Regione Veneto si può definire una Regione innovativa anche in questo senso, avendo spesso anticipato le linee operative nazionali con una grande attenzione alla fascia 0-6 anni, quindi alle famiglie con questi bimbi.
I servizi (li cito velocemente) sono relativi a: potenziamento e riqualificazione dei servizi socio-educativi per la prima infanzia; alleanze territoriali per la famiglia; reti familiari; sportello famiglia; consultori familiari pubblici; consultori familiari socio-educativi; sostegno alle famiglie in situazioni di bisogno; favorire lo sviluppo e il coordinamento del sistema regionale dei nidi di famiglia; family audit. Sono costantemente monitorati, e tra l'altro, con il nuovo Piano si prevede anche l'implementazione di un nuovo indicatore, questo per l'assegnazione anche delle risorse, che è il fattore famiglia. È un fatto molto importante, è un indicatore in costruzione con l'Università e serve per andare oltre l'ISEE.
Anche questa è un'innovazione importante, nel senso che ci potranno essere delle pesature specifiche per i figli a carico, pesando il carico per classi di età in base alle disabilità, alla perdita di lavoro, al fatto che ci sono mono-genitori, quindi con un'attenzione particolare che va oltre la mera valutazione dell'ISEE.
Dal punto di vista metodologico, l'organizzazione pianificatoria di riferimento ha seguito due profili: uno è quello procedurale, che quindi si rifà alla legge regionale n. 20 del 2020 e all'indicazione della Cabina di regia. Poi invece, dal punto di vista dei contenuti, è un Piano che logicamente si rifà alla normativa nazionale, in particolare al Piano nazionale degli interventi e dei servizi sociali 2021-23, al Piano nazionale di ripresa e resilienza, perché considera anche questo Piano e la delega al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.
A livello regionale si rifà poi anche al Piano socio-sanitario della Regione Veneto 2019-2023 e alle direttive inerenti al Piano di zona dei servizi sociali. Ha tenuto conto anche del periodo di pandemia, del Covid, chiaramente, per le situazioni che si sono venute a creare.
Il Programma triennale della Regione del Veneto a favore della famiglia ha previsto una destinazione di risorse, per il 2022, pari a 28.790.092 euro, più una serie di interventi, oltre a questi, che sono finanziati o che saranno meglio finanziati, poi è da vedere come saranno declinati, con la programmazione dell'Unione europea 2021-2027.
Ricordo che lo stanziamento nel 2021 è stato pari a 12.797.352 euro. Chiaramente, rispetto alle somme che abbiamo destinate per il 2022, non includeva gli interventi per il potenziamento e la riqualificazione dei servizi socio-educativi destinati alla prima infanzia, che invece noi comprendiamo nella programmazione 2022.
Dando una lettura sintetica degli interventi previsti dal programma, abbiamo interventi per potenziamento e riqualificazione dei servizi socio-educativi destinati alla prima infanzia pari a 15.500.000 euro; progetti di riduzione della retta di frequenza dei servizi socio-educativi della prima infanzia 4.900.000 euro; attivazione del fondo per Comuni che attivano progetti per famiglie fragili 5.180.000 euro; sviluppo coordinamento sportello per la famiglia 500.000 euro; potenziamento delle funzioni di assistenza e mediazione familiare presso i consultori familiari 2.410.092 euro; valutazione di impatto familiare in ambito del sostegno della famiglia della natalità 300.000 euro.
Come dicevo prima, accanto a questi ci sono gli interventi da programma che si prevede di finanziare con la programmazione europea 2021-2027. Sono interventi per armonizzare il tempo della famiglia con quello lavorativo, il coinvolgimento di entrambi i genitori nelle informazioni riguardanti i figli in caso di separazione, azioni per responsabilizzare le persone che ricevono aiuto o accrescere la capacità di lettura dei bisogni o comunque intercettare forme di disagio in incubazione.
Accanto alle risorse previste per il 2022 e alle risorse che si prevede di destinare con la programmazione 2021-2027, ci sono chiaramente anche gli interventi che vengono già portati avanti dalle comunità locali, dai Comuni, ad esempio riguardo ai servizi a domanda individuale. Penso, ad esempio, alla mensa, trasporto scolastico e altri bonus che già molti Comuni hanno messo in atto. Questi sono interventi a livello locale che si aggiungono.
Solo una nota per ricordare che il programma è stato discusso, come ho detto prima, in Quinta Commissione consiliare.
È stato anche positivo vedere la reazione dei soggetti auditi, in quanto si tratta di un programma atteso e anche valutato positivamente.
Ho terminato. Ringrazio e auspico che il Consiglio lo possa votare all'unanimità.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio, chiaramente, chi ha lavorato a questo Piano. Riteniamo che la proposta di deliberazione amministrativa in discussione e in approvazione sia sicuramente un atto di estrema importanza e anche di estrema complessità, anche vista la situazione che stiamo attraversando come Paese, ma anche come Regione, dal punto di vista socio-economico.
Poco fa si ricordava come la pandemia non sia conclusa e come da questo e altri, purtroppo, eventi socio-economici dipenda anche un cambiamento della situazione. Evidenziamo il fatto che, rispetto anche ai dati che in qualche modo abbiamo sentito citati dal relatore oggi, alcuni del 2019, ci sia purtroppo un cambiamento per alcuni aspetti in negativo per quanto riguarda la povertà totale, la situazione di disagio del mondo giovanile e la disoccupazione femminile (questi sono solo alcuni esempi). Inoltre, come questo Piano sia sicuramente interdipendente, quindi la valutazione va fatta a 360 gradi con gli altri Piani, dal Piano della povertà al Piano socio-sanitario, in cui la salute è intesa come perno fondamentale del benessere, a quello che è il fondo che abbiamo votato, quello sì all'unanimità, sulla non autosufficienza e per le persone disabili questa settimana in Quinta Commissione; e come questo Piano ‒ il relatore citava alcune forme di finanziamento, di riforma nazionale ‒ debba essere sempre più interdipendente rispetto alle novità introdotte dal PNRR, guardando, però, all'evoluzione della situazione e anche a quella che è la nuova programmazione europea, quindi a quelli che sono anche i fondi del FESR e dell'FSE, e non solo. E come, comunque, ci sia sempre più bisogno di avere una visione coordinata, un'integrazione sempre più forte, non solo verso i servizi educativi, che abbiamo anche ben enucleato all'interno della Commissione.
Ci sarebbe piaciuta una discussione più puntuale ‒ e ringrazio per la presenza l'assessore Lanzarin ‒ per quanto riguarda i servizi di tipo formativo, lavorativo, culturale, sociale e sanitario. L'aspetto lavorativo, l'aspetto formativo, l'aspetto culturale viene citato anche all'interno della legge, viene citato all'interno del Piano, viene citato all'interno del Family Act nazionale. Ma su questo poi ritorneremo.
Sicuramente riteniamo fondamentale lo strumento delle Alleanze per le famiglie, che possono fare la differenza rispetto al contesto e ai progressi futuri, ma speriamo ci sia un monitoraggio puntuale per raggiungere i risultati relativi agli obiettivi indicati nel programma e capire tempi e modi del monitoraggio.
è evidente che condividiamo il concetto di famiglia, inteso come nucleo fondamentale della nostra società, ma è altrettanto evidente, lo ha detto anche il relatore, come emerge dall'analisi del contesto e dello scenario, che aumenta il numero di famiglie unipersonali, monogenitoriali, delle unioni civili, delle unioni civili di persone dello stesso sesso, delle famiglie senza figli e ricostituite. Questa tendenza imporrà sempre più un'approfondita riflessione sull'approccio delineato rispetto al provvedimento che stiamo votando oggi e alla gestione dei servizi stessi.
Riteniamo importante l'attività di mediazione, che dovrebbe vedere un forte coinvolgimento delle cosiddette "famiglie tradizionali" e, visto l'aumento di separazioni, delle famiglie ricostituite. L'impostazione delle Alleanze per le famiglie ‒ come è evidente ‒ nasce anche con l'obiettivo di un'integrazione tra famiglia e società, quindi tra benessere familiare e benessere sociale, che non sono la stessa cosa, ma sono sicuramente interdipendenti. Per un aumento reale del benessere familiare e sociale e un aumento della natalità è altrettanto evidente come la soddisfazione dei giovani, delle donne, degli uomini sia fondamentale in termini di crescita e attività lavorativa.
Interessanti, in questo senso, sono anche i progetti dei quartieri di comunità, che si stanno sviluppando in alcune realtà venete. Per questo abbiamo presentato una serie di emendamenti e ordini del giorno, per sottolineare come tra gli obiettivi del programma sia indispensabile la promozione della parità di genere nell'accesso al mondo del lavoro e della parità retributiva, anche alla luce della recente legge approvata dal Consiglio regionale stesso.
Come evidenzia la legge nazionale "Family Act", è determinante l'approccio di genere nelle varie attività programmatorie e di investimento. Per questo pensiamo che anche il Programma degli interventi a favore della famiglia dovrebbe riservare ampio spazio a questo tema, ad esempio nelle Alleanze familiari e nelle attività di welfare di comunità, per garantire reali e regolari incentivi al lavoro femminile e detrazione per i servizi di cura, e nella promozione del lavoro flessibile.
Ampio spazio nel Programma viene dato ai servizi per l'infanzia e ai consultori. Il tema, per quanto riguarda i servizi per l'infanzia, rimane sempre quello dell'accessibilità economica e della capillarità. Vengono citati più volte i nidi in famiglia, sui quali sarebbe fondamentale un costante monitoraggio rispetto alle difficoltà in cui queste strutture si sono trovate a causa della pandemia, un ricontatto con loro. Si tratta, infatti, di un servizio importante su cui la Regione ha posto correttamente vincoli strutturali e formativi per accrescere la qualità e la sicurezza del servizio stesso. Pertanto, pensiamo non si possa sottovalutare la loro progressiva chiusura o sostituzione con tipologie di servizi non controllabili, non controllati e integrati nella rete. Pensiamo sia fondamentale un potenziamento dei servizi per la prima infanzia, ma anche di quelli per i bambini e i giovani delle fasce d'età successive, alla luce degli orari lavorativi delle famiglie. Sono necessari un sostegno e una programmazione maggiori, attività di doposcuola e centri estivi. Fondamentali, inoltre, le attività dei consultori pubblici, anche in termini di formazione di giovani coppie, e degli enti educativi e formativi.
L'educazione all'affettività, alla sessualità, all'uso consapevole dei metodi contraccettivi, alla genitorialità sono aspetti diversi che devono trovare maggiore spazio. Tutto ciò è possibile anche attraverso il rafforzamento dei consultori pubblici, che lavorano in rete con i mondi associativi, formativi ed educativi del territorio. Ho visto, su questo, un ordine del giorno simile, della presidente Brescacin, che sottolinea l'importanza di avviare le attività formative anche in rete con il mondo esterno. Adesso l'ho semplificata.
Crediamo ci sia una condivisione con i vari mondi dei consultori socioeducativi del privato sociale e che ci sia una condivisione con i vari mondi associativi e sindacali sulla necessità di potenziare i consultori pubblici.
L'accrescimento dell'autonomia giovanile è un altro aspetto che pensiamo prioritario sia per costruire politiche relative alla natalità sia per un benessere sociale maggiore. Su questo aspetto, fondamentali risultano le azioni di valorizzazione dei talenti, ma altrettanto importante è il sostegno concreto ai giovani nelle attività di indipendenza verso la famiglia durante il percorso scolastico e i processi formativi sopraccitati. Per questo auspichiamo che si possa trovare in futuro, magari anche nella valutazione finale della legge, in sede di Commissione, maggiore spazio proprio su questo aspetto, che viene citato all'interno del Family Act nazionale, assicurando il protagonismo dei giovani under 35 promuovendo la loro autonomia finanziaria con un sostegno per le spese universitarie, per l'affitto e la prima casa, oppure per quelle che saranno le manovre di bilancio successive.
Le politiche educative, formative, sociali e lavorative sono, chiaramente, interdipendenti tra loro. Per questo riteniamo cruciale un coinvolgimento maggiore della cabina di regia, ma anche un suo allargamento a quelle associazioni e parti sociali che si occupano dei temi del lavoro, dell'inclusione giovanile e femminile, della violenza di genere. È evidente che anche questa proposta richiede comunque una necessaria revisione eventuale della legge regionale n. 20/2020 , e non può trovare accoglimento all'interno del Piano.
Si tratta di rafforzare quella rete di sostegno e promozione del benessere sociale delle famiglie, dei bambini, delle bambine, dei giovani, degli uomini e delle donne che ne fanno parte, di introdurre competenze diverse e un approccio di genere nel linguaggio e nelle azioni, come indicato da disposizioni europee e da norme nazionali, il che può generare maggiore diffusione di ricchezze socioeconomiche, approccio fondamentale anche rispetto all'aumento della povertà assoluta. Esiste un potenziale rosa – oggi c'è anche un articolo su "La Stampa" – scarsamente valorizzato nel nostro Paese, non solo all'interno della nostra regione. Questo incide anche nella competitività stessa.
Attraverso un ordine del giorno abbiamo voluto evidenziare l'importanza di sostenere anche il mondo delle persone disabili, con particolare riferimento ‒ questo è un ordine del giorno della collega Bigon ‒ alla figura del caregiver. Su tale fronte è fondamentale un approccio innovativo che stimoli e assicuri una vita dignitosa, aperta a tutta la comunità, alle sue componenti, per la crescita e la stabilità delle persone non autosufficienti e con disabilità e delle loro famiglie. Sicuramente il fattore famiglia su questo può aiutare. Ho ricordato prima quello che è stato fatto con il Fondo per la non autosufficienza. Il percorso è iniziato. Vedremo quali saranno i risultati.
L'accesso ai servizi culturali e sportivi, nonché turistici viene inserito nel Programma, ma pensiamo ci sia bisogno di maggiore integrazione e coordinamento tra le attività avviate da alcune Amministrazioni della Regione Veneto. Per questo riproponiamo, con un ordine del giorno, l'istituzione della Family Card, attraverso una reale attività di coordinamento e promozione da parte della Regione, e la creazione di partnership tra Regione, Enti locali, associazioni sociali, culturali, sportive e imprese del territorio regionale, al fine di rendere tale strumento un utile sostegno per i nuclei familiari più bisognosi.
Il programma, quindi, a nostro avviso, richiederebbe un maggiore finanziamento, un aggiornamento dei dati, una partecipazione maggiore dei mondi esterni competenti e un investimento sempre più forte, anche interagendo con gli altri Piani previsti per i servizi del territorio, tra mondo sociosanitario, educativo, formativo e lavorativo e che, attraverso un'ottica di genere, consideri anche le evoluzioni socio-demografiche delle famiglie stesse.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Finco, prego.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Desidero fare un intervento su questo provvedimento che abbiamo avuto modo di vedere in Quinta Commissione, un provvedimento che nasce anche sulla base di un'importante legge che abbiamo approvato nel 2020, che è stata anche considerata una delle migliori leggi fatte a livello nazionale proprio a sostegno non solamente della famiglia, ma anche della natalità.
Infatti, anche durante la fase di audizione, gran parte delle associazioni che si sono presentate – anzi, non "gran parte", ma tutte – si sono congratulate per la programmazione fatta, anche se, purtroppo, negli ultimi due anni non abbiamo avuto modo di vedere questa legge applicata proprio a causa della pandemia.
Invito tutti i colleghi ‒ so che può risultare un po' noioso ‒ a dare una lettura a questo provvedimento, soprattutto nella parte iniziale, che fa una fotografia del Veneto, che poi è un po' la fotografia dell'Italia, una fotografia abbastanza drammatica del periodo che stiamo vivendo. Spesso in quest'Aula, come ho visto prima, ci accaloriamo e discutiamo per tre-quattro ore di numeri, di bilanci, di economia, di imprese, di agricoltura, di pannelli fotovoltaici, di futuro. Alla fine, però, se non abbiamo il capitale umano, c'è poco da parlare di futuro.
I dati del Veneto ‒ che, ripeto, sono i dati di tutta Italia ‒ sono i dati di un tessuto sociale che un po' alla volta sta morendo, un tessuto sociale che non ha ricambio generazionale, che purtroppo vede sempre più il sistema famiglia in grosse difficoltà, con sempre più una popolazione anziana e sempre meno nati, una società sempre più individualista. Sicuramente questo è il frutto dei tempi che stiamo vivendo (una società che pensa sempre più a se stessa; una società che, anche per scelta, a volte decide di non fare figli) e di tutta una serie di politiche, a livello nazionale, che non esistono a tutela della famiglia e politiche che non sono mai andate, negli ultimi anni, nella direzione di aiutare chi ha deciso di fare una famiglia, di intraprendere questo percorso.
Basti pensare che i ragazzi studiano fino a 30-35 anni. Se uno decide di farsi una famiglia a 35 anni, potete ben capire che trova mille difficoltà nel comperarsi una casa, nell'accedere a un mutuo piuttosto che nel fare un figlio. E poi tutte le politiche del mondo del lavoro, che ‒ come sappiamo benissimo ‒ non vanno molto ad agevolare una donna che ha uno, due o tre figli. Non parliamo, poi, se una donna ha una partita IVA. Oggi, fortunatamente, le donne fanno anche carriera. Però, se fanno carriera, non fanno figli. Ho visto i numeri: il rapporto tra nati e morti tra il 2020 e il 2022 è drammatico. Il Veneto ha perso negli ultimi anni circa 20.000 persone. Senza considerare il tasso delle nascite, che è in continuo calo.
Questo deve portarci, ovviamente, a fare tutta una serie di riflessioni e a mettere in campo, nel corso degli anni, tutta una serie di servizi a sostegno della famiglia. Le famiglie non hanno bisogno solamente dei soldi. A volte è anche una questione di servizi. Quindi, si tratta di potenziare tutta la rete che abbiamo a livello di servizi.
Mi devo anche complimentare con l'Assessore, perché uno dei problemi principali di questo calo importante è che, purtroppo, come dicevo prima, le donne decidono di fare un figlio sempre più in età avanzata. Le donne che facevano figli sopra i 35 anni negli anni Novanta erano il 12%, nel 1996 il 16%, mentre oggi siamo intorno al 25%, con conseguenti problemi legati all'infertilità, alla difficoltà di avere figli e quant'altro. E poi ci troviamo con coppie che hanno ‒ sì e no ‒ uno, forse due figli.
Ho visto che di recente l'Assessore ha portato in Giunta un'importante delibera che va nella direzione di aiutare moltissimo. Molti miei coetanei stanno facendo i salti mortali per avere un figlio. Per avere un figlio, spesso e volentieri, ci si rivolge alle strutture pubbliche, che però hanno tempi importanti. Secondo gli ultimi dati, oggi nel nostro Veneto ‒ conosco gente che, purtroppo, lo ha testato con mano ‒ si aspetta addirittura due anni per avere un ciclo di PMA. Potete ben capire che una donna, se viene a sapere a 38-39 anni che, magari, ha difficoltà ad avere un figlio e inizia un percorso di PMA quando ne ha più di 40, a un certo punto può anche decidere di abbandonare l'idea di fare dei figli. È stata, quindi, portata questa importante delibera, che va a identificare degli hub a livello provinciale, e poi degli spoke, con una serie di servizi legati alla prevenzione e una serie di tecniche che vanno ad agevolare le nascite.
Penso che questo rappresenti uno sforzo importante che la Regione del Veneto sta facendo, anche perché i costi sono importanti. In un centro privato chiedono, per fare un ciclo di PMA, dagli 8.000 ai 10.000 euro. Potete ben capire che una coppia che percepisce uno stipendio di 1.500-2.000 euro difficilmente intraprende un percorso del genere. Mettendo insieme le cose, secondo me stiamo lanciando segnali positivi.
Certo è che se io guardo i modelli al nostro fianco, modelli che hanno autonomia, mi rendo conto che noi siamo svantaggiati. Ho visto una delibera che ha fatto il Presidente della Provincia di Trento proprio la settimana scorsa. Loro, avendo autonomia, possono anche investire importanti risorse. Pensate che, da ora in poi, se un ragazzo e una ragazza con meno di 40 anni in Provincia di Trento decidono di uscire di casa, di farsi una famiglia e di accedere a dei contributi, a un mutuo a tasso agevolato con banche o istituti di credito convenzionati con la Provincia di Trento, riceveranno un contributo di 30.000 euro. Se durante i cinque anni questa coppia farà un figlio, gliene verranno decurtati 15 e se faranno un secondo figlio il debito verrà estinto. Non è che dando i soldi si fanno i figli, però dare un aiuto economico importante a un ragazzo e a una ragazza che decidono di andare fuori di casa e creare una famiglia, dare loro 30.000 euro a fondo perduto ‒ diciamo così ‒ non è assolutamente poca cosa.
Ovviamente, dobbiamo cercare anche di capire quali sono i modelli migliori. Per questo, visto che il Consiglio regionale del Veneto fa parte anche della CALRE, abbiamo deciso, nel prossimo autunno, tra settembre e ottobre, di fare un focus qui a Venezia sulle politiche per la famiglia adottate a livello di Conferenza delle Assemblee Legislative Regionali Europee, proprio per verificare i modelli migliori. Oggi in Europa gli Stati che non hanno il problema della denatalità sono la Germania e l'Ungheria, due Stati dove, anche a livello nazionale, si sta investendo molto sulla famiglia. Dopodiché, ci confronteremo con altre realtà a livello europeo per capire quali politiche stanno mettendo in campo per fronteggiare il problema della denatalità, che è un problema che esiste in tutta Europa. Ci ha già dato la conferma anche il Presidente dell'Istat, che ci farà un focus proprio sul "problema Italia" e, quindi, anche sulle possibili strategie future per uscire da quello che io ritengo quasi un male, che non ha soluzioni immediate. Tuttavia, se la politica interverrà nei prossimi anni, sicuramente potrà invertire questa tendenza negativa.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Il programma triennale 2022-2024 degli interventi a favore della famiglia, che è previsto dalla legge regionale n. 20/2020 , implica un piano di azioni e iniziative che sono organiche, che sono integrate tra di loro e che si spalmano nel tempo e nel territorio, e questo programma ha un fine, che chiaramente rappresenta l'aspetto positivo di questo strumento di pianificazione, vale a dire l'innalzamento della qualità degli interventi e dei servizi che vengono destinati alle famiglie. Sono stati citati alcuni dati estremamente interessanti, ne riporto degli altri proprio per fotografare la situazione delle famiglie del Veneto, perché noi dobbiamo partire da un dato di realtà per poter fissare e stabilire gli strumenti con i quali intervenire. Ebbene, il dato di realtà è che il numero delle famiglie in Veneto sta aumentando. Aumenta il numero delle famiglie, ma sono famiglie che hanno sempre meno componenti, perché se negli anni Settanta il numero medio di componenti era 3,6, oggi è poco più di 2. Inoltre, se negli anni Settanta le famiglie unipersonali, cioè quelle costituite da una sola persona erano il 10%, oggi sono il 30%, di cui una percentuale consistente è rappresentata da persone anziane, che hanno oltre settantaquattro anni, di cui la maggior parte donne. Infine, aumenta il numero di famiglie unipersonali costituite da reduci di separazioni e di divorzi.
A fronte di questa situazione ci rendiamo conto che la famiglia del Veneto ha caratteristiche completamente diverse rispetto al passato, dove si fanno sempre meno figli e si fanno sempre più tardi, dove ci si sposa sempre meno, dove se si decide di sposarsi si ricorre al rito civile e dove aumentano sempre di più le convivenze more uxorio. Quindi, è evidente che c'è un cambiamento in atto negli anni. Noi prendiamo atto di questo e diciamo che stanno cambiando i modi e i tempi di fare famiglia.
Rimane, però, sempre un dato di realtà, che è costituito dal fatto che la famiglia rappresenta sempre la sede delle relazioni affettive ed è anche quella rete di sostegno che permette, comunque, di intervenire soprattutto quando il welfare pubblico non è in grado di far fronte alle necessità.
In questo contesto di rilevanti cambiamenti, allora, è evidente che la Regione del Veneto deve avere un approccio positivo e deve sperimentare nuove modalità di intervento.
Per essere molto concreti, andando a vedere questo programma, sicuramente se guardiamo ai nidi e, quindi, ai servizi educativi per l'infanzia, ci attestiamo su una copertura dei posti pari al 99%, a livello nazionale siamo sul 25,5%. Quindi, da questo punto di vista il Veneto ha un valore maggiore, una percentuale più alta. Però, questo non basta, perché ci dicono le linee pedagogiche che dovremmo aumentare questa percentuale. Allora, non basta solo dare un servizio capillare, ma dobbiamo dare anche dei servizi accessibili, intervenendo più possibile sulle rette in quanto rappresentano un elemento discriminante per poter accedere ai servizi.
Ben vengano – questo è anche un obiettivo di questo programma, che noi sosteniamo – le alleanze territoriali, che rappresentano un modello culturale di intervento, con la partecipazione di soggetti pubblici, di soggetti privati, di forze sociali, di forze economiche, di forze culturali, che permettono, quindi, una sinergia e una maggiore promozione di interventi e di servizi. Poi, un potenziamento e un innalzamento della qualità delle reti familiari. Ecco, le reti familiari rappresentano sicuramente un momento di avanguardia della Regione del Veneto. Sto pensando alla mia esperienza di Sindaco, a come si interviene attraverso le famiglie affidatarie per evitare l'istituzionalizzazione dei minori, cioè l'inserimento in struttura, quando questi minori si ritrovano all'interno di famiglie disagiate, e quindi che ruolo fondamentale svolgono i centri d'affido e le famiglie affidatarie. Ecco, è su questo cammino che si deve perseverare, come sugli sportelli famiglia, che devono essere consolidati per dare maggiormente informazioni.
L'altro ambito di intervento sicuramente sono i consultori familiari delle Aziende ULSS e i consultori familiari socio-educativi. In Veneto la capacità attrattiva è inferiore rispetto a quello che succede a livello nazionale. Forse dipende anche dalle modalità di registrazione delle prestazioni che vengono erogate, ma sicuramente si può procedere con un potenziamento per quanto riguarda le prestazioni relative all'assistenza e alla mediazione familiare, ma anche a un innalzamento della qualità e ad una possibilità di integrare i servizi che vengono forniti dai consultori con i servizi presenti sul territorio.
Un sostegno va dato anche ai nidi di famiglia, che rappresentano quei servizi educativi che vengono svolti in ambito domestico e che valorizzano soprattutto il valore sociale che viene riconosciuto alla rete familiare e all'associazionismo. Poi, un intervento anche in ambito lavorativo. Sempre di più dobbiamo fornire quegli strumenti che permettono alle persone – l'abbiamo visto soprattutto a seguito della pandemia – di conciliare il tempo lavoro con il tempo famiglia e con il tempo libero, perché diventa fondamentale anche per la qualità della vita, anche per i servizi che vengono forniti permettere alle persone di riuscire a conciliare ogni momento della giornata e ogni fase della loro vita.
Allora, attraverso le azioni che possono essere messe in campo con questo strumento fondamentale che è il Programma, possiamo dare un sostegno e un aiuto alle famiglie venete, per poter così aiutare i veneti in questo processo fondamentale, che è quello di tenuta anche in termini di crescita demografica.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Oggi stiamo discutendo un progetto veramente molto importante, ma soprattutto parliamo di famiglia, parliamo di natalità o, meglio, di denatalità. Nel Veneto – guardavo adesso alcuni dati – su circa 4,9 milioni di abitanti le famiglie sono 2.085.372, con sempre meno componenti. L'età media del primo figlio è di 30-31 anni e le nascite in Veneto partono dal 1960 con circa 79.500 nuovi nati per arrivare al 2021 esattamente con meno della metà, 32.771. I giovani che non lavorano e non studiano sono il 14,7% della popolazione.
Noi dobbiamo partire da qua, dobbiamo partire soprattutto da un concetto fondamentale: la famiglia è un capitale sociale e umano, una comunità in grado di offrire solidarietà e sostegno, perché di fatto è il primo centro di solidarietà, visto che il componente della famiglia generalmente si prende cura dell'altro componente, quindi si sostengono a vicenda.
Non esistono politiche familiari – su questo si è detto – ma la politica per la famiglia dovrebbe comprendere progettualità che partano dal sostegno all'educazione dei figli alla presa in carico degli anziani (abbiamo il 23% della popolazione over 65 nel Veneto) e, ovviamente, dei più fragili.
Dicevo prima che non esistono politiche per la famiglia. In realtà, grazie al Governo, ultimamente due azioni molto importanti sono state fatte: la prima è l'assegno unico; la seconda ‒ se ne sta parlando in questi giorni ‒ è il congedo parentale. La Germania ha risolto la situazione di denatalità partendo circa 10-12 anni fa con tre criteri, tre progetti fondamentali. Il primo riguarda l'assegno unico, e il nostro Governo l'ha fatto grazie alle politiche che noi da sempre portiamo avanti. Il secondo criterio che la Germania ha adottato è quello del congedo parentale. Il terzo è quello dei servizi gratuiti.
Questa legge, di cui oggi comunque stiamo parlando, che è la n. 20/2020, è stata votata all'unanimità, ma soprattutto per una questione fondamentale: la gratuità dei servizi. Questo partendo dal presupposto che la denatalità in Veneto è un'emergenza. Se partiamo da questo presupposto e capiamo che dobbiamo cambiare completamente quella che è la situazione demografica, per mille motivi ovviamente, perché la famiglia è una comunità all'interno della comunità, perché è la prima comunità che fa un aspetto e che emana un aspetto sociale per la solidarietà tra gli stessi componenti, perché compone e produce reddito, perché evita tante spese, perché è sostegno a nipoti e figli, dunque se partiamo da questo presupposto, dobbiamo assolutamente indicare e attuare questi tre criteri. Per cui, questa legge, come dicevo, è stata votata soprattutto perché come prospettiva metteva in evidenza l'emergenza natalità e come presupposto principale l'arrivo alla gratuità dei servizi 0-3 anni e 0-6 anni, cosa che nemmeno in via sperimentale, o quantomeno quello che si diceva doveva essere fatto, ad oggi non abbiamo visto. Anche se rimane un obiettivo fondamentale, deve essere un obiettivo fondamentale. Del resto, se noi vogliamo cambiare la situazione attuale dobbiamo dare servizi gratuiti. Perché? Perché della precarietà del lavoro dobbiamo prendere atto e ne siamo tutti consapevoli, il basso reddito delle coppie, l'età sempre più avanzata deve fare in modo di farci intervenire su questo settore.
Gli investimenti che sono stati fatti e che vengono proposti con questi piani sono insufficienti rispetto al raggiungimento di questo obiettivo. Non possiamo parlare dei 4 milioni, dei 5 milioni o dei 10 milioni di euro, dobbiamo investire molto e molto di più. è l'unico modo per invertire la tendenza demografica del Veneto. Guardate, se noi non risolviamo questa questione entro il 2050, attualmente gli over 65 sono 1,1 milioni in Veneto, nel 2050 ne sono previsti 1,6 milioni, l'aumento della popolazione anziana, la diminuzione della fascia della prima infanzia e della giovane età porterà non solo a un invecchiamento della popolazione, che può essere un termine generico e molto semplice, ma a malattie, cronicità, servizi insufficienti, impossibilità di ottemperare a determinate esigenze. Pensiamo, ad esempio, alla necessità delle case di riposo, dove bene o male adesso ci sono quei due o tre figli che si prendono in parte cura del proprio familiare, pure in casa di riposo. Pensiamo all'assistenza domiciliare, pensiamo all'attività di cura, cose che vediamo tutti i giorni, ma la cui gravità e numerosità aumenteranno. Questo è un aspetto.
Oltre ai servizi gratuiti, per far cambiare proprio la tendenza e, quindi, prendersi carico della nascita di un figlio da zero anni fino ai tre o sei anni, indipendentemente dal reddito, occorre dare anche dei servizi alla famiglia. D'altronde, se crediamo che la famiglia sia così importante, come mettiamo giustamente in legge, che abbiamo tutti votato, e se – così partiamo qua nelle premesse – dobbiamo supportarla, per supportarla dobbiamo non solo creare progettualità, ma anche metterci risorse, finanziamenti, servizi. I consultori – lo dicevamo nei precedenti interventi – sono assolutamente depotenziati. Non hanno e non danno risposte alle esigenze delle famiglie, a partire dai più piccoli per arrivare ai componenti più grandi e agli anziani, per le varie patologie, per i vari servizi che dovrebbero essere erogati e che sono nati per questo. Non danno più risposte.
Sono le prime risorse che dobbiamo investire, oltre a mettere risorse per quanto riguarda i servizi gratuiti – questo l'abbiamo anche predisposto attraverso degli emendamenti – e il sostegno alle persone anziane. Ma in tutto questo non dobbiamo dimenticare, altro termine che è sparito o che viene usato molto, molto poco in questa proposta, i disabili. Non possiamo non tener conto delle famiglie che hanno un familiare disabile all'interno della stessa, le cosiddette "famiglie fragili", che vanno sostenute e supportate sia sotto l'aspetto economico che di servizio.
Dobbiamo assolutamente lavorare molto, molto di più e cercare di finanziare mettendoci risorse, appunto perché cambi, da una parte, l'aspetto demografico e, dall'altra, il supporto a questa famiglia, che sarà sempre più importante per la nostra società.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla collega Baldin. Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Colleghi e colleghe, annuncio già la mia astensione su questo provvedimento, che fa seguito e attua una proposta di legge, anzi, come ricordava il collega Finco, la legge regionale n. 20 del 2020, che è stata ovviamente ferma dopo la pandemia.
Nonostante la mia astensione, rilevo che comunque ci sono dei lati positivi che vanno sottolineati. Ad esempio, lo stanziamento di quasi 30 milioni di euro per l'anno già in corso a sostegno delle politiche per la natalità. Sono risorse sicuramente importanti, di gran lunga superiori a quelle stanziate negli anni precedenti. Come è importante anche l'obiettivo che ci si pone e che è stato ribadito più volte in questi ultimi minuti, ovvero quello di invertire il calo demografico e la denatalità.
Aggiungerei anche il fattore molto importante, predominante qui in Veneto, dell'emigrazione dei giovani verso altre Regioni e altri territori. Bisogna che il Veneto diventi una Regione attrattiva proprio per i giovani e per le nuove famiglie che decidono di crescere su questo territorio, in questa Regione. Questo obiettivo va, però, ricercato guardando al futuro, al mondo che è in evoluzione, che cambia, e soprattutto facendo leva sul principio di autodeterminazione della donna e delle scelte che questa compie nel proprio ambito lavorativo, personale, professionale. La questione, quindi, è anche quella legata al diritto al lavoro delle donne, che affronterò più tardi nel mio intervento.
Lasciatemi dire che se l'obiettivo del programma triennale è quello di favorire una crescita equilibrata della società veneta e di garantirle un futuro occorre allargare lo sguardo e accogliere punti di vista nuovi, più moderni rispetto a quanto emerso durante l'iter in Commissione di questa PDA.
Mi stupirebbe molto se qualcuno di noi abbracciasse alcune posizioni ideologiche completamente arcaiche, penso a voci di un ritorno al passato, ad associazioni che fanno propaganda contro l'aborto, ad esempio, contro la legge n. 194 del 1978. Spero che questa non sia un'occasione per fare proprie visioni sulla famiglia cosiddetta tradizionale, standard. Secondo me, non ci sono e non ci dovrebbero essere famiglie cosiddette standard o migliori di altre, perché la Regione ha il dovere di sostenere tutte le forme possibili di famiglia, senza creare favoritismi.
Credo, piuttosto, che siano più efficaci le posizioni, che abbiamo sentito in audizione, espresse dall'associazione "Se non ora quando", sicuramente molto più contemporanee sotto questo profilo. La donna, secondo questa associazione, non è vista ‒ passatemi un termine sicuramente brutale ‒ come una incubatrice, come una fattrice seriale, ma deve essere inserita in un contesto alla pari dell'uomo, con capacità di autodeterminarsi, come dicevo, assolutamente sullo stesso piano del maschio, dell'uomo.
Torno sull'argomento della denatalità e del motivo per cui le donne non fanno più figli o ne fanno sicuramente meno. Non è vero che non li fanno perché lavorano; è vero, anzi, il contrario. La difficoltà delle donne ad accedere al mercato del lavoro e di ricavarne remunerazioni soddisfacenti è una delle cause fondanti di questo problema. Tra le righe di questa PDA si legge chiaramente come una delle questioni centrali sia quella economica. L'indipendenza delle fonti di reddito per i giovani e per le giovani arriva sempre più tardi, a causa di una precarietà occupazionale, di salari non adeguati, di contratti a tempo oppure di mutui per l'acquisto della prima casa che arrivano con il contagocce in assenza di garanzie. Di conseguenza, anche la volontà, a volte sofferta, di procrastinare o rinunciare ad assumere il ruolo di genitori, stanti anche le incertezze che derivano da una congiuntura economica mondiale assolutamente preoccupante.
Donne e giovani sono da sempre i grandi dimenticati della storia sociale del nostro Paese, e il Veneto, purtroppo, non fa eccezione. Abbiamo visto tutti il report della Fondazione Corazzin, diffuso dalla CISL del Veneto, relativo alle paghe dei lavoratori nelle aziende venete. In questo caso, pensate che gli stipendi dei nostri lavoratori sono al di sotto della media nazionale, ben lontani dalle paghe di Lombardia ed Emilia-Romagna, ad esempio. In fondo alla classifica, come sempre, troviamo giovani e donne con gli stipendi più bassi di tutti.
Ma non sono soltanto gli emolumenti a preoccupare. E qui torno sulla battaglia che stiamo facendo per il salario minimo, specie in un momento in cui la preoccupazione sale perché è legata al costo della vita in costante aumento, alle bollette che arriveranno quest'inverno, che saranno devastanti, alla questione delle merci e dell'energia. Preoccupa anche la conciliazione tra i tempi di vita e di lavoro. Questo è un mantra che più volte abbiamo ripetuto anche negli ultimi anni, non soltanto in quest'Aula, e spesso si è fatto fatica a riempire questa affermazione di significato concreto.
Un altro fattore preoccupante può essere quello della residenzialità o della prima casa, delle politiche per la casa, specie ad esempio nel contesto storico di Venezia, dove molto spesso queste politiche non sono fatte per incentivare nuove famiglie o nuove occasioni di residenzialità. In sostanza, ci si deve domandare perché un giovane dovrebbe fermarsi qui e mettere su famiglia.
Occorre intervenire quindi in più settori sotto questo profilo, ad esempio, anche con gli asili nido e le scuole per l'infanzia, che non devono più pesare nel bilancio familiare, ma essere più diffusi, più accessibili e più inclusivi, data la grandissima richiesta. Magari si dovrebbe anche pensare a forme di favori nei confronti di realtà aziendali che possono decidere di istituire un asilo nella propria azienda, quindi strutture aziendali che abbiano la possibilità di predisporre asili aziendali per i propri dipendenti.
Ma ciò che fa davvero la differenza è un cambio di visione: una visione che deve mettere al centro la donna, protagonista a 360 gradi della comunità in cui è inserita, nella famiglia, nel lavoro e nella società, senza fare ricorso a visioni, ripeto, arcaiche o medievali.

PRESIDENTE

Grazie, collega Baldin.
Ho ancora degli interventi in discussione generale. Penso che andremo lunghi su questo tema, quindi interromperei qui la seduta per riprendere martedì prossimo.
Chiedo comunque all'Ufficio di Presidenza della Quinta Commissione di affrontare gli emendamenti per arrivare in Aula già con i pareri, per poter poi partire sull'articolato martedì mattina. Sospendiamo qui la seduta. La Capigruppo è convocata in Sala del Leone immediatamente.
Un attimo, devo comunicare che è stato depositato l'emendamento n. 29. Do cinque minuti per eventuali subemendamenti a partire da adesso.
Grazie.
La Seduta termina alle ore 18.05
Il Consigliere segretario
Alessandra SPONDA

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 66 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 66
MARTEDì 19 LUGLIO 2022


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 66a seduta pubblica – martedì 19 luglio 2022
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 35 del 24 maggio 2022.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11242 del 14 luglio 2022.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.34 e rinvia i lavori.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

La seduta è sospesa alle ore 10.34.

La seduta riprende alle ore 11.10.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della seduta pubblica n. 65 di martedì 12 luglio 2022.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che il Presidente della Giunta regionale Zaia e il consigliere Razzolini sono in congedo.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


INTERPELLANZE

n. 2 del 07.09.2021
presentata dai consiglieri Venturini e Bozza
"La Regione intende sostenere ed implementare le attività di Veneto Sviluppo SpA avviando uno studio di fattibilità per il riconoscimento a Veneto Sviluppo SpA della qualifica di intermediario finanziario vigilato?"

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) che illustra l'interrogazione in oggetto.

Interviene l'assessore Calzavara che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) in sede di replica.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA ORALE

n. 5 del 24.05.2022
presentata dal consigliere Finco
"ULSS 7 Pedemontana: è stata approvata la modifica dell'atto aziendale, deliberata con provvedimento n. 2401 del 31 dicembre 2021?"

Interviene il consigliere Finco (Liga Veneta per Salvini Premier) che illustra l'interrogazione a risposta orale in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Finco (Liga Veneta per Salvini Premier) in sede di replica.

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]


Punto n. 5.2) all'ordine del giorno

Interrogazione a risposta scritta presentata dalla consigliera Guarda relativa a "Sulla sospensione da parte di Viacqua S.p.A. della procedura aperta G21-AI2050" (Interrogazione a risposta scritta n. 184)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'interrogazione a risposta scritta in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

Il PRESIDENTE sospende la seduta per consentire una riunione della la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.

La seduta è sospesa alle ore 11.38.

La seduta riprende alle ore 11.43.

Il PRESIDENTE, in seguito a quanto deciso dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, comunica che la risposta alle interrogazioni a risposta scritta n. 198 e n. 205, iscritte rispettivamente ai punti 5.4) e 5.7) dell'ordine del giorno, viene data per iscritto e anticipa la trattazione del punto n. 8) dell'ordine del giorno.

Il PRESIDENTE chiede di osservare un minuto di silenzio in ricordo della strage di via D'Amelio avvenuta il 19 luglio 1992 dove vennero assassinati il magistrato Paolo Borsellino e la sua scorta.

L'assemblea osserva un minuto di silenzio.

Punto n. 8) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di interventi per gli edifici di culto, di mobilità e di sicurezza stradale, di governo del territorio, di difesa del suolo, di politiche dell'ambiente e di parchi regionali". (Progetto di legge n. 113) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 18/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono le consigliere Rizzotto (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda commissione consiliare, e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda commissione consiliare.

Durante l'intervento della consigliera Ostanel assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di subemendamenti agli emendamenti nn. B1 e B2 scade in 5 minuti.

In discussione generale intervengono i consiglieri Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) e Zanoni (Partito Democratico Veneto).

Chiusa la discussione generale, in sede di replica intervengono le consigliere Rizzotto (Zaia Presidente) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che ritira gli emendamenti nn. B1 e B2.

Si passa all'esame dell'articolato.

Gli articoli 1, 2 e 3, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'articolo 4 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), Zanoni (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

L'articolo 4, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'articolo 5 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto) e Zanoni (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 5, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

La seduta è sospesa alle ore 13.01.

La seduta riprende alle ore 14.46.

Assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Gli articoli 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16 e 17, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Si passa all'esame degli ordini del giorno collegati al progetto di legge n. 113.

ODG n. B3

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "La Regione finanzi prioritariamente gli edifici di culto che rientrano tra quelli vincolati in quanto di interesse storico, artistico o monumentale" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di interventi per gli edifici di culto, di mobilità e di sicurezza stradale, di governo del territorio, di difesa del suolo, di politiche dell'ambiente e di parchi regionali". (Progetto di legge n. 113) APPROVATO (Deliberazione n. 104/2022)  [RESOCONTO]


Interviene la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) sull'ordine del giorno in oggetto.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

ODG n. B4

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "La Regione si adoperi affinché i contributi erogati dai comuni per gli "edifici strumentali all'attività religiosa" vadano prioritariamente a quelli con finalità aggregativa, sociale o sportiva, senza scopo di lucro" in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2022 in materia di interventi per gli edifici di culto, di mobilità e di sicurezza stradale, di governo del territorio, di difesa del suolo, di politiche dell'ambiente e di parchi regionali". (Progetto di legge n. 113) APPROVATO (Deliberazione n. 105/2022)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2021". (Progetto di legge n. 139) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 19/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Sandonà (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima commissione consiliare, e Camani (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima commissione consiliare.

Al termine dell'intervento del consigliere Sandonà assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco e durante l'intervento della consigliera Camani assumono la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis e successivamente il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

In discussione generale intervengono il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto), l'assessore Calzavara, la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto), l'assessora Lanzarin e la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Si passa all'esame dell'articolato.

Gli articoli 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 1, 12 e 13, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e Villanova (Zaia Presidente).

Durante l'intervento del consigliere Soranzo assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis e durante l'intervento del consigliere Villanova assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Centenaro, Cestari, Cestaro, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto 7) all'ordine del giorno

Programma 2022-2024 degli interventi della Regione del Veneto a favore della famiglia. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 44) INIZIO  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Zecchinato (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Quinta commissione consiliare, e Zottis (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Quinta commissione consiliare.

Durante l'intervento della consigliera Zottis assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In discussione generale intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Bigon (Partito Democratico Veneto) e Baldin (Movimento 5 Stelle).

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di subemendamenti all'emendamento n. A29 scade in 5 minuti e dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato martedì 26 luglio 2022.

La seduta termina alle ore 18.05.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BISAGLIA Simona
PICCININI Tomas
BORON Fabrizio
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RIZZOTTO Silvia
CENTENARO Giulio
SANDONA' Luciano
CESTARI Laura
SCATTO Francesca
CESTARO Silvia
SORANZO Enoch
CIAMBETTI Roberto
SPERANZON Raffaele
CORSI Enrico
SPONDA Alessandra
DOLFIN Marco
VALDEGAMBERI Stefano
FAVERO Marzio
VENTURINI Elisa
FINCO Nicola Ignazio
VIANELLO Roberta
FORMAGGIO Joe
VILLANOVA Alberto
GEROLIMETTO Nazzareno
ZANONI Andrea
GIACOMIN Stefano
ZECCHINATO Marco
GUARDA Cristina
ZOTTIS Francesca
LORENZONI Arturo









LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
Alessandra SPONDA






IL PRESIDENTE
Roberto CIAMBETTI







N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Cristiano Gebbin, Alessandro Vian e Paola Lombardo