ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 02/08/2022 n. 69

Resoconto n. 69 - 11^ legislatura
Resoconto 69 a Seduta pubblica
Martedì, 2 agosto 2022
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.33

PRESIDENTE

Buongiorno a tutti.
Alcuni colleghi mi hanno segnalato la difficoltà di arrivare a Venezia.
Rinviamo l'inizio della seduta alle ore 10.50.
La Seduta è sospesa alle ore 10.33
La Seduta riprende alle ore 10.56

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 69a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11954 del 28 luglio 2022.
PUNTO
1



APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 67a Seduta pubblica di martedì 26 luglio 2022.
PUNTO
2



COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Ha comunicato congedo
Luca ZAIA
Il congedo è concesso.
Comunico che tre colleghi sono collegati da remoto perché sottoposti a misure di quarantena.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
4



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE


PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni e interpellanze.
Per favore, registrate la presenza su Concilium. Ne vedo già abbastanza, ma vedo anche persone presenti in Aula che non sono registrate su Concilium.
Abbiamo l'interrogazione n. 267 della collega Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 267 del 24 maggio 2022 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "CAPORALATO: SCHIAVITÙ DEL XXI SECOLO. COME INTENDE INTERVENIRE LA REGIONE?"

Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Questa interrogazione risale a un po' di tempo fa e prende lo spunto da articoli di stampa che riportano fatti molto gravi avvenuti nella nostra Regione.
In particolare, il 20 maggio c'è stato un incidente stradale in cui sono morti quattro lavoratori stranieri irregolari, lavoratori agricoli in nero. Questo è avvenuto a San Pietro in Gu, ma si possono annoverare svariati altri casi di sfruttamento di laboratori. La macchina, in questo caso, era intestata a una cooperativa il cui rappresentante legale è già sotto processo per sfruttamento di manodopera clandestina e caporalato.
Le testimonianze dei lavoratori sono, come sappiamo, disarmanti perché si parla di condizioni disumane, totale assenza di contratti e di ogni forma di tutela e garanzia. Si lavora anche fino a 10 ore al giorno per 4 o 5 euro l'ora. Secondo l'Osservatorio Placido Rizzotto, nel Rapporto Agromafie e caporalato si riporta che i lavoratori sfruttati in Veneto, in condizioni indecenti e servili, sono oltre 5.500, pagati 3-4 euro l'ora, per turni che d'estate arrivano addirittura a essere pari a 13 o 14 ore al giorno.
L'incidenza del fenomeno è pari al 3,8% del PIL regionale. È bene ricordare anche che il Veneto conta – di poco inferiore solo alla Sicilia – ben 143 procedimenti giudiziari, quindi è la Regione del nord Italia più colpita da questo fenomeno, secondo i dati FLAI-CGIL.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la risposta, la parola all'assessore Donazzan. Prego.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, Presidente.
Da quanto emerge dall'ultimo Rapporto Agromafie e caporalato dell'Osservatorio Placido Rizzotto dello scorso marzo 2022, il fenomeno del caporalato, esteso anche in Veneto, non riguarda più solo il settore dell'agricoltura, ma anche quello industriale, attraverso gli appalti, e più in generale i settori del manifatturiero, della logistica, dell'edilizia, del volantinaggio, ma non solo.
La lotta al caporalato è una materia di competenza dell'Ispettorato del lavoro, dello SPISAL e delle forze dell'ordine preposte. Tuttavia, la Regione del Veneto è da sempre impegnata su questo fronte, affiancando tali istituzioni, promuovendo protocolli d'intesa con tutti i soggetti coinvolti da tale fenomeno. Ciò sia per favorire la circolazione dei dati utili per le indagini, sia per promuovere la cultura della sicurezza sul posto di lavoro e della legalità presso i giovani.
Continua l'impegno del progetto NAVIGARe, acronimo di "Network Antitratta per il Veneto Intersezioni Governance Azioni Regionali", che mira a tutelare i diritti fondamentali delle persone, anche con misure di prevenzione e contrasto dello sfruttamento lavorativo.
Con delibera di Giunta del 19 marzo 2019, è stato inoltre approvato dalla Giunta regionale del Veneto lo schema di un protocollo d'intesa in materia di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo in agricoltura, sottoscritto, tra gli altri, da Veneto Lavoro, ANPAL, Ispettorato interregionale del lavoro di Venezia e dalle parti sociali.
Con altra delibera del 5 aprile 2019, la Giunta ha dato autorizzazione alla partecipazione della Regione in qualità di partner alla proposta progettuale FARm (Filiera dell'Agricoltura Responsabile), di cui è ente proponente e capofila l'Università di Verona, a valere sul Fondo europeo asilo migrazione e integrazione 2014-2020, per dare continuità alle azioni già avviate dalla Regione nella prevenzione e nel contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e per potenziare la rete territoriale della messa in campo di azioni durature di tutela dei diritti fondamentali delle persone da un lato e di valorizzazione delle aziende virtuose dall'altro.
Nell'ambito di tale progetto sono state avviate dai Centri per l'impiego azioni di raccolta delle offerte di lavoro da parte delle imprese e fornitura del servizio di incontro tra domanda e offerta con risultati interessanti.
Con altra delibera ancora, il 9 agosto 2021 la Giunta, nell'ambito delle attività finanziate dalla legge regionale n. 48/2012 "Misure per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso e della corruzione, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile", ha approvato i vari progetti finalizzati alla prevenzione del crimine organizzato, tra cui uno inerente il primo Rapporto Agromafie della Regione del Veneto, ove nel monitoraggio viene fatto riferimento anche al fenomeno del caporalato.
Il 25 ottobre 2021 è stato altresì sottoscritto con le parti sociali del territorio il protocollo per il superamento delle criticità nella logistica, che ha anche l'obiettivo di monitorare costantemente questo settore che nel tempo ha registrato varie criticità.
I citati progetti, infine, hanno costituito e costituiscono alcuni degli strumenti con i quali la Regione svolge la propria attività in ambito di prevenzione e contrasto al caporalato e allo sfruttamento dell'attività lavorativa e l'emersione di tali fenomeni criminali testimonia l'efficacia delle azioni intraprese piuttosto che evidenziare un fenomeno fuori controllo.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Baldin, per la replica.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio l'assessore Donazzan.
Bisogna riconoscere che la Regione Veneto è impegnata sotto questo aspetto. Ci sono anche diversi progetti, molti dei quali meritevoli. Mi permetto di suggerire, magari, delle migliorie da fare. Ad esempio, la Regione potrebbe coordinare al meglio questi progetti, in modo tale da evitare sovrapposizioni o doppioni. Essendo anche tanti, a volte le risorse possono essere utilizzate meglio con dei progetti coordinati al meglio dalla Regione e fatti propri dai Comuni, coinvolgendo maggiormente i Comuni. Questa è anche una richiesta che proviene da ANCI, ad esempio, insieme anche agli ambiti, agli ATS, proprio per avviare attività di inclusione, poiché a volte non basta il partenariato.
I protocolli sono strumenti ottimi e si possono anche estendere, magari con un protocollo regionale sul caporalato esteso a tutti i settori, poiché sappiamo che è un fenomeno presente un po' in tutti i settori. È urgente rafforzare i controlli, proprio per il fatto che ‒ come ricordavo in premessa ‒ siamo una Regione ad altissimo tasso di caporalato. Siamo secondi soltanto alla Sicilia per numero di procedimenti in corso.
Servono anche più risorse, probabilmente. Questa credo sia una necessità a fronte dei numeri che abbiamo citato e delle notizie della stampa e dei vari Osservatori che possiamo leggere noi stessi. Quindi, un potenziamento dei finanziamenti e un sostegno regionale ai progetti credo siano, in questo caso, molto importanti.

PRESIDENTE

Benissimo. Grazie.
Ricordo, colleghi, che dovete registrarvi su Concilium.
Gianpiero Possamai e Giacomo Possamai li vedo presenti in Aula ma non sono registrati. Mi pare anche di aver visto il collega Boron, ma non è registrato.
Adesso iniziamo con gli argomenti legislativi.
PUNTO
6



PROMOZIONE DI CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE AI SENSI DELLA LEGGE 11 MARZO 1953, N. 87 "NORME SULLA COSTITUZIONE E SUL FUNZIONAMENTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE" NEI CONFRONTI DEL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE PER IL VENETO E PER ESSO DELLO STATO. (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 48) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 115/2022)

Relazione della PRIMA commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Favero
Correlatore: Consigliere Giacomo Possamai

PRESIDENTE

Partiamo con la PDA n. 48, punto n. 6) all'ordine del giorno. Si tratta di un conflitto di attribuzione.
La parola al relatore Favero. Prego.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Buongiorno.
È un tema delicato quello che affrontiamo oggi. Non è tanto l'oggetto del contendere, ma gli sviluppi che ha avuto il ricorso di un Comune presso il TAR del Veneto.
Di che cosa stiamo parlando? Di un ricorso promosso dal Comune di Rivoli Veronese che è stato escluso, all'atto dell'approvazione del Piano faunistico, dalla zona faunistica delle Alpi.
Attenzione, noi non discutiamo di questo tema, che è già stato oggetto di riflessione quando è stata approvata la legge n. 2/2022. Quello di cui discutiamo oggi è il fatto che il TAR ha ritenuto di accogliere il ricorso proposto dal Comune di Rivoli con l'ordinanza n. 651, che di fatto sospende la legge regionale n. 2/2022 limitatamente alla parte riguardante Rivoli e, inoltre, obbliga la Regione a disapplicare le previsioni della legge medesima.
La domanda è questa: può il TAR interferire dal punto di vista giurisdizionale sulle scelte di una Regione, nel momento in cui la Regione legifera? La legge n. 87/1953 non lo prevede. Prevede che si tratta di una questione che spetta, semmai, alla Corte costituzionale.
Il TAR, con successiva ordinanza n. 1170, ha ritenuto di rimettere la questione alla Corte costituzionale. Come mai si è creato questo inghippo? In qualche modo il TAR ha accolto il ricorso, per motivi aggiunti, del Comune di Rivoli per quanto attiene all'ipotesi del Comune di Rivoli che la legge regionale n. 2/2022 abbia più il profilo di un procedimento amministrativo che di un procedimento legislativo.
A questo punto la Regione, che si trova di fronte a un precedente che potrebbe essere pericoloso in molte altre situazioni, è opportuno che, ai sensi dell'articolo 33, comma 3, dello Statuto regionale, sollevi un conflitto di attribuzioni a fronte della Corte costituzionale.
La proposta di deliberazione amministrativa n. 48 che portiamo oggi va in questa direzione, ai sensi dell'articolo 134 della Costituzione. Qui il tema è garantire l'ordine costituzionale, quindi le attribuzioni che spettano alla Regione rispetto a quelle che competono allo Stato. Questo è il nodo che è oggetto di discussione, non l'oggetto in sé del ricorso del Comune di Rivoli.
Io confido che questo Consiglio voglia approvare questa proposta di deliberazione, perché si tratta di una situazione che è del tutto atipica, rispetto alla quale è bene fare chiarezza ricorrendo alle valutazioni della Corte costituzionale.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Possamai Giacomo, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Oggi il Consiglio regionale del Veneto si accinge ad approvare un provvedimento, lo descriveva prima il collega Favero, inusuale, raro – io ho provato, in vista della seduta di oggi, a cercarne altri, ma non mi risulta – o potrei dire unico, ma forse mi sbaglio. Di fatto, è la promozione di un conflitto di attribuzioni tra poteri della Repubblica che investe direttamente il potere giurisdizionale. Quindi, è la Regione del Veneto contro il Tribunale amministrativo della nostra Regione.
Nei fatti, secondo chi propone la PDA n. 48 di cui parlava prima il consigliere Favero, il TAR – l'ha descritto il relatore – avrebbe compiuto un'invasione di campo arrogandosi sostanzialmente la competenza di giudicare la legge regionale e quindi ordinando alla Regione di disapplicarla.
Sul punto, per quanto ci riguarda, sarà naturalmente la Suprema Corte a decidere chi ha ragione e di questo nessuno deve aver timore. Anzi, sarà l'occasione – lo si diceva in Prima Commissione, mi pare lo dicesse il presidente Ciambetti – anche per stabilire un precedente giuridico su questo fronte.
Il punto per noi, però, è come e perché siamo arrivati a questo punto. Nel senso che – lo dico ai colleghi, anche a quelli magari meno appassionati o meno ferrati in questa materia, come il sottoscritto – si arriva a discutere di fatto del Piano faunistico-venatorio approvato con legge regionale e tutti noi ci ricordiamo con che discussione e con che animi accesi. Di fatto, secondo il giudice amministrativo, leggendo la sentenza, se mi permettete la semplificazione o il passaggio, viene considerato un provvedimento travestito da legge ed è per questo che il TAR solleva le obiezioni di cui sopra.
Quindi, per tornare al discorso che facevo prima, non si può negare ed è oggettivo che la caccia sia una materia su cui si confrontano e si scontrano sensibilità molto diverse tra di loro: da un lato, chi la ritiene un'attività che non è compatibile con la biodiversità, l'ambiente (anche in quest'Aula in molti l'hanno teorizzato e se n'è discusso), dall'altro chi ritiene un diritto quello di poter praticare la caccia.
Lo sappiamo tutti, questi due mondi, queste due sensibilità molto forti portano a una spinta forte nei confronti del legislatore regionale, che è chiamato a contemperare i diversi punti di vista, che è quello che, con posizioni molto diverse, si è provato a fare con il Piano faunistico-venatorio. Chiaramente la questione centrale è stare dentro al perimetro della legittimità, che è definita dalla legislazione statale e comunitaria.
In questo quadro, credo di poter dire abbastanza con certezza, al di là di quella che è stata l'impugnativa o, più che l'impugnativa, di quelle che sono state le obiezioni sollevate dal TAR, che la Regione Veneto – e non solo, perché vale per molte altre Regioni – ricorre con molta disinvoltura, con molta frequenza allo strumento legislativo di fatto per inibire ricorsi che i provvedimenti amministrativi consentono.
Entrando nel merito del più recente Piano faunistico-venatorio, da questo punto di vista non è sorprendente, perché chi ha seguito la discussione qui in Aula se lo ricorderà, che la questione alla radice della PDA sia il ricorso del Comune di Rivoli, nel senso che i Consiglieri di minoranza, a partire dalle segnalazioni dell'Amministrazione comunale, avevano esplicitamente segnalato nel corso dell'iter legislativo che lì si era andati troppo oltre, quindi erano stati proposti emendamenti correttivi. Questo, devo dire, davvero a prescindere dal ragionamento di prima sulla forte presenza di posizioni culturalmente e anche, per certi versi, eticamente distinte sui due fronti, nel senso che era una cosa condivisa in maniera larga anche da chi considera la caccia una pratica assolutamente legittima.
Su questo fronte la maggioranza ha preferito tirare dritto e la questione è arrivata al TAR con un ricorso amministrativo. Nei fatti, il giudice amministrativo ha rilevato la necessità di assicurare l'effettività di tutela delle istanze presentate dal Comune di Rivoli e dal Comprensorio alpino di Rivoli e Caprino, oltre che da alcuni cacciatori di tali comprensori, i quali, nella legge regionale, che sul punto è autoapplicativa, vedevano il territorio oggetto di tutela derubricato da zona faunistica delle Alpi a zona di pianura e, di conseguenza, soggetto a una diversa tutela.
Perché ho inserito questo passaggio? Per quello che ho detto prima, cioè che qui il tema non è politico sul piano di consentire la caccia legittima o meno, ma è un punto di programmazione e di scelta degli strumenti, legislativi o non legislativi, tanto che ci sono alcuni cacciatori che su questo fronte hanno deciso di proporre un'istanza. Nei fatti, il giudice sembra ritenere che, se si lascia trascorrere il tempo, la stagione venatoria inizia e si consolida il pregiudizio, cioè di fatto l'esclusione del territorio dall'area di maggior tutela e protezione, la zona faunistica delle Alpi.
Dal punto di vista giuridico, qual è il punto? Qui ci sono tanti avvocati, quindi casomai mi correggeranno. Il punto è che le misure cautelari assolvono a una necessità fondamentale dell'ordinamento, cioè che il provvedimento finale non intervenga quando l'interesse è stato, se non irreversibilmente, in più o meno ampia misura compromesso. E qui sta il punto oggetto dell'analisi del TAR: in altri termini, l'attività e le misure cautelari devono essere concrete ed effettive in attesa delle pronunce definitive.
Nel caso di specie, il giudice amministrativo ha ritenuto che solo un provvedimento diretto ed autoapplicativo del TAR poteva assolvere a questa funzione. Si può sostenere legittimamente ‒ e lo vedremo, immagino, tra non moltissimo ‒ che il potere di sospendere l'esecuzione della legge stia in capo soltanto alla Corte Costituzionale. Il TAR del Veneto ha, invece, valutato che ogni altro percorso, anche se in astratto ritenuto più corretto, sarebbe risultato inefficace, quindi non avrebbe assicurato effettività di tutela, appunto per il tema della misura cautelare di cui dicevo prima, perché incombe l'inizio della stagione venatoria. Il problema, dunque, era quello di garantire la tempestiva tutela delle istanze sottoposte al giudice amministrativo.
Per chiudere il ragionamento, ovviamente vedremo che cosa deciderà la Corte e io penso che possa anche essere utile al fine di stabilire un precedente e di avere una pronuncia in questo senso. Sul punto, però, la cosa che ci sentiamo di sottolineare è che era un rischio che noi avevamo ribadito più volte durante la discussione, ripeto, a prescindere dalle posizioni specifiche sul tema della caccia, e che nei fatti siamo andati incontro a un problema assolutamente annunciato già nella discussione di questo provvedimento.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Mi viene da iniziare questo mio intervento con l'affermazione: meno male che c'è il TAR. Prima di iniziare a esaminare questo atto, credo sia giusto, anche per l'Aula, fare una piccola cronistoria del motivo per il quale siamo arrivati a questo punto.
È stato, come sapete, approvato il Piano faunistico-venatorio, che si è voluto fare per legge, non con un atto amministrativo, come previsto dalle norme superiori. Il Piano – ricorderete – conteneva a nostro avviso numerose disposizioni che andavano contro le leggi dello Stato. Abbiamo effettuato una manovra emendativa per riportare nel binario della legalità, per quanto viziato dal fatto che fosse una legge e non un provvedimento amministrativo, quel Piano, ma ci è stata bocciata.
Tra queste proposte c'era anche un emendamento che mi vedeva come primo firmatario, seconda firmataria la collega Bigon e poi tutto il Gruppo, che prevedeva di mantenere la Riserva Alpina di Rivoli Veronese come è sempre stata, da sempre. Da sempre. Quante legislature ci sono state in Veneto? Il confine di Zona Alpi era sempre stato quello. Tutt'un tratto, però, qualcuno ha deciso di cambiarlo. Se aveste approvato quell'emendamento, oggi non saremmo qui. Non lo avete voluto fare.
Sarà sempre da capire come mai ci ritroviamo qui, come mai c'è stata questa volontà di modificare quel confine. Probabilmente per accontentare due o tre cacciatori della nomenclatura dei partiti di maggioranza. Non si spiegherebbe, diversamente, il fatto che, oltre ad aver fatto ricorso il Comune di Rivoli, ci siano anche diversi cacciatori.
Credo che la questione della caccia non sia solo una questione della caccia, ma sia anche una questione di tutela della fauna selvatica, soprattutto, e la tutela della fauna selvatica è garantita da norme superiori. Colleghi, dovete pensare che la prima direttiva europea, targata ancora CEE, che riguardava l'ambiente, è stata la Direttiva Uccelli, pensate, nel 1979. Quindi, queste norme vanno rispettate, al di là dei convincimenti di ciascuno di noi.
Per me è una bestemmia, ad esempio, pensare al giorno d'oggi che si possa uccidere per divertimento un animale selvatico. Ma c'è la legge e la rispettiamo. La legge è una mediazione tra diverse sensibilità. Io credo che in uno Stato civile e democratico, visti i pareri degli italiani sulla caccia, la caccia dovrebbe essere vietata. Ma in questo caso siamo legislatori, c'è la legge e la caccia va fatta rispettando la legge. Questo è il principio che ogni legislatore dovrebbe seguire. In quest'Aula, con l'approvazione del Piano, questo non è stato fatto. Nel rispetto di tutte le sensibilità, deve prevalere la legalità e questo non è stato fatto.
Il giorno stesso dell'entrata in vigore della norma, mi sono recato a Roma, in alcuni Ministeri, e ho incontrato i legislativi per chiedere cosa avessero in mente di fare. Avevano già ricevuto diverse segnalazioni di associazioni ambientaliste, tant'è vero che io segnalai per iscritto che in Veneto si fa il Piano da anni per legge, ma in realtà le norme e anche le sentenze della Corte Costituzionale dicono che dovrebbe essere un atto amministrativo. Naturalmente qui si è voluto fare con legge, sapete benissimo perché: siccome era una legge piena di illegittimità, facendolo con legge la si blindava, mentre se fosse stato un atto amministrativo tutti avrebbero avuto la possibilità di ricorrere al TAR. Per quello ho detto subito "meno male che esiste il TAR".
Non è stato fatto, ma naturalmente gli uffici legislativi che hanno il compito di indirizzare i vari Ministeri per dire se una norma è costituzionale o meno, se rispetta o no la cornice delle norme superiori dello Stato, hanno scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ci sono stati addirittura due Ministeri che hanno scritto in merito al Piano faunistico-venatorio: il Ministero dell'Ambiente e il Ministero della Cultura.
Il Ministero dell'Ambiente ha chiesto che il Piano venisse impugnato perché era incostituzionale, ma su che cosa? Primo punto: il Piano faunistico-venatorio doveva essere impugnato perché approvato con legge. Vorrei aggiungere all'intervento del mio Capogruppo Possamai che la Corte si è già espressa, laddove esiste già la sentenza n. 139 del 2017 che dice chiaramente che quel Piano doveva essere fatto come atto amministrativo. Questo era il primo punto.
Secondo punto: aver messo – anche qui, sarebbe bastato approvare il nostro emendamento – il limite dell'1% dei terreni sui quali poter chiedere da parte dei privati il divieto di caccia. Un limite considerato incostituzionale.
Altro punto: l'esercizio venatorio da appostamento in Laguna col natante. Quell'articolo – io ho già avuto molti segnali dal territorio – sta creando grossissimi problemi alla vigilanza e creerà contenziosi legali anche tra gli stessi cacciatori.
L'altro punto che è stato ritenuto incostituzionale dall'Ufficio legislativo del Ministero è la mancata limitazione all'attività di allenamento o addestramento cani, in determinati periodi, con sparo.
Un altro punto, l'omessa identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi.
Altro punto ancora, molto dibattuto (ricordate gli emendamenti che votammo anche di notte), l'omissione della protezione delle rotte di migrazione attraverso il divieto di caccia nel raggio di mille metri dei valichi montani.
Vi ricordo che sto leggendo quello che dice l'Ufficio legislativo del Ministero dell'Ambiente, non quello che dicono Legambiente o il WWF. Mi raccomando!
Settimo punto: il Piano non attua le prescrizioni della valutazione di incidenza ambientale in merito al divieto di caccia, ovvero alla compensazione che doveva essere prevista laddove sono state fatte grandi opere nelle aree di Rete Natura 2000, in deroga alla Direttiva Habitat. E ce ne sono anche altri.
Anche il Ministero della Cultura scrisse che l'articolo sugli appostamenti fissi, sulle autorizzazioni paesaggistiche non andava bene. Vi chiederete perché allora il Consiglio dei Ministri non abbia impugnato questa norma. Perché, con sorpresa di tutti gli Uffici legislativi, nel momento in cui essa arrivò al Consiglio dei Ministri, il Ministro per gli Affari regionali Gelmini impose l'approvazione del Piano. È un precedente che non c'era mai stato prima. La Gelmini si è messa contro i Ministeri per far passare la legge. Si dice che la Gelmini abbia ricevuto più di qualche telefonata dal Veneto, da parte di importanti figure istituzionali. Meno male che queste telefonate non si potranno fare alla Corte. Se qualcuno chiama la Corte, non vi rispondono mica! Secondo me, potrebbero anche fare un esposto e chiamare i Carabinieri o fare un esposto alla magistratura. Per quello dico "meno male che c'è il TAR".
La vostra legge, piena di illegittimità, piena di incostituzionalità – ripeto, lo dicono i Ministeri, lo dicono gli Uffici legislativi – è diventata legge, non è stata impugnata. Ma non tutte le torte riescono con il buco, ecco perché siamo qui oggi. Ci si è messo di mezzo il Comune di Rivoli, e qua scivolate sulla buccia di banana. Non solo il Comune di Rivoli, hanno fatto ricorso anche i cacciatori, tant'è vero che ci sono, cari colleghi, ad oggi, a minare questo Piano tre provvedimenti del TAR.
Voi del terzo non sapete ancora nulla, probabilmente, tant'è vero che, in corsa, addirittura il Presidente del Consiglio di quest'Aula ha fatto un emendamento per inserire anche il terzo. In realtà, di tre provvedimenti ce n'era uno e adesso si inserisce il secondo perché sul secondo non c'è nulla da fare. Dovremo aspettare la Corte, ma là non c'è conflitto di attribuzione.
La sorpresa è che quest'ultimo pronunciamento del TAR è sul ricorso dei residenti, dei cacciatori e della Riserva Alpina. Quindi, per accontentare tre o quattro persone della vostra nomenclatura, che volevano andare a caccia lì, pur non essendo residenti, state compromettendo l'intero Piano.
Vediamo che cosa dicono i legali su questo. Ho sentito quello che ha detto il collega Favero. Il TAR non ha ritenuto la propria giurisdizione sulla legge regionale e non l'ha affatto disapplicata. È esattamente il contrario: proprio perché si è trovato davanti una legge regionale, ha fatto l'unica cosa che gli consente l'ordinamento.
È possibile avere un po' di silenzio, Presidente? Soprattutto da chi mi parla da vicino.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Collega Zanoni, se la deve prendere con la sua collega. Io la sento benissimo. Se poi la collega Bigon vuole disturbarla, non è colpa mia.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

No, io non ho visto la collega Bigon fuori posto. Lei era al suo posto.
Presidente, ma ne fa una questione di appartenenza partitica? Scusi...

PRESIDENTE

Assolutamente no.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Me le leva di bocca queste parole. Mi scusi, o lei fa il Presidente o fa il politico. Decida lei.

PRESIDENTE

Lei faccia il suo e lo faccia bene.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Il TAR, proprio perché si è trovato davanti una legge regionale, ha fatto l'unica cosa che gli consente l'ordinamento, cioè ha sollevato davanti alla Corte Costituzionale la questione della legittimità costituzionale della legge regionale.
È dubbio che si possa parlare di conflitto di attribuzione nei confronti di un giudice che ha fatto esattamente ciò che gli consente la legge. Ciò che ha fatto ulteriormente il TAR è sospendere in via cautelare i provvedimenti amministrativi che hanno dato esecuzione alla legge regionale. Nessun intervento sulla legge, dunque.
Ebbene, che il giudice amministrativo abbia il potere di sollevare una questione di legittimità costituzionale di una legge regionale è indubbio, perché questo è sancito dall'articolo 23 della legge n. 87 del 1953. L'equivoco che cerca di ingenerare questo provvedimento è di far credere che il TAR Veneto, con l'ordinanza n. 615/2022 e adesso, con l'emendamento del Presidente del Consiglio, anche con la successiva, sia intervenuto per sospendere la legge regionale. In realtà, la Regione vuole mascherare l'impossibilità di giustificare un conflitto di attribuzione come giudice amministrativo per avere quest'ultimo sollevato la questione di legittimità costituzionale, dato che questo potere rientra pacificamente nelle sue attribuzioni. Quindi, con questo provvedimento si cerca di insinuare l'idea che il TAR, con l'ordinanza n. 615, abbia sospeso la legge, cosa che non avrebbe effettivamente potuto fare. L'equivoco della Regione è anche un po' ingenuo, poiché leggendo l'ordinanza n. 615 si capisce benissimo che il TAR non ha sospeso la legge, ma i provvedimenti amministrativi applicativi.
Si legge nell'ordinanza: "Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto – Sezione I sospende l'efficacia dei provvedimenti amministrativi impugnati con i motivi aggiunti nei limiti di interesse dell'Ente territoriale ricorrente in via meramente interinale e per l'effetto dispone che, nelle more della pronuncia della domanda cautelare, a cui si provvederà a seguito della definizione della questione pregiudiziale di legittimità costituzionale sollevata con separata ordinanza, quella che non è oggetto del provvedimento di oggi, vengano mantenute nel territorio del Comune di Rivoli Veronese le speciali forme di tutela dell'esercizio dell'attività venatoria previste per la zona faunistica delle Alpi. Il giudizio sui provvedimenti amministrativi e applicativi di una legge regionale è indiscutibilmente di competenza del TAR ed è chiarissimo che il giudice ha sospeso i provvedimenti amministrativi, non la legge".
A un certo punto, nella relazione che andiamo a votare oggi, è scritto che "il TAR per il Veneto con la ordinanza di decisione sulla domanda cautelare n. 615, non solo elenca, tra gli atti di cui si chiede l'annullamento e la sospensione, anche la legge regionale n. 2/2022 e in sede di decisione..." eccetera, eccetera. In realtà questo è un errore, collega, perché quella elencazione è fatta dal Comune ricorrente, non dal TAR. Vada a leggere il virgolettato. Non si capisce dove la Regione ricava la convinzione che la legge regionale è stata sospesa dal TAR. Non è scritto da nessuna parte. Che cosa ci stiamo a fare oggi qua con questo provvedimento?
I provvedimenti amministrativi sospesi sono quelli impugnati dal Comune – e io aggiungo anche dalle associazioni dei cacciatori e dalla Riserva Zona Alpi, visto che c'è questa nuova ordinanza – i cui motivi aggiunti sono inequivocabilmente provvedimenti amministrativi. è difficile pensare che simili cose le possiamo discutere qui. Il TAR ha sollevato la questione di costituzionalità, come del resto poteva e doveva fare, non ha certamente pronunciato un giudizio di costituzionalità della legge, ma solo un giudizio di rilevanza e non manifesta infondatezza. Inoltre non ha sospeso la legge regionale.
Il TAR ha ribadito che la legge regionale 2/2022 si configura come una legge provvedimento. Lo ha fatto non per dichiararla incostituzionale, ma per motivare sulla rilevanza e non manifesta infondatezza di uno dei vizi di costituzionalità più evidenti, cioè quello di aggirare il sindacato del giudice amministrativo, cui compete il sindacato sui provvedimenti amministrativi, approvando una legge provvedimento.
Si tratta quindi di un gigantesco equivoco. Il TAR, proprio perché non ha voluto sostituirsi alla Regione, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale, affinché sia la Corte Costituzionale a decidere. La decisione della Corte influirà poi sulla decisione del TAR sui provvedimenti amministrativi impugnati.
Quindi, sarebbe veramente utile, cari colleghi, per non creare equivoci su equivoci, storture su storture, bocciare questo provvedimento. Credo che rischiamo veramente di fare una pessima figura, allorché qualcuno ricorderà alla Corte Costituzionale che il TAR non ha sospeso la legge regionale, ma i provvedimenti applicativi e solo nei limiti dell'interesse del Comune di Rivoli. Aggiungo anche nell'interesse dei soci della Riserva Alpina di caccia di Rivoli Veronese, che questo Piano elimina, di fatto, perché apre le porte ai cacciatori di pianura dell'ambito territoriale di caccia.
Se fosse come dice la Regione, la legge sarebbe sospesa su tutto il territorio regionale. Così non è, ed è bene non far fare questa brutta figura all'Istituzione regionale.
Quindi, cari colleghi, coloro che vi hanno fatto votare quel Piano sono stati accontentati un po' tutti, però accontentando un po' tutti, probabilmente chi riveste ruoli politici di rilievo, si fanno figure come queste. Bastava lasciare le cose come sempre erano state lasciate, lasciare stare un confine riconosciuto da decenni, forse da un secolo. Per accontentare i due o tre noti ci ritroviamo in questa situazione. Vi sta bene! Chi troppo vuole nulla stringe. Ricordo che mio nonno usava un altro proverbio, forse lo capite di più, visto che siamo in Veneto: "chi no se contenta de l'onesto, perde el manego e anca 'l cesto". Non so se voi l'avete mai sentito dire, ma nel trevigiano si usava, ed è chiarissimo: chi troppo vuole nulla stringe, tradotto in italiano. Il "cesto" è appunto il cesto, el manego" non serve tradurlo.
Quindi, è stata fatta una forzatura. La forzatura l'avete fatta voi. Avete voluto un Piano per legge invece che con un atto amministrativo e adesso abbiamo la Corte che dovrà decidere proprio su questo aspetto. Andava fatta la legge o andava fatto il Piano?
La Corte ha già praticamente risposto, perché ha già emanato una sentenza del 2017, la n. 139, che dice che questi sono atti che devono essere amministrativi. Quindi, per aver voluto fare queste forzature, sapete cosa accadrà? Il Piano faunistico venatorio salterà, con tutte le conseguenze immaginabili per l'attività venatoria e per la tutela della fauna selvatica. Avete una responsabilità immane per quello che avete fatto, immane. Tra l'altro, anche quella delle pressioni che sono arrivate alla Gelmini veramente – ho sentito dei commenti che non sto qua a riportarvi – è una cosa che non era mai capitata. Due Uffici legislativi che chiedono l'impugnativa e il Consiglio dei Ministri, dove ci siamo tutti, perché era "la grosse koalition".
Purtroppo, la Gelmini si è imposta e non c'è stato nulla da fare. Comunque, chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Povero Piano faunistico-venatorio.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie. Bigon Anna Maria, prego.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Ho ascoltato con grande attenzione l'intervento di Possamai...

PRESIDENTE

Ho detto: Bigon Anna Maria.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Scusi.

PRESIDENTE

Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Dal nostro punto di vista, ovviamente Rivoli ha ricorso al TAR per difendere e tutelare un proprio diritto, un diritto legittimo, un interesse da tutelare per quanto riguarda la modifica del Piano faunistico.
Compito della politica, a nostro parere, sarebbe stato quello di ascoltare gli amministratori che difendono il proprio territorio, di condividerne le ragioni e di vedere insieme se era possibile ritornare a quello che per anni è stato il territorio di Rivoli e la sua tutela.
Noi riteniamo che oggi questa delibera sia veramente inconcepibile, frutto di una politica che non dovrebbe nemmeno esistere. Non solo la Regione non ha, quindi, ascoltato gli amministratori che difendono i propri cittadini, che sono non solo quelli di Rivoli, ma sono cittadini anche veneti, ma addirittura va contro una sentenza del TAR con delle motivazioni che noi riteniamo in prima battuta, in prima analisi sicuramente non fondanti e tantomeno accoglibili dal punto di vista non solo di amministratori, ma soprattutto ‒ ribadisco ‒ di politici.
Anche perché il TAR non ha sospeso la legge. Il TAR ha sospeso i provvedimenti amministrativi applicativi, che sono quei provvedimenti di cui il Comune di Rivoli chiedeva la sospensione. Il TAR si è, giustamente, pronunciato su questa richiesta.
Quindi, non capiamo oggi la discussione dove vuole andare, ma soprattutto non giustifichiamo nemmeno un euro speso di soldi pubblici per resistere davanti al TAR. Anzi, contro il TAR. Perché questa non è una difesa della Regione nei confronti di una decisione. Questo è un attacco al TAR per un conflitto di poteri che non capiamo dove stia.
Ribadiamo il nostro diniego a questa decisione, con una contrarietà assoluta, che va oltre la capacità amministrativa di un amministratore della Regione, ma che dovrebbe essere soprattutto politica, di ascolto delle ragioni da parte del Comune di Rivoli.
Non mi dilungo nel sottolineare quanto è stato detto anche dal collega consigliere Zanoni, ma avevamo presentato nell'opportuna sede, in Consiglio regionale, un emendamento dove chiedevamo di accogliere l'istanza del Comune, che già si era attivato con la Regione chiedendo più incontri, cercando di portare avanti in questa sede politico-amministrativa le proprie ragioni per un divieto di quella modifica che va a incidere sul proprio territorio. Da una parte vediamo le ragioni del Comune di Rivoli, che non possiamo non condividere, ma non (inc.), ci mancherebbe altro, ma perché qualsiasi Sindaco, qualsiasi Amministrazione credo debba fare questo per la tutela del proprio territorio.
Non capiamo, invece, la ragione di questa Regione nel voler contrastare in modo così arbitrario, illogico e infondato una decisione senza addivenire a quella che potrebbe essere, veramente, un'opportunità non solo politica, ma territoriale.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Consigliere Bet, prego.

Roberto BET (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo aver ascoltato attentamente le parole del collega Zanoni che mi costringe a formulare un paio di riflessioni.
Innanzitutto qui siamo di fronte a un provvedimento del giudice che potremmo ritenere abnorme, che esce dalla sua competenza, che con un'ordinanza di fatto sospende una legge regionale. Questo provvedimento a cascata costringe la Regione – oggi ne stiamo discutendo – a fare un ricorso per conflitto di attribuzioni, perché siamo di fronte a un giudice che sospende una legge.
Ci insegnavano, nei primi anni di Giurisprudenza, che le leggi regionali ritenute incostituzionali venivano impugnate dal Governo entro sessanta giorni, cosa che non è avvenuta. E qui vorrei invitare il consigliere Zanoni, che lamenta queste telefonate, che insinua influenze, non si capisce bene di chi e come, se ritiene che ci siano delle situazioni di illegittimità o delle violazioni di norme, di andare anche a denunciare questi fatti, perché se siamo di fronte a cose illecite è anche giusto che un giudice le giudichi e ci dica se c'è qualcuno che si è comportato male.
Molto più grave, invece, è l'intervento del collega Zanoni quando dice: io sono andato giù a Roma, dai Ministeri, per invitarli a fare l'impugnativa della legge regionale sul Piano faunistico. Parole più o meno testuali. Comunque, è questo il concetto che ha espresso. Noi sappiamo che il collega Zanoni è rappresentante di associazioni ambientaliste, magari è anche iscritto a qualche associazione ambientalista. Associazioni ambientaliste che sono parti spesso in causa nelle cause che hanno ad oggetto il Piano faunistico, quindi hanno un interesse proprio a impugnare il Piano faunistico, hanno un interesse magari dell'associazione e un'utilità dello scopo societario statutario a far cadere il Piano faunistico che abbiamo approvato. E il consigliere regionale Zanoni, bello bello, va dai Ministeri a chiedere che venga impugnata la legge da parte degli uffici, esercitando delle influenze che mi pare siano un po' inopportune (diciamo così, ma mi fermo qui)... Bravo. Complimenti.
Oggi, quindi, ci troviamo a fare un lavoro di impugnativa, ad aggravare i costi della pubblica amministrazione, della Regione eccetera, quando il giudice amministrativo, cosa che poi ha anche fatto, poteva fare fin da subito un incidente di costituzionalità, un'impugnativa durante il procedimento amministrativo di impugnazione da parte del Comune di Rivoli, rimettere alla Corte Costituzionale, cosa che è già nel tavolo della Corte Costituzionale, perché l'impugnativa incidentale è già stata fatta. A quel punto la Corte Costituzionale può sospendere cautelarmente se ritiene che ci siano dei provvedimenti che creano dei danni ai nostri concittadini, ai cacciatori di Rivoli. A parte che la caccia a Rivoli non è vietata, continueranno ad andare a caccia a Rivoli e non c'è nessuna violazione dei diritti dei cacciatori, c'è solo una scelta organizzativa di tipo pianificatorio nel considerare un'area zona Alpi piuttosto che zona pianura. Ma la caccia non è vietata a Rivoli. Quindi non vengono limitati i diritti dei cacciatori. è una questione sicuramente legittima che, sul piano formale della scelta di che tipo di soggetto giuridico, dell'Istituzione, del giudice che deve decidere se una legge regionale è valida o non è valida, è legittima o non è legittima, è solo la Corte Costituzionale può fare. Quindi oggi noi giustamente rivendichiamo questo potere in capo alla Corte Costituzionale e chiediamo al giudice delle leggi che dica e che faccia chiarezza al giudice amministrativo che non può permettersi di impugnare le nostre leggi.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie a lei.
La parola al relatore Marzio Favero.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Chiedo scusa alla collega Bigon, ma non mi ero reso conto che era saltata la scaletta degli interventi. Dicevo, ho apprezzato la moderazione con cui ha affrontato il tema, da una prospettiva diversa rispetto a quella della maggioranza, il Capogruppo del PD, Possamai. Molto equilibrato l'intervento e condivisibile in diversi passaggi.
Non condivido affatto, invece, l'intervento del collega Zanoni. Anche sul piano culturale, mi permetta, lei non può dirci che oggi i cacciatori sono i protagonisti di una pratica barbarica. Guardi, io sono obiettore di coscienza, non posso portare armi, non sono mai stato appassionato di caccia. Son convinto che la caccia vada limitata e gestita con serietà, ma è una delle attività ancestrali dell'essere umano. Se lei mangia carne che deriva dagli allevamenti dovrebbe sapere che quegli animali hanno vissuto in condizioni più infelici. "Mi son vegetarian": anche le piante soffrono.
La legge, le ricordo, viene approvata in tutte le sue parti e in tutte le sue componenti. I nostri uffici legali hanno ritenuto che ci sia stata un'invasione di campo. Questo non significa mancare di rispetto al TAR, perché può essere che il giudice del TAR stia pensando che la legislazione attuale ha dei limiti e che forse serve qualche forzatura. Esiste anche la giurisprudenza. Probabilmente qui ci troviamo di fronte a un caso assolutamente nuovo che merita di essere attenzionato perché potrebbe generare conseguenze diverse.
A me dispiace che lei manchi di rispetto nei confronti dei nostri uffici legali. Mi dispiace che manchi di rispetto anche nei confronti dei nostri dipendenti perché il Piano faunistico-venatorio non è stato elaborato e scritto dai politici con i loro tre amici. Casomai faccia i nomi di questi tre amici o magari vada anche dal giudice a spiegare chi sono. La legge viene costruita con l'ausilio dei tecnici. Lei dice che è una legge infarcita di illegittimità. Significa che i nostri tecnici e i nostri uffici legali hanno approvato atti illegittimi. Non mi pare.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, nessuno l'ha disturbata finché parlava. Quindi, i suoi commenti su chi sta intervenendo sono sgraditi. Grazie.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Aggiungo il fatto che non ho memoria che quando abbiamo discusso del Piano faunistico-venatorio lei abbia sollevato la questione della distinzione fra la parte della legge e la parte dei provvedimenti amministrativi. Non ne ho memoria, ma forse sono io che ho perso qualche passaggio. Adesso salta fuori con questa distinzione.
Credo che nemmeno il TAR sia così sicuro in questo momento, tant'è vero che si è rimesso alla valutazione alla Corte Costituzionale. Noi qui oggi non ci stiamo muovendo contro il TAR. Scusami, non ci stiamo muovendo contro il TAR. Stiamo ponendo il problema che è giusto che si esprima la Corte Costituzionale. Noi ci atterremo alle disposizioni della Corte Costituzionale. Se lei è così convinto che questa legge sia stata mal fatta e che avrebbe dovuto essere divisa fra una legge generale e i provvedimenti amministrativi... tanto più anche lei, invece di dire "bocciamo questo provvedimento di oggi", dovrebbe dire "approviamolo", perché così ci affidiamo alla Corte Costituzionale. Per eterogenesi dei fini, sia dalla nostra prospettiva, sia dalla vostra vale la pena che noi si investa la Giunta del compito di portare all'attenzione della Corte Costituzionale quanto è accaduto. Questa è la verità, molto semplice, anche per non generare precedenti che poi potrebbero riversarsi in "n" provvedimenti legislativi.
Noi riteniamo giusto approvare la proposta presentata oggi da Ciambetti. Chiedo a tutti i Consiglieri di votarla. Eterogenesi dei fini. Alla fine diamo la parola alla Corte Costituzionale che dirimerà la questione.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Emendamento n. A0001 presentato dal consigliere Ciambetti, premessa X, dispositivo X, aggiuntivo, che prevede:
NELLE PREMESSE
Dopo il secondo paragrafo delle premesse è inserito il seguente paragrafo
PRESO ATTO ALTRESI' che anche il Comprensorio Alpino di Caccia di Caprino Veronese ed il Comprensorio Alpino di Caccia di Rivoli Veronese nonché alcuni cacciatori iscritti ai rispettivi comprensori hanno pure impugnato al TAR per il Veneto, con ricorsi dapprima introduttivo e successivamente per motivi aggiunti, la legge regionale 28 gennaio 2022, n. 2 limitatamente alla parte in cui modifica la Zona Faunistica delle Alpi nei territori dei Comuni di Caprino Veronese e Rivoli Veronese, "quanto al primo riducendo significativamente la porzione ricompresa in tale ZFA, quanto al secondo escludendolo totalmente" e tutti gli atti amministrativi adottati in esecuzione ed attuazione della legge regionale impugnata sul punto in questione, chiedendo anche la sospensione degli atti medesimi;
Dopo il quinto paragrafo delle premesse è inserito il seguente paragrafo
RILEVATO che il TAR per il Veneto con ordinanza di decisione sulla domanda cautelare n. 656 del 15 luglio 2022 ed analogamente a quanto disposto con la surrichiamata ordinanza n. 615 del 20 giugno 2022, dopo aver elencato tra gli atti di cui si chiede l'annullamento e la sospensione, anche la legge regionale n. 2/2022 e in sede di decisione in ordine alla propria giurisdizione, disposto ritenendola sussistente su tutti gli atti impugnati, legge regionale inclusa "sospende I 'efficacia dei provvedimenti amministrativi impugnati con motivi aggiunti nei limiti di interesse dei ricorrenti in via meramente interinale e, per l'effetto, dispone che - nelle more della pronuncia sulla domanda cautelare a cui si provvederà a seguito della definizione della questione pregiudiziale di legittimità costituzionale sollevata con separata ordinanza - vengano mantenute nei territori dei Comuni di Caprino Veronese e del Comune di Rivoli Veronese, le speciali forme di tutela dell'esercizio dell'attività venatoria previste per le Zone Faunistiche Alpine", rimettendo la esecuzione della ordinanza in capo alla Amministrazione regionale;
Conseguentemente in tutti i successivi paragrafi dopo le parole "ordinanza cautelare n. 615 del 20 giugno 2022" sono aggiunte le parole "ordinanza cautelare n. 656 del 15 luglio 2022".
NEL DELIBERATO
Al punto 1) dopo le parole "e per l'effetto venga annullata l'ordinanza n. 615 del 20 giugno 2022 del TAR Veneto" sono aggiunte le seguenti "e l'ordinanza n. 656 del 15 luglio 2022 del TAR Veneto".
L'emendamento è stato presentato perché il TAR ha emesso un'altra ordinanza che ci è arrivata ieri mattina. Quindi, integriamo il provvedimento in essere per non tornare a fare un altro conflitto di attribuzione al prossimo Consiglio.
Relatore, le chiedo il parere sull'emendamento.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Favorevole.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sulla votazione del provvedimento nel suo complesso.
Ci sono dichiarazioni di voto? Non vedo interventi.
Metto in votazione la PDA n. 48 nel suo complesso.
Collega Zanoni, se aspetta sempre... Marzio Favero era per l'emendamento precedente. Gli scherzetti di arrivare all'ultimo a prendere la parola per mettere in difficoltà il sottoscritto non mi piacciono.
Se vuole parlare, lo fa a tempo debito e chiede la parola. Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Nessuno scherzetto, Presidente. Lei ha dei pregiudizi.

PRESIDENTE

Lei continua a utilizzare questo metodo...

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Lei ha dei pregiudizi nei miei confronti.

PRESIDENTE

...non solo in questo provvedimento, ma anche in altri. Ed è scortese e maleducato.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Mai fatto.

PRESIDENTE

Assolutamente. Lo fa spesso.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, sono sue fantasie e lei utilizza il suo potere...

PRESIDENTE

No, fantasie sono le sue...

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

...per imputarmi cose che non mi permetterei neanche di pensare.

PRESIDENTE

Assolutamente.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

E se lei le pensa vuol dire...

PRESIDENTE

Lei chiede la parola a tempo debito e non all'ultimo momento, come fa sempre.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Quando mai è successo? Presidente, capisco che lei abbia i nervi scoperti per questo provvedimento...

PRESIDENTE

Non ho nessun nervo scoperto, glielo assicuro.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Si rassicuri: non l'ho mai fatto e mai lo farò.

PRESIDENTE

Lo ha fatto più volte.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Questi giochetti non mi appartengono.

PRESIDENTE

Lo ha fatto più volte e mi sono permesso di dirlo...

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Si confonde con qualcun altro.
Mi dica quando, allora.

PRESIDENTE

In tantissimi altri provvedimenti...

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Mi dica un caso.

PRESIDENTE

...lei sempre chiede la parola all'ultimo momento, in zona Cesarini. La chiameremo "zona Zanoni".

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, lei ha preso un granchio, perché io non l'ho mai fatto, e glielo possono testimoniare tutti. Non ho mai fatto cose del genere!

PRESIDENTE

Gliel'assicuro. Non mi permetto di fare osservazioni gratuitamente. Gliel'assicuro.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Tra l'altro, siccome ho capito che il collega Favero non era più in lista, mi sono pure tolto. Guardi, mi tolgo.

PRESIDENTE

No, si è tolto perché qualcuno l'ha invitata. Non ho il paraocchi. Vedo cosa avviene in quest'Aula, gliel'assicuro.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, lei è il Presidente e ha sempre ragione lei.

PRESIDENTE

Quando lei dice cose inesatte, mi permetto di osservarle.
Metto in votazione la PDA n. 48, nel testo emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Lo dica al microfono.

Raffaele SPERANZON (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Chiedo venga registrato il voto favorevole del consigliere Speranzon.

PRESIDENTE

A verbale.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Due minuti di sospensione. I Capigruppo in Sala del Leone. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 11.56
La Seduta riprende alle ore 12.09

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo i lavori.
Riprendiamo posto in Aula, grazie.
PUNTO
7



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI CESTARO, FINCO, MICHIELETTO E SPONDA RELATIVA A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 9 DICEMBRE 1993, n. 50 "NORME PER LA PROTEZIONE DELLA FAUNA SELVATICA E PER IL PRELIEVO VENATORIO"". (PROGETTO DI LEGGE N. 140) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 21/2022)

Relazione della TERZA commissione consiliare.
Relatore: Consigliere Puppato
Correlatore: Consigliera Guarda

PRESIDENTE

Siamo sul PDL n. 140.
Relatore è il collega Puppato.
Se mi chiede la parola su Concilium, collega.

Giovanni PUPPATO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Buongiorno.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Regione Veneto, con la legge n. 50 del 1993 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio" definisce i presupposti normativi necessari per regolamentare, nell'ambito di una razionale programmazione del territorio, il prelievo venatorio.
Compete alla Regione, infatti, la pianificazione faunistico-venatoria di tutto il territorio agrosilvopastorale, nella piena osservanza della legge n. 157 del 1992.
Tale programmazione regionale ha di recente trovato una nuova attuazione proprio con il Piano faunistico-venatorio approvato dal Consiglio regionale con la legge regionale 28 gennaio 2022, n. 2 ed operativo per il periodo 2022-2027, attraverso cui è stato possibile attivare un percorso di valutazione e approfondimento orientato all'innovazione e ottemperare anche al contempo alle prescrizioni di carattere ambientale e agli aspetti di confronto con i diversi soggetti portatori di interessi.
Di particolare importanza è quanto previsto dall'articolo 15, comma 7, della legge n. 157/92 che, nell'ottica di tutelare in particolare l'attività agricola, espressamente stabilisce: "L'esercizio venatorio è, comunque, vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione". Per "attualità di coltivazione" intendiamo: i terreni con coltivazioni erbacee da seme, i frutteti specializzati, i vigneti e gli uliveti specializzati fino alla data del raccolto. Inoltre, i terreni coltivati a soia e a riso, nonché a mais per la produzione di seme fino alla data del raccolto.
La disposizione statale offre quindi già una tutela che, tuttavia, in considerazione anche dell'evolversi delle tecniche di coltivazione, appare però non sufficiente a preservare l'attività agricola in particolari tipologie di coltivazioni da ulteriori danni che possono colpire l'azienda.
Allo scopo, quindi, di fornire una difesa ulteriore ed efficace per gli agricoltori, ai terreni di loro proprietà e ai loro beni aziendali, si rende opportuno prevedere l'introduzione all'interno della legge n. 50 del 1993 di una specifica previsione normativa (il comma 3 bis dell'articolo 27 della legge con correlata disposizione sanzionatoria che poi è prevista nell'articolo 35 della stessa legge). Questo a beneficio degli impianti di irrigazione cosiddetti "a vista", non interrati, tecnicamente definiti "impianti di irrigazione a goccia sopra terra", o meglio detti "con ali gocciolanti", installati lungo i filari dei vigneti e degli uliveti, eccetera.
L'intento consiste nell'evitare che nel corso dell'attività venatoria possano verificarsi casi di foratura delle tubature dei predetti impianti di irrigazione, che rappresentano beni aziendali, a causa dell'utilizzo delle armi da sparo, impedendone giustappunto l'utilizzo quando ci si trova sia all'interno della coltivazione oggetto di tutela, come sopra definito, che all'esterno. In questo caso, esiste il divieto solamente qualora si spari da una distanza inferiore a 50 metri in direzione del fondo attrezzato con impianto di irrigazione.
È quindi questo un progetto di legge volto ad immettere nella disciplina faunistico-venatoria e, più in generale, nell'ordinamento regionale, un ulteriore elemento a tutela degli investimenti nelle infrastrutture presenti nel territorio, salvaguardando così l'attività imprenditoriale esercitata dai proprietari o conduttori del fondo. Detto altrimenti, è uno strumento normativo annoverabile tra le disposizioni che costituiscono forme di contemperamento tra esercizio dell'attività venatoria e salvaguardia dell'esercizio dell'attività agricola.
In sede di esame, anche in seguito a quanto emerso nel corso delle audizioni effettuate dalla Terza Commissione con le organizzazioni professionali, le associazioni ambientalistiche e quelle venatorie, è stata apportata una modifica, con conseguente introduzione del comma 3 ter dell'articolo 27, volta ad escludere dal campo di applicazione della norma introdotta con il comma 3 bis ed unicamente con riferimento allo sparo con fucili a canna rigata, due tipi di categorie di interventi. La prima riguarda le operazioni di controllo della fauna selvatica, di cui all'articolo 17 della legge regionale n. 50/93, che non configurano esercizio di attività venatoria. L'altra riguarda le operazioni di prelievo venatorio in regime di selezione, ovvero una tipologia di prelievo venatorio fortemente disciplinata relativa ad uno specifico ambito territoriale, atteso che riguarda la zona faunistica delle Alpi ed è soggetta a calendari venatori integrativi della Giunta regionale, salvo che per la Provincia di Belluno, dove opera la Provincia e caratterizzata sia sotto il profilo delle specie che ne sono oggetto (gli ungulati quali cervi, daini, camosci eccetera), sia sotto il profilo della regolamentazione, atteso che presume la definizione di piani di abbattimento strutturati dal punto di vista numerico, per specie e per singolo territorio, anche con riferimento al genere e alle classi di età dei capi interessati e prelevabili.
Si è altresì disposto che il divieto, introdotto dal comma 3 bis dell'articolo 27, non concerne e, quindi, non riguarda i terreni non previamente delimitati da tabelle, a cura dei proprietari, secondo il modello e le modalità di apposizione definite dalla Giunta regionale (lo troviamo nel comma 3 ter).
Completano l'articolato le disposizioni tecniche in ordine alla clausola di neutralità finanziaria e alla disciplina di entrata in vigore.
Comunico, inoltre, che la Terza Commissione consiliare, acquisito il parere della Prima Commissione consiliare ai sensi dell'articolo 66 del Regolamento consiliare, in data 28 luglio 2022 ha approvato a maggioranza il progetto di legge regionale n. 140 che viene ora sottoposto all'esame dell'Assemblea consiliare.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Correlatrice è la collega Guarda. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente, cari colleghi e colleghe.
Devo dire che su questo progetto di legge proposto dalla collega Cestaro, oggi sostituita dal collega Puppato, la mia posizione iniziale era di sostanziale interesse. E in effetti l'interesse permane, tanto che ho presentato due emendamenti di carattere sostanziale, già anticipati nel corso dell'istruttoria in Commissione.
Il progetto di legge come depositato prevedeva e ancora oggi prevede l'inserimento del divieto di sparo in vigneti ed uliveti con impianto di irrigazione a vista. Si tratta di una proposta di disposizione che, come evidenziato nella relazione ed emerso nel corso dell'istruttoria in Terza Commissione, ha la funzione di introdurre un "elemento a tutela degli investimenti nelle infrastrutture presenti nel territorio, salvaguardando così l'attività imprenditoriale esercitata dai proprietari o conduttori del fondo". Questo è un aspetto assolutamente positivo e coraggioso che – lo sottolineo – è d'obbligo andare a realizzare all'interno della nostra Regione, e per questo lo condivido.
Detto altrimenti uno strumento normativo annoverabile fra le disposizioni che costituiscono forme di conciliazione fra esercizio dell'attività venatoria e salvaguardia dell'esercizio dell'attività agricola, quindi un'attività economica, con l'obiettivo di ridurre il peso dei costi e del lavoro da dover fare ogni anno per sostituire uno o più filari di tubazioni rovinati dagli spari. Una perdita di soldi e di tempo per gli agricoltori, senza potersi rivalere alla fin fine su nessuno, perché si scopre il danno ormai troppo tardi.
Questa conciliazione proposta oggi è positiva e si sostanzia esattamente nella volontà del legislatore regionale di introdurre un limite attraverso un divieto a quanto è stato finora concesso al mondo venatorio. Pertanto, la disposizione introdotta con il comma 3 bis non può che trovarmi di base assolutamente d'accordo, specie perché introduce una tutela a valere su degli strumenti di produzione degli imprenditori agricoli. Su questo aspetto, tuttavia, ritengo che bisognerebbe allargare il campo soggettivo di applicazione dell'introducendo divieto, considerando in sostanza non solo le due tipologie di coltivazione, ma anche le restanti, comunque accomunate a quelle dall'impiego di specifica tecnica produttiva, con impianto appunto di irrigazione a goccia non interrato, quindi un impianto di irrigazione a vista. In tutte le coltivazioni, non soltanto nelle due considerate, l'impianto rimane nell'arco del tempo e di conseguenza rischia di subire un danno che poi va a ricadere sulle spalle di un settore, quello agricolo, che è già fortemente appesantito dai costi di gestione e dal calo appunto costante del prezzo di vendita dei propri prodotti,
Quindi, in sostanza, propongo un emendamento sostitutivo dell'introducendo comma 3 bis, che contempera l'esigenza a che il divieto poggi su un riferimento oggettivo, appunto la tecnica produttiva, in modo da mantenere un aggancio alla realtà concreta e fattuale che ne ha determinato la proposta, e cioè prevenire i possibili danni determinati dall'attività venatoria, con l'esigenza, in questo caso, di coprire un più ampio spettro, un più ampio numero di attività produttive, non soltanto quelle specificatamente limitate alle produzioni identificate all'interno di questo progetto di legge, ossia la coltivazione di vigneti e uliveti.
Penso che non sia un impegno gravoso verso cui dovremmo spingerci a tutelare, ma sia assolutamente importante e coraggioso andare a lavorare per la tutela delle produzioni agricole e la tutela, appunto, dell'economia che le sostiene. In questo senso ho ritenuto altresì necessario modificare, sempre con un emendamento, la proposta che oggi andremo a votare, proponendo di aumentare la distanza al di sotto della quale la direzione dello sparo è vietata, portandola a 70 metri.
Per quanto riguarda di contro la disposizione di cui al comma 3 ter, successivamente introdotta tramite emendamento da parte della maggioranza, pur non condividendola, ho appreso l'esigenza tecnica di escludere dal divieto lo sparo con fucili a canna rigata nei prelievi di selezioni e nelle operazioni di controllo della fauna selvatica ai sensi dell'articolo 17. È un aspetto che non condivido, però apprendo e discuto – ne ho discusso all'epoca, così come oggi – con la manovra emendativa. Ma è molto, molto più difficile, invece, riuscire a trovare una qualsivoglia razionalità nell'ulteriore previsione che esclude l'applicazione del divieto nel caso in cui i proprietari non abbiano delimitato i terreni (parliamo di ettari di terreno) con apposite tabelle, secondo le indicazioni della Giunta regionale.
Essenzialmente senza quelle tabelle l'agricoltore può subire ancora il danno e, invece, soltanto nel caso in cui l'agricoltore si accollerà l'onere di acquistare le tabelle e di installarle lungo il perimetro del terreno indicato, solo in quel caso il divieto di sparo avrà effetto. Dal danno alla beffa, a questo punto, perché evidentemente se questa norma parte da una necessità, cioè quella di ridurre il carico economico che rischiano ogni anno gli agricoltori di dover subire, dovendo sostituire gli impianti danneggiati, se quindi l'intento è quello di ridurre il carico economico, gli agricoltori si accollano invece ulteriori costi e ulteriori doveri per riuscire a tutelarsi da un'attività in questo caso ricreativa, non sostanzialmente economica, come quella dell'agricoltura.
Da questo punto di vista, non mi potrete trovare d'accordo, perché trovo ingiustificato e inopportuno questo ulteriore ed evidente obbligo, perché di questo si tratta: appesantimento a carico dei cittadini. Vorrei ricordare che l'articolo 21, comma 1, lettera f) della legge n. 157 del 1992 prevede il divieto di sparare da distanza inferiore a 150 metri con uso di fucile da caccia con canna ad anima liscia o da distanze corrispondenti a meno di una volta e mezza la gittata massima in caso di uso di altre armi, in direzione di immobili, di fabbricati, stabili adibiti ad abitazione o a posto di lavoro, di vie di comunicazione ferroviaria, di strade, di funivie, filovie, di stabbi, stazzi, recinti ed altre aree delimitate destinate al ricovero e all'alimentazione del bestiame nel periodo agrosilvopastorale. Ora, non mi pare proprio che in caso di questo divieto si preveda e si richieda, ai fini dell'applicabilità del divieto, di fare una delimitazione, peraltro tramite tabelle, avvertendo che esiste il divieto di non sparare. E allora, perché farlo in questo ambito, quando c'è da tutelare un'attività economica?
Vorrei far notare che sempre l'articolo 21 della legge n. 157 del 1992, per far comprendere l'assurdità della richiesta introdotta da questo comma, parla di delimitazione di stabbi, stazzi, recinti e altre aree destinate al ricovero e all'alimentazione di bestiame nel periodo agrosilvopastorale, ma non parla affatto di tabelle. Basta puramente la delimitazione.
Ritengo, pertanto, questa richiesta di aggravio del tutto ingiustificata e per questo – lo ribadirò a fronte della discussione degli emendamenti – ne chiedo l'eliminazione attraverso un emendamento, e anche una modifica, attraverso un ulteriore emendamento, per chiedervi di rivalutare la posizione per andare a tutelare l'agricoltura, che fino ad oggi ha pagato a sufficienza, senza potersi rivalere nei confronti dei responsabili, che irresponsabilmente hanno sparato e danneggiato l'impianto, affinché gli agricoltori, da oggi in poi, per vedere difeso il proprio diritto di avere perlomeno il proprio impianto tutelato, non debbano pagare ulteriori fondi.
Mi rendo conto che senza questa norma la possibilità di tutela non c'è, ma non è giusto sovraccaricare coloro che fino ad oggi hanno pagato. In questo senso, la proposta modificativa che chiedo cortesemente di valutare, come formula di mediazione, è quella di prevedere che l'obbligo di cartellonistica, di tabellazione sia riservato a coloro che desiderano continui l'attività di sparo all'interno del proprio territorio, perché si vede che giudicano il danno non tanto grave rispetto alle proprie casse. Quindi, la disponibilità a pagare per poter perseguire l'interesse in questo caso maggiore, che non è la tutela dell'impianto, ma è la tutela dell'attività di sparo all'interno del proprio terreno, è evidentemente prioritaria per loro.
Il resto degli agricoltori ‒ vi sfido a trovarne uno che, pur favorevole alla caccia, trovi piacere nel dover sostituire ogni anno uno o più filari di tubazioni ‒ non desidera questo ulteriore aggravio. Vi chiedo di valutare insieme anche con i vostri elettori questo aspetto. Non è possibile che una norma che giustamente ‒ lo ribadisco, giustamente, e mi trovate d'accordo ‒ cerca di ridurre il carico dei costi dei danni economici causati dal mondo venatorio al settore agricolo vada ad introdurre un ulteriore onere a carico di un comparto economicamente sostanziale per il nostro territorio. Anche perché, che sia un ettaro di vigneto o di uliveto o che siano tre o dieci ettari, sfido io a inserire una, due o poche tabelle per riuscire a segnalare adeguatamente, a non cadere nell'errore di non aver segnalato a sufficienza o, magari, di provvedere con una tabellazione non visibile, eccetera, trovando quindi giustificazioni per chi decide di entrare e sparare ugualmente.
I costi sono alti, il lavoro è già tanto, perciò vi chiedo di considerare questa proposta di mediazione che ho presentato questa mattina, proprio nella misura di rispettare il giusto intento che vi siete posti, però senza creare ulteriori aggravi nei confronti di un settore che già ha dato. Lo ribadisco, i costi sono tanti.
Ve lo chiedo per cortesia, proprio per affrontare onestamente questo progetto di legge senza avere pregiudizi reciproci, ma lavorando appunto onestamente per l'obiettivo definitivo di questa legge, che è quello di non appesantire il settore agronomico di costi aggiuntivi.

PRESIDENTE

La correlatrice ha presentato l'emendamento n. 4. Dieci minuti per eventuali subemendamenti.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Come ha visto, mi sono prenotato per tempo. Anzi, ho presentato anche un emendamento, e ho voluto farlo per tempo giusto per dare agli uffici e ai colleghi la possibilità di vederlo per tempo. A me piace agire e muovermi sempre a norma di Regolamento, ma anche correttamente, perché ci tengo, e proprio per questo esigo che la correttezza che mostro nei confronti degli altri mi sia ricambiata.
Detto questo, volevo fare i complimenti per questo progetto di legge ai colleghi Cestaro, Finco, Michieletto e Sponda, perché è una norma che riguarda la legge sulla caccia ed è la prima volta da quando sono qui (circa sette anni) che ne condivido le finalità. Quindi, per me questa è una giornata importante, perché finalmente si legifera in materia venatoria a favore dei cittadini, in questo caso a favore dei coltivatori. Le regole sono l'essenza del convivere civile.
Dico questo perché per una ventina d'anni sono stato, volontario, guardia giurata venatoria e ambientale del WWF. In questi anni ho trovato decine di agricoltori che ci hanno segnalato, e ci hanno chiesto di intervenire, danni causati alle tubazioni, che spesso magari non sono visibili o sono difficilmente visibili, per cui quando si spara all'interno dei vigneti – all'epoca, parlo di una decina di anni fa, non c'erano ancora tanti uliveti, si trattava in particolare di vigneti – è facile danneggiarli. Ciò soprattutto se si spara con la cosiddetta "munizione spezzata", quella che crea la rosa di pallini, per cui per ogni colpo possono essere 20, 50 o anche 100 pallini, difficili da controllare. E quindi, come ha illustrato la collega Guarda che mi ha preceduto, basta qualche pallino di questi per costringere l'agricoltore a rifare la linea danneggiata. Quindi, questa è sicuramente una norma positiva, perché questo tipo di danno è molto frequente.
Aggiungerei che questo danno, soprattutto negli ultimi anni, credo sia aumentato esponenzialmente, non tanto per l'aumento dei cacciatori, quanto per l'aumento esponenziale di questi impianti, perché i nostri agricoltori sanno che l'acqua è poca e quindi si affidano a questo tipo di tecnologia, cioè l'impianto a goccia. Tra l'altro, ricordo che sono impianti realizzati con i contributi dei cittadini veneti, che passano attraverso i provvedimenti della Regione, e i fondi comunitari per l'agricoltura, quindi è corretto inserire delle norme che prevengano questo tipo di incidenti e questo tipo di danni.
Sapete che la superficie vitata è aumentata costantemente negli ultimi anni e con le coltivazioni di vite è aumentato anche il numero di questi impianti e quindi anche la possibilità che vengano danneggiati.
Purtroppo, in Commissione Agricoltura questa legge, che inizialmente era una buona legge, a causa di questo comma che adesso spiegherò ha perso di importanza, ha perso di efficacia, perché è stato inserito l'obbligo di mettere le tabelle. Non solo, è stato detto anche che chi fa la caccia di selezione e operazioni di controllo della fauna selvatica ai sensi dell'articolo 17, può farlo comunque in questi vigneti.
Per chi non sa che cos'è questo articolo (non tutti sanno, non siete tutti della Terza Commissione), le operazioni di controllo della fauna selvatica ai sensi dell'articolo 17 – io sono andato un po' a memoria pensando ai piani della Regione e agli interventi periodici, anche con delibere e con piani – comprendono la caccia a volpi, a nutrie, a gazze, a cornacchie, e poi ci sono anche i cinghiali. Allora, si dice che non si può cacciare, però se si tratta di sparare a questi animali, lo si può fare. Io dico, colleghi: per chi non lo sa, le cartucce che si utilizzano per volpi, nutrie, gazze e cornacchie sono le stesse che si utilizzano per la lepre, per il fagiano e quant'altro. Quindi, che senso ha consentire di sparare comunque per questa forma di caccia, come se gli impianti a goccia non venissero danneggiati? Sono le stesse munizioni! È una cosa che veramente non mi spiego, che non ha una logica.
Altra questione. Si consente la caccia di selezione, prelievi e selezione con fucile a canna rigata. Il fucile a canna rigata è un fucile che, a differenza della doppietta o del sovrapposto, prevede un unico proiettile. È più difficile sicuramente beccare l'impianto di irrigazione con questo tipo di arma, ma se lo becchi il danno è sicuramente molto maggiore del pallino di caccia, perché qualche pallino magari incide e non fora il tubo dell'irrigazione, ma se arriva questo proiettile fa un buco di quelli considerevoli. Qual è, anche in questo caso, la logica?
Terza cosa, la tabella. Prima il collega Puppato ha letto la sua relazione alla legge e ha specificato come "l'esercizio venatorio è comunque vietato in forma vagante sui terreni in attualità di coltivazione. Si considerano in attualità di coltivazione i terreni con coltivazioni erbacee da semi, i frutteti specializzati, i vigneti e gli uliveti specializzati fino alla data del raccolto, i terreni coltivati a soia e a riso, nonché a mais per la produzione di seme fino alla data del raccolto", ricordando un articolo della legge statale, che poi in ogni caso è richiamato anche dalla nostra legge regionale. Bene, per questo divieto, colleghi, non servono le tabelle. Perché, una volta che si fa una cosa giusta, si vogliono introdurre due pesi e due misure? Perché per queste disposizioni non servono le tabelle, mentre per tutelare gli impianti a goccia di vigneti e uliveti dobbiamo mettere la tabella? Le avete mai viste queste tabelle? No, perché non sono previste dalla legge. Le avete mai viste le tabelle a 100 metri da una casa o a 50 metri da una strada o a 50 metri dalla ferrovia? No, perché è la legge che lo prevede e chi va a caccia, ha la licenza di caccia, fa gli esami e quant'altro, conosce la legge. Non serve prevedere la tabella. Una volta che vogliamo agevolare gli agricoltori e tutelare le tubazioni degli impianti a goccia, andiamo a inserire deroghe per la caccia a volpi, nutrie, gazze, cornacchie, cinghiali e per la caccia di selezione e addirittura diciamo che devo mettere la tabella!
Come vi ho detto, ho fatto molta vigilanza. Sapete che le tabelle di notte hanno le gambe? Ve l'ha mai detto nessuno? Ci è capitato spesso. Di giorno il contadino o l'agricoltore mette la tabella e il giorno dopo la tabella non c'è più. Magari è il giorno di apertura della caccia o la domenica quando si va a caccia. È successo molte volte. Naturalmente è una battuta quella delle tabelle con le gambe, però capita. Questo per dire che la tabella non è una garanzia. Tra l'altro, come ha detto la collega Guarda, costa soldi.
Pertanto, se si voleva fare una legge fatta bene, come quelle che già ci sono per le altre coltivazioni, bastava il primo comma, senza andare ad annacquare, perché il comma inserito in Commissione Politiche agricole, Caccia e Pesca ha annacquato una norma sicuramente positiva. Ecco perché ho presentato un emendamento che abroga il comma 3-ter, lasciando la norma così come i colleghi l'avevano presentata in Commissione.

PRESIDENTE

Collega Formaggio, prego.

Joe FORMAGGIO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Sentire che il collega Zanoni è d'accordo con la maggioranza su una legge che riguarda il mondo venatorio mi fa venire un po' freddo. Non vogliamo fare polemiche, perché capiamo anche la questione legata al mondo dell'agricoltura, però ci sono un po' di controsensi che vorrei evidenziare. Mentre, da una parte la collega Guarda ci dice che assolutamente non dobbiamo tabellare perché ciò comporterebbe una spesa per gli agricoltori, dall'altra parte il collega Zanoni ci dice che questi impianti a volte sono anche poco visibili. Io mi metto nei panni del cacciatore che, senza tabelle, deve riuscire a capire se in quel vigneto o in quell'uliveto c'è un impianto di irrigazione, che, come dice il collega Zanoni, spesso sono invisibili, e quindi magari prendere sanzioni, che, come abbiamo visto, arrivano fino a 600 euro.
Ricordo anche che all'inizio dell'anno abbiamo approvato una legge che dà la possibilità a chiunque, proprietario di fondo, agricoltore oppure fittavolo, se vuole, di sottrarre alla caccia il proprio terreno tramite una modulistica e tramite delle tabelle rilasciate dalla Regione. Quindi, questa legge, per quanto condivisibile possa essere, la vedo già superata da quello che abbiamo fatto a inizio di quest'anno.
È sempre un problema contro i cacciatori. Anche dalle battutine che faceva prima il collega Zanoni, sembra che la notte noi andiamo a portar via le tabelle, tanto perché non sappiamo cosa fare. Ricordo al collega Zanoni che, quando uno porta via qualcosa, viene anche denunciato, e la prima cosa che accade a uno che prende una denuncia è che gli viene tolto il porto d'armi. Siccome non sento tanti cacciatori a cui viene tolto il porto d'armi perché rubano tabelle di notte, invito il collega ad avere più rispetto per un mondo che può vantare sempre la fedina penale pulita, al contrario di qualche amico del collega Zanoni che di notte va negli allevamenti – e quelli sì che sono danni all'agricoltura – ad aprire le gabbie per far scappare gli animali. Penso di andare meglio a proteggere il mondo venatorio che il mondo animalista che protegge il collega Zanoni.
Penso che possiamo già anticipare che il Gruppo di Fratelli d'Italia, per le motivazioni che vi ho detto, intende astenersi su questa legge, come ha fatto in Commissione.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Oggi abbiamo sentito degli interventi, anche con la presentazione di emendamenti e con l'annuncio della presentazione di emendamenti da parte sia della collega Cristina Guarda che del collega Andrea Zanoni, che francamente mi hanno lasciato molto perplesso. Ho visto questo grande interesse per l'agricoltura in questa situazione, quando lo stesso interesse non lo vediamo di fronte, per esempio, al problema dei cinghiali, al problema delle nutrie, al problema dei lupi, che stanno distruggendo la montagna non solo veneta, ma anche italiana. Abbiamo un rischio di spopolamento della montagna per un eccessivo numero di questi grandi predatori, grandi carnivori, dove l'interesse per agricoltura da parte degli stessi soggetti è del tutto inesistente.
Io non vorrei che, come diceva prima anche il collega Formaggio, questo fosse un alibi, perché si finge di essere interessati alle necessità di tutela del patrimonio, del lavoro e dei prodotti degli agricoltori quando fa comodo, invece quando non fa comodo ci si gira dall'altra parte. Ci sono quotidianamente predazioni sulla Lessinia e sul Monte Baldo di animali, c'è gente che sta abbandonando l'alpeggio e, abbandonando l'alpeggio, abbandona anche la montagna, abbandona la manutenzione del territorio, abbandona questo paesaggio rurale, che si è così formato grazie anche alla presenza dell'uomo nel corso dei secoli, creando un danno non solo economico, ma anche paesaggistico e culturale, sicuramente con ricadute anche ambientali. Per non parlare poi all'interno dei vigneti quando viene segnalata la presenza di cinghiali o di altri animali che distruggono il vigneto, che fanno danni ben maggiori al vigneto rispetto ai pallini dei fucili. Ecco, questi sono danni.
Ebbene, quando uno sostiene di presentare un emendamento per non permettere nemmeno la caccia di selezione all'interno, credo che questa persona non voglia il bene dell'agricoltura, bensì la distruzione completa di un vigneto. Quindi, è veramente contraddittorio: in nome dell'interesse del vigneto faccio un emendamento che consente ai grandi carnivori di sguazzare giorno e notte o a gruppi di cinghiali di distruggere interi vigneti, senza nemmeno poterli toccare. Questa è una grande contraddizione che volevo mettere in evidenza.
Certamente occorre un punto di caduta di maggiore equilibrio e di rispetto per chi lavora, per chi coltiva e anche per chi esercita lo sport venatorio. L'esercizio venatorio è un'attività che ha sempre avuto un grande equilibrio sul territorio, non ha mai portato problemi. Spesso è stato demonizzato, però oggi ci sono problemi di mancanza di alcune specie animali e, contestualmente, di sovrabbondanza di altre specie, ragion per cui l'uomo, come spesso succede in natura, deve avere la funzione di regolare, di regolamentare. Non possiamo permettere che certe specie aumentino a dismisura, perché poi sappiamo che subentrano malattie, subentrano epidemie, che creano problemi non solo alla specie stessa, ma anche agli altri animali allevati, diffondendo malattie, per contrastare le quali si generano costi per la collettività. Quindi, ancora una volta manca questa visione di equilibrio.
La cosa assurda è che tutti gli emendamenti proposti, che ovviamente vanno rigettati, per quanto io possa rappresentare il mio Gruppo, non sono certo coerenti con la politica che solitamente gli stessi soggetti che presentano questi emendamenti dichiarano di voler perseguire. Io credo che, invece, sia doverosa la deroga, anzi andrebbe anche ampliata, perché la natura è fatta di equilibrio. Quando certe specie sono sovrabbondanti, sono assolutamente lontane dall'estinzione, l'uomo ha il dovere di riequilibrarle anche per il bene stesso della specie. Oggi abbiamo danni enormi dovuti ad animali selvatici che una volta erano presenti in minima parte, mentre adesso, nonostante i cacciatori, questi animali sono in abbondanza. Abbiamo caprioli, abbiamo cinghiali, abbiamo animali di ogni tipo, animali che ormai si incrociano facilmente per strada e che provocano incidenti, con danni enormi anche alle persone. Non passa una settimana che qualcuno non faccia un incidente stradale e distrugga i propri mezzi per un attraversamento improvviso di un gruppo di cinghiali.
Non si può pensare di lasciare la natura fuori controllo, allo stato brado, ma va sicuramente gestita, quindi va creata una caccia di selezione più forte di quella che c'è oggi, perché alla fine abbiamo questo compito di mantenere l'equilibrio. Questo non vuol dire che le specie devono scomparire, anzi. Questo non vuol dire che il lupo non deve più esistere, anzi. Ma deve esistere compatibilmente con un determinato territorio. E credo che la caccia possa avere anche un ruolo di riequilibratore, perché l'ecologia, l'ambiente è un equilibrio, non è una contrapposizione. Le politiche ideologiche di contrapposizione fanno molto male all'ambiente, hanno fatto molti danni, e le politiche portate avanti dal collega Zanoni sono proprio quelle politiche che alla fine porterebbero alla distruzione dell'ambiente. È un concetto di ambiente che non esiste, che è puramente ideologico. L'ambiente è fatto di equilibrio e questi emendamenti vanno esattamente in direzione opposta. Quindi, chiedo che l'Aula rigetti queste proposte emendative, che non sono per nulla coerenti nemmeno con gli stessi relatori.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola al collega Pan. Prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Quando parliamo di questi argomenti si innestano sempre mentalità naturalmente contrapposte tra chi è a favore dell'ambiente e dell'ambientalismo e il mondo venatorio. Io penso, invece, che questa proposta di legge sia migliorativa e rappresenti un'opportunità per gli amici agricoltori. Come tutti sanno, io mi sono occupato sia dell'una che dell'altra cosa e ricordo ai colleghi che in Veneto oggi ci sono 100.000 ettari di vigneti e, se non ricordo male, 6.000 ettari di uliveti, che spaziano dal Garda ai Colli Euganei, alle Colline Trevigiane, fino ad occupare gran parte delle pendici, penso, ad esempio, a Conca d'Oro di Bassano. Quindi, è un'opportunità importante per i nostri agricoltori, che su queste culture hanno creato per il Veneto un'opportunità economica importante.
Ricordo che il Veneto è il primo produttore di uva d'Italia e la quarta regione al mondo per export di vino, con 2,4 miliardi di export annuo. Sicuramente numeri impressionanti. Lo stesso dicasi per l'olio. Ricordo che i nostri oli, in particolare quello del Garda e quello dei Colli Euganei, ma anche altri, sono tra i migliori oli al mondo per qualità. Non certo per produzione, ma sicuramente per l'alta qualità. Sicuramente sono due colture che fanno una grande ricchezza economica e rappresentano un bel biglietto da visita per tutto il mondo e per tutto il turismo che viene nella nostra regione.
Parleremo della siccità più avanti, ma in momenti come questi, in cui si parla di sostenibilità e di risparmio dell'acqua, gli investimenti in questi impianti diventano essenziali e importanti. Lo sappiamo benissimo tutti. Con questi impianti specializzati a goccia, studiati all'epoca in Israele e importati qui da noi, riusciamo, per quanto riguarda frutteti, uliveti e vigneti, a centellinare l'acqua e, quindi, a portare l'acqua alle piante dove l'acqua serve, con grande risparmio della risorsa idrica e, contestualmente, con giovamento per l'agricoltore. Peraltro, irrigare le colture mai come quest'anno penso sia stato difficoltoso. Provate a parlare con gli agricoltori e sentirete che è stato un anno particolarmente difficile e di lavoro importante sui campi per portare l'acqua. Ci sono agricoltori che non dormono da notti per riuscire ad avere le turnazioni dell'acqua. Avere questo tipo di impianti diventa essenziale ed economicamente importante. Quindi, l'investimento è importante ed è un investimento che deve essere protetto. Penso, dunque, che sia un'opportunità.
Per quanto riguarda la tabellazione, non vorrei fare due conti, ma ho sentito qualche associazione – su questo PDL, tra l'altro, se non ricordo male, guardo i colleghi della Terza Commissione, abbiamo avuto audizioni con tutte le associazioni venatorie e agricole, che hanno dato il loro assenso – e se andiamo a vedere il PLV a ettaro di un vigneto o di un uliveto sinceramente la preoccupazione di un aumento di spesa per un agricoltore che mette quattro tabelle a ettaro, sempre che le voglia mettere, che voglia aderire a questa norma, dato che non è obbligatorio, se vuole far sì che il cacciatore non entri nel vigneto specializzato con un impianto di irrigazione a goccia, è davvero infondata, dato che dovrebbe investire 5 euro a tabella, 2 euro a tabella (non so quanto possa costare una tabella). Quindi, se andiamo a vedere quanto un agricoltore ha di PLV su un vigneto specializzato, magari una DOC media del nostro Veneto, ci rendiamo conto che non è certo questo il problema per un agricoltore. Anzi, è un'opportunità. Poi, se uno la vuole cogliere la coglie, se uno non la vuole cogliere non mette nessuna tabella. Ma non sono certo i 50 euro, facendola in grande, che mandano in fallimento un'azienda agricola.
Detto questo, vorrei porre una domanda agli amici ambientalisti: guardando i dati dei danni da fauna selvatica, i maggiori danni agli impianti di questo tipo sapete chi li fa? Faccio una domanda. Mi guardate un po'. La lepre e i fagiani, esatto. Sono due animali che, quando hanno sete, o rodono i tubi dell'acqua – la collega Guarda ha detto benissimo, vedo che è preparata – o li beccano. Quindi, i più grossi danni non sono i piombi o i pallini dei cacciatori, ma sono le lepri e i fagiani, che fanno danni – questo almeno è il dato l'ultima volta che l'ho visto – anche di 3,5-4 milioni di euro all'anno nella nostra regione.
I cacciatori vengo sempre visti come quelli cattivi, come "i mona" che vanno in mezzo ai vigneti a sparare alla prima roba che si muove, ma non è proprio così. Quindi, è un'opportunità. La diamo per scrupolo, perché penso che, comunque, si voglia finire con queste polemiche che i cacciatori sono tutti mona che vanno a sparare addosso alle case o che sparano ai gatti che passano o che sparano dentro i vigneti specializzati, perché non è proprio così. Per carità, magari qualcuno è stato beccato, ma dei 37.000 cacciatori del nostro Veneto non penso che siano tutti così mona. Quindi, andiamo ad approvare una legge che dà un'opportunità al mondo agricolo, che vuole proteggere ancora di più, chiaramente, il proprio investimento. Dall'altra, andiamo a ricordare al cacciatore distratto, che magari alle 5-6 del mattino va a cacciare la lepre o qualche altro animale e non si accorge dell'impianto specializzato di irrigazione. Quindi, è un'opportunità per tutti i due mondi, senza creare inutili polemiche, contrasti e tensioni, che non esistono.
Sono d'accordo assolutamente sia con il collega Formaggio che con il collega Valdegamberi: l'aumento della fauna selvatica, soprattutto dei nocivi, mai come in questi anni è stato così importante, cinghiali, cormorani, che proprio adesso con i fiumi in secca hanno distrutto completamente la fauna ittica, piccioni, tortore, nutrie eccetera, eccetera. Se c'è un problema in questo Paese è che nessuno dei Governi che si sono purtroppo succeduti, soprattutto il Ministero dell'ambiente, ha mai voluto affrontare questi temi dei nocivi, nocivi che partono dai cinghiali di grande stazza, fino ad arrivare ai corvi, che distruggono completamente i nidiacei delle specie più pregiate, come sa benissimo il collega Zanoni. Quindi, se c'è qualcuno che può controllare questa fauna selvatica, è da una parte il mondo venatorio specializzato e istruito, dall'altra una revisione totale della legge n. 157, che abbiamo chiesto ai vari Ministri, da Costa in poi, richiesta a cui non ci è mai stata data una risposta. Gli Assessori all'agricoltura delle Regioni spesso e volentieri hanno fatto questa richiesta, ma purtroppo c'è sempre stata una chiusura totale, perché l'ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha sempre negato la revisione di tutto questo.
Se andiamo a fare una passeggiata per i nostri campi, per il nostro ambiente, per le piste ciclabili, ci rendiamo conto di quale fauna ormai attraversi il nostro Veneto, di quali invasioni abbiamo di tante di queste specie, che purtroppo fanno molti più danni – credetemi – di tutti i 37.000 cacciatori, che magari viaggiano per qualche mese a caccia nella nostra regione.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bozza, prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo provvedimento sicuramente, come dicevano i colleghi che sono intervenuti, nonché il relatore, si pone l'obiettivo di cercare di riequilibrare alcune esigenze in particolare del mondo agricolo, che sta investendo in maniera significativa, e in un periodo così difficile, caratterizzato anche da siccità, è chiaro che gli impianti di irrigazione a goccia sono probabilmente quelli che nel prossimo sviluppo anche del nostro mondo agricolo vanno in quella direzione, in particolare per i vigneti e gli uliveti, colture che sappiamo oggi soffrono particolarmente a causa di questi periodi di siccità, che purtroppo danneggiano fortemente la nostra agricoltura.
Quindi, se da una parte c'è un'apertura con questo provvedimento nel tentare di dare una salvaguardia maggiore a chi oggi nel mondo dell'agricoltura sta investendo, a chi oggi nel mondo dell'agricoltura continua a realizzare prodotti di eccellenza del nostro territorio, tra cui il vino, da una parte, e l'olio, dall'altra, rispetto ai quali la Regione Veneto vanta sicuramente eccellenze in professionalità e in tecnologie avanzate, dall'altra chiaramente un provvedimento come questo va a limitare quella che oggi è la superficie cacciabile nel nostro territorio, andando così ad agire nei confronti di un'altra associazione di categoria, con altri interessi, che ha appena visto approvare da quest'Aula il nuovo Piano faunistico venatorio, rispetto al quale alcuni correttivi dovremo necessariamente introdurli in questa legislatura per migliorarlo. Quindi, in un momento di "assestamento" si è scelto politicamente di introdurre un provvedimento di questa natura, che, a mio avviso, forse poteva aspettare anche un momento temporale diverso. Ma questo è un mio giudizio personale, che non va sicuramente a sottrarre l'altro giudizio sulla bontà dell'opportunità che questo provvedimento vuole offrire.
In tutti questi anni abbiamo sempre visto come i due mondi, quello agricolo e quello dei cacciatori, abbiano trovato, comunque, anche se con inevitabili difficoltà, un equilibrio, equilibrio dato dalla volontà di cercare di gestire i terreni e, contestualmente, mantenere la gestione e il controllo della fauna. Allora, se da una parte oggi cerchiamo di tutelare il mondo degli agricoltori con questo tipo di iniziativa, dall'altra andiamo a sottrarre la possibilità ai cacciatori anche, forse, di dare una tutela al mondo degli agricoltori. Del resto, se è vero quello che diceva prima il collega Pan, e cioè che oggi i principali soggetti danneggiatori degli impianti di irrigazione a goccia sono proprio gli animali e non i cacciatori, è evidente che l'equilibrio di cui parlavo prima è rappresentato dai cacciatori, che, andando a cacciare gli animali, dovrebbero anche in queste zone, in questi terreni, in queste proprietà agricole, dove ci sono vigneti e uliveti, in queste zone particolari, mantenere il controllo di questo tipo di fauna, che costituisce, di fatto, un pericolo. Quindi, adesso si tratta di capire come raggiungere questo equilibrio, considerato che, da una parte, vi è il cacciatore che, cacciando questo tipo di fauna, va ad alleggerire quello che potrebbe essere il danno potenziale arrecato dalla fauna e, dall'altra, vi è l'esigenza di evitare che in questi terreni possano entrarvi i cacciatori per tutelare gli agricoltori che investono su questi impianti certamente costosi. Quindi, delle due, l'una. È evidente che questo è un provvedimento che dà maggiore tutela agli agricoltori. Poi, lo dirà la consuetudine, lo dirà il tempo se questo è un equilibrio che si è individuato in maniera corretta, oppure se questo è un equilibrio che creerà un disequilibrio.
Dico solo che ci sono territori nelle nostre province del Veneto ai quali questo provvedimento creerà qualche difficoltà, è inevitabile, soprattutto nel mondo dei cacciatori, dal momento che si introduce una limitazione ulteriore nei loro confronti. Sappiamo, infatti, che nei terreni dove ci sono frutteti, vigneti e uliveti in determinati periodi dell'anno, in periodi della stagione della caccia, non si può andare a cacciare. Quindi, esiste già una limitazione, esiste già una protezione. D'altronde, fino alla raccolta del prodotto, in particolare fino a ottobre per quanto riguarda i vigneti e fino a dicembre per quanto riguarda gli uliveti, è già proibito cacciare in queste zone.
Noi adesso andiamo a introdurre un'ulteriore tutela, che va a sottrarre terreno agricolo alla caccia, e andiamo a dire che indistintamente, se c'è un impianto di questo genere, non c'è periodo, che sia ottobre o dicembre, che tenga, introducendo così una tutela per il semplice fatto che è presente un impianto di questo genere. Quindi, ci saranno sicuramente delle zone nelle nostre province, dicevo prima, dove questa limitazione, unita alla limitazione dei cinquanta metri di distanza per poter oggi consentire a un cacciatore in queste zone di poter cacciare, sicuramente andrà a creare qualche difficoltà per il semplice motivo che ci sono conformazioni geologiche e territoriali che impediscono di poter oggi immaginare una distanza di cinquanta metri, che è molto più facile in pianura, quindi in un sistema lineare di superficie, piuttosto che in un sistema di collina, dove ovviamente questa distanza è, di fatto, non di cinquanta metri, ma molto più ampia, molto superiore, quindi di fatto va a sottrarre, dal punto di vista del distanziamento, ulteriore terreno cacciabile.
Questo era solo per dare un contributo. Da una parte, ritengo che possa essere uno strumento importante e di opportunità per gli agricoltori, dall'altra reputo che creerà difficoltà ai cacciatori in determinate zone, in specifiche province del nostro territorio veneto. Quale sarà il responso di questo equilibrio che si cerca di individuare lo dirà il tempo in base a quella disponibilità che c'è sempre stata da parte del mondo agricolo, da un lato, e da parte del mondo dei cacciatori, dall'altro. Quindi, credo che da questo punto di vista l'intelligenza di chi oggi va a legiferare un provvedimento di questo genere sarà quella di attenzionare la tematica per capire se il tempo ci imporrà eventualmente una legittima modifica, una legittima ricalibratura dell'equilibrio degli interessi che questo provvedimento va a sottendere.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ci sono altre richieste di intervento? Non ne vedo.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Attenzione, sospendiamo qui i lavori per la pausa pranzo. Però – ascoltatemi – la Prima Commissione si ritrova immediatamente in Sala Legni, a finire la Quinta Commissione fa i suoi lavori.
L'Ufficio di Presidenza della Terza Commissione per l'esame degli emendamenti si ritrova alle ore 14.15.
L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale alle ore 14.15. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 13.06
La Seduta riprende alle ore 14.33

PRESIDENTE

La Quinta Commissione e l'Ufficio di Presidenza della Terza sono ancora in corso.
Riprenderemo i lavori alle ore 14.50.
La Seduta è sospesa alle ore 14.33
La Seduta riprende alle ore 14.52

PRESIDENTE

Colleghi, vi comunico che riprenderemo i lavori alle ore 15.00. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 14.52
La Seduta riprende alle ore 15.07

PRESIDENTE

Cinque minuti per eventuali subemendamenti.
La Seduta è sospesa alle ore 15.07
La Seduta riprende alle ore 15.16

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo i lavori.
Vedo il relatore e la correlatrice.
Siamo sull'articolato. In particolare, siamo sull'articolo 1.
Emendamento n. B0001 presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 3 BIS, sostitutivo, che prevede:
L'articolo 1 è così sostituito:
"Art. 1 -- Modifica all'articolo 27 della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 "Norme per la protezione della fauna selvatica per il prelievo venatorio".
1. Dopo il comma 3 dell'articolo 27, è aggiunto il seguente:
"3 bis. Non è consentito lo sparo durante l'esercizio venatorio in forma vagante all'interno di terreni con serre o coltivazioni con impianto di irrigazione a goccia non interrato, disposto lungo i filari delle colture, nonché sparare in direzione degli stessi terreni o impianti a meno di 70 metri di distanza."
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Giusto per descrivere questo emendamento che è modificativo del 3 bis, che è un comma che piace da un punto di vista di impostazione, ma evidentemente non tiene conto di alcune particolarità. Oltre al fattore della distanza che vi ho citato prima, c'è un aspetto che ci viene richiesto da alcune associazioni dei territori che rappresentano gli agricoltori del territorio. Penso, per esempio, ad AVeProBihttps://www.aveprobi.org/ e ad altri che hanno chiesto di considerare all'interno del divieto anche quei terreni con serre o coltivazioni con impianto di irrigazione non interrato. Questo per il semplice motivo, come vi dicevo prima, che il divieto non deve essere assimilato al tipo di coltivazione, ma al metodo irriguo utilizzato. In questa maniera si riesce a essere equilibrati nei confronti di un complesso mondo che fa investimenti in infrastrutture, in questo caso in strutture di tipo irriguo.
Non sono in questo caso i tipi di coltura a essere danneggiati, ma è l'impianto. Non riteniamo opportuno andare a suddividere, a classificare per tipi di coltivazione, ma andare a tutelare l'investimento fatto dall'agricoltore.
Per questo motivo abbiamo recepito la proposta avanzataci già in una prima fase da AVeProBi, condivisa con altre realtà del territorio, magari più o meno grandi. Ribadisco, per noi è una questione di onestà intellettuale, rivolgendoci ad un pubblico di cittadini, imprenditori agricoli, che, parimenti, fanno lo stesso tipo di investimento; investimento, ricordo, che è anche di natura pluriennale nella maggioranza dei casi e, di conseguenza, non dovrebbe essere intaccato, specie se a intaccarlo sono attività che non hanno uno scopo economico quanto ludico-ricreativo.
Dati i danni fino ad oggi provocati, non è necessario dare ulteriormente man forte alla creazione di questi tipi di conflitti interni al territorio.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Parere del relatore?

Giovanni PUPPATO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Parere contrario.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. B0001. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0003 presentato dal consigliere Zanoni, articolo 1, comma 3 TER, modificativo, che prevede:
Il comma 3 ter dell'articolo 27 della legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 così come aggiunto nell'articolo 1 è soppresso.
Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Come anticipato nella discussione generale, questo comma 3 ter, che è stato inserito durante i lavori della Commissione ed era assente, invece, dal progetto di legge iniziale, prevede un annacquamento del dispositivo che viene introdotto con questa modifica di legge, ovvero consente, di fatto, attività come la caccia a volpi, nutrie, cinghiali, gazze e cornacchie, che comunque possono essere oggetto di sparo, quindi di danno agli impianti a goccia. Viene inserita una disposizione che prevede l'obbligo di tabellare le aree quando, invece, per tutte le altre disposizioni simili di tutela, sia delle attività agricole, ma anche di tutela della sicurezza dei cittadini vengono previsti divieti, ma non viene previsto l'obbligo delle tabelle.
Considerato, quindi, che è un annacquamento e una diminuzione della tutela di questi impianti dell'agricoltura, che ‒ come ricordavo ‒ sono impianti spesso realizzati grazie ai contributi pubblici dei cittadini, verrebbe meno l'utilità della legge. Ho presentato questo emendamento che prevede l'abolizione del comma 3 ter, che prevede appunto che si possano attuare operazioni di controllo della fauna selvatica ai sensi dell'articolo 17, ovvero a colombi, volpi, nutrie, cinghiali, gazze e cornacchie e prevede che si possa effettuare la caccia di selezione con i fucili per la caccia di selezione e prevede appunto l'obbligo per i proprietari di mettere le tabelle.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi. Parere del relatore contrario.
Metto in votazione l'emendamento n. B0003.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0004 presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 3 TER, sostitutivo, che prevede:
Il comma 3 ter è sostituito dal seguente:
"3 ter. Il divieto di cui al comma 3 bis non si applica allo sparo con fucile a canna rigata nei prelievi in selezione, alle operazioni di controllo della fauna selvatica ai sensi dell'articolo 17, ai terreni previamente delimitati da apposita tabella, secondo il modello e le modalità di apposizione definite dalla Giunta regionale, indicante il consenso del proprietario in deroga al comma 3 bis."
Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento intendevo fare una prima modifica, una proposta sicuramente più vantaggiosa per il settore dell'agricoltura: cioè definire questa come regola standard e quindi non prevedere alcun obbligo di tabellazione, cartellonistica, eccetera. Per un semplice motivo: perché così come viene tutelata l'abitazione, viene data una regola e fuori dall'abitazione non c'è bisogno, dopo 100 metri, di mettere un cartello per avvisare l'agricoltore, così, in questo caso, la regola dovrebbe valere per tutti e chi esercita un'attività ne è consapevole e deve rispettarla.

PRESIDENTE

Grazie. Non vedo altri interventi. Il relatore è contrario.
Metto in votazione l'emendamento n. B0004.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0002 presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 3 TER, modificativo, che prevede:
Al comma 3 ter dell'articolo 1 sono soppresse le seguenti parole: "e non concerne i terreni non previamente delimitati da tabelle, a cura dei proprietari, secondo il modello e le modalità di apposizione definite dalla Giunta regionale."
Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Condivido il monito. Questo, invece, è un emendamento di mediazione, perché da una proposta, da due posizioni si può trarre poi un emendamento di mediazione. In questo caso lo era. Dopo aver ascoltato le parole di alcuni Consiglieri in Commissione Terza, l'ho proposto, dato che c'è la necessità di avere chiarezza, perché magari non tutti riescono a distinguere la presenza di un impianto di irrigazione fuori terra da uno che invece è interrato, eccetera.
Posso capire che alcuni cacciatori possano avere difficoltà in questo senso. Quindi dico va bene, ma la cartellonistica non venga fatta a carico di costi e di doveri dell'agricoltore che fino ad oggi ha pagato, specie quello più piccolo, le conseguenze dei danni al proprio impianto di irrigazione. Ma, in caso contrario, siccome ci possono essere, come ci avete detto voi, alcuni agricoltori che non ritengono che questi danni siano importanti per la propria azienda, che i soldi, le centinaia di euro che magari ogni anno spendono per sostituire l'impianto di irrigazione danneggiato, i filari danneggiati, con tubazioni nuove, e il tempo speso per lui non sono questione così grave, se considera questi costi non sufficientemente gravi per la sua sopravvivenza aziendale, allora sì, paghi questi cartelli e dica che lì si può continuare a sparare.
Siccome facendo semplicemente anche un confronto con i vostri amici agricoltori, non soltanto con i miei, ho avuto modo di verificare che non c'è intenzione, da parte dell'agricoltore, di rinunciare alla possibilità di tutelare il proprio impianto, mi rendo conto che le classificazioni che voi avete fatto, la preoccupazione che avete voi nei confronti di quei pochi agricoltori, che magari per interessi personali, perché rientrano all'interno di una realtà faunistica a cui interessa poter continuare a vivere con l'attività venatoria eccetera, ritengono che l'attività venatoria venga prima dei propri costi annuali di sostituzione degli impianti danneggiati, allora in quel caso possono tranquillamente pagare la tabellazione, dato che una tabella non sarà mai sufficiente a tutelare un intero ambito, un intero campo, un intero terreno che può essere di meno o più di un ettaro e non ha una conformazione rettangolare, senza nessun altro elemento di disturbo attorno, quindi sarà perfettamente visibile ogni singolo angolo e sarà perfettamente visibile anche ogni singolo cartello inserito.
Per questo io vi dico: benissimo, chi non reputa che i danni causati agli impianti siano sufficienti da impedire l'attività venatoria perché per loro non è un danno così importante, può permettersi anche di pagare cartelli e di spendere tempo per metterli e dare chiarezza della norma. È l'alternativa che noi vi abbiamo proposto, che come Europa Verde abbiamo elaborato per venire incontro alle esigenze che voi avete raccolto, che per me comunque non sono tante quante quelle che, invece, in questi anni ha rappresentato la maggioranza del mondo dell'agricoltura, sia quello rappresentato dalle categorie agricole che quello che non è rappresentato.
Dal mio punto di vista, è un grande peccato che, di fronte a dei danni causati da un'attività ludico-ricreativa, coloro che hanno pagato fino ad oggi le conseguenze continuino a pagarle e a dover garantire un sistema di cartellonistica che è facilmente, in questo caso, bypassabile. Purtroppo, nel bene e nel male, uno, due o quattro cartelli non saranno mai sufficienti a incentivare il rispetto della norma che oggi andremo ad approvare. Norma che, sì, è positiva, ma purtroppo fa pagare le conseguenze sempre nei confronti dei soliti soggetti: quelli che, da questo punto di vista, né qui né durante il Piano faunistico-venatorio avete voluto tutelare, cioè i proprietari e gli agricoltori.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Stiamo parlando della tabellonistica, che è una cosa importante, che indica il perimetro. La legge, però, non ammette ignoranza, quindi molti divieti esistono, ci sono, sono applicati indipendentemente dalle tabelle.
Mi pareva corretto intervenire sulla questione delle tabelle anche rispondendo al collega Formaggio, che ha fatto delle affermazioni, a mio avviso, poco corrette, anzi direi proprio scorrette, nel momento in cui mi accusa di aver detto che i cacciatori vanno a togliere le tabelle. Inviterei il collega Formaggio a informarsi, perché ci sono anche delle sentenze, c'è giurisprudenza che parla proprio di tutela di aree che andrebbero tabellate, ma che sono state oggetto di furto di queste tabelle da parte di ignoti. Non si sa chi va a togliere le tabelle, però è un fatto che accade spesso: accade spesso che le tabelle che vengono messe vengano tolte da ignoti. In qualche caso hanno anche beccato chi è stato. Quindi la tabella non è garanzia.
Era solo per sottolineare il fatto che le tabelle non sono una garanzia. Siccome la legge non ammette ignoranza, tutti coloro che esercitano attività di caccia sanno che devono stare a 100 metri dalle case, a 50 metri dalle strade, devono stare anche lontani dalle aree interdette come tutte quelle aree che il collega Puppato, nella sua relazione, ha elencato all'inizio del dibattito relativo a questa legge. Giusto per chiarezza. A mio avviso, era doveroso puntualizzare questa cosa.

PRESIDENTE

Grazie. Non vedo altri interventi. Parere contrario del relatore.
Metto in votazione l'emendamento n. B0002.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo quindi a votare l'articolo 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
è chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. B0005 presentato dal consigliere Puppato, articolo X, aggiuntivo, che prevede:
Art. 2 bis - Rideterminazione di termini per la sottrazione dei fondi dall'esercizio dell'attività venatoria
1. Il termine di cui all'articolo 6 comma 1 del regolamento di attuazione della legge regionale n. 2 del 2022 recante approvazione del Piano faunistico venatorio regionale 2022 - 2027, in tema di definizione dei procedimenti amministrativi relativi alla presentazione di istanze di sottrazione di fondi dall'esercizio dell'attività venatoria, è rideterminato al 31 agosto 2022.
È stato depositato dal relatore e illustrato precedentemente già nella riunione della Terza Commissione.
Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ho visto questo emendamento depositato negli ultimi istanti utili. è una proroga relativa – da quello che ho capito, ho parlato prima con il responsabile della Giunta – al procedimento che interessa i privati nel richiedere il divieto di caccia nei propri terreni. Si chiede che venga spostato un termine temporale, perché evidentemente i tempi stabiliti inizialmente non erano sufficienti a esaminare le richieste dei cittadini, soprattutto, io credo, in considerazione di quella procedura odiosa – mi permettete di definirla così, di utilizzare questo termine – usata solo qui in Veneto per poter attuare quella pratica; una pratica onerosa, una pratica lunghissima, una pratica costosa.
Ci sono cittadini che hanno dovuto chiedere appuntamento ai CAF delle associazioni dell'agricoltura che facevano queste pratiche, altri ad Avepa. Molti, purtroppo, si sono ritirati a causa di questa complessità. Quindi, è una procedura molto onerosa che ha burocratizzato al massimo un diritto sancito dalla legge dello Stato, che non prevede comunicazioni particolari, che non prevede l'iscrizione addirittura ad Avepa. Uno si è dovuto iscrivere ad Avepa per poter attuare una richiesta sancita e riconosciuta da una legge dello Stato, che non prevede l'iscrizione ad enti come Avepa.
Aprire il fascicolo aziendale: uno, per fare quella domanda, ha dovuto aprire un fascicolo aziendale presso Avepa! Ma vi rendete conto? Io capisco che si è cercato in tutti i modi di impedire che venisse attuato e riconosciuto un diritto previsto da una norma, perché è un diritto che, evidentemente, a chi esercita l'attività venatoria, alle associazioni venatorie non sta bene. Però che adesso, dopo aver burocratizzato al massimo con grandi rallentamenti, con il risultato di aver impedito a molti... Io vi sto parlando con cognizione di causa, perché ho un elenco molto lungo di persone che si sono arrese proprio per la difficoltà della procedura prevista.
Dopo aver burocratizzato tutto al massimo, previsto i tempi che avete previsto, ci venite a dire, voi che avete voluto quella procedura, che il tempo non è bastato e che quindi adesso volete la dilazione del tempo. Se aveste fatto come le Regioni vicine (anche la Lombardia, non solo l'Emilia-Romagna), chiedendo l'estratto mappale con numero dei mappali e lettera raccomandata A/R, senza relazioni di tecnici e quant'altro, questo problema probabilmente non ci sarebbe stato.
Credo che certi adempimenti non vadano scaricati sulle spalle dei cittadini veneti. Doveva competere, casomai, alla Giunta regionale inserire quei dati nel sistema della Giunta regionale, non che debba farlo il cittadino a sue spese. Ci sono cittadini che hanno dovuto pagare da 100 a 150 euro, in qualche caso anche 200 euro nei casi più complessi, ai CAF per una procedura prevista per legge, per un diritto previsto per legge.
Credo veramente che siamo al paradosso. Portate una legge sulla tutela dei sistemi di irrigazione. Adesso ho capito perché si è corso e sono stati fatti i salti mortali in Terza Commissione. So che i colleghi si sono anche rifiutati di partecipare a causa di questi salti mortali, di queste forzature: perché c'era l'emendamento da inserire e perché c'erano i problemi in Giunta creati dalla stessa Giunta e dal Consiglio regionale all'approvazione del Piano faunistico-venatorio. Abbiamo scoperto il perché c'era tutta questa fretta: per togliere le castagne dal fuoco a una maggioranza che ha voluto una norma, di fatto, piena di vizi e piena di ostacoli per i cittadini del Veneto.
Adesso venite a chiedere all'Aula di porre rimedio e di votare l'emendamento per dilazionare il tempo, perché non siete riusciti a completare una procedura mai vista prima ‒ il top della burocratizzazione, mai vista prima ‒ in Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ci sono altri interventi sull'emendamento n. B0005? Non ne vedo.
Metto in votazione l'emendamento n. B0005. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 4.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo alla votazione finale del PdL 140.
Dichiarazioni di voto. Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Giunge al voto questa proposta di legge e, per quanto mi riguarda, nonostante gli intenti possano essere assolutamente condivisibili, almeno gli intenti iniziali di questa norma, è evidente che ancora una volta non ci si è riusciti a scostare dalle richieste che provengono non tanto dal settore agricolo... in questo caso, per quanto riguarda quest'ultima manovra emendativa, non era mai stata aggiornata, se non appunto nelle ultime ore, a giochi ormai già fatti.
Mi rendo conto che quindi, ancora una volta, la pressione lobbistica del mondo della caccia fa effetto su questo Consiglio regionale. Non aiuta a preservare e a conservare specie gli agricoltori più piccoli, che sono quelli a cui costa di più la gestione delle sostituzioni, della riparazione degli impianti di irrigazione e conferma che, evidentemente, a parole del mondo dell'agricoltura si è tutti capaci di riempirsi la bocca, ma poi, nei piccoli atti pratici per aiutare il settore, questo viene completamente bypassato da altri settori che non sono evidentemente di natura economica e di valenza, appunto, economica.
Per quanto mi riguarda, quindi, il mio voto non potrà essere favorevole, anche se ammetto che avrei tanto voluto poter votare favorevolmente la proposta iniziale. Per questo Europa Verde si asterrà su questo provvedimento e sicuramente ci sarà da discutere anche in futuro. Vi consiglio di sentire anche i vostri contatti nel settore agricolo per spiegare realmente di che cosa il settore ha bisogno, in questo caso anche nelle piccole cose. Ribadisco che il tempo è già poco per fare tutto quanto da un punto di vista burocratico, pratico, operativo; il tempo non può essere speso per sostituire e riparare impianti che vengono danneggiati da una realtà che, evidentemente, di vantaggio economico, specie al nostro settore, in questo caso non va a portarne. Tanto più che i danni in agricoltura sono causati maggiormente dalle specie che vengono introdotte e che sono state introdotte anche illegalmente in passato per garantire l'attività venatoria.
Io ritengo che sia opportuno che questo Consiglio, prima o poi, cominci a ritornare nel merito della discussione della caccia in maniera onesta, riconsiderando gli equilibri e quali sono le priorità. Evidentemente per noi questo era un piccolo passaggio di onestà intellettuale, perché gli imprenditori che stanno bene magari non hanno problemi di questo tipo, non hanno problemi a gestire i costi della sostituzione degli impianti e, tutto sommato, gli può stare anche bene di continuare a pagare questi costi aggiuntivi e magari far continuare l'attività venatoria. Per questo potevano anche permettersi di installare dei cartelli informativi in cui davano consenso all'attività di sparo. I più piccoli, invece, sono sempre quelli che ne pagano le conseguenze.
Auguro quindi che questa norma possa avere efficacia, nonostante questo brutto colpo, questa brutta esperienza in cui si è messo in secondo piano l'interesse vero specie dei più piccoli agricoltori.

PRESIDENTE

Grazie. Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Considerando le dichiarazioni che sono state espresse dal mio collega Bozza come premesse, noi sottolineiamo che comprendiamo la ratio di questo progetto di legge, che è quella di preservare le infrastrutture che vengono realizzate dal mondo agricolo, dagli imprenditori agricoli e quindi c'è una volontà di sostenere comunque le aziende che operano sul territorio.
Mettiamo in evidenza, però, che quello che noi vorremmo anche auspicare per il futuro è che non ci sia confusione nel mondo venatorio soprattutto con riferimento alla normativa nazionale. Per questo chiediamo che ci possa essere un monitoraggio sugli effetti che scaturiscono dall'applicazione di questa legge ed eventualmente, se in futuro ci sarà la necessità, adottare i correttivi.
Noi, quindi, esprimiamo un voto favorevole a questo progetto di legge.

PRESIDENTE

Consigliere Razzolini, prego.

Tommaso RAZZOLINI (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Dal punto di vista di Fratelli d'Italia questo progetto di legge non era necessario in quanto già sul Piano faunistico-venatorio regionale c'erano delle tutele per gli agricoltori.
Sull'articolo 3 ter non si capisce bene il motivo per cui si lascia la possibilità dell'uso del fucile con canna liscia e non invece quello con canna rigata. Secondo noi c'è un po' anche una discriminazione tra i cacciatori: andiamo a tutelare una parte di chi magari caccia determinate specie e non altri, quando, secondo noi, la caccia va tutelata nel complesso e il cacciatore, figura importante per la tutela e l'equilibrio anche della fauna, soprattutto quella selvatica, va tutelato in questo.
Altro problema, secondo noi, sono i 50 metri di distanza dai vigneti, dove, parlando anche con i guardiacaccia, bisogna effettivamente capire come faranno a riscontrare che sono 50 metri e non meno, la direzione anche dello sparo e, immagino, anche in zone dove i vigneti sono ben presenti nel territorio, capire quelli che sono a impianto a goccia e quelli no. Quindi, ci sarebbe anche la confusione degli stessi cacciatori e delle stesse persone preposte al controllo della sicurezza.
Secondo noi, questa norma va a creare un po' di confusione in un mondo che già è in difficoltà, che è il mondo venatorio. Noi, che vorremmo tutelare il mondo della caccia, riteniamo non sia indispensabile questo progetto di legge. Tante volte, magari, si critica il cacciatore in sé, invece secondo noi anche la figura del cacciatore è molto sostenibile. Tante volte proprio le persone che vanno a caccia... È vero che si uccidono gli animali, ma tutti gli animali che mangiamo vengono uccisi. Però un animale che cresce da solo non va a usufruire di tutta quell'acqua utilizzata negli allevamenti e in altre situazioni. Quindi, è anche un uso molto sostenibile. Il cacciatore che va a recuperare la bestia tendenzialmente ha un rispetto per...
Zanoni, che a lei questo fa male, ma la nostra posizione è diversa.
Tendenzialmente, il cacciatore che va e uccide un animale, poi la carne la utilizza tutta e non butta via assolutamente niente. Quindi, in difesa dei cacciatori e della caccia...
Il nostro voto sarà sempre di astensione, ma con due princìpi completamente diversi, con valori completamente diversi.
Questo per dire che Fratelli d'Italia oggi si astiene proprio in difesa delle nostre associazioni venatorie che ce l'hanno chiesto.

PRESIDENTE

Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Io non volevo intervenire, ma mi tocca. Non capisco. Ci spiace, sinceramente, come maggioranza, vedere questa astensione degli amici di Fratelli d'Italia su questo argomento, che, secondo me, è un argomento di buonsenso su un PDL che è stato comunque discusso in Terza Commissione e anche sviscerato, in cui si viene a mettere ordine su un comparto, quello dell'agricoltura specializzata, come dicevo all'inizio, che è quello della viticultura specialistica, dove la Regione Veneto, comunque grazie ai fondi del PSR, investe centinaia e migliaia di euro per gli impianti di irrigazione specializzata nei vigneti.
D'altra parte, abbiamo il mondo venatorio che, come ricordavo, non è proprio fatto da sprovveduti che vanno in giro per le campagne a sparare a casaccio. Comunque, collega Razzolini, le posso assicurare che un impianto a goccia si vede benissimo anche a tanta distanza e quindi sicuramente poi, purtroppo, ci sono dei casi in cui – e lo sappiamo bene – ci sono stati anche degli episodi in questo senso. Sicuramente si va a mettere ordine in una situazione che, pur prevista per quanto riguarda la n. 157, va comunque a far sì che i proprietari di vigneti, oliveti, frutteti specializzati possano, se vogliono aderire a questo PDL, tabellare la propria azienda agricola avvertendo i cacciatori che comunque possono entrare nell'azienda agricola lo stesso, anche col fucile e il cane, e fare tutto quello che devono fare, ma non possono sparare all'interno di un vigneto specializzato. è quindi un avvertimento che va a incentivare una sicurezza in più sia per quanto riguarda le aziende agricole, sia per quanto riguarda il mondo venatorio e, come si ricordava in quest'Aula, anche coloro che devono fare i controlli, dalla Polizia provinciale alle guardie volontarie venatorie.
Quindi assolutamente è un disegno di legge importante. Un disegno di legge che ha voluto questo Intergruppo Liga Veneta-Lega insieme anche agli amici di Forza Italia e quindi sicuramente andiamo ad aumentare la sicurezza nel nostro Veneto. Spiace che magari qualche pezzo della maggioranza la veda in altra maniera, ma comunque ci ricorderemo in altro momento.
Detto questo, voteremo con voto favorevole questo provvedimento, e visto che siamo in campagna elettorale, un po' di pepe lo mettiamo, assicurando i voti del nostro Intergruppo. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Non vedo altri interventi.
Metto in votazione il PDL n. 140 nel suo complesso.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Come deciso in Conferenza dei Capigruppo, il punto n. 8 viene rinviato alla seduta del 30 agosto.
PUNTO
9



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI PAN, CIAMBETTI, BARBISAN, BET, CECCHETTO, CENTENARO, CESTARI, DOLFIN, FAVERO, MICHIELETTO E SANDONÀ RELATIVA A "SICCITÀ: SERVE UN NUOVO BACINO IDRICO SUL TORRENTE VANOI". (MOZIONE N. 333) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 116/2022)

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 9), mozione 333 del collega Pan.
Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Questa mozione l'abbiamo presentata io e lei come secondo e primo firmatario, e va a riguardare, soprattutto in quest'anno così povero se non poverissimo di acqua, un argomento che da tanti decenni si sta discutendo sulla nostra area. Parlo dell'asta del Brenta che interessa particolarmente sia le Province di Trento, ma anche di Vicenza, Padova, fino a Venezia.
Il fiume Brenta, in termini assoluti, è uno dei bacini più ricchi d'acqua che il Veneto ha, dove piovono 1.300 millimetri ogni anno e dove c'è un volume idrico intorno ai 2 miliardi di metri cubi d'acqua in tempi normali. Mai come quest'anno abbiamo assistito, purtroppo, a una minor precipitazione, ma soprattutto ricordo che l'asta alta del Brenta, nella Provincia Autonoma di Trento, parte... Il Brenta – lo sappiamo benissimo, e se andiamo a vedere nei libri di geografia lo troviamo, fin dalle elementari – si dice che nasca dai laghi di Levico e Caldonazzo. L'affluente di sinistra del Brenta, il torrente Cismon, che ha delle briglie e delle dighe sulla strada che porta a San Martino di Castrozza, riceve anche l'acqua dai bacini del Corlo di Arsiè, che naturalmente vanno a implementare la portata di questo nostro grande fiume.
È chiaro che fin dagli anni Trenta del secolo scorso ci sono stati dei progetti nuovi su questa vallata, la vallata del torrente Vanoi, che è un affluente sempre del torrente Cismon; vallata che è priva di abitazioni e priva di ogni tipo di manufatto umano, in cui ci sono degli studi che sono stati fatti dall'Università di Padova, ma comunque anche dal nostro Consorzio di bonifica Brenta, che sono arrivati fino ai tempi nostri.
Lo scopo di questa mozione è quello di reinserire e di cominciare a ripensare, anche a livello nazionale, ma anche e soprattutto a livello delle due Regioni, Provincia Autonoma di Trento e Veneto, un nuovo bacino, che sarebbe il bacino del Vanoi, che potrebbe contenere, in base alla piovosità di quella vallata, fino a 119 milioni di metri cubi di acqua per quattro volte l'anno. Immaginate che riusciremmo a riempire questo bacino che avrebbe, dal punto di vista non solo della portata d'acqua, ma anche da tanti altri punti di vista, un vantaggio assoluto sia per la Provincia Autonoma di Trento sia per la Regione Veneto.
Uno: 120 milioni di metri cubi di acqua quattro volte l'anno. Due: un cambiamento anche nel paesaggio, un implemento del turismo con un lago che va a interessare tre Comuni, tra cui in Veneto quello di Lamon. Una sostenibilità anche dal punto di vista della produzione elettrica. Immaginate, qui il nostro Consorzio di bonifica Brenta ha già interessato sia la Provincia Autonoma sia Dolomiti Energia, la società che gestisce l'elettricità a Trento. Avremmo l'acqua per l'agricoltura in momenti difficili come quelli estivi, come quello di quest'anno, che porterebbe acqua fino alla città di Padova, dove abbiamo visto i canali prosciugati, fino a tutte le derivazioni che il Brenta ha sia a destra che a sinistra. Vi ricordo che tutti i torrenti che vedete a destra e a sinistra del fiume Brenta, sia nella Provincia di Vicenza sia nella Provincia di Padova e di Venezia, sono tutte acque derivate dal Brenta, da una derivazione sopra Bassano del Grappa.
In più avremmo la possibilità di avere acqua per i nostri acquedotti. Ricordo che gli acquedotti di mezzo Veneto pescano nel Brenta e portiamo acqua fino a Chioggia e a Rovigo e adesso addirittura, e lo sa benissimo la collega di Vicenza, Guarda, per i PFAS, altri cinque pozzi verranno costruiti lì. Naturalmente, poi, la possibilità di gestire l'acqua tutto l'anno dal punto di vista irriguo e agricolo. Quindi, non andremmo più in insufficienza, assolutamente, durante il periodo di agosto.
Ricordo che recentemente – e finisco – il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha finanziato il Consorzio di bonifica con un milione e mezzo su questo progetto e noi l'abbiamo inserito nel PNRR della Regione Veneto come opera strategica. Quindi, al di là dei piccoli bacini che si vogliono costruire in pianura, avere una diga... Dopo il 1976 in Italia non è stata più costruita una diga, dopo il Vanoi, ma dobbiamo ripensare che, se vogliamo avere l'acqua anche per i prossimi decenni, dobbiamo fare opere di questo tipo.
Quindi vorremmo sollecitare la Giunta veneta e, in particolare, l'Assessore all'Ambiente, a prendere i relativi contatti con la Provincia Autonoma di Trento e con gli esponenti del Governo per portare avanti questo grande progetto che salverebbe il Veneto dalla catastrofe idrica dei prossimi decenni.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega Pan.
Ci sono altre richieste di intervento? Prego, collega.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ringrazio per questa opportunità di condivisione rispetto a delle progettazioni che evidentemente oggi, che ci siamo accorti improvvisamente, dopo quarant'anni che invece il mondo tecnico e scientifico ci dice dell'emergenza nella gestione dell'acqua... Oggi che sono in corso delle misure emergenziali per la gestione della siccità, che colpisce evidentemente anzitutto alcuni settori, che non sono soltanto quello della distribuzione acquedottistica, ma anche specialmente il mondo agronomico, che evidentemente deve e dovrà purtroppo affrontare dei cambiamenti radicali nel proprio approccio alla coltivazione, è ovvio che si pensi a delle grandi opere. Per esempio, a Vicenza c'è da tempo la spinta da parte di molti alla realizzazione del bacino di Meda, che potrebbe essere il primo bacino da farsi prima ancora di quello previsto a Sandrigo e Breganze, che non ha le funzioni che il bacino di Meda propone. è da ormai più di un anno che portiamo questo tema in Commissione Seconda, in Consiglio regionale, proprio per evitare di utilizzare i fondi per niente, ma utilizzarli dove realmente serve.
E ci sono altri progetti come quello che oggi è stato espletato. Mi piacerebbe avvantaggiarvi anche di un'altra considerazione che noi dobbiamo fare e che è quella che noi, prima ancora di avere la possibilità di costruire bacini, dovremmo cominciare, consigliere Pan, a utilizzare il bacino naturale che già noi abbiamo e che è la falda. Noi abbiamo la possibilità di gestire, attraverso progetti che sono anche proposti dalla Regione del Veneto attraverso Veneto Agricoltura, della famosa fascia obbligatoria di ricarica al di sopra della fascia di risorgive. Questo ci consentirebbe, a costi ben inferiori rispetto alla creazione di bacini, di ricaricare la falda e di poter riutilizzare per ben tre volte l'acqua che riceviamo dalle precipitazioni, che sono bloccate proprio perché nella fascia di ricarica mancano strutture ad hoc. Non si parla soltanto di bacini, ma di interventi che con poche decine di migliaia di euro all'anno consentirebbero una ricarica di falda pari a milioni di metri cubi di acqua.
Siccome questi progetti sono all'interno delle competenze della Regione del Veneto e di Veneto Agricoltura, siccome queste competenze le abbiamo anche perché i Consorzi di bonifica, l'Unione dei Consorzi di bonifica ne è consapevole, sa di queste potenzialità e ne ha parlato anche con i politici, siccome nel territorio abbiamo associazioni che si sono fatte promotrici, nelle aree delle risorgive e di ricarica, di innovazioni attraverso progetti che hanno avuto il beneficio del supporto da parte dell'Unione europea, andiamo a privilegiare queste strade. Per questo proporrò alla Commissione Terza un approfondimento dedicato. È necessario che politicamente si possa essere consapevoli di tutte le opportunità, prima ancora di fare investimenti milionari in bacini che possono essere, sì, utili, ma che anzitutto dovrebbero vedere un utilizzo di ciò che abbiamo, già esistente: la nostra falda.

PRESIDENTE

Grazie.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Metto in votazione la mozione n. 333.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
10



RISOLUZIONE PRESENTATA DALLA CONSIGLIERA GUARDA RELATIVA A "RICHIESTA DI DIBATTITO PUBBLICO SU ALCUNI LOTTI FUNZIONALI DEL PROGETTO DI COSTRUZIONE DELLA LINEA FERROVIARIA AC/AV VERONA-PADOVA". (RISOLUZIONE N. 37) RESPINTA

PRESIDENTE

Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Premesso che RFI S.p.A. è il soggetto aggiudicatore per la costruzione della linea ferroviaria TAC/TAV tra Verona e Padova e che la tratta Verona-Padova è suddivisa in tre lotti funzionali: il primo, Verona-bivio Vicenza; il secondo, attraversamento di Vicenza; il terzo, tratta Vicenza-Padova.
In atto, lo stato dei lavori – questa è una risoluzione che ho presentato a febbraio – è il seguente: nel primo lotto, che termina ad Altavilla Vicentina, i lavori risultano avviati e in corso di esecuzione; per il secondo lotto è stato acquisito un progetto preliminare e non ancora concluso l'iter di approvazione di un progetto definitivo; nel terzo lotto, per il tratto di zona tribunale fino a Grisignano di Zocco, sussiste uno studio preliminare risalente al 2014, mentre per il tratto Grisignano di Zocco-Padova è disponibile il progetto preliminare risalente al 2006.
Rilevato che a Vicenza, da anni, è nota la posizione di forte contrarietà all'ipotesi di cui al progetto preliminare da parte di comitati di cittadini professionisti, contrarietà che più specificatamente si appunta sulla realizzazione in superficie, in affiancamento delle linee esistenti, in ragione del temuto grave danno agli insediamenti e alle attività commerciali e sociali, visto che evidentemente c'è una sorta di imbuto che, alla fine della stazione, obbliga a una riflessione, dato che ancora non esiste progetto definitivo e soluzione a questo imbuto, che costringerebbe a un rallentamento, probabilmente, tutto il traffico, anche regionale, non soltanto dell'Alta Capacità.
Visto che il decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, recante "Codice dei contratti pubblici", in particolar modo all'articolo 22, prevede iniziative di trasparenza nella partecipazione dei portatori di interesse al dibattito pubblico e che il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 76/2018 "Regolamento recante modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionali delle opere sottoposte a dibattito pubblico" (da qui in poi "Regolamento") all'allegato 1 individua le opere soggette a questo dibattito pubblico, tra cui i tronchi ferroviari per il traffico a grande distanza, con valore di investimento superiore a 500 milioni di euro, al netto di IVA, importo ora ridotto a 400 milioni con il recente decreto del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibile.
Precisato che il Regolamento statuisce l'obbligo dell'Ente aggiudicatario di indire dibattito, ove vi sia la richiesta di un Consiglio regionale, di una Provincia, di una Città Metropolitana o di un capoluogo di Provincia territorialmente interessati dall'intervento. In tal senso, questo Consiglio regionale, nell'esercizio della facoltà attribuita, ritiene di dover richiedere a RFI S.p.A. indizione del dibattito pubblico con riferimento al terzo lotto Vicenza-Padova, quantomeno per la tratta Vicenza-Grisignano.
Precisato, altresì, che l'articolo 10, comma 1, secondo periodo, del Regolamento dispone che "se il provvedimento o la determina a contrarre sono adottati prima dell'entrata in vigore del presente decreto è consentita l'indizione volontaria del dibattito pubblico" e stabilisce che "l'Amministrazione aggiudicatrice può indire, su propria iniziativa, il dibattito quando ne rileva l'opportunità", quindi tale facoltà è proceduralmente e sostanzialmente applicabile al secondo lotto funzionale (attraversamento di Vicenza).
Atteso che ‒ come dicevo prima ‒ nel progetto preliminare approvato è assente la progettazione del raddoppio nel tratto tra stazione e bivio Borgo Casale, dove inizia il terzo lotto.
Rilevato che la Commissione nazionale per il dibattito pubblico intende essere un modello di democrazia partecipativa importante per migliorare la qualità progettuale e la semplificazione delle opere attraverso scelte ponderate, utili anche a ridurre i contenziosi.
Ritenuto che, in un'ottica di ragionevole e funzionale ponderazione del progetto, è del tutto opportuno favorire l'emersione, la raccolta e la valutazione di tutti gli interessi in gioco, in guisa da affrontare unitariamente la complessità delle situazioni che impattano con le opere previste di tipo urbanistico, ambientali, di impatto visivo, di traffico, edilizie, patrimoniali e di cantierizzazione.
Richiede ‒ questo Consiglio, vi propongo ‒ a RFI di indire questo famoso dibattito pubblico sulla linea ferroviaria AC/AV tra Verona e Padova e propone a RFI di indire anche un approfondimento di dibattito pubblico rispetto non soltanto il terzo lotto, ma anche il secondo lotto, andando, quindi, ad approfondire il tema dell'assenza di soluzioni per quanto riguarda l'uscita dalla stazione di Vicenza.
Chiedo alla Giunta regionale di trasmettere a RFI questa proposta.
Questa è la proposta che io avanzo, dato che la normativa ‒ che abbiamo letto e riportato all'interno della mozione ‒ ci consentirebbe di fare questi passaggi e data la complessità rispetto ad annunci di inizio lavori e all'assenza di progetti ancora presentati non soltanto alla cittadinanza, ma anche alla Commissione.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie.
Assessore De Berti, prego.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
Solo due particolarità. Il dibattito pubblico di cui al decreto n. 50/2016 è previsto come passaggio obbligatorio nel momento in cui i progetti sono inseriti nella programmazione strategica ed è avviata, al momento dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 50, la Valutazione di impatto ambientale, la procedura, rientrano nella normativa previgente.
Al di là di questo, normativamente il dibatto pubblico, in questo caso, non è previsto, nessuna norma lo prevede, perché si applica la precedente normativa.
Per quanto riguarda la progettazione del potenziamento dei binari dalla stazione uscita est fino a Borgo Casale, non c'è alcun potenziamento dei binari. Quindi, non essendoci nessuna nuova infrastruttura, nessun progetto può essere recuperato e realizzato.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Guarda, in dichiarazione di voto?

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie della risposta, Assessore. Rimango dell'opinione che, evidentemente, a prescindere, un dialogo, un confronto, specie da parte di un'Amministrazione, quella di Vicenza, che aveva promesso di rivedere l'intero percorso e l'intero secondo lotto, sarebbe stato opportuno. Alle promesse fatte durante la campagna elettorale bisogna, poi, dare seguito.
Personalmente ho un'opinione, che magari è diversa da altre Amministrazioni e realtà politiche di Vicenza. Certo che la conferma, anche da parte sua, dell'assenza di revisioni per quanto riguarda quella uscita per me è fondamentalmente molto preoccupante. Questo potrebbe dare adito anche alla necessità di un ulteriore approfondimento per capire che tipo di conseguenze ha questa scelta sull'evoluzione anche del traffico che ci sarà, dato che l'Alta Velocità doveva essere una sorta di alleggerimento dei binari per consentire un'implementazione del traffico regionale, che personalmente tenderei a non sottovalutare, proprio perché per noi il traffico regionale accessibile è evidentemente una priorità.
Rispetto a questo, rimando ad altri momenti un ulteriore approfondimento. Questo aspetto è molto, molto centrale nella definizione della reale utilità di quest'opera rispetto alla garanzia di un servizio come quello del trasporto pubblico locale.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Metto in votazione la risoluzione n. 37.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Chiedo di sospendere i lavori d'Aula per un minuto, così facciamo una Capigruppo al volo.
La Seduta è sospesa alle ore 16.11
La Seduta riprende alle ore 16.12

PRESIDENTE

Possiamo riprendere i lavori.
Siamo al punto 18).
PUNTO
18



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI OSTANEL, GIACOMO POSSAMAI, GUARDA, CAMANI, BIGON, ZANONI, ZOTTIS E BALDIN RELATIVA A "INTRODUZIONE DELLA FIGURA DELLO PSICOLOGO DELLE CURE PRIMARIE (PSICOLOGO DI BASE) IN VENETO". (MOZIONE N. 302) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 117/2022)

PRESIDENTE

Passiamo alla mozione n. 302.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questa è una mozione che abbiamo presentato con il collega Possamai ad aprile. Credo abbia la necessità di essere discussa oggi, prima che il tema ritorni a non essere attuale, quello della salute mentale, in particolare nel momento in cui l'emergenza Covid ha dimostrato che questo è un tema urgente.
Con questa mozione chiediamo alla Giunta di impegnarsi su quattro questioni principali. Anzi, su tre questioni principali. La prima è quella di promuovere il benessere psicologico delle cittadine e dei cittadini e valorizzare l'appartenenza della dimensione psicologica nell'ambito delle cure primarie.
La seconda questione è proprio quella di fare il punto su tutte le sperimentazioni, che la Regione del Veneto ha già svolto nel corso degli anni, sul tema dello psicologo di base all'interno delle cure primarie. Se delle sperimentazioni sono state fatte, è ora di vedere quali sono i punti positivi che queste sperimentazioni hanno portato, per fare in modo che lo psicologo di base sia all'interno del sistema sociosanitario ordinario, cioè non più una sperimentazione, ma possa diventare uno di quei temi su cui il Veneto, tra l'altro, fa da apripista, visto che altre Regioni non lo hanno ancora fatto, non hanno ancora inserito questa figura all'interno del sistema sanitario ordinario, e non tanto di creare una figura nuova, che porta lo psicologo di base ad essere, invece, una sperimentazione.
A partire da questi risultati ottenuti da sperimentazioni già fatte dalla Regione del Veneto negli anni precedenti, quindi, avviare questo servizio permanente di psicologia di cure primarie, collegandolo, tra l'altro, alle nascenti Case di comunità. Sappiamo che le Case di comunità hanno l'obiettivo di lavorare sulla salute territoriale. Lì, all'interno, avere qualcuno che nelle équipe si occupa di salute mentale, sicuramente rafforzerebbe il lavoro delle Case di comunità, anche, eventualmente, alle medicine di gruppo e, in generale, ai presìdi territoriali, con l'obiettivo di rispondere al bisogno della popolazione di accedere a prestazioni psicologiche a bassa soglia in una logica di prossimità, evitando, quindi, di cronicizzare il disagio psichico.
Questi tre impegni che ho letto non credo stravolgano il lavoro che la Regione del Veneto ha già svolto facendo sperimentazioni sullo psicologo di base. Lo lega al lavoro delle Case di comunità, che dovranno diventare non tanto dei muri vuoti, ma dei muri con all'interno équipe che abbiano la salute mentale integrata, tra l'altro anche lavorando con le medicine di gruppo.
Quindi, è una mozione che non chiede l'impegno di inserire una nuova figura. Dice semplicemente: poniamo l'attenzione sulla salute mentale all'interno delle Case di comunità e delle équipe di medicina di gruppo che già esistono, ma facciamolo, perché lo psicologo, che abbiamo chiamato "di base", all'interno delle cure primarie, non sia più una sperimentazione.
Tra l'altro, questa mozione si inserisce all'interno di un lavoro che è già stato fatto. Avevamo presentato un'interrogazione proprio sul tema pandemia e salute mentale già a febbraio 2022, dove avevamo proprio lavorato su questo tema.
Nei mesi successivi, anche il Consiglio regionale della Lombardia aveva approvato una mozione che ricalcava questa nostra proposta, in cui si chiedeva di introdurre il servizio dello psicologo delle cure primarie e azioni a sostegno per intercettare i disturbi psichici, mozione presentata dai consiglieri Carretta e Strada. Tra l'altro, parliamo di una Regione, la Lombardia, di un colore politico simile a quello di questa Giunta, che ha deciso di iniziare a lavorare su questo tema non facendo più sperimentazioni, ma inserendo lo psicologo di territorio all'interno del sistema sanitario ordinario. Come dicevo prima, anche la Regione del Veneto negli anni aveva fatto alcune sperimentazioni.
Vedendo quello che è stato fatto nel Consiglio regionale della Lombardia, vedendo quello che, tra l'altro, alcuni Comuni veneti hanno anche chiesto (cito il Comune di Padova, ovviamente, nel quale io abito, che un po' di tempo fa ha approvato una mozione simile, tra l'altro all'unanimità, che lavorava proprio sul tema dello psicologo di base), se vogliamo mettere a sistema tutti questi passaggi, la mozione di oggi credo indichi proprio la via. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Chiedo semplicemente di poter sottoscrivere questa mozione, ricordando nel frattempo che questa è un'iniziativa che, da questo punto di vista, è davvero molto opportuno supportare, anche alla luce dei risultati del bonus, che in questi giorni ha avuto una larghissima partecipazione, per un contributo alle spese, per dare la possibilità di accedere a servizi di tipo psicologico, proprio per il numero di domande, che hanno superato in quarantotto ore le 110.000. Si parla di 113.000 domande in quarantotto ore, superando di gran lunga il limite finanziato dal decreto. Questo ci indica il reale bisogno territoriale e specialmente il bisogno di avere un aiuto per riuscire a supportare questo tipo di spesa, che ‒ ricordo ‒ non è accessibile a tutti.
In quest'epoca post Covid abbiamo capito quanto sia importante tutto questo. Spero che questa mozione sia l'ennesimo segnale di vicinanza che, poi, possa concretizzarsi in iniziative che, da un punto di vista pratico, possano vedere la realizzazione di questa grande progettualità e attenzione della Regione del Veneto, in passato progettata, ma ancora non messa in opera, e valorizzate anche quelle realtà che, ad oggi, invece, sono operative. Penso al servizio "InOltre", un servizio assolutamente di qualità, preso come riferimento in tutto il nostro Paese, che adesso sta ispirando iniziative per la prevenzione suicidi, che ricordo essere una delle principali cause di morte in particolar modo nell'età dell'adolescenza, verso l'età adulta. È necessario mettere in rete questo tipo di iniziative, valorizzarle e metterle, però, a sistema, in un servizio che possa essere accessibile a tutti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Possamai, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Prima di tutto chiedo, a nome degli altri colleghi del Gruppo, la sottoscrizione. Io l'ho già sottoscritta.
Mi limito a dire questo. Prima la consigliera Guarda citava il boom del Bonus Psicologo, arrivato a 130.000 richieste in pochissime ore, che evidentemente andrà ad esaurire la sua capienza in pochissimo tempo. Per cui, il punto sarà rifinanziarlo. Vedremo se il prossimo Governo lo farà. Dal Bonus Psicologo, che ha comunque avuto il merito di riportare e di portare un'attenzione su questo fronte, il ragionamento che abbiamo provato a portare avanti con questa mozione e con un dibattito, anche a livello nazionale, è quello sullo psicologo di base, cioè sull'idea che davvero si passi da un ragionamento legato al bonus, quindi alla possibilità di chiedere un contributo, che per sua stessa natura è puntuale, quindi limitato a un ragionamento universale sul fronte della psicologia. I bisogni che sono emersi di fronte alla pandemia, in particolare, ma che naturalmente c'erano già in precedenza, ci hanno dimostrato come questa sia una vera e propria necessità.
Adesso, con le Case della salute, con le Case di comunità, stiamo arrivando a un ripensamento dell'attività sul territorio. Al fianco del medico di base siamo convinti che sia necessaria anche una cura diversa, un'attenzione diversa su questo fronte.
Poco tempo fa ho presentato un'interrogazione all'assessore Lanzarin perché in realtà in Veneto nel 2014 c'era stata una prima sperimentazione su questo fronte, una sperimentazione che aveva dato risultati molto positivi, al termine della quale, però, non vi è stato un seguito. Ci sono altre Regioni d'Italia che, invece, su questo fronte già si stanno muovendo, già hanno messo risorse, già stanno facendo sperimentazioni. Penso, ad esempio, a una Regione che, quando ci confrontiamo sul fronte del livello delle rispettive sanità, probabilmente non è al livello del Veneto: la Regione Campania.
Noi abbiamo la possibilità, ma, dico di più, secondo me, il dovere di essere all'avanguardia su temi come questo. Questa mozione è un messaggio, una richiesta politica che il Consiglio fa alla Giunta. È evidente che servono risorse, ma serve anche pensiero. La grande sfida che abbiamo davanti con le Case della salute, le Case di comunità, quindi con il ripensamento dei servizi territoriali, ci deve portare a mettere in campo servizi nuovi. Vediamo davvero ogni giorno quanto questo servizio sia importante. Penso, in particolare, ma non soltanto, ai giovani, che dalla pandemia sono stati particolarmente colpiti. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Chiederei la sottoscrizione, se possibile.
Anch'io tempo fa ho presentato una mozione che va quasi nello stesso senso. La consigliera Guarda citava il progetto "InOltre". Credo che anche questa proposta dello psicologo di base sia assolutamente una necessità ormai indifferibile, dato atto che in un periodo come questo abbiamo riscontrato problemi tra i ragazzi che frequentavano la scuola, che sono stati a casa in questi lunghi anni di Covid, di epidemia, e che hanno manifestato anche diversi disagi dal punto di vista sociale e psicologico.
Non dimentichiamoci nemmeno degli anziani, che sono tantissimi. Sia gli ultrasessantacinquenni che gli ultraottantenni in questa regione sono tantissimi, quelli soli, che hanno bisogno di sostegno, di supporto maggiore, anche da parte delle Istituzioni, ed è nostro compito fare tutto il possibile per venire in aiuto ai più fragili, alle persone che non possono rimanere indietro.
Grazie ancora.

PRESIDENTE

Grazie.
Aggiungiamo, quindi, le sottoscrizioni del Gruppo Europa Verde, del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.
Assessore Lanzarin, prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Condivido sicuramente i contenuti e la materia, una materia molto di attualità, su cui si discute molto, su cui c'è molto impegno sia a livello nazionale sia a livello regionale. Pensiamo non solo al Bonus Psicologo, adesso, ma anche allo psicologo all'interno delle scuole, che è stato inserito nella primissima fase post Covid.
è vero che in Veneto ci sono state delle sperimentazioni. Alcune sono nate da esperienze di alcuni singoli Comuni e altre sono state, invece, un po' più articolate, anche in riferimento alla parte distrettuale. è altrettanto vero che, nel corso degli ultimi anni, sono state fatte – e sono citate nella delibera – diverse iniziative. Sono state citate le Unità Funzionali disagio adolescenziale, presenti in ogni singolo distretto, che si occupano soprattutto di supporto psicologico, accanto anche ad altre figure professionali, per quanto riguarda la fascia adolescenziale, dei giovani.
Nell'ultima delibera, la delibera-quadro, chiamiamola così, di riordino, per quanto riguarda la salute mentale, sono state inserite anche le équipe multiprofessionali legate proprio a questa specifica materia, che potrebbero trovare sede all'interno delle future Case di comunità.
Detto tutto questo, concordo sicuramente nel fare un focus rispetto a quello che è stato fatto e a quello che è in itinere, in modo da pesare anche i risultati. Io ho citato solo gli ultimi, rispetto a quelle strutture dove era stato inserito anche uno psicologo di base. Sull'ultimo capoverso dell'impegno, però, che invece va nello specifico, dove e come collocare l'eventuale psicologo di base, chiederei questa modifica: "a partire dai risultati ottenuti dalle varie sperimentazioni e da quanto in itinere a livello nazionale, capire qual è il miglior modello da attuare". Questo, alla luce di tutte le esperienze che abbiamo e anche ‒ ripeto ‒ rispetto alle équipe multiprofessionali, inserite nella delibera sulla salute mentale, fatta un'analisi di tutte le esperienze che abbiamo, sia quelle regionali sia quelle nazionali, ci permette di capire qual è il miglior modello e come e dove attuarlo, proprio per essere più cogenti e rispondere ai bisogni.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Consigliera Ostanel, accetta le modifiche suggerite dall'assessore Lanzarin? Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Presidente, chiedo un secondo di sospensione per capire meglio la riformulazione.

PRESIDENTE

Va bene. È accordato un minuto di sospensione.
La Seduta è sospesa alle ore 16.26
La Seduta riprende alle ore 16.27

PRESIDENTE

Collega Ostanel, vuole intervenire in dichiarazione di voto?
Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Sì, Presidente. Intervengo perché la modifica l'ho compresa.
Il tema, mi sembra di capire, sia quello di condividere l'impianto della mozione, ma non predeterminare ora dove inserire, eventualmente, lo psicologo di base.
Se questo è il punto, che c'è la condivisione nel pensare che lo psicologo di base è una figura importante e poi comprendere, a partire dalla valutazione, dove inserirla, anche rispetto alle équipe multidisciplinari di cui abbiamo parlato, credo che la modifica sia positiva e, quindi, la accetto.
La ringrazio.

PRESIDENTE

Grazie. Non ci sono altre richieste di intervento.
Mettiamo in votazione la mozione n. 302, così come modificata dall'assessore Lanzarin.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTI
12 -13



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI CORSI, BIGON, PICCININI, RIGO, VALDEGAMBERI, ANDREOLI, SPONDA, GUARDA, PAN, CECCHETTO, CESTARI, CIAMBETTI, DOLFIN, FAVERO, FINCO, GIANPIERO POSSAMAI, PUPPATO, POLATO, SPERANZON, FORMAGGIO, RAZZOLINI, SORANZO, VILLANOVA, MICHIELETTO, BET, BISAGLIA, BORON, BRESCACIN, CAVINATO, CENTENARO, CESTARO, GEROLIMETTO, GIACOMIN, MAINO, RIZZOTTO, SANDONÀ, SCATTO, SPONDA, VIANELLO, ZECCHINATO E BARBISAN RELATIVA A "SITO DEL MONTE BALDO: SÌ AL PROGETTO PER LA CANDIDATURA A PATRIMONIO MONDIALE UNESCO". (MOZIONE N. 273) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 118/2022)
E
MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI BOZZA, VENTURINI, POLATO, SPERANZON, FORMAGGIO, RAZZOLINI E SORANZO RELATIVA A "AVVIO DI INIZIATIVE PER LA CANDIDATURA DEL MONTE BALDO ALL'INTERNO DEL PROGRAMMA MAB UNESCO". (MOZIONE N. 330) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 119/2022)

PRESIDENTE

Adesso abbiamo due mozioni simili, con lo stesso argomento, la mozione n. 273 e la n. 330.
Se siete d'accordo, le illustriamo entrambe. Facciamo un'unica discussione e una votazione ovviamente separata.
Iniziamo dalla mozione n. 273 dei colleghi Corsi, Andreoli, Bigon ed altri.

Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Il Monte Baldo è un rilievo occidentale delle Prealpi venete ed è costituito da una dorsale, parallela al lago di Garda, lunga circa 40 chilometri. Raggiunge la sua massima altezza in 2.218 metri e la minima, rispetto al lago di Garda, di 65 metri.
Il Monte Baldo viene anche chiamato "Giardino d'Europa" per via del grande patrimonio floristico e grazie alle sue caratteristiche morfologiche.
Il Monte Baldo è attualmente diviso tra la Regione del Veneto, 58%, e la Provincia autonoma di Trento, per il 42% e tra i quindici Comuni, dieci veneti (Brentino, Belluno, Brenzone sul Garda, Caprino Veronese, Costermano sul Garda, Ferrara e Monte Baldo, Garda Malcesine, Rivoli Veronese, San Zeno in Montagna, Torri del Benaco) e cinque trentini (Ala, Avio, Brentonico, Mori, Nago e Torbole).
Ad agosto 2021, per la prima volta a livello ufficiale, a Malcesine, gli amministratori del Trentino del Veneto, dei quindici Comuni, si sono trovati per approfondire la proposta che arrivava per il riconoscimento UNESCO o il MAB. L'orientamento emerso da questa riunione, a larga maggioranza, è stato per il patrimonio UNESCO.
La volontà di Veneto e Trentino è chiara, ed è quella di iscrivere l'area del Monte Baldo alla lista come patrimonio dell'umanità UNESCO, anche sulla base della positiva esperienza delle Dolomiti Unesco. La candidatura come bene patrimonio UNESCO è da considerarsi la strada giusta, l'unica iniziativa che può dare un ritorno concreto a un'importante opportunità di valorizzare il Baldo. Il Trentino, concorde sia con la Provincia che con i cinque Comuni interessati, ha già avviato la procedura del caso. Ricordo che il Trentino Alto Adige ha votato già questa mozione all'unanimità del Consiglio regionale.
L'area del Baldo costituisce esempi significativi, importanti processi ecologici e biologici di alta evoluzione nello sviluppo degli ecosistemi. La nostra Regione è tra quelle che vantano il maggior numero di siti riconosciuti patrimonio dell'umanità, insieme a una pregiata selezione di patrimoni immateriali e veri tesori naturalistici, degni di essere riserve della biosfera dell'UNESCO.
Raggiungere questa nuova certificazione per il nostro territorio è un nuovo volano per la diffusione dell'immagine del Veneto in tutto il mondo.
Faccio presente che, dei quindici Comuni della parte veronese, alcuni hanno sposato una linea sempre riguardante l'UNESCO, ma il MAB. Con la risoluzione, che poi andrà a presentare il collega Bozza, di fatto si risolve il problema, perché questi tre Comuni andranno a proporre la soluzione MAB e coinvolgeranno anche i Comuni della riviera del lago di Garda lombarda.
Faccio anche presente al Consiglio, con questa mappa, che il 90% del territorio del Monte Baldo è favorevole a questa soluzione. Ricordo anche che il Monte Baldo, insieme al lago di Garda, genera per il nostro Veneto un indotto turistico di 14,6 milioni di presenze annue. Perciò è importantissimo per lo sviluppo del turismo su tutto il sistema veronese, ma non solo, anche Veneto.
Chiedo, pertanto, visto che si è trovata questa soluzione intermedia, che anche il Consiglio del Veneto approvi all'unanimità questa mozione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Adesso do la parola al consigliere Bozza per illustrare la mozione n. 330: "Avvio di iniziative per la candidatura del Monte Baldo all'interno del programma MAB UNESCO".
Prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Come annunciava prima il collega Corsi, la mozione n. 330 va, di fatto, a completare il quadro della tendenza, dell'istanza, della necessità che i Comuni veronesi e quindi della sponda del lago di Garda, in particolare del Garda cosiddetto Centro Garda, hanno manifestato la possibilità, pur sempre all'interno del perimetro UNESCO, di adottare una procedura diversa, ma che ha come sempre come unico obiettivo quello di restare all'interno del perimetro dell'UNESCO, che prevede, di fatto, l'esigenza di preservare con queste procedure i beni naturali di pregio per le nostre generazioni future.
Una diversità di programmi e quindi di relative convenzioni all'interno dell'UNESCO, che danno l'opportunità e la possibilità ad altrettanti Comuni, che ovviamente hanno caratteristiche anche differenti, perché qui parliamo del Comune di Garda, del Comune di Costermano, del Comune di Torri, del Comune di San Zeno, del Comune di Bardolino e dei nove Comuni della sponda lombarda. È una esigenza che va, di fatto, a dare l'opportunità a questi Comuni di creare, all'interno del programma MAB, non solo la preservazione del territorio, ma anche una serie di condizioni per il suo sviluppo sostenibile economico, urbanistico e culturale.
È un'opportunità che viene colta e che chiediamo possa essere tenuta in considerazione da questo Consiglio proprio per dare non solo la conservazione dei siti storici e naturalistici di pregio del nostro territorio lacustre e quindi anche del Garda Centro e del Baldo, ma altrettanto di dare una ricca e prospera presenza all'interno degli agglomerati urbani votati all'attività turistico-commerciale, che siano forieri di sviluppo e benessere all'insegna del target dello sviluppo sostenibile di questi territori.
L'opportunità di questa mozione, quindi, va a rendere, a dare la possibilità, dicevo, a questi Comuni, all'interno di una procedura diversificata, ma pur sempre che tenga in considerazione la specificità dell'UNESCO, di farsi parte attiva presso questo tavolo di confronto che chiediamo alla Giunta di avviare, insieme anche ai Comuni della vicina Regione Lombardia, affinché siano coinvolti in un percorso condiviso, che possa interpretare, nella migliore delle soluzioni questa necessità condivisa di avviare una procedura per la presentazione della candidatura, che sappiamo essere, come scadenza, quella del 30 settembre, al Governo per la vasta area Garda, Garda Centro e Baldo.
È evidente che è in linea – e chiudo, Presidente – con quanto già questa Regione Veneto ha stanziato con un fondo di 20.000 euro a favore di questi Comuni, nel 2021, avviando, di fatto, lo studio di fattibilità di questa procedura, di questo percorso che si potrebbe concretizzare dando l'opportunità a un territorio così bello e così vasto di creare una sorta di procedura diversificata, ma con un unico obiettivo. La diversificazione sta solo nel fatto che vanno a coinvolgere, di fatto, due ambiti territoriali fra di loro diversificati, che consentono, ovviamente, di tenere in considerazione le specificità di questi territori, ma al tempo stesso di dare una tutela nell'interesse dell'omogeneità dei Comuni e delle zone di cui andiamo a discutere: una del Garda Centro e l'altra del Baldo, con la parte trentina.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Chiedo al consigliere Corsi di poter sottoscrivere la sua mozione e ho piacere di sostenerla proprio perché la tutela di questo grandissimo patrimonio del nostro Giardino del Monte Baldo è, evidentemente, prioritaria, specie perché fa riferimento ad un particolare aspetto che è la sua ricchezza della biodiversità e, quindi, mi trova assolutamente concorde.
Ho visto diversi nomi sottoscrittori, quindi ho avuto piacere anche io di accodarmi, dato che anche Europa Verde è inserita all'interno del dialogo e degli accordi che gli undici Comuni, che hanno deciso di sottoscrivere questo impegno, a seguito del lavoro fatto anche della Provincia Autonoma di Trento e dalle associazioni ambientaliste di quel territorio, lavoro che stanno facendo insieme.
Questo nella logica di una tutela di un territorio straordinario che, a fronte di questo tipo di impegno per la tutela della sua biodiversità, deve vedere anche azioni di promozione culturale, turistico, eccetera, che siano davvero all'altezza di quanto ci aspettiamo rispetto alla valorizzazione di questo patrimonio, con le iniziative che si vogliono portare avanti attraverso il riconoscimento UNESCO.
Per questo mi sento di ricordarvi che, evidentemente, questo tipo di scelta non può dividersi o differenziarsi da altre iniziative di promozione turistica, che devono essere rispettose di quel territorio e non devono essere aggressive, anche da un punto di vista paesaggistico. Anche se parliamo di biodiversità, il livello paesaggistico è comunque essenziale da tutelare, proprio per garantire l'immagine che fino ad oggi siamo riusciti a conservare di quei territori, specie di quelli ad alto valore, come quelli del Baldo. Evidentemente, l'esperienza rispetto alla croce astile ci insegna la necessità di condividere meglio questo tipo di iniziative all'interno del territorio.
Sostenendo, quindi, la richiesta degli undici Comuni, il progetto degli undici Comuni, in coordinato con i Comuni del Trentino, io voterò a favore di questa mozione. Probabilmente per una mia mancanza conoscitiva degli ultimi sviluppi rispetto ai tre Comuni che non hanno deciso di aderire, in particolar modo a San Zeno, che, pur essendo direttamente interessato dal Monte Baldo, ha scelto di non aderire a questo accordo degli undici Comuni, mi piacerebbe capire un attimino meglio la proposta della mozione n. 330.
Mi rendo conto che sia importante, bello, positivo creare sinergie anche per quanto riguarda la condivisione con l'ambito lombardo, data la vicinanza, data la condivisione del lago, eccetera, ma evidentemente c'è la necessità di spingere verso una soluzione che sia adeguata e che non rischi di entrare in conflitto o in competizione con il progetto già avviato e condiviso, spinto in particolar modo da una Provincia autonoma vicina a noi e vicina a voi anche politicamente.
Ci tengo a precisarlo perché non vorrei che si facesse una competizione. Vorrei, ovviamente, capire un attimino meglio, sentiti i territori locali e sentite le difficoltà che fino ad oggi ci sono state in relazione alla condivisione di questo percorso, dato che, nel bene e nel male, avendo undici Comuni uniti in una sola direzione, in condivisione con l'altra Provincia autonoma e con le associazioni del territorio, ritengo sia ovviamente prioritario continuare su questa strada, perché evidentemente questo, da un punto di vista tecnico, è un progetto che regge.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ho sottoscritto la mozione insieme ai consiglieri Corsi, Piccinini, Rigo, Valdegamberi, Andreoli e Sponda perché riteniamo che il Monte Baldo sia un territorio da valorizzare ancora di più.
Già sappiamo la ricchezza che porta sia sotto l'aspetto naturalistico, che storico, che culturale, ma il nostro dovere è appunto di valorizzarlo con tutti gli strumenti possibili. Abbiamo ritenuto opportuno, a seguito di un incontro fatto a Garda l'anno scorso nel mese di agosto, dove effettivamente come strumento veniva proposto il patrimonio UNESCO, di essere oggi qua, appunto, a valorizzare, a portare la richiesta alla Regione affinché si faccia parte attiva col Ministero perché venga dato questo riconoscimento.
Sappiamo tutti che buona parte del territorio fa parte della Provincia di Trento, altro della Provincia di Verona, e già qualche anno fa Trento partiva con la richiesta. Per cui il fatto di aver già un percorso avviato per noi è molto più semplice nel raggiungimento dell'obiettivo perché di fatto, insomma, tanti studi sono già stati realizzati. è evidente che portiamo avanti questa richiesta e ci attiveremo affinché appunto venga raggiunto l'obiettivo nel minor termine possibile, perché poi, tra l'altro, alcuni Comuni hanno chiesto un altro strumento, che è il MAB, sottolineando l'importanza della velocità che ha questo rispetto al patrimonio UNESCO, pur sapendo che due strumenti a volte sono difficili da raggiungere sullo stesso territorio.
Comunque, l'importante è, come si diceva prima, il rispetto delle richieste, ma l'obiettivo da raggiungere poi è sempre quello: la tutela del territorio valorizzandolo nel miglior modo possibile.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Polato, prego.

Daniele POLATO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Devo dire, Presidente, che avevo suggerito in precedenza al collega Corsi, presentatore e primo firmatario di questa mozione, di verificare e di fare dei passaggi anche con l'Assessore di riferimento, perché era un po' singolare che tra tanti Comuni del veronese, faceva giustamente l'analisi prima la collega Bigon, ci sia questa diversità di vedute su una logica comune che è quella della salvaguardia del Monte Baldo. Provate a pensare che San Zeno di Montagna, per fare un esempio, credo che sia il Comune che contraddistingua in primis un territorio, insieme con Brenzone e altri Comuni come Malcesine, sul Monte Baldo, rispetto ad altri Comuni lacustri.
Io credo che la politica in questo caso, e mi riferisco anche ai diversi incontri fatti con l'assessore Corazzari, fatti anche con delle corrispondenze tra gli stessi Sindaci, avrebbe dovuto arrivare in quest'Aula con una mozione unica, perché, se è vero come è vero che il nostro obiettivo è quello della salvaguardia del Monte Baldo, di quei territori, per tutta una serie di motivi, e se è vero come è vero che noi conoscitori di quel territorio siamo consapevoli che sia l'una che l'altra iniziativa sono iniziative che vanno in quella direzione, e se è vero come è vero che il collega Corsi in fase di illustrazione ci ha spiegato di condividere anche la proposta del collega Bozza, non si capisce per quale motivo arriviamo qui oggi con le mozioni.
Per lo più chiedo una modifica anche al collega Corsi, a pagina 2, perché non si può condividere la mozione successiva, di cui facciamo un'illustrazione unica, scrivendo nella mozione precedente che risulta essere l'unica iniziativa che può dare un ritorno concreto e un'importante opportunità di valorizzazione del Baldo. Perlomeno quella riga togliamola, perché se andiamo ad approvare entrambe le mozioni, credo che l'una non possa contenere, nel suo dispositivo, l'esclusione dell'altra, ritenendola esclusiva. Lo dico sinceramente, perché credo che, al di là del risultato che porteremo a casa e a nome del Gruppo di Fratelli d'Italia, noi chiediamo la possibilità di sottoscrivere entrambe le mozioni.
Credo che il passaggio successivo all'approvazione di queste due mozioni sia quello di fare una sintesi, soprattutto per quel che riguarda i rappresentanti politici di quel territorio. Lo dico, guardate, perché vivo quel territorio, sono residente a San Zeno di Montagna. Ho fatto per quattro anni il Presidente della funivia Monte Baldo, per cui credo di conoscerlo discretamente e, avendo incontrato i Sindaci, che sono di diversi colori politici, perché partendo da Garda abbiamo parlamentari di un colore politico per arrivare fino a Torbole, per spostarsi poi sulla sponda bresciana, che sta condividendo il MAB UNESCO, credo che vi sia una pluralità di colori partitici e politici, ma l'intento dei Comuni deve portare poi a fare una sintesi comune.
Sulla base di questo, sull'approvazione da parte di Fratelli d'Italia per entrambe le mozioni, credo che il passaggio successivo sia quello che l'Assessore di riferimento o gli Assessori di riferimento e la Giunta stessa, nonché i colleghi che hanno presentato queste mozioni dovrebbero fare sintesi, perché, se siamo seri e siamo consci del dibattito politico del territorio, oggi c'è una concorrenza tra le rappresentanze delle varie Amministrazioni.
Oggi ci spiegano che il MAB UNESCO parte prima, fino a ieri ci dicevano che non c'erano frizioni, poi sulla stampa locale ci rendiamo conto che, appena esce una dichiarazione di uno dei rappresentanti dei quattro Comuni, oggi sembrerebbero cinque, legato anche alla sponda lacustre bresciana, abbiamo immediatamente, dopo qualche giorno, la risposta dei nostri Comuni del territorio veronese afferenti al Monte Balbo. Siccome gli interessi sono plurimi, sia dal punto di vista impiantistico, sia dal punto di vista conservativo, sia dal punto di vista turistico, ritengo che la politica si elevi nel momento in cui dà una risposta concreta con l'approvazione di queste mozioni, ma il giorno successivo si mettono seduti al tavolo questi Sindaci.
Anche dal punto di vista della spesa delle risorse non ha senso che la Regione finanzi i quattro Comuni per fare un progetto MAB UNESCO e poi, magari, si vada a finanziare altri Comuni, in questo caso gli altri undici, per fare un progetto diverso, per fare un ragionamento diverso.
Credo che la sintesi, alla fine, e far ragionare questi Sindaci sia compito nostro, sia compito anche del mandato che diamo alla Giunta regionale.
Per concludere, chiedo al collega Corsi di togliere quella frase a pagina 2, in cui si dice che è "l'unica iniziativa che può dare un ritorno concreto e un'importante attività". Nel caso specifico, chiedo anche al collega Bozza di inserire ‒ e concludo ‒ non solo la mozione, ma anche il richiamo alla Giunta di costruire un tavolo per mettere tutti assieme in un comune denominatore che è l'interesse del Balbo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Solo per chiedere, come Intergruppo Liga Veneta-Lega, la sottoscrizione della mozione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Colleghi Corsi e Bozza, il collega Polato ha suggerito alcune modifiche. Accettate le modifiche suggerite?
Collega Corsi, prego. Si prenoti, per cortesia.

Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie.
Faccio presente al collega Polato che il Trentino-Alto Adige, come ho specificato prima, è già partito e, comunque, avvierà questa procedura a prescindere che la Regione Veneto si accodi a questo progetto o non si accodi a questo progetto. Siamo quindici Comuni: undici hanno sottoscritto la partecipazione al riconoscimento patrimonio dell'UNESCO.
Tra gli altri tre Comuni, Garda addirittura prima delle elezioni ha votato una mozione in Consiglio a maggioranza favorevole e dopo le elezioni lo stesso Sindaco ha ratificato la votazione precedente. Al di là di questo, la riunione l'abbiamo fatta. Come diceva prima la collega Bigon, abbiamo convocato, sia insieme all'Assessore del Veneto, Corazzari, sia al Vicepresidente del Trentino-Alto Adige, una riunione con tutti i Comuni, perché in quel momento non avevamo dato un indirizzo ben definito, ma avevamo detto quale soluzione adottare. E in quella riunione, 11 Comuni, ripeto, che rappresentano il 90% del Monte Baldo, si sono dichiarati favorevoli a questa soluzione. Perciò oggi io credo che la soluzione sia quella di andare avanti su questa strada.
Se gli altri Comuni che restano fuori vogliono portare avanti un'iniziativa diversa, che riguarda però non tanto il Monte Baldo, perché è solo una piccola parte, ma un dividere anche con l'altra sponda una soluzione alternativa, personalmente io non sono contrario. Ma non vedo perché dobbiamo mettere in discussione o limitare la volontà di ben 11 Comuni e di due Regioni – in particolar modo, ripeto, il Trentino-Alto Adige è già in uno stato avanzato della procedura – perché tre Comuni su 15 non hanno deciso di partecipare. Avranno le loro ragioni, non ce le hanno spiegate o, perlomeno, hanno cercato di spiegarcele ma senza motivazioni. Una delle motivazioni che ci hanno dato è quella che poi si renderebbe il Monte Baldo vincolato da tutta una serie di iniziative.
Io faccio presente che sempre in questa Regione stiamo portando avanti la Valpolicella come riconoscimento a patrimonio dell'UNESCO e il Comune di Verona, la città di Verona è già classificata come patrimonio dell'UNESCO. Non mi sembra che a Verona non si possa sviluppare o costruire lo sviluppo della città. Anche perché c'è un termine, come si diceva prima, del 30 settembre per presentare le candidature e io credo che sia opportuno e la volontà di questi Comuni è quella di presentare la candidatura. Andrà a buon fine, non andrà a buon fine questo è un altro discorso, ma in questo momento credo che sia importante. Poi chi vuole proseguire su una strada, su un percorso diverso, lo può fare benissimo. Non vedo nulla e infatti col collega Bozza abbiamo anche condiviso questa strada.

PRESIDENTE

Grazie. Prego, collega Bozza.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Per quel che riguarda la richiesta del consigliere Polato, in realtà l'impegno della mozione n. 330 nei confronti della Giunta regionale parte proprio con la premessa di avviare un tavolo di confronto e se questo serve ad essere rafforzativo, lo colgo con piacere perché credo che il compito della Giunta sia quello di avviare un tavolo di confronto con due sensibilità differenti, ma unite da uno stesso obiettivo, che è quello dell'UNESCO, che ovviamente hanno (spiegavo prima) anche per conformazione geografica differente, due necessità.
Io non vedo la contrapposizione. Vedo due conformazioni territoriali tra Comuni differenti: chiaramente, chi è più interessato principalmente dalla zona del Baldo e chi è un po' più interessato dalla zona del Centro Garda, come ho definito prima.
Credo che siano due opportunità interessanti. Se si riuscisse ad avviare le procedure per entrambi, tanto meglio. Qualora si dovesse far sintesi e avviarne una, penso che sia, a ragion veduta, a ragione della politica, in questo caso della Giunta regionale, tentare di fare una sintesi.
Per cui, nel rispetto della sensibilità differente dei territori, darei il via libera ad entrambe le mozioni per dare poi la possibilità, onde possibile, di unificare le procedure di confronto.
Grazie.

PRESIDENTE

Perfetto. Grazie. Non ci sono altre richieste di intervento.
Votiamo ogni singola mozione.
Metto in votazione la mozione n. 273 del collega Corsi.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sulla n. 330.
La collega Cristina Guarda vuole intervenire. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Soltanto per la spiegazione del mio voto di astensione su questa iniziativa, che non vuole porre ostacoli e preconcetti, quanto per una preoccupazione, dato che in altri casi, nel percorso di riconoscimento del patrimonio e del MAB, la coincidenza, la coesistenza dei due, è stata motivo di diniego poi da parte dell'UNESCO.
Di conseguenza, la mia preoccupazione è che, appunto, come vi dicevo prima, non ci sia un conflitto fra le due proposte e che invece si debba dare una precedenza e, quindi, magari la Regione in questo caso potrebbe fare un lavoro di mediazione e di condivisione proprio per dare la precedenza al progetto che vede, da più tempo in questo caso, una progettazione da un punto di vista tecnico, ambientale, scientifico eccetera.
Per me questa è l'unica preoccupazione ed è il motivo per cui mi astengo rispetto a questa mozione, pur nel rispetto appunto dell'iniziativa e delle necessità di ulteriori chiarimenti anche all'interno dei territori, in modo tale che la Regione possa aiutare a prendere la decisione migliore, che non metta a rischio le iniziative già avviate.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il presente intervento per collegarmi a quanto detto anche dalla consigliera Guarda e dire che effettivamente c'è il rischio di una confusione, di un'incompatibilità che noi dobbiamo assolutamente evitare ed accertare.
Credo che l'obiettivo sia quello di raggiungere sicuramente la valorizzazione di tutto il territorio.
Il nostro voto non sarà, sicuramente, contrario, ma di astensione, con l'obiettivo chiaro di portare avanti l'iniziativa a cui da anni lavorano alcuni Comuni, cercando, sicuramente nel rispetto delle volontà di ognuno, di portare avanti la tutela migliore del proprio territorio.
Questo intervento è solo per spiegare la motivazione del voto, che non è contro l'iniziativa di qualcuno, ma a favore della compatibilità degli strumenti.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non ci sono altre richieste di intervento.
Metto in votazione la mozione n. 330.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Con quest'ultima votazione, chiudiamo la seduta odierna del Consiglio.
Per il prossimo sarete convocati a domicilio.
Buona serata.
La Seduta termina alle ore 16.59
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Nicola Ignazio FINCO

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 69 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 69
MARTEDì 2 AGOSTO 2022


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 69a seduta pubblica – martedì 2 agosto 2022
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 35 del 24 maggio 2022.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 11954 del 28 luglio 2022.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.33 e rinvia la seduta.

La seduta è sospesa alle ore 10.33.

La seduta riprende alle ore 10.56.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della seduta pubblica n. 67 di martedì 26 luglio 2022.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che il Presidente della Giunta regionale Zaia è in congedo
e alcuni consiglieri seguono la seduta da remoto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla convocazione, è dato per letto.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 267 del 24.05.2022
presentata dalla consigliera Baldin
"Caporalato: schiavitù del XXI secolo. Come intende intervenire la Regione?"

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Donazzan che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

Punto 6) all'ordine del giorno

Promozione di conflitto di attribuzione ai sensi della legge 11 marzo 1953, n. 87 "Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte Costituzionale" nei confronti del Tribunale Amministrativo Regionale per il Veneto e per esso dello Stato. (Proposta di deliberazione amministrativa n. 48) APPROVATA (Deliberazione n. 115/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri, Favero (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare, e Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

In discussione generale interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto).

Durante l'intervento del consigliere Zanoni assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco e successivamente, sempre durante l'intervento del consigliere Zanoni, assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

In discussione generale intervengono i consiglieri Bigon (Partito Democratico Veneto), Bet ( Zaia Presidente) e Favero (Liga Veneta per Salvini Premier) in sede di replica.

Durante l'intervento della consigliera Bigon assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco e durante l'intervento del consigliere Bet assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Si passa all'esame dell'emendamento presentato.

Sull'emendamento n. A1 interviene il Presidente Ciambetti (Liga Veneta per Salvini Premier).

L'emendamento n. A1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) chiede di intervenire per fatto personale.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto nel suo complesso come emendata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Scatto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

La seduta è sospesa alle ore 11.56.

La seduta riprende alle ore 12.09.

Punto 7) all'ordine del giorno

Proposta di legge d'iniziativa dei consiglieri Cestaro, Finco, Michieletto e Sponda relativa a "Modifiche alla legge regionale 9 dicembre 1993, n. 50 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio"". (Progetto di legge n. 140) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 21/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Puppato (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Terza Commissione consiliare, e Guarda (Europa Verde), che svolge la relazione di minoranza per conto della Terza Commissione consiliare ed illustra anche gli emendamenti presentati nn. B1, B2 e B4.

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di subemendamenti all'emendamento n. B4, presentato dalla correlatrice, scade in 10 minuti.

In discussione generale intervengono i consiglieri Zanoni (Partito Democratico Veneto), Formaggio (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Valdegamberi (Gruppo Misto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) e Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto).

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale e sospende la seduta.

La seduta è sospesa alle ore 13.06.

La seduta riprende, dopo due rinvii, alle ore 15.07.

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di subemendamenti all'emendamento n. B5, presentato dalla correlatrice, scade in 5 minuti e sospende la seduta.

La seduta è sospesa alle ore 15.07.

La seduta riprende alle ore 15.16.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. B1 all'articolo 1 illustrato dalla consigliera Guarda (Europa Verde), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. B3 all'articolo 1 illustrato dal consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. B4 all'articolo 1 illustrato dalla consigliera Guarda (Europa Verde), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'emendamento n. B2 all'articolo 1 intervengono i consiglieri Guarda (Europa Verde) che lo illustra e Zanoni (Partito Democratico Veneto).

L'emendamento n. B2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Gli articoli 1 e 2, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'emendamento n. B5, aggiuntivo di un articolo, interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto).

L'emendamento n. B5, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato e inserito come articolo 3 .

Gli articoli 3 e 4, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati e inserti come articoli 4 e 5.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Guarda (Europa Verde), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Razzolini (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e Pan (Liga Veneta per Salvini Premier).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Possamai Gianpiero, Puppato, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Sponda, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Bigon, Camani, Formaggio, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Polato, Possamai Giacomo, Razzolini, Soranzo, Speranzon, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE comunica, come deciso in Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, che il punto 8) PDL 148 viene rinviato alla prossima seduta consiliare.

Punto 9) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Pan, Ciambetti, Barbisan, Bet, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Dolfin, Favero, Michieletto e Sandonà relativa a "Siccità: serve un nuovo bacino idrico sul torrente Vanoi". (Mozione n. 333) APPROVATA (Deliberazione n. 116/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) che illustra la mozione in oggetto e Guarda (Europa Verde).

Durante l'intervento del consigliere Pan assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Giacomin, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto 10) all'ordine del giorno

Risoluzione presentata dalla consigliera Guarda relativa a "Richiesta di dibattito pubblico su alcuni lotti funzionali del progetto di costruzione della linea ferroviaria AC/AV Verona-Padova". (Risoluzione n. 37) RESPINTA  [RESOCONTO]


Intervengono la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra la risoluzione in oggetto, l'assessora De Berti e la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la risoluzione in oggetto.

Il Consiglio non approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Bigon, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Hanno votato no:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Puppato, Rigo, Rizzotto, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE sospende la seduta e convoca la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.

La seduta è sospesa alle ore 16.11.

La seduta riprende alle ore 16.12.

Il PRESIDENTE comunica, come deciso in Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, l'inversione dei punti 11) e 18) all'ordine del giorno.

Punto 18) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Ostanel, Giacomo Possamai, Guarda, Camani, Bigon, Zanoni, Zottis e Baldin relativa a "Introduzione della figura dello psicologo delle cure primarie (psicologo di base) in Veneto". (Mozione n. 302) APPROVATA (Deliberazione n. 117/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra la mozione in oggetto, Guarda (Europa Verde) che chiede di sottoscriverla, Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) che chiede di sottoscriverla a nome del gruppo Partito Democratico, Baldin (Movimento 5 Stelle) che chiede di sottoscriverla e l'assessora Lanzarin che propone una riformulazione.

La consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) chiede una sospensione.

La seduta è sospesa alle ore 16.26.

La seduta riprende alle ore 16.27.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che accoglie la riformulazione proposta.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la mozione in oggetto come modificata.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Soranzo, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE comunica che il punto 12) Mozione n. 273 verrà discusso assieme al punto 13) Mozione n. 330 che ha per oggetto lo stesso argomento. Le due mozioni avranno votazioni distinte.

Punti 12) e 13) all'ordine del giorno

Mozione presentata dai consiglieri Corsi, Bigon, Piccinini, Rigo, Valdegamberi, Andreoli, Sponda, Guarda, Pan, Cecchetto, Cestari, Ciambetti, Dolfin, Favero, Finco, Gianpiero Possamai, Puppato, Polato, Speranzon, Formaggio, Razzolini, Soranzo, Villanova, Michieletto, Bet, Bisaglia, Boron, Brescacin, Cavinato, Centenaro, Cestaro, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Sponda, Vianello, Zecchinato e Barbisan relativa a "Sito del Monte Baldo: sì al progetto per la candidatura a patrimonio mondiale UNESCO". (Mozione n. 273) APPROVATA (Deliberazione n. 118/2022)  [RESOCONTO]


e

Mozione presentata dai consiglieri Bozza, Venturini, Polato, Speranzon, Formaggio, Razzolini e Soranzo relativa a "Avvio di iniziative per la candidatura del Monte Baldo all'interno del programma MAB UNESCO". (Mozione n. 330) APPROVATA (Deliberazione n. 119/2022)  [RESOCONTO]

Intervengono i consiglieri Corsi (Liga Veneta per Salvini Premier), che illustra la Mozione n. 273, e Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto), che illustra la Mozione n. 330.

In discussione generale intervengono i consiglieri Guarda (Europa Verde) che chiede di sottoscrivere la Mozione n. 273, Bigon (Partito Democratico Veneto), Polato (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) che propone una modifica ad entrambe le mozioni e chiede di sottoscriverle a nome del gruppo Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni, Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) che chiede di sottoscrivere la mozione n. 273 a nome dei gruppi Liga Veneta per Salvini Premier, Zaia Presidente, Veneta Autonomia e il consigliere Barbisan, partecipanti alla seduta consiliare, Corsi (Liga Veneta per Salvini Premier) e Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto) in sede di replica.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la Mozione n. 273.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

In dichiarazione di voto della mozione n. 330 intervengono le consigliere Guarda (Europa Verde) e Bigon (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la Mozione n. 330.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Speranzon, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 16.59.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MICHIELETTO Gabriele
BALDIN Erika
OSTANEL Elena
BARBISAN Fabiano
PAN Giuseppe
BET Roberto
PICCININI Tomas
BIGON Anna Maria
POLATO Daniele
BISAGLIA Simona
POSSAMAI Giacomo
BORON Fabrizio
POSSAMAI Gianpiero
BOZZA Alberto
PUPPATO Giovanni
BRESCACIN Sonia
RAZZOLINI Tommaso
CAMANI Vanessa
RIGO Filippo
CAVINATO Elisa
RIZZOTTO Silvia
CECCHETTO Milena
SANDONA' Luciano
CENTENARO Giulio
SCATTO Francesca
CESTARI Laura
SORANZO Enoch
CIAMBETTI Roberto
SPERANZON Raffaele
CORSI Enrico
SPONDA Alessandra
DOLFIN Marco
VALDEGAMBERI Stefano
FAVERO Marzio
VENTURINI Elisa
FINCO Nicola Ignazio
VIANELLO Roberta
FORMAGGIO Joe
VILLANOVA Alberto
GIACOMIN Stefano
ZANONI Andrea
GUARDA Cristina
ZECCHINATO Marco
LORENZONI Arturo
ZOTTIS Francesca
MAINO Silvia





LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
Erika BALDIN






IL PRESIDENTE
Nicola Ignazio FINCO







N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Alessandro Vian e Paola Lombardo