ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 22/11/2022 n. 78

Resoconto n. 78 - 11^ legislatura
Resoconto 78 a Seduta pubblica
Martedì, 22 novembre 2022
SOMMARIO
La Vicepresidente Zottis alle ore 10.37 comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 11.00.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS
La Seduta inizia alle ore 11.02

PRESIDENTE

Diamo inizio alla 78a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 17311 del 17 novembre 2022 per la prosecuzione della trattazione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno di cui alla convocazione prot. n. 16903 del 10 novembre 2022.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Roberto CIAMBETTI
Nicola Ignazio FINCO
I congedi sono concessi.
La consigliera Ostanel ha chiesto di intervenire.
C'è qualche problema con il sistema.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Sì, ho qualche problema con il sistema, però intervengo, in realtà, in base a un articolo del Regolamento per sollecitare alcune risposte a interrogazioni che vari Consiglieri di minoranza hanno presentato sul tema querele. Ne approfitto per intervenire su un tema importante. Chiedo che mi sia dato un minuto.
È notizia di oggi che, rispetto al procedimento contro i portavoce della mia lista, Il Veneto che Vogliamo, Carlo Cunegato e Vania Trolese, finalmente è stato detto che non hanno commesso nessun reato e che quello che avevano detto era pura critica politica. Io non sono mai intervenuta su questo pubblicamente in quest'Aula perché ho grande rispetto del lavoro della magistratura, ma credo che sia importante che quest'Aula si renda conto che stiamo spendendo tantissimi soldi pubblici, perché il tema è proprio quello di aver speso dei soldi pubblici per un procedimento che vedeva imputato il Presidente Zaia e Azienda Zero e la Magistratura ha detto che questa era solo critica politica.
Annuncio solo che presenterò una nuova interrogazione per chiedere che venga risposto davvero alle interrogazioni che abbiamo presentato, perché credo che sia un tema per questa Regione importante capire se si può fare critica politica o se si deve aver paura di essere denunciati dal Presidente. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Riporteremo, come già in precedenti momenti, il sollecito della risposta alle interrogazioni, anche nel caso specifico.
PUNTO
5



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Adesso passiamo alla risposta alle interrogazioni.
Partiamo dalla IRI n. 298 presentata dal consigliere Zanoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 298 del 4 ottobre 2022 presentata dal consigliere Zanoni relativa a "STAMBECCO MORTO DOPO ESSERE STATO SOCCORSO E SUBITO LIBERATO. PERCHÈ NON È STATO OGGETTO DI CURE RIABILITATIVE?"

Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione del 4 ottobre. A fine agosto ha avuto grande risalto sulla stampa e sulle trasmissioni di tv locali e nazionali la notizia del salvataggio di uno stambecco – che, ricordo a tutti, è specie protetta – avvenuto domenica 28 agosto nei pressi del Lago Sorapis.
L'esemplare sarebbe stato ritrovato con una scatoletta di tonno incastrata in bocca tra la mandibola e la gola che, oltre ad avergli provocato profondi tagli, gli impediva di nutrirsi e abbeverarsi.
La stampa riporta come il veterinario esperto, nonché operante nel Centro di recupero animali selvatici di Treviso, arrivato con l'elisoccorso dei Vigili del fuoco, sia intervenuto chirurgicamente per liberare l'animale dalla scatola incastrata e medicarne le ferite, lasciandolo tornare in libertà non appena terminato l'effetto dell'anestesia.
Il 31 agosto scorso è stata data notizia del ritrovamento dello stesso stambecco morto presumibilmente a causa delle ferite interne che gli impedivano di alimentarsi. Con due post sulla sua pagina Facebook, anche il Presidente del Veneto ha dato risalto alla notizia dell'operazione di salvataggio e successivamente del ritrovamento dell'animale morto.
Ancora oggi in tutta la Provincia di Belluno manca un Centro recupero fauna selvatica.
Considerato che lo stambecco è considerato specie protetta ai sensi dell'articolo 2 della legge 157; rilevato che l'articolo 5 della legge regionale 50/93 "Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio" istituisce il Centro provinciale di prima accoglienza per la fauna selvatica in difficoltà allo scopo di offrire prima accoglienza, ricezione, riabilitazione e pronto soccorso veterinario alla fauna selvatica in difficoltà.
Tutto ciò premesso, il sottoscritto Consigliere interroga il Presidente della Giunta regionale – e vado a concludere con il quesito – per sapere perché un esemplare di fauna selvatica protetta in evidente stato di difficoltà e bisognoso di cure sia stato immediatamente liberato a seguito di un intervento delicato e invasivo, anziché essere sottoposto a un periodo di osservazione e riabilitazione, come previsto dalla legge regionale 50/93, presso un Centro di recupero della fauna selvatica.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Risponde l'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Osservavo un attimo di doveroso silenzio visto l'infausto evento.
In ragione dell'esigenza di dare risposta alla questione di cui all'interrogazione, è necessario evidenziare preliminarmente alcuni princìpi informatori strettamente connessi all'attività di cura e recupero della fauna selvatica in difficoltà. Attività che si realizza tramite i Centri regionali di recupero della fauna selvatica previsti e istituiti ai sensi della legge 50/93 e che prevede interventi con carattere diagnostico, curativo e riabilitativo orientati ad una tempestiva ed efficace re immissione di natura dei capi oggetto di intervento.
In tal senso, le linee guida operative di cui ai predetti Centri devono indirizzare la propria attività prevedendo la massima riduzione dei tempi di ricovero e cura in condizioni di cattività dei capi oggetto di intervento veterinario. Ciò vale a maggior ragione nel caso di animali, quali ad esempio gli ungulati, che sono caratterizzati dal punto di vista biologico, etologico e comportamentale da meccanismi di interazione interspecifica e di insediamento sul territorio che possono essere alterati rispetto ad una rimozione e assenza di un singolo capo dal proprio territorio rispetto alla popolazione di appartenenza.
A ciò si aggiungono ovviamente anche i fenomeni connessi alla dipendenza alimentare durante il periodo di forzato mantenimento in regime di cattività e dei rischi, tutt'altro che presunti, legati ad una prolungata interazione tra l'uomo e l'animale.
Ancora una volta, gli ungulati, caratterizzati da una complessa articolazione e struttura delle popolazioni e del rapporto tra individui nell'ambito di classi di sesso e di età e dalla necessità di poter contare su ampie estensioni territoriali a cui fare riferimento, rappresentano sicuramente delle specie che possono soffrire in misura più ampia rispetto a queste criticità.
In tal senso, quindi, è necessario privilegiare l'adozione di interventi veterinari che abbiano come obiettivo quello di mantenere, per il maggior tempo possibile, l'insediamento dell'animale nel proprio territorio, anche al fine di consentire un recupero funzionale e comportamentale proprio all'interno del naturale ambiente di vita di cui ciascun capo fa parte, onde evitare rischi connessi ad una doppia e consequenziale fase di recupero: una prima in un regime di cattività, con una obbligata artificializzazione delle attività alimentari e dell'insediamento territoriale, che giocoforza viene ad essere limitato rispetto alle disponibilità di spazi in uso alle singole strutture di detenzione e cura, a cui segue la seconda, dove l'animale dovrà essere messo in grado, in tempi estremamente ristretti, di recuperare in pieno il proprio regime di naturalità.
Ciò premesso, è del tutto evidente che la scelta diagnostica e terapeutica di lasciare lo stambecco oggetto di intervento nel proprio ambiente è stata, da parte del personale sanitario intervenuto, orientata rispetto ai predetti princìpi informatori al fine di poter recuperare la piena funzionalità dell'attività di alimentazione proprio nell'ambito del territorio di appartenenza, in una fase stagionale nella quale la disponibilità complessiva di biomassa consentiva di accedere ad una ampia varietà e tipologia di alimento fresco e con un importante contenuto idrico.
A tale valutazione ha concorso anche la condizione complessiva dell'animale, che, nonostante la rilevante limitazione dell'attività di apprensione del cibo, ha manifestato nel corso dell'intervento sanitario uno stato di salute buono, comunque adeguato alla sua permanenza in natura.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Devo dire che sono abbastanza sconcertato dalla risposta che mi ha dato l'Assessore, perché io ho chiesto informazioni e spiegazioni, ma mi è stato fatto un trattato di veterinaria che non c'entra niente con il caso successo.
Oltre a questo, sul minuto di silenzio proposto dall'Assessore, devo dire che lo humour dell'assessore Corazzari è sempre di difficile comprensione. Vedete voi.
Sul caso specifico, si è detto che dopo l'intervento era proprio il caso di liberare questo animale. Ricordo che, oltre che protetti, sono animali molto rari. Pensate che, tra Friuli, Trentino-Alto Adige e Veneto, se ne stimano circa 600, quindi sono degli animali veramente molto rari.
Il problema è che, se ti operano in bocca e ti fanno delle operazioni chirurgiche, non è che, invece di ricoverarti e tenerti sotto osservazione, ti mollano a te stesso. Non succede mai, non succede con nessuno, non succede neanche con gli animali.
Quello che è successo non è sicuramente colpa del veterinario, povero. Tra l'altro, un veterinario che interviene da Treviso, si sposta dal Centro di recupero di Treviso per andare nel bellunese. Il problema è la latitanza della Regione Veneto e la mancanza del rispetto da parte della Giunta regionale delle norme nazionali e regionali sui Centri di recupero fauna selvatica, perché è inammissibile che manchi ancora un Centro di recupero fauna selvatica in una provincia così importante da un punto di vista faunistico come quella di Belluno.
Le colpe, quindi, vanno ricercate nella mancata programmazione e nella mancata realizzazione di questo Centro. Una denuncia che il sottoscritto e tanti altri colleghi di minoranza, anche nella scorsa legislatura, abbiamo più volte reiterato.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
PUNTO
6



INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Passiamo alle interrogazioni a risposta scritta.
Iniziamo con la IRS n. 237, presentata dal capogruppo Possamai.

Interrogazione a risposta scritta n. 237 del 3 agosto 2022 presentata dal consigliere Giacomo Possamai relativa a "PER QUALE MOTIVO, A 4 ANNI DALL'APPROVAZIONE DELLA L.R. 23/2018, L'ENTE PARCO REGIONALE DEL DELTA DEL PO NON HA ANCORA UN DIRETTORE?"

Prego, Consigliere.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

L'avevo presentata la volta scorsa, ma molto velocemente la ripresento, visto che oggi abbiamo il rientro dell'assessore Corazzari in Aula.
Semplicemente l'interrogazione si spiega con il suo titolo, vale a dire "per quale ragione l'Ente Parco Regionale del Delta del Po non ha ancora un direttore a quattro anni dall'approvazione della legge regionale?"
Nello specifico, la questione è molto semplice. Un Ente Parco per funzionare al meglio ha bisogno di un direttore, quindi della massima apicalità all'interno della struttura amministrativa. In un momento come questo, in cui per esempio la progettazione del PNRR coinvolge anche gli Enti Parco, questa figura è a maggior ragione necessaria.
Chiediamo quindi alla Giunta regionale per quale ragione non si sia ancora arrivati – o meglio, non si era ancora arrivati nel momento in cui è stata presentata l'interrogazione – ad avere un direttore all'interno di un Parco importante come l'Ente Parco del Delta del Po. La situazione di stallo, evidentemente, arriva ad incidere anche sull'attività amministrativa, sulla capacità programmatoria dell'Ente.
Questa era la domanda. Tra l'altro, l'assessore Corazzari è anche residente e proveniente dalla Provincia dell'Ente Parco del Delta, quindi la risposta, a maggior ragione, sarà importante sentirla.
Grazie.

PRESIDENTE

Assessore Corazzari, prego.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Questa è un'interrogazione molto lunga, quindi io darei una lettura di sintesi, poi consegno il testo al consigliere Possamai. In pratica, la prima parte spiega tutto l'iter che vi è stato a seguito dell'approvazione della nuova legge sui Parchi, ancora nella scorsa legislatura, con una serie di adempimenti molto complessi che hanno portato anche ad un ritardo, in alcune situazioni, nella nomina dei direttori.
Arrivando all'attuale XI legislatura, gli uffici regionali competenti hanno provveduto con sollecitudine alla nuova tornata, nelle stesse modalità della precedente, di nomine all'interno degli Enti Parco in seno agli organi dei Parchi, conclusasi in data 9 aprile, con tre DGR del 5 luglio 2021 e con i decreti del Presidente di nomina dei Consigli direttivi e dei Presidenti dei Parchi.
A differenza della tornata precedente, gli organi attuali hanno un orizzonte temporale di legislatura completo. Ciò potrà consentire agli Enti Parco di completare l'iter di individuazione dei futuri direttori al fine di realizzare compiutamente tutte le attività istituzionali e di salvaguardia per la valorizzazione delle aree protette.
L'Ente Parco Regionale del Delta del Po ha peraltro avviato con il citato avviso di selezione pubblica del 3 maggio 2022 (che è citato sopra) un bando per la selezione pubblica per l'individuazione del Direttore.
L'Ente Parco, prima della pubblicazione del bando, aveva effettuato gli opportuni approfondimenti con i competenti uffici regionali in merito al rispetto dei vincoli di spesa in materia di personale posti dal legislatore con l'articolo 1, comma 557-quater, della legge n. 296/2006, che prevede un tetto del contenimento delle spese di personale entro un valore medio del triennio 2011-2013. Non trovandosi, il Parco, nella condizione di avere sufficiente spazio assunzionale, con riferimento alla spesa del triennio 2011-2013, la possibilità di superamento del tetto è stata contemplata ‒ si veda la nota a protocollo n. 31063/2021 ‒ unicamente con riguardo all'interesse pubblico prevalente della realizzazione degli interventi connessi al PNRR per la cui realizzazione risulta indispensabile la figura del direttore.
L'area del Delta del Po sarà, infatti, interessata dall'intervento n. 6 del Piano nazionale per gli investimenti complementari (PNC) al PNRR denominato "Progetto integrato per il potenziamento dell'attrattività turistica del Delta del Po", una serie di iniziative per le quali sono stati previsti interventi nel territorio del Parco Veneto per un ammontare complessivo di 25 milioni di euro, con parte delle risorse gestite direttamente dall'Ente Parco. A seguito della presentazione delle candidature per l'individuazione del direttore, il Presidente dell'Ente Parco ha nominato, con decreto n. 218 del 7 settembre 2022, la Commissione di valutazione per l'istruttoria delle candidature pervenute. Al termine dell'istruttoria, la Commissione relazionerà sugli esiti al Presidente dell'Ente Parco, il quale potrà procedere alla nomina del direttore.
Va sottolineato, infine, che la funzionalità complessiva dell'Ente è stata in questi anni, pur in assenza della figura del direttore, assicurata dall'attività degli organi e dal lavoro dei suoi funzionari, senza conseguenze negative o ritardi per l'azione amministrativa.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Prego, Consigliere.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie.
Non possiamo, naturalmente, dichiararci soddisfatti della risposta, per un motivo molto semplice. Nei fatti, scorrendo – lo ha raccontato l'assessore Corazzari – le tempistiche di tutto ciò che è avvenuto sul Parco del Delta e, come ci ha detto l'Assessore, anche sugli altri parchi, ci si rende conto che non sono tempi degni di un'Amministrazione che si definisce "efficiente", che ha comunque una storia efficiente, come quella della Regione Veneto. È impensabile che si arrivi a fare una riforma nella precedente legislatura e che l'effetto sia: siccome i direttori non si nominano nella legislatura precedente perché non hanno il mandato pieno, si aspetta la legislatura nuova; nel frattempo sono passati quasi due anni e mezzo da quando siamo qui, e non c'è ancora un direttore; si fa un bando ‒ vado a memoria, ma mi pare di ricordare bene ‒ il 3 maggio 2022, e al momento non c'è ancora un direttore.
Se è questa l'efficienza amministrativa e la capacità di stare sul pezzo che abbiamo, probabilmente abbiamo tanto abbassato gli standard di questa Regione e di questo territorio, tanto più in un momento in cui c'è bisogno di correre. Come ha detto bene l'Assessore, siamo in una condizione di assoluta particolarità. Sul Parco del Delta ci sono investimenti legati al PNRR per 25 milioni. Il Parco del Delta gestirà anche una parte di quelle risorse in sostanziale autonomia. Come è pensabile che una struttura che aspetta il direttore da anni si metta a gestire milioni di euro che arrivano dal PNRR?
Per quanto mi riguarda, in generale, perché probabilmente non è un tema solo del Parco del Delta, è un tema di mala amministrazione se per anni si aspetta un direttore, quindi si perdono anche grandi opportunità. Immagino, come ha detto l'Assessore, che la vita amministrativa dell'Ente più o meno sia proseguita, ma un Ente che non ha una testa, che non ha una figura apicale, evidentemente, non riesce a funzionare come uno che ce l'ha.
Per cui, nei fatti, sul piano politico, sul piano concreto, per quanto la risposta dell'Assessore sia stata circostanziata, non può certo essere soddisfacente.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Capogruppo.
Passiamo alla IRS n. 203 presentata dalla consigliera Guarda.

Interrogazione a risposta scritta n. 203 del 20 maggio 2022 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "MONITORAGGIO DEI TEMPI DI ATTESA IN SANITÀ E QUALITÀ DEI DATI: REGIONE DEL VENETO HA IN ANIMO DI MIGLIORARE LA PROPRIA PERFORMANCE?"

Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione ho citato l'edizione del 18 maggio 2022 del format Data Room, che ha portato all'attenzione mediatica alcune questioni di elevata problematicità concernenti i meccanismi di monitoraggio dei tempi di attesa per l'erogazione delle prestazioni sanitarie pubblicate ai sensi del decreto legislativo n. 33/2013.
Precisato che quanto riportato, attraverso il format di cui sopra, si basa, in effetti, sui risultati dello studio condotto dalla Healthcare Insights, l'osservatorio indipendente sull'accesso alle cure promosso dalla Fondazione The Bridge.
Evidenziato che, attraverso un'analisi bidimensionale, cioè tesa a verificare sia la qualità dei dati, secondo l'individuazione di specifici parametri e indicatori di performance (accessibilità, utilizzabilità e completezza), che ad approfondire le informazioni inerenti nello specifico alle tempistiche di attesa, oggetto di monitoraggio da parte delle singole Regioni, lo studio in argomento, per quanto riguarda il Veneto, riporta, quanto al primo degli aspetti indicati, una situazione disomogenea rispetto alle informazioni pervenute. In questo caso ‒ cito – a fronte di una maggiore accessibilità e leggibilità dei dati da parte del cittadino, emerge una difficoltà sostanziale per l'interoperabilità tecnica, di fatto resa impossibile dal formato con il quale sono stati inviati i dati in risposta alla richiesta di accesso civico.
Per quanto attiene la completezza dei dati, i punti maggiormente dolenti riguardano l'assenza di informazione sui ricoveri e di indicazioni in merito alla tipologia ex ante ed ex post utilizzata per il monitoraggio da parte della Regione.
Inoltre, la Regione del Veneto opera una rilevazione dei tempi d'attesa solo per periodici indici e non per tutto l'anno.
Con riferimento, invece, al secondo degli aspetti citati prima, la parte di analisi dedicata alla lettura dei singoli dati e alla loro elaborazione è stata in concreto resa impossibile dal formato non interoperabile degli stessi. Infatti, né il formato dei dati inviati dalla Regione in risposta all'accesso civico né quello presente all'interno dell'unico sito web inerente alle sole prestazioni ambulatoriali hanno permesso di elaborarne i contenuti. Gli unici aspetti sui quali è possibile dare informazioni certe riguardano le caratteristiche del monitoraggio. I dati sono stati monitorati dalle sole Aziende sanitarie. Non sono state rilevate tutte le prestazioni oggetto dei monitoraggi previsti. Sono state presentate tutte le classi di priorità, eccetto la U. I dati presenti si riferiscono a dicembre 2020 e a dicembre 2021 e la modalità di rilevazione ex ante ed ex post non viene specificata.
Vista la DGR del 2019, recepimento dell'accordo tra il Governo, le Province Autonome e le Regioni rispetto alle liste d'attesa, triennio 2019-2021, e considerato che dalla lettura dei rilievi riferiti al Veneto emerge anzitutto la necessità di un intervento prioritario atto a garantire, in maniera assolutamente urgente, la precondizione dell'interoperabilità tecnica dei dati di specie oggetto di pubblicazione e gli interventi correttivi sugli aspetti riguardanti le caratteristiche del monitoraggio, come sopra enucleate.
Con l'interrogazione a risposta scritta ‒ per evitare di far perdere tempo in Aula, ma a questo punto può essere utile a tutti esserne consapevoli ‒ interrogavo l'Assessore per sapere, rispetto a quanto esposto, quali sarebbero stati gli interventi per sistemare la questione. Perché è importante? Perché avere dei dati, essere capaci di elaborarli e di analizzarli ci consente di risolvere un problema che tutti quanti sappiamo essere attualissimo, visto che le liste d'attesa, rispetto a tantissime prestazioni in ambito medico-sanitario, psichiatrico, psicologico, eccetera, in Veneto non vengono garantite, se non con attese addirittura di un anno.

PRESIDENTE

Grazie.
Risponde, per conto dell'assessore Lanzarin, l'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
Ciascuna Regione, nell'ambito delle competenze riconosciute dallo Stato, ha il compito di fornire adeguate cure e prestazioni sanitarie alla propria collettività, assicurando la tempestività dell'erogazione delle prestazioni prescritte. In particolare, il governo della gestione delle liste e dei tempi d'attesa rappresenta una delle principali attività finalizzate ad assicurare al cittadino la migliore performance possibile nell'erogazione delle prestazioni sanitarie.
Attualmente, la Regione del Veneto governa i tempi di attesa massimi per le prestazioni ambulatoriali e per le prestazioni erogate in regime di ricovero per acuti sulla base di quanto disposto dall'articolo 38 della legge regionale n. 30/2016 , monitorando i giorni che intercorrono dalla data di contatto dell'utente a quella di prenotazione per l'erogazione della prestazione, per legge divisi in classi di priorità, entro i quali le aziende ASL e le Aziende ospedaliere devono erogare le prime visite o le prime prestazioni.
Per quanto riguarda la classe di priorità U (Urgente), l'articolo 38 della legge regionale n. 30/2016 prevede che l'erogazione delle prestazioni avvenga direttamente in pronto soccorso o, in alternativa, in ambulatorio entro 24 ore. Pertanto, risolvendosi nell'arco di una giornata, non assume particolare incidenza nel calcolo delle liste d'attesa. Diversamente, le classi di priorità B, D e P, potenzialmente suscettibili di scostamenti, risultano sottoposte a un importante monitoraggio da parte della Regione tramite i report mensili ricavati dai flussi informativi aziendali su tutte le prestazioni sanitarie, in particolare sulle prestazioni cosiddette "traccianti", sottoposte alla successiva verifica del Ministero della Salute, come stabilito dal Piano nazionale del governo delle liste d'attesa.
Va sottolineato, inoltre, che il monitoraggio regionale viene effettuato sia attraverso il flusso TAPS (modalità ex ante), che rileva i tempi di attesa al momento della prenotazione, ovvero in data anteriore all'erogazione della prestazione, sia mediante il flusso SPS (modalità ex post), che rileva i tempi di attesa successivi all'erogazione. Il rispetto delle tempistiche stabilite per l'erogazione delle prestazioni sanitarie è introdotto anche tra gli obiettivi assegnati annualmente ai direttori generali delle aziende, a riprova dell'importanza attribuita dalla Regione a tale tematica, ed è oggetto di pubblicazione all'interno del portale Sanità della Regione del Veneto nella sezione dedicata ai tempi di attesa per prestazioni specialistiche, ove sono presenti i tempi di attesa riferiti alle singole prestazioni traccianti erogate da tutte le strutture delle Aziende sanitarie.
Attualmente sono disponibili i dati mensili dell'attività specialistica ambulatoriale ex post fino ad agosto 2022, nonché il trend degli ultimi tredici mesi, al fine di consentire una valutazione sull'andamento e sull'efficienza dell'offerta delle prestazioni sanitarie in raffronto con l'anno precedente. Entro il 31 dicembre 2022 verranno inseriti anche i dati concernenti i tempi di attesa dei ricoveri.
Ciò premesso, il monitoraggio e la gestione delle liste d'attesa da parte della Regione del Veneto risultano pienamente in linea con quanto previsto dal vigente Piano nazionale di governo delle liste d'attesa.
Per quanto riguarda, infine, le osservazioni formulate sulla interoperabilità tecnica dei dati pubblicati, si precisa che, al fine di garantire l'integrità dei dati e la loro affidabilità, ogni comunicazione o pubblicazione deve avvenire in formato PDF, per impedire eventuali manomissioni dei documenti e la certezza dei dati ivi contenuti, leggibili indipendentemente dal software, dall'hardware o dal sistema operativo utilizzato.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto la parola, per la replica, la consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

È sicuramente singolare che la nostra Regione abbia fornito dati non interoperabili, mentre le altre Regioni sì, nonostante ‒ a quanto sembra ‒ vada tutto bene. Così come è piuttosto singolare che la Giunta fornisca una risposta non entrando nel merito di quanto è stato rilevato all'interno dell'interrogazione, ma raccontandoci semplicemente la storiella di quanto si è bravi, senza nemmeno valutare le difficoltà che sono state riportate all'interno dell'interrogazione da parte di Enti che hanno il compito di accompagnarci anche a fare meglio.
Obiettivamente parlando, mi aspetterei un'Istituzione capace di fare un'analisi andando oltre la semplice esecuzione o scrittura di quanto si è sicuri che le cose vadano bene e cominciare, magari, a risolvere i problemi, visto che oggettivamente questi dati, poi, si traducono in una mancanza di operatività, da un punto di vista locale, nella risposta alle richieste di visite e di esami.
Per questo motivo non mi posso ritenere soddisfatta. Sicuramente approfondiremo in un ulteriore atto quelle che possono essere, invece, le reali richieste in risposta a quanto abbiamo presentato con questo atto ispettivo.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Passiamo alla IRS n. 206, presentata dai consiglieri Guarda, Baldin e altri.

Interrogazione a risposta scritta n. 206 del 24 maggio 2022 presentata dai consiglieri Guarda, Baldin, Bigon, Lorenzoni, Ostanel, Montanariello e Zottis relativa a "QUALI RISORSE PER LA REALIZZAZIONE DELLE CASE DI COMUNITÀ NELL'AMBITO DELLA VENEZIA INSULARE E QUALE GARANZIA DEI PRESIDI TERRITORIALI DI CURA PRESSO L'OSPEDALE GIUSTINIAN E L'EX OSPEDALE AL MARE?"

Prego, Consigliera.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Premesso che, con deliberazione n. 136/2022 recante "Piano regionale di individuazione delle Case di comunità e aggiornamento delle schede di dotazione degli Ospedali di comunità in attuazione del PNRR", la Giunta regionale aveva approvato il Piano di individuazione delle Case di comunità in Veneto, contestualmente aggiornando le schede per quanto riguarda gli Ospedali di comunità.
Rilevato che, all'allegato A della predetta delibera di individuazione delle sedi in articolazione delle funzioni distrettuali come Case di comunità, sono indicate, tra le altre, con riferimento alla ULSS 3 Serenissima, le sedi del Distretto 1 Poliambulatorio Lido e del Poliambulatorio Ospedale di Venezia.
Rilevato, altresì, che dalla successiva deliberazione n. 368, in approvazione degli interventi per la realizzazione del piano del PNRR all'allegato A, si fa menzione per la Venezia insulare del progetto di creazione di un'unica Casa di comunità, senza peraltro indicare né i relativi importi né le fonti di finanziamento, cioè se a valere dal PNRR, dall'FSR o altro, così indicata "Casa comunità di Venezia Lido" e la medesima deliberazione conferma, con indicazione delle relative risorse finanziarie, invece, la presenza di un Ospedale di comunità presso l'Ospedale civile di Venezia, destinatario, altresì, di finanziamenti a valere dalla missione M6-C2 "Ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero".
Considerato che vi sarebbe l'intenzione di trasferire presso l'Ospedale civile di Venezia buona parte dei servizi territorialmente attualmente garantiti presso l'Ospedale Giustinian, con scarse garanzie in atto circa il mantenimento dei presìdi territoriali di cura ivi attualmente garantiti ai residenti. Dall'allegato A della deliberazione n. 368 pare sia intervenuta una nuova scelta di rinunciare alla creazione della Casa della comunità presso il Poliambulatorio del Lido di Venezia, accorpandone le funzioni e i servizi presso l'Ospedale civile di Venezia. Da fonti esterne si apprende che, per la realizzazione della Casa di comunità presso l'Ospedale civile di Venezia, vi è previsione di attingere a fondi regionali.
Insieme ai consiglieri Baldin, Bigon, Lorenzoni, Ostanel, Montanariello e Zottis, interrogavamo l'Assessore regionale alla Sanità per sapere con quali e con quante risorse verrà realizzata la Casa di comunità prevista presso l'Ospedale civile di Venezia, con DGR n. 368 dell'8 aprile 2022; per quali motivazioni è stata soppressa in tale deliberazione la prevista Casa di comunità presso il Poliambulatorio del Lido di Venezia, già indicata nella DGR n. 136 del 15 febbraio 2022; quali saranno le funzioni e i servizi territoriali del Distretto di Venezia insulare che si intendono trasferire presso l'Ospedale civile di Venezia e quali saranno, invece, garantite, ai fini del mantenimento degli essenziali presìdi territoriali di cura presso l'Ospedale Giustinian e l'ex Ospedale al Mare. Infine, chiedevamo quali saranno le funzioni e i servizi della Casa di comunità che si intende insediare presso l'Ospedale civile di Venezia.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Risponde, per l'assessore Lanzarin, l'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie.
Con DGR n. 136 del 15/02/2022, previo parere favorevole della Quinta Commissione consiliare, sono state definite le 99 Case di comunità della regione del Veneto.
Per quanto riguarda l'azienda ULSS 3 Serenissima, nello specifico il Comune di Venezia, sono state individuate le Case della comunità di Marghera, Mestre, Venezia, SS. Giovanni e Paolo e Lido. Relativamente alle ultime due strutture, non sono stati indicati specifici importi PNRR, in quanto la Casa della comunità del SS. Giovanni e Paolo rientra nella ristrutturazione complessiva dell'ospedale, per complessivi 61 milioni di euro, dei quali 57.950.000 con fondi ex articolo 20 della legge n. 67/1988 e 3.050.000 con Fondo sanitario regionale. La Casa della comunità del Lido trova attuale destinazione presso il Padiglione Rossi dell'ex Ospedale al Mare ed è interessata dal protocollo d'intesa, sottoscritto con Cassa depositi e prestiti e il Comune di Venezia, inerente alla riqualificazione complessiva dell'area. In relazione all'evolversi o meno del protocollo, potranno essere definiti i relativi fabbisogni economici e individuata l'idonea copertura finanziaria.
Nell'ex Ospedale Giustinian, anche se non specificamente individuato quale Casa della comunità, si svolgeranno, come comunicato dall'Azienda sanitaria, servizi socio-sanitari, che saranno programmati, modulati o integrati presso la sede dell'Ospedale civile, Padiglione Mendicanti.
Quanto, infine, alle funzioni e ai servizi previsti dalla Casa della comunità di Venezia SS. Giovanni e Paolo, essi potranno essere individuati a seguito dell'approvazione del provvedimento regionale di programmazione volto a dare attuazione alla riforma dell'assistenza territoriale prevista dal PNRR, in particolare sul modello organizzativo delle Case della comunità, così come previsto dal decreto del Ministero della Salute del 22 maggio 2022, n. 77.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ammetto che, dal punto di vista dei fondi, perlomeno per quanto riguarda la Casa di comunità SS. Giovanni e Paolo, rientra la risposta alla domanda posta all'interno di questa interrogazione.
Sicuramente l'aspetto relativo al Lido e il riferimento al protocollo d'intesa sottoscritto con Cassa depositi e prestiti e Comune di Venezia lascia il grandissimo interrogativo su come verrà realizzato, se rimarrà totalmente pubblico, se non sarà pubblico, eccetera. Questo è un aspetto ancora da chiarire. Continuiamo a porre domande, ma non riusciamo ad avere un'interlocuzione chiara su questo. Continuiamo a sollecitare affinché questa tipologia di protocollo d'intesa riesca a realizzarsi mantenendo un servizio pubblico, un servizio creato appositamente per dare risposte ai cittadini.
Allo stesso tempo, per quanto riguarda l'ex Ospedale Giustinian e gli aspetti relativi alle future Case di comunità e al futuro provvedimento regionale di programmazione, è evidente che fino a quando si manterranno indicazioni fumose e generali non si riuscirà a capire come i cittadini realmente potranno essere certi di servizi che verranno garantiti all'interno di quei territori.
Siccome è da parecchi mesi che chiediamo, e lo chiedono anche i cittadini in interlocuzione con la ASL, di chiarire quali servizi rimarranno e quali servizi verranno garantiti, ma si riescono ad avere solo parziali risposte o risposte molto generiche, questa interrogazione chiedeva di fare finalmente chiarezza. Per questo motivo, non mi posso dichiarare completamente soddisfatta.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Passiamo alla IRS n. 208 presentata dalla consigliera Guarda.

Interrogazione a risposta scritta n. 208 del 25 maggio 2022 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "PERCHÉ IL SECCO NO ALL'EFFETTUAZIONE DELLO SCREENING PFAS A FAVORE DEI RESIDENTI NEL COMUNE DI VICENZA?"

Consigliera, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Dovete sapere che esistono diverse vie, nel territorio del capoluogo di Vicenza e anche dell'hinterland di Vicenza, che non sono classificate "zona rossa", ma che hanno una falda contaminata da perfluoroalchilici, che ‒ come sapete ‒ provocano gravissimi danni, in particolar modo a donne, donne in gravidanza, neonati e bambini, aumentando il rischio di mortalità, come è stato confermato anche dalla stessa Regione, nonostante in passato avesse cercato di bloccare affermazioni che provenivano proprio dalla minoranza in merito all'interno del Tribunale di Vicenza nel procedimento in corso contro Miteni e i responsabili della contaminazione da PFAS.
Per questo motivo, siccome Vicenza è interessata, pur non essendo ancora zona rossa, avevo cominciato a domandare già negli scorsi anni che anche le zone classificate "zona arancio" venissero sottoposte a uno screening sanitario, anche parziale, non della totale popolazione, solo per capire lo stato di salute, visto che la scienza internazionale e anche i rilievi fatti in Italia dalla Regione del Veneto ci confermano come ci sia un aumento di patologie e un aumento di rischi anche senza l'acqua dell'acquedotto così contaminata, come è accaduto in passato nella zona rossa. Bastano pochi nanogrammi costanti per causare il danno a bambini e cittadini veneti. Soprattutto, basta abbandonare a sé stessi in particolar modo coloro che non hanno un collegamento acquedottistico per continuare, ancora oggi, a causare l'avvelenamento del sangue di queste persone. Si tratta di 18.000 persone che nella zona rossa sono ancora collegate a un pozzo privato e non alla rete pubblica, sopra la falda contaminata.
Dentro questi numeri ci sono anche i cittadini di Vicenza. Sono nove le vie a cui dovrebbe essere stato impedito, in passato, l'utilizzo delle acque contaminate. Al momento però, questa informazione non la sa nessuno. Le persone interessate non sono state informate. È per questo che abbiamo chiesto di fare un'indagine sanitaria, per consentirci di intervenire anche in quelle zone che, ad oggi, sono rimaste fuori dalle iniziative di protezione della zona rossa.
Se vogliamo davvero essere una Regione all'avanguardia, da questo punto di vista, per la protezione dei cittadini da un avvelenamento gravissimo, dobbiamo anzitutto intervenire così, senza creare cittadini di serie A e di serie B.
Per questo motivo, anche il Comune di Vicenza aveva chiesto alla Regione del Veneto che venisse fatta un'operazione di questo tipo, insieme ai cittadini. Eppure la Regione ha risposto di no. Con questa interrogazione voglio sapere il perché. Per un semplice motivo. Vi porto un esempio. Una famiglia di cittadini di Vicenza non ha potuto farsi le analisi attraverso la Regione. Grazie a una connessione con un laboratorio tedesco, ha fatto analizzare il sangue dei propri bambini (due bimbe). È venuto fuori che, comparata a livello di contaminazione del sangue di un bambino di una zona rossa, la quantità di PFAS contenuta era più o meno la stessa. I rischi, quindi, sono stati uguali per entrambe queste famiglie. Quante sono, adesso, ancora abbandonate?
Non chiedo soltanto il perché. L'occasione è anche buona per rivedere questa decisione. Evidentemente, di fronte alla salute e alla tutela preventiva non esiste investimento fatto per niente.
Per questo motivo, insieme ai cittadini del territorio, alle tante associazioni, a questa famiglia, in particolar modo, che ci ha sollecitato questo tipo di intervento, e accompagnando la richiesta del Comune di Vicenza, che non è di centrosinistra, al momento, abbiamo chiesto, con questa interrogazione, le motivazioni che hanno spinto a dire un "no" secco alla valutazione a uno screening sul siero delle sostanze perfluoroalchiliche all'interno delle zone arancio, in particolar modo della zona di Vicenza.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Risponde, per conto dell'assessore Lanzarin, l'assessore Corazzari.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
In relazione all'effettuazione dello screening PFAS, si precisa che l'identificazione della popolazione target è fondata su determinanti fattori espositivi e conseguente valutazione del possibile livello di rischio per la salute dei cittadini esposti. La popolazione da sottoporre a sorveglianza sanitaria è stata individuata secondo criteri di appropriatezza clinica, tenendo conto del criterio di efficiente uso delle risorse disponibili.
Attualmente, è in corso di valutazione la possibilità di chiedere alla popolazione residente nella cosiddetta "area arancione", nella quale è ricompreso il Comune di Vicenza, di sottoporsi volontariamente a dosaggi ematici dei PFAS, prevedendone l'effettuazione con modalità di compartecipazione di spesa.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Consigliera Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Questa risposta potrebbe vedermi parzialmente soddisfatta. Ciò che è richiesto in quella lettera del Comune, ciò che da anni chiediamo è proprio questo: la possibilità volontaria di sottoporsi alle analisi, compartecipando anche economicamente. è dal 2017, forse, che lo chiediamo.
Attenzione, però: non è soddisfacente vedere scritto che stiamo valutando. È dal 2019 che si sta valutando di sottoporre allo screening. Per cui, se c'è un'apertura – e la apprezzo – non posso che ribadire che questo aspetto deve essere affrontato seriamente. Se è vero che inizialmente, nel 2015, sono state fatte delle valutazioni sulla popolazione da sottoporre allo screening PFAS, oggi la conoscenza che abbiamo, le informazioni riguardo alla falda contaminata che abbiamo, le indicazioni internazionali, comprese quelle americane, che ci dicono che lo screening bisognerebbe farlo non soltanto dove c'è la falda contaminata o un rischio di contaminazione a mezzo acqua, ma anche dove, per esempio, si vive intorno a un inceneritore di rifiuti contenenti perfluoroalchilici, come per esempio il secco, o di fianco alle aree dove ci sono piste di aeroporto, proprio per l'utilizzo di schiume contenenti FAS.
Alla luce di questo, quindi, è importante stare al passo con quello che ci dice la scienza, con quello che ci indicano le strategie che a livello internazionale vengono messe in essere, magari utilizzando anche i dati giusti, visto che rispetto al Piano sugli alimenti la Regione del Veneto ha indicato all'interno della propria delibera un valore doppio di quello che, invece, è stato indicato nel 2020 dall'Ente europeo per la sicurezza alimentare. Quindi, dati giusti, coerenza con gli studi internazionali e con i rilievi fatti rispetto all'esposizione da FAS nel territorio veneto, dappertutto, non soltanto in zona rossa.
Nella speranza di vedere finalmente non soltanto un "si sta valutando", ma un'effettiva applicazione di analisi volontarie, anche compartecipate da un punto di vista economico, in zona arancione, attendendo quel momento, per oggi mi posso dire solo parzialmente soddisfatta, nella speranza che questo venga realmente applicato e non procrastinato nel tempo soltanto per zittire qualche Consigliere, qualche associazione, qualche cittadino.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Passiamo alla IRS n. 222 presentata dalle consigliere Bigon e Zottis.

Interrogazione a risposta scritta n. 222 del 24 giugno 2022 presentata dalle consigliere Bigon e Zottis relativa a "PERCHÉ NELL'ALLEGATO A DELLA DGR N 368/2022 NON SONO STATE INSERITE TUTTE LE 19 CASE DELLA COMUNITÀ INDIVIDUATE NELL'AULSS 9 SCALIGERA DAL PIANO REGIONALE?"

Consigliera Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Con delibera regionale n. 136/2022 la Giunta regionale ha approvato il Piano regionale di individuazione delle Case della comunità ed ha aggiornato le schede di dotazione degli Ospedali di comunità. Il provvedimento individua 99 Case della comunità, da distribuire sul territorio regionale, le cui attività corrispondono alle funzioni definite dal Piano socio-sanitario regionale.
Nel relativo Allegato A sono elencate le sedi di articolazione delle funzioni distrettuali identificate come Case della comunità, individuate dalla Giunta regionale. Per quanto riguarda l'ULSS n. 9 Scaligera, con quella delibera sono state indicate 19 sedi.
Rilevato che, con delibera regionale n. 368/2022, la Giunta regionale ha approvato gli interventi per la redazione del Piano regionale in attuazione del PNRR, Missione 6, individuando i soggetti delegati all'attuazione degli interventi. Il relativo Allegato A riporta nell'elenco degli interventi per l'attuazione di 91 Case della comunità – quindi non più 99, ma 91 Case della comunità –, i rispettivi soggetti attori delegati e le risorse destinate. Nel suddetto Allegato sono elencate per l'ULSS n. 9 15 Case della comunità, anziché 19, come previsto nella precedente delibera. I territori esclusi dagli interventi di realizzazione di una Casa della comunità sono già fortemente penalizzati a causa della chiusura degli ospedali e per la carenza di medici di medicina generale. Ritenuto che sia fondamentale rafforzare e rendere più sinergica la risposta sanitaria territoriale e ospedaliera anche e soprattutto nei suddetti territori attraverso il potenziamento delle strutture, si chiede all'Assessore regionale alla sanità per quale motivo nell'Allegato A della delibera n. 368/2022 non sono state inserite tutte le 19 Case della comunità individuate con la precedente delibera e se la Giunta regionale intende realizzarle tutte.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Risponde l'assessore Corazzari per l'assessore Lanzarin. Assessore, grazie.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
Il piano regime regionale di individuazione delle Case della comunità è stato valutato positivamente dalla Commissione regionale per gli investimenti in tecnologia ed edilizia nella seduta del 14 gennaio 2022. Sulla base del parere favorevole della Quinta Commissione consiliare, acquisito il 10 febbraio 2022, la Giunta regionale, con propria deliberazione n. 136/2022, ha approvato detto Piano. Tale Piano prevede la programmazione complessiva di 99 Case della comunità, di cui 19 afferenti il territorio dell'Azienda ULSS n. 9.
A seguito dell'assegnazione dei fondi PNRR da parte del Ministero, in data 30.05.2022 è stato sottoscritto tra Presidente della Regione del Veneto e Ministro della salute il Contratto istituzionale di sviluppo, con allegato il Piano operativo regionale, che prevede la realizzazione di 95 Case della comunità, con un target minimo di 91, di cui 87 con finanziamento PNRR, e delle 95 strutture 15 sono afferenti al territorio dell'Azienda Scaligera.
Delle 4 Case della comunità inserite nella programmazione regionale e non menzionate nel Piano operativo regionale, le Case della comunità di Caprino Veronese, Isola della Scala e Nogara, insistono in centri sanitari polifunzionali già esistenti e oggetto di importanti investimenti di ristrutturazione per la realizzazione degli Ospedali di comunità, per l'importo complessivo di oltre 15 milioni di euro, con finanziamenti PNRR.
Sulla base delle progettazioni in essere e dell'andamento dei cantieri potranno essere definiti eventuali fabbisogni economici per l'attivazione delle Case della comunità e individuata un'idonea copertura finanziaria.
Per quanto riguarda la Casa della comunità di Verona, l'Azienda ULSS n. 9 Scaligera ha avviato la procedura di indizione di dialogo competitivo per l'individuazione sul mercato di un immobile da destinare a sede unica dei servizi amministrativi e sanitari mediante permuta di otto immobili di proprietà, ove collocare anche la Casa della comunità. Anche per questa Casa della comunità, in base all'andamento dell'iter realizzativo, che comprende la razionalizzazione mediante permuta delle sedi distrettuali, la progettazione dell'opera e la cantierizzazione, potranno essere definiti i fabbisogni e l'idonea copertura finanziaria. Qualora l'iter per la realizzazione della nuova sede unica dei servizi amministrativi e sanitari non dovesse essere compatibile con l'obiettivo di attivare le Case della comunità, la Casa di comunità di Verona verrà attivata presso il Distretto esistente in via Poloni.

PRESIDENTE

Consigliera Bigon, vuole replicare?

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

No. Grazie per la risposta. Se posso averla scritta anche, grazie mille.

PRESIDENTE

Grazie.
Passiamo all'ultima interrogazione a risposta scritta, la n. 230 presentata dalla consigliera Guarda.

Interrogazione a risposta scritta n. 230 del 7 luglio 2022 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "ULSS 8 E RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO DI CONTINUITÀ ASSISTENZIALE: NON È FORSE IL CASO DI RIPENSARCI?"

Prego, consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Questo è un caso che sicuramente si sarà anche presentato all'interno di altri territori regionali, ma io sono a conoscenza di questo che ha interessato in particolar modo l'Area Berica dell'ULSS n. 8, perché l'ULSS in questione ha dapprima chiuso la sede di continuità assistenziale di Montegalda, dirottando i pazienti dei Comuni di competenza di quella sede in particolare a Noventa Vicentina, quindi al servizio di guardia medica notturna di quel territorio, e i restanti Comuni presso la sede di Torri di Quartesolo, salvo poi, appena tre mesi dopo, decidere in aggiunta anche la chiusura della sede di Torri di Quartesolo, scaricando ovviamente il carico di pazienti sia su Noventa che in particolar modo prevalentemente su Vicenza.
Ritenuto e rilevato che i menzionati atti riorganizzativi comportino nella sostanza una vera e propria chiusura delle due sedi dinnanzi citate e tenuto conto che non sono conseguite scelte di potenziamento degli organici dei presìdi riceventi, tanto che solo tre degli otto medici che operavano su Torri di Quartesolo opereranno su Vicenza, mentre l'organico di Noventa Vicentina sarà forse rafforzato con un solo medico operativo, per soli cinque turni al mese, a fronte di un previsto aggravio di oltre 8.000 pazienti. Ribadisco, 8.000 pazienti.
Rilevato, altresì, che in questo contesto è stato addirittura proposto di dirottare gli ex utenti di Torri di Quartesolo su Vicenza, ma con un meccanismo del tutto sui generis, che prevede la deviazione sulla sede di Vicenza di tutte le chiamate provenienti dall'ex territorio di competenza dell'ex sede di Torri di Quartesolo, nel contesto prevedendo per alcuni casi, in particolar modo per i pazienti di Montegalda, Montegaldella e Castegnero, con relative case di riposo di pertinenza, la successiva presa in carico non tanto dai colleghi di Vicenza, quanto appunto da quelli presso la sede di Noventa Vicentina, con ovvi problemi di tipo organizzativo, che riguardano, per esempio, anche gli spostamenti, i tempi di percorrenza e la responsabilità medico-legale, che è prevista rispetto a queste nuove responsabilità e mansioni.
Considerato che tutto questo si inserisce in un contesto in cui l'Area Berica ha perso una quantità (se non sbaglio) corrispondente a 7-8 medici di base, integrati con uno di recente proprio nel mese di agosto, ma comunque questi medici di base mancanti fanno mancare la garanzia di un servizio di continuità e di un servizio di garanzia di medicina generale, che non è stato, tuttavia, risolto dalla presenza di una guardia diurna, che è sottodimensionata perché basata su un fabbisogno al massimo di pazienti relativi a tre medici di base, quelli inizialmente mancanti in quella zona, a cui – lo ribadisco – si sono aggiunti poi almeno quattro altri abbandoni da parte dei medici di base. Quindi, una guardia diurna fortemente sottodimensionata rispetto al fabbisogno di quel territorio, in sostituzione, appunto, ai medici di base fuggiti da quell'area, e una guardia notturna che si vede di notte non soltanto dover gestire i pazienti di Montegalda e una parte di pazienti che erano stati spostati verso la guardia medica di Torri di Quartesolo, i pazienti anche delle case di riposo del territorio, che non sono propriamente vicine. In più, si vedono anche dover gestire le richieste di pazienti che, attraverso la guardia diurna, non sono riusciti ad avere risposte rispetto non a questioni emergenziali, di competenza della guardia notturna, ma competenza di una guardia diurna e di un medico di base, cioè della continuità assistenziale non emergenziale.
Tutto questo premesso, interrogo l'Assessore regionale alla sanità e al sociale per sapere, in considerazione di quanto sopraesposto, se non ritenga di fornire indicazioni affinché l'ULSS n. 8 provveda a modificare l'attuale assetto della continuità assistenziale, recuperando il precedente assetto, almeno in riapertura del presidio di Montegalda. Inoltre, se quanto al punto 1 non fosse assolutamente possibile, per ragioni che si richiede siano illustrate, se non ritenga di fornire indicazioni per l'adeguata implementazione dell'attuale organico del presidio di Noventa Vicentina, che – aggiornamento dell'ultimo minuto – è stato implementato esclusivamente per il sabato e la domenica di una persona, con una media di interventi di 90 interventi al giorno. Evidentemente questa persona in più è utile, ma non è risolutiva rispetto alle condizioni di carico di quell'area. Infine, terza e ultima domanda, quali investimenti e progettazioni partecipate ai medici sono previste per la continuità assistenziale del territorio di riferimento dell'ULSS n. 8.
Grazie mille.

PRESIDENTE

Prego, assessore Corazzari, per conto dell'assessore Lanzarin.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie, Presidente.
L'accorpamento di alcune sedi e la riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale nel caso di specie si è reso necessario alla luce dell'attuale carenza di medici, analogamente a quanto avvenuto per l'assistenza primaria, in ordine alla quale è stato attivato un servizio di continuità assistenziale diurno. Le iniziative in questione, che rientrano nella competenza gestionale aziendale, sono state assunte allo scopo di evitare l'interruzione del pubblico servizio e assicurare l'erogazione dei LEA agli aventi diritto.
Quanto all'assistenza primaria, il nuovo accordo collettivo nazionale per la medicina generale del 28.04.2022 ha introdotto il ruolo unico di assistenza primaria, in cui sono confluiti i settori di assistenza primaria e della continuità assistenziale, che dovrebbero operare all'interno di un nuovo assetto organizzativo nelle aggregazioni funzionali territoriali (AFT), nelle forme organizzate multi-professionali delle unità complesse di cure primarie (UCCP), più funzionale per la presa in carico dei pazienti. Attualmente esso è in corso di definizione da parte della programmazione regionale e sarà oggetto di successiva attuazione attraverso specifici provvedimenti e tramite gli accordi integrativi regionali.
In merito all'assistenza sanitaria territoriale, nella Missione 6, Componente 1, del PNRR è prevista una riforma dell'intero settore, in attuazione della quale il decreto del Ministero della salute n. 77/2022 ha individuato un nuovo modello organizzativo della rete di assistenza primaria. Tale modello prevede una riorganizzazione dei servizi e lo sviluppo di strutture di prossimità, le istituende Case della comunità Hub e Spoke, nell'ambito delle quali è prevista anche la garanzia di una funzione di presidio medico ventiquattr'ore su ventiquattro, sette giorni su sette.
Attualmente è in fase di approfondimento l'attività di programmazione regionale volta a dare attuazione alla predetta riforma per garantire equità di accesso ed uniformità di assistenza nell'intero territorio regionale.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per replica, la parola alla consigliera Guarda. Prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Io ringrazio di questa risposta, che ci dà una prospettiva di medio-lungo periodo sicuramente interessante, visto che l'applicazione della Missione 6 del PNRR, sempre che i fondi anche per il personale vengano garantiti, e la riorganizzazione nelle AFT, nelle forme organizzative multi-professionali, sicuramente potranno essere interessanti. Pertanto, staremo in attesa di poter osservare le evoluzioni preannunciate all'interno di questa interrogazione.
Detto fra noi, oltre a questo purtroppo non sento nessuna risposta immediata, visto che anche la guardia diurna al momento sta avendo una fuga dei medici perché, appunto, si sono iscritti alla Scuola di specialità e sono fuoriusciti dal sistema, che fino adesso aveva garantito determinati numeri.
Il principio è che, se è vero che l'accorpamento è stato organizzato in modo tale da non far mancare l'assistenza territoriale sulla carta, nella pratica, però, il fatto di unificare dei punti di assistenza delle guardie notturne senza implementare il personale adeguatamente, rendendo attrattivi da un punto di vista economico, ma anche da un punto di vista della sicurezza professionale, quelle aree, quei servizi, rende evidente che si ritroveranno gli stessi medici, nello stesso numero che doveva seguire un certo determinato tipo di ambito, per esempio quello di Noventa Vicentina e dell'area attorno, che dovrà così occuparsi di altri 8.000 pazienti, senza averne la possibilità, senza avere il tempo di raggiungere magari la persona a casa, e senza avere la possibilità di essere sufficientemente capaci di rispondere all'esigenza di un territorio che è già in carenza di un servizio, quello della medicina generale.
C'è bisogno quindi di un investimento nelle due direzioni. Sicuramente non è una risposta il fatto di aspettare l'applicazione, nei prossimi tre anni almeno, tre anni e mezzo, delle Case di comunità e degli altri servizi territoriali.
Ritengo che un'analisi rispetto a questo aspetto debba essere fatta, e che almeno la guardia notturna di Montegalda debba essere riattivata, aprendo a nuove collaborazioni con i medici, perché, ribadisco, il settore privato si sta rifornendo di medici che fuggono dalla nostra sanità pubblica. C'è bisogno quindi di un intervento per rendere attrattivo in particolar modo questo tipo di settore.
C'è stato un primo passaggio interessante, che ha consentito di aumentare di una unità un medico di guardia solo nell'epoca del weekend. C'è bisogno di questo sforzo ulteriore, perché sicuramente come Noventa anche altri territori stanno soffrendo e patendo la stessa condizione.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Sull'ordine dei lavori, Presidente. Grazie.
Come ben saprete, nella notte è mancato Roberto Maroni, per tre volte Ministro della Repubblica, Governatore della Lombardia, fondatore della Lega Nord, e per un periodo anche Segretario federale del nostro movimento.
Chiedo a quest'Aula di tributare a lui un minuto di silenzio anche per tutta la sua attività politica in cui ha voluto rappresentare le istanze che provenivano proprio dalle Regioni del Nord, e per troppi anni inascoltate.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie, Capogruppo.
Osserviamo un minuto di silenzio.
(L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)

PRESIDENTE

Grazie. Possiamo riprendere i lavori.
PUNTO
9



PIANO TRIENNALE DEGLI INTERVENTI A FAVORE DEI VENETI NEL MONDO 2022-2024 E RELAZIONE SULL'ATTIVITÀ SVOLTA NEL TRIENNIO 2019-2021. ARTICOLO 14, COMMA 1, LEGGE REGIONALE n. 2/2003 . (PROPOSTA DI DELIBERAZIONE AMMINISTRATIVA N. 51) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 158/2022)

Relazione della SESTA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Giacomin
Correlatrice: Consigliera Ostanel

PRESIDENTE

Riprendiamo dal punto che era rimasto sospeso dallo scorso Consiglio (quindi continuiamo con l'ordine del giorno del Consiglio precedente), la PDA n. 51.
Relatore il consigliere Giacomin.

Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Concluso il triennio 2019-2021 ai sensi dell'articolo 14, primo comma, della legge regionale 9 gennaio 2003, n. 2 "Nuove norme a favore dei veneti nel mondo e agevolazioni per il loro rientro", la Giunta regionale, sentita la Consulta dei veneti nel mondo, deve sottoporre all'approvazione del Consiglio regionale il nuovo Piano di massima degli interventi regionali in materia da realizzare nel triennio successivo, 2022-2024, contenente gli indirizzi, gli obiettivi e le priorità da perseguire nell'arco temporale di riferimento per il raggiungimento delle finalità stabilite dalla citata legge regionale.
È bene ricordare il contesto di riferimento. La presentazione di questo Piano triennale risente delle circostanze straordinarie che l'emergenza sanitaria, causata dalla pandemia da Covid-19, ha determinato. La pandemia ha avuto effetti estremamente gravi sul piano umano, sociale ed economico, investendo l'intera economia globale con incidenze diverse tra settori ed aree geografiche. Le gravi ripercussioni hanno riguardato soprattutto le fasce più deboli della popolazione e i Paesi più vulnerabili, accrescendo i rischi di un aumento delle diseguaglianze nei prossimi anni.
Secondo la Banca Mondiale la pandemia ha arrestato per la prima volta da oltre vent'anni il processo di riduzione del numero di persone in povertà estrema.
Le limitazioni alle attività economiche, agli spostamenti e alla socialità dovute alle misure di contrasto alla pandemia nel 2020 hanno avuto effetti sull'occupazione molto eterogenei fra i vari settori dell'attività economica. Le perdite sono state particolarmente accentuate per gli alberghi e i ristoranti, i servizi alle famiglie, il commercio e il noleggio di attività, le attività professionali, i servizi alle imprese. Nell'ultimo periodo, tuttavia, l'economia italiana, e veneta in particolare, stanno dando segni di ripresa, seppur lenta.
Rimane però un dato preoccupante che riguarda l'occupazione giovanile, sempre in grande sofferenza.
Appare necessario quindi offrire condizioni di crescita e valorizzazione del capitale umano in Veneto, e in Italia in particolar modo, incentivando i giovani, la risorsa fondamentale per il Paese, a non emigrare.
La proposta del nuovo Piano triennale degli interventi a favore dei veneti nel mondo 2022-2024, che si sottopone all'approvazione del Consiglio regionale, è stata definita in conformità alle finalità e alle prescrizioni della legge regionale n. 2/2003 , nonché alla legge regionale statutaria del 17 aprile 2012, n. 1 "Statuto del Veneto", che agli articoli 1 e 5 stabilisce che il Veneto, consapevole della storia comune, mantiene i legami con i veneti nel mondo, favorendo la continuità di rapporti e di pensiero e valorizzando gli scambi e i legami con i Paesi nei quali vivono.
Come previsto dall'articolo 16, comma 4 della legge regionale n. 2/2003 , detto documento è stato preliminarmente sottoposto alla Consulta regionale dei veneti nel mondo, massimo organismo rappresentativo del mondo dell'emigrazione, che sullo stesso ha espresso il proprio parere positivo nella seduta del 21 dicembre 2021.
Inoltre, in base all'articolo 2, comma 3 della legge del 12 settembre 2017, n. 30, che ha istituito il Registro dei Comuni onorari del Veneto, che attualmente sono tre (il Comune di Bento Gonçalves in Brasile, il Comune di Arborea a Oristano e il Comune di Nuova Venezia in Brasile), con nota protocollo regionale n. 11993 del 12 gennaio 2022, sono stati richiesti eventuali contributi per la definizione delle linee di azione, da inserire nella proposta ai tre Comuni inseriti nel predetto Registro, i quali non hanno formulato alcuna osservazione in merito.
Gli indirizzi indicati nel presente documento, pur non discostandosi da quelli già individuati con riferimento al precedente arco temporale, cercano comunque di rispondere alle rinnovate esigenze e alle principali necessità espresse dalle collettività venete nel mondo, e, in generale, dal mondo dell'emigrazione, anche alla luce dell'attuale contesto socio-economico globale, caratterizzato dalla perdurante emergenza sanitaria.
Si ritiene pertanto che nei prossimi tre anni sia opportuno mantenere e, se possibile, rafforzare i legami tra il Veneto e le proprie collettività all'estero, non solo con iniziative legate al ricordo della terra d'origine, ma anche facendo riferimento al fenomeno della nuova emigrazione, soprattutto giovanile, che in questo particolare momento storico sta caratterizzando la nostra Regione e l'intero Paese.
Tra le priorità da attuare nei prossimi anni rientra senza dubbio anche l'organizzazione annuale degli eventi istituzionali previsti dalla normativa di settore, quali la riunione della Consulta dei veneti nel mondo e l'organizzazione del Meeting del Coordinamento dei giovani veneti e oriundi veneti.
Si tratta di importanti momenti di incontro e confronto tra i veneti e i veneti nel mondo, volti a fornire utili elementi, suggerimenti e valutazioni per la definizione di efficaci politiche a favore delle comunità venete che vivono all'estero.
Ricordo che proprio lo scorso settembre si sono svolti la riunione della Consulta dei Veneti nel mondo, nella quale è emersa con tutta evidenza la forte volontà che venga mantenuto uno stretto rapporto con l'associazionismo dei veneti nel mondo, nonché il Meeting dei giovani, che ha messo in risalto la necessità di valorizzare il ruolo delle giovani generazioni, che rappresentano il futuro e dimostrano un forte legame con la nostra Regione.
Tra gli obiettivi delineati per i prossimi anni, particolare importanza assumono, come innanzi accennato, quelli legati alla valorizzazione della cultura veneta nel mondo, alla conoscenza, alla promozione del territorio regionale e delle sue eccellenze presso i discendenti dei nostri emigranti, alle iniziative a favore delle migliori intelligenze giovanili, promuovendo percorsi formativi che sappiano coinvolgere i giovani veneti, emigrati ed oriundi, nei settori più strategici della nostra economia, nella piena consapevolezza che questi interventi possono favorire lo svolgimento di relazioni professionali commerciali in grado di avere nei prossimi anni concrete possibili ricadute nello sviluppo del territorio regionale.
Gli indirizzi da sviluppare nel triennio 2022-2024 sono i seguenti.
Il punto 4.1: rafforzare il ruolo dell'associazionismo di settore. Ha come obiettivo l'incentivare l'associazionismo come risorsa per lo sviluppo. Considerato il ruolo importante che rivestono le associazioni operanti nel Veneto e all'estero a favore dei veneti nel mondo, anche nell'ottica di promuovere l'innovazione e la crescita delle nostre comunità all'estero, si intende assicurare la continuità a dette associazioni, favorire e dare impulso alle attività delle stesse, comprese, per il tramite dei comitati e delle federazioni, le attività dei circoli iscritti nel Registro regionale di cui all'articolo 18 della legge regionale n. 2/2003 , la cui reale operatività va valorizzata e riconosciuta.
Per conseguire tale obiettivo si individuano, in conformità alla legge n. 2/2003, le seguenti azioni prioritarie: sostegno all'associazionismo di settore, organizzazione della riunione annuale della Consulta regionale dei Veneti del mondo, Meeting annuale dei giovani veneti ed oriundi veneti e la Giornata dei Veneti nel mondo.
Il punto 4.2 ha come indirizzo investire sui giovani protagonisti di una nuova emigrazione. L'obiettivo è quello di sensibilizzare le giovani generazioni sui temi migratori ed avvicinare gli oriundi al sistema veneto. Per coinvolgere le giovani generazioni risulta fondamentale sostenerne interventi formativi, supportarne la qualificazione attraverso sinergie con il mondo universitario, anche in collaborazione con aziende regionali per il diritto allo studio universitario, promuovere scambi culturali ed interventi di insegnamento sulla storia dell'immigrazione nelle scuole.
Per inseguire tali obiettivi si individuano le seguenti azioni prioritarie: interventi formativi nei vari ambiti, interventi di insegnamento della storia dell'emigrazione nelle scuole, scambi culturali.
Il punto 4.3 ha come indirizzo la valorizzazione del sistema veneto e ha come obiettivo promuovere all'estero il sistema veneto con azioni coordinate tra i diversi Assessorati regionali competenti, anche con il coinvolgimento attivo del mondo dell'associazionismo e del sistema camerale.
Per conseguire tale obiettivo si individuano le seguenti azioni prioritarie: la realizzazione e/o la partecipazione di iniziative in collaborazione con altri Assessorati, supporto per la partecipazione ad eventi promozionali del sistema veneto all'estero da parte del mondo associativo e accordi di collaborazione con l'università, istituti di ricerca e istituti italiani di cultura, altri enti pubblici.
Il punto 4.4 ha come indirizzo la valorizzazione della cultura e delle tradizioni venete nel mondo. L'obiettivo è rendere la cultura e le tradizioni venete veicolo per mantenere il legame con le nostre comunità nel mondo.
Non serve sottolineare quanto sia importante, per unire le persone, il comune retaggio culturale: sulla base di una comune base identitaria si creano infatti supporti stabili e legami profondi. Non solo, tale base identitaria comune può favorire anche l'instaurarsi di legami di tipo commerciale. I valori di un popolo sono i valori di ciascuna persona che si riconosca in quel popolo. E uno dei modi per far sì che questo avvenga è mantenere vivi tradizioni, usi e costumi: in una parola, i principi culturali comuni.
Diventa così importante promuovere la valorizzazione delle radici culturali venete mediante la realizzazione e la promozione di iniziative volte a conservare e a diffondere il valore promosso dai nostri conterranei all'estero.
Si individuano le seguenti azioni prioritarie: la realizzazione di iniziative culturali, la realizzazione di progetti di turismo sociale, la realizzazione di gemellaggi tra i Comuni veneti ed esteri.
Il punto 4.5 ha come indirizzo il favorire iniziative per il rientro in Veneto e ha come obiettivo il sostegno economico alla spesa per il rientro, anche in relazione alle situazioni economiche che in questi anni stanno caratterizzando alcuni Paesi, in specie l'America Latina.
Il Veneto, dunque, intende continuare a sostenere l'immigrazione di ritorno. Si individua la seguente azione prioritaria: contributi economici per le spese del rientro in Veneto e per la prima sistemazione.
L'ultimo punto è il punto 4.6, che ha come indirizzo l'analisi del fenomeno migratorio italiano e veneto. Ha come obiettivo quello di conoscere e far conoscere il fenomeno migratorio veneto nella sua particolare connotazione.
Considerato che la memoria storica dell'emigrazione italiana e veneta può contribuire a creare un senso comune di appartenenza e vicinanza tra le Regioni e i propri emigrati, si intende sostenere la conoscenza e la diffusione del fenomeno migratorio attraverso le seguenti azioni prioritarie: l'acquisto di materiale editoriale e multimediale, la realizzazione di studi e di ricerche sulla tematica dell'immigrazione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ora interviene la correlatrice, consigliera Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Inizierò questa correlazione con una battuta simile a quella che facciamo spesso quando discutiamo dei fondi della cultura: vi sembra che sia normale che investiamo 3 euro a persona per far rientrare i cervelli veneti emigrati all'estero? Perché questo è quello che facciamo con questo Piano. E tra l'altro, lo abbiamo detto in Commissione molte volte e con molte voci diverse, quello che stiamo discutendo oggi fa riferimento ad una legge, che è la legge approvata nel 2003, la n. 2, che si intitola: "Nuove norme a favore dei veneti nel mondo e agevolazioni per il loro rientro". L'articolo 1 di questa legge ha come finalità e destinatari, ed è scritto nero su bianco nel 2003, approvato da questa Regione, che la Regione del Veneto, nell'ambito delle finalità fissate per questa legge "a) promuove iniziative miranti a favorire e facilitare il rientro e l'inserimento nel territorio regionale: 1.1. dei cittadini italiani emigrati, nati nel Veneto o che per almeno tre anni prima dell'espatrio abbiano avuto residenza in uno dei Comuni del Veneto e che abbiano maturato un periodo di permanenza all'estero per almeno cinque anni consecutivi". Punto 2 della legge approvata nel 2003, a cui oggi facciamo riferimento approvando questi piani e relazioni: "del coniuge superstite e dei discendenti fino alla terza generazione dei soggetti di cui al punto 1)".
Solo al punto b), quindi mettendolo in qualche modo in secondo piano, "interviene nei confronti della collettività veneta all'estero per garantire il mantenimento dell'identità veneta e migliorare la conoscenza della cultura di origine".
Quello che noi stiamo facendo con questo Piano è destinare 320.000 euro a questa legge, di cui solo 50.000 investiamo per cercare di far rientrare i nostri giovani veneti emigrati all'estero, il resto viene messo su iniziative di promozione della cultura veneta all'estero.
Io vi faccio una domanda: stiamo facendo la cosa giusta? Per me la risposta è no, e spero che anche la maggioranza si renda conto che avere una legge di questo tipo, avere una legge che dice, nero su bianco, che noi avremmo l'opportunità di aiutare i giovani che emigrano all'estero e mettere 50.000 euro... mi si risponderà: "Non abbiamo soldi, perché manca l'addizionale IRPEF e non la vogliamo fare perché il Partito della Lega ha detto no", ma almeno diciamo di mettere tutti i 320.000 euro su una vera emergenza, che è quella di provare a far rientrare (non è facile) i giovani veneti che emigrano all'estero.
I dati parlano sufficientemente chiaro per dire quello che sto dicendo: nel 2019, 15.000 veneti hanno lasciato l'Italia, di più rispetto all'anno precedente, il 2018, del 13% di espatri. Prevalentemente, in questa percentuale se ne vanno giovani con un livello di istruzione medio-alta. Stiamo parlando di giovani veneti, ma lo sapete, non devo dirvelo, perché immagino che i vostri figli o amici dei vostri figli siano andati all'estero, e so anche cosa mi direte, che è giusto, perché anche il Presidente Zaia lo ha detto, che ci sia mobilità, che i giovani possano andare via e possano apprendere, e io sono d'accordo, perché sono stata una di quelli vivendo in Canada per due anni.
Ma quali possibilità ci sono per un veneto di rientrare nel contesto territoriale da cui è partito e portare nei piccoli Comuni, da cui è partito, l'intelligenza e il know-how che ha appreso all'estero? Zero, perché noi investiamo 3 euro a veneto, e lo facciamo tra l'altro in una maniera che credo non sia nemmeno corretta.
Il Veneto è la quinta Regione per numero di iscritti all'AIRE, con numeri che parlano di un incremento continuo. La fuga dei cervelli di cui parliamo tanto, che è figlia del nostro Paese, avviene soprattutto e in particolare in questa Regione assieme ad altre.
Guardiamo i dati precisi collocandoci anche a paragone con le altre Regioni. Gli iscritti all'AIRE in Veneto sono oggi 457.000, l'8,33% del totale degli iscritti in Italia. Davanti al Veneto, per percentuale di iscritti all'estero, ci sono solo la Sicilia, la Campania, il Lazio. Mettiamo la Lombardia, che è la penultima, prima del Veneto, ma ricordiamoci che la Lombardia ha decisamente più abitanti rispetto a noi. Le Regioni del Sud quindi fanno emigrare quanto il nostro Veneto. Iniziamo a ragionare anche quando parliamo di disequilibri Nord-Sud, di quanto il nostro Sud prende troppi fondi rispetto a noi e il Veneto eccellente fa emigrare, al pari di Sicilia e Campania, i propri giovani veneti. Se guardiamo ai dati del Nord-Est, nel 2019, 14.000 italiani, lo dicevo in apertura, si sono trasferiti all'estero. Il saldo finale della popolazione è positivo solo perché sono arrivate 32.000 persone immigrate, di cui 46.000 stranieri, e quindi abbiamo un saldo positivo della nostra popolazione solo perché i veneti vanno via e vengono giovani immigrati a entrare nel mercato del lavoro nella nostra Regione. Questi sono i dati.
Se guardiamo poi alle persone che rientrano – e lo abbiamo detto più volte in Commissione e non vorrei ri-citare sempre la solita Emilia-Romagna – il 56% delle persone che decidono di rientrare perché migrate all'estero sono attratte dalla vicina Emilia-Romagna. Ne abbiamo discusso più volte anche con l'assessore Donazzan, che speravo fosse qui oggi o magari speravo che l'assessore Corazzari rimanesse in Aula o entrasse nel momento in cui stiamo parlando di un tema importante, perché se noi abbiamo giovani veneti che vanno fuori con un tasso di questa entità e abbiamo una Regione vicina, tra l'altro pari per popolazione, che attrae il 56% di questi, significa che, Houston, abbiamo un problema e non è un problema che risolveremo con la legge n. 2/2003. Non lo risolveremo pensando di mettere 320.000 euro, non lo risolveremo pensando che questa sia una competenza pura dell'ambito culturale, perché dobbiamo lavorare in intersettore tra l'assessore Donazzan, l'assessore Marcato, l'assessore Corazzari che decidono di fare un lavoro sull'attrazione dei giovani che rientrano.
Sulla fuga dei cervelli noi dovremmo riuscire, come legislatori, a dire: finiamola con l'idea che i giovani veneti siano costretti a emigrare, al pari di Regioni del Sud, dopo essere stati formati dalle nostre università e anche formati dalle nostre aziende, che poi non riescono a trattenerli. Perché se guardiamo i dati sui salari, in questa Regione rispetto alla Regione Emilia-Romagna, abbiamo una differenza salariale del 10% qui e in Emilia-Romagna e in Lombardia siamo a più del 15, prendono di più i giovani a parità di lavoro nelle Regioni vicine, Lombardia ed Emilia-Romagna.
È per questo che non risolveremo i problemi con questa legge, ma è anche per questo che allora dobbiamo pensare che non stiamo facendo abbastanza, non solo in questa legge, ma pensando che questa legge dovrebbe essere modificata, migliorata, potenziata e, finalmente, si prenda in carico il tema dell'emigrazione dei giovani veneti da questa Regione.
Fatemi fare un altro punto, sto andando un po' fuori tema, ma credo che il tema meriti perché altrimenti qui dentro non si discute mai di giovani. Guardiamo anche al nostro comparto universitario: immatricolazioni che crescono in Emilia-Romagna di 25.000 unità, immatricolazioni che scendono in Veneto di 12.000 alle università. L'assessore Donazzan, facendo una battuta in Commissione, ha detto: "Sarà colpa delle Università venete che non attraggono abbastanza". Andate a chiedere a un veneto, o anche a un non veneto, che cerca di iscriversi all'università in questa città dove va ad abitare, se trova casa a Venezia, se trova casa a Padova oppure se è dentro a quella lista incredibile di 2.400 non beneficiari di borse di studio che ne avrebbero diritto e che la Regione Veneto non paga.
Stiamo parlando di un tema, quello dell'emigrazione dei giovani, che si collega al fatto che il sistema Veneto deve diventare inclusivo per i giovani anche quando studiano qui e decidono quindi di non andare via. Ma anche per fare in modo che giovani che risiedono in altre Regioni decidano di iscriversi qua e poi di rimanere, cosa che non sta accadendo nemmeno per quanto riguarda questo punto.
Abbiamo quindi un grande problema e io l'ho proposto con un ordine del giorno che spero verrà approvato, perché io credo che, al di là di votare oggi questo Piano – vado un po' nel dettaglio di quello di cui stiamo parlando – mi pare che sia importante dirlo e sostenerlo. Noi abbiamo, sostanzialmente, in questo Piano da 320.000 euro, finanziato 50.000 euro per il rientro dei cervelli, 3 euro a persona, abbiamo finanziato 50.000 euro per iniziative di formazione, abbiamo finanziato delle borse di studio per i master, ma, anche qui, abbiamo scelto che queste diciannove persone rientrate in tre anni... Questo è il dato di impatto, vi prego, segnatevelo: diciannove persone rientrate in tre anni. L'università, probabilmente, da sola o un sistema familiare fa più della Regione del Veneto.
Vi rendete conto che abbiamo fatto rientrare in tre anni diciannove persone? A leggerlo e a vederlo scritto in questo Piano, ho pensato che stiamo effettivamente sbagliando. Non è possibile che un Piano di questo tipo, con una legge... Sono andata a vedere la legge. La legge dice che noi dobbiamo favorire il rientro, lo mette ai primi punti, non mette ai primi punti il fatto che noi dobbiamo sostenere i veneti nel mondo. Poi parlerò anche di questo, perché non sono contraria a sostenere i veneti nel mondo, ma riusciamo a darci delle priorità o dobbiamo sempre sentirci dire "non ci sono i soldi per fare le cose" e, anche quando c'è un piccolo Piano, li mettiamo sulla cosa che è meno urgente? Lo chiedo davvero, lo chiedo con curiosità, perché o un legislatore decide, in ristrettezza economica che, tra l'altro, è prodotta da lui medesimo, perché non volete fare l'addizionale IRPEF, o mi dite "noi non vogliamo tassare i veneti, ma quel poco che c'è lo mettiamo sulle priorità" o allora non fate l'addizionale IRPEF e sbagliate pure a scegliere le priorità. Mi chiedo perché siete ancora qui a governare questa Regione. Fatemelo chiedere, perché i giovani veneti che vanno via magari se lo stanno anche chiedendo, visto che poi tanto mica votano ancora qua, visto che risiedono all'estero e si iscrivono all'AIRE.
Diciannove veneti rientrati in tre anni. Abbiamo finanziato quattro borse di studio per master universitari e quindici domande di sostegno per il rientro. Anche, qui i master universitari li abbiamo scelti e selezionati come? Abbiamo cercato di pensare che davvero la Regione del Veneto può fare un Piano di rientro per quelle competenze che magari più mancano in questa Regione?
Questo fanno le Regioni che vogliono attrarre, non finanziano borse di studio tout-court, a caso. Finanziano borse di studio di persone che vogliono portare nel territorio per far partire qualcosa di nuovo, perché parlare di innovazione, di Veneto innovativo, di Veneto eccellente si fa con le politiche pubbliche e questo Piano... Voi mi direte, so come si risponderà: "Non era la priorità di questo Piano", ma io vi ho letto la legge e quindi non è vero che non è la priorità di questo Piano.
Fatemi parlare dei veneti nel mondo, perché non voglio che poi passi che alla consigliera Ostanel del Gruppo Il Veneto che Vogliamo non interessa sostenere i veneti nel mondo. No, perché quando ho vissuto in Canada ho capito cosa significa essere un migrante e avere un'associazione, una realtà, un gruppo con cui connettersi quando sei spaesato. Cosa che ai migranti succede anche quando sono qui, ma probabilmente alla maggioranza interessa solo o di più dei veneti che stanno fuori, ma non mi dilungherò su questo. So che servono, so che sono importanti. Davvero, allora, non riusciamo a pensare che in una legge di questo tipo investiamo quello che serve per fare tutte e due e per fare eventualmente quello che davvero potremmo fare per mettere insieme i due ambiti? Pensare che quei veneti che sono all'estero, che stanno lì e che sono anche sostenuti dalle associazioni che noi sosteniamo con questo Piano, un giorno possano scegliere di mollare quel luogo, tornare qui, non avere più bisogno di quell'associazione perché, credetemi, la maggior parte dei migranti giovani che escono da questo territorio vorrebbero tornare, ma non se la sentono di farlo, perché hanno salari minori, perché non hanno aziende abbastanza qualificate in termini di competenze per attrarre il loro livello formativo.
Sono troppo formati per la tipologia di piccole aziende che c'è in Veneto, ma non è vero nemmeno questo se pensiamo che queste aziende potrebbero essere aiutate a fare un salto in termini di investimenti sulla tecnologia e sul lavoro e dire, una volta che siamo riusciti a far rientrare più di diciannove persone in tre anni – diciannove persone in tre anni, lo ripeto, perché i dati di impatto parlano – allora potremmo decidere di intervenire e sostenere davvero anche le associazioni dei veneti nel mondo.
Penso che questo Piano dimostri che si è sbagliato a scegliere la priorità. Nonostante il lavoro di sostegno di alcune realtà sia stato certosino e io sono sicura, non metto in dubbio il lavoro dei tecnici che hanno fatto un lavoro certosino nella selezione di chi selezionare, a chi magari dare i fondi nel momento in cui erano un'associazione all'estero, non metto in dubbio nulla di tutto questo, il mio è un punto puramente politico e lo chiedo all'Assessore che è qui presente, e c'è un ordine del giorno in questo senso: abbiamo intenzione davvero di occuparci dell'emorragia dei giovani veneti che vanno fuori? La risposta è chiara: o sì o no. Se la risposta è sì, questo Piano investe troppo sui veneti fuori, le associazioni, le realtà che li sostengono e investe nulla, 3 euro a persona, sui giovani che devono rientrare.
Questo è il tema politico su cui vorrei avere una chiarificazione oggi perché poi capiremo anche, eventualmente, in bilancio, se avrà senso intervenire su questo tema e dare davvero gambe ad una politica giovanile che questa Regione non ha mai avuto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire la presidente Scatto.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo molto brevemente, per puntualizzare una questione tecnica rispetto all'intervento della consigliera Ostanel.
La ratio di questa legge, che si rinviene nella legge regionale n. 2 del 2003 e nello Statuto della Regione Veneto, da cui prende il via questo Piano, è mantenere i legami con i veneti nel mondo per favorire continuità nel rapporto, valorizzando scambi e legami con i Paesi in cui vivono. Lo sottolineo perché, giustamente, è stato detto nell'intervento che mi ha preceduto, è un problema che non risolveremo da soli in questa Regione, perché, di fatto, rientra, questa materia, nel secondo comma dell'articolo 117 della Costituzione. Quindi, trattando di politica estera e rapporti internazionali dello Stato e anche di immigrazione, afferisce a quella che viene definita competenza esclusiva dello Stato.
Ritengo che questo Piano, per quanto sicuramente posso essere anche d'accordo, in parte è migliorato, sicuramente, però risponde alle esigenze per cui è stato fatto, ovvero mantenere i legami.
Poi, alla fine, è vero che questi giovani devono poter rientrare e poter ritornare nel loro Paese d'origine, però, non è un problema che deve risolvere esclusivamente la Regione Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la consigliera Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio prima di tutto il relatore e la correlatrice, perché penso che abbiano messo in fila alcune questioni sulle quali è opportuno che questo Consiglio si interroghi, anche perché non è un caso che questo Piano passi dal Consiglio regionale. Quindi, è nostro dovere fare alcune riflessioni su ciò che stiamo facendo.
Questo è un Piano triennale che arriva in Consiglio sulla base delle previsioni della legge n. 3 del 2003, che in rubrica titolava "Norme a favore dei veneti nel mondo e agevolazioni per il loro rientro".
È naturalmente una legge che all'epoca era anche molto avanzata, che la Regione Veneto approvò in una fase storica completamente diversa da quella che stiamo vivendo e che aveva due obiettivi prioritari nel 2003.
Il primo obiettivo era quello di verificare se ci fossero le condizioni perché quei veneti, che erano emigrati all'inizio del Novecento per ragioni di necessità economica, potessero oggi riportare le loro competenze, le loro professionalità, la loro famiglia nella nostra Regione, perché nel 2003 la Regione del Veneto cominciava l'ascesa di sviluppo e di consolidamento della propria forza economica e produttiva. Dall'altro lato, la legge aveva quella finalità, ben sottolineata dalla correlatrice, di rafforzare i legami di vicinanza tra gli emigrati veneti, di evitare situazioni di isolamento, di rafforzare l'identità veneta all'estero.
Credo che le finalità di questa legge siano state, nel tempo, ben rappresentate e interpretate dalle associazioni dei veneti nel mondo, che infatti, con fatica, lavoro e impegno hanno esattamente perseguito queste finalità, cioè hanno costruito delle relazioni tra persone di prima, di seconda, di terza, di quarta, di quinta generazione emigrate dal Veneto e hanno lavorato nei loro Paesi per ricordare le ragioni della loro emigrazione e le ragioni del loro legame con la terra di origine.
Abbiamo di fronte un panorama di associazioni che hanno svolto la loro funzione, ma noi non siamo membri di un'associazione di nostalgici migranti del 1925. Noi dovremmo essere dei legislatori e dovremmo forse porci seriamente il tema di qual è la finalità che nel 2022 ci porta a spendere oltre 300.000 euro e a quali esigenze – richiamava questa necessità la presidente Scatto – vogliamo rispondere nel 2022 con il Piano triennale per i veneti nel mondo.
Se la priorità della legge è quella del rientro dei veneti, la prima controindicazione è che, invece, la priorità del Piano triennale che ci viene sottoposto è i contributi all'associazionismo per i veneti nel mondo. A me va bene, non ho nulla in contrario, però che sia ben chiaro che la priorità che la legge assegnava a questo Piano è una e che il Piano triennale ne vuole realizzare un'altra. Questo lo dico come metodo, perché se noi scriviamo una legge con degli obiettivi e poi facciamo i Piani triennali che ne perseguono altri, utilizziamo degli strumenti legislativi in maniera impropria, non sappiamo fare il nostro mestiere.
Seconda priorità, i giovani, i giovani di quinta generazione, cioè che i loro trisavoli erano in Veneto, e che secondo noi oggi sono i giovani a cui prioritariamente dobbiamo rivolgerci per parlare dell'importanza dell'identità veneta.
Parlo volutamente di identità veneta perché la legge, che evidentemente era meno miope di alcuni legislatori odierni, non parla mai di popolo veneto. È un concetto che è nella testa di qualcuno, ma che non esiste dal punto di vista antropologico. L'identità veneta, invece, sì.
Se l'attenzione nel 2022 che vogliamo riservare ai giovani veneti oriundi – dice la legge, anzi il Piano triennale, non la legge, io direi ai giovani veneti emigrati all'estero – è quella che vogliamo rivolgere ai giovani veneti i cui trisavoli probabilmente provenivano da un Comune veneto, io credo che non corrispondiamo all'esigenza per cui questa legge è nata. Manca completamente una lettura e un'azione sui veneti oriundi che emigrano in questi anni verso l'estero. Non mettete i soldi per pagare le borse di studio dei veneti a Padova e pretendete di pagarle a un veneto di cinque generazioni fa che sta in Venezuela. Sinceramente, non vi sembra che non risponda alle esigenze della modernità, che stiamo parlando di un mondo che non esiste più, che stiamo svolgendo una funzione che è diversa da quella che ci chiedono oggi i giovani veneti che se ne sono andati perché qui non hanno possibilità? Vogliamo fare che tra 500 anni, chi verrà dopo di noi, farà le leggi a favore dei giovani veneti di oggi che se ne sono andati in Romania perché guadagnano di più?
Credo che questo sia il limite del Piano triennale e credo che il limite sia anche metodologico. è un'occasione quella che noi abbiamo di accelerare su uno strumento che esiste, su risorse che ci sono. Cambiamolo questo Piano triennale! Invece no, lo scrivono gli Uffici, arriva in Commissione, c'è una discussione, come entra, esce dalla Commissione, e noi qui ad alzare la manina per dire che va sempre tutto bene. Io non ho veramente capito qual è la funzione che noi dovremmo e potremmo esercitare.
La terza priorità che ci diamo con questo Piano è quella di pretendere che le istituzioni scolastiche insegnino ai ragazzi di oggi le ragioni dell'emigrazione veneta dei primi Novecento. Utile, molto utile! Sarebbe utile, a proposito di che funzione ci diamo, qual è l'obiettivo che ci poniamo e che esigenze reali abbiamo con questo Piano, se noi spiegassimo ai giovani come nei primi del Novecento i veneti migranti economici se ne andarono in giro per il mondo a cercare lavoro e non c'era la guerra, non c'erano le privazioni personali, c'era la fame, non c'era il lavoro, non c'era la guerra, non erano richiedenti asilo, erano migranti economici. Mi va bene se raccontiamo la storia dei veneti, dei migranti economici veneti, se ci serve per spiegare alle giovani generazioni che quella roba lì, quel fenomeno che ha subìto la nostra terra e la nostra gente, oggi continuano a subirla altre terre e altra gente.
Allora ha un senso quello che stiamo facendo, altrimenti facciamo una lezione di storia, di storiografia. A cosa serve la storia se non è una chiave di lettura della complessità di ciò che noi viviamo oggi? Che senso ha spiegare ai giovani perché mille e passa anni fa i veneti se ne andavano? Nostalgia? Il racconto? Ha un senso offrire loro questa nozione per aiutarli ad acquisire delle chiavi di interpretazione di ciò che vedono tutti i giorni con il vicino di banco, fuori dalla finestra, in televisione? La scuola deve fornire strumenti per interpretare il presente, altrimenti è nostalgia, altrimenti facciamo le recite di Natale con i vestiti da pastorelli. È un'altra funzione quella che noi dovremmo dare a questa legge, a questo strumento e anche alla nostra funzione.
Se non vogliamo che la nostra attività di promozione dei veneti nel mondo sia un'operazione di marketing, un'operazione nostalgia, se davvero pensiamo che la nostra responsabilità principale non sia nei confronti di chi è passato per il Veneto cinque generazioni fa, se pensiamo che la nostra responsabilità sia nei confronti di chi il Veneto lo vive oggi e che oggi decide di abbandonarlo e che oggi non riesce a interpretare i fenomeni che vede, se vogliamo davvero pensare che l'emigrazione di allora, che è stato un dramma vero per questo territorio, abbia qualcosa da insegnarci, dobbiamo attualizzare i contenuti che mettiamo in questo Piano.
In caso contrario, i Piani triennali che ci sottoponete ogni tre anni saranno uguali a sé stessi, come quello che sta avvenendo, dal 2003 in poi. Sono un copia e incolla. Non c'è nessun elemento di novità, di impostazione, di lettura, di prospettiva. Sono un copia e incolla del meeting annuale, dei giovani che si incontrano, dei contributi alle associazioni, dei master scelti sulla base di selezioni fatte dalle associazioni stesse, per non si sa chi.
Credo che, se vogliamo fare qualcosa di nuovo, di utile e corrispondere a un'esigenza, dovremmo fare lo sforzo di capire che senso ha nel 2022, oltre alla nostalgia e alla celebrazione degli antichi fasti, lavorare per valorizzare il valore fondamentale dei veneti che allora se ne sono andati e che hanno trasferito ricchezza umana ed economica dal Veneto ad un altro Stato, e cosa possiamo fare noi oggi affinché quel fenomeno non si ripeta.
Sta già avvenendo e noi non stiamo comunicando e dando nulla a chi oggi fa il migrante economico del 2022, neanche in termini di contenuto, perché non c'è un'azione di questo Piano rivolta a quei ragazzi. Anche le Borse di studio non proponiamo di pagarle ai ragazzi che l'anno scorso se ne sono andati via. No. Proponiamo di pagarle ai giovani di quinta generazione. Ogni generazione dura 25 anni? 25, 50, 75, 100, 125. Noi paghiamo la borsa di studio a dei giovani che 125 anni fa forse avevano un trisavolo che veniva da Selvazzano, e gliela paghiamo in Venezuela, mica in Italia. Veramente voi pensate che questa è la funzione che chi è venuto prima di noi in questo Consiglio regionale ci ha dato facendo una legge per i veneti nel mondo?
Chiudo con le ultime due questioni. La prima, l'altra gamba della legge: il rientro dei migranti. Guardate che nel mondo le situazioni stanno evolvendo in maniera rapida. La relazione cita il Venezuela, ma vi assicuro che potrebbero esserci necessità di rientro, magari non di quinta generazione, di fenomeni migratori un po' più recenti, molto più urgenti. Quella è una parte della legge sottofinanziata, poco utilizzata, poco conosciuta, su cui bisognerebbe investire.
Infine, e chiudo, la promozione del sistema veneto per finalità commerciali ed economiche, che mi pareva l'unica roba interessante. Siccome qualche veneto nel mondo è riuscito a realizzare un progetto di vita, un progetto commerciale, un progetto economico, facciamo in modo almeno che queste comunità venete all'estero si facciano promotori dei prodotti veneti all'estero. Costruiamo le condizioni per cui diventino vettori commerciali delle capacità. Quella è la parte del Piano totalmente non definita: deleghiamo agli Assessori di fare qualcosa, vediamo se in collaborazione con qualcuno faremo qualcos'altro. Quindi, la parte più utile dal punto di vista perlomeno economico è la parte non valorizzata, non realizzata del Piano.
Quindi – e chiudo davvero – uno strumento che passa in Consiglio... Siccome ogni volta che facciamo le leggi come minoranze proponiamo sempre l'emendamento "sentita la competente Commissione", "sentito il Consiglio regionale", chiediamoci perché un Piano del genere è stato deciso che passasse in Consiglio. Forse perché i legislatori di allora hanno pensato che potesse essere un'occasione di confronto del Consiglio regionale, non soltanto un passaggio formale, da liquidare in tre minuti.
Penso che se noi vogliamo svolgere la nostra funzione ed evitare – lo ripeto – che i Piani triennali per il rientro dei veneti nel mondo si succedano ogni triennio sempre uguali a se stessi, se vogliamo raccogliere la sfida di leggere la modernità e leggere i fenomeni sociali che stanno avvenendo e che abbiamo sotto gli occhi e di come potrebbe essere questa l'occasione per noi per dimostrare che non siamo solo quelli della nostalgia, che non siamo solo quelli che fanno i Piani uguali a se stessi per premiare l'associazione di turno, ma abbiamo, invece, un'idea della società e di come volerla cambiare e di come voler governare alcuni fenomeni, non soltanto osservarli dalla finestra con il binocolo rovescio, magari proviamo a dire qualcosa su un Piano del genere, che invece rischia di entrare e di uscire da questo Consiglio sempre uguale a se stesso, esattamente come è avvenuto tre anni fa.
Mi pare che abbiamo l'occasione di dimostrare la nostra capacità di innovazione legislativa. Ho il timore, però, che non sarà questa l'occasione.

PRESIDENTE

Grazie.
Sospendiamo i lavori fino alle ore 14.30 e poi riprendiamo. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 12.57
La Seduta riprende alle ore 14.41

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Chiedo a chi sta fuori di rientrare, visto che siamo ancora in discussione. Aspettiamo poi l'arrivo di chi manca per passare a eventuali fasi di votazione. Se potete rientrare, così finiamo.
Continuiamo con la discussione generale. Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan.
Capogruppo, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie. Buongiorno.
Veneti nel mondo. Presidente, colleghi, nella nostra lunga e millenaria storia della Repubblica Serenissima, che ha contraddistinto la nostra storia, il popolo veneto, in questi 1.600 anni di lunga storia, non ha mai sentito l'esigenza di emigrare finché c'era questa Repubblica.
Sotto il Leone di San Marco, infatti, c'era prosperità, commercio, agricoltura, libero scambio, pace. Si svilupparono le arti e le università, a noi tanto care. Quante discussioni sulle università! Ad esempio, l'Università di Venezia e l'Università di Padova, 800 anni di storia, la seconda Università più vecchia del mondo. Qui venivano a studiare o a esercitare personaggi come Galileo e Copernico. Si sviluppò la medicina, le prime tavole di anatomia. Questo perché nella Repubblica veneta c'era libertà, la libertà di esprimersi, la libertà di esprimere il proprio pensiero, la propria religione.
Il nostro è sempre stato un popolo molto accogliente. Ricordo che in questa città c'erano le fondamenta dei turchi e il primo ghetto ebraico. Sono stati ospitati tutti coloro che scappavano dai regni o dagli imperi che erano disseminati per l'Europa e che venivano perseguitati per le loro idee, per la loro religione, per la loro appartenenza.
Era quindi un rifugio, in cui si sono sviluppate naturalmente grandi industrie, anche nella terraferma, soprattutto nell'agricoltura florida e molto ricca. Ad un certo punto è successa una cosa. È successo che con la fine della Repubblica, esattamente il 22 ottobre 1866, e non ai primi del Novecento, come ricordava qualcuno, un referendum, che noi consideriamo ancora un referendum truffa, ci ha annesso all'Italia, ad una nazione di cui noi difficilmente ci siamo sentiti parte in quell'epoca.
La prima cosa che fecero i Savoia all'epoca, quindi il traumatico passaggio da una forma di Repubblica a un Regno, è stata, alla fine dell'Ottocento, quella di mettere la tassa sul macinato, sulle farine, sul grano, e soprattutto la prescrizione coattiva all'Esercito, per cui bisognava essere parte di un Esercito in forma obbligatoria. Questo è quello che ha creato la fame e la disperazione nelle nostre famiglie, soprattutto contadine, soprattutto nell'arco della Pedemontana, e parlo degli amici bellunesi, trevigiani, vicentini, ma anche di noi padovani. Metà di queste famiglie non sapeva come sfamarsi, pagare queste tasse. Cominciarono ad apparire nei nostri paesi cartelli con su scritto che in Brasile il Governo regalava la terra ai contadini, e i nostri sono partiti con il miraggio di avere la terra in quel posto molto lontano.
C'è la famosa canzone "Merica, Merica": "Trentasei giorni di macchina a vapore, e nella Merica noi siamo arriva'". Così cantavano i nostri emigrati, 1,5 milioni in Brasile tra il 1866 e i primi del Novecento. Poi, naturalmente, la Prima Guerra Mondiale fece il resto. La Seconda, poi, fece il resto ancora con l'ultima emigrazione importante che ci portò in Canada, in Australia, che ci portò in Europa, a fare i minatori in Belgio, in Germania, eccetera, eccetera. Questa è stata la nostra storia. È lì che dobbiamo trovare la causa. La causa è stata quella, il 22 ottobre 1866.
Sono andati in questi Paesi. Il popolo veneto non ha esportato la mafia, la camorra e la 'ndrangheta in questi paesi, come è successo magari per altre immigrazioni. Hanno esportato l'unica cosa che sapevano fare: il lavoro. Se andate a vedere quanti veneti sono stati incriminati un secolo e mezzo fa per mafia, 'ndrangheta, camorra o associazioni a delinquere non troverete nessuno. Nessuno. Però, noi siamo famosi per aver esportato il lavoro. Con il lavoro i nostri immigrati hanno creato in queste nazioni grandi comunità.
In Brasile, e io ho avuto la fortuna di visitare queste comunità, solo per fare qualche esempio, se andate a Caxias do Sul troverete la famiglia Bernardi che ha messo su un'azienda che fa bus, autobus e ha 25.000 dipendenti.
Troverete a Bento Gonçalves la famiglia Carraro che è produttrice di vino e fa 50 milioni di bottiglie di vino all'anno. Gli stessi Miolo di Piombino Dese, che sono da Piombino Dese derivati, altrettante ne fanno. Sono i maggiori produttori di vino del Sudamerica. Bolsonaro, che viene da Anguillara Veneta, è stato anche Presidente del Brasile. "È stato", ho detto. È stato Governatore dello Stato del Victoria, in Australia, James Gobbo di Cittadella, per cui mi onoro di averlo avuto come cittadino. È stato Governatore dello Stato del Victoria, Melbourne, giusto per capirci dove è Victoria e dove è Melbourne.
La famiglia Menegazzo, sempre di Cittadella, è in Australia quella dei più grandi proprietari terrieri australiani. Hanno un'azienda agricola in cui producono 500.000 capi di bestiame all'anno, giusto per dirci cosa hanno fatto i veneti nel mondo.
Ricordiamo gli amici bellunesi e il miracolo dei gelatieri in Germania o in giro per l'Europa. Ricordiamo negli Stati Uniti imprese importanti guidate da veneti, o nel Canada dell'amica Ostanel. Anch'io ho tanti cugini e parenti. Penso che tutti noi abbiamo qualcuno di famiglia in quegli Stati. Mi pare che ci siano piccoli o grandi imprenditori, ma tutti questi hanno fatto una piccola o grande fortuna in giro per il mondo, lavorando e non delinquendo. Questa è la differenza che c'è tra noi e i nuovi immigrati che purtroppo arrivano qui.
Ringrazio l'assessore Corazzari, ma ringrazio anche la presidente Scatto e il relatore Giacomin di aver portato questo Piano perché io ho conosciuto anche personalmente molte di queste associazioni. Ho fatto parte di molte riunioni dei veneti nel mondo, non solo nelle celebrazioni annuali che fanno i trevigiani nel mondo, i bellunesi nel mondo o i cosiddetti "focolari", come li chiamano, i "fogher", quelli friulani, perché poi conosco anche queste realtà.
Il ruolo di queste associazioni è un ruolo fondamentale, perché è un ruolo, come ha ricordato bene la collega Ostanel, di centro nevralgico, perché i nostri ragazzi, che adesso si muovono in giro per il mondo, e poi verrò a loro, trovano lì consulenza. Ma sono importanti anche per le nostre aziende. Spesso e volentieri i nostri imprenditori che vanno a investire all'estero si rivolgono prima a queste associazioni, chiedono come muoversi in questi Paesi. Hanno una consulenza gratuita, perché poi vengono ospitati, vengono consigliati anche nelle loro attività. Anche gli studenti stessi. Tanti gemellaggi ci sono tra i nostri Comuni – qui ci sono tanti Sindaci – e le città in cui sono presenti le nostre associazioni. Ad esempio, il mio Comune è gemellato con Nova Prata nel Rio Grande do Sul, altri paesi con Nuova Padova, Nuova Venezia. Se andate lì troverete "Montebelo Vicentino", si sono dimenticati una "l". C'è anche questo da altre parti. Abbiamo veramente da ringraziare, ma soprattutto dare supporto a queste associazioni per il lavoro che svolgono. Mi viene in mente il Veneto Club di Melbourne con le loro attività che svolgono periodicamente a favore sia dei nostri immigrati, ma soprattutto per chi arriva da fuori. Provate a farvi fare un visto d'entrata in Australia senza conoscere i rappresentanti di queste associazioni.
C'è una cosa su cui sono d'accordo con la collega Elena Ostanel: i soldi sono pochi. Effettivamente, se fosse possibile metterne ancora, io non mi tirerei indietro. È chiaro che poi queste sono regole, lo sappiamo tutti, di bilancio. Sicuramente facciamo una grande cosa a supportare queste associazioni, perché chiaramente queste associazioni sono un punto fermo, oltre a supportare imprenditori, giovani, studenti o anche chi vuole in qualche maniera girare il mondo per altri motivi. Io ho anche conosciuto giovani, siamo alla quinta generazione in Brasile, che non sanno più il veneto perché loro lo chiamavano "talian", perché non sapevano a volte che lingua fosse, a volte si vergognavano anche di parlare il veneto in mezzo magari al portoghese o a altre lingue. Però lo stanno riscoprendo: c'è una voglia di riscoprire le proprie radici, una voglia di rivedere il territorio o i Paesi da dove è partito il bisnonno e il nonno per arrivare lì. Perché dobbiamo negare questa esperienza a questi ragazzi che vengono qui? A volte chiedono anche la doppia cittadinanza. Quanti di noi, Sindaci, hanno vissuto questo e hanno dato una mano a tanti che hanno voluto comunque riappropriarsi della cittadinanza del proprio Paese?
Riscoprire le proprie radici, riscoprire la propria tradizione, la propria storia, ma soprattutto la propria lingua, significa che dentro di sé si è ancora veneti e si ha voglia di scoprire il proprio popolo e le proprie provenienze.
Poi ho visto anch'io i dati di quei tre, quattro, cinque, che vengono dal Venezuela e volevano ritornare qui. Credete, se voi andate a visitare queste comunità, che sono floride, che ci siano fior di imprenditori veneti in giro per il mondo che abbiano voglia di ritornare qua? Vengono qua in ferie, stanno bene. Non hanno voglia di tornare a vivere qua la maggior parte di quelli che sono andati fuori. Troviamo quelli del Venezuela perché? Io ho conosciuto famiglie del Venezuela. Perché lì il regime comunista di Maduro, tanto caro a voi, li ha espropriati dei propri beni, dei propri soldi, addirittura facendoli anche andare fuori dal loro Stato. È per questo che tornano qua: per disperazione. Gli hanno rubato tutto, gli hanno portato via le terre. Vedete che il regime comunista di Maduro, tanto caro a voi, ha creato questa immigrazione di ritorno!

PRESIDENTE

Capogruppo, restiamo sull'ordine dei lavori, per favore.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

E oltre a Maduro ci sono altri esempi se andiamo da altre parti. È per questo che i veneti ritornano qui, perché lì non hanno più una speranza.
La stessa cosa era successa ai veneti in Argentina con il regime argentino, per cui sono tornati qui, ma solo per quello sono tornati.
Dei nostri giovani laureati che vanno all'estero (vi posso assicurare che ne ho conosciuti molti), tanti vanno all'estero anche per farsi un curriculum, un'esperienza e imparare un lavoro; tanti tornano, tanti si fanno una vita in giro per l'Europa. Io non mi sono mai vergognato di lavorare, ho fatto i lavori più umili di questa Terra, sono andato anche a fare il cameriere e le stagioni, ma alcuni giovani che ho conosciuto si vergognano di fare qui i lavapiatti o i camerieri, però se si fa a Londra il cameriere è più figo. Attenzione, c'è anche questo fenomeno.
Per carità, ci sono esigenze e il mondo è cambiato, non tutti vanno all'estero perché qui manca il lavoro, perché il lavoro qui c'è, magari non si prenderanno le paghe che si prendono a Londra, ma non penso sia così semplice vivere a Londra con uno stipendio a ore di cameriere (giusto per dircele tutte). Vedete quindi che le forme di migrazione sono diverse, sono eterogenee, sono tutte comprensibili.
Io ho lavorato all'estero più di qualche volta e non è semplice lavorare all'estero, spesso non si è accettati, però bisogna avere rispetto di chi ci ospita, bisogna avere rispetto del Paese che ti ospita, che ci dà lavoro, seguire le regole di quel Paese, le leggi di quel Paese, non come gli immigrati, che spesso e volentieri sbarcano qua sulle coste di Pantelleria e li troviamo a spacciare il giorno dopo a Vicenza o a Padova, in stazione! Quello non è rispetto, il rispetto è quello per cui si viene qui e non si delinque! Questo è quello che volete voi. I nostri veneti sono andati in giro per il mondo, hanno progredito quelle società, e viva i veneti del mondo, viva le associazioni dei veneti nel mondo!

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per fatto personale, il capogruppo Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

A me va bene, se era cinema, pagavo il biglietto, venivo, guardavo la proiezione, ridevo e andavamo a casa felici. Siccome non siamo al cinema, ma siamo in Consiglio regionale, peggio mi sento, Capogruppo, perché lei ha detto che noi fiancheggiano i regimi in giro per il mondo. Francamente la trovo quantomeno una lettura pittoresca, ma soprattutto, se si rivolge ai banchi dell'opposizione, lo faccia con un minimo di rispetto perché faceva morire dal ridere per certi versi, ma faceva molto arrabbiare sentire le bestialità che ha detto oggi in Aula. Io raramente mi infastidisco, ma quando arriva a dire "i fiancheggiatori dei regimi in giro per il mondo" e dire le stupidaggini francamente che ha appena detto sul tema dell'immigrazione e dell'emigrazione... Stupidaggini. Francamente, Consigliere, ho detto stupidaggini, non mi sembra niente...
Capogruppo, ho parenti che sono andati in giro per il mondo, quindi si figuri... io finché posso resto qui con il mio lavoro e andrò via il giorno in cui sarò costretto ad andare via, ma finché posso resto qui e credo che così avrebbero fatto anche i miei parenti, i suoi e quelli di tutti noi che sono stati costretti ad andarsene. Dico solo che, anche per il rispetto di questa gente, approcciarsi a questo tema in questo modo francamente allucinante, secondo me è totalmente fuori dalle righe. Per cui la cosa che le dico, ma davvero seriamente, è: siamo tutti d'accordo dello straordinario valore di chi è stato costretto, ripeto, ad andarsene da qui per avere un lavoro, per mantenere una famiglia. Trasformarlo nella carnevalata a cui abbiamo appena assistito io lo trovo francamente irrispettoso nei confronti loro, mica tanto nei nostri confronti.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Anch'io mi unisco all'appello del capogruppo Possamai perché effettivamente è necessario riportare in quest'Aula un senso logico e soprattutto pensare che stiamo votando una PDA sul sostegno ai veneti nel mondo. E anch'io, come sicuramente tanti altri di voi, ho parenti che sono emigrati soprattutto dalla zona del trevigiano, perché mia madre è originaria di lì, in Canada, in Australia, in Brasile, in Francia, insomma in tantissimi Paesi stranieri. Inizialmente facevano i minatori in condizioni veramente precarie, disumane direi anche. Poi negli anni, insomma, lavorando sono riusciti anche a comprarsi casa e a vivere una vita dignitosa e tuttora vivono lì con i figli e i figli dei figli. Ormai sono generazioni che si sono instaurate lì e difficilmente potranno tornare a casa, anche se la voglia di tornare a casa e il sentimento che li lega all'Italia è più forte della loro stessa esistenza.
Oggi, però, stiamo parlando di un problema... Questo è il passato. Io vorrei che ci rivolgessimo un po' anche al futuro e soprattutto ai giovani, visto che la nostra Regione è, come diceva qualcun altro prima di me, la quinta Regione italiana per numero di iscritti all'AIRE con una tendenza di giovani che se ne vanno dal Veneto pari a sei volte superiore a quella nazionale. È superiore di sei volte a quella nazionale.
Capite bene che l'emergenza oggi è seria. Si tratta di più di 10.000 giovani che lasciano la nostra Regione per andare all'estero. Questo si suppone per chiaramente motivi legati a migliori condizioni di vita, migliori condizioni di lavoro, prospettive future che probabilmente qui in Veneto non ritrovano, visto che abbiamo questo record negativo come Regione Veneto rispetto ad altre Regioni italiane.
Proprio su questo fronte ho concentrato una manovra emendativa e tre ordini del giorno che si ripromettono di mettere al centro la situazione dei giovani che sono costretti a emigrare dal Veneto perché non trovano le condizioni per mettere su famiglia o magari anche per studiare, visto che la Regione del Veneto è inadempiente anche sotto il profilo delle borse di studio.
Mi rivolgo in particolare a tutti quegli studenti idonei non beneficiari di borse di studio. Anche qui, secondo me, la Regione del Veneto dovrebbe fare qualcosa, perché è evidente che con una soglia ISPE talmente bassa non si riescono a coprire tutte le esigenze dei poveri studenti. Anche in questo senso rientra il tema dell'emergenza abitativa, del caro affitti. Se vogliamo possiamo anche aggiungere la questione di cui stiamo discutendo nelle ultime settimane del contributo d'accesso a Venezia. Anche questo è un tema su cui dovremmo interrogarci.
Proprio su questo aspetto la manovra che io vi propongo è quella di fare tutto il possibile per incentivare il rientro dei giovani in Veneto. Questo lo dobbiamo fare in un senso logico che va in senso opposto a quello che si sta facendo con questa PDA.
Se questa PDA si pone in linea di continuità con gli interventi pregressi, è chiaro che stiamo andando contro un muro. Se la tendenza è quella che vi descrivevo prima e che vi hanno descritto anche i colleghi che mi hanno preceduto, è evidente che stiamo sbagliando qualcosa. Se gli interventi previsti nella tabella riassuntiva dei contributi 2019-2021 ci parlano di Consulta o Meeting, Giornate, sostegno ad associazionismo eccetera, è evidente che dobbiamo concentrare la nostra attenzione su altre iniziative, perché quelle che abbiamo fatto finora probabilmente non hanno comportato risultati positivi in questo senso, appunto nel senso del rientro dei veneti emigrati. Questi investimenti li dobbiamo fare per ridurre l'emigrazione dei giovani e soprattutto quelli che sono giovani recentemente emigrati, perché capiamo bene che chi è là da vent'anni o più ormai ha messo su famiglia o ha dei giovani che studiano e che lavorano all'estero e difficilmente possiamo pensare di recuperarli o che rientrino insomma nelle nostre terre.
La priorità deve essere quindi questa: proprio il rientro dei giovani recentemente usciti, recentemente andati via. Per farlo, appunto, ho proposto un emendamento, tra gli altri ordini del giorno, che vuole consentire a tutte le persone, e non soltanto agli ultrasessantacinquenni, come volete voi, di far parte dei progetti di turismo sociale anche nell'ottica appunto di incentivare il rientro dei giovani proprio per questo aspetto che vi ho appena detto: è evidente che chi ha più di 65 anni magari la volontà di tornare in Italia non l'ha più per vari motivi.
Altri ordini del giorno, invece, ricordano alcuni aspetti particolari. Questo è per favorire, appunto, nell'ambito della promozione del sistema veneto, approfondimenti specifici per incentivare e favorire nei Paesi di maggiore destinazione odierna il rientro dei veneti emigrati da poco, e penso che tutti possiamo concordare.
Un altro ricordando un po' la storia, una su tutte, la bruttissima pagina della miniera di Marcinelle in Belgio, dove abbiamo avuto 136 italiani morti, nessuna famiglia mai risarcita per questa tragedia, con lavoratori italiani, tra gli altri, che lavoravano giorno e notte in cunicoli alti 50 centimetri a più di 1.000 metri dentro la terra. Una tragedia che ancora grida vendetta. Ricordando quindi quello che i nostri nonni, i nostri zii o zie hanno dovuto sopportare e soffrire in altri anni, ma che dobbiamo ricordare oggi, dobbiamo tenere vivo appunto questo ricordo e capire, anche con questo ricordo, il rispetto che dobbiamo a chi proviene dai Paesi lontani.
Proprio per questo, con questo ordine del giorno, nell'ambito degli interventi di insegnamento della storia dell'emigrazione nelle scuole, chiedo di prevedere degli approfondimenti specifici riguardanti i periodi di isolamento, discriminazione e sfruttamento sofferti dai migranti veneti. Questo lo dobbiamo anche come insegnamento alle nuove generazioni.
L'ultimo che vi sottopongo è un altro ordine del giorno che va in questo senso: "Porre in essere azioni volte a disincentivare l'emigrazione dal Veneto, attraverso il sostegno e la promozione di misure finalizzate a rendere la Regione un territorio in cui si trovano maggiori opportunità, migliori condizioni di lavoro, prospettive di crescita e realizzazione personale e professionale, maggiori possibilità di fare carriera e avere successo, maggiori possibilità di essere valorizzati e di sperimentare ambienti innovativi, multiculturali, vivaci, sfidanti, meritocratici".
Questi sono gli obiettivi sfidanti che ha il Veneto da qui ai prossimi anni. Senza andare a rimestare nella propaganda becera, Consiglieri, oggi dobbiamo parlare di questo. Siamo la prima Regione per numero di giovani che espatriano, 10.000 giovani che decidono di lasciare tutto e tutti per trovare condizioni migliori in altri Paesi. Capite bene che non sempre tutto è così bello, così roseo, così semplice quando si va all'estero: bisogna fare i conti con la realtà e molto spesso questa realtà non è del tutto positiva, ci sono tanti lati oscuri, ragazzi che devono tirarsi su le maniche, come si suol dire, e si trovano ad affrontare situazioni diverse, con lingue assolutamente diverse.
Credo che dobbiamo a questi ragazzi la possibilità di mantenere le proprie radici in questa Regione, e lo dobbiamo fare noi oggi. Se non lo facciamo oggi, sarà comunque sempre troppo tardi.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Favero.

Marzio FAVERO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Avevo pensato di non intervenire, ma i temi che sono stati sollevati sono interessanti e meritano una riflessione critica.
Parto da questo Piano triennale che portiamo all'approvazione e che insiste soprattutto sugli aspetti culturali. Io credo che correttamente prima la Presidente della VI Commissione, Francesca Scatto, abbia posto il problema che le competenze in ordine al governo dei fenomeni migratori sono di esclusiva pertinenza dello Stato. Lo dice la Costituzione.
Io vorrei ricordare che la parte più infelice della legge del 2003 è proprio quella legata alla gestione dei flussi di ritorno, perché bisogna ricordare il contesto storico. Era nata una discussione anche molto ideologica, sul fatto che bisognava respingere le orde dei migranti che arrivavano in Italia ed era meglio e preferibile portarsi a casa casomai i veneti di ritorno dal sud del Brasile, all'epoca preso da una crisi economica senza precedenti.
Non mi pare la parte più nobile di quella legge. La parte più nobile è quella che riguarda, invece, gli aspetti culturali, perché è lì che possiamo agire. Trovo azzardato creare un parallelismo immediato fra l'emigrazione veneta di allora e l'emigrazione veneta di oggi. Io ho diversi amici che hanno fatto la scelta di vivere anche dieci o quindici anni all'estero. Adesso sono tornati, ma non erano spinti dalla stretta necessità, dalla fame, come lo erano, invece, i migranti di fine Ottocento e prima metà del Novecento.
Oggi il mondo è cambiato. Viviamo nell'economia delle reti. Abbiamo trasporti aerei low cost che consentono di raggiungere località lontane a prezzi bassissimi. I ragazzi crescono all'interno delle reti culturali di internet e creano e sviluppano un senso di affiliazione ideale che non è quello che avevamo noi quando eravamo giovani.
Il mio mondo quando ero un bambino – ho 57 anni e quindi posso dirlo, sono vecchio e posso parlare di un mondo molto diverso da quello di oggi – era un mondo dove il concetto... Capisco che i gerontologi hanno innalzato l'età della vecchiaia a settant'anni, secondo me su richiesta dell'INPS, ma diciamo che ho un po' di esperienza di vita e io vi dico che il concetto di prossimità quando ero giovane era prossimità fisica. Si usciva con gli amici della stessa contrada prima, poi forse dello stesso paese. Anzi, io ero di Onè di Fonte e andare a trovare le ragazze di Fonte Alto era un'impresa rischiosa, perché c'erano contrapposizioni anche di questo tipo. Oggi i ragazzi sviluppano amicizie in internet con ragazzi che appartengono a un altro mondo, ma a cui i nostri figli si sentono vicini idealmente e culturalmente.
Certo, vi possono essere anche persone che se ne vanno per ragioni economiche, però è un intreccio di situazioni che non può essere paragonato a quello della prima fase della storia dell'emigrazione veneta e italiana. Sottolineo "veneta e italiana" perché uno degli aspetti più scandalosi è che, in realtà, della nostra storia migratoria si è parlato pochissimo. Era una delle lamentele dei nostri migranti. È stato un evento epocale. Ha investito una cifra che va tra i 23 e i 26 milioni di italiani. Ha prodotto effetti ben più importanti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, però l'attenzione riservata anche nei manuali scolastici a questo tema è sempre stata minima: forse è più una storia di umili, non di potenti.
Permettetemi quindi di ricordare un'esperienza culturale che abbiamo sviluppato nella Provincia di Treviso, in collaborazione con l'Istituto Storico della Resistenza. Ero Assessore alla Cultura in Provincia all'epoca e portammo a termine un monitoraggio sui libri di testo che i ragazzi usavano nelle scuole medie superiori: all'emigrazione era dedicato uno spazio ridicolo.
Decidemmo di costruire una mostra storico-fotografica da far circuitare nelle scuole, nei luoghi della cultura della Marca Trevigiana. Fu un successo enorme. L'operazione dette vita a una serie di pubblicazioni, di incontri sul territorio, e fu utilissima – lo sottolineo – per dotare di nuove strumentazioni concettuali gli insegnanti e gli studenti delle scuole superiori. Perché? Perché il fenomeno dell'emigrazione è un fenomeno complesso, che vede fattori di espulsione, fattori di attrazione, dai mille risvolti.
Attenzione, è tanto più utile da studiare (scusatemi, lo dico anche agli amici della Sinistra) nelle scuole, per capire, a ranghi invertiti, come funziona l'immigrazione di cui oggi siamo oggetto.
Dalla nostra analisi sono emerse analogie e diversità: analogie per quanto riguarda l'immigrazione regolare, diversità per quanto riguarda l'immigrazione irregolare. Sottolineo questo aspetto perché l'emigrazione veneta e italiana fu nel suo insieme un'emigrazione regolare. I veneti non hanno esportato malavita, si dice. è vero, qualche disgraziato lo abbiamo avuto anche noi, ma nemmeno per le popolazioni del Sud, la cui emigrazione è avvenuta in modo regolare, si sono portate dietro la mafia. Negli Stati Uniti è successo perché c'è stato un flusso irregolare, gestito dalla malvivenza.
Questa è una cosa che mi spiegava il professor Ulderico Bernardi: i siciliani in Sud America hanno lasciato a casa il ricordo della malavita. Questo dimostra quanto è importante che l'immigrazione sia gestita in modo regolare. L'irregolarità è insostenibile sia in termini numerici, sia in termini di gestione dell'ordine pubblico, perché non sempre migrano brave persone. Vorrei ricordare come l'Argentina fu meta di una emigrazione tedesca alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma non erano virgulti o gente spinta dalla fame, erano nazisti in fuga. Arriva di tutto con l'immigrazione irregolare: persone sprovvedute, persone che hanno bisogno d'aiuto, ma anche persone che è bene, invece, prendere e riportare a casa.
La storia dell'emigrazione va insegnata e questo Piano triennale propone una serie di attività, in collaborazione con le associazioni dei migranti, che meritano attenzione, perché il nostro compito in questo momento – non abbiamo nemmeno le leve legislative per farlo – non è quello di gestire i flussi di ritorno, ma è quello di educare l'opinione pubblica.
Chiudo con una riflessione su un'affermazione che ho sentito prima: esiste una identità veneta, ma non un popolo veneto. È un ossimoro. Se c'è un'identità, c'è un popolo. Del resto, un'identità è formata di storia e di relazioni consapevoli con il proprio passato. L'identità non è una datità, non è un fatto genetico. L'identità è la relazione che un soggetto singolo o collettivo intrattiene con sé stesso per la propria storia, per emendare gli errori compiuti, per progettare un futuro migliore.
Esiste un popolo veneto. Chiunque sia stato nel sud del Brasile non può che prendere atto del fatto che lì abbiamo un'altra parte del nostro popolo veneto che ha creato un modello di sviluppo agro-industriale del tutto simile al nostro – e sottolineo questo aspetto – come si sono portati appresso i valori di quella fede cattolica che li ha sorretti nel periodo dello sforzo e dell'integrazione.
Svilire la storia dei veneti dicendo che non sono un popolo significa ubbidire a quelle logiche neo-nazionalistiche che vorrebbero che l'identità degli italiani fosse univoca e non plurale. Invece, è vero il contrario: l'identità italiana è bella, come diceva il grande filosofo Rosmini, perché è varia. La bellezza è varietà e l'Italia è per la bellezza. Esiste un popolo veneto.
Mi permetto una nota a margine per il mio Capogruppo. Lui ha citato Bolsonaro, permettetemi di citare Lula. Quando sono stato in Brasile nel 2001 sono stato ospite del suo partito e ci tenevano molto a sentire un veneto che parlava di economia. Sapete perché? Perché i modelli socialisti erano falliti e si domandavano: ma come fate voi a non soggiacere al potere e allo strapotere delle multinazionali americane? La risposta era: perché abbiamo dato vita a un sistema di piccole e medie imprese che riesce a essere competitivo nello scenario internazionale. Era un modello di sviluppo che a loro interessava moltissimo. È un modello di sviluppo che stanno perseguendo nel sud del Brasile e che diventa opportunità economica anche per noi, perché gli imprenditori di discendenza veneta, quando devono acquistare dei macchinari tecnologici, prima di guardarsi attorno, guardano al Veneto e alle nostre imprese per capire se riescono a soddisfare le loro esigenze.
Credo che questo Piano triennale possa soddisfare le legittime aspettative che hanno le associazioni dei migranti, possa dare una risposta qualificata al mondo della scuola e al mondo dell'opinione pubblica veneta, conservando quella memoria che sola garantisce l'unità e l'identità di un popolo, come diceva Niccolò Tommaseo.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Mi aggancio a quello che diceva il collega che mi ha preceduto: non bisogna svilire quello che stiamo facendo con questa legge per l'identità veneta infilandoci dentro, sostanzialmente, una serie di considerazioni che lasciano il tempo che trovano. Guardi, collega, io sono pienamente d'accordo con lei: non bisogna svilire quello che stiamo facendo oggi. Condivido il suo invito, perché, con il massimo rispetto, credo non sia rivolto a questa parte dell'Aula. Credo sia abbastanza palese e oggettivo, anche per chi vuole far finta che non sia andata così l'ultima ora di Consiglio, che è proprio da quella parte, dove c'è la proposta di questa legge, che viene messo in atto un dibattito che va a svilire il progetto di legge che noi facciamo, che serve a tante cose belle e importanti, ma che non sono quelle che stiamo dicendo e che sono lontane da quelle che diceva prima qualche altro collega.
Io non mi lascerei andare, su alcuni dibattiti, a chi fa la gara ad aver lavorato di più, ad aver girato di più o al cattivo esempio che qualcuno ha lasciato nel mondo. È vero: i siciliani hanno lasciato un brutto esempio in America, ma non è che, visto che oggi parliamo di MOSE, che l'esempio che abbiamo lasciato noi veneti con il MOSE, in giro per il mondo, sia tanto un esempio bello da poterci paragonare agli altri. I popoli sono fatti di persone, persone perbene e persone meno perbene, in tutte le parti del mondo.
Non è che in una giornata come oggi, in cui tutti stiamo parlando di MOSE... Vedo appena adesso il comunicato del presidente Zaia: "Bene il MOSE". Ha ragione Zaia, sono d'accordo. Io sono uno di quelli che diceva che l'opera andava fatta. Io sono contro il no a priori. È un esempio, però, per dire cosa? Anche noi abbiamo fatto una figura non brutta in Veneto, ma brutta in tutto il mondo. Io non mi avventurerei quindi in viaggi nostalgici di pregiudizialità su chi ha fatto più o meno belle figure in giro per il mondo. Quando si è fortunati e tutti si comportano bene non le fai; quando trovi la mela marcia, le fai, ma non vuol dire che tutti quanti i veneti o gli immigrati che arrivano o che sono andati via dall'Italia erano tutti mafiosi. Perché guardate, noi siamo figli della stessa arretratezza culturale che hanno avuto gli altri un secolo fa, definendo gli italiani tutti i mafiosi, e sbagliando, perché c'erano tante brave persone che andavano in giro per il mondo per lavorare in maniera dura 20 ore al giorno anche nelle miniere: da una parte condanniamo chi ha definito gli italiani così, però siamo pronti a dire, anche in quest'Aula, che tutti quelli che arrivano a priori sono persone che spacciano, delinquono, fanno. Io non condivido questo ragionamento.
Io sono uno di quelli che ha subìto. Anche io, che sono arrivato in Veneto che avevo già diciotto anni, ho subìto il pregiudizio. Guardate, non funziona così. C'è brava e meno brava gente dappertutto. Ci sono i neri che arrivano e che spacciano? Sì. Ci sono quelli che lavorano? Sì. Andiamo a farci un giro nelle zone del Vicentino, andiamo a chiedere a tutti quegli imprenditori del trevigiano se i loro operai sono quelli che fanno grandi le imprese venete nel mondo perché senza di loro si chiuderebbe la fabbrica... Qui c'è un altro problema: dobbiamo parlare del problema della natalità, dobbiamo parlare del perché non abbiamo più giovani che vogliono fare alcuni lavori, dobbiamo parlare del perché le famiglie non fanno...
Presidente, io sono contento che Formaggio, Rizzotto e Valente facciano un summit...

PRESIDENTE

Ha ragione, Consigliere.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

...però siccome starei intervenendo, non mi aspetto che qualcuno impari la politica perché è tardi, ma se magari imparano l'educazione mentre un collega parla, forse fanno ancora in tempo, nonostante la loro non giovanissima età.
Per dire cosa? Per dire che io credo che il dibattito che stiamo facendo oggi, colleghi, sia surreale. Il dibattito che stiamo facendo oggi inquina i buoni propositi che questo progetto di legge dovrebbe avere, perché io credo che questo progetto di legge dovrebbe servire ai veneti che sono in giro per il mondo – almeno da come ho capito io, poi credo di sbagliare, sbaglio sempre, me ne farò una ragione a sbagliare una volta in più – per capire che il Veneto è casa loro, per capire che questa è una Regione che culturalmente ha un filo conduttore con loro, per capire che c'è una Regione che, pur se loro non risiedono qui, c'è.
Il fatto di declinare tutto a slogan elettorale rovina questo. Cari colleghi, l'intervento del capogruppo Pan fa male a voi, non a noi. Se davvero ci fosse un anticorpo ideologico all'interno di quello che professate, voi dovreste arrabbiarvi con quello che ha detto il vostro capogruppo Pan (lo cito, così ha modo di replicare per fatto personale), non noi, perché ha preso una serie di elementi belli che possono esserci in questa legge – perché valorizzare il cordone ombelicale con il posto da cui uno viene è importante – e l'ha buttata in plebiscito, mafia, spaccio, sbarchi.
Forse c'era un dibattito dall'altra parte del Palazzo che qualcuno si è perso; in caso contrario avvisateci, magari andremo dopo a vederlo. Guardate che questa è una cosa grave. Parliamo di identità veneta: l'identità veneta è l'identità di un popolo laborioso, non di un popolo che sfrutta le Istituzioni per farsi manifesti e campagne elettorali, da quanto ho capito io! L'identità veneta è l'identità di un popolo che si rimbocca le maniche, non di un popolo che va a fare l'accusatore in base alle origini di qualcuno. Oggi è stato fatto perché a priori abbiamo definito qualcuno, semplicemente perché nasce da una parta e non dall'altra, buono nel nostro caso, meno buono in un altro caso.
Consigliere Pan, ritrovi sé stesso dal punto di vista politico, perché io capisco che questo fagocitare continuo della Lega da parte di Fratelli d'Italia vi deve dare un modo per continuare ad esistere e dire la vostra, ma non è quella di Salvini, a chi la spara più grossa, la strada, è quella della logica, è quella di dire che certe cose non si annacquano. Oggi abbiamo avuto lezioni di storia, lezioni di moralità, di politica e di legalità, ma non abbiamo capito cosa c'è scritto in questa legge e se c'è un buon motivo per votare sì. è questo che non abbiamo capito.
Regge ancora con questi dati, che io riprendo (li diceva prima la collega Segretaria) non per puntare il dito contro la nostra Regione, che per me è la più bella del mondo, ma per dire che è un termometro che dobbiamo analizzare? È vero o no che siamo la prima Regione che ha uno spopolamento di giovani nei confronti di altre Regioni? Sì. Continua ancora la storia del Veneto, il manifesto bello? Sì. Regge? Secondo me, no, perché i numeri dicono che continuando a dire che il Veneto è bello – ed è bellissimo – ma non dando delle opportunità a qualcuno per vivere in un contesto di tale bellezza, continueremo a ritrovarci qui, come ha fatto due anni fa il collega Possamai nell'intervento sulle linee programmatiche, dicendo che siamo la prima Regione che si spopola al confronto di Lombardia e di Emilia, se non ricordo male, oggi lo ripete la collega Baldin e ci troveremo qua il prossimo anno a dire la stessa cosa. Io dico: siccome il Veneto è bello, costruiamo tutte quelle condizioni affinché con questa legge i veneti all'estero si sentano orgogliosi di appartenere a un Veneto bello e costruiamo le condizioni anche perché i nostri giovani non vadano più via. Costruiamo. Ma dobbiamo costruire perché, se vanno via, vuol dire che qualcosa che non funziona c'è. Questo dovrebbe essere il nostro compito.
Io, quindi, chiedo di ritornare a parlare della legge, pur ringraziando qualche vario ed eventuale fenomeno più o meno da baraccone che si sia esercitato in quest'Aula per una rivendicazione di qualche manifesto elettorale, riportando il dibattito a quello che noi Istituzioni dobbiamo fare. Non ci pagano mica per fare propaganda politica. Vi do una brutta notizia: ci pagano per fare leggi. E ve ne do una ancora più brutta: avete vinto e dovete farle belle nell'interesse dei cittadini, non nell'interesse del vostro partito.
Dico, quindi, con grande fermezza che è un'offesa ciò che abbiamo sentito in quest'Aula oggi, dove mai mi sarei aspettato che da un'Aula legislativa saremmo stati i primi a inneggiare a manifesti razzisti, ideologici e discriminatori di qualcuno solamente perché ci fa comodo per un voto in più. Non lo condivido. E non è neanche il nostro mestiere e neanche il nostro compito, perché qui siamo in Regione Veneto, non in via Bellerio.

PRESIDENTE

Consigliere Montanariello, chiuda, per favore.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Caro Presidente, anche lei lo ricordi durante i nostri interventi...

PRESIDENTE

Non ricordo nulla. Lei chiuda, per cortesia.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

...che la fu via Bellerio è ben lontana da qui, per fortuna nostra e anche loro.

PRESIDENTE

Consigliere, chiuda. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Inizialmente non pensavo di intervenire, però ho sentito alcune cose che mi hanno chiamato in causa e che ritengo di dover richiamare.
Parto da un'affermazione del consigliere Favero, che dice che non si emigra per necessità. Io credo che questa sia un'affermazione non corretta. È vero che i tempi sono cambiati, è vero che per fortuna non c'è più la fame nella nostra Regione, ma per una persona formata, per una persona che abbia delle competenze interessanti per il mondo del lavoro il Veneto non è interessante. E di questo, ci piaccia o no, prendiamone atto.
Vivo il mondo dell'università, vivo le prospettive dei giovani formati e posso dirvi che le opportunità che ci sono fuori dalla nostra Regione, anche in Italia, ma fuori dalla nostra Regione, sono maggiori di quelle che riusciamo a offrire noi, e non perché le università non sono all'altezza. Perché i ragazzi valutano sulla base di una serie di parametri, una serie molto articolata, una serie su cui noi possiamo intervenire in modo interessante.
Riparto da quella narrazione che è stata fatta in quest'Aula, che ha già stigmatizzato il collega Montanariello. La narrazione dei veneti buoni e degli immigrati cattivi è una narrazione che dobbiamo abbandonare. Non possiamo generalizzare. Ci sono veneti buonissimi come ci sono immigrati di valore.
Guardiamo i numeri. Il Veneto ha 479.000 cittadini iscritti all'AIRE su una popolazione di 4,9 milioni. Il 10% della popolazione veneta vive all'estero. E non lo fa perché gli piace. Lo fa per necessità, consigliere Favero. Chi ha il dottorato di ricerca, chi ha i titoli, purtroppo, ha molte più opportunità fuori.
A me veramente viene il magone quando vedo i dati. Nel 2020 il Veneto, con 12.346 partenze, è la seconda Regione dopo la Lombardia, che ne ha avute 19.402, ma con 10 milioni di abitanti. Il saldo negativo peggiore in Italia ce l'ha il Veneto: -2.762 presenze tra i cittadini del Veneto. Il saldo negativo della Lombardia, pur avendo più partenze, è inferiore: -2.534. Questi sono i dati da cui dobbiamo partire.
Veramente, mi chiedo: questo Consiglio regionale è giusto che lavori per guardare al passato? Io con i veneti nel mondo sono amicissimo. Anche a me fa piacere quando sono all'estero poter frequentare queste persone, vedere l'attaccamento alla terra e vedere le cose belle che hanno fatto. Anch'io ho familiari che vivono lontani e che l'hanno fatto per necessità, anche se hanno la mia età. Ma ‒ io dico ‒ il tempo nostro dobbiamo indirizzarlo a creare delle condizioni nel campo della cultura, nel campo del lavoro, nel campo dell'ambiente, che creino questa Regione come un fattore attrattivo. I miei studenti mi dicono: "Vado a Berlino perché c'è la cultura migliore, la musica migliore". Per me la musica è un parametro importante, a parte gli stipendi. È significativo questo. Dobbiamo creare condizioni di attrattività del territorio. Come si diceva bene, viviamo in delle reti. La competitività all'interno delle reti è un fattore interdipendente. Su questo non stiamo lavorando. Non stiamo creando occasioni di competitività rispetto ad altri territori. Dobbiamo distinguerci.
Nel passato, con la Repubblica di Venezia, che tanto piace a questo Consiglio, Venezia era un polo di attrazione incredibile. Perché? Perché c'erano le più alte competenze artigianali, perché c'erano i commercianti migliori. Ma quelle sono cose che sono state costruite nel tempo e noi non stiamo dedicando il nostro tempo a questo. E a me questo dispiace. Stiamo menando la minestra! Benissimo mettere delle risorse, per carità, voglio dire, che i veneti si sentano a casa dovunque, ma cerchiamo di indirizzare l'attività di questo Consiglio a lavorare per un ambiente migliore, a lavorare perché la politica della cultura contraddistingua questo territorio, come l'ha fatto nei secoli. Non lo sta facendo oggi. Ma non ce ne rendiamo conto di questa cosa? Non è ideologia, è pragmatismo, è guardare alle cose.
Riprendo il filo che aveva tracciato la consigliera Ostanel nella sua correlazione. Guardiamo all'altro aspetto dei veneti nel mondo, guardiamo a cosa possiamo fare noi. Abbiamo tante competenze, consigliere Favero. Non è vero che è competenza nazionale. L'attrattività del territorio dipende da delle scelte molto, molto, molto locali, e dobbiamo lavorare su quello. Questo era lo spirito che diceva la consigliera Ostanel.
A me fa piacere che quattro persone abbiano avuto la borsa di studio con questi fondi, ma ne abbiamo 2.400 a Padova che non hanno la borsa di studio pur avendo i titoli e noi stiamo a guardare. Quei 2.400 non studieranno a Padova e non lavoreranno probabilmente a Padova o nel Veneto, andranno altrove. L'attrattività del nostro territorio passa da queste condizioni.
Io veramente sono stupito che non ci rendiamo conto di questo, che non ci rendiamo conto che dobbiamo lavorare perché le nostre imprese siano sostenute e torni l'orgoglio di lavorare nelle nostre imprese. Non c'è, non lo vedo io questo.
Benissimo. Questo progetto di legge, secondo me, è piatto, cioè non vedo degli elementi da dire: che bello, abbiamo fatto una cosa bella oggi. Per carità, facciamolo, ma non cambierà la vita dei nostri ragazzi, non cambierà la vita di nessuno nel Veneto, e di questo dobbiamo essere consapevoli. Se 19 persone riceveranno un contributo, va benissimo, ma guardiamo le 2.400 che perdiamo, perché sennò giriamo la minestra.

PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire l'assessore Corazzari.
Consigliere Favero, non posso farla re intervenire in discussione generale.
Prego, Assessore.

Ass.re Cristiano CORAZZARI

Grazie. Vorrei fare alcune brevi considerazioni per contestualizzare un po' questo dibattito in merito invece alla legge n. 2/2003, con riferimento al tema dei cervelli in fuga, perché mi sembra che si sia un po' ampliato il ragionamento a delle tematiche che non sono tra quelle a cui questa legge, che, come ben vedete, è ormai datata, tendeva nel momento in cui è stata licenziata dal Consiglio regionale.
In particolare, come è già stato sottolineato nella relazione iniziale, questo è un Piano triennale che si pone in sostanziale continuità con quello precedente e inerisce ad un contesto normativo che aveva una sua ragione d'essere nel 2003, che ancora oggi continuiamo a declinare in atti amministrativi con questo Piano triennale, ma che sicuramente non ha quale obiettivo precipuo quello di andare a intervenire in una tematica, seppur importante e di sistema per la nostra Regione e per tutto il Paese Italia, come quella della cosiddetta "fuga di cervelli".
Dal 2003 ad oggi sappiamo bene quanti cambiamenti siano intervenuti, ma, come è stato detto, nel 2003 si era in una fase in cui l'obiettivo era sostenere in particolar modo i corregionali residenti in Argentina (se ricordate, fu il periodo della crisi argentina) e i loro discendenti, che, a causa di questa crisi che si innescò nel 2001, versavano in gravissime situazioni di carattere socio-economico a fronte appunto di questa situazione.
Questa legge, che nel titolo parla di favorire il rientro, prospetta sostanzialmente interventi di carattere socio-assistenziale, che sono elencati e declinati nell'articolo 8. Si prevede infatti che per i cittadini italiani emigrati, che siano nati nel Veneto o che per almeno tre anni prima dell'espatrio abbiano avuto la residenza in uno dei Comuni del Veneto e che abbiano maturato un periodo di permanenza all'estero per almeno cinque anni consecutivi, nonché per il coniuge superstite e i loro discendenti fino a terze generazioni, se provenienti dall'estero e residenti in Veneto da almeno un anno e non più di tre, vi era questa possibilità, in relazione a comprovate situazioni di particolare bisogno, di ottenere il rimborso, anche parziale, delle seguenti spese. Si elencavano quindi le spese di viaggio, comprese quelle del nucleo familiare che viaggia assieme agli aventi diritto, che si riunisca agli stessi per un massimo di tre mesi, le spese di trasporto degli oggetti personali, del vestiario, dell'arredo, del mobilio e delle attrezzature varie, le spese di prima sistemazione.
Capite bene come questa finalità fosse una finalità connessa a quella situazione, con un obiettivo di carattere sostanzialmente sociale, per venire incontro ad una situazione particolare di grave difficoltà di quella popolazione che in gran parte era di origine veneta.
Abbiamo, poi, giustamente ampliato la discussione sul tema della fuga dei cervelli, ma questo è un contesto che esorbita da quella che, invece, era la ratio della legge. Non a caso, possiamo sottolineare come questa legge non sia stata pensata e non preveda interventi costruiti o rivolti ai giovani cervelli in fuga. Questa è una fattispecie che riguarda l'immigrazione verso Paesi stranieri di giovani di talento o di alta specializzazione e professionalità che si sono formati da noi e che vediamo che espatriano, in particolare in Veneto: è un flusso che esiste – è stato sottolineato – così come esiste in tutto il nostro Paese.
Una legge del 2003 non poteva normare una situazione profondamente connessa al cambiamento che ha avuto la società negli ultimi decenni e che è fortemente esistente oggi. Era una situazione, quella che è stata descritta nel dibattito, che probabilmente nel 2003 non esisteva ancora o, perlomeno, non esisteva nelle dimensioni che vediamo oggi. Tant'è vero che è recentemente intervenuto anche il legislatore statale con il DL n. 34/2019, poi convertito nella legge n. 58/2019, che cerca di stabilire alcune norme sul tema della fuga dei cervelli che prevedono agevolazioni fiscali per il rientro di ricercatori e docenti. Un fenomeno che, da un lato, è legato alla globalizzazione e, dall'altro, è legato alle condizioni non favorevoli in Italia del nostro mercato del lavoro per determinate figure professionali.
Questo tema della fuga dei cervelli, quindi, è un tema che non può essere affrontato in sede di discussione di questa legge. Mi spiace veramente molto che sia stato messo in discussione per andare a chiedere il potenziamento di quella parte della legge che prevede il rientro dei veneti nel mondo e che vede una destinazione di soli 50.000 euro. Ma vi dico di più: di questi 50.000 euro abbiamo avuto domande per la metà dell'importo. Quindi, non è attuata perché, di fatto, sono situazioni che oggi sono anche superate, interpretate secondo quella che era la ratio originale della legge.
Se oggi, quindi, il Consiglio vuole porsi dinanzi al tema, che sicuramente è un tema di attualità, come Giunta siamo sicuramente pronti, ogni Assessore per le proprie competenze e nell'ambito della competenza regionale in questa materia, a poter anche dare un contributo a un'iniziativa di legge in questo senso. Ma non è questa la legge che può intervenire su un tema così ampio, così complesso e che connette diversi ambiti dell'azione regionale, primo tra tutti quello legato al lavoro, alla formazione, alla scuola, all'istruzione.
Chiudo dicendo che, nell'ambito del dibattito, però, quello che è emerso è che c'è una parte di questo Consiglio che considera questa legge insufficiente nell'azione di rientro (ripeto, non riusciamo neanche a spendere quei 50.000 euro che abbiamo messo) e la considera spreco, la considera azione legata a un voler seguire una nostalgia vuota e legata al passato, invece di coltivare rapporti di collaborazione culturale con le nostre associazioni dei veneti nel mondo. Questa è la base su cui noi lavoriamo. Abbiamo una Consulta che ha rappresentanti di tutti i continenti, che lavora bene, che propone progetti, che costruisce delle progettualità utili anche per i giovani. Adesso abbiamo costituito la piattaforma "Mi Veneto" che permetterà di mettere in connessione tutto questo grande patrimonio di conoscenze, di esperienze, di valori che abbiamo come veneti nel mondo.
Tagliare quella parte di azione prevista dalla legge significa svuotare completamente questa legge per lasciare un'altra parte che non è nella finalità della legge. è giusto che sappiano anche i rappresentanti dei nostri veneti del mondo, che mi chiedono continuamente di implementare le risorse a disposizione di queste progettualità, cosa ne pensa, invece, una parte di questo Consiglio.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Ha chiesto di intervenire il relatore Giacomin.

Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ho ascoltato con attenzione tutti gli intervenuti. Innanzitutto, mi permetto di sottolineare quanto ha espresso il collega Favero sotto l'aspetto di incidenza culturale della proposta di legge che andiamo a discutere. Ho ascoltato con attenzione in particolare gli interventi della consigliera Camani, di cui devo prendere appunti perché la sua bravura negli esercizi di retorica è fantastica. In un gioco di specchi, mette gli immigrati di mille anni fa, di cento anni fa, di cinquant'anni fa. Di conseguenza, credo che la realtà della quale noi parliamo in moltissimi casi sia relativa a due, tre, massimo quattro generazioni fa.
E infatti mi fermo...

PRESIDENTE

Andiamo avanti.

Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)

Io cercherò di essere sintetico perché capisco che la giornata è anche piovosa, però, insomma, tre cose le volevo dire. Mia nonna è nata a San Paolo del Brasile e, fatta un po' di fortuna, sono tornati qua e hanno comprato il campicello, tanto per dirla tutta. Dopo citerò anche due esperienze personali.
Ho ascoltato anche con molta attenzione le argomentazioni fatte dalla collega Ostanel: credo che alcuni punti e alcuni elementi di criticità siano stati messi anche correttamente in evidenza. Penso per esempio al punto che non credo, usando un termine caro a Di Pietro, ci azzecchi molto col tema in oggetto, ma la residenzialità universitaria a Venezia – io non ho fatto l'università a Venezia, l'ho fatta a Padova – credo che sia un tema importante. Sentivo tempo fa un'intervista di Cipriani che addirittura ipotizzava questo elemento come un modo per combattere lo spopolamento di Venezia stessa. Per cui credo che una riflessione a livello di sistema andrebbe fatta.
E allora su questo io vorrei porre l'attenzione. L'attrattività di una realtà geografica è fatta se tutto il sistema funziona. Di conseguenza non possiamo pensare che con una leggina di 300.000 euro andiamo a colmare una lacuna di un certo tipo. Io credo che la leggina da 300.000 euro abbia una funzione: quella di tenere forte il legame tra una popolazione residente ancora in questo territorio e una serie di altri pezzi di popolazioni sparse per il mondo. Finanziare le associazioni vuol dire creare un legame istituzionale, un rapporto istituzionale con quelle realtà ed è importante.
Ho visto anch'io i numeri dei rientri che sono veramente modesti. Devo però credere, e io lo credo, che in realtà ci siano stati molti più rientri ufficiosi di quelli che le carte dicono. Io ho esperienza e ho lavorato in banca fino all'anno scorso, per cui non è che mi occupavo di statistica e di migrazione. Ho due esempi di due realtà, uno a seguito della crisi argentina e un altro venuto dal Brasile, un tecnico siderurgico, che sono tornati qui. Grazie a dei rapporti culturali che esistevano con la nostra realtà, hanno trovato una corsia preferenziale per trovare un lavoro. Uno di questi è stato un mio affittuario, fintanto che, dopo una manciata d'anni, si è comprato l'appartamento dove adesso abita mia figlia. Queste cose funzionano.
Credo che sia importante, molto importante creare le condizioni perché certe cose avvengano, non in maniera dirigistica faccio uno più uno più uno e mi viene fuori il totale. Creiamo, con i mezzi, con gli strumenti anche poveri che abbiamo, le condizioni per facilitare determinate situazioni.
Sempre tornando a quanto detto dalla collega Ostanel, non credo che passare da 3 euro pro-capite a 6 o a 9 euro pro-capite cambierebbe le condizioni dell'immigrazione. Credo che la capacità attrattiva di un territorio sia principalmente data dalle sue fortune economiche. Se in una realtà le cose funzionano e l'economia tira, c'è un effetto feedback positivo che crea strutture.
Credo che siano importanti, ma non rientrino in questa discussione gli investimenti che, a livello pubblico, vengono fatti: sia le infrastrutture, sia lo sforzo che la Regione Veneto sta facendo sulla Pedemontana, sia lo sforzo per la TAV, al di là di tutte le criticità che ci sono. Io sarei anche per lo sbocco a nord della Valdastico.
Di conseguenza, creiamo le condizioni per lo sviluppo economico del nostro territorio e vedremo che il nostro territorio diventerà sempre più attrattivo, perché da qualche anno – è un'esperienza relativamente recente, perché quando l'ho fatta io non c'era – anche a Vicenza ci sono alcune facoltà universitarie. Il fatto che gli indirizzi che lì si svolgono trovino immediata collocazione da un punto di vista professionale è un biglietto da visita che consente ai ragazzi di andare con voglia lì. Vanno con voglia lì perché sanno che ci sarà uno sbocco professionale. Non è mera illusione.
Margini di miglioramento probabilmente ce ne sono, però ricordo sempre una massima: ricordiamoci che il meglio è nemico del bene. Credo che lo sforzo fatto con questa norma sia quello di tenere vivi i rapporti con le popolazioni, tramite le associazioni che vivono in altre realtà geografiche lontane, godere dello sviluppo che queste relazioni possono dare, creare le condizioni perché se si vuole ci possa essere un flusso di ritorno o comunque ci possano essere anche sbocchi dal punto di vista commerciale. Come è stato detto prima di sfuggita, gli imprenditori che sono in Brasile, eccetera, di origine veneta, probabilmente si rivolgeranno prima al manufatturiero veneto che ad altre realtà.
Credo che questo sia uno sforzo che va fatto e, di conseguenza, credo che questa strada vada percorsa fino in fondo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Dispiace che l'Assessore parli e poi esca, però gli dirò una cosa, anche se non è presente. Di solito esce prima di parlare, oggi ha parlato e poi è uscito. Ogni volta che lo invoco, arriva. Grazie, Assessore.
Assessore, diceva che non è questo il momento di parlare di ritorno dei giovani, rientro dei giovani, perché questa legge, approvata nel 2003, aveva altre finalità. Ma la domanda, allora, come direbbe qualcuno, sorge spontanea: da vent'anni qui dentro avete mai parlato di una legge seria che lavorasse sul tema del rientro eventuale dei giovani, soprattutto negli ultimi dieci anni, e di una politica giovanile sensata? Perché la risposta è no. Se dal 2003 l'unica legge che ancora parla di giovani in questa Regione è quella, mi dispiace, ma la consigliera Ostanel interviene sull'unica legge che questo Consiglio regionale ha sul tema dei giovani, che è quella del 2003. È responsabilità vostra, e non mia, che non ho governato, se non l'avete modificata in maniera adeguata.
Qui non esiste uno strumento, che sia uno, che permetta di lavorare sul tema dei giovani. Quindi, glielo annuncio e spero davvero che questo sia, però, un impegno che lei e la Giunta prendete: in sede di bilancio una proposta la farò, perché credo che invece che stare qui a pensare che si debba fare un progetto di legge organico, si può fare anche un intervento minimo su una legge esistente. Spero di trovare un'apertura su un intervento che finalmente lavori sul tema dei giovani.
Rispondo anche alla collega Scatto e al collega Favero. So che adesso bisogna dare tutte le responsabilità al Governo, perché probabilmente c'è qualcuno che lo guida più di voi. Forse non era quello l'obiettivo, però, scusate, ci sono delle Regioni che politiche sul rientro dei cervelli le fanno, come l'Emilia-Romagna e il Lazio, le fanno bene, le fanno da anni. Ho studenti che hanno preso borse di studio finanziate dalla Regione Lazio sul bando "Torno subito" per poi rientrare dall'estero e portare le loro competenze in Regione Lazio. Invece, nessun veneto riesce ad aderire a una borsa di studio perché qui in Veneto non c'è una politica specifica su questo tema. Da vent'anni non ci avete pensato.
Sinceramente non ritengo che le cose dette qui dentro, da Consiglieri che magari siedono da tanto tempo, siano vere o che ci crediate davvero che bisogna fare un lavoro sulle politiche giovanili, perché da vent'anni non ve ne state occupando. È abbastanza ridicolo vedere che nell'unica legge che abbiamo sul tema dei giovani, ci siano 50.000 euro e che in tre anni siano state fatte rientrare diciannove persone. Io parto da questo dato, che è imbarazzante. È imbarazzante che non si risponda dicendo: "Scusate, non ci abbiamo pensato. I giovani ne hanno bisogno, lo faremo subito". Questa era la risposta che volevo sentire dall'Assessore, non una risposta che dice che la legge non è quella giusta per rispondere ai bisogni dei giovani.
Sono arrivata con un quarto d'ora di ritardo perché delle giovani erano nel mio ufficio a dire che nel lavoro culturale qui in Veneto hanno dei contratti per servizi di pulizie, sono obbligate ad aprire la partita IVA e prendono 500 euro al mese per fare un lavoro come maschera nei teatri o per aprire dei piccoli teatri comunali. Questo è il tema. I ragazzi prendono pochissimi soldi per lavorare in Veneto ed emigrano non perché lo vogliano, ma perché qui non hanno la possibilità di stare a parità di dignità di lavoro, di salario, di servizi e di possibilità.
Questo è il vero tema. Andate a parlare con qualcuno dei giovani che emigra. Non lo fa perché gli piace, lo fa perché qui, soprattutto se è formato, non c'è nulla. Per carità, io sinceramente ho fatto lavori umili come lei, la stagione, la stagione anche in fabbrica a Motta di Livenza, me ne vanto pure, le ho fatte tutte, però i giovani che sono i più formati, come diceva prima il collega Lorenzoni, sono quelli che fanno più fatica qui a trovare un posto di lavoro, perché hanno un comparto produttivo che non riesce a trattenerli.
Purtroppo, però, vanno via anche quelli meno formati, perché a fare la stagione in Canada o fare il pizzaiolo in Canada comunque si prende di più che in Veneto, perché c'è un tema di salario, c'è un tema salariale. Le ho citate prima, l'Emilia-Romagna e la Lombardia hanno dei salari, a parità, che sono più alti. Abbiamo più volte provato con la collega Camani in Commissione Sesta, di fronte all'assessore Donazzan, a portare questo tema. Ci viene risposto che non è un tema che la Regione vuole e può prendere in carico, ma è una cosa sbagliata. Il tema del lavoro, la competenza del lavoro ce l'ha anche la Regione del Veneto.
Davvero chiudo. Per me la discussione di oggi è stata vergognosa. Mi asterrò dal voto su questo Piano perché, per carità, non bisogna mai dire che i veneti nel mondo non vanno sostenuti. Quindi, non voterò contraria, ma voglio un impegno, e lo proporrò in sede di bilancio, che finalmente, dopo vent'anni, si faccia qualcosa sul tema giovanile e sull'emorragia che stiamo avendo, perché i dati ne parlano.
Lo porterò e spero vivamente di avere un'apertura, finalmente, che ci sia una risposta chiara, anche con un bilancio conseguente, su degli interventi che altre Regioni fanno e che noi abbiamo ancora deciso di non fare.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Dichiariamo chiusa la discussione generale.
Sospendiamo dieci minuti per l'analisi degli emendamenti. Anzi, sospendiamo cinque minuti, visto che c'è solo un emendamento. Se riusciamo a essere puntuali, finiamo all'orario concordato. Evitiamo di uscire, quindi.
C'è un emendamento della consigliera Baldin. Quindi, l'Ufficio di Presidenza della Commissione può ritrovarsi in Sala del Leone.
La Seduta è sospesa alle ore 16.04
La Seduta riprende alle ore 16.17

PRESIDENTE

Possiamo iniziare. Ci sono sia il relatore che la correlatrice.
Emendamento n. B0001, presentato dalla consigliera Baldin, sezione 4.4, lettera B, allegato A, che prevede:
All'indirizzo 4.4 'La valorizzazione della cultura e delle tradizioni venete nel mondo' azione prioritaria b 'realizzazione di progetti di turismo sociale' le parole 'agli ultra sessantacinquenni' sono sostituite dalle parole 'a persone'.
Consigliera, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Questo emendamento andava un po' sul solco di quello che dicevamo un po' tutti prima, ovvero di puntare soprattutto su chi ha maggiori prospettive di rientro nelle nostre terre. Quindi, incentivare quel turismo sociale sopra i 65 anni, a mio modo di vedere, non va in questo senso. Sarebbe più utile incentivare i giovani, che hanno lasciato queste terre da poco, per un turismo sociale, come è nelle finalità della legge.
So che c'è un parere negativo. Mi dispiace di questa decisione che viene reputata di carattere tecnico, ma a mio modo di vedere non lo è.
Ritiro l'emendamento e mi riservo ulteriori considerazioni nella fase finale del voto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
L'emendamento è ritirato.
Passiamo agli ordini del giorno.
Vuole intervenire Consigliera? Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

So che c'è anche sugli ordini del giorno, in totale, un parere negativo.
Anche questi intendo ritirarli per favorire iniziative successive, magari nelle prossime sedute, proprio per far sì che si tenga in debita considerazione l'aspetto dei giovani che in questa PDA e nelle intenzioni di questa maggioranza, purtroppo, non sono assolutamente considerati. Si dà più rilevanza a chi è stato migrante nel passato e si tiene in scarsa, scarsissima, considerazione chi deciderà di emigrare da qui ai prossimi anni, cosa che dobbiamo assolutamente cercare di fermare, almeno nelle mie intenzioni. Prendo atto che questo non è nelle intenzioni della maggioranza in Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ritira, quindi, tutti gli ordini del giorno presentati.
ODG n. B0005

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Ostanel, Guarda, Bigon, Zanoni, Lorenzoni e Camani relativo a "LA REGIONE ATTUI POLITICHE E PROMUOVA INIZIATIVE CHE FAVORISCANO CONCRETAMENTE IL RIENTRO DI GIOVANI VENETI EMIGRATI". (Proposta di deliberazione amministrativa n. 51) RITIRATO

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- secondo quanto riportato al capitolo 3 del Piano Triennale degli Interventi a favore dei Veneti nel mondo 2022-2024, nel 2019 i cittadini Veneti iscritti all'AIRE erano circa 457.000, con un peso totale sui residenti in Regione pari al 9,4% e una crescita del dato rispetto all'anno precedente del +5,7%. La Regione con questi dati si colloca al secondo posto per numero di espatri.
- Secondo nota della Fondazione Nord Est 2/2022 il Veneto non riesce ad essere attrattivo nei confronti degli studenti universitari, se si guardano ai dati sui saldi migratori per le immatricolazioni risulta per il Veneto un saldo negativo di 12.000 studenti.
Considerato che:
- la legge regionale 9 gennaio 2003, n. 2 "Nuove norme a favore dei Veneti nel mondo e agevolazioni per il loro rientro" all'art. 1 punto riporta: "1. La Regione del Veneto, nell'ambito delle finalità fissate in particolare dall'articolo 1, comma 5, dello Statuto in ordine al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo economico e sociale:
a) promuove iniziative miranti a favorire e facilitare il rientro e l'inserimento nel territorio regionale:
1) dei cittadini italiani emigrati, nati nel Veneto o che, per almeno tre anni prima dell'espatrio, abbiano avuto residenza in uno dei Comuni del Veneto e che abbiano maturato un periodo di permanenza all'estero per almeno cinque anni consecutivi;
2) del coniuge superstite e dei discendenti fino alla terza generazione dei soggetti di cui al punto 1);
b) interviene nei confronti della collettività veneta all'estero per garantire il mantenimento della identità veneta e migliorare la conoscenza della cultura di origine.";
impegna la Giunta regionale
a garantire maggior impegno nell'applicazione dell'art.1 punto a) della legge 9 gennaio 2022, n. 3, al fine di, come previsto dalla finalità della legge stessa, garantire, attraverso politiche ed iniziative, il sostegno concreto ai giovani Veneti emigrati e che vorrebbero rientrare nella nostra regione.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno, come dicevo in discussione, aveva l'obiettivo di mettere più fondi sulla parte della legge che riguarda davvero il rientro dei giovani emigrati dal Veneto. Durante l'Ufficio di Presidenza abbiamo discusso con l'Assessore, ma anche con la presidente Scatto. L'obiettivo pare che sia quello di iniziare a lavorarci in qualche modo. Quindi, ritiro questo ordine del giorno.
In Commissione Sesta, ma in realtà già in sede di bilancio, come dicevo prima, dei ragionamenti si possono fare. Vedremo se, anche alla luce della discussione accesa che abbiamo avuto oggi, ci sarà davvero una legge che prenda in carico i giovani veneti, che decida di lavorare sul rientro delle loro competenze con diverse modalità.
è una cosa che non può fare solo l'ambito della cultura, ma che deve prevedere anche un coinvolgimento sicuramente del mondo del lavoro e delle imprese.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Passiamo alle dichiarazioni di voto. Chiudiamo la parte degli ordini del giorno e degli emendamenti.
Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, la collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'emigrazione veneta è un fenomeno rilevante, che ha toccato e tocca ancora oggi la nostra storia e oggi ci richiama alla responsabilità di ricordarne le ragioni, di monitorarne gli sviluppi, e ancor più ci richiama alla necessità di sostenere chi oggi (le associazioni, i comitati) e nel tempo hanno lavorato e lavorano per mantenere un legame con la terra d'origine, un legame sentimentale, un legame identitario.
Se fosse solo questo il contenuto di questo Piano triennale, saremmo tutti d'accordo. Tutti apprezziamo il lavoro che la consulta e le associazioni fanno per diffondere la cultura dei veneti. Poteva raccontarcele meglio l'assessore Corazzari. Diremo noi ai veneti nel mondo che pessima pubblicità ha fatto dentro questo Consiglio regionale rispetto a ciò che fanno e continuano a fare.
Ci chiediamo, però, se questo fosse l'unico contenuto, perché e dove invece ci dividiamo. Noi oggi ci dividiamo sull'idea che abbiamo rispetto alla funzione che esercitiamo qui dentro.
Relatore Giacomin, "il meglio è nemico del bene" è una frase, a mio giudizio, inaccettabile da chi fa il legislatore e da chi fa il relatore di un provvedimento di questo genere. Lei avrebbe avuto tutte le condizioni, a partire dalla disponibilità della Presidente di Commissione, che sempre si impegna a mettersi a disposizione dei Consiglieri di maggioranza, ma anche dei Consiglieri di minoranza, per cercare di perseguire quel meglio che dovrebbe essere l'obiettivo della nostra funzione, perché non possiamo accontentarci del bene.
Ci dividiamo sull'idea rispetto alla quale non abbiamo capito se siamo in grado di fare un passo oltre la celebrazione delle consulte e delle associazioni che ricordano la storia e la cultura veneta e invece utilizzare questo o altri strumenti per fare un passo in più e per leggere la contemporaneità.
Ha ragione l'Assessore quando dice che forse questo non era il luogo adatto e il momento adatto per discutere di fuga di cervelli, per discutere di sostegno alle borse di studio degli studenti che ne hanno diritto e che non le ricevono. Allora ci dica lei, Assessore, quando sarà il momento di discutere queste cose. Lo chiedo a lei e approfitto dell'Assessore al bilancio presente in aula, perché anche aver chiesto il ritiro degli ordini del giorno, ad esempio quello presentato dalla consigliera Baldin, è un campanello d'allarme.
Quindi, per noi ogni occasione sarà buona per discutere di temi che riteniamo certamente più importanti di questo Piano triennale. Spiegheremo noi ai giovani qual è l'interesse dell'assessore Corazzari rispetto al tema della fuga dei cervelli o delle borse di studio non erogate agli studenti che ne avevano e ne hanno diritto.
Dunque su questo ci dividiamo e per questo ci asterremo sul tema dell'emigrazione e dei sostegni alla consulta. Ci dividiamo perché dietro questo Piano triennale c'è un impianto ideologico, che noi contrastiamo e che è emerso chiaramente dagli interventi di alcuni Consiglieri, tra cui quello del capogruppo Pan. Non è retorica, relatore Giacomin, è sostanza, è convinzione rispetto a ciò che sta dietro questo Piano triennale, perché l'idea che sta alla base di quel legame tra noi e i veneti che sono emigrati è ciò che ci divide.
Cosa definisce l'identità, consigliere Favero? Cosa definisce la cultura di una tradizione che è emigrata? Io penso che ritenere che l'unica cosa che definisca l'identità e la cultura sia il sangue sia un errore e che popolo, se popolo esiste, non si definisce sulla base di un legame di sangue, ma proprio sul legame culturale che è fatto certamente dalle associazioni, dai comitati dei veneti nel mondo, ma è fatto anche dalla cultura tipica che viene sviluppata sui territori.
Invece, questo è un Piano triennale, dunque una legge nella quale riecheggia l'idea che l'identità e il legame con i territori di origine non si costruisce sulla cultura e sull'identità, ma sull'idea di sangue. Non sto, consigliere Favero, rispondendo a lei, ma ad altri interventi evidentemente, agganciandomi esattamente agli argomenti che lei ha portato nel suo intervento, esattamente su quegli argomenti.
Cosa determina l'appartenere a un popolo, se il Veneto è un popolo? È sicuramente l'identità, è sicuramente la cultura che non si definisce con il sangue, ma si definisce con la capacità che abbiamo di insegnare le ragioni profonde del nostro essere.
Ci asterremo, dunque, su questo provvedimento, sperando però che le riflessioni che oggi l'Aula ha prodotto, con anche un dibattito interessante che, ribadisco, non è retorica, ma un confronto vero su questioni fondamentali, possa essere propedeutico ad una discussione, ad esempio in fase di bilancio, che ci porti a trovare, lì sì, unità di visione rispetto a quali debbano essere le priorità di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto, il relatore Giacomin.

Stefano GIACOMIN (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Sarò brevissimo. Credo che il provvedimento che andremo a votare di qui a poco sia perfettamente coerente con la cornice normativa alla quale fa riferimento e sia un provvedimento in linea con i rapporti. Leggo il titolo: "Piano triennale degli interventi a favore dei veneti nel mondo 2022-2024".
Le associazioni, che sono un elemento centrale di questo Piano, e il rapporto con le associazioni, sono un elemento importantissimo. Rendono, come ho detto prima, istituzionale questo rapporto e non occasionale o personale. Lo rendono istituzionale e questo implica tutta una serie di fattori collaterali. Determina la possibilità di conoscenze anche per il rientro dei giovani. Determina la possibilità di conoscenze per quanto riguarda gli elementi che sono inseriti nel mercato. Credo sia un'occasione da non perdere.
Credo, quindi, che il voto favorevole su questo Piano sia un ulteriore tassello nei rapporti che il Veneto intrattiene con le popolazioni in gran parte d'oltremare, anche se ci sono realtà anche nel nostro continente. È un rapporto fruttuoso, un rapporto propositivo, che lancia un'occhiata al passato, dove ci sono le radici, ma anche al futuro, dove ci saranno nuovi germogli sia per il nostro Paese che per i Paesi che ospitano le popolazioni che hanno avuto origine qui in Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Soranzo.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Noi abbiamo atteso le dichiarazioni di voto per intervenire e non pensavamo neanche di trascorrere un pomeriggio a parlare di questo tema, per quanto importante riteniamo questo Piano triennale, ai sensi della legge regionale sui veneti del mondo, con i temi e gli interventi che abbiamo ascoltato.
Noi annunciamo il voto favorevole a questo progetto di legge, a questo Piano triennale, ricordando che se è vero che negli interventi dei colleghi dell'opposizione... Ricordo le colleghe Camani e Ostanel. Non li elenco tutti, altrimenti sarebbe troppo lungo, perché abbiamo sentito di tutto e di più, abbiamo sentito tutto e il contrario di tutto. C'è stata una miscela di considerazioni su cui concordo e lo faccio ringraziando il relatore, collega Giacomin, e l'Assessore per la proposta del Piano triennale, perché si è voluto mettere insieme la carne con il pesce nell'abilità dell'esercizio di temi che saranno oggetto di legge di bilancio, eventualmente, di obiettivi di legge di bilancio, e non certamente di un progetto di legge che parla di veneti nel mondo.
Si parte dall'assunto che 50.000 euro sono troppo pochi per far rientrare i cervelli che sono già scappati, tra l'altro cervelli che sono anche di quinta generazione, e allo stesso tempo mettere insieme quel tema, che da qualche giorno state portando all'attenzione delle varie Commissioni, delle borse di studio e di quelle conseguenze che sono figlie delle difficoltà a dare una risposta alle borse di studio – e vedremo che cosa accadrà – date, però, da provvedimenti che hanno un fondamento principalmente innescato – l'ha detto, anche in quest'Aula, l'assessore Donazzan – da parte del Governo e dello Stato, perché hanno cambiato il valore, l'ISEE e quanto sta accadendo. Tutto questo ha generato un aumento di richieste di borse di studio. Ma questo tema lo lasceremo ai lavori dell'Aula in occasione dell'esame della legge di bilancio.
Torniamo velocemente, onde evitare che si dica che il Gruppo Fratelli d'Italia non interviene per il rispetto dei lavori e del buon andamento dei lavori del Consiglio regionale, a quello che è il contesto e a quello che è riportato negli atti. Le relazioni ci sono, le leggiamo tutti, poi chi ci ascolta pensa che veniamo dalla Luna.
Innanzitutto si è cominciato a dire che questo Piano triennale è un "copia e incolla" e non ha fatto niente. Intanto bisogna ricordare che non è proprio così, perché il Piano triennale 2021-2023 portato all'attenzione di quest'Aula porta con sé intanto le motivazioni per cui chi oggi e in passato è emigrato lo ha fatto per ricercare opportunità di vita, migliori condizioni di lavoro, e quindi condividiamo che si tratta di un problema strutturale strettamente connesso alla competitività, collega Lorenzoni, dell'Italia, un po' meno del Veneto, visto che un importante contributo al PIL nazionale lo dà proprio il Veneto con il proprio lavoro, per cui probabilmente delle eccellenze ci sono qui in Veneto. Questo assunto lo si deve soprattutto a un problema che qualcuno dice sia sorto negli ultimi dieci anni. E perché negli ultimi dieci anni? Perché voi avete citato correttamente che dagli anni Duemila sono in crescita le iscrizioni all'AIRE e che dal 2011 ad oggi sono più che raddoppiate. Questi sono i vostri interventi di quest'oggi – li ricordiamo – ed è riportato nella relazione. Ma, guarda caso, chi è che ha sviluppato le politiche giovanili e del lavoro negli ultimi dieci anni? Fratelli d'Italia? La Lega? Oppure, ha governato qualcun altro negli ultimi dieci anni? Guardate, qui tutti possiamo essere grandi ascoltatori di tante teorie, ma i dati, la realtà e la verità sono assolutamente documentati. E se pensate che gli italiani, ma i veneti ancor di più, si siano dimenticati vi sbagliate.
Secondo elemento: continuate a ripetere che il Piano triennale 2021-2023 è uguale a quelli degli anni precedenti. Peccato che il Piano 2021-2023 risenta di un piccolo accadimento: la pandemia, che ha influito, come riporta anche la relazione. Continuo a ripetere ciò che tutti noi conosciamo in quest'Aula, ma probabilmente qualcuno vuole far vedere che questo non è documentato, non è all'attenzione del Consiglio regionale. Ebbene, non è così. Del resto, la relazione è in possesso di tutti noi da un bel po' di tempo. La pandemia da Covid-19 ha influito e ha avuto conseguenze sulla mobilità a livello globale.
Se è vero che le iscrizioni all'AIRE sono più che raddoppiate, bisogna anche capire cosa ha fatto questo Piano triennale. È rimasto immobile? Non è vero. Ha attivato dei procedimenti e lo ha fatto nel momento storico di una pandemia, facendo che cosa? Cercando di valorizzare quei rapporti, che hanno un valore, che hanno dei risultati, documentati, in quelle che sono le reti, con i corregionali che vivono all'estero, i quali rappresentano sicuramente un'importante risorsa nell'erogazione di borse di studio. Ma per fare cosa? Guardate caso, per venire qui da noi a studiare. Vengono a studiare nelle nostre università. Che siano di quinta generazione o meno, vengono a studiare qui da noi. Guarda caso, evidentemente qualcosa di attrattivo abbiamo, e si chiama mondo universitario. Tant'è che tutti vogliono venire e le iscrizioni stanno aumentando a dismisura. Quindi, evidentemente qualche competitività ed eccellenza ce l'abbiamo anche noi.
Per carità, ma quest'anno è così. Collega, quest'anno è così! Quindi, evidentemente qualcosa di buono c'è...

PRESIDENTE

Per favore, niente dibattiti. Poi potrete intervenire in dichiarazione di voto.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

... sennò, non saremmo qui a parlare di eccellenza universitaria, come quella a cui lei appartiene, che si chiama Università di Padova, per citarne una, ma ne abbiamo diverse. Se vuole contestare anche questo, magari ne discutiamo.
In conclusione, questo Piano triennale porta con sé la valorizzazione di quello che è un provvedimento di 300.000 euro, ma che non può, non deve e non ha nei propri fini quello di risolvere le politiche giovanili e l'attrattività di un Paese, ancora di più di una Regione come il Veneto, ma non lo può fare al di là delle varie posizioni ideologiche.
Noi annunciamo il voto favorevole con la felicità di licenziare un provvedimento che, di fatto, dà una risposta, per quanto possa essere transitoria, e pone attenzione al futuro e a una nuova programmazione per i veneti che possono tornare in Italia o, comunque, continuare ad avere profondi legami con il proprio territorio, la sua storia, la sua cultura, ma anche i suoi legami affettivi. Ma ancor di più lo licenziamo perché avremmo il bisogno e il piacere di lasciare questo PDL al suo destino, favorevole e sicuramente ottimo, e di cominciare a parlare dei veneti che vivono in Italia, dei veneti che vivono in Veneto, quegli stessi veneti che oggi stanno chiedendo quegli investimenti necessari a creare quelle opportunità e quella competitività che voi citavate prima. È tutto vero quello che voi dite, però alla fine rimane il fatto che in quest'ultimo periodo, se oggi c'è una situazione che va rimessa in sesto, non lo dobbiamo certamente al lavoro di persone non conosciute, ma di persone ben consapevoli e conosciute che hanno governato negli ultimi dieci anni.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, Consigliere.
Metto in votazione la PDA n. 51.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Il provvedimento è approvato con 38 voti favorevoli e 10 astenuti.
PUNTO
10



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 7 NOVEMBRE 2003, n. 27 "DISPOSIZIONI GENERALI IN MATERIA DI LAVORI PUBBLICI DI INTERESSE REGIONALE E PER LE COSTRUZIONI IN ZONE CLASSIFICATE SISMICHE" E RELATIVE DISPOSIZIONI TRANSITORIE". (PROGETTO DI LEGGE N. 150) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 27/2022)

Relazione della SECONDA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Zecchinato
Correlatore: Consigliere Zanoni

PRESIDENTE

Passiamo al provvedimento successivo, progetto di legge n. 150.
La parola al relatore, consigliere Zecchinato. Prego.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente. Buonasera, Consiglieri.
Con questo progetto di legge si propongono modifiche e integrazioni alla legge regionale n. 27 del 2003 "Disposizioni generali in materia di lavori pubblici di interesse regionale e per le costruzioni in zone classificate sismiche".
In particolare, con gli articoli da 2 a 5 della presente legge, secondo il testo che è stato originariamente depositato come DDL della Giunta regionale, s'intende superare le disposizioni organizzative regionali in materia di nomina dei collaudatori di lavori e opere pubbliche di interesse regionale, con l'obiettivo di semplificare e accelerare le procedure di conferimento degli incarichi, in particolare per quanto attiene all'individuazione dell'organo competente al conferimento dell'incarico di collaudo dei lavori pubblici di competenza dell'Amministrazione regionale.
Con questo provvedimento, infatti, anziché prevedere che sia il Presidente della Giunta regionale o l'Assessore delegato a provvedere al conferimento dell'incarico, si prevede che sia effettuato da parte della struttura competente. Questo per aggiornare la legge regionale n. 27/2003 all'evoluzione legislativa nazionale e statale in materia di contratti pubblici, che è caratterizzata anche dalla recente introduzione di misure straordinarie dirette a velocizzare gli investimenti in infrastrutture. Quindi, con questo provvedimento si aggiorna la legge regionale e si superano le disposizioni vigenti. In particolare, si fa riferimento all'aggiornamento al decreto legislativo n. 50 del 2016 (Codice dei contratti pubblici), al decreto-legge n. 32 del 2019 (Sblocca cantieri) e al decreto "Semplificazioni I e II".
In sede di esame in Seconda Commissione consiliare è stato anche introdotto l'articolo 1, su un emendamento che ho potuto proporre, che prevede l'inserimento dell'articolo 24-bis alla legge regionale n. 27/2003 , il quale prevede che, per l'approvazione di progetti e interventi di opere pubbliche che comportino la "variazione dello strumento urbanistico generale", l'Ente locale possa indire una Conferenza di servizi, quale procedura semplificata e più snella che riproduce sostanzialmente quella, ormai consolidata, contenuta nell'articolo 4 della legge regionale n. 55 del 2012 (Sportello unico per le attività produttive), per quanto riguarda sia le tempistiche che le modalità.
Riguardo proprio a questo articolo, il nuovo articolo che viene proposto, appunto l'articolo 24-bis, prevede un riordino della legislazione vigente, secondo le norme inquadrate dal punto di vista normativo nazionale, ma anche regionale. Infatti, si va a toccare la legge n. 241 del 1990 sul procedimento amministrativo, il DPR n. 327 del 2001, che è il Testo unico sugli espropri, e quindi le leggi regionali n. 27 del 2003, quella in discussione oggi, la n. 11 del 2004 e la n. 55 del 2012, perché afferenti alla materia urbanistica. Con questo articolo si propone che, con l'indizione della Conferenza di servizi, che può effettuare l'Ente, si possa portare in detta Conferenza l'approvazione del progetto delle opere ed interventi, che consentono: di acquisire con la Conferenza tutte le autorizzazioni, intese concessioni, licenze, pareri, concerti, nulla osta e assensi comunque denominati necessari per realizzare l'opera; di approvare le localizzazioni delle opere ed interventi non previsti dagli strumenti urbanistici comunali, ovvero in variante, e l'apposizione del vincolo preordinato all'esproprio con la dichiarazione di pubblica utilità. Quindi, sostanzialmente si prevede l'istituzione della Conferenza di servizi, che è già prevista dalla normativa nazionale, ma si sono riordinate le normative, per ottenere tutti questi assensi. Alla Conferenza partecipano tutte le Amministrazioni competenti e la decisione della Conferenza costituisce anche l'adozione della variante, come avviene già per le procedure di Sportello unico. Poi, si prevede una procedura che prevede i dieci giorni di deposito e i venti per effettuare osservazioni. Quindi, il Consiglio comunale può approvare la variante e rimandare al responsabile del procedimento il provvedimento per l'approvazione del progetto finale. Quindi, sostanzialmente si cerca di concentrare la tempistica, con l'obiettivo di ridurre notevolmente i tempi.
Faccio un piccolo inciso. Sono fatti salvi, chiaramente, tutti i provvedimenti, come ho detto prima, autorizzazioni di carattere ambientale, paesaggistico e quant'altro. Quindi, non vengono superati. Però, il procedimento viene semplificato e ridotto nei tempi.
Per continuare, l'articolo 2 di questo progetto di legge prevede l'abrogazione degli articoli 47 e 49 della legge regionale n. 27/2003 ed è diretto in particolare a disporre la soppressione dell'elenco regionale dei collaudatori e la cancellazione delle disposizioni regionali in materia di modalità e termini degli affidamenti di incarichi di collaudo di interesse regionale, superate, come dicevo prima, dalla normativa statale.
L'articolo 3, mediante la modifica dell'articolo 48 della legge regionale n. 27/2003 , interviene sulla disciplina relativa all'attribuzione della funzione relativa al conferimento degli incarichi, con l'effetto di incardinare tale compito direttamente in capo alla struttura competente alla gestione del contratto d'appalto.
L'articolo 4 introduce un regime transitorio, con lo scopo di individuare gli affidamenti di incarichi di collaudo che saranno assoggettati alla nuova disciplina, e individuare un arco temporale nel quale permane la facoltà di utilizzare il vecchio elenco dei collaudatori.
L'articolo 5 introduce una clausola di coordinamento con altre discipline regionali di settore, estendendo l'efficacia della modifica legislativa anche agli ulteriori casi in cui la normativa regionale di settore prevede l'affidamento degli incarichi di collaudo di competenza regionale, secondo la disciplina previgente.
Concludono il testo l'articolo 6, concernente la neutralità finanziaria, e il 7 che ne disciplina l'entrata in vigore.
Questo progetto di legge n. 150 è stato sostanzialmente licenziato dalla Seconda Commissione consiliare con l'espressione del parere di ANCI Veneto ed è stato acquisito il parere anche della Prima Commissione consiliare.
Vorrei ricordare che questo provvedimento, qualora fosse approvato dal Consiglio regionale, comporterà un beneficio stimato per circa 563 Comuni, sei Province, una Città metropolitana, cinque Direzioni regionali e 2.075 collaudatori. La portata del provvedimento, quindi, è veramente importante, sia per agevolare le Amministrazioni regionali e locali, quindi Province e Comuni, in questo momento in cui c'è necessità di progettare, di individuare e di modificare velocemente le opere pubbliche, ma anche di incaricare, appunto, per i collaudi.
Voglio, infine, ringraziare sia le strutture, perché hanno collaborato diverse strutture al provvedimento della Giunta, Lavori Pubblici e Urbanistica, la Seconda Commissione consiliare e anche l'Ufficio legislativo, oltre che il dottor Simionato, che vedo presente, per l'aiuto rispetto all'emendamento presentato.
Io ho chiuso. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il correlatore Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Oggi, come anticipato dal relatore, esaminiamo questo progetto di legge sui lavori pubblici di interesse regionale per le costruzioni in zone classificate sismiche. È un progetto di legge che supera le disposizioni organizzative regionali in materia di nomina di collaudatori di lavori e opere pubbliche di interesse regionale. Segue all'evoluzione della legislazione statale in materia di contratti pubblici, caratterizzata anche di recente dall'introduzione di misure straordinarie dirette a velocizzare gli investimenti delle infrastrutture.
Rispetto al disegno di legge della Giunta regionale ha introdotto un articolo che prevede l'istituzione della Conferenza di servizi nel caso in cui ci sia la variazione dello strumento urbanistico generale. Questo per evitare che ci si trovi nei diversi passaggi autorizzativi con la sorpresa di qualche ente che magari crea problemi. Si mettono, quindi, tutti gli enti assieme per chiarire da subito la problematica degli interventi.
Viene prevista, come ricordato, la soppressione dell'elenco regionale dei collaudatori e la cancellazione delle disposizioni regionali, in materia di modalità e termini degli affidamenti di incarichi di collaudo di interesse regionale; disposizioni che sono state superate anche dalla vigente normativa statale in materia.
Vengono ridistribuite le funzioni all'interno degli uffici della Regione. In merito è stato chiesto dalla Seconda Commissione anche il parere dell'ANCI, che ha dato parere favorevole. Non è stato chiesto il parere del CAL perché in questo caso non era previsto.
Da quanto emerge dalla scheda di inquadramento normativo, la cosiddetta scheda SIN del Legislativo, non emergono particolari problematiche, anche se si ricorda che, purtroppo, a livello statale mancano ancora alcuni regolamenti applicativi delle norme statali di riferimento che dovevano essere stati fatti, ma che non sono stati fatti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo altri interventi.
Chiudiamo la discussione generale e cominciamo con la votazione degli articoli.
Articolo 1.
Mettiamo in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Consigliere Zanoni, se vuole, può dichiarare il voto a microfono. Grazie.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Il relatore di minoranza dichiara a microfono di aver votato a favore.

PRESIDENTE

Grazie.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Mettiamo in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Lascio a verbale il voto favorevole.

PRESIDENTE

Grazie.
Il Consiglio approva.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Non riuscivo a votare poiché non si apre l'iPad. Lascio a verbale il voto favorevole.

PRESIDENTE

Articolo 3.
Mettiamo in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Mettiamo in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 5.
Mettiamo in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 6.
Mettiamo in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 7.
Mettiamo in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione del progetto di legge n. 150 nella sua interezza.
Scusate, l'ordine lo do io. La consigliera Venturini ha chiesto la parola prima della consigliera Guarda.
Grazie.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Come Gruppo di Forza Italia, questo progetto di legge lo sosteniamo molto volentieri, tra l'altro anche come componenti della Seconda Commissione, perché, al di là della parte che va ad allinearsi con l'evoluzione della normativa nazionale, la parte interessante di questo dispositivo è soprattutto quella relativa alla semplificazione delle procedure, andando a chiarire il ruolo della Conferenza di servizi e permettendo così ai Comuni di accelerare i tempi per l'esecuzione delle opere pubbliche. Quindi, è un chiaro segnale, da questo punto di vista, di accelerazione per quanto riguarda le procedure.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Ha chiesto di intervenire la consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Ci tenevo ad intervenire su questo atto perché mi trova in condivisione. Ci tenevo ad apprezzare non soltanto il passaggio a un'eliminazione degli elenchi regionali per i collaudatori, in modo tale da garantire una procedura limpida e trasparente di affidamento dei lavori, che credo sia un passaggio obbligatorio e assolutamente in linea con quanto abbiamo discusso anche negli scorsi anni rispetto ad altri provvedimenti. Al contempo, come ribadiva anche la consigliera Venturini, apprezzo la chiarezza rispetto al ruolo della Conferenza dei servizi nel fare in modo che, fin da subito, i soggetti coinvolti siano chiamati ad esprimersi, senza che gli interventi vengano bloccati da un altro ente, in una fase successiva, dopo l'approvazione da parte del Comune, dopo l'okay da parte del Comune. Tutto questo è importantissimo per evitare che ci sia un sovraccarico da un punto di vista di lavoro e un rallentamento delle operazioni.
Per questo motivo "Europa Verde" voterà a favore e ringraziamo per il lavoro fatto di adeguamento e di miglioramento di un'operazione molto interessante rispetto alla garanzia della sicurezza anche all'interno del nostro territorio.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Per i motivi appena elencati nella relazione di minoranza, considerato che si tratta di alleggerire la procedura per l'approvazione di questi progetti, visto che ci sono stati tutti i pareri favorevoli, mi riferisco ad esempio all'ANCI, dichiariamo il nostro voto a favore di questo progetto di legge.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il capogruppo Soranzo.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie.
Solo per ringraziare il relatore e la Commissione per il lavoro svolto. Lo faccio a nome di tutto il Gruppo di Fratelli d'Italia. Ringrazio anche i colleghi che hanno lavorato in Commissione. Ci uniamo nell'essere felici di licenziare questo progetto di legge. Questo Consiglio regionale nei vari provvedimenti, anche quelli che magari sono stati impugnati in qualche sentenza, continua a lavorare per semplificare il lavoro non solo degli Enti locali, ma anche di un Veneto che vuole tornare a correre e cerca di farlo in tutte le maniere.
Aggiungo che questo provvedimento, collega Zecchinato, non chiarisce solo la procedura, ma anche chi e che cosa deve fare, che non è così semplice. Gli uffici tecnici e i nostri Enti locali molto spesso se lo domandano. Grazie, quindi, per il lavoro svolto.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il relatore Zecchinato.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Innanzitutto volevo ringraziare tutti i Consiglieri che voteranno all'unanimità questo provvedimento. Vorrei ringraziare anche il correlatore e tutti quelli che sono intervenuti anche in dichiarazione di voto.
È un provvedimento semplice, ma importante. Credo che gli Enti locali, i Comuni e le Province in particolare, oltre che le strutture regionali, siano riconoscenti al Consiglio di approvare questo provvedimento.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo nessun altro intervento.
Mettiamo in votazione il progetto di legge n. 150 nella sua interezza.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva all'unanimità.
Buona serata. Verrete convocati a domicilio.
Dichiaro chiuso il Consiglio.
La Seduta termina alle ore 17.00
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Francesca ZOTTIS

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 78 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 78
MARTEDì 22 NOVEMBRE 2022


PRESIDENZA
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 78a seduta pubblica – martedì 22 novembre 2022
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 64 del 25 ottobre 2022.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 17311 del 17 novembre 2022 per la prosecuzione della trattazione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno di cui alla convocazione prot. n. 16903 del 10 novembre 2022.

Il Presidente ZOTTIS, alle ore 10.37, comunica il rinvio dell'inizio dei lavori alle ore 11.00.

La seduta inizia alle ore 11.02.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia e i consiglieri Ciambetti e Finco.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) sul Regolamento.

Punto n. 5) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 298 del 04.10.2022
presentata dal consigliere Zanoni
"Stambecco morto dopo essere stato soccorso e subito liberato. Perché non è stato oggetto di cure riabilitative?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Punto n. 6) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]


n. 237 del 03.08.2022
presentata dal consigliere Possamai Giacomo
"Per quale motivo, a 4 anni dall'approvazione della l.r. 23/2018, l'Ente Parco Regionale del Delta del Po non ha ancora un direttore?"

Interviene il consigliere Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene il consigliere Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 203 del 20.05.2022
presentata dalla consigliera Guarda
"Monitoraggio dei tempi di attesa in Sanità e qualità dei dati: Regione del Veneto ha in animo di migliorare la propria perfomance?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 206 del 24.05.2022
presentata dai consiglieri Guarda, Baldin, Bigon, Lorenzoni, Ostanel, Montanariello e Zottis
"Quali risorse per la realizzazione delle Case di Comunità nell'ambito della Venezia insulare e quale garanzia dei presidi territoriali di cura presso l'Ospedale Giustinian e l'ex Ospedale Al Mare?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 208 del 25.05.2022
presentata dalla consigliera Guarda
"Perché il secco no all'effettuazione dello screening PFAS a favore dei residenti nel Comune di Vicenza?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

n. 222 del 24.06.2022
presentata dalle consigliere Bigon e Zottis
Perché nell'allegato A della DGR n 368/2022 non sono state inserite tutte le 19 Case della Comunità individuate nell'AULSS 9 Scaligera dal piano regionale?"

Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

n. 230 del 07.07.2022
presentata dalla consigliera Guarda
"ULSS 8 e riorganizzazione del servizio di continuità assistenziale: non è forse il caso di ripensarci?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Corazzari che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

Sull'ordine dei lavori interviene il consigliere Villanova (Zaia Presidente), che chiede all'Aula di osservare un minuto di silenzio in onore dell'on. Roberto Maroni e della sua attività politica.

L'Aula osserva un minuto di raccoglimento.

Punto 9) all'ordine del giorno

Piano triennale degli interventi a favore dei veneti nel mondo 2022-2024 e relazione sull'attività svolta nel triennio 2019-2021. Articolo 14, comma 1, legge regionale n. 2/2003 . (Proposta di deliberazione amministrativa n. 51) APPROVATA (Deliberazione n. 158/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri, Giacomin (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Sesta Commissione consiliare, e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che svolge la relazione di minoranza per conto della Sesta Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono le consigliere Scatto (Zaia Presidente) e Camani (Partito Democratico Veneto).

La seduta è sospesa alle ore 12.57.

La seduta riprende alle ore 14.41.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.
In discussione generale intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto), Baldin (Movimento 5 Stelle), Favero (Liga Veneta per Salvini Premier), Montanariello (Partito Democratico Veneto), Lorenzoni (Gruppo Misto), l'assessore Corazzari e in sede di replica i consiglieri Giacomin (Zaia Presidente) e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Il PRESIDENTE, finita la discussione generale, sospende la seduta per permettere all'Ufficio di Presidenza della Sesta Commissione consiliare di esaminare l'emendamento presentato.

La Seduta è sospesa alle ore 16.04.

La seduta riprende alle ore 16.17.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) che illustra e ritira l'emendamento n. B1 e gli ordini del giorno nn. B2, B3 e B4.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra e ritira l'ordine del giorno n. B5.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Giacomin (Zaia Presidente) e Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la proposta di deliberazione amministrativa in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Punto 10) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 7 novembre 2003, n. 27 "Disposizioni generali in materia di lavori pubblici di interesse regionale e per le costruzioni in zone classificate sismiche" e relative disposizioni transitorie". (Progetto di legge n. 150) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 27/2022)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri, Zecchinato (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare, e Zanoni (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

Si passa all'esame dell'articolato.

I sette articoli, che compongono il progetto di legge, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), Guarda (Europa Verde), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e Zecchinato (Zaia Presidente).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica la progetto di legge in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Pavanetto, Polato, Possamai Giacomo, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 17.00.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MICHIELETTO Gabriele
BALDIN Erika
MONTANARIELLO Jonatan
BARBISAN Fabiano
OSTANEL Elena
BET Roberto
PAN Giuseppe
BIGON Anna Maria
PAVANETTO Lucas
BISAGLIA Simona
PICCININI Tomas
BORON Fabrizio
POLATO Daniele
BOZZA Alberto
POSSAMAI Giacomo
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RAZZOLINI Tommaso
CECCHETTO Milena
RIGO Filippo
CENTENARO Giulio
RIZZOTTO Silvia
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CESTARO Silvia
SCATTO Francesca
CORSI Enrico
SORANZO Enoch
DOLFIN Marco
SPONDA Alessandra
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FORMAGGIO Joe
VENTURINI Elisa
GEROLIMETTO Nazzareno
VIANELLO Roberta
GIACOMIN Stefano
VILLANOVA Alberto
GUARDA Cristina
ZANONI Andrea
LORENZONI Arturo
ZECCHINATO Marco
MAINO Silvia
ZOTTIS Francesca






LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
f.to Erika BALDIN








IL PRESIDENTE
f.to Francesca ZOTTIS






N.B. Gli emendamenti e i verbali di votazione, che costituiscono parte integrante del presente processo verbale, sono consultabili presso l'Ufficio Attività Istituzionali.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione a cura di Alessandro Vian e Paola Lombardo