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Seduta del consiglio regionale del 13/12/2022 n. 82

Resoconto n. 82 - 11^ legislatura
Resoconto 82 a Seduta pubblica
Martedì, 13 dicembre 2022
SOMMARIO

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO 2DESIGNAZIONE DA PARTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI UN COMPONENTE AGGIUNTIVO NELLA SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER IL VENETO DELLA CORTE DEI CONTI. APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 171/2022) 3DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A “VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2022-2024 DELLA REGIONE DEL VENETO”. (PROGETTO DI LEGGE N. 170) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 29/2022)) 7DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A “LEGGE DI STABILITÀ REGIONALE 2023”. (PROGETTO DI LEGGE N. 155) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 30/2022) 26

Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.11

PRESIDENTE

Diamo inizio alla 82a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 18375 del 7 dicembre 2022, per la prosecuzione della trattazione degli argomenti iscritti all'ordine del giorno di cui alla convocazione prot. n. 17985 del 1° dicembre 2022.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Ha comunicato congedo
Roberta VIANELLO
Il congedo è concesso.
Due colleghi e un Assessore seguiranno la seduta da casa perché sottoposti a misure di quarantena.
Non sono pervenute risposte ad interrogazioni, quindi possiamo iniziare.
Collega Valdegamberi, vuole venire lei a presiedere? Ne abbiamo parlato prima. Manca l'interrogante, come faccio a trattarla?
PUNTO
8.1



DESIGNAZIONE DA PARTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DI UN COMPONENTE AGGIUNTIVO NELLA SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER IL VENETO DELLA CORTE DEI CONTI. APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 171/2022)

PRESIDENTE

Cominciamo con il punto 8.1.
Ci sono proposte?
Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Indico il dottor Zappalorto.

PRESIDENTE

Distribuiamo le schede per la votazione.
Il Consigliere Segretario può iniziare.

Alessandra SPONDA (Zaia Presidente)

Buongiorno a tutti.
Comincio con la prima chiama.
Prima chiama.
ANDREOLI Marco Ha votato
BALDIN Erika
BARBISAN Fabiano Ha votato
BET Roberto Ha votato
BIGON Anna Maria
BISAGLIA Simona Ha votato
BORON Fabrizio Ha votato
BOZZA Alberto
BRESCACIN Sonia Ha votato
CAMANI Vanessa
CAVINATO Elisa Ha votato
CECCHETTO Milena Ha votato
CENTENARO Giulio Ha votato
CESTARO Silvia Ha votato
CIAMBETTI Roberto Ha votato
CORSI Enrico Ha votato
DOLFIN Marco Ha votato
FAVERO Marzio
FINCO Nicola Ignazio
FORMAGGIO Joe
GEROLIMETTO Nazzareno
GIACOMIN Stefano Ha votato
GUARDA Cristina Ha votato
LORENZONI Arturo
MAINO Silvia Ha votato
MICHELETTO Gabriele Ha votato
MONTANARIELLO Jonatan
OSTANEL Elena Ha votato
PAN Giuseppe Ha votato
PICCININI Tomas Ha votato
POLATO Daniele
POSSAMAI Giacomo Ha votato
POSSAMAI Gianpiero
PUPPATO Giovanni Ha votato
RAZZOLINI Tommaso
RIGO Filippo Ha votato
RIZZOTTO Silvia
SANDONà Luciano Ha votato
SCATTO Francesca Ha votato
SORANZO Enoch
SPONDA Alessandra Ha votato
VALDEGAMBERI Stefano Ha votato
VENTURINI Elisa Ha votato
VILLANOVA Alberto Ha votato
ZAIA Luca
ZANONI Andrea Ha votato
ZECCHINATO Marco Ha votato
ZOTTIS Francesca Ha votato
PAVANETTO Lucas Ha votato
Seconda chiama.
BALDIN Erika Ha votato
BIGON Anna Maria
BOZZA Alberto Ha votato
CAMANI Vanessa
FAVERO Marzio
FINCO Nicola Ignazio Ha votato
FORMAGGIO Joe
GEROLIMETTO Nazzareno
LORENZONI Arturo Ha votato
MONTANARIELLO Jonatan
POLATO Daniele
POSSAMAI Gianpiero Ha votato
RAZZOLINI Tommaso
SORANZO Enoch
ZAIA Luca
Operazioni di voto concluse.
PUNTO
8.2



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A “VARIAZIONE AL BILANCIO DI PREVISIONE 2022-2024 DELLA REGIONE DEL VENETO”. (PROGETTO DI LEGGE N. 170) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 29/2022))

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Cestaro
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

In attesa che si concluda lo spoglio relativo alla votazione precedente, iniziamo il punto 8.2, PDL n. 170.
Relatrice è la collega Cestaro. Prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Buongiorno a tutti i colleghi. Il progetto di legge all'attenzione dell'Assemblea intende apportare al bilancio di previsione 2022-24, legge regionale del 2021 n. 36, una variazione degli stanziamenti di spesa sulla base delle indicazioni pervenute da alcune strutture regionali.
In particolare, si dà corso alle seguenti richieste formalizzate sul finire del mese di novembre:
a) della Direzione Beni Attività Culturali e Sport finalizzata ad implementare con euro 700.000 nel 2022 la disponibilità del Titolo I “Spese correnti” della Missione 5 “Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali” Programma 2 “Attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”, per sostenere le numerose richieste relative alle iniziative di cui alla legge regionale n. 70 del 1975 (contributi e spese per l'organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale);
b) dell'Assessorato all'istruzione, alla formazione, al lavoro e alle pari opportunità, finalizzata a implementare di euro 1.000.000 nel 2022 le disponibilità del Titolo I “Spese correnti” della Missione 4 “Istruzione e diritto allo studio” Programma 4 “Istruzione universitaria”, per fare fronte all'ingente richiesta di borse di studio universitarie di cui alla legge regionale 7 aprile 1998, n. 8 (Norme per l'attuazione del diritto allo studio universitario);
c) della Direzione Infrastrutture e Trasporti finalizzata a rifinanziare la legge regionale 25 ottobre 2001, n. 29 “Costituzione di una società di capitali per la progettazione, esecuzione, manutenzione, gestione e vigilanza delle reti stradali”, implementando di euro 558.000 nel 2022 le disponibilità del Titolo I “Spese correnti” della Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità”, Programma 5 “Viabilità e infrastrutture stradali”; rifinanziare la legge regionale 28 gennaio 1982, n. 8 “Interventi regionali per il potenziamento delle infrastrutture e delle attrezzature nel settore dei trasporti”, implementando di euro 122.000 nel 2022 le disponibilità del Titolo II “Spese in conto capitale” della Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità”, Programma 3 “Trasporto per vie d'acqua”; ridurre contestualmente di euro 2.380.000 nel 2022 le disponibilità del Titolo I “Spese correnti” della Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità”, Programma 5 “Viabilità e infrastrutture stradali” stante la mancata corresponsione di parte del canone al concessionario di Superstrada Pedemontana Veneta in considerazione della non ancora completa entrata in esercizio della stessa.
Comportando tale variazione una modifica nelle spese in conto capitale, si procede ad integrare l'elenco degli “Interventi autonomi programmati per spese di investimento finanziati con saldo di spesa corrente e con variazioni di attività finanziarie”, al fine di consentire le attestazioni di copertura finanziaria dei provvedimenti che comportano impegni per investimenti.
Il provvedimento oggi all'esame dell'Assemblea è stato deliberato dalla Giunta regionale in data 29 novembre 2022 e trasmesso il giorno successivo al Consiglio regionale, assumendo il n. 170 tra i progetti di legge della XI Legislatura. Il 1° dicembre è stato assegnato in sede referente alla Prima Commissione e in sede consultiva alle Seconda e Sesta Commissione, per quanto di rispettiva competenza. Il 6 dicembre è stato illustrato ed esaminato nelle tre suddette Commissioni riunitesi in seduta congiunta ai sensi dell'articolo 51, comma 4 del Regolamento.
Nella medesima seduta le Commissioni Seconda e Sesta hanno espresso i rispettivi pareri sugli aspetti di competenza. La Prima lo ha poi licenziato a maggioranza e trasmesso all'Aula per la definitiva approvazione.
Hanno espresso parere favorevole i rappresentanti dei gruppi consiliari Zaia (Cestaro, Gerolimetto, Sandonà, Villanova), Liga Veneta per Salvini Premier (Cestari, Corsi, Favero), Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni (Polato e Soranzo), Forza Italia - Berlusconi (Bozza). Si sono astenuti i rappresentanti del Gruppo consiliare Partito Democratico (Camani e Possamai).
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. L'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione si è appena riunito e ha cambiato in corsa il correlatore con il collega Giacomo Possamai.
Prego, Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Naturalmente non ripercorro puntualmente i capitoli che vengono finanziati perché l'ha già fatto in relazione la consigliera Cestaro. Mi limito ad alcuni passaggi.
Il primo è che chiaramente cogliamo positivamente il fatto che ci sia 1 milione sulle borse di studio. Sapete – ma ne discuteremo in bilancio nei prossimi giorni – che chiaramente il fabbisogno anche su quest'anno sarebbe stato superiore e quindi l'auspicio e il pensiero è che nel prossimo anno si vada davvero a togliere la vergogna degli idonei non beneficiari, poiché tantissimi studenti stanno abbandonando o rischiano di abbandonare l'università a causa di questa condizione.
L'altro aspetto – ma ne parleremo dopo, quindi sono molto veloce perché c'è un ordine del giorno della consigliera Ostanel su questo punto – è che l'anno scorso abbiamo dato il via operativamente alla legge sulla cultura, legge n. 17, e chiaramente questo porta a un rodaggio e a una revisione delle altre norme in campo culturale. Qui c'è un finanziamento importante alla legge n. 49, che è stato per tantissimi anni lo strumento di finanziamento di tantissime attività.
È utile – non certo su quest'anno, ma sul prossimo – l'idea di organizzare i bandi in maniera tematica e quindi anche di portare una revisione su quel fronte, perché, nel momento in cui c'è la legge n. 17, che è l'asse portante (guardo il già Presidente della Commissione, Villanova) delle attività culturali, di spettacolo dal vivo eccetera, l'idea è che le altre leggi debbano fare cose diverse. Quindi, da questo punto di vista, è bene che ci sia un finanziamento importante anche in direzione della legge n. 17, da un lato, e dall'altro anche rivedere dal punto di vista strutturale questi strumenti, perché è cambiata nel frattempo l'organizzazione dei finanziamenti, grazie alla legge sulla cultura.
Queste erano le considerazioni che volevamo fare. Per il resto, ci sono alcuni emendamenti che illustreremo più tardi e l'ordine del giorno della consigliera Ostanel.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei. Siamo in discussione generale.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Anch'io farò un intervento breve, ma ci tengo a parlare di due temi che, ovviamente, verranno ripresi anche nella discussione di bilancio, ma sono comunque all'interno di questa variazione.
Uno è il tema cultura in senso più generale. Io credo che, anche in virtù dell'osservazione delle liste delle realtà che sono state finanziate anche grazie a questa variazione di bilancio, come abbiamo visto in Commissione, fino a 18 punti, più o meno 18 e mezzo, serva davvero un'intenzione chiara di voler mettersi ad un tavolo per capire come poter rivedere e riformare una legge ormai vecchia, la n. 70 del 1975, che possa permettere davvero di dare gambe alla legge cultura, mettendo lì dentro tutte quelle realtà e anche ovviamente tutta quella dotazione economica e finanziaria che oggi invece vediamo ancora all'interno dell'altra legge.
In questi giorni, mentre guardavo la lista dei soggetti che hanno ricevuto contribuzione, pensavo a questo: se mi metto nei panni di un operatore culturale che è appena nato, forse è vero che, con un bando così strutturato come è nella nuova legge cultura, probabilmente non riuscirei ad avere le gambe per fare un progetto come quei bandi richiedono. Quindi, anche in quella legge, l'idea che ci sia la possibilità di avere uno start up per alcune realtà culturali più piccole, che magari con il supporto dei Comuni possano fare delle cose, potrebbe forse avere un senso. Ma non è possibile che dentro una legge così ampia noi abbiamo dei finanziamenti di attività che hanno sia fruizione culturale sia fruizione sportiva sia manifestazioni enogastronomiche: tutto in un grande calderone dove effettivamente facciamo fatica a comprendere come utilizzare criteri omogenei per realtà così diverse.
Mi metto nei panni di chi valuta, compila quella graduatoria e si chiede come poter usare gli stessi criteri per valutare una gara ciclistica o una sagra o un'attività culturale fatta da un Comune. Allora, io credo, visto che la legge cultura oggi è entrata in vigore e magari fino a un anno, un anno e mezzo fa questo discorso poteva essere non condiviso perché non c'era uno strumento che permetteva davvero di sostenere le iniziative culturali, forse oggi è arrivato il tempo – dico “forse” in maniera un po' provocatoria – di dire che quella vecchia legge del 1975 non permette oggi ancora di capire a una realtà culturale dove deve andare a fare riferimento, perché probabilmente un operatore culturale scarica la lista dei soggetti finanziati nel BUR e si chiede anche giustamente perché dovrebbe partecipare ad un bando se poi vede che contributi anche corposi per determinate realtà culturali vengono dati in una norma che è diversa. Insomma, “cos'è la legge cultura su cui tanto avete lavorato, se io posso entrare da un'altra porta?”.
Questo è un tema, ma in più ovviamente c'è il tema di definire davvero dei criteri che possano essere utili e che non mettano in difficoltà anche chi deve valutare. Ripeto, è difficile valutare una gara ciclistica, una sagra e un operatore culturale che fa una domanda con gli stessi criteri. Io credo che serva davvero un pensiero, un tavolo tecnico, anche con i soggetti che oggi fanno questo tipo di lavoro, che dica che finalmente abbiamo la legge che funziona, quella del 2017, legge cultura, e quindi arriviamo a riformare la legge n. 49 affinché ci siano criteri trasparenti e che permettano davvero anche ai nostri uffici di fare una valutazione utile e, diciamo così, facile, senza avere invece difficoltà nel decidere di premiare un'iniziativa piuttosto che un'altra.
Il secondo punto – e su questo presenterò un ordine del giorno, perché credo sia arrivato il tempo di fare questo passaggio, almeno di prenderci l'impegno di farlo, poi il come lo si deciderà insieme – è quello delle borse di studio. In Commissione, quando abbiamo visto questa variazione di bilancio, abbiamo capito che questi soldi, 550.000 euro, che oggi dedichiamo alla copertura di borse di studio risalgono alla copertura di borse di studio dell'anno accademico precedente.
Poi riprenderò il tema (quindi adesso non brucio il mio discorso) quando, con un tono decisamente più importante, farò un intervento sulle borse di studio di quest'anno. Però vorrei solo riprendere il tema, perché più lo riportiamo qui e più credo che possa essere da tutti compreso che ci troviamo di fronte a un'emergenza. Rendetevi conto del fatto che quei soldi che oggi andiamo a spostare a favore di borse di studio sono dell'anno accademico 2020/2021. Cosa vuol dire? Vuol dire che una famiglia veneta è stata esposta al pagamento dell'affitto, al pagamento delle tasse universitarie, al pagamento della vita per lo studente, probabilmente, per tutti questi mesi perché è stato fuori sede; avrebbe avuto diritto a una tranche della borsa, un anno fa o almeno otto mesi fa, cioè a marzo dell'anno scorso, di circa 7.500 euro. Quindi, mettetevi nei panni di una famiglia che non riesce a sostenere le spese per lo studio dei propri figli, che magari ha tre figli a carico e li vuole mandare all'università. Sono persone e famiglie che per un anno hanno dovuto anticipare soldi, fare sacrifici, quando invece la Regione del Veneto avrebbe dovuto dare loro 7.500 euro, una tranche di borsa di studio, un anno fa o otto mesi fa.
Siccome poi vedremo in discussione di bilancio che questo accadrà per 2.440 persone, solo a Padova, per questo anno accademico, io davvero mi chiedo se siamo disposti a pensare che il diritto allo studio in questa Regione non venga garantito. Non è possibile che nel 2022 ci siano delle famiglie che mandano i figli all'università anche se non possono permetterselo – e in questo Stato c'è ancora la garanzia del diritto allo studio, per fortuna – e poi però questa Regione non fa quello che deve fare per garantire a queste famiglie che la borsa di studio venga pagata.
Allora, bene che ci sia una variazione di bilancio, bene che si spostino i fondi da un'opera che ci sta indebitando per tanto e per tanti anni, verso una cosa che... A livello di immaginario, figuratevi come può essere felice una Consigliera come me che può dire che dalla Pedemontana si spostano i soldi sulle borse di studio. Però, e bisogna essere chiari, questi 550.000 euro non risolvono i problemi degli idonei non beneficiari, che stanno oggi manifestando la loro difficoltà perché il prossimo anno non avranno la borsa di studio. Noi stiamo solo mettendo una pezza ad un ritardo di un anno nel sostegno a borse di studio che dovrebbero essere arrivate ad aventi diritto già un anno fa.
Mi chiedo se questa sia la visione che abbiamo di Regione efficace ed efficiente: abbiamo visto che avanza qualche soldo sulla gestione disastrosa della Pedemontana, lo spostiamo su borse di studio – con un anno di ritardo – per famiglie che si sono già esposte per sostenere il diritto allo studio dei propri figli, nonostante fossero idonei per la borsa di studio. E siccome questo film lo rivedremo l'anno prossimo (e poi ne discuteremo in bilancio), mi chiedo se sia davvero possibile che arriviamo un anno dopo. Dov'è l'efficacia, l'efficienza di una Regione come la nostra, che non garantisce il diritto allo studio se non un anno dopo, mentre gli studenti non sapevano nemmeno se quei soldi sarebbero arrivati? Il tema è avere chiarezza: sono idoneo o no alla borsa di studio? Saperlo per capire e pianificare se c'è la possibilità, per ogni famiglia veneta, di esporsi per questa spesa.
Qui stiamo facendo una variazione di bilancio, che ovviamente ha dentro delle cose su cui non si può non essere d'accordo, su cultura e borse di studio, ma il tema è il “come”. Sul tema cultura, la legge n. 49 io credo vada riformata con urgenza, per garantire davvero criteri trasparenti, e, inoltre, la necessità, per una volta, di ammettere che sul diritto allo studio in questa Regione non si sta facendo quello che si deve fare, perché oggi (e ne abbiamo la testimonianza) arriviamo un anno dopo a coprire idonei non beneficiari dell'anno accademico 2021-2022.
Voglio trovare altre Regioni che sono nella stessa situazione, ma non ce ne sono. Dobbiamo dirci la verità, cioè che il diritto allo studio in questa Regione non è garantito. Quindi, bene che da Pedemontana qualcosina vada a coprire borse di studio di un anno fa, però se guardiamo la macro questione che oggi stiamo affrontando questa Regione non sta garantendo il diritto allo studio ai nostri studenti.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi, dichiaro chiusa la discussione...
Collega Zanoni, è solo lei che ha questo problema, quindi o fa un corso di aggiornamento veloce o non so... È solo lei. Adesso mi risulta, ma – ripeto – è solo lei che ha questo ritardo e fuso orario diverso.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Le assicuro, Presidente, che non sono solo io ad aver avuto problemi di connessione, glielo garantisco.

PRESIDENTE

Sto parlando di problemi per prendere la parola. A parte lei, nessun altro collega mi rappresenta questo problema.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Non ricordo chi fosse il Presidente l'altra volta, perché c'erano dei colleghi che si prenotavano ma non risultavano e dei colleghi che risultavano senza prenotarsi. Ad esempio, la collega Guarda l'ha segnalato moltissime volte. Quindi, non può dirmi che il problema adesso riguarda solo il sottoscritto, Presidente. Se le serve “giusto per”, per carità, ma a me non piace scherzare su cose così serie. Ci mancherebbe altro.
Questo è un provvedimento che arriva sicuramente in ritardo, soprattutto per quanto riguarda, come è stato riferito adesso dalla collega Ostanel, le borse di studio. Borse di studio che arrivano in ritardo di uno o due anni. Ma nel frattempo, questi studenti che avevano bisogno di questi fondi, studenti che magari vivono situazioni familiari non agiate, che cosa hanno fatto? Voi sapete quanto costano gli abbonamenti per il trasporto per andare a scuola, quanto si deve pagare in tasse scolastiche, quanto si deve pagare in affitto, quando magari si tratta di studenti che arrivano da fuori provincia e che quindi non possono permettersi di ritornare ogni giorno a casa?
Come mai non riusciamo a essere puntuali su un tema così delicato, su un investimento per il futuro dei veneti? Qui si tratta del futuro dei veneti: borse di studio relative al futuro dei veneti. Com'è possibile una cosa del genere? E 7.500 euro non sono pochi, quindi è bene che arrivino, ma arrivano in ritardo.
Poi c'è la questione che andiamo a dare questi soldi grazie a un'entrata della Superstrada Pedemontana Veneta. A me vien da ridere perché mi sembra lo specchietto per le allodole, scusatemi. Grazie alla Superstrada Pedemontana Veneta riusciamo a dare dei fondi per le borse di studio! Ma vi rendete conto? Dico “specchietto per le allodole” perché in realtà questa della Pedemontana (ne parleremo dopo, sul bilancio) è veramente una situazione drammatica. Una situazione drammatica che ci vedrà, come contribuenti veneti, a dover sborsare milioni e milioni di euro, anzi, azzardo, probabilmente anche miliardi di euro, facendo i conti fatti bene.
Giusto per dirvi, colleghi, per chi non lo sa, che questa convenzione, che dura 39 anni, prevederà in alcuni anni un esborso da parte della Regione in canone, cioè in quota fissa che noi dobbiamo garantire al privato, anche fino a 400, 450 milioni di euro l'anno, pensate. Quindi, se adesso abbiamo il buco con delle quote fisse di 100, 150 milioni di euro, potete solo immaginare come sarà la situazione, a meno che non prevediamo che in Veneto passiamo da 5 a 10 milioni di abitanti, con una macchina a testa e con bisogno di percorrere quella strada ogni giorno. A meno che non succeda questo, la situazione è veramente drammatica, molto preoccupante.
Tornando a questo provvedimento, è positivo che arrivino questi soldi, ma è sicuramente negativo il ritardo su un tema così importante che riguarda moltissime famiglie venete, che riguarda moltissimi studenti e che, quindi, riguarda il futuro del Veneto.
Qui stiamo parlando e giocando, con questi ritardi, sul futuro dei nostri ragazzi, sul futuro del Veneto.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Con questa manovra scopriamo che cosa potremmo fare se non avessimo delle operazioni di indebitamento causate dalla gestione non corretta di strumenti come per esempio il progetto di finanza, quindi che cosa si potrebbe fare con risorse risparmiate da questo tipo di interventi. Infatti, sono risorse che si riescono a recuperare a causa dei ritardi nella messa in operatività della Pedemontana veneta e, di conseguenza, nella riduzione di quello che è il canone che inizialmente si pensava che già adesso dovessimo andare a pagare al privato che sta costruendo la Superstrada, famosa per i pedaggi a peso d'oro, famosa per non essere assolutamente attrattiva per i pendolari in auto che devono raggiungere il proprio lavoro. Eppure, il raddoppio della Nuova Gasparona doveva essere proprio la soluzione per queste persone. Non soltanto, quindi, per gli utilizzatori sporadici di quell'area di collegamento tra il vicentino e il trevigiano, ma specialmente e soprattutto i cittadini che di giorno in giorno devono andare e tornare dal lavoro.
La quantità di pedaggio che viene richiesta a queste famiglie e a questi lavoratori è nettamente sopra le reali possibilità – specie oggi, con questa inflazione, con queste problematiche – di una famiglia normale.
Questi sono risparmi che capiamo come potremmo utilizzare, cioè andando a recuperare qualcosa in due dei temi principali che stanno maggiormente soffrendo in questi anni in Regione del Veneto. Uno è l'ambito della cultura, l'altro è l'ambito dei giovani e del diritto allo studio. Quindi, è sicuramente interessante vedere che c'è un'attenzione, anche grazie alle battaglie che negli scorsi anni abbiamo fatto per rivendicare la centralità di questi due temi all'interno delle politiche regionali, ed è assolutamente importante, però, vedere come la Giunta regionale decide di andare ad investire questi fondi. Oltre al fatto che, per quanto riguarda il diritto allo studio, si va a coprire gli aventi diritto, che in passato erano mancati di copertura da parte della Regione del Veneto, del 2020-2021, manca però ancora una grandissima fetta di fondi per andare a coprire il fabbisogno dei giovani che sono idonei a ricevere un aiuto per riuscire a continuare il proprio percorso di studi e riuscire ad avere quella logica di ottimismo che molto ritorna nelle politiche, nella comunicazione politica di adesso da parte del Presidente, ma manca di concretezza da un punto di vista pratico, specie nei confronti della categoria di cittadini, i giovani, che sono quelli che più di tutti stanno soffrendo della carenza di speranza nel futuro e nel nostro territorio. Lo dicono i dati di cui nella prossima parte della discussione, quella relativa al bilancio 2023-2025, andrò ad approfondire.
Quindi, non intervenire in maniera importante verso questa categoria è un segnale molto negativo, è un segnale che non aumenta l'ottimismo desiderato attraverso la comunicazione editoriale del Presidente, ma invece allontana ancora di più da questo ottimismo sbilanciato eccessivamente, in un territorio dove esistono delle problematiche oggettive che non possono essere risolte semplicemente con un sorriso e con la volontà di fare un pochino meglio. C'è bisogno di un'iniezione di fiducia. Questo aumento di risorse ha dato una sorta di speranza a noi, ma non ne darà a chi nel 2021-2022 risulterà ancora idoneo ma non beneficiario.
Per quanto riguarda l'ambito della cultura c'è un problema di fondo. È importante inserire fondi per questa destinazione. Capiamo che non sono stati inseriti nella legge sulla cultura perché probabilmente questa non è riuscita a dare risposta a particolari categorie di operatori e di realtà che operano in questo settore in Veneto. Questo significa che c'è bisogno di modificare qualcosa, come veniva riferito prima dalla consigliera Ostanel, che, ribadisco, non può essere veicolato solo attraverso un sistema di destinazione di fondi che è basato non esclusivamente su principi oggettivi, ma su principi di scelta soggettiva.
Questo non significa che i finanziamenti con quella legge non siano stati qualitativi in tanti casi. Ne conosco diversi che, secondo me, sono assolutamente buoni, ma evidentemente il rischio di esclusione per favorire una realtà piuttosto che un'altra, senza la valutazione di quello che quell'investimento può dare e restituire al territorio in termini di opportunità, una mancanza di valutazione di questo tipo di intervento, di questo tipo di effetto all'interno del territorio rischia di farci destinare delle risorse senza assolutamente avere idea di che cosa davvero stiamo facendo crescere da un punto di vista di opportunità professionale, economica, culturale e di empowerment delle consapevolezze all'interno dei nostri territori.
La legge sulla cultura e le tante leggi che sono state aggiunte, di volta in volta, da parte della maggioranza sul tema culturale devono ricondursi a dei princìpi chiari che non possono essere sostituiti da una destinazione soggettiva, valutata esclusivamente da un punto di vista politico e non tecnico, non di impatto all'interno del territorio, per l'utilizzo di risorse così importanti e così considerevoli.
Per questo motivo, il voto non potrà essere positivo per quanto riguarda Europa Verde, proprio per le criticità che prima ho esposto. Sono segnali sicuramente interessanti di una convergenza di obiettivi politici che in passato non avevamo avuto. Ma oggi è necessario fare un passaggio in più, non soltanto la consapevolezza dell'importanza del settore, dell'investimento in cultura e dell'investimento sui giovani e sul loro empowerment, ma soprattutto il passaggio successivo: oltre alle parole abbiamo bisogno di concretezza.
Domenica, all'insediamento del nuovo vescovo di Vicenza, il Cardinale Parolin ha utilizzato delle parole molto belle rivolte a lui: c'è bisogno di un sorriso, di una grande speranza, di positività, c'è bisogno di coraggio e di concretezza. Ecco, io credo che il terzo passaggio della concretezza sia l'aspetto su cui oggi ci troviamo ad interrogarci e ci troviamo a dover condividere un percorso determinato, perché è giusto essere ottimisti, ma occorre anche avere il giusto realismo nel relazionarsi con le problematiche, che non sono soltanto quelle percepite all'interno delle sale e dei palazzi delle Istituzioni, ma sono quelle vissute dalla cittadinanza.
I dati e la relazione umana che noi tutti dobbiamo avere con la popolazione, con i cittadini del Veneto, ci dicono che c'è una perdita di speranza, e questo deve essere compensato da politiche che siano davvero coerenti per risolvere questa carenza, questa riduzione di speranza, e per dare il giusto input. Come lo si dà? Solo con politiche sociali e solidali assolutamente coerenti, senza sconti per chi fino ad oggi si è approfittato delle risorse o ha avuto benefici (e non ne ha soltanto creati) dalle risorse umane e ambientali del nostro territorio.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Solo qualche parola per dire quella che è l'impressione in merito a questa legge, che io chiamo “legge cerotto”. Sì, “cerotto” perché cerca di porre un rimedio alle ferite che si creano al nostro territorio con la politica di questa Amministrazione regionale.
Indubbiamente mettere risorse per le borse di studio – e lo dico perché vedo quotidianamente la difficoltà degli studenti – è una cosa buona, però, come è già stato detto dalle mie colleghe, arriva tardi. Arriva tardi perché molti studenti hanno deciso di non studiare in Veneto, di andare dove le borse di studio le hanno. Lo dico proprio per l'esperienza in classe di alcuni che, purtroppo, hanno lasciato i nostri corsi di studio a favore di altre zone.
È curioso, perché uno degli slogan che il Presidente Zaia ha promosso presentando il suo programma di questo quinquennio parla di “Veneto attrattivo”. Ma che significa “attrattivo”, se i ragazzi vanno via? Allora, vanno benissimo questi cerotti che si propongono con la legge, però non sono sufficienti a curare la ferita.
Per non parlare della Pedemontana: 2.380.000 euro alla concessionaria sono solo l'assaggio di quello che dovremo dare come Amministrazione regionale negli anni a venire. Io ricordo che il contratto, che è stato aggiustato nel 2017 per riuscire a completare i lavori, prevede 158 milioni l'anno indicizzati. Con l'inflazione al 10% che stiamo vivendo, sapete cosa vuol dire 158 milioni? Il canone è indicizzato ai prezzi di mercato, vuol dire che sono 15 milioni in più, almeno, solo nel 2022. Avete idea di cosa significhi, in termini di volumi di flusso? O aumenteranno le tariffe dei transiti, ma credo che questo sia improponibile, oppure l'Amministrazione regionale si deve fare carico di questo.
Ci siamo resi conto che stiamo vivendo un periodo tremendo dal punto di vista della ridistribuzione della spesa? Allora, questi 2.380.000 euro, in questo momento in cui non è ancora completata l'opera, per cui si è concordato che le tariffe restano... (ma c'è già un'integrazione da fare), secondo me rendono l'idea della situazione estremamente emergenziale che stiamo vivendo. Per cui ben vengano i cerotti, ma io credo che dobbiamo iniziare a curare le ferite, perché altrimenti questa nostra Regione – altro che attrattiva! – diventa quello che è stata all'inizio del '900, cioè area di partenza per una intera generazione. E io non credo che lasciare questo alla storia della nostra Regione sia un bel segnale per questa Amministrazione.

PRESIDENTE

Dichiaro chiusa la discussione generale.
L'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione deve dare il parere sui quattro emendamenti che sono in essere. Chiedo ai relatori, ai correlatori e a chi è interessato di avvicinarsi al presidente Sandonà, che è qui alla mia destra.
Non do sospensioni particolari, ma quando finite riprendiamo subito, tanto penso che impiegheremo poco tempo.
Do l'esito della votazione precedente per la designazione di un componente aggiuntivo della Sezione di controllo per il Veneto della Corte dei conti:
40 presenti, 38 votanti, 8 schede bianche.
Con 30 voti, viene eletto il prefetto Zappalorto come componente aggiuntivo della Sezione di controllo della Corte dei Conti del Veneto.
Riprendiamo alle ore 11.05.
La Seduta è sospesa alle ore 11.02
La Seduta riprende alle ore 11.21

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Colleghi, chi non lo ha fatto si registri su Concilium.
Siamo sull'articolato.
Articolo 1.
Non ci sono emendamenti sull'articolo 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 2.
Ci sono degli emendamenti.
Emendamento n. D0002, di pagina 1, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 2, allegato 4, modificativo, che prevede:
All'allegato 4 del PDLR170 sono apportate le variazioni di cui alla tabella che segue

VARIAZIONE 2022
VARIAZIONE 2023
VARIAZIONE 2024
MISSIONE 05 tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali
Programma 0502 attività culturali e interventi diversi nel settore culturale
Titolo 1 “Spese correnti”
LR 70-1975 contributi e spese per l'organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale
+25.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 08 Assetto del territorio ed edilizia abitativa
Programma 0801 Urbanistica e assetto del territorio
L.R. 11-2004 Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio
-25.000,00
0,00
0,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. D0002. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. D0001, di pagina 2, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 2, allegato 4, modificativo, che prevede:
All'allegato 4 del PDLR170 sono apportate le variazioni di cui alla tabella che segue

VARIAZIONE 2022
VARIAZIONE 2023
VARIAZIONE 2024
MISSIONE 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”
Programma 04 “Interventi per soggetti a rischio esclusione sociale”
Titolo 1 “Spese correnti”
LR 41-1997 Abuso e sfruttamento sessuale: interventi a tutela e promozione della persona
+25.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 08 Assetto del territorio ed edilizia abitativa
Programma 0801 Urbanistica e assetto del territorio
L.R. 11-2004 Norme per il governo del territorio e in materia di paesaggio
-25.000,00
0,00
0,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. D0001. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. D0004, di pagina 5, presentato dal consigliere Possamai Giacomo, articolo 2, comma 1, allegato 4, modificativo, che prevede:
Scheda finanziaria relativa alla proposta di variazione
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2022
Variazione
proposta
M01 SERVIZI ISTITUZIONALI, GENERALI E DI GESTIONE
P0111 ALTRI SERVIZI GENERALI

Titolo I Spese correnti

Spese per adesioni ad associazioni


+50.000,00


+50.000,00
M18 RELAZIONI CON LE ALTRE AUTONOMIE TERRITORIALI LOCALI
P1801 RELAZIONI FINANZIARIE CON LE ALTRE AUTONOMIE TERRITORIALI

Titolo I Spese correnti

l.r. n. 34/2021 – art. 10 “Contributo straordinario per le fusioni di comuni”


-50.000,00



-50.000,00
Saldo
0,00
L'incremento è finalizzato ad aumentare in via straordinaria per il 2022 la quota regionale di adesione al Centro di Cultura e Civiltà Contadina – Biblioteca Internazionale “La Vigna” al fine di consentire di far fronte all'eccezionale aumento delle spese di gestione che rendono di ardua attuazione la realizzazione del progetto “Giardino terapeutico per malati di Alzheimer”.
Collega Zecchinato, prego.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo a nome anche degli altri Consiglieri vicentini, vedendo con favore questo emendamento che riguarda l'istituto culturale e di conservazione del patrimonio librario, ma anche un istituto che si occupa, oltre che della conservazione di questo patrimonio, anche della valorizzazione di conoscenze tecniche, scientifiche, culturali, che in questi anni ha stretto molti rapporti con altre realtà. Penso ad associazioni piuttosto che Università, Slow Food, Consorzi di tutela dei beni.
Sì cultura, sì patrimonio librario, quindi, ma anche cultura riguardante il territorio, valorizzazione del territorio e dei prodotti. Per cui, lo vediamo veramente con favore, anche con l'impegno che più di me altri Consiglieri di Vicenza, in particolare, hanno portato avanti nei confronti dell'Assessore o, comunque, degli altri colleghi.
Volevo esprimere soddisfazione per questo emendamento. Mi affianco alla richiesta di un voto positivo. Grazie.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Condivido le felicitazioni anche dei colleghi di maggioranza del territorio, questo perché evidentemente la biblioteca “La Vigna” ha svolto nell'arco di tutti questi decenni un grande lavoro di diffusione dal punto di vista culturale. È una buona cosa, quindi, che sia approvato questo intervento.
Ricordo anche che, aiutando noi leoniceni appassionati e dediti all'agricoltura, in particolar modo quella storica cerealicola, senza influenze del controllo da parte delle grandi multinazionali o di Stati esteri sui nostri semi, la biblioteca sta facendo un lavoro di conservazione della cultura raccolta all'interno dell'istituto genetico “Strampelli” di Lonigo.
Ciò che, secondo me, è molto importante è leggere la relazione a questo emendamento, perché si rivolge a un progetto specifico che impreziosisce il senso dell'intervento regionale nel sostegno alla biblioteca, in particolar modo per quanto riguarda il progetto relativo al “Giardino terapeutico per malati di Alzheimer”. Questo è un progetto di rilevante operatività e di risposta a un'iniziativa importantissima di inclusione e di sostegno alla vivacità e alla reazione alla malattia per le persone affette da questa patologia, che è sempre più diffusa.
Alla luce del fatto che anche lo scorso anno abbiamo approvato un incremento di risorse proprio per progetti legati e stimolati dal mondo associazionistico che si occupa dei familiari e dei malati, questo tipo di intervento va nella logica di questa condivisione che in questi anni c'è stata tra minoranza e maggioranza rispetto al tema.
Quindi, un plauso per questa condivisione collettiva, non soltanto per il sostegno alla biblioteca, ma per un progetto che ha un effetto pratico considerevole e, magari, dona una speranza in più a familiari che sono sottoposti a un carico di lavoro, di gestione psicologica, umana, sociale molto elevato, come coloro che si trovano ad affrontare la malattia dell'Alzheimer nel proprio contesto familiare.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. D0004. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. D0003, di pagina 6, presentato dal consigliere Possamai Giacomo, articolo 2, comma 1, allegato 4, modificativo, che prevede:
Scheda finanziaria relativa alla proposta di variazione
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2022
Variazione
proposta
M05 TUTELA E VALORIZZAZIONE DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI
P0502 ATTIVITÀ CULTURALI E INTERVENTI DIVERSI NEL SETTORE CULTURALE

Titolo I Spese correnti

L.R. n. 2/2007 art 19 “Partecipazione della Regione alla Fondazione per il Nuovo Teatro Comunale di Vicenza.”


+50.000,00



+50.000,00
M18 RELAZIONI CON LE ALTRE AUTONOMIE TERRITORIALI LOCALI
P1801 RELAZIONI FINANZIARIE CON LE ALTRE AUTONOMIE TERRITORIALI

Titolo I Spese correnti

l.r. n. 34/2021 – art. 10 “Contributo straordinario per le fusioni di comuni”


-50.000,00




-50.000,00
Saldo
0,00
Collega Zecchinato, prego.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Anche su questo emendamento, sempre a nome dei Consiglieri vicentini, volevo esprimere soddisfazione. La Fondazione Teatro la conosciamo. Da tempo lavora su Vicenza, in particolare con attività che riguardano la cultura, ma anche attività, in questo caso, riprendendo quanto ha detto la collega Guarda nell'intervento precedente, legate al volontariato e ad altre iniziative.
Per cui, vediamo con favore l'assegnazione di questi fondi. A nome dei Consiglieri vicentini, ringrazio il Consigliere per aver presentato questo emendamento, che sosteniamo con favore.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Possamai, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Volevo replicare al consigliere Zecchinato. Apprezzo e ringrazio per le parole e la disponibilità. Si tratta di due realtà, in particolare nel caso del Teatro, che avevamo audito in Commissione e che, come tante altre realtà, avevano segnalato la difficoltà sul fronte bollette e gestione. Quindi, avevamo anche avuto occasione di parlarne. Sul fronte della Vigna, chiaramente, è un progetto specifico che quest'anno rischiava di saltare a causa, anche qui, dell'aumento dei costi.
È molto chiaro che un emendamento di questo tipo passa solo con la condivisione della maggioranza. Per cui, apprezzo e ringrazio per le parole.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. D0003. Parere favorevole del relatore.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 2, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 3.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
ODG n. D0005

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a “AVVIARE UN PERCORSO DI REVISIONE DELLA LEGGE REGIONALE 70/1975” in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a “Variazione al bilancio di previsione 2022-2024 della Regione del Veneto”. (Progetto di legge n. 170) APPROVATO (Deliberazione n. 172/2022)

(N.d.r. ‒ Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- all'interno della variazione di bilancio di cui al PDL 170 è previsto un incremento degli stanziamenti di spesa a favore della Legge regionale 70/1975 “Contributi e spese per l'organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni di interesse regionale” per sostenere le numerose richieste relative alle iniziative di cui alla legge stessa;
- tale Legge regionale assegna un ampio margine di discrezionalità alla Giunta regionale nel decidere quali iniziative ed interventi, che rientrano nell'ambito di applicazione della norma, finanziare.
CONSIDERATO CHE:
- tale discrezionalità è relativa “all'organizzazione di mostre, manifestazioni e convegni, purché attinenti alle materie di competenza regionale propria o delegata o comunque concernente gli aspetti istituzionali, organizzativi e rappresentativi dell'Ente Regione”, finanziando anche allestimenti, impianti, arredi e attrezzature varie, quindi intervenendo su un ampio spettro di possibili eventi che sarebbe bene invece fossero per lo più frutto di processi di scelta degli interventi e selezione dei soggetti beneficiari improntati a procedure aperte e trasparenti.
impegna la Giunta regionale
ad avviare un percorso di revisione della Legge regionale 70/1975, con l'obiettivo di definire criteri di garanzia e trasparenza, anche alla luce dei risultati derivanti dall'applicazione della recente legge regionale 17/2019 sulla cultura, ora pienamente attiva.
Si tratta di un ordine del giorno depositato dopo l'inizio della discussione generale.
Collega Cestaro, non c'è discussione.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Si chiede una riformulazione, senza discussione.

PRESIDENTE

Va bene.
Relatrice, prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie.
Il parere è favorevole con la seguente modifica: sul secondo paragrafo “tale Legge regionale assegna un certo margine di discrezionalità” al posto di “un ampio margine”.
Sulla nota “impegna la Giunta”, dopo le parole “con l'obiettivo”, si cambia, modificando, con “di ridefinire e individuare i criteri di assegnazione”.

PRESIDENTE

La proponente è d'accordo con la riformulazione.
Metto in votazione l' ODG n. D0005, come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, metto in votazione il PDL n. 170 nel suo complesso, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
8.3



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A “LEGGE DI STABILITÀ REGIONALE 2023”. (PROGETTO DI LEGGE N. 155) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 30/2022)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Sandonà
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

Colleghi, passiamo al punto n. 8.3.
La parola al relatore, collega Sandonà. Prego.

Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)

Buongiorno.
Signor Presidente, signori Consiglieri, leggerò una relazione unificata sul progetto di legge n. 155 “Legge di stabilità regionale 2023”, sul progetto di legge n. 154 “Collegato alla legge di stabilità regionale 2023” e sul progetto di legge n. 156 “Bilancio di previsione 2023-2025”.
Il principio contabile applicato concernente la programmazione di bilancio, di cui all'allegato 4/1 del decreto legislativo n. 118/2011 in materia di armonizzazione contabile, prevede che tra gli strumenti di programmazione delle Regioni rientrino il disegno di legge di stabilità regionale, il disegno di legge di bilancio, gli eventuali disegni di legge collegati alla manovra di bilancio.
Il progetto di legge n. 155, la legge di stabilità regionale 2023, è adottato ai sensi del punto n. 7 del richiamato allegato 4/1, correlatamente alle esigenze derivanti dallo sviluppo della fiscalità regionale in corrispondenza dell'annuale approvazione della legge di bilancio. Tale riferimento è necessario per la dimostrazione della copertura finanziaria, delle autorizzazioni annuali e pluriennali di spesa da essa disposte e delle previsioni di bilancio a legislazione vigente.
Per l'esercizio 2023 il PDL contempla otto articoli, oltre a quello sull'entrata in vigore.
L'articolo 1, come di consueto, autorizza il rifinanziamento nel triennio delle spese relative ad interventi previsti da specifiche leggi regionali.
L'articolo 2 ridetermina l'aliquota dell'Imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per determinate categorie di soggetti passivi e settori di attività economica. A decorrere dall'anno d'imposta 2023, viene ridotta al 3,90% l'aliquota applicata nei confronti dell'Istituzione pubblica assistenza e beneficenza (IPAB), attualmente fissata all'8,50%. Viene, inoltre, stabilito un aumento dello 0,92% dell'aliquota IRPEF per i soggetti esercenti attività in alcuni settori ricadenti in sette codici ATECO: fabbricazione di coke, fornitura energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, servizi postali e attività di corriere, telecomunicazioni, attività di servizi finanziari, di assicurazioni e fondi pensioni, attività ausiliarie di servizi finanziari e attività assicurative. L'applicazione di tale aumento di aliquota della base imponibile dei soggetti che operano nei citati settori di attività comporta un maggior gettito, quantificato in 19,6 milioni di euro annui a decorrere dal 2023.
L'articolo 3 prevede che dal 1° gennaio 2023 la tassa automobilistica regionale per autoveicoli e motoveicoli di particolare interesse storico e collezionistico ultraventennale sia ridotta di un ulteriore 25%, rispetto al 50 già previsto dal comma 1-bis dell'articolo 63 della legge n. 342/2000.
L'articolo 4 stabilisce l'esenzione della tassa automobilistica regionale a carico di minori portatori di handicap, con ridotte o impedite capacità motorie permanenti, individuati quali disabili gravi.
L'articolo 5 parla di documentazione per i soggetti esonerati dal pagamento della tassa automobilistica.
L'articolo 6 modifica in vari punti l'articolo 2 della legge regionale n. 35/2021 , che dal 2022 esentava dal pagamento della stessa tassa automobilistica gli autoveicoli adibiti al trasporto dei minori trapiantati, che nel Veneto sono complessivamente 22.
L'articolo 7 prevede che dal 1° gennaio 2023 i veicoli intestati alla Giunta regionale siano esentati dal pagamento della tassa automobilistica e della tassa di circolazione.
Articolo 9, modifiche alla legge regionale in materia di tributi, per adeguarli ai nuovi scaglioni IRPEF previsti dalla legge di bilancio dello Stato per l'anno 2022. In particolare, viene alzato da 45.000 a 50.000 euro il limite di reddito previsto per la fruizione da parte di soggetti disabili della riduzione dell'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF prevista dalla norma (0.90 rispetto all'1.23 di base). Le modifiche previste si applicano a decorrere dal periodo di imposta successivo al 31 dicembre 2022. Considerando che i cittadini della regione Veneto disabili o con a carico un disabile sono 673, si stima che il minor gettito di entrata conseguente all'innalzamento della soglia di reddito per ottenere la riduzione di aliquota ammonti a circa 100.000 euro.
Passiamo, quindi, al progetto di legge n. 154, il Collegato alla legge di stabilità regionale 2023.
Il testo contiene tre articoli.
Con l'articolo 1 si intende promuovere l'attrattività territoriale degli investimenti e favorire l'operatività della istituenda Zona Logistica Semplificata (ZLS) Porto di Venezia-Rodigino, favorendo sia il rientro di investimenti da parte di imprese che in precedenza hanno delocalizzato le produzioni, sia l'arrivo sul territorio di nuovi investimenti di imprese attualmente non presenti. Gli oneri derivanti dall'applicazione dell'articolo sono quantificati in complessivi euro 140.000 nell'esercizio 2023, di cui 120.000 in conto capitale e 20.000 in spese correnti.
L'articolo 2 intende inserire nella legge regionale n. 12/2009 nuove norme per la bonifica e la tutela del territorio e una norma finalizzata a studi e ricerche in materia di bonifica e irrigazione che analizzino specifiche problematiche idrauliche del territorio classificato di bonifica, individuandone le relative soluzioni. Gli oneri conseguenti all'applicazione dell'articolo sono quantificati in euro 50.000 nell'esercizio 2023.
Passo al progetto di legge n. 156 “Bilancio di previsione 2023-2025”.
Tale provvedimento di previsione e programmazione finanziaria a breve e medio termine si sostanzia negli stati di previsione dell'entrata e della spesa per il triennio e nei numerosi allegati.
Per quanto concerne l'allegato 13 del PDL, si riportano tutti i capitoli di spesa con l'indicazione di missioni e programmi a cui afferiscono relativi alle medesime.
Circa gli stanziamenti relativi ai principali accantonamenti per le spese potenziali si citano: Fondo crediti di dubbia esigibilità, in fase di previsione; per i crediti di dubbia e difficile esazione dovrà essere effettuato un apposito accantonamento a tale fondo, suddiviso in parte corrente e in parte capitale. L'accantonamento nel suddetto fondo nel triennio ammonta a 274 milioni nell'anno 2023. Successivamente, va progressivamente a diminuire.
Fondo rischi spese legali in relazione ai contenziosi in corso, dai quali possono scaturire obbligazioni passive condizionate all'esito del giudizio. Gli stanziamenti previsti nel bilancio ammontano a euro 500.000 per la parte corrente e 800.000 per la parte capitale in ciascun esercizio del triennio 2023-2025.
Fondo rischi per l'escussione di garanzie, a garanzia del debito contratto da Veneto Acque Spa nei confronti della Banca Europea degli Investimenti (BEI).
Fondo per il concorso regionale alla copertura dell'eventuale deficit del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026, che ammonta a 19,7 milioni di euro in ogni esercizio del triennio considerato.
Con il bilancio di previsione 2023-2025 viene, inoltre, autorizzata la contrazione di mutui o prestiti a copertura del disavanzo di amministrazione presunto derivante da Debito autorizzato e non contratto (il cosiddetto “DANC”), per finanziare spese di investimento, per un importo pari a 185,2 milioni di euro.
A seguito delle risultanze del rendiconto generale del 2021, lo stock al 31.12.2015 viene dunque ridotto di 121 milioni rispetto a quanto previsto nel bilancio di previsione 2022-2024.
Sottraendo quindi tutte queste partite al totale delle spese, che ammonta a 17.306,5 milioni, gli aggregati più significativi del progetto di bilancio 2023 sono i seguenti: risorse per la politica regionale, 1.492,4 milioni; risorse per il Fondo sanitario regionale, 9.754,9 milioni; assegnazioni statali e comunitarie, 1.466,9 milioni; restituzione anticipi, decreto-legge n. 35/2013, 1.284,1 milioni.
Il primo aggregato, quindi quello pari a 1.492,4 milioni, consiste nelle risorse effettivamente disponibili per la manovra di bilancio. Queste sono composte prevalentemente da entrate di natura tributaria, pari a 1.144,8 milioni, tra le principali delle quali si citano: tassa automobilistica regionale, attività ordinaria 597 milioni; tassa automobilistica regionale da attività di controllo 360 milioni; addizionale regionale sull'accisa del gas naturale attività ordinaria 55 milioni; IRAP derivante da manovra regionale non destinata alla sanità 11 milioni; IRAP a titolo di ex fondo perequativo, di cui alla legge n. 549/1995 22,2 milioni; IRAP da attività di controllo 45 milioni; addizionale IRPEF da attività di controllo 15 milioni; quota di compartecipazione IVA non destinata alla sanità 37,6 milioni.
L'articolo 4 del PDL autorizza il ricorso all'indebitamento per un investimento di complessivi 85 milioni di euro da destinare all'impiantistica sportiva per i Giochi Olimpici e Paralimpici invernali di Milano-Cortina 2026, suddivisi in 40 milioni nel corso del 2024 e ulteriori 45 milioni nel corso del 2025.
Nel corso del 2024 è previsto inoltre un investimento da 300 milioni di euro per la realizzazione del nuovo Polo della Salute di Padova, già autorizzato con legge regionale n. 34/2021 .
L'allegato B del PDL n.155 fornisce i riscontri al riguardo.
I temi più rilevanti del progetto di bilancio 2023-2025 sono: la riconferma di 31 milioni annui nel triennio a favore delle scuole paritarie del Veneto, la riconferma dello stanziamento di quasi 6,2 milioni per le borse di studio, di 10 milioni per il rafforzamento degli ESU e di 3 milioni per il Bonus scuola, 78 milioni stanziati per il triennio per il sistema di formazione professionale, 16,5 milioni per ciascun esercizio del triennio per le opere di prevenzione e riduzione del rischio idrogeologico, 17,3 milioni nel 2023 e 8,2 nel 2024 per interventi a favore dei Comuni volti a migliorare la mobilità e la sicurezza stradale, 8,3 milioni nel 2023 e 2 milioni nel 2024 per l'adeguamento della rete viaria regionale.
Vanno annotati tra questi: 3,9 milioni nel biennio per la realizzazione del Terraglio Est; 4,37 milioni nel 2023 per l'ultima tranche della tangenziale di Vicenza; 10,3 milioni complessivi per il biennio per il completamento della Treviso-Ostiglia (1.000.000 nel 2023 di risorse regionali e 9,3 milioni nel biennio di risorse statali).
Finanziamenti per 9,9 milioni nel 2023 per opere di bonifica ambientale; finanziamento per lo svolgimento dell'attività dei lavoratori forestali, che viene incrementato rispetto agli anni precedenti e portato ad oltre 22,3 milioni annui; 3,4 milioni nel 2023 per l'acquisto di convogli ferroviari per il trasporto regionale; oltre 14,2 milioni nel 2023 e 1,97 milioni nel 2024 e nel 2025 per il finanziamento dei livelli aggiuntivi di assistenza extra LEA.
Restano garantiti oltre 15 milioni di euro per gli oneri del trasporto pubblico locale su rotaia, il finanziamento per oltre 15,5 milioni nel 2023 e oltre 21 milioni nel 2024 e 2025 delle funzioni delegate alle Province, di cui 2 milioni annui per il restauro dei canali idrici, 5 milioni per gli alunni con disabilità, quasi 7 milioni per la Polizia provinciale, 11 milioni nel biennio 2024-2025 per i Centri per l'impiego e 1,65 per il Fondo per le funzioni delegate.
La conferma di 2 milioni annui, nel triennio considerato, a disposizione delle coperture di spesa per nuove leggi regionali di iniziativa del Consiglio regionale.
Sul fronte della programmazione comunitaria, la quota complessiva di cofinanziamento regionale pari a 38 milioni nel triennio, assieme ai finanziamenti statali e comunitari già allocati a bilancio, garantisce la conclusione della vecchia programmazione 2014-2020.
Per la nuova programmazione 2021-2027, al fine di garantire la piena ed efficiente operatività nella gestione delle risorse, sono stati stanziati nel bilancio 2023-2025 quasi 230 milioni complessivi. La suddivisione nei fondi è suddivisa, appunto, nel Fondo FESR, FSE, FEASR, FEAMPA.
Nel corso della seduta del 26 ottobre 2022 della Prima Commissione finalizzata all'illustrazione dei progetti di legge nn. 154, 155 e 156, la Giunta regionale ha presentato quattro emendamenti al PDL n. 156.
L'emendamento n. 1 apporta alcune modifiche ai commi 2 e 5 dell'articolo 3, aumentando dal 5,3% al 6% il tasso di interesse massimo da applicare alle operazioni di indebitamento autorizzate per la copertura del citato DANC, a causa della forte crescita dei tassi di mercato di riferimento.
L'emendamento n. 2 apporta speculari modifiche ai commi 3 e 7, sempre relative al tasso, che passa dal 5,3% al 6%. È quindi relativo agli oneri di ammortamento.
L'emendamento n. 3 introduce nel testo del medesimo articolo, già contenuto nella legge regionale n. 36/2021 , il precedente bilancio di previsione, che, al fine di realizzare il nuovo Polo della Salute di Padova, autorizza la Giunta regionale a ricorrere all'indebitamento per un importo non superiore a 300 milioni di euro, erogabili dall'esercizio 2024 in una o più soluzione.
L'emendamento n. 4 apporta agli allegati 5 e 6 le necessarie modifiche finalizzate a recepire nel bilancio 2023-2025 le variazioni conseguenti alla manovra aggiuntiva IRAP.
Va infine registrato il deposito da parte della Giunta regionale, in data 29 novembre, dell'emendamento n. 5 al richiamato allegato 6, volto a recepire le richieste emendative emerse nel corso dell'istruttoria del PDL svolta dalle Commissioni consiliari, che ha portato una rimodulazione e integrazione degli stanziamenti di competenza e di cassa degli esercizi considerati.
Le variazioni apportate riguardano le seguenti leggi regionali: “Norme per l'elezione del Presidente della Giunta e del Consiglio regionale”, più 100.000 euro; “Norme per l'attuazione del diritto allo studio universitario” +2 milioni di euro, rispetto ai 18.172.400 iniziali; legge di stabilità regionale, articolo 18 “Programma regionale per la promozione di grandi eventi” +500.000; collegato alla legge di stabilità regionale 2020 “Azioni regionali a favore della candidatura della Valle d'Alpone nella lista del patrimonio Unesco”, +50.000; “Disposizioni generali in materia di attività motoria e sportiva”, +300.000, rispetto ai 200.000 iniziali; “Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto”, +720.600 euro; “Disciplina delle associazioni pro-loco”, +50.000; legge finanziaria regionale 2010 “Partecipazione della Regione Veneto alla Fondazione Dolomiti Unesco”, +20.000; “Norme in materia di Unioni Montane” +200.000; legge finanziaria regionale anno 2006, quindi “Sviluppo marketing regionale” +250.000; “Disciplina delle attività di Protezione civile” +500.000 per spese correnti, di cui 200.000 per spese correnti e 300.000 per spese in conto capitale, per complessivi + 1 milione, rispetto ai 2,785 milioni iniziali; “Promozione e valorizzazione invecchiamento attivo” +700.000; “Disciplina delle attività regionali in materia di promozione economica” +330.000; “Interventi di promozione di nuove imprese e innovazione imprenditoria femminile” +300.000; “Disciplina delle manifestazioni fieristiche e iniziative regionali di promozione economica” +394.500; “Disciplina delle attività turistiche connesse al settore primario” +50.000; “Azioni regionali per il pluralismo e l'innovazione tecnologica” +250.000; “Nuove norme per gli interventi in agricoltura” +400.000; “Azioni regionali per contrastare la diffusione delle patologie della vite” +134.900; “Norme per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio” +100.000; “Norme per la tutela delle risorse idrobiologiche e della fauna ittica” +50.000; “Promozione e istituzione di Comunità energetiche rinnovabili di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente sul territorio regionale” +240.000, rispetto ai 200.000 iniziali; “Contributi a favore delle sezioni ANCI e UPI” +50.000; “Nuove norme sulla programmazione” +50.000; “Disciplina dell'esercizio associato di funzioni e servizi comunali” +880.000, rispetto a 1,880 milioni iniziali.
Sono stati aggiunti, poi, 500.000 per le spese di funzionamento dell'Amministrazione regionale sul fronte informatico. Il tutto per complessivi 9,620 milioni nell'esercizio 2023, che è stato coperto a valere sul fondo, che tramite l'emendamento n. 4 viene aumentato, però, di 8.818.000 euro rispetto ai 3.913.254 euro iniziali. Questo con il quinto emendamento presentato dalla Giunta regionale.
Per concludere, vorrei ricordare che questa Assemblea oggi è convocata per discutere i tre progetti di legge che compongono la manovra di bilancio e ha concluso i suoi lavori in merito al DEFR 2023-2025 e alla relativa Nota di aggiornamento contenente le linee programmatiche dell'azione di governo regionale per il periodo compreso nel bilancio di previsione.
Iniziamo, quindi, oggi l'esame del documento della legge di stabilità, il PDL n. 155; successivamente ci sarà il Collegato e poi, per finire, il bilancio. Si prevede che vadano approvati in un'unica sessione, nella consapevolezza anche del buon lavoro svolto dalle Commissioni consiliari e del proficuo contributo offerto dagli stakeholder sia nel corso delle audizioni svolte nelle Commissioni consiliari sia tramite memorie ed osservazioni scritte trasmesse al Consiglio. Tali audizioni sono state effettuate dalla Prima Commissione sui tre progetti di legge, oltre che sul DEFR, in data 2 novembre. Ne sono seguite ulteriori, svolte dalla Terza Commissione il 9 novembre, dalla Sesta il 16 e dalla Quinta il 17 novembre.
Il PDL n. 156, che si riferisce al bilancio di previsione, è stato approvato dal Collegio dei revisori dei conti che, successivamente, è stato audito in Prima Commissione. Successivamente è stato approvato in tutte le Commissioni ed è stato espresso anche parere favorevole da parte del Consiglio delle Autonomie Locali.
Per concludere, ci troviamo davanti a un bilancio sostenibile, serio, che va incontro alle esigenze del Veneto e che per il 13esimo anno consecutivo non mette le mani in tasca ai veneti, unica Regione a Statuto ordinario a non applicare l'addizionale IRPEF.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, relatore.
La parola alla correlatrice Vanessa Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
A differenza del relatore farò invece tre relazioni separate per ogni documento perché ciascun documento ha una sua finalità e un suo obiettivo dentro la sessione di bilancio.
La settimana scorsa, infatti, in quest'Aula, aprendo la sessione di bilancio regionale – che, lo dico al presidente Sandonà, è certamente un atto tecnico di numeri, ma è soprattutto un atto politico, direi l'atto politico fondamentale di un'Amministrazione – dunque introducendo il DEFR abbiamo cercato di offrire la nostra lettura del contesto generale nel quale siamo chiamati ad operare le nostre scelte. Lo abbiamo fatto partendo da alcuni dati oggettivi relativi alla situazione di profonda incertezza che anche la nostra Regione sta attraversando.
Oggi vorremmo riprendere quel filo, quel racconto, andando al cuore dei problemi e misurando, questa volta sì con i numeri del bilancio, la qualità delle risposte concrete che sapremo dare e che saremo in grado di mettere in campo per il prossimo anno.
La legge di stabilità regionale, nello specifico, il primo dei tre documenti che analizziamo, contiene delle previsioni tese a realizzare effetti finanziari e, più in generale, incide sulla possibilità di intervenire sulle politiche pubbliche regionali tramite la leva fiscale. Questo è il senso del documento che andiamo ad approvare.
Sappiamo benissimo che questo tipo di manovra, quella di natura fiscale, per le Regioni è molto limitato, ma non è di certo escluso: su alcuni di questi margini di intervento possibili infatti si muove anche questo progetto di legge.
Un primo intervento riguarda la tassa automobilistica regionale, specificando esenzioni ed esoneri dal pagamento per alcune categorie meritevoli di attenzione: i portatori di handicap, i minori trapiantati. Sono interventi che avevamo sollecitato anche nel corso della scorsa discussione di bilancio e che dunque non possiamo che accogliere con favore e apprezzare. Così come l'adeguamento degli scaglioni IRPEF alle nuove soglie definite in sede nazionale, che eleva a 50.000 euro il reddito superiore per la fruizione delle agevolazioni per i soggetti con disabilità. Anche questa è una misura che condividiamo.
Sono poi presenti anche altri due interventi: uno sulla tassa automobilistica in particolar modo dei veicoli storici, e l'altro intervento, molto importante sul piano fiscale, riguarda l'IRAP e introduce una differenziazione di aliquote per alcune categorie economiche. Quest'ultimo intervento è il risultato di un emendamento presentato dalla Giunta in sede di Prima Commissione, finalizzato a rideterminare al 3,90 l'aliquota IRAP applicata alle IPAB, con una consistente riduzione rispetto all'aliquota vigente, con l'obiettivo di equiparare, direi finalmente, il trattamento degli istituti dei soggetti pubblici che operano in ambito dell'assistenza rispetto ai privati. Una manovra che costa 8,8 milioni di euro, che mi sembra doverosa, importante, utile soprattutto in questo momento.
Al contempo, si prevede una maggiorazione dell'aliquota per alcune categorie di imprese, in particolare quelle dei settori energetici di poste, telecomunicazioni, servizi bancari e finanziari, con un'entrata stimata di quasi 20 milioni di euro.
Sono questi, in brevissima sintesi, gli interventi contenuti nella legge di stabilità. Tornerò, ovviamente, più avanti su quali possono essere, oltre alla tassa automobilistica e alla differenziazione per categorie ai fini IRAP, altri strumenti nella disponibilità delle Regioni per incidere sull'assetto fiscale e finanziario del territorio, perché forse, prima di decidere o ragionare se attivare altri strumenti, è più utile confrontarci attorno al contesto nel quale ci troviamo ad operare e attorno al significato reale, all'utilità vera di qualsiasi intervento di natura fiscale.
Solo dopo, eventualmente, valuteremo altre modalità di intervento, che peraltro sono oggetto di una serie di emendamenti che, come minoranze, abbiamo presentato al progetto di legge.
Abbiamo detto più volte quanto lo scoppio della pandemia e la recessione economica, che rischia oggi di seguire la crisi energetica, abbiano travolto tutti quanti e quanto gli impatti più devastanti della pandemia prima, e della crisi economica oggi, stiano interessando le fasce più fragili, più esposte della popolazione: stanno acuendo vulnerabilità antiche e stanno anche facendone emergere di nuove.
Gli effetti di questi shock sulle condizioni economiche delle imprese e delle famiglie, anche alla luce di come si sono distribuiti tra le imprese e tra le famiglie, dovrebbero convincerci a rivedere alcune politiche pubbliche, partendo prima di tutto da quelle di natura redistributiva.
Dopo il virus, infatti, anche la crisi energetica e la correlata spinta inflazionistica, che riguarda prima di tutto i beni energetici e i beni alimentari, stanno pesando sui livelli di ricchezza delle persone in maniera differente, perché l'inflazione non colpisce tutti allo stesso modo, colpisce di più i redditi fissi, stipendi e pensioni, colpisce di più i redditi medi e medio-bassi, che spendono in consumi la maggior parte della loro ricchezza.
L'inflazione, insomma – lo disse Einaudi – è la tassa più iniqua di tutte, perché colpisce di più chi ha meno, erode progressivamente il potere di acquisto, soprattutto quando va in doppia cifra come quella che stiamo affrontando oggi.
Sappiamo quanto, tra il 2020 e il 2022, grazie a manovre rilevanti messe in campo dal Governo (di fatto quasi tutte a debito) si sia riusciti a contenere gli impatti della pandemia su redditi, occupazione e produzione. Questi interventi però, per quanto importanti dal punto di vista quantitativo, non ci hanno messo al riparo da una contrazione generalizzata della ricchezza e da una più rapida crescita della povertà, fattori che influenzano direttamente la possibilità delle persone di accedere ai servizi pubblici essenziali, quali la salute, l'istruzione, la casa.
Queste difficoltà, che riguardano direttamente la vita delle persone e i bisogni materiali delle persone, si sono aggravate negli ultimi mesi e sono destinate ad aggravarsi ancora di più nei mesi che ci aspettano. Io penso che, anzi, so perfettamente che affrontare queste emergenze costa e che le risorse sono limitate. Vi chiedo quindi di non porci questo argomento come tema della discussione, perché lo possiamo dare come acquisito. Poiché dovrebbe essere nostro dovere garantire i diritti sociali alle persone in maniera equa, cioè a tutte tutti i diritti, dovremmo ridurre le diseguaglianze e dobbiamo necessariamente chiederci come intervenire.
La risposta che non ci sono i soldi non è una risposta sufficiente che ci esenta dalla responsabilità che dobbiamo affrontare. Lo Stato in questo senso può dare un supporto. Dirò magari poi come la manovra del nuovo Governo dà o non dà supporto in maniera equa a tutti. Ma sta anche oggettivamente in capo alle Istituzioni regionali la responsabilità di intervenire sui bisogni sociali e materiali delle persone e per fare questo sta nella responsabilità della Regione trovare le risorse per farlo.
Lasciare indietro un pezzo rilevante della nostra società, magari la parte più vulnerabile, più fragile e più esposta, non impegnarsi direttamente nel sostegno e nel supporto di famiglie e imprese, rinunciare alla responsabilità della politica territoriale, come stiamo facendo noi qui dicendo che non ci sono soldi, non è all'altezza della nostra Regione e avrà delle conseguenze.
La prima che ci preoccupa è che ci espone pesantemente alla competizione tra territori. L'ha ricordato immancabile anche il relatore Sandonà. Capisco perfettamente il messaggio elettorale ma, non solo, anche tutto politico del Veneto tax free, del non mettere le mani nelle tasche dei veneti, ma se il costo sociale di questo Veneto tax free è che devo ritirare il figlio dall'università perché non gli paghiamo la borsa di studio a cui comunque avrebbe diritto; se il costo del Veneto tax free è che devo rinunciare ad un'assistenza adeguata per il mio anziano familiare non autosufficiente perché non posso permettermi la retta delle case di riposo; se il costo del Veneto tax free è che non riesco a farmi una visita medica nelle strutture pubbliche perché le liste d'attesa sono troppo lunghe; se il costo del Veneto tax free è che dentro i consultori familiari non ci sono i servizi di cui le donne hanno bisogno; se non trovo lavoro a causa del Veneto tax free perché le rette degli asili nido dove mandare i miei figli sono troppo alte e mi costa meno stare a casa, non lavorare, occuparmi di loro e risparmiare la retta dell'asilo nido – questi sono solo alcuni esempi – posso io, davvero, in queste condizioni, che sono di disagio soprattutto per chi non ce la fa, consolarmi pensando che almeno siamo tax free?
Soprattutto quando vedo che in Emilia, in Toscana, in Lombardia, in Liguria ‒ ditemi voi quale Regione vogliamo prendere ad esempio ‒ queste cose le posso fare perché non sono tax free, secondo voi, io cosa penso? Come mi consolo?
Io lo so ‒ lo dico soprattutto al Presidente Zaia che è con noi oggi ‒ che non esiste una ricetta facile. Non è facile per nessuno assumersi determinate responsabilità. Non stiamo a proporre scorciatoie o ad avanzare proposte facili. Comprendiamo tutte le difficoltà. Certo. Non possiamo, però, girarci dall'altra parte tutti insieme: qualcuno deve affrontare le responsabilità a cui siamo tutti insieme chiamati.
Certo, mi rendo conto che è molto complicato valutare in che modo e fino a che punto le politiche fiscali siano in grado di estendere i diritti sociali o di porre un freno alle crescenti diseguaglianze. Non basta aggiungere una tassa per dire che abbiamo abolito la povertà. Io penso che, però, lo possano essere se vengono applicate in maniera redistributiva, cioè con una forte progressività, e se sono in grado e se ci consentono di mettere risorse a disposizione per determinati e cruciali interventi. In quel caso le politiche fiscali possono raggiungere la funzione redistributiva per cui esistono.
In Italia la Costituzione dice che le tasse servono per redistribuire risorse tra chi ne ha di più e chi ne ha di meno. Non è un divertimento mettere le tasse. È una necessità. Può essere una necessità quando noi dobbiamo redistribuire di fronte al fatto che, chi non ce la fa, non ce la fa più. Ecco perché un eccessivo divario nelle opportunità tra cittadini e tra territori non è solo una necessità etica evitarlo, ma può produrre conseguenze serie in riferimento alla coesione sociale, può alimentare tensioni e può addirittura finire per rallentare la crescita economica, perché un territorio dove si sta bene è un territorio che cresce dal punto di vista economico. Un territorio fatto di diseguaglianze e di tensione sociale è un territorio destinato anche al declino dal punto di vista economico.
Ecco perché noi abbiamo proposto una misura emendativa, una manovra emendativa che non va nella direzione “ce ne deve essere per tutti”, ma abbiamo individuato in particolare alcuni interventi che, a nostro giudizio, sono esattamente finalizzati ad aumentare la coesione sociale e a consentire alla nostra Regione, malgrado le difficoltà, di tornare a correre.
Proporre investimenti sulla sanità e sull'istruzione vuol dire contribuire a ridurre le diseguaglianze non solo di reddito e, dunque, contrastare la povertà, migliorare la mobilità sociale, favorire la crescita economica. Gli investimenti sulle infrastrutture sociali – citavo prima gli asili nido, le case di riposo – promuovono l'emancipazione sociale delle donne e non solo: supportano la famiglia, la natalità, aumentano la coesione sociale, aiutano la ripresa economica. Non sono costi degli sfigati da mantenere, sono investimenti per avere una società coesa, produttiva, capace di guardare al futuro. Se c'è un tema legato alla lotta alle diseguaglianze tanto territoriali quanto sociali –lasceremo poi, ovviamente, alla discussione del bilancio la valutazione più propria delle politiche allocative – sta nella legge di stabilità decidere se vogliamo assumere il tema della funzione redistributiva come strumento di contrasto all'ingiustizia sociale, che è insita nelle nostre società. Se noi vogliamo contrastarla, abbiamo una possibilità, soprattutto perché le imposte dirette, quelle personali, quelle sul reddito, riducono le differenze nel passaggio tra i redditi di mercato, diciamo così, e i redditi disponibili. I redditi di mercato sono delle volte profondamente iniqui e le tasse servono per definire dei redditi disponibili più giusti.
È indubbio, naturalmente, che le diseguaglianze di cui stiamo parlando si ingenerino nella fase precedente l'imposizione fiscale. Stanno dentro la società, dicevamo prima. E su questo ci sarebbe moltissimo lavoro da fare. Le differenze di opportunità si ingenerano prima dell'imposizione fiscale, e sono differenze di censo, di genere, generazionali, territoriali, e su quelle c'è sicuramente molto da fare. Il blocco dell'ascensore sociale sta nel modello di sviluppo che ci siamo dati prima ancora che nel modello, ovviamente, o nell'impianto fiscale. Ma sta a noi decidere se vogliamo costruire politiche fiscali che contrastino quella iniquità o se vogliamo continuare a perseguire e a mettere in atto politiche fiscali che, anziché contrastare le differenze di opportunità, le assecondano. E noi in questo momento le stiamo assecondando, perché stiamo sollecitando uno sviluppo della società in cui chi ha di più può fare di più, può mandare comunque il figlio all'università, anche se non paga l'addizionale IRPEF, perché ha i soldi per poter pagare la retta, può farsi comunque la visita medica velocemente perché può andare nelle strutture private, può comunque mandare i figli all'asilo nido e far lavorare la moglie perché tanto ha le risorse per farlo.
Guardate, anche su questo provo a fare alcuni esempi concreti. Noto, infatti, che ci sono alcune inclinazioni che io pensavo e speravo fortemente superate, ma che, invece, si ripropongono nella nostra discussione. La prima questione riguarda la sanità. Io pensavo che questo Paese avesse concluso la fase in cui ci eravamo tutti convinti che sulla sanità si potessero tagliare risorse e finanziamenti, cosa che è avvenuta in questo Paese per decenni. Oggi ci troviamo a dover discutere dell'ambito sanitario sapendo che a livello nazionale hanno previsto stanziamenti totalmente insufficienti a garantire anche a Regioni virtuose come la nostra di poter mantenere il livello di qualità dei servizi che abbiamo, perché 2 miliardi di euro, di cui 1,4 soltanto per affrontare i costi energetici, sapete benissimo che non saranno sufficienti a fare il lavoro che dobbiamo fare. Come si fa a trascurare gli effetti di questa decisione? Ma anche la manovra su flat tax, condono fiscale e soglia per l'uso del contante: sono tutti interventi che, a mio giudizio, vanno nella direzione sbagliata e contrastano con quell'idea di giustizia sociale di cui ho provato a parlare fino ad ora.
Dunque, cosa fare? Penso che noi tutti dovremmo farci questa domanda, chi sta ai tavoli della Giunta, chi sta nei banchi della maggioranza e chi sta nei banchi dell'opposizione. Cosa fare, dunque, oggi mentre discutiamo del bilancio dei prossimi tre anni per ridurre le diseguaglianze in questo territorio? Cosa fare per ampliare le opportunità in Veneto? Io lo dico serenamente, malgrado si sia fatta una serie di emendamenti in tal senso. Possiamo anche fare a meno di avanzare proposte, però lo chiediamo a voi. Noi un'idea l'abbiamo e lo chiediamo a voi, ma non in maniera provocatoria o retorica, in maniera seria. Insieme, ragioniamoci su. Cosa facciamo per ridurre le diseguaglianze e affrontare i drammi che il Veneto, come il resto d'Italia, dovrà affrontare nei prossimi anni? Toccherebbe a noi farlo tutti insieme, seriamente, venire in quest'Aula e affrontare qui questo tipo di dibattito, non in altri luoghi, con altri soggetti. È qui, Presidente Zaia, che lei può trovare un confronto rispetto a questi temi, se ritiene, come io penso lei debba ritenere, che questo Consiglio regionale sia il luogo in cui si deve dare la risposta a quelle domande che ho posto. Chi si assume la responsabilità e chi decide? Io penso tocchi a questo Consiglio regionale.
Noi abbiamo provato a illustrarvi – anche troppo lungamente, direte voi – nei giorni scorsi qual è la situazione che abbiamo davanti e in cui ci troviamo. So che la conoscete benissimo anche voi – mi rivolgo ai Consiglieri di maggioranza – e so che non potete sempre discutere, come sarebbe doveroso per quest'Aula. Capisco le tattiche d'Aula, quindi non è una critica. Ma forse sarebbe utile poterlo fare per accrescere la qualità del confronto tra di noi. Noi, però, pur conoscendo la situazione come voi, vi abbiamo detto qual è il nostro obiettivo, quello che è stato nella discussione delle settimane scorse e quello che sarà anche nella discussione di questi giorni: noi vogliamo lavorare, come penso ciascuno di voi, per la coesione sociale e la crescita economica della nostra Regione. Noi vi abbiamo detto che servirebbe un insieme di politiche, tra cui anche quelle fiscali, per contrastare le diseguaglianze.
Allora, senza la pretesa di sostituirci a lei, Presidente, sapendo perfettamente quanto la responsabilità che lei ha e che noi insieme a lei abbiamo sia una responsabilità pesante, io le dico solo questo: l'addizionale regionale dell'IRPEF è l'unico tributo proprio delle Regioni. Non ci sono tanti altri margini di manovra. Destina interamente il gettito alle politiche regionali. Mai più autonomisti che con l'addizionale IRPEF potremmo essere. Si tratta per definizione – così lo definiscono perlomeno i manuali – del tributo principe nella determinazione dell'autonomia impositiva delle Regioni. In Italia esistono solo quattro Regioni che non applicano l'addizionale IRPEF, o meglio – lo preciso, sennò non si capisce – che non applicano la parte eccedente a un'addizionale regionale che già esiste ed è decisa dallo Stato, e sono la Sicilia, la Sardegna, la Valle d'Aosta e il Veneto. Quindi, di fatto sono tre Regioni a Statuto speciale e una sola Regione a Statuto ordinario. Lo dico perché delle volte, quando si è gli unici tra tutti, o si è super-intelligenti o si è super-sciocchi.
La scelta delle altre Istituzioni rispetto all'addizionale IRPEF è molto variegata. Ci sono Regioni che hanno fissato un unico scaglione, ce ne sono altre che hanno fatto due fasce, altre hanno, invece, investito sulla progressività. Abbiamo tante opzioni davanti. La ricetta non è né unica né facile. Questo è indubbio. Non sta a noi avanzare la proposta definitiva. Non sta a noi dire a lei, Presidente, cosa c'è da fare. Sta a noi dirle di cosa ha bisogno il nostro Veneto.
A me resta soltanto da citare e sottolineare un fatto, che è chiaro: penso che nessuno dei Governatori delle altre venti Regioni si sia divertito ad aggiungere l'addizionale IRPEF. So, però, che tutte le altre Regioni che lo hanno fatto hanno maggiori disponibilità finanziarie, hanno scelto di esercitare l'autonomia impositiva delle Regioni, si sono assunte una responsabilità e oggi probabilmente sono più in grado di noi di dare le risposte che servono. Dunque, c'è una ragione, che non dipende da scelte politiche di allocazione di risorse, una ragione ben precisa per cui l'Emilia-Romagna investe di più in cultura, la Toscana investe di più nei servizi sociali, la Lombardia investe di più nel sostegno alle imprese. C'è una ragione per cui i veneti preferiscono trasferirsi da Padova o da Treviso a Milano o a Bologna, ed è molto semplice: perché lì ci sono più opportunità, perché le scelte politiche hanno portato quelle Regioni a poter offrire qualcosa in più, qualche opportunità in più, qualche tutela in più.
Sulla base di tutti questi fatti e dentro il contesto complicato in cui ci troviamo ad agire, provando davvero – spero che si colga – a lasciare fuori da quest'Aula discussioni retoriche, propagandistiche, ma provando davvero a stare sui problemi, mi chiedo e vi chiedo se non pensate che la leva fiscale, per quella finalità redistributiva che può avere, possa o non possa essere, nel contesto in cui ci troviamo, un'opzione concreta e utile per la lotta alle diseguaglianze.
Il tema non è non mettere le mani nelle tasche dei veneti. Non può essere questa la nostra funzione. Lo sanno fare tutti. La nostra funzione, quello che ci distingue da tutti gli altri, è come mettere quelle mani in quelle tasche e se mettercele per contrastare le diseguaglianze e favorire la coesione sociale. È questa la sfida che abbiamo davanti. Tutti siamo capaci di tenere le braccia conserte e non metterle da nessuna parte. Difficile è usare quelle braccia per risolvere i problemi dei veneti. Del resto, la risposta “non ci sono soldi” dal mio punto di vista non è più sufficiente.
La questione a me sembra molto chiara e devo dire che mi sembrano molto chiare anche le responsabilità. È un tema davvero cruciale, ma è un tema anche semplice, se vogliamo. Io penso che una società più giusta, più eguale, fondata sulla coesione sociale, sia il contesto migliore per tutti e sia il volano economico per tutti. Esercitare la funzione redistributiva e consentire uno sviluppo equilibrato è una necessità non del Veneto, ma di tutte le economie moderne, di tutte le società moderne. Utilizzare le politiche per correggere le storture del modello è una necessità.
Concludo con un'ultima considerazione, che lascio perché rimanga nella correlazione. Io penso che la nostra Regione non possa continuare ad aspettare ferma l'aiuto dall'esterno. Una volta sono le risorse del PNRR, una volta sono i fondi comunitari e la programmazione europea. Ora addirittura facciamo dipendere le scelte che riguardano il Veneto e i veneti dalla manovra del Governo. Sono tutte questioni che ci interessano, che ci riguardano, che contribuiscono, ma noi ‒ io credo ‒ oggi più che mai dobbiamo fare la nostra parte. Noi, Presidente, siamo pronti a fare la nostra parte, speriamo lo sia anche lei.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ai sensi dell'articolo 95 del Regolamento, ha chiesto la parola il Presidente Luca Zaia. Prego.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Grazie. Buongiorno a tutti.
Non farò un intervento lunghissimo, non l'ho preparato. Non sono in super-forma, ma ci tenevo ad esserci.
Di solito, come consuetudine, io vengo qui con il DEFR, perché quello è il documento politico nel quale avviene una discussione. Non per vezzo o per impegni personali, ma ricordo che domenica, lunedì e martedì scorso ero impegnato con la Conferenza delle Regioni, che ha ricevuto quattro, cinque o sei Ministri, con il Presidente della Repubblica martedì, e poi sono stato a Roma mercoledì mattina per la questione delle trivellazioni e per tutto quello che sapete.
Io ringrazio il Presidente e ringrazio tutti voi. Ho seguito il DEFR, l'ho seguito da remoto, e mi sono anche segnato un bel po' di cose che avete detto. A me interessa oggi portare l'idea che noi abbiamo di questa Amministrazione. Ho seguito con attenzione anche la consigliera Camani e ogni volta che la sento parlare sono combattuto nel fare innanzitutto un'osservazione, che è quella di un'assoluta visione e professionalità nel dire delle robe, mentre il metodo non lo condivido, che è sempre un metodo aggressivo. Le stesse cose si potrebbero dire con molta più semplicità e molta più calma.
Non è che noi, se siamo da soli, siamo quelli che non hanno capito nulla. Abbiamo fatto delle scelte. Dopo verrò anche all'IRPEF. Guardiamo il dato di bilancio: noi stiamo parlando di un bilancio di 17,306 miliardi di euro, nel quale 9,7 miliardi di euro sono rappresentati dalla sanità. Come diceva prima il relatore Sandonà, che ringrazio, assieme ovviamente alla correlatrice, a tutti i Commissari, a tutte le Commissioni che hanno lavorato, ovviamente non per ultimo l'assessore Calzavara, alcuni temi sono stati toccati in questo bilancio. Lo dico a beneficio di chi ascolterà, di chi registrerà, di chi si andrà a leggere la mia relazione, piuttosto che le vostre. Il tema delle IPAB, che è stato trattato prima, quindi quello dell'IRAP sulle IPAB, il tema della famosa soglia dei 50.000 euro per le tasse automobilistiche, l'attenzione alla disabilità, ai minori, ai genitori, quindi le tasse automobilistiche riferite anche alle famiglie che hanno minori con handicap e anche ai veicoli storici.
Gli 85 milioni delle Olimpiadi. Qualcuno dice: li utilizzeranno per il bob. Voglio ricordarvi – magari poi parleremo anche di bob, se ci sarà tempo – che noi non paghiamo il bob. Lo dico per evitare fraintendimenti. Leggo a volte degli interventi che sono chiaramente disinformati, perché la Regione del Veneto non versa un centesimo sul bob, perché lo paga lo Stato. I 300 milioni... Prego?

PRESIDENTE

No, collega Lorenzoni, è inutile fare...

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Il Comune di Cortina dovrebbe ringraziarci a vita per quello che stiamo facendo a Cortina. Comunque, ripeto, il bob non è fonte di spesa del bilancio della Regione Veneto.
I 300 milioni dell'ospedale di Padova. Anche questi sono stati ricordati prima. Anche quella è un'opera che, se io andassi a ricordare gli interventi che sono stati fatti anche dai banchi della minoranza in questo Consiglio, sembrava che fosse una grande utopia, l'ospedale di Padova, con tutte le difficoltà che ha, con i problemi che ha avuto. Eravamo un po' una carovana che andava da un posto all'altro. Quando sono arrivato, per l'ospedale di Padova ho trovato uno scatolone di rassegna stampa, ma c'era poco più. Non c'era nient'altro, se non quello di dover identificare un'area, che poi era la famosa area che poi è stata abbandonata, per cui si è individuata un'altra area. Insomma, alla fine siamo andati nella direzione di un'area che il Comune ci ha dato. Lo dobbiamo ricordare. Abbiamo risparmiato 50 milioni di euro, più o meno. Peraltro, abbiamo un dialogo assolutamente costruttivo con il sindaco Giordani rispetto al tema dell'edificazione di questo ospedale e della volontà anche di ridisegnare tutto quel quadrante della città anche rispetto alla viabilità, considerato che stiamo facendo degli interventi per la viabilità che non sono e non saranno irrilevanti.
I 31 milioni per le scuole paritarie. Di questo non ho sentito parlare. Visto che siamo tanto preoccupati dei diritti sociali... Prego? No, oggi mettiamo 31 milioni. Poi, con la variazione di bilancio li portiamo a 33 milioni. Ho capito che non sono laureato in economia e commercio, ma questi numeri me li ricordo. Prego?

PRESIDENTE

Non facciamo dialoghi, per favore.
Prego, Presidente.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Diamo per assodato che il consigliere Camani sa tutto. Tutto ciò premesso, posso continuare? Grazie. Vede, sa tutto. Mi dà anche la facoltà di parlare.
Dicevo, al di là delle battute, e scusi, i 31 milioni, che vanno a 33 milioni, per le scuole paritarie a me non sembrano una partita da poco. Nessun Governo è riuscito a risolvere questa partita. Vi ricordo che noi abbiamo 90.000 bimbi in Veneto che non hanno una scuola pubblica, il che vuol dire che ogni giorno famiglie, opere religiose, asili in generale ed Enti pubblici, perché ci sono i Comuni in questa partita, ma c'è anche la Regione con questi 33 milioni di euro, si occupano di questi bimbi che, altrimenti, una scuola pubblica non ce l'hanno. Ma non ce l'hanno al punto tale che lo Stato, grazie al Veneto, risparmia più di 200 milioni di euro all'anno proprio in virtù del fatto che non fornisce questo servizio. Però, noi siamo anche qui unici, consigliere Camani, in Italia, dal momento che sborsiamo queste risorse per fare in modo che questi bimbi abbiano delle risposte.
I 6,2 milioni di euro per le borse di studio universitarie, più altri 2 milioni che sono stati aggiunti, i 10 milioni per l'ESU, i 3 milioni del “Buono Scuola” e i 78 milioni – anche questi non vengono mai ricordati – per il sistema formativo del Veneto. Noi abbiamo 20.000 ragazzi che adempiono all'obbligo formativo frequentando le nostre scuole professionali. Anche questa è una peculiarità del Veneto, anche qui siamo unici. Tra le Regioni d'Italia vediamo che il Veneto ha questa particolarità: 90.000 bimbi nelle scuole paritarie e 20.000 ragazzi che frequentano le scuole di formazione.
I 16,5 milioni del rischio idrogeologico, in un Veneto che ha grandi siti UNESCO, che ha grandi bellezze paesaggistiche, che è attrattivo da un punto di vista turistico e paesaggistico. Se siamo i primi per turismo sicuramente è dovuto anche al grande territorio che abbiamo, ma è un territorio che quotidianamente è plasmato e scolpito dal dissesto idrogeologico. Questa è la verità. Guardate le Dolomiti e capite cosa abbia fatto il dissesto idrogeologico. Ma contestualmente ci crea non pochi problemi. L'abbiamo vissuto – tanto per dire che non affrontiamo con le braccia conserte i problemi – nel 2010, quando abbiamo avuto un'alluvione d'emblée, appena insediati, che ha riguardato 240 Comuni e 10.040 famiglie e imprese. Ne sanno qualcosa i vicentini, che hanno visto i gommoni dei Vigili del fuoco circolare per il centro della città, piuttosto che Monteforte d'Alpone, Veggiano, Casalserugo. Insomma, abbiamo avuto veramente un'autentica tragedia: 10.040 famiglie e imprese alluvionate. Anche lì perché? Perché trentadue argini se ne sono andati. Ci sono stati sfondamenti arginali. Quella non è stata l'alluvione dei sormonti arginali, è stata l'alluvione degli sfondamenti arginali. Trentadue argini se ne sono andati, in un sistema territoriale che è bello, ma che è quello dei fiumi pensili. Se ci pensate, l'argine ci dà l'idea che il fiume è pensile. Cioè, il livello dell'acqua di quei fiumi è al di sopra del piano di campagna. Questo perché siamo terra di bonifica, siamo terra della Serenissima, con tutti gli annessi e connessi.
Poi, 17,3 miliardi per il 2023 e 8,2 miliardi per il 2024 per la sicurezza stradale. Anche qui, sono interventi che si danno, ovviamente, ai Comuni per interventi puntuali per la sicurezza stradale. Ancora, 8,3 milioni nel 2023 e 2 milioni nel 2024 sempre per la viabilità, 10,3 milioni nel 2023-2024 per la Treviso-Ostiglia, poi per le bonifiche quasi 10 milioni (9,9 milioni di euro) e 22,3 milioni per i lavoratori forestali.
Altro tema di cui ci siamo sempre occupati ogni anno è costituito dai treni. Anche qui, sul trasporto pubblico locale si è parlato molto nel DEFR di sistema metropolitano di superficie, che è innegabile sia una delle sfide di questa Regione, che ancora non ha avuto totale compimento. Però, è pur vero che dovremmo ricordare, per onestà intellettuale, non solo che stanziamo ancora 3,4 milioni per i treni. E so che nella discussione sul DEFR avete parlato, ad esempio, della ferrovia su Adria. Che tempistiche abbiamo adesso? A fine anno. E poi con i treni. Insomma, quello lo consideriamo un tema che ormai dovrebbe essere in fase conclusiva.

PRESIDENTE

Ancora, Consiglieri? Basta!
Prego, Presidente.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Stavo ricordando i treni, ma mai si ricorda, ad esempio, che questa Amministrazione ha fatto un intervento, investendo anno dopo anno e facendo gli accordi con Trenitalia, grazie a cui oggi abbiamo la flotta – lo possiamo dire senza ombra di dubbio – più rinnovata a livello nazionale, dove l'età media è di cinque anni. Basterebbe guardare i nostri treni locali per capire. Questo lo dico visto e considerato che si fanno sempre gli esempi con le altre Regioni. Magari guardiamo quello che abbiamo noi e poi andiamo a guardare i treni delle altre Regioni, ma quelle più vicine a noi.
Ancora, gli extra LEA: 14,2 milioni, più altri 2 milioni. Gli extra LEA, peraltro, riguardano alcune patologie, ma anche la nuova facoltà di medicina di Treviso. Poi, 15 milioni per il trasporto pubblico locale ancora su rotaia e molti altri interventi che evito di stare qui a citarvi.
I fondi comunitari. Questa è la prima Amministrazione che ha avuto il coraggio di stanziare, da subito, la quota di compartecipazione sui fondi comunitari e, quindi, sui fondi UE. Tant'è vero che in questo bilancio abbiamo – questo lo voglio sottolineare – 38 milioni destinati ovviamente ancora al vecchio programma 2014-2020 e 229 milioni di euro di cofinanziamento per il 2021-2027. Questo cosa significa? Non significa che siamo i primi della classe nel cofinanziare. Ma la visione che abbiamo noi, ed è esattamente quello che io non ho trovato quando sono arrivato in questa Regione, quindi prima del 2010, è che il cofinanziamento di fatto della piena parte del cofinanziamento regionale rispetto alle risorse comunitarie permette di essere molto più performanti e di essere, peraltro, tra le Regioni che investono nella maniera migliore ‒ dopo vedremo anche un dato ‒ i fondi comunitari e le risorse comunitarie e soprattutto mettono nelle condizioni i nostri operatori di accedervi con rapidità.
Io mi metto nei panni di chi è qui e sta ascoltando. Giustamente sul DEFR se ne sono sentite di ogni rispetto all'inquadramento del Veneto, ma allora io direi: andiamo a vedere questo Veneto come è preso. Del resto, sento parlare di Veneto che non applica tasse, che non ha visione, che non produce nulla, sento dire che basta andare in Lombardia o in Emilia-Romagna dove va tutto bene, dall'altra parte in ogni recinto ci sono le margherite e l'erbetta fresca, mentre da noi c'è il deserto. Ebbene, io mi sono preso anche la briga di dire ai nostri Consiglieri: magari cerchiamo di fare un minimo di bilancio. Ad esempio, per la spesa per il personale e acquisto di beni e servizi il Veneto come si pone rispetto a tutte le altre Regioni italiane? Siamo primi. La spesa media del Veneto è di 96 euro pro capite, mentre la spesa media italiana è di 209 euro pro capite. Farà sorridere, però sono anche soldi delle vostre tasse. 209 euro di media pro capite. Cito un paio di Regioni: il Lazio è a 230 euro di media pro capite, la Campania a 338 euro.
I LEA, i livelli essenziali di assistenza. Ricordo che questo dato serve a misurare la qualità dei servizi. Giustamente, prima il consigliere Camani parlava di diseguaglianze. Partiamo dai LEA. Uno dice: sei talmente sfigata come Regione che mi sa che va tutto a rotoli. Vai a vedere i LEA: siamo i primi per i LEA a livello nazionale. Nonostante non si abbiano tasse, siamo tax free, o “tax pirla”, mi sembra d'aver capito, è altrettanto vero che noi siamo i primi per i LEA a livello nazionale. Volete la controprova? Se fossimo non ultimi, ma solo secondi, ci sarebbe la polemica sui giornali. Ma siccome siamo primi, non se ne parla.
Tempi di pagamento. Quando io ho iniziato a governare questa Regione avevamo persone che attendevano da due anni i pagamenti. Siccome l'economia a casa mia si aiuta anche pagando le fatture, i risultati sono che noi siamo primi in Italia per tempi di pagamento. Dopo le tabelle, se volete, ve le consegno. Le avete? Bene. Ho sentito che le ha ricordate prima.
Risultato economico della sanità: siamo primi. Da dieci anni la sanità ha un saldo a pareggio o in attivo.
Spesa per i fondi UE. Questo è un Paese nel quale la narrazione dice che l'Italia non usa i fondi comunitari. Qualcuno in questo Consiglio ha tentato anche di allungarla dicendo che anche il Veneto non utilizza i fondi comunitari. Noi spendiamo – siamo primi, se vi interessa – il 104% di quello che ci viene dato nella programmazione comunitaria. Spendiamo di più. Tant'è vero che con il PNRR proponiamo anche che si dia vita a un overbooking nazionale in maniera tale che chi non riesce a mettere a terra gli interventi, e vedrete che per i 235 miliardi di problemi ce ne saranno tanti, permetterebbe quantomeno alle realtà più virtuose, fermo restando che vanno aiutate quelle non virtuose, che comunque dovremmo far di tutto perché i fondi restino alle Regioni alle quali sono stati destinati, però qualora ci fosse un avanzo, è giusto che ci sia una gestione con la formula dell'overbooking. Esiste già. Esiste già in molte partite dei fondi comunitari, non si capisce per quale motivo non si possa fare. Come è altrettanto vero, e ben venga anche la posizione del Governo, che vedo più conciliante rispetto a questo, che l'articolo 21 del PNRR prevede la possibilità di rinegoziare. E i professoroni che sono stati fino all'altro giorno – badate, non mi sto riferendo al presidente Draghi, ma agli addetti ai lavori che prima frequentavano quei palazzi – sostenevano che la rinegoziazione del PNRR era impossibile. Ebbene, oggi abbiamo capito che l'Europa ha detto che si può rinegoziare. Del resto, ripeto, l'articolo 21 lo prevede. Ma non è un caso che lo preveda visto e considerato che nel tempo le condizioni possono cambiare. Abbiamo capito che, se il giorno in cui si è andati a negoziare il PNRR l'obiettivo era quello di abbellire un borgo, oggi probabilmente l'obiettivo è quello di fare in modo di sfamare i cittadini di quel borgo. Quindi, sui fondi comunitari noi ci siamo. Saremmo anche venuti giù con la piena del Piave, ma il 104% delle risorse, cioè più di quello che ci viene stanziato, vede la luce.
Indice della qualità amministrativa. Alla fin fine la nostra azienda eroga un prodotto. Qual è l'indice della qualità amministrativa? Il Veneto è primo a livello nazionale. Per darvi una dimensione, ha un valore doppio rispetto al secondo.
Sulle tasse siamo tax free. Questo è vero. È una colpa, ma è vero. L'Emilia-Romagna ha un gettito – lo ricordava prima il consigliere Camani – di 337 milioni per l'IRPEF e di 75,9 milioni per l'IRAP. Perché vi dico questi dati? Perché questi dati, a mio avviso, danno uno spaccato di quello che è... Le ho qui, queste tabelle. Dopo ve le do, così vi evito anche di andare a cercarle. Sono tabelle ufficiali, penso che ce le abbiate.
Io penso che sia doveroso comunque dire queste cose, perché se avessimo solo dati negativi su queste tabelle le vostre relazioni in questo Consiglio per la discussione del bilancio della Regione sarebbero state tutte incentrate sul fatto che la Regione del Veneto non performa, non funziona, perché ha la spesa pro capite più alta, perché comunque la qualità amministrativa è assolutamente deludente, perché sui LEA non ci siamo. Allora, noi, con quei pochi mezzi che abbiamo – forse avremo anche fortuna, è probabile anche che ci sia questo, visto come ci descrivete – ce la facciamo ancora e quantomeno in questo controllo di gestione “pubblico” i dati ci danno ancora ragione.
Veniamo all'IRPEF. Voi nel DEFR avete parlato di tanti temi e posso dire che su molti interventi io trovo assoluta condivisione rispetto all'approccio che avete avuto. Avete parlato di IRPEF – me lo sono segnato in questi giorni – avete parlato di RSA, di asili, dell'emergenza, della fuga dei giovani, della fine del modello del Veneto, dei distretti (avete detto che gli altri son più bravi, giusto, consigliera Ostanel?), della sanità, della sanità privata. Insomma, me le sono segnate queste cose, quindi ne approfitto oggi, visto che sono qui.
IRPEF, parliamo del grande tema. L'IRPEF non l'ho tolta io e quelli che ce l'hanno, visto e considerato che io sono un po' vecchio del mestiere, se la sono trovata. Quindi, atti di eroismo non ne ho visti tanti in giro. Prima è stato detto che gli altri hanno avuto il coraggio: se la sono trovata, perché l'IRPEF storicamente è in tutte le Regioni. La verità ha solo una versione: l'IRPEF è storicamente in tutte le Regioni. Questa Regione, nel marzo 2010, la toglie. In un Consiglio regionale – c'era ancora l'allora presidente Galan – viene tolta.
Io eredito una Amministrazione senza IRPEF. Vedo una spesa libera, come farebbe un commercialista guardo il bilancio, faccio una due diligence, vedo che c'è quasi mezzo miliardo di euro di spesa libera destinata alle attività della politica e comincio a dire: bene, si fa dieta dimagrante, perché comunque quei 170, 180 milioni di euro di IRPEF li possiamo recuperare facendo anche un po' di lavoro di qualità, di taglio degli sprechi. Ed effettivamente noi siamo stati virtuosi. Guardate che non è un caso che venga fuori che siamo anche la prima Regione – questo non ce lo avete nelle tabelle perché è uscito due o tre giorni fa – che spende di meno per le forniture di energia elettrica e quindi ha il minor dispendio a livello nazionale.
Abbiamo quindi avviato una serie di attività, abbiamo deciso di concentrarci sull'oggetto sociale e quindi di dismettere, ad esempio, tutti gli immobili non più funzionali all'attività dell'Ente. Se ad esempio io fossi un consigliere di minoranza ogni anno direi "voi non siete dei bravi gestori di immobili, vendeteli questi immobili!". Noi siamo dei pessimi gestori di immobili, perché non rientra nelle nostre corde, perché comunque non abbiamo il know how, perché comunque bisognerebbe dar vita a un sacco di sovrastrutture per gestire gli immobili. Ne abbiamo tanti, si va dalle valli da pesca al campo da golf in Cansiglio, ad alberghi diroccati sempre in Cansiglio a edifici che avevamo qui in città, appartamenti delle ULSS. Parliamo di una campagna di dismissioni che comunque a bilancio ha fruttato anche un bel po' di risorse, ma anche della volontà di continuare, tant'è vero che da quei 500 milioni, da quel mezzo miliardo di euro del 2010, la Giunta oggi lavora con una partita a bilancio per le spese di dimensione politica libera – dico libera – di circa 50-60 milioni di euro (mi correggerà l'assessore Calzavara se sbaglio le cifre).
IRPEF. Premesso che, consigliere Camani, glielo dico simpaticamente, con il sorriso... Io non sono incazzato con nessuno, tranquilli, qualcun altro invece sì. Seneca – ogni tanto i leghisti leggono – nel De brevitate vitae diceva che la vita non è breve, è l'uomo che la rende breve, e forse questa è una riflessione che tutti noi dovremmo fare.
Rispetto a questo noi abbiamo tentato, anzi, “tentato” è una brutta parola, abbiamo dovuto affrontare la necessità di parlare di IRPEF in questo Consiglio. Voi non c'eravate, sto parlando della vecchia legislatura, e ricordo dai vostri banchi cosa è uscito: una vergogna assoluta, non si possono mettere tasse... Oggi sarei potuto venire qui con le dichiarazioni dei vostri colleghi e cominciare a leggere tutti gli insulti che si sono presi solo per aver tentato di appalesare l'idea di pensare alla tassa. Hanno scritto una Treccani non dico con gli insulti, ma con i richiami con un certo tono.
Noi ci siamo trovati poi a fare quel tavolo che si fa sempre alla presentazione del bilancio ed è innegabile che alcuni stakeholder della comunità veneta, o meglio ancora i sindacati, i rappresentanti dei lavoratori, le parti sociali, come comunemente vengono chiamati, hanno proposto di valutare un'addizionale IRPEF dedicata al sociale.
Ha ragione la consigliera Camani quando parla delle disparità. In Veneto ci sono più o meno 500.000 veneti che vivono in condizioni di assoluta difficoltà per tirare a fine mese. Questo è un dato nazionale, peraltro. Un 10% della popolazione, si calcola che sono circa 6 milioni di cittadini italiani, vive in oggettive difficoltà. Non è un caso che il dibattito che oggi si fa nel Paese rispetto al reddito di cittadinanza non debba prescindere – e io la penso così – dal fatto che comunque ci sono delle persone che vanno aiutate senza se e senza ma, che difficilmente troveranno un'occupazione, anzi che probabilmente non la potranno avere un'occupazione e debbono essere aiutate. Poi ci sono quelli che vanno in palestra, fan divano e pretendono di avere per anni il reddito di cittadinanza, ma è un'altra storia, della quale non dobbiamo occuparci come Paese.
Affrontato questo ragionamento col tavolo, noi abbiamo detto, ma non per codardia, che avremmo voluto sentire anche gli altri interlocutori. Da lì è uscita una discussione che ha preso per certi aspetti anche non la vorrei definire una deriva, ma comunque una piega inaspettata. Una parte degli stakeholders, che a me non sembrano... Questo è l'untore. Cos'è successo?
Dicevo che una parte degli interlocutori comunque sosteneva, sostiene ancora oggi e sosterrà la necessità di avere un'addizionale IRPEF dedicata al sociale, un'altra parte condivideva in parte l'operazione ma diceva che l'addizionale quota parte dovesse essere dedicata alle attività produttive e in generale anche ad altri (ragionevole anche questo, è ovvio che i commercianti dicono sì al sociale, però anche loro sono in difficoltà), e poi una parte di stakeholders ha sempre sostenuto che l'addizionale non dovesse essere applicata.
Io non do colpe e meriti a nessuno, dopodiché ho seguito con attenzione la vostra riflessione e voi dite “la facciamo rispetto ad alcuni target”. Lei oggi, ad esempio, citava il fatto che alcune Regioni hanno i due scaglioni, altre hanno degli scaglioni... Se noi applicassimo quella dell'Emilia-Romagna, avremmo un gettito più o meno di 160 milioni di euro all'anno, partendo da zero in su, nel senso che l'Emilia-Romagna ha fatto questa scelta, anche condivisibile, se volete.
C'era una proiezione, magari per il Veneto si poteva aver ridotto e aver eliminato il primo scaglione fino ai 15.000 euro, quindi partire dai 15 in su... Va bene, ognuno la applica come vuole, però la verità è che, se noi dovessimo pensare all'applicazione dell'addizionale IRPEF come voi l'avete proposta, quindi quella degli scaglioni alti, fermo restando che io qualche pezzo di libro di macroeconomia l'ho anche letto all'università... La macroeconomia dice che il cittadino paga le tasse non per fare in modo di dar vita a una perequazione sociale, ma per avere dei servizi.
Giustamente chi ha di più deve pagare di più, ma questo per un fatto di solidarietà. Non è che la tassa è vista semplicemente come... Se seguiamo questo ragionamento, alla fine verrà fuori che chi crea ricchezza è un problema sociale. Non lo voglio mettere in bocca a lei, però è una riflessione che sento spesso. Io penso che chi guadagna di più non abbia colpe perché guadagna di più. Penso che se questo Veneto crea occupazione sia merito anche di quelli che magari hanno rischiato nella loro vita, si sono fatti un'azienda e hanno dato opportunità anche agli altri cittadini. Penso che questo Veneto si sia dimostrato solidale.
Nella vicenda del Covid i veneti hanno versato autonomamente, senza che nessuno chiedesse, quasi 60 milioni di euro, che più o meno vale la vostra addizionale IRPEF, se ci pensate. Quanto getta? 60 milioni. Vi ho ascoltati, ho cercato di fare due calcoli e mi sono chiesto: cosa potremmo fare con 60 milioni? Praticamente niente. Se dovessimo pensare alle scuole paritarie, se dovessimo pensare agli interventi... Pensate solo che l'aumento... Vi dico le emergenze: 5 euro di retta in più al giorno per le RSA. Ho chiesto all'assessore Lanzarin di farmi un conto, mi risponde circa 100-120 milioni solo per le RSA.
Poi abbiamo il tema del diritto allo studio, dei buoni scuola, delle borse di studio. Come si dice, non basta, ma aiuterebbe un po'. Però non possiamo neanche venderla, questa addizionale IRPEF tarata sui redditi più alti, come la soluzione di tutti i mali. Abbiamo detto: cerchiamo di vedere anche cosa farà il Governo. Lo dico in generale, perché poi la percezione, se non si dice, è “bastava tassare i quattro ricchi del Veneto e si risolvevano i problemi”. Non funziona così.
C'è anche da dire un'altra roba. Nel momento in cui tu affronti questo tema, è logico... Consigliere Camani, mi perdoni se la cito spesso, ne approfitto perché le ha appena dette queste cose. Che sia brava non si discute, che poi non si condividano alcune parti della bravura, questa è un'altra roba. È la prima volta che lo dico, lei lo ha detto molte volte. Lo dice anche sui giornali. Sui giornali non ci stiamo entrambi. Però del tenero c'è sempre stato, nel senso che io ho sempre avuto massimo rispetto, anche perché quando un Consigliere interviene e si prepara va sempre rispettato. Sono quelli che parlano senza studiare che mi preoccupano, quello è un grosso problema.
Dicevo, per tornare a bomba, sull'addizionale IRPEF, non è che noi siamo sudditi di Roma, ma logica vuole che un amministratore delegato dica “vediamo cosa dice la holding”. La holding in questo momento ci dice che su una manovra di bilancio, secondo me partita con il piede giusto, su 35 miliardi di manovra, ne dedica 21 alle emergenze sociali, il caro bollette e tutta una serie di interventi.
Parlando anche con il Ministro rispetto alla destinazione di queste risorse, sarà ovvio che saranno destinate alle emergenze più cogenti. Penso che il tema del sociale sia una di queste emergenze. Non è che a noi manchi il coraggio, se ci mancasse il coraggio non avremmo affrontato la vicenda della Pedemontana Veneta, avremmo fatto come qualche altro mio collega, che davanti a un'opera incagliata ha detto a mamma Roma “portatela a casa tu e ti arrangi”. Io ho ereditato una Pedemontana che aveva i cantieri bloccati, 300 milioni di espropri da pagare, purtroppo con le ruspe dentro che avevano già iniziato a fare le prime bennate nelle proprietà private. Abbiamo avuto qualche anno di sussulto.
Non mi risulta che le opere che stiamo facendo o che abbiamo fatto siano opere che non hanno avuto problemi. A questa Amministrazione non è mai mancato il coraggio. Certo è che oggi noi presentiamo un bilancio che è senza IRPEF. Sarà una colpa essere senza IRPEF? Sarà una mancanza di visione? Noi pensiamo che non sia così. Dopodiché, per carità, ci possiamo confrontare all'infinito su questo tema, però questa è la scelta che noi oggi facciamo.
Fuga dei giovani. Ne avete parlato molto durante il DEFR. Io, consigliere Ostanel... Preferisce Consigliera o Consigliere? Perfetto. Adesso la Donazzan sta buona! “Consigliera” ci sta, perché suona anche bene in italiano, “Assessora” suona male. Io non direi “la Presidentessa”, ma “la Presidente”.

PRESIDENTE

Signori, parliamo del bilancio, che forse è più interessante?
Prego, Presidente.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

È sempre colpa mia. Io, per contratto, ho sempre colpa.
La prima cosa che mi sento di dire è che i flussi vanno analizzati, tant'è vero che ho contattato Fondazione Nord Est cinque o sei mesi fa, anche di più. Il progetto è pronto, stanno già lavorando. Non è solo pronto, stanno già lavorando. Noi dobbiamo avere anche una dimensione... Attenzione, questa non è la negazione del fenomeno, che sia chiaro. L'ho scritto anche nel libro. L'ha già letto? Bene. Non è un Paese per giovani.
Non fatemi perdere il filo.
Noi dobbiamo fare anche una valutazione qualitativa perché fino ad oggi noi siamo stati bombardati da dati rispetto alle uscite o agli ingressi, ma non sappiamo questi ragazzi che formazione hanno, dove vanno, quanto vengono pagati, qual è il sistema di inquadramento professionale del Paese dove vanno, quali sono le garanzie e tutta una serie di dinamiche. Tant'è vero che nel mio libro precedente, il quarto, questo è il quinto, ho citato i due ragazzi, i nostri due giovani, Marco e Gloria, che sono morti alla Grenfell Tower di Londra. Sono morti carbonizzati due ragazzi, due architetti veneti che hanno scelto di emigrare, dalle notizie che ho io, per necessità, peraltro. Ho parlato con dei familiari, sono andato a entrambi i funerali, ma comunque abbiamo visto che il ricovero era un ricovero sicuramente non degno di questo nome, in questo edificio e tutti i rischi che si sono portati in pancia, che poi li hanno portati a prendere la vita.
Innanzitutto dobbiamo fare un'analisi qualitativa. Dopodiché, è pur vero che il tema della fuga dei cervelli è un tema che dobbiamo affrontare avendo una dimensione da Paese, nel senso che, se i giovani vanno all'estero per scelta, penso che sia giusto che ci vadano, perché comunque è una scelta arricchente, professionalizzante, perché ci vuole esperienza internazionale, non parliamo poi del tema della lingua, è pur vero che il Paese dovrebbe occuparsi di questi giovani, di questi cittadini, in modo tale che il percorso in uscita sia anche governato come percorso in entrata: il famoso ritorno sui territori con occupazione compatibile e con delle retribuzioni che siano dignitose.
Sto attendendo con ansia questo lavoro, che è un lavoro che, fra l'altro, non ci costerà poco, fatto a campione su alcune facoltà, come ho chiesto, in maniera tale che si possa anche capire i laureati di quegli anni, di determinati anni accademici in Economia aziendale piuttosto che di Ingegneria o di altre facoltà, capire poi che evoluzione hanno avuto nel tempo, anche rispetto all'emigrazione; capire magari se è proprio così vero che i nostri giovani vanno tutti in Lombardia o vanno tutti in Emilia-Romagna come spesso si dice. Valuteremo i dati e vedremo di capire.
Dall'altro c'è il tema della necessità. Chi va via per necessità, ovviamente, segnala un problema, che è quello della disoccupazione intellettuale, che molto spesso è il primo grosso problema nei nostri territori, e dall'altro il livello delle retribuzioni e il precariato.
Avete parlato anche della fine del modello del "piccolo è bello". Ci vogliono i distretti, l'Emilia-Romagna è piena di distretti. Sarà anche così, ma io penso che con Intel stiamo discutendo noi, e stiamo parlando di un investimento che cuberà più o meno una decina di miliardi di euro. Spero che qualcuno si decida, in virtù di uno standing che il Veneto ha, che non è lo standing che ho trovato io per il Veneto. Se il Veneto porta a casa le Olimpiadi, le porta a casa confrontandosi non solo contro la Svezia, che tentava per l'ottava volta di avere per la prima volta le Olimpiadi (noi abbiamo già avuto le Olimpiadi nel 1956), ma si confronta anche con la Lombardia, che pensava di averle in maniera univoca, perché ricordo che il dossier nasce come dossier lombardo, dall'inizio alla fine, con il Piemonte, che si inserisce sul dossier lombardo, poi la gemmazione non funziona e se ne va, e il Veneto porta a casa le Olimpiadi.
Mi sarei aspettato altro e sottolineo – lo faccio di persona – lo standing che questa Regione ha avuto ed ha. Se tu non hai uno standing a questi livelli, non porti a casa questi contatti, non porti a casa questi risultati.
Fine del modello di distretto. Noi abbiamo avuto un modello di sviluppo che non è fordista, questo è innegabile. L'80% delle nostre imprese ha meno di quindici dipendenti. Abbiamo il modello del distretto industriale diffuso. Abbiano capito che questo modello funziona perché è molto flessibile davanti alle crisi. Se guardate il PIL e l'andamento del PIL del Veneto rispetto alle altre Regioni, siamo molto più performanti, perché il modello è molto più flessibile (sono dati questi), e anche sull'occupazione. L'Università di Padova avrà, come al solito, altri dati.
Dice che il PIL del Veneto va male rispetto alle altre Regioni? Magari fatevi una bella audizione con la CGIA di Mestre in Commissione, per parlare di queste cose.
Come dicevo, modello flessibile. Non è vero che non si investe nei distretti industriali. Permettetemi di sottolineare questo aspetto. L'assessore Marcato può confermare, piuttosto che l'assessore Donazzan o tutti quelli che hanno lavorato, che si sta facendo anche un grande lavoro con l'Università. Adesso addirittura stiamo parlando di tutto il tema aerospaziale. È un altro nuovo fronte sul quale stiamo investendo e sul quale vogliamo candidarci ad essere un punto di riferimento a livello internazionale, e vedrete che ce la faremo anche lì.
Sanità. Sulla sanità a me spiace solo una cosa, che si faccia passare l'idea che se non ci sono i medici è colpa nostra. I medici in Veneto mancano. Io direi che ne mancano almeno 3.000, 3.500, mettendoci dentro tutto, tutto quello che è sanità. Non è vero che questa sanità fa l'occhiolino ai privati, ma per un semplice motivo. La scelta fatta da questa Regione è sempre stata quella di non ampliare la quota dei privati.
Siamo una tra le regioni che ha minore incidenza dei privati, ma aggiungo anche di più. È una scelta che abbiamo fatto con coraggio, portandola avanti. Abbiano dimostrato, ad esempio, durante il Covid, che l'aver avuto una plancia di comando che ti permette di gestire la quasi totalità delle terapie intensive, a differenza di altre regioni, purtroppo, che avevano molte terapie intensive in pancia ai privati, ci ha permesso di essere molto più performanti.
Sulla sanità ho due dati da dirvi. Visto che vengo poco, oggi mi sono segnato due dati. Nel 2022, solo quest'anno, noi abbiamo assunto 5.220 persone. Abbiamo avuto cessazioni per 5.800 posizioni, con un delta di 212 posizioni. Però, questo dato è molto più evidente. Considerate che solo quest'anno noi abbiamo fatto 149 concorsi e ho anche i dati anno per anno. No, scusate. Comunque vi posso fornire anche la tabella di tutte le assunzioni fatte dal 2019, anno per anno, con tutti i saldi attivi.
Dopodiché, mancano ovviamente i medici. I medici sono una delle categorie più difficoltose. Per dire, quest'anno noi abbiamo assunto 1.448 medici nel 2022: medici, biologi e veterinari, figure dirigenziali; 2.678 infermieri e 508 amministrativi, ma se ne sono andati in pensione 5.800. Quindi, il delta è +212.
Voi sapete che noi abbiamo sempre sostenuto, ma in tempi non sospetti, fin dal 2010, la necessità di superare il numero chiuso. Qualcuno dice che il tema, il problema sono le borse di specialità. Oggi abbiamo le borse di specialità. Oggi abbiamo le borse di specialità, ma con i numeri che abbiamo oggi in Veneto finisce che, se ci sono dei candidati a quelle borse di specialità, vengono da fuori regione perché i nostri, comunque, non sono sufficienti. Dall'altro, perché nessuno ricorda che nel luglio 2018 noi abbiamo deciso di assumere esattamente 300 medici laureati abilitati, ma non specializzati, e venne fuori una polemica a livello nazionale paurosa?
Quello è stato il primo avamposto di questa scelta. Quello di pensare, di dare un segnale che noi avevamo bisogno di medici, già nel luglio 2018, con una presa di posizione delle Università contro questa scelta. Poi sono gli stessi medici che noi abbiamo aspettato a braccia aperte nelle nostre case perché erano nelle USCA, alla fine. Strada facendo questi medici sono stati quelli incaricati di entrare nelle nostre abitazioni. Qualcuno allora li definiva “dottorini”. Secondo me, è un'offesa. Quando una persona è laureata in Medicina e Chirurgia è un medico. Punto. Se è abilitato, è un medico a tutti gli effetti.
Non parlo di tutte le attività che ha portato avanti l'assessore Lanzarin rispetto agli specializzandi, al grande lavoro che abbiamo fatto, ad esempio, con le due Università di Padova e Verona per portare gli specializzandi in corsia, per coinvolgerli durante i diversi anni della scuola di specialità. Quindi, assolutamente devo rigettare questa accusa secondo la quale la sanità va male perché noi non assumiamo i medici. I medici non ci sono. Non agevoliamo nessuna sanità privata. Abbiamo solo un problema: eroghiamo 80 milioni di prestazioni sanitarie all'anno, abbiamo 2 milioni di accessi al pronto soccorso e abbiamo ereditato, purtroppo, un contingente di prestazioni, circa 500.000 prestazioni dal Covid. Quel fuori programma ci dà difficoltà nel recupero totale, per tornare a regime.
Le proiezioni ci dicono che al 2024 noi dovremmo sperare di avere, ovviamente, un organico di medici, di professionisti degno di questo nome. Quindi, non posso che ringraziare tutti i medici e tutti i professionisti della sanità, perché fanno un lavoro strepitoso. Sono 54.000 e 11.000 sono medici. Dico anche che se oggi nella sanità pubblica, quindi nei nostri ospedali, i medici possono lavorare fino a settant'anni, questa prerogativa è in relazione a una battaglia che io ho fatto a livello nazionale, per la quale io ho preso le critiche, perché loro dovevano, secondo molti, andare in pensione a sessantacinque anni. Senza volontà di avere visione, molti sostenevano che era un blocco per i giovani. Ma se i giovani non ci sono, facciamoli lavorare fino a settant'anni. Oggi vi dico che per me è inammissibile, ma lo dico da amministratore delegato, che un professionista sul quale noi investiamo i soldi dei cittadini, nella sua formazione, nella sua preparazione, nella professionalità, il team di lavoro, pensate a un chirurgo e al team che lo affiancano, le strutture, gli investimenti tecnologici che un privato non può fare. Noi abbiamo una trentina di robot, ma quando noi abbiamo iniziato a comprare i robot nel 2010, il Da Vinci costava 6 milioni di euro. Oggi te lo danno in leasing e riesci a fare operazioni con 7-800.000 euro, ma allora costava 6 milioni un robot chirurgico.
Arriva a settant'anni questo medico e cosa fa? È obbligato ad andare in pensione. Vorrebbe restare a lavorare. Cosa accade? Accade che se va in pensione, attraversa la strada e va dal privato a lavorare. Questo accade. È inconcepibile. In Italia va modificata la normativa, la legge, quello che è, io non me ne intendo, non sono un giuslavorista, e si faccia in modo che in maniera volontaria, i nostri professionisti, concordando con le Amministrazioni, possano rimanere nel pubblico a lavorare. È inutile lamentarsi che poi i privati hanno tutte le star. Certo, gliele prepariamo noi. Quando il cavallo è addestrato, vince le corse, è pronto. Questa sarà la vera sfida del futuro.
Bob. Intanto il bob non lo paghiamo noi, consigliere Zanoni. Non lo paghiamo noi.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, non facciamo un dialogo.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

La Pedemontana la paghiamo noi con 3,6 milioni dello Stato. Il resto lo pagano i pedaggi, ma dopo parliamo anche di Pedemontana. Dopo, qualcuno, per coerenza, non dovrebbe neanche usarla.
Ti sei perso? Se (tradotto da espressione dialettale) a Pedavena ti sei perso, c'era un motivo. Dove sei stato a Pedavena? Pensavo fossi stato in birreria! Scusami.
Dicevo del bob, e ne approfitto per dare un'informazione. Il bob entra nel dossier olimpico. Quando si tratta di candidare il Veneto alle Dolomiti, io faccio due scelte. La prima è di coinvolgere l'area dolomitica, quindi parlo con Trento e con Bolzano per cercare di fare questa prima Olimpiade diffusa della storia. Secondo aspetto: chiedo, non essendo un esperto, quali potessero essere gli atout, le eccellenze di Cortina da mettere come elemento centrale del dossier.
Mi viene detto: “abbiamo il bob più vecchio del mondo”. Mi dicono anche che è una discarica. Il nostro bob è del 1928, poi prende il nome dalla pista Eugenio Monti. È una discarica, quindi vuol dire che non è più utilizzabile. Dico: diventa elemento centrale del dossier e lo bonifichiamo a questo punto, lo facciamo nuovo. Spesa prevista: 55 milioni.
Il CIO, a Losanna, dopo tutta una serie di road show internazionali... Siamo andati in Giappone e qua qualcuno ha detto anche... Chi leggeva in giapponese? Zanoni, sempre. Non ne becchi una. Se avessi un filo di pazienza, faresti meno figuracce. Ho avuto il benvenuto perché sembrava che Zaia fosse andato in Giappone a farsi una gita, in tre giorni fra l'altro. È stato fondamentale andare in Giappone perché da lì viene fuori la nostra forza, in quel confronto fatto con tutta l'Assemblea del CIO.
A Losanna decretano, lo sapete tutti, che le Olimpiadi saranno anche in parte veneta e quindi la candidatura è anche del Veneto. Nasce da noi la proposta di chiamarle Milano-Cortina: il bob è l'elemento centrale. Da qui partono tutta una serie di dinamiche territoriali: “si potrebbe andare a Innsbruck, si potrebbe andare a Cesana in Piemonte, si potrebbe andare da qualche altra parte, fate voi, a San Moritz”. Non so se sapete come fanno il bob a San Moritz: con i blocchi di ghiaccio. Prendono i blocchi di ghiaccio ogni anno, li scolpiscono, li levigano, fanno la pista e poi arriva l'estate, si sciolgono, finita la pista. Però noi non lo possiamo fare. Io ho chiesto: facciamolo con i blocchi di ghiaccio. Non si può perché deve essere molto più alto, almeno sui 1.800-2.000 e lì non ci arriviamo.
Detto questo, e tornando a bomba sul bob, il bob è l'elemento centrale, tanto è vero che, nel momento in cui arriva la crisi, arrivano questi due cigni neri e aumentano le materie prime, io scrivo al CONI e dico: siccome c'è un sacco di dibattito, la pista passa da 55 a 85 milioni, lo scrivo nella lettera, e c'è un Governo che si sta per insediare, penso sia corretto informare il Governo del fatto che, se ci sono soluzioni alternative, è giusto comunicarglielo, perché è inutile che stiamo qui a discutere dell'aria fritta.
Il CONI mi scrive: non ci sono soluzioni alternative, si fa a Cortina. Il bob è seguito da Società Infrastrutture, è finanziato a livello nazionale. A noi interessa dire, però, che se guardiamo al bilancio di questa operazione delle Olimpiadi, le università ci parlano di un miliardo di PIL che creano le Olimpiadi. Penso che sia già visibile l'effetto Olimpiadi nelle nostre Dolomiti. Portiamo a casa un'opera che i cortinesi penso ne abbiano parlato per 50-60.000 anni, che è la variante di Cortina. Oggi è finanziata con 300 milioni di euro, è in progettazione. Addirittura i tecnici ipotizzano che almeno una delle due canne del famoso tunnel possa essere pronta per il 2026. Se non sarà pronta, sarà comunque finanziata, perché lo è, non vanno reperite risorse, e verrà realizzata.
La Variante di Longarone, 270 milioni di euro, è realtà grazie alle Olimpiadi. Se non ci fossero state le Olimpiadi, queste due opere sarebbero rimaste nei sogni a vita. Non parliamo dei collegamenti e del rifacimento di quelle che sono le venue sportive, quindi le piste, il villaggio olimpico, il trampolino. Io mi son sentito dire per anni da Presidente della Regione “C'è il trampolino”, ma il trampolino è del 1956. Il trampolino non è più utilizzabile, ma verrà recuperato. Più o meno verrà a costare 10-12 milioni di euro e verrà fatta una Medals Plaza.
Montanariello, “dopo fai interrogazioni su cose perché non stai attento”. (tradotto da espressione dialettale)
Dicevo, verrà fatta una Medals Plaza, quindi diventerà un anfiteatro naturale a cielo aperto, e anche lì recupereremo tutto il trampolino, l'area antistante il trampolino, che diventerà l'area per gli eventi culturali, i concerti, quello che si farà in montagna.
Io non sono un frequentatore della montagna, non frequento Cortina, che non vi venga qualche dubbio, cerco semplicemente di fare quello che farebbe un amministratore delegato.
Poi, il villaggio olimpico, perché comunque il villaggio olimpico sarà anche questa una grossa partita che andremo a gestire. Qualcuno si è indignato perché rispetto al bob ho detto: se lo guardassimo proprio dal punto di vista economico-finanziario, se qualcuno ci dicesse fate il bob da 85 milioni, il giorno dopo, finite le Olimpiadi, lo macinate e rifate un prato, a noi comunque converrebbe, perché nel dare/avere il bilancio delle Olimpiadi è assolutamente attivo.
A Verona abbiamo finanziato una strada da 61 milioni grazie alle Olimpiadi, perché, avendoci messo l'apertura e la chiusura delle Paralimpiadi e Olimpiadi, anche lì Verona diventa città olimpica, quindi il veronese viene toccato dalle Olimpiadi.
Questo sarà il primo bob nella storia che sarà paralimpico. C'è un piano di gestione, coordinato con un accordo con le altre due Province autonome di Trento e Bolzano, che ci dà ovviamente una prospettiva. Sul bob, quindi, questa è l'unica versione reale, tutto il resto sono fantasie.
Parliamo a bomba, consigliere Zanoni, di Misurina. Lo dico perché alla fine rischiamo di fare la fine dei capponi di Renzo, che stavano andando al macello e litigavano tra di loro. Alla fine non è che a dire che c'è sempre qualcuno che gestisce male porti a casa qualcosa. Si abbia il coraggio di dire come stanno le cose: Misurina è un privato che eroga un servizio sanitario. Io, per la prima volta, mi autocondanno, non solo mi autodenuncio. Per la prima volta nella mia vita, parlando con il vescovo Solmi della Diocesi di Parma, proprietaria di Misurina, mi dice: “Ci dia una mano”.
Abbiamo organizzato, assieme all'assessore Lanzarin, tutti gli incontri con i pediatri del Veneto, con le aziende ospedaliere. Io personalmente ho interpellato tutti i Presidenti di Regione.
Se fosse una clinica che fa protesi al ginocchio e all'anca, mi avreste detto: ma cosa stai facendo? Abbiamo cercato di sensibilizzare tutti i colleghi Presidenti di Regione, ma resta un fatto: siamo e restiamo l'unico fornitore. I pazienti, sostanzialmente, per la quasi totalità, arrivano dal Veneto.
Quanti sono questi pazienti? Noi intanto non abbiamo mai tolto i contributi. Leggo in giro che li abbiamo tolti. No, noi abbiamo aumentato i contributi. Il finanziamento che noi garantiamo, a fronte di servizi, è di 1.203.000 euro all'anno. Nel 2019, spesa finanziata 1.203.000 euro. Sono riusciti a portare esattamente fatture per 602.000 euro, la metà. Nel 2020, 725.000 euro, poco più di metà. Nel 2021, 777.000 euro.
Abbiamo aumentato gli accreditamenti per le prestazioni. Abbiamo ampliato anche l'ambito. Abbiamo detto che forse con l'asma non funziona più o meglio che ce ne sono sempre di meno di interessati. Noi non possiamo andare dal pediatra a dirgli “o mandi lì il bambino o spariamo”. Non funziona così. Il medico va rispettato. Le famiglie fanno delle scelte. Abbiamo ipotizzato di ampliare e quindi ci abbiamo messo i bimbi affetti da iperattività, i bimbi che hanno deficit di attenzione, tutta una serie di patologie riferite sempre all'età pediatrica, ma i risultati stentano ad arrivare.
Se fate un attimo di attenzione, quanti sono i pazienti a Misurina? Per asma a tempo pieno, vuol dire messi a letto con il pigiama almeno una notte, 124 nel 2021, 120 nel 2020, 113 nel 2019. Siamo passati da 113 a 124. Vuol dire che con un po' del nostro lavoro qualche risultato è arrivato, cioè una decina in più. 124 nel 2021. Quanti sono quelli diurni? Perché poi ci sono anche i diurni a Misurina: 698 nel 2019, 519 nel 2020, 437 nel 2021. Sono aumentati di un pochettino, quasi impercettibile, i ricoverati, ma quasi niente, e sono diminuiti drasticamente, poco meno della metà, gli accessi diurni.
Asma da ricovero – una volta dette queste cose non potete più dire che non le avete sentite – a Misurina, quindi il ricoverato almeno una notte, equivale a 0,3 pazienti al giorno. Ci vogliono tre giorni per avere un paziente che dorme almeno una notte.
Gli accessi diurni sono 1,5 pazienti al giorno. Le altre patologie 0,9 pazienti al giorno. A me spiace che questa polemica è giusto che ci sia, ma non sia chiara nei confronti dei cittadini. Noi non ce l'abbiamo con Misurina, non è nostra. Faremo di tutto perché resti lì, ma se qualcuno pensa che ci si possa inventare il paziente da portar lì noi non siamo nelle condizioni di farlo. Soprattutto non posso accettare di leggere che ci sia qualcuno che sostenga che Misurina è frutto di un progetto oscuro per chiuderla e poi trasformarla in un albergo per le Olimpiadi. Vuol dire affermare puttanate. A parte il fatto che la Diocesi di Parma, che si vede queste cose, se le fa lei, però questa è la verità: Misurina oggi non ha pazienti. Prego? Lo si legge... Non è riferito a te. Fin là non arrivi!
Su Misurina io ci tengo a sottolineare questi aspetti che, a nostro avviso, non sono irrilevanti perché diffondere informazioni sbagliate poi crea ansia nelle persone, e quindi noi siamo tempestati, magari a qualcuno farà piacere, da missive, da mail, da interventi e soprattutto da una montagna di disinformazione che non fa bene ai cittadini.
Vado alla conclusione.
Pedemontana Veneta e poi parlo anche delle trivelle. La Pedemontana Veneta è in fase di conclusione. L'idea della Pedemontana Veneta è degli anni Novanta, 1991-1992, la trovate nei documenti della Regione. Il progetto che oggi è realizzato è del 2002, la gara è del 2006. Poi c'è stato un contenzioso tra i contendenti, perché c'erano due raggruppamenti di imprese. L'aggiudicazione è del 2009 e l'inizio lavori è del 2011. Ciò vuol dire che noi in dieci anni abbiamo realizzato un'opera, 94,5 chilometri, 36 Comuni, 14 caselli, 2,258 miliardi di euro di opere.
Qual è stato il problema della Pedemontana? Lo ricordiamo e lo lasciamo agli atti per l'ennesima volta: Pedemontana nasce nella notte dei tempi, nel 2002, con degli studi di traffico di un altro mondo, di un'era glaciale, diversa da quella di oggi, che prevedeva l'ipotesi di avere 45.000 veicoli equivalenti al giorno.
Dopodiché, possiamo anche dirlo, alla luce, per fortuna, dei problemi finanziari di closing finanziario, siamo andati a rivedere tutte le carte, perché, se non fosse stato così, noi ci saremmo ritrovati a dover garantire al privato, per legge, per contratto, 45.000 veicoli al giorno, perché il contratto sosteneva che noi garantivamo il flusso, quindi il rischio traffico era in pancia alla Regione. L'interpretazione che dà il nostro ufficio legale è che comunque, se non si fosse realizzato, doveva essere ripianato direttamente dalla Regione.
Si fa tutta un'operazione e da 21 miliardi del vecchio accordo si passa a questo atto convenzionale di 12 miliardi, quindi c'è uno sconto di 9 miliardi di euro, più o meno (se qualcuno vuole tutto il dettaglio, siamo in grado di fornirvelo), si rifà il contratto, si fa questo atto convenzionale, si rifanno i calcoli del traffico ipotizzato (lo facciamo fare a più realtà). Anche qui, come ho già detto l'altra volta, a me sembra strano che, in un Paese che dà in concessione ai privati le sue infrastrutture, cioè le autostrade, non ci sia un ufficio pubblico che fa studi indipendenti dal traffico. Tutti si rivolgono a privati. Non è che il Ministero delle infrastrutture ha l'ufficio che mette il bollino blu sullo studio.
A questo punto, noi ci siamo ritrovati nella necessità di trovarli e abbiamo interpellato, se non ricordo male, quelli del Passante, che avevano azzeccato i flussi previsti, e ne viene fuori che ci danno flussi per 27.000 veicoli equivalenti al giorno, con un piano finanziario. Anche qui non si può dire che la Regione paga con i soldi dei veneti 23 milioni di euro già su questo bilancio. C'è un piano, ve lo rifacciamo avere, magari lo rinotifichiamo a tutti i Consiglieri.
I flussi di traffico sono questi, non so cosa farci, tant'è vero che lo Stato ci ha messo i soldi. Abbiamo chiesto l'intervento dell'ANAC, abbiamo coinvolto l'Avvocatura dello Stato, abbiamo coinvolto la Corte dei conti, abbiamo messo come Commissario il vice avvocato generale dello Stato, l'avvocato Marco Corsini. Andremo anche a Lourdes, e le avremo fatte tutte. La differenza tra chi ha responsabilità e chi non ce l'ha è che chi ha responsabilità deve fare le robe e chi non ce l'ha può fare quello che vuole.
Quindi, che cosa abbiamo fatto? Abbiamo presentato un piano ‒ anzi, lo ha presentato il Commissario ‒ che nei 39 anni stabilisce ogni anno qual è il delta rispetto alla previsione di traffico, fino ad arrivare, alla fine, a un saldo attivo. Questo lo si fa normalmente in un'impresa privata. Non è che uno apre la bottega e il giorno stesso paga le spese.
Stiamo parlando di un'infrastruttura e sapremo quanto traffico avrà realmente il giorno che sarà collegata alle due infrastrutture principali, cioè alla A27, il cui collegamento avverrà per fine anno, immagino, e poi a Montecchio. Noi la completeremo fino a Montecchio nella primavera del 2023. Il collegamento con la A4 a Montecchio avverrà a fine 2023. Non dipende da noi. Non ci hanno autorizzato l'opera del casello. È stata demandata alla Società Autostradale. Allora potremo avere la dimensione di quali saranno i flussi di traffico e avremo la dimensione anche di quanto potremo lavorare sui pedaggi.
Oggi abbiamo delle previsioni. Abbiamo fatto fare anche delle analisi ‒ questo ve lo debbo dire per correttezza ‒ rispetto a una eventuale scontistica. Lo scenario: la si fa gratis. Uno dirà: sarà strapiena, sarà il caos. Invece ti dice, se non ricordo male, 45.000 veicoli al giorno. Passatemi il dato, perché me lo ricordo vagamente. Da lì in giù gli sconti non hanno tutto questo effetto. Gli sconti sappiamo già che dobbiamo farli sapendo che li dobbiamo pescare dall'eventuale flusso di traffico che è in surplus rispetto ai 27.000. Però restiamo fiduciosi anche rispetto a questa infrastruttura.
Ricordo che la Pedemontana Veneta ‒ 2,258 miliardi di euro di opere che vi ho citato prima ‒ non sono solo i 94,5 chilometri, altra roba che non si ricorda mai. Noi abbiamo realizzato anche 68 chilometri di strade accessorie libere. Dopodiché, qualcuno dice che è troppo cara. Ma noi non abbiamo chiuso la viabilità ordinaria. Abbiamo migliorato la viabilità ordinaria. La verità è che oggi percorrere la Pedemontana Veneta ‒ io l'ho fatta anche ieri sera ‒ ti permette di risparmiare metà del tempo che comunemente impiegavi. Abbiamo l'alto vicentino che ha riscoperto il viaggio per andare sulle spiagge o in montagna tramite l'autostrada. Prima non accadeva questo. Me lo dicono i cittadini dell'alto vicentino.
Noi ancora oggi non sappiamo quali saranno le dinamiche che nasceranno nel momento in cui sarà completata. Immaginate solo una cosa: oggi Google Map, rispetto alle indicazioni del tragitto più veloce, spesso non dà la Pedemontana Veneta perché non la legge ancora completata. Quindi, tutti coloro che potrebbero usarla come grande passante alto mediano del nord est, oggi, se non conoscono il territorio, non la fanno. C'è un tema di cartellonistica. Ad esempio, scendendo da Asiago per entrare a Piovene Rocchette non c'è l'indicazione “Superstrada Pedemontana Veneta”. La trovi dopo, Elisa. Voi avete indicazioni? Sei permaloso, però.
Detto questo, per la Pedemontana ci vuole ancora pazienza per vederla ultimata. Il nostro obiettivo è di ultimarla entro il 2023. Ripeto: il casello non è competenza nostra, cioè l'innesto su Montecchio. L'innesto su Montecchio significa dare completamento a questo itinerario, che assolutamente aveva un obiettivo. Chi ha pensato questa infrastruttura l'ha immaginata per andare a sgravare una delle parti più produttive del Veneto. Attraversa due Province, quella trevigiana e quella vicentina, che sono Province caotiche dal punto di vista produttivo, assolutamente molto piene di insediamenti produttivi.
Trivelle. Sulle trivelle io ho espresso la mia posizione già nel 2016. Qualcuno ricorderà che feci anche un'iniziativa con il Presidente collega Emiliano al Vinitaly, allora. Ci fu un referendum. Noi ci siamo schierati apertamente contro le trivellazioni.
Il tema è molto chiaro. Il Polesine vive l'inquietudine di ritrovarsi replicata la situazione della subsidenza. Alcune parti del territorio hanno avuto cali di due, tre, fino a quattro metri, si dice. Dico “si dice” perché non ho trovato fonti. Però sui tre metri, tre metri e mezzo si trovano fonti.
La tesi di chi propone le trivellazioni è che le prime trivellazioni storiche estraevano acque metanifere, quindi naturalmente toglievano questo cuscino dal sottosuolo che faceva implodere il soprasuolo. Oggi non si estrarranno più acque metanifere, ma si andrà a perforare oltre lo strato dolomitico che si trova nei mari, non so a quale profondità, e abbiamo la garanzia che non ci sarà subsidenza.
Premesso che il fabbisogno italiano di gas è di circa 80 miliardi di metri cubi all'anno. Premesso che la quantità di gas che potrebbe uscire dalle nostre trivelle del Polesine potrebbe essere all'incirca di 4 miliardi di metri cubi all'anno. Premesso che impianti più performanti esistono. C'è quello davanti a Cipro, non ricordo bene la località, che fa circa 80 miliardi all'anno. Quello più grande di Gazprom ne fa circa 180 miliardi all'anno. Il tema è che noi, molto coerentemente, abbiamo detto che problemi ce ne sono, perplessità ce ne sono, ma non ci siamo assolutamente ‒ come dice qualcuno ‒ piegati alla volontà del Governo. Molto correttamente, anche nel rispetto delle posizioni altrui, i ministri Urso e Pichetto Fratin, nel momento in cui ci siamo incontrati, hanno proposto di dar vita a una Commissione. Io ho chiesto che in quella Commissione, oltre a interlocutori locali, quindi a rappresentanze degli Enti locali e tutto quello che si fa di solito in queste Commissioni, che devono avere un profilo tecnico, venissero insediate le due o tre Università del Veneto.
Tra l'altro, Padova fece nel 2001 un grande studio rispetto a questo, commissionato non ricordo più se da Snam. È giusto che l'Accademia ci dia la garanzia. Se non ce la dà l'Accademia, cosa volete che vi diciamo, che ci va bene perché ci state simpatici? Penso che questa sia la base di confronto. Non siamo andati a Roma a dire di sì, per trovare la scusa per dire di sì. Il momento in cui il Presidente della Regione Veneto chiede che siano coinvolte le Università del Veneto penso la dica lunga sul fatto che noi vogliamo essere corretti fino in fondo con il territorio. Punto.
Intel. Ne approfitto. Come diceva giustamente la consigliera Camani, questo è il consesso. Vi do un aggiornamento, vi dico da dove nasce Intel. Intel nasce da un contatto che ho io a livello internazionale. Mi viene detto che c'è la possibilità di partecipare a un contest internazionale che riguarderebbe o, meglio, riguarda ‒ allora l'informazione era abbastanza definita ‒ fabbrica di microchip, grosso insediamento, grande selezione tra i proponenti, visto e considerato che Intel vuole fare una scelta squisitamente tecnica, vuole alcune garanzie, alcune nazionali, quindi da parte del Governo, altre locali e poi territoriali.
Noi abbiamo candidato l'area ‒ che conoscete ‒ nel veronese. Abbiamo presentato un progetto molto più ambizioso. Intel parla di un investimento che, alla fine, per noi cuberà circa 9-10 miliardi di euro e 3.500 occupati. Soprattutto, abbiamo rilanciato sul fronte del progetto, pensando a una sorta di Silicon Valley, quindi garantendo più area e pensando anche a tutte le start-up, a tutte le aziende innovative del mondo digitale che potrebbero nascere attorno a questo. Intel assolutamente nel progetto si è dimostrata attenta a questi aspetti.
Qual è lo stato dell'arte oggi? Siamo passati dal Governo Draghi al Governo Meloni. Vi dico le cose che posso confermare. Ho parlato con la presidente Meloni, che è assolutamente sul pezzo rispetto a questa cosa. Per noi è una questione importante, innanzitutto per dimostrare che il Veneto è attrattivo. Ovviamente oggi Intel è nella condizione di dover decidere. Immagino abbiano anche da definire un closing finanziario rispetto a questa operazione.
Il Governo, in tempi non sospetti, aveva già messo a terra gli strumenti giuridici. Sto parlando dei provvedimenti legislativi di questa estate e di emendamenti che sono stati presentati proprio per finanziare questo tipo di interventi. Quindi, dal punto di vista delle risorse, il Governo si è già schierato. Il Governo Meloni è assolutamente ‒ dicevo ‒ sul pezzo. Oggi dobbiamo rispettare in ossequioso silenzio le decisioni che verranno prese.
Il tema è uno stabilimento in Germania e uno stabilimento in Veneto. Ovviamente ci sono altri contendenti a livello nazionale. C'è il Piemonte, c'è stata la Puglia, c'è stata la Sicilia. Ci sono state diverse realtà. Noi, però, pensiamo di avere le carte in regola per questo. Non è fatta, però i presupposti, l'infinità di riunioni che abbiamo fatto (dico “un'infinita” perché penso si sia oltrepassato il centinaio di riunioni), i sopralluoghi, i campionamenti, le trivellazioni positive, nel senso dei carotaggi sull'area... Insomma, siamo riusciti a gestire questa situazione in assoluta riservatezza.
Intel emerge nella comunicazione quando, da Davos, la Reuters, qualche mese fa, annuncia che Intel avrebbe ‒ usiamo il condizionale ‒ scelto il Veneto. Io non posso aggiungere di più. Anche stamattina si sono tenuti incontri. Il mio Capo di Gabinetto, il dottor Meneghesso, è giù a Roma. Si continua a dialogare, a portare avanti questa sfida, che spero possa vedere la luce.
Chiudo con l'autonomia. Giustamente, prima la consigliera Camani diceva: siete autonomisti, applicate l'IRPEF. Noi siamo coloro ‒ lo dico come veneti ‒ che hanno portato la discussione dell'autonomia a livello nazionale. Io vengo da una parte politica che era ritenuta secessionista, divisiva, contro l'unità nazionale. Oggi, a dispetto di quelli che dovevano portare la bandiera della Costituzione, a dispetto di quelli che sventolavano la Costituzione, la dobbiamo sventolare noi. Sembra un assurdo storico. Sembra quasi un contrappasso dantesco. Quelli che la sventolavano non la sventolano e quelli che non la sventolavano la sventolano, la Costituzione. Non è uno scioglilingua.
Oggi siamo i portatori di un pensiero, di un progetto dei Padri costituenti. L'autonomia non è vero che nasce nel 2001 con la modifica del Titolo V. Viene esplicitata nel 2001, ma i Padri costituenti già prevedevano e immaginavano un Paese federalista. Del resto, la Costituzione veniva scritta negli stessi giorni nei quali la Germania scriveva la propria Costituzione.
Qual è lo stato dell'arte oggi? Intanto abbiamo un primo segnale importante. Nella manovra che il Governo ha predisposto, all'articolo 143 si parla dell'obbligo della definizione dei LEP entro dodici mesi, altrimenti si arriva alla nomina del Commissario. C'è una legge di attuazione. Ci sono otto Regioni che comunque hanno chiesto di poter avere l'autonomia. Al sud si è aperta una breccia e un dialogo importante con il collega De Luca, ma anche con il collega Emiliano. Collega più vostro che mio. Detto da voi mi preoccupa.
L'autonomia è una vera assunzione di responsabilità, una scelta di modernità. Non è la secessione dei ricchi, come qualcuno vorrebbe dire, ma è la volontà di dire che comunque questo Paese o fa questa scelta di modernità o porta i libri in tribunale. Non ci sono alternative. I bilanci pubblici li vedete quanto me. Penso che questa sia una preoccupazione non da poco.
Dopodiché, dobbiamo dar voce a quella foresta che cresce al sud, che non ha voce. Sento parlare di un'Italia a due velocità. Sì, è vero, esiste l'Italia a due velocità, ma è figlia del centralismo, non dell'autonomia, perché non c'è autonomia. Penso sia veramente una grande partita, questa.
Questo è un Governo che non ha alibi. È sostenuto da forze politiche che sono i materiali sostenitori dell'autonomia fin dal giorno del primo referendum. Tutti, Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia, tutti hanno sostenuto l'autonomia qui. Dalle parti vostre avete avuto un po' di "sì”, “no”, qualcuno si è perso per strada... Prego? Un “sì” critico, non era un verbo “sii” critico.
Però noi siamo ancora convinti che questa sia una vera grande partita e la più grande riforma della storia. Alla fine è giusto che venga coinvolto il Parlamento, e ci mancherebbe, però è pur vero che questa assunzione di responsabilità permetterebbe anche a molte comunità del Sud di dimostrare quanto valgono. Se oggi tu hai i rifiuti per strada e i tuoi cittadini fanno la valigia per andare a curarsi fuori regione, non lo puoi giustificare dicendo che è colpa del fatto che il Nord ha avuto di più, perché non è così. Mettere in piedi le breast unit nella sanità di una Regione non costa di più, è una scelta culturale, è una scelta organizzativa.
Io trovo assurdo che, in base alla regione dove ti ammali, se hai necessità di curarti un cancro al seno la tua aspettativa di vita sia in funzione del fatto che tu sia più o meno vicino alla regione giusta. E questo è un fatto etico.
La partita dell'autonomia, quindi, è una partita che, a mio avviso, dovrà essere sostenuta assolutamente a 360 gradi da tutte le forze politiche, uscendo da questa narrazione che l'autonomia porterà malessere a qualcuno, affamerà qualcuno. Non è così.
Se dovessimo spiegarla a dei bimbi (non vi ritengo dei bimbi, lo dico così, in maniera figurata), se dovessimo spiegarlo a qualcuno che ha difficoltà a comprendere il progetto, la Costituzione ci dà modo di chiedere una o 23 materie, lo Stato ha la facoltà di darti una o 23 materie nel negoziato, e se ti darà una di quelle materie dovrà trasferirti le risorse che impiegava per gestire quella competenza nella tua Regione. Quindi non rubi niente a nessuno.
Quanto ai LEP, ben venga con i LEP. Uno potrebbe dire "cosa ci guadagnate?". Ci guadagniamo in efficienza, in riduzione delle catene decisionali; ci guadagniamo nel rapporto con i cittadini, nel dimostrare che poi avremo un benchmark nazionale che ci dirà chi è più bravo e chi è meno bravo. Ma l'efficienza... Sì, assolutamente, nel gettito fiscale, tant'è vero che si parla di un floor nel trasferimento della competenza, e floor significa: costava tanto e ti do tanto, se poi sei più bravo io continuo a trasferirti quella cifra, ma è anche vero che, in negativo, se hai una gestione peggiorativa ti arrangi, per il delta negativo che ti porti a casa.
Come dicevo – chiudo veramente e vi ringrazio per avermi ascoltato – i LEP vanno calcolati, però vanno anche applicati, perché ho l'impressione che ci sia qualcuno che non ha capito cosa sono i LEP. I LEP sono i livelli essenziali delle prestazioni. Se pensassimo a un capofamiglia e se questo capofamiglia avesse dei componenti della famiglia a cui dovesse garantire la prestazione del cibo, dell'alimentazione, valuterebbe quale sarebbe la cifra da dare ogni giorno per l'alimentazione di ogni membro della famiglia, ma magari scoprirebbe che qualcuno, per quel livello di essenziale di prestazione, cioè sfamarsi, magari ha più risorse di quelle che gli spettano. A quel punto non è che può dire che non applica i LEP. I LEP vanno applicati. Noi accogliamo la sfida dei LEP. Se non ci sono non è per colpa delle Regioni. Penso che i LEP siano stati... Come al solito, in questo Paese si è rimandato il progetto, ma i LEP sono previsti dalla Costituzione.
Penso che il 2023 sarà un anno assolutamente dirimente per quanto riguarda l'autonomia. O si va in una direzione o si va nell'altra direzione. Sarebbe un grosso fallimento se non fosse approvata.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, Presidente.
Sull'ordine lavori, collega Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere al Presidente Zaia se sarà presente nel pomeriggio per continuare la discussione...

PRESIDENTE

Non è ordine dei lavori.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Però, nel momento in cui ero iscritta a parlare era anche per riuscire a fare un lavoro di discussione che penso sia importante dopo il suo intervento, che ha portato tanti temi per quest'Aula.

PRESIDENTE

Devo sospendere la seduta perché il personale deve anche mangiare.
Ripresa dei lavori alle ore 15.00.
Per favore, si assicuri il ricambio d'aria nella struttura.
La Seduta è sospesa alle ore 13.48
La Seduta riprende alle ore 15.14

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo la seduta.
Avevo la richiesta di intervento della collega Ostanel in discussione generale del bilancio.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Prima della pausa dei lavori avevo chiesto al Presidente Zaia se avesse intenzione di rimanere in Aula nel pomeriggio, proprio perché credo serva almeno una volta all'anno una discussione anche sui temi e sui contenuti alla sua presenza. Farò finta che sia presente in Aula. Mi pare che i video li veda e li riveda, quindi mi rivolgerò comunque al Presidente Zaia. Credo sia importante che una volta all'anno ci sia davvero una discussione franca e sui contenuti. Guarderò la sedia, mi rivolgerò a lui come se fosse presente. Nel momento in cui entrerà, magari, mi rivolgerò a lui, spero, anche direttamente.
Al Presidente Zaia volevo fare una domanda molto semplice, a partire anche da un punto contenuto all'interno del suo libro, che ho letto con grande passione in quest'ultima settimana, selezionando anche, all'interno, alcuni punti che oggi userò per il discorso. Credo sia importante, visto che ci prepariamo per gli interventi, anche riprendere alcune parole che, se sono scritte nero su bianco, su carta, qualcosa vorranno dire. A pagina 53 del libro viene scritta una frase molto importante: “Di solito, quando parliamo di politica, tra i tanti fiumi di parole si farebbe davvero fatica a trovare il termine 'giovani'. Chiaramente, finché i giovani sono la minoranza degli elettori, la politica guarderà poco a loro”. A partire da questo punto all'interno del libro, ho bisogno di chiedere e fare oggi un appello. Avrei voluto farlo con il Presidente Zaia presente, perché ‒ come ho detto all'assessore Calzavara la settimana scorsa ‒ se facciamo questo lavoro, di stare qui in Aula, lo facciamo anche perché sentiamo dell'emozione quando facciamo politica. Almeno io, se non sento emozione, se non sento che quello che sto facendo risolve anche i problemi delle persone che stanno fuori da qua, in qualche modo faccio fatica a trovare il senso di intervenire.
La domanda che avrei voluto fare al Presidente Zaia, guardandolo anche negli occhi, è questa: siamo davvero convinti di uscire da questo bilancio pensando che 2.400 giovani idonei non beneficiari in questa regione non abbiano diritto alla borsa di studio, in una Regione che si descrive eccellente, che corre, efficace e ‒ dai dati che abbiamo sentito oggi dal Presidente Zaia ‒ con dati che la fanno vedere in crescita? Credo che, partendo da qua, la risposta che ci dobbiamo dare è: abbiamo davvero voglia di guardare negli occhi le studentesse e gli studenti che scappano da situazioni di conflitto, lo ripeto, perché sono studenti e studentesse ucraini e ucraine, iraniani e iraniane, che non solo hanno l'idoneità alla borsa di studio per reddito, ma hanno anche una valuta che nei loro Paesi si sta svalutando, soprattutto in Iran, per cui il loro ISEE, con cui noi oggi calcoliamo la necessità di avere la borsa di studio, è addirittura non corretto.
Non possiamo pensare davvero di uscire da qui non avendo fatto il massimo possibile. Come dicevo oggi nell'intervento sullo scostamento di bilancio, i 550.000 euro che abbiamo messo anche per quest'anno non sono sufficienti a coprire tutti gli idonei non beneficiari.
Mi chiedo davvero una cosa e la chiedo al Presidente Zaia. Non siamo qui per fare un lavoro per cui prendiamo i dati del Veneto che non vanno e li riportiamo per fare della polemica. Noi siamo qui perché il nostro ruolo è quello di dire quali sono i punti e davvero le urgenze quando approviamo un bilancio. Tutta l'Aula, indipendentemente dal colore politico, dovrebbe dire che su questo abbiamo un'emergenza, cioè sul fatto di avere degli studenti e delle studentesse che non solo non avranno la borsa, ma alcuni di questi ‒ io non so se ne avete incontrati alcuni; io ne ho incontrati vari, alcuni anche con la Presidente della Commissione Cultura ‒ raccontano che sono venuti in Italia perché hanno avuto l'okay della borsa di studio, le loro famiglie si sono esposte economicamente, hanno firmato un contratto d'affitto, stanno pagando oggi le spese per stare in Italia e i genitori non possono più inviare soldi. Una di queste ragazze, due sere fa, mi ha detto: "Elena, io non so più come fare perché mio padre dall'Iran non mi può più inviare dei soldi. I money transfer non funzionano più. Non si può più inviare denaro. Io sono senza un euro. Non ho la borsa di studio. Ho speso tutti i risparmi che avevo. Qui non ho nessuno, se non gli altri studenti iraniani, che sono, per fortuna, una comunità. Sarò costretta ad andare a dormire per strada. Non posso rientrare nel mio Paese perché verrei uccisa”. Uccisa. Non “torno nel mio piccolo comune del Veneto e, in qualche modo, smetto di studiare”. Uccisa.
Lo volevo dire al Presidente Zaia. Vogliamo davvero prenderci la responsabilità di mandare indietro duecento studenti e studentesse che provengono dall'Iran, in particolare, che sono idonei non beneficiari dell'Università di Padova? Io davvero non me la sento di uscire da quest'Aula ‒ e lo dico con il cuore, emozionandomi ‒ non avendo provveduto a questo tema. Mi si dice che non ci sono i soldi. Per garantire almeno questa copertura basta un altro milione di euro. Solo per le persone che scappano dalle situazioni di guerra e che non possono rientrare nel loro Paese.
Abbiamo una riserva di bilancio di 2,5 milioni circa. Credo che l'unica priorità di un'Aula dovrebbe essere quella di dire: non riusciamo a garantire le borse a tutti gli idonei non beneficiari; almeno occupiamoci di quelli che oggi non solo hanno più urgenza di stare qui, ma la loro vita addirittura in pericolo.
Lo dico davvero all'Aula. Speravo di poterlo dire anche al Presidente Zaia direttamente. In qualche modo, la mia richiesta di rimanere qui oggi pomeriggio non era dettata dal fatto che servisse fare polemica perché il Presidente non è mai in Aula. Questo lo sappiamo già. La necessità di averlo in Aula era per dire: vuole prendersi la responsabilità? Alla fine, al di là degli Assessori competenti, la responsabilità credo sia di chi dirige quella squadra. Vogliamo prenderci questa responsabilità? Io, uscita da qui, se non si sarà provveduto a prendere in carico almeno questa che credo sia una emergenza per tutti i 2.400, ma in particolare per quelli che non possono rientrare a casa, dopo che abbiamo parlato, giustamente, di quanto i veneti lavorino e donino, come hanno fatto, lo ha raccontato il Presidente, quando c'è un'emergenza... Bisogna trovare un'alternativa. Si trovi uno sponsor che li finanzi, si trovi la possibilità di raccogliere dei fondi. Io non voglio uscire da quest'Aula senza aver provveduto. So che non mi sentirei tranquilla a dormire pensando che le persone non solo non hanno la borsa ‒ perché si potrebbe dire che possono smettere di andare all'università ‒ ma sono costrette a tornare indietro. Io non me la sento.
Chiedo davvero se questa volontà di almeno provvedere a un'urgenza grave stia nelle corde del Presidente Zaia.
Qui mi ricollego al grande tema, sul quale lui ha chiuso, dell'addizionale IRPEF. Vi do un dato. Se noi avessimo un'addizionale che chiede ai veneti di pagare 6 euro in più al mese ‒ pensate quanti sono; prendeteli dal portafoglio ‒ a solo il 4% della popolazione, cioè con reddito alto, sopra i 75.000, quindi molti di noi (6 euro al mese in più, ripeto), noi quest'anno avremmo coperto le borse di studio di tutti gli idonei non beneficiari.
Dal discorso del Presidente Zaia ho capito una cosa. Ha detto che ci sono Regioni che l'addizionale se la sono trovata. Ricordo ‒ e glielo volevo dire ‒ che non è vero. Il Lazio nel 2017 e la Puglia nel 2022 hanno rimodulato le addizionali IRPEF, proprio perché sono Regioni che hanno capito che, nel momento in cui l'addizionale IRPEF si fa bene, progressiva, che colpisce, io credo, i redditi più alti... Non perché io pensi che le persone che hanno un reddito più alto abbiano una colpa. Questo non l'ho mai pensato e non lo penso. Penso che la progressività fiscale, proprio perché si chiama “progressività fiscale”, porti chi ha redditi sopra i 50.000 euro a potersi permettere questi 6 euro al mese. 6 euro al mese oggi avrebbero permesso a quegli idonei non beneficiari, di cui parliamo da due mesi, 2.400 studenti, di avere tutti e tutte le borse coperte. 6 euro al mese per il 4% dei veneti per pagare 2.440 idonei non beneficiari.
Di fronte a questo dato, io ho bisogno di sentire dal Presidente Zaia, che prima enumerava una serie di dati positivi, qual è la posizione politica. Abbiamo fatto degli emendamenti, come opposizioni. Anzi, tre scenari, addirittura, di addizionale. Questo dei 6 euro al mese è uno 0,1% sui redditi più alti, sopra i 50.000 euro. Possiamo discutere in quest'Aula, visto che non abbiamo discusso nei mesi precedenti, se possiamo, invece... Non mi pareva così convinto nel dire: no, non lo facciamo, abbiamo chiuso la porta. Diceva che ci sono alcune Regioni che non si sono prese la briga di farlo. Lui si può prendere la briga di farlo oggi. Abbiamo ancora tre giorni. Abbiamo degli emendamenti da discutere. Ci potrebbe essere addirittura una controproposta della Giunta. 0,1 di addizionale risolverebbe il problema di tutti gli idonei non beneficiari.
Non sarà buona la proposta della Ostanel, non sarà buona la proposta degli altri Consiglieri di minoranza, ma almeno troviamo il modo di uscire da quest'Aula garantendo il diritto allo studio. Lo dico davvero con i dati alla mano, con il cuore e con motivazione, per fare in modo che, quando si discute in Aula, ci sia un'interlocuzione. Altrimenti mi chiedo a cosa serva intervenire in Aula, se non c'è un dibattito.
Io non sto facendo questo intervento perché devo convincere qualcuno. Io sto facendo questo intervento perché credo nella deliberazione di quest'Aula. Se intervengo bene oggi, e mi sono preparata leggendo addirittura il libro del Presidente, credo che ci sarà la possibilità che qualcuno si convinca che non è possibile uscire da qui senza aver fatto niente.
Ho un secondo punto. Ho quattro post-it. Aspetto che il Presidente arrivi, come “Waiting for Godot”. Leggiamo anche noi dei libri. Aspetterò che arrivi il Presidente e andrò avanti a oltranza. Spero che arrivi. Aveva detto che sarebbe stato fino alle ore 16. Lo aspetto.
Abbiamo un secondo punto in questo testo, in questo libro, che riguarda sempre il tema dei giovani, su cui ho caratterizzato l'intervento dei primi giorni alla presenza degli altri Assessori e rivolgendomi all'assessore Calzavara, su cui poi abbiamo anche votato un emendamento della Giunta, che ho riletto, che mi sembra abbia un senso rispetto al tema di attrarre i talenti.
Nel libro del Presidente c'è scritta una cosa che prima lui ha citato e su cui avrei voluto interloquire oggi. Mi sarei molto divertita. Si legge: “Io ho commissionato uno studio”, io l'avevo letto prima di venire qua, “che cerca di analizzare se i veneti che emigrano dal Veneto” su cui i dati sono allarmanti e poi li darò “si sentano costretti ad emigrare oppure questa sia una scelta. Se questa fosse una scelta loro, in qualche modo io mi renderei conto che non ho molto da fare nella mia Regione, mentre se sono obbligati qualcosa devo fare”. Questo si legge a pagina 55 del libro.
Vorrei dire una cosa al Presidente. Da un lato, fare una ricerca così ‒ diceva lui ‒ costosa forse non ha senso, perché non solo abbiamo i dati, ma in questa settimana che mi ha divisa dal DEFR a oggi io, ad esempio, ho organizzato un focus group con alcuni giovani emigrati dal Veneto e veneti che oggi vivono fuori. È un'altra tecnica di ricerca, no? Adesso faccio quella che sa di metodologia? Sì, va bene, lo faccio. Lui ha commissionato una ricerca dove analizzerà i dati? Si può fare anche un focus group, dove si prendono quattro giovani diversi, di sesso diverso, di età diverse, di provenienze sociali diverse, che sono in luoghi differenti, e gli si fanno delle domande, si raccolgono delle informazioni e si fa un lavoro di ricerca.
Quello che emerge da quello che ho raccolto io – ma mi sarebbe piaciuto poterne discutere – e che mi sembra confermi un po' i dati è che noi abbiamo un'emergenza, un allarme rispetto all'emigrazione dei giovani formati, laureati, quindi sto parlando non di tutti i giovani, ma di una fetta di giovani che escono dalla nostra regione. Lo dicono dati pubblicati, lo dicevo anche in Commissione: - 2.300 giovani rispetto, invece, a un saldo di + 16.000 unità dell'Emilia-Romagna nel 2018. Ma, dato ancora più allarmante, se guardiamo gli iscritti all'AIRE nel 2019, noi abbiamo una crescita dall'anno precedente, solo per i veneti, del 13,3%. Ogni anno noi iscriviamo all'AIRE più persone della nostra regione e sono tutti tendenzialmente giovani molto formati, giovani laureati che scelgono di andare via.
Il focus group fa emergere una cosa, e io spero che la ricerca lo confermerà, altrimenti sarà una scusa per dire che non sono obbligati ad andare, ma vogliono solo fare esperienze internazionali, quindi non facciamo niente. L'idea per un giovane veneto appena laureato è quella di andare all'estero, perché in questa Regione se vuoi trovare un'azienda di un dimensionamento che ti permetta di fare una crescita di carriera, avere un certo salario, avere la possibilità, ad esempio, di conciliare vita lavorativa e vita di famiglia, è molto più complicato che in Regioni dove c'è un sistema imprenditoriale di altro tipo.
Il “piccolo è bello” a me piace, perché vengo da Treviso e il mio papà lavorava in una di quelle fabbriche del “piccolo è bello”, che infatti nella crisi del 2008 è fallita e ha chiuso il lavoro. Quindi, conosco bene cos'è il “piccolo è bello”, ma il tema vero è che i giovani più formati, su cui noi spendiamo un buon numero di miliardi per poterli formare come sistema Paese, vanno via perché un sistema produttivo che accolga quella formazione, che riesca a dare gli stessi salari, che riesca a dare la stessa condizione di lavoro in questa regione è più difficile da trovare. Allo stesso tempo, nonostante vadano fuori a fare un'esperienza, quindi la fanno, iniziano a lavorare, si creano un CV, tutte le persone su cui ho lavorato con un focus group, e spero che la ricerca lo confermi, ma credo di sì, avrebbero voglia di tornare. E quando sono partiti non si sono sentiti obbligati ad andare, hanno percepito che non avevano in questa Regione le stesse opportunità che avrebbero avuto in un altro Paese e quindi dal Veneto sono emigrati, ma oggi vorrebbero rientrare. Quindi, hanno la volontà di rientrare, ma quello che dicono è che fanno fatica a rientrare oggi con un sistema imprenditoriale di un certo tipo, perché faticano a trovare un posto di lavoro nello stesso settore, simile per capacità di salario, possibilità di avere un'azienda che non ti fa lavorare tanto perché ha un'organizzazione del lavoro diversa. E sappiamo come funziona il sistema più piccolo della nostra regione, lo conosciamo tutti e lo conosciamo bene.
Il dato sui salari è un dato che ho citato più volte, facendo vedere come i salari in Veneto siano più bassi rispetto a Regioni come la Lombardia e l'Emilia-Romagna. Non sono dati che ci si inventa, sono dati che si trovano.
Allora, a partire da questo problema, da questo dato, io credo che una ricerca per capire se i nostri veneti siano obbligati o meno a partire e come farli rientrare non serva per darci oggi la possibilità di fare quello che, ad esempio, l'Emilia-Romagna sta già facendo, cioè una politica attiva per il rientro dei talenti, cioè delle persone più formate. La vera domanda è: chi facciamo rientrare e come scegliamo, ad esempio, i settori in cui i giovani sono oggi più fuori. Forse qui la ricerca potrebbe avere un senso: capire che tipo di formazione hanno e capire davvero su quali di questi vogliamo investire di più.
Lo dicevamo l'altra volta, ci sono Regioni... E qui ritorno al tema dei distretti industriali che prima il Presidente citava, non per il vezzo di dire che qualcuno sa cosa sono i distretti industriali, ma perché serve un'analisi che, io credo, una Regione può fare per capire quali sono le eccellenze del proprio territorio, quali sono i giovani fuori che hanno quell'eccellenza e puntare effettivamente su quelli per farli rientrare, magari decidendo che per i primi anni si selezionano addirittura delle filiere di competenza: il settore del freddo, ad esempio, che è uno dei settori trainanti in Veneto, il settore della moda o del tessile, che sono settori trainanti, il settore del turismo. Una delle persone che ho provato a intervistare nel focus group lavora oggi a livello mondiale sui temi delle attrazioni turistiche. Un talento, un'eccellenza del Veneto che oggi lavora fuori e che vorrebbe rientrare, ma non ha possibilità di rientrare in un sistema come oggi è fatto. E non è per colpa del sistema imprenditivo veneto, il “piccolo è bello” io non lo criticherò mai e non darò la colpa all'imprenditore singolo di non riuscire ad attrarlo. Io penso che lo Stato e quindi anche una Regione abbia il compito di identificare quali sono le filiere su cui intervenire per attrarre quei giovani veneti su cui abbiamo speso per formarli, come Stato, e farli rientrare, perché altre Regioni stanno iniziando a farlo o lo hanno già fatto, e credo che oggi noi avremmo l'opportunità di farlo.
Avrei voluto chiedere al Presidente (ho citato appunto un pezzo del suo libro) quanto investe oggi Regione del Veneto sul tema dei giovani, che in queste pagine davvero si trova tantissimo. E io sono stata felice di trovarlo in questo libro, ma poi, quando guardo l'effettività della politica pubblica che rappresenta la Giunta di cui il Presidente è Presidente, io vedo che sulla legge n. 17 del 2008, che è quella che abbiamo sulla promozione del protagonismo giovanile, per il 2023 abbiamo zero, e vedo che sulla legge n. 2 del 2003, che riguarda i nuovi veneti che si dovrebbero attrarre da fuori di cui abbiamo discusso qui, abbiamo 240.000 euro. Cosa facciamo con questo budget, bilancio da investire? Facciamo nulla. Quindi, effettivamente, mi vien da dire che se devo ritornare alla prima pagina, quindi a pagina 53, mi sembra chiaro che forse ha ragione il Presidente quando dice che, siccome pochi giovani votano, probabilmente non ci accorgiamo tanto di loro. Allora, forse dovremmo essere conseguenti nelle politiche pubbliche quando parliamo di giovani.
Fatemi arrivare agli ultimi due punti. "Waiting for Godot" non sta funzionando. C'è un punto, sempre nel libro, che si riallaccia a un tema a me caro. Il presidente Zaia stava parlando, nel libro, di quando andava a lavorare nella fabbrica, nell'aziendina del papà, perché era facile che un giovane figlio andasse al lavoro con i genitori perché non sapevano a chi lasciarlo. Io mi ci sono ritrovata, perché nella mia famiglia io andavo nel negozio a Motta di Livenza e stavo con la mamma all'interno del negozio. L'abbiamo fatto tutti. Ecco, nel libro si legge che se in qualche modo il mondo non è tanto cambiato, ancora oggi, se qualcuno decide di fare dei figli, o si ha qualcuno a cui affidarli o si è costretti a portarli a lavoro. Lo scrive nero su bianco, anche oggi è così. Vederlo scritto nero su bianco mi dà il “la” per poter ovviamente parlare di un tema importante, perché quando parliamo di giovani stiamo parlando di una fascia che va dai 18 ai 40, anche legalmente, per cui si entra in quell'età dove magari si potrebbe decidere di avere dei figli.
Ovviamente, l'ho detto più volte, questa Regione... E qui sì, le classifiche che il Presidente citava mancano di dati che ovviamente una Consigliera di opposizione ha il dovere di portare, e sono le classifiche sugli asili nido. Non entro sulla capillarità, non entro su pubblico/paritario, entro sul costo. I dati fanno emergere che un abitante (l'ho detto più volte e continuerò a dirlo finché questa cosa non cambierà) paga in media 50 euro in più al mese per mandare il proprio figlio all'asilo nido (0-3), che è esattamente l'età dove una donna, ma in realtà una famiglia, potrebbe decidere di avere un figlio anche se decide di continuare a lavorare. Al di là del congedo paritario, che non esiste ancora in questo Paese, è proprio quella fascia a essere critica, perché da 0 a 3 ti permette di non avere tre anni di pausa dal lavoro. In Veneto paghiamo 50 euro al mese in più in media rispetto ad altre Regioni per questo servizio. È ovvio che se la situazione rimane così e sta stagnando così dal 2018, quindi è da un po' che continua questo trend, rispetto invece ad altre Regioni che hanno diminuito i costi – ricordo di nuovo l'Emilia-Romagna, che tende alla gratuità della retta – noi continueremo a vedere quello che è scritto a pagina 49 del libro, cioè il fatto che in questa Regione che cresce, che è eccellente, con tutti i dati che sono stati citati, noi abbiamo ancora persone che debbono pensare “non faccio un figlio perché non lo posso portare al lavoro” o, se hanno un negozietto che glielo permette, come faceva la mia mamma, “faccio un figlio e lo porto a lavoro”.
Non è un caso, ad esempio, che uno degli emendamenti che oggi propongo e su cui io spero ci sia almeno una discussione, se non una presa in carico, miri a pensare che i nidi aziendali anche nelle strutture pubbliche... Io ho un grande sogno, di cui ho parlato anche con il presidente Finco: facciamo un asilo nido, il primo asilo nido dentro Regione del Veneto, per i dipendenti della Regione e anche per i Consiglieri che un giorno decideranno o avranno la possibilità di avere dei figli, che possono addirittura pensare di avere uno spazio dove loro stessi finanziano anche dei servizi a supporto.
Dovrei ripartire da zero, ma non lo rifarò. Ho citato grandi pezzi del suo libro, ma uno mi è rimasto, quindi chiuderò con l'ultima citazione. Stavo parlando del tema degli asili nido. L'idea è che uno degli emendamenti preveda la possibilità, ad esempio, di pensare che Regione del Veneto sia la prima ad attivare un asilo nido aziendale dentro la Regione, per i dipendenti della Regione, per i dipendenti del Consiglio; l'idea è che Regione del Veneto, nella legge che oggi abbiamo vigente sul tema nidi, inserisca il tema degli asili aziendali. Ci ricordiamo quando Adriano Olivetti, nella sua Ivrea, aveva gli asili nido lì dentro, cosa significava per le famiglie poter lavorare lì perché c'era un'azienda che forniva un servizio? L'idea è di un Veneto in cui ci sia la possibilità di avere nidi aziendali nelle strutture private, nelle strutture pubbliche, e che si aiutino così anche quei giovani a cui ho dedicato la prima parte dell'intervento, laddove in Veneto (la statistica, i dati lo fanno vedere) si paga 50 euro in più in media per mandare un figlio all'asilo. Credo che l'offerta dovrebbe essere aumentata, dovrebbe essere resa più capillare e dovrebbe anche costare meno.
Quanto costerebbe arrivare a rendere la tariffa veneta degli asili pari a quella delle Regioni dove costa meno? Facendo un calcolo un po' spannometrico, più o meno con 10-12 milioni di euro noi riusciremmo oggi a garantire in Veneto un investimento sul tema asili nido che sarebbe davvero risolutivo e potente.
Con 10 milioni di euro noi riusciamo a raggiungere l'obiettivo di far pagare 50 euro in meno al mese per ogni famiglia che oggi ha un posto all'asilo nido. Quello che invece si chiederebbe, ad esempio, in un'addizionale per poter finanziare questo tipo di politica è che per una persona che ha un reddito di 50.000 euro all'anno sono al mese 15 euro in più; per una persona che ha 75.000 euro l'anno sono 30 euro al mese in più. Stiamo parlando, facendo un calcolo più o meno di una famiglia... Presidente, sto cercando di convincerla a reintrodurre l'addizionale IRPEF. Sa perché? Perché alla fine i conti per una famiglia tornerebbero in positivo: 50 euro al mese che pagano in più per un nido, ma 30 euro al mese che pagano in più per l'addizionale IRPEF, alla fine gli rimangono in tasca 20 euro, se dobbiamo fare proprio i conti della serva.
A partire da questo ragionamento, io credo che dovremmo pensare insieme a cosa l'aver scelto di non mettere l'addizionale oggi porta. Oggi porta a quello che nel mio intervento dicevo al presidente Calzavara la settimana scorsa, e cioè avere un film di cui si vede già la fine sull'addizionale, aver visto che c'era un'apertura e oggi sentire anche dal suo discorso che in qualche modo non mi è parso di sentirla così convinto della scelta fatta, cioè l'idea di dire "proviamo a vedere se davvero quest'Aula ha il senso che deve avere", cioè di dibattere, di discutere, di deliberare, di andare sui contenuti, di portare i dati e di pensare che, facendo un investimento minimo, noi potremmo avere risolti alcuni dei temi sociali specifici. Ad esempio, quando parlavamo di addizionale di scopo, per la Ostanel lo scopo sono le borse di studio, perché sarebbero 6 euro al mese per il 4% dei veneti, per la Ostanel sono gli asili nido, perché sarebbe 50 euro in meno al mese per famiglia, facendo spendere 30 euro in più solo a quelli più abbienti. Sono 50.000 euro l'anno. Quindi, stiamo parlando di pochi euro al mese in più.
Per la Ostanel sarebbe fare una grande politica di attrazione dei giovani veneti che sono fuori, che lei cita nel libro (lo studio avevo letto che c'era prima che lo dicesse oggi), affinché nessuno dei veneti esca perché è obbligato ad andare via, Presidente, ma perché ha scelto di andare via. Ma io non credo che uscirà dalla sua ricerca che i veneti sono obbligati ad andare via. Io credo che i cittadini veneti formati, che sono la nostra emergenza, stanno andando via perché si formano in una realtà aziendale diversa da quella che esiste in questo territorio, vorrebbero rientrare, ma in questo territorio si fa fatica ad avere una struttura economica che possa farli rientrare. Ma io credo che la Regione, come dicevo prima che lei arrivasse, abbia il compito di investire su questo. La Regione Emilia-Romagna sta investendo su una politica di attrazione di talenti, che dovrebbe essere approvata a breve, più di 2 milioni di euro, noi 204.000 euro su una legge che parla ancora di veneti oriundi, approvata nel 2008, quindi parecchi anni fa.
Chiudendo, richiamo alcuni dati sul tema IRPEF, perché credo sia importante. Nel suo intervento lei diceva che tante volte la retorica che portiamo da questi banchi è quella di dire: vogliamo punire le persone più ricche perché ce l'abbiamo con chi in questa Regione guadagna di più. Siccome il libro l'ho letto bene, ho visto che abbiamo anche delle storie in comune, probabilmente perché veniamo esattamente dalla stessa Provincia e a pochi chilometri di distanza. Prima citavo l'andare nella bottega della mamma quando si era piccoli, andare al pane e vin, andare a vendere le cose fuori di casa con il proprio banchetto perché si doveva guadagnare già da piccoli, andare a fare la stagione a Bibione a fare la cameriera, anche se non si doveva farlo, perché si volevano guadagnare i propri soldi. Il Veneto lo conosciamo e quando leggo questo libro io rivedo la mia infanzia in alcune cose che lei racconta. Quindi, figuriamoci se da una persona che viene da quella storia, con addirittura una famiglia di mezzadri che lavoravano la terra per il padrone, io penso che in qualche modo la tassazione dei ricchi sia per punire quelli che ce l'hanno fatta, visto che se sono qui vuol dire anche che c'è ancora la capacità di crescere.
A partire da questo tema, io credo, invece, che si possa accogliere un'addizionale così come l'abbiamo proposta, cioè che colpisce – lo ripeto e lo dirò a lungo – chi ha 51.000 euro all'anno di reddito per 15 euro in più al mese e chi ha 75.000 euro all'anno di reddito per 30 euro in più al mese. Io credo che questo dato incontrovertibile, perché sono i dati dell'addizionale, ci permetterebbe... E non sono d'accordo nel dire che non sarebbero abbastanza per fare tutto, perché in un piano di Governo, in una triennalità, si poteva decidere già tre anni fa per anno due o tre priorità su cui investire. Invece, vedere un Veneto che torna indietro su una proposta che io speravo... Quando ho letto il giornale, quel giorno, avevo detto: okay, per una volta forse il lavoro che stiamo facendo porta, perché vuol dire che ci si è convinti. Oggi, invece, vediamo una marcia indietro. D'altronde, io oggi non l'ho sentita – glielo dico con il cuore – fare quel passo indietro per cui lei è convinto della scelta che ha fatto, altrimenti il discorso sarebbe stato diverso. Io credo che ci siano state dinamiche che l'hanno portata a non poterlo scegliere. Oggi, se quest'Aula ha un senso, lo ripeto, se vogliamo anche solo risolvere gli idonei non beneficiari, basterebbe addirittura farla dello 0,1. Risolveremmo oggi il tema degli idonei non beneficiari, di quei 2.400 studenti che oggi la borsa non ce l'hanno.
Chiudo. Presidente Zaia, c'è un tema che dicevo all'inizio e che ripeto solo perché ho bisogno davvero di dirglielo guardandola, ed è il tema degli studenti idonei non beneficiari, che sappiamo sono 2.400, ma 200 di questi vengono da Paesi in guerra, Ucraina e Iran. Vogliamo oggi uscire da quest'Aula, o quando sarà, mercoledì o giovedì, senza almeno avere preso in carico la tragedia di ragazzi e ragazze che sono venuti qui perché avevano la borsa di studio, avevano l'idoneità, hanno avuto il permesso di entrata, sono scappati, ad esempio, dall'Iran di recente – li abbiamo incontrati, li ho incontrati varie volte –, oggi senza borsa non hanno un euro in tasca, non hanno più i genitori che possono spedire denaro dall'Iran in quanto non funzionano i money transfer, sono in emergenza e che rischiano tra qualche giorno di andare a dormire per strada? Vogliamo uscire così? Io non credo. Peraltro, lei prima ha parlato della solidarietà dei veneti. Allora, io penso che debba essere solidale anche un Consiglio regionale facendo scelte un po' impopolari quando c'è un'emergenza. Del resto, si tratterebbe, per raccogliere quei milioni utili, di chiedere 6 euro al mese in più a chi ha i redditi più alti.
Mi chiedo se non sia possibile uscire da qui almeno con un impegno politico a dare loro una risposta. D'altronde, quando li incontro loro mi chiedono: noi cosa dobbiamo fare, dobbiamo tornare in Iran? Io non so cosa rispondere. Faccio davvero fatica a capire cosa posso rispondere. Sinceramente non è nel mio stile dare la colpa a chi governa, è nel mio stile dire: farò tutto quello che posso fare per convincere chi governa a cambiare idea. Quindi, non sto scaricando la palla a voi. Davvero io sono qui a chiederle: cosa devo rispondere? Quando tornerò lì domani, a Padova, dai 200 idonei non beneficiari che provengono dall'Iran, cosa devo dire? Devo dire che possono ritornare a casa rischiando di essere ammazzati? Devo dire che ci sarà il modo di prendere in carico, con un progetto speciale sul tema, persone che scappano dai conflitti? Posso dire – lo spero – che abbiamo deciso di inserire un minimo di addizionale oggi o domani per rispondere a questo bisogno? Hanno bisogno di risposte e hanno bisogno di risposte ora.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Montanariello. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Presidente Zaia, è un piacere averla qui con noi oggi, un'autorevole figura che ci può dare anche una mano sui dati e sui numeri di questo Consiglio. Credo che sia, Presidente, l'occasione per vederci. Le faccio anche gli auguri di Natale, sennò magari saltavamo anche quelli. Scherzi a parte, questa è l'occasione per chiedere direttamente a lei, che conosce meglio di altri, stando a quanto spesso emerge dai suoi interventi, una serie di punti e questioni e cercare di capire come tentare di affrontare alcuni temi non necessariamente, Presidente, con coraggio, ma anche con un po' di ingegno.
Presidente, parto dal tema dei trasporti, a me molto caro. Le Regioni hanno già l'autonomia sul tema dei trasporti, perché possono intervenire, mettere risorse proprie, gestire. Abbiamo anche una legge in casa su questo. Però, attualmente, se noi analizziamo questa manovra di bilancio, continuano a mancare gli investimenti sul trasporto. Nel suo intervento lei ha citato più volte gli investimenti sulla parte ferroviaria, però per quanto riguarda un'altra parte di trasporto, che è quella della gomma e dell'acqua, mancano chiaramente dagli investimenti. Infatti, leggendo questa manovra di bilancio, Presidente, la grande domanda che ci poniamo è la seguente: gli investimenti su ferro e su gomma dove sono? La risposta migliore che mi sono sentito dire è quella che probabilmente, siccome a Roma allargheranno il Fondo nazionale trasporti, ce ne toccherà una parte e allora avremo dei soldi in più. Però, oggi, Presidente, documentandomi con un po' di numeri anch'io, che non sono numeri del PD, sono numeri di Confindustria e di Confservizi, anche dove abbiamo l'autonomia riusciamo a essere – non che io voglia essere pessimista – la penultima Regione in Italia su questo tema.
Parliamo nel nostro bilancio e nel DEFR – ho visto che ha seguito il dibattito – di efficienza, di qualità, di rapporto costi/ricavi, però in tutti questi temi di cui parliamo non vi è alcun cenno a rivedere la legge regionale n. 25, che è quella che attualmente governa il tutto. Le dico di più, Presidente. Approfitto della sua presenza per chiederle che fine abbia fatto il progetto di legge n. 9, dove lei, come consigliere Luca Zaia, ha chiesto di dare mandato alla Giunta da lei presieduta, in qualità di Presidente Luca Zaia, per scrivere entro dodici mesi la nuova governance sulle infrastrutture e sui trasporti. Da quanto a mia memoria, sono passati più di dodici mesi, Presidente.
Ricordo l'importante dibattito che si è sviluppato quel giorno in Aula, tutto incentrato sul fatto che lo Statuto regionale prevedesse o meno la legge delega per far sì che il consigliere Zaia chiedesse al presidente della Giunta Zaia di scrivere la legge. Io sono uno di coloro che le hanno dato fiducia, perché credo che occorra una legge che governi il trasporto. Però, Presidente, doveva farlo in dodici mesi, ma sono passati oltre due anni. Ricordo che l'ha presentata il primo giorno di Consiglio, insieme ai nuovi progetti di legge che lei ha dato per l'asset del Veneto eccellente.
Leggo due passaggi in materia di trasporto pubblico. Sono dati di Confservizi e di ASSTRA. Dicono che il rapporto sulle politiche del trasporto locale, realizzato dall'Osservatorio del TPL, nell'ultima versione completa e disponibile, con i dati dell'ultimo quadriennio 2016-2019 – poi c'è la pandemia, quindi mancati ricavi e servizi aggiuntivi – esprime con chiarezza come a livello nazionale gli Enti locali, comprese le Regioni, contribuiscano a finanziare il settore con una quota aggiuntiva del 27,3%, 1,89 miliardi, rispetto al fondo nazionale pari a 4,873 miliardi. “Spiace – non lo dico io, lo dice Confservizi – constatare che la Regione Veneto abbia contribuito solo per pochi milioni di euro e a favore dei contratti ferroviari. Emerge che, a fronte del rapporto chilometro, che ci vede ormai lontani da quanto espresso nelle Regioni contermini, si registra un rapporto costo pubblico e ricavi [...]”. Dopo, c'è un altro passaggio, Presidente, dove dice: “La Regione Veneto, con delibera n. 1012 del 16 agosto 2022, ha contribuito con 6,5 milioni, il 2,56 sul fondo annuale, cifra che ha solamente consentito un timido e di certo non soddisfacente aiuto sulla situazione del difficile anno che stiamo vivendo”.
Presidente, a me non interessa il trasporto per un motivo particolare. Però, se vedo gli ultimi dati ISTAT, il 76% degli italiani, anche in Veneto, va a lavorare con il mezzo proprio. Siccome il trasporto è una di quelle cose che a volte ci piace ripetere che è una scelta green, è una scelta ambiziosa, è una scelta di futuro, mi tocca constatare quanto segue. Presidente, prendo questi che sono gli ultimi dati ASSTRA. Li avrei chiesti al PD, però mi fido più di ASSTRA, perché hanno una visione più chiara. Ebbene, dice che le nostre aziende sono tra le più virtuose in Italia, perché abbiamo un ricavo che dovrebbe essere il 35%, ma siamo i primi in Italia con il 49%. Siamo, però, in corrispettivi regionali la penultima Regione. Dopo di noi c'è solo la Campania. Abbiamo superato solo il presidente De Luca. Tutti gli altri ci hanno superato. Pensi che la Lombardia, l'Emilia-Romagna e la Basilicata incidono dal 51 al 36, noi al 2,88, nonostante, Presidente, abbiamo aziende virtuose e nonostante siamo la terza Regione in Italia per persone trasportate. Adesso non voglio fare il fenomeno sui numeri, però, se i numeri sono quelli, Presidente, capisce bene che c'è qualcosa che non va nel trasporto. E noi lì, Presidente, abbiamo l'autonomia. Non dobbiamo certo aspettare che qualcuno ci dia l'autonomia per dire che il trasporto deve funzionare meglio.
Tra l'altro, Presidente, io vedo anche uno strabismo all'interno di questo emiciclo, perché quando interveniamo noi i numeri sono sbagliati; anche durante il DEFR gli Assessori, nel migliore dei casi, ci hanno derubricato come pessimisti, nel migliore dei casi come quelli che non volevano bene al Veneto. Però se i dati li dà ASSTRA, se i dati li dà Confindustria, se qua abbiamo richiami di Confindustria, che non credo sia proprio un soggetto politico di sinistra, forse una riflessione ce la dobbiamo porre, Presidente, su questo.
Presidente, studiando la manovra di bilancio, emerge anche qui un monito di Confindustria che ci richiama perché dice: “Emerge che nei settori di libera disponibilità delle risorse della Regione Veneto tutti quanti subiscono tagli tranne sanità, sociale e cultura: eccezioni che non riguardano tanto importanti in materia che noi oggi abbiamo discusso”.
Anche sull'occupazione prendiamo atto che c'è una fortissima richiesta di modificare quella che è l'offerta formativa, ma questo ce l'hanno già detto quando li abbiamo sentiti per il PNRR, quando ci hanno detto di tentare di fare una formazione più mirata nei territori, perché a volte, se uno viene da una zona del Veneto, ha bisogno che ci sia una persona più formata in base a quelli che sono i mestieri della zona e non una formazione canonica.
Leggo – e dopo chiudo su queste letture – un altro passaggio che fa l'Albo dei Cavatori, ramo Confindustria Veneto: “Il Veneto sta perdendo a attrattività rispetto alle Regioni vicine. L'Emilia-Romagna e la Lombardia attraggono giovani con una proporzione di 4 a 2. La crisi di questi due anni, serve a rafforzare il sistema produttivo, posti di lavoro...”. Presidente, per cosa ho detto questo e mi fermo anche perché è tardi? Eccola qua, Confindustria, è scritto copiato... Sì, Confindustria Veneto, Albo Cavatori Veneto. Quello di prima era ASSTRA e l'altro era Confservizi. Presidente, ho copiato: se c'è un errore c'è un errore di copiatura.
Sul turismo, durante le osservazioni, cos'è emerso? Che dicono che è vero che noi partiamo tanto del brand sul turismo, però ci dicono: “Le risorse destinate al turismo sono poco meno dell'8%, assistiamo negli ultimi anni a una levigatura ogni anno delle risorse per un settore che dovrebbe essere in Veneto strategico. Come sapete la Regione Veneto è la prima d'Italia e la quinta in Europa, ma soprattutto c'è un piano strategico che dovrebbe muoversi e attuare risorse diverse”. Io mi fermo qui per dire cosa? Per dire che noi non siamo necessariamente amanti, come diceva magari qualcuno prima dall'altra parte, non da questa parte dei banchi, dell'addizionale IRPEF o di altri elementi, però, presidente Zaia, un problema c'è: se noi oggi non decidiamo di mettere mano e abbiamo coraggio... coraggio, Presidente, non vuol dire per forza trovar soldi, basta avere il coraggio di ottimizzare.
Nel trasporto lei sa quante linee da Piazzale Roma vanno all'aeroporto? Tre. Da Piazzale Roma all'aeroporto vanno tre linee, tutte e tre pagate con fondi pubblici. Se di queste tre linee che vanno all'aeroporto ne avessimo solo una e riorganizzassimo la governance con quel famoso progetto di legge, forse quelle risorse riusciremmo a metterle su un autobus che attraversa l'asta della Romea che porta la gente all'Ospedale dell'Angelo a curarsi, che è una richiesta che Cittadinanzattiva fa da anni.
Guardi, l'idea di creare l'ospedale hub e l'ospedale spoke io potrei condividerla, ma non è l'oggetto della discussione, ma se decidiamo che certi servizi devono andare tutti da una parte, la gente da quella parte la devi portare per farla curare. Il “Progetto Stacco” che noi finanziamo, a cui partecipano Auser e Anteas, una volta finiva i chilometri a settembre, adesso li finisce ad aprile. Questo vuol dire che i soldi che noi diamo alle associazioni del terzo settore per portare i malati a curarsi in alcune parti del Veneto, dove i servizi sono stati concentrati negli ospedali hub, non bastano più.
Presidente, c'è anche da ripensare a una politica di trasporto in questa Regione, perché lei non mi può dire che siamo il Veneto eccellente e la media che abbiamo nelle uniche tratte ferroviarie di competenza nostra, sulla Chioggia-Rovigo è che, se va bene, ti portano a casa un'ora dopo, se va male, come l'altro giorno, lasciano un minorenne di 14 anni a metà fermata a Loreo senza averlo avvisato che si fermano lì. Presidente, è uscito anche sulla prima pagina de “Il Gazzettino di Rovigo”.
Presidente, noi non pretendiamo grandi cose, pretendiamo che perlomeno in tutto il Veneto sia uguale, evitando non un Italia a due marce, ma un Veneto a due marce. Lei prima diceva dei treni di ultima generazione, ma la invito a farsi un giro sulla Chioggia-Rovigo: adesso abbiamo comprato quattro treni a batteria perché abbiamo perso il finanziamento con cui regalavano treni elettrici alle tratte di competenza ferroviaria, ma non sono treni come quelli che lei descrive, Presidente!
Anche qui, lei ha descritto tutto l'impianto di treni di ultima generazione in una parte del Veneto, però, Presidente, ci sarebbe piaciuto anche sentire sul resto del trasporto come siamo messi con i mezzi su gomma. Gli ultimi dati ci dicono – glieli leggo – che abbiamo un rapporto di mezzi su gomma... Questo è il dato aggiornato alle audizioni.
I dati del MIMS nel sistema di monitoraggio, messo a punto e aggiornato al 30 giugno 2022, evidenziano che la distribuzione territoriale del parco autobus, in base alle diverse tipologie di motorizzazioni, dimostra come la quota dei bus inquinanti, motorizzazione Euro 2 ed Euro 3, sia più elevata in Molise, in Basilicata e in Veneto, dove ci sono ancora 300 bus Euro 2 e 900 bus Euro 3.
Presidente, è inutile che mi viene a dire che abbiamo i treni di ultima generazione e dopo, però, sul trasporto pubblico, che non è solo treni, è anche gomma e acqua, non mettiamo una lira. Abbiamo fatto anche cose per aggravare la loro situazione, perché se legge ASSTRA ci richiama, ci dice che abbiamo fatto la legge sulle categorie deboli che costa dagli 8 ai 10 milioni e non abbiamo messo copertura e l'abbiamo scaricata sulle aziende.
Non pretendo la grazia che mettiamo qualcosa in più, ma pretendo almeno la grazia che li lasciamo lavorare. Non andiamo a incidere con scelte politiche senza che abbiano una copertura.
Così, Presidente, sul parco. Lei fa bene quando richiama il nostro bellissimo parco treni nuovo, ma il trasporto pubblico non è solo treni, è anche bus, è anche vaporetti, è anche ferryboat nelle continuità territoriali di Venezia. Venezia è una realtà che c'è, non è che Venezia c'è se la promuoviamo come “Land of Venice” per dire che dal Parco del Delta del Po alle Dolomiti promuoviamo con il nome “The Land of Venice” e dopo, se dobbiamo considerarla nel tema trasportistico, dobbiamo combattere perché il ferryboat o un vaporetto che va a Lido magari nel migliore dei casi deve avere almeno 33, 34 o anche quarant'anni.
Presidente, sono d'accordo sulla sua lettura del parco mezzi, però è una lettura parziale la sua, non è una lettura completa. Così come sul trasporto dove abbiamo l'autonomia è una lettura parziale non completa. Questa, Presidente Zaia, è una scelta che non richiede soldi, richiede coraggio, richiede quel coraggio che lei scrive sui libri. Andiamo insieme a spiegare fuori a qualche cittadino che non può avere tre linee che fanno la stessa cosa e quei chilometri noi li ridistribuiamo facendo una scelta virtuosa, così si può portare qualcuno che si deve andare a fare una dialisi all'Ospedale dell'Angelo e dire al figlio che non si deve prendere una giornata di ferie, se magari è un artigiano veneto, per accompagnarlo.
Io, Presidente, chiudo dicendole che noi non siamo pessimisti, noi non siamo gente che non vuole bene al Veneto, noi siamo gente che vuole bene al Veneto e quando in una famiglia tu vuoi bene a un membro della tua famiglia, devi avere anche il coraggio di non nascondere la polvere sotto il tappeto e dire che c'è qualcosa che non va.
Così sulle scelte economiche. Il buon padre di famiglia non è quello che non si indebita, perché se un padre di famiglia si indebita per comprare la casa al figlio è un padre di famiglia virtuoso. Se un padre di famiglia si indebita per andare ai Caraibi non è un buon padre di famiglia. Noi dobbiamo avere il coraggio di dirci che su certe scelte il nostro Veneto è all'avanguardia, sì, ma se diciamo che il Veneto è eccellente come tutti noi vogliamo che sia, deve fare... Io ho parlato del trasporto, ma si potrebbe parlare di tanti temi come ad esempio – e chiudo davvero – la riforma delle IPAB. Presidente, io non ho ancora capito come si fa la riforma delle IPAB senza l'addizionale IRPEF: questo è un tassello che mi manca. Se ce lo spiega, evitiamo di dire magari fregnacce, perché da quello che è in nostro possesso, la manovra di rivisitazione della legge sulle IPAB non la fai se non metti l'IRPEF.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie. Capogruppo Possamai, sull'ordine dei lavori.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, davvero dieci secondi. Era una cosa che volevo dire a inizio seduta, ma non c'era, ed è questa, da Capogruppo della principale forza di opposizione, perlomeno per il momento. Un punto su quello che lei ha detto prima.
Lei dice che spesso legge le nostre opinioni sui giornali e a volte può essere che queste opinioni non siano neanche in linea con quello che succede. Lei stamattina ha fatto un lungo discorso che noi abbiamo ascoltato con attenzione. L'appello che le faccio, per questo è sull'ordine dei lavori, è che se lei viene qui tre, quattro, cinque volte all'anno invece che una volta all'anno e ci dedica anche 20 minuti del suo tempo, della sua attenzione, spiegandoci le cose, discutendo con noi, magari questa diventa la sede in cui facciamo tutte le discussioni e non le facciamo sui giornali. Noi siamo i primi a sperare di poterle fare qui. Solo questo. Volevo dirlo prima.

Luca ZAIA (Presidente della Giunta - Zaia Presidente)

Scusami, non vorrei essere frainteso e forse non ho il dono della chiarezza. Il mio non era un richiamo, anzi ci mancherebbe, è il sale della democrazia, voi siete liberi di dire tutto quello che volete, pensate e progettate, sui giornali. Ben venga il confronto, ma non era un richiamo, anche perché noi in egual misura diciamo la nostra sui giornali, ci mancherebbe, non mi sarei mai permesso di dire questo. Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire l'assessore De Berti, come da Regolamento, articolo 95.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie.
So che ho pochissimo tempo, quindi a flash rispondo al consigliere Montanariello partendo dalla fine, quando il consigliere Montanariello dice che siamo troppo bravi a descrivere le cose che vanno ma non mettiamo in evidenza le cose che non vanno. Mi dispiace che il consigliere Montanariello nel 2020 non faceva parte di questo Consiglio regionale, quindi non ha approvato il Piano regionale dei trasporti, ma nel Piano regionale dei trasporti, con molta onestà intellettuale, abbiamo messo in evidenza tutte le mancanze del sistema della mobilità del Veneto proprio con la volontà di migliorare le cose, partendo da ciò che non va, perché spesso e volentieri fare l'elenco delle cose positive non ti spinge a migliorare e siamo consapevoli che tanto lavoro da fare c'è ancora. Sicuramente in questi anni ne è stato fatto tanto, ma la strada è ancora lunga e, soprattutto quando si parla di infrastrutture e trasporti, sappiamo che gli interventi non sono immediati.
Per quanto riguarda la legge n. 25 del 1998, la rassicuro che nel giro di poco tempo arriverà la proposta di modifica della legge che, ovviamente, con dei contratti in essere – perché sa che la delega è agli Enti di Governo, gli Enti di Governo hanno dei contratti in essere – non può essere stravolta, ma un inizio di intervento di modifica verrà fatto.
Apprendo con favore che quel progetto di legge che lei tanto contesta, depositato dal Presidente Zaia... Lei si vada a vedere gli interventi che aveva fatto quando erano stati depositati proprio sul passaggio con cui si sarebbe toccata la legge sul trasporto pubblico locale, la invito ad andare a due anni fa e a rileggere i suoi interventi, che erano assolutamente contrari alla sua posizione rispetto ad oggi. Io accolgo con favore che lei ad oggi è disponibile (l'aveva già manifestato prima) a parlarne.
Per quanto riguarda i contributi del TPL, siamo consapevoli che i contributi che dà la Regione del Veneto non sono così cospicui, però, come ha detto lei, nonostante i pochi soldi riusciamo ad avere un sistema che è tra i più efficienti a livello nazionale.
La questione della Rovigo-Chioggia, la Rovigo-Verona, l'Adria-Mestre, Sistemi Territoriali, le inefficienze eccetera, sono già state discusse negli anni scorsi e nello scorso mandato si è deciso che Sistemi Territoriali andrà a morire in un modo dell'altro. Non riusciamo a gestire quelle tre linee, quindi non ho alcuna intenzione di far sì che ci siano pendolari di serie A e pendolari di serie B.
Sulle problematiche della Rovigo-Chioggia, spesso sono legate alla presenza dei passaggi a livello, perché sappiamo che su quelle tre linee ci sono più passaggi a livello che chilometri; abbiamo fatto un'attività di intervento per l'eliminazione dei passaggi a livello, che è iniziata in tempi non sospetti, e le comunico anche che i tavoli erano stati avviati ad inizio 2018. Noi abbiamo due protocolli con RFI, uno del 2017, dove la Regione del Veneto ha messo 45,5 milioni e RFI 72, 117 milioni per interventi di soppressione di passaggi a livello con opere sostitutive, e un altro protocollo del 2018 sempre con RFI, dove RFI ha trasferito alla Regione del Veneto 30 milioni di euro per la soppressione di passaggi a livello con interventi di viabilità. Sa perché questi 30 milioni sono stati trasferiti? Perché la Regione del Veneto, di propria iniziativa, ha costituito dei tavoli tecnici sulle due linee Rovigo-Chioggia e Rovigo-Verona per la soppressione dei passaggi a livello, dove c'erano i Comuni, RFI e Regioni.
Abbiamo trovato delle soluzioni per la soppressione di diciannove passaggi a livello sulla Rovigo-Verona e di cinque passaggi a livello sulla Rovigo-Chioggia, ovviamente quei passaggi a livello che possono essere chiusi con interventi di viabilità e, di fatto, ci troviamo nelle... Su questo, noi abbiamo lavorato su input della Regione per arrivare ad una proposta di RFI. RFI, apprezzando il modo di approcciarsi della Regione, ci ha dato la disponibilità e ci ha trasferito già questi 30 milioni.
Le dico solo, giusto come nota, semplicemente perché ce l'ho qua che il sindaco Scapin del Comune di Legnago, Sindaco del PD, un giorno rilasciò una dichiarazione sui giornali dicendo che era una vergogna la situazione della Rovigo-Verona perché nessuno della Regione si interessava con i tavoli in corso voluti dalla Regione e dichiarò che aveva chiesto un appuntamento alla sottoscritta e che la sottoscritta non si era neanche degnata di fissare l'appuntamento. Io non risposi a quell'articolo per cortesia o forse per qualcos'altro, non lo so, però il sindaco Scapin mi chiamò il giorno che uscì l'articolo per dirmi: “Scusami, Assessore, ho fatto quella dichiarazione, ma mi sono accorto che la lettera di richiesta di appuntamento non te l'ho mai mandata”. Mi ha detto: “Te la manderò nei prossimi giorni”. La lettera io non l'ho mai ricevuta, giusto a testimoniare l'interesse dei Sindaci del PD sulla linea ferroviaria Rovigo-Verona. Ma questo è un piccolo particolare.
Per tanti anni ci avete criticato perché della Adria-Mestre non ci interessavamo, la "Vaca Mora", una linea che era di totale competenza della Regione, dove la Regione se ne fregava, non interveniva. Abbiamo aggiudicato i lavori per l'elettrificazione, abbiamo stanziato 40 milioni di euro, ripeto, 40 milioni di euro per la messa in sicurezza e l'elettrificazione dell'Adria-Mestre.
Abbiamo soppresso quattro passaggi a livello. Sulla Adria-Mestre ci sono sessantacinque passaggi a livello, quindici privati e cinquanta pubblici. Quattro passaggi a livello sono già stati soppressi, ce ne sono altri quindici che sono in fase di progettazione, ci sono treni nuovi per le tre linee di Sistemi Territoriali che sono stati acquistati e sono già in consegna a partire dal 2023, poi a seconda ovviamente se sono elettrificati oppure no, elettrotreni oppure no, verranno utilizzati nelle linee destinate, però sono undici treni, di cui nove elettrotreni e due treni ibridi da poter utilizzare sulla Rovigo-Chioggia e sulla Rovigo-Verona, con la gara per il nuovo gestore delle tre linee che è in fase di aggiudicazione. Anche dal punto di vista della inefficienza di Sistemi Territoriali nella gestione del trasporto pubblico locale delle risposte verranno date.
Basta, penso di aver dato...

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
è stato presentato un emendamento, il n. A0030.
Diamo dieci minuti per i subemendamenti.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Per fatto personale.

PRESIDENTE

Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Assessore, non entro nel merito dell'intervento, lo faccio dopo, tanto in questo mese avremo tempo. Però, Assessore, le chiedo solo di dire le cose come stanno, non dica mezze verità per comodo politico, perché se ricorda bene il giorno che abbiamo discusso il PDL n. 9, lei era un po' basita su quella tavola perché la nostra manovra emendativa riportava pedissequamente tutto ciò che il suo PRT conteneva, quello che ha citato di quando io non ero in Aula: abbiamo fatto 20 emendamenti e la sua Presidente di Commissione ha bocciato 20 emendamenti che ripetevano pedissequamente il PRT. E se vuole tiriamo fuori il video, citavamo anche la pagina del PRT dove lo avevamo copiato. Quindi, Assessore, noi eravamo perplessi perché voi avete bocciato con la mano destra quello che nel 2020 avete scritto con la mano sinistra. E se lo ricorda benissimo, Assessore, quel giorno drammatico dove i suoi Consiglieri hanno sfiduciato il suo operato con il PRT.
Chiudo dicendo, Assessore, che io non ho mai visto un atteggiamento così pilatesco. La linea ferroviaria è vostra, voi non siete capaci di farla funzionare, voi siete degli incompetenti politici nel gestire Sistemi Territoriali e poi è il Sindaco del PD che non scrive la lettera!
Assessore, vada a casa se questo è il suo modo di fare politica!

PRESIDENTE

Consigliere, la invito a chiudere perché non è fatto personale.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Assessore, vada a casa se la colpa è del Sindaco che dà...

PRESIDENTE

Toglietegli il microfono.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Assessore vada a casa, non è mica il Sindaco del PD, è lei Assessore che dà la colpa a un Sindaco che scrive la lettera dove lei non è capace di far funzionare la sua azienda!

PRESIDENTE

Chiuda, perché non è fatto personale, sta facendo un intervento, consigliere.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Per fortuna avete finito anche voi, Assessore! Andate a casa!

PRESIDENTE

Non era fatto personale, quindi la prossima volta non le darò più la parola.
Adesso ha chiesto di intervenire la consigliera Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie infinite. Intanto buon lavoro a tutti quanti.
La discussione della stabilità in particolar modo adesso ci pone una questione centrale, che è la questione prevalentemente fiscale, visto che la totalità degli articoli che lo costituiscono parlano di questo tema. È per questo che la manovra emendativa che propongo come Europa Verde all'interno di questo progetto di legge è relativa in particolar modo a ulteriori fonti per riuscire a raccogliere risorse finanziarie utili a recuperare dei gap che ci sono, esistono.
Anche se ci sono dei punti positivi all'interno di questa manovra di bilancio nel complessivo, con un aumento di risorse rispetto al passato (l'abbiamo detto più volte) per quanto riguarda le attività culturali, per quanto riguarda ad esempio anche la questione dei trasporti piuttosto che per quanto riguarda altre tematiche più connesse a grandi eventi più che ad operazioni strutturali, per il rilancio di alcuni territori, ci sono delle mancanze perché ovviamente da qualche parte bisogna limare.
Il problema è che sono mancanze piuttosto importanti. La prima, che balza all'occhio nel confronto tra le misure finanziate l'anno scorso e quest'anno, è quella sul diritto allo studio con 5 milioni in meno. Poi, ovviamente, ci sono anche aspetti legati al mondo dell'impresa: penso al turismo o allo sviluppo economico.
C'è una grande mancanza che continua a ripetersi di anno in anno: un taglio costante al settore dell'agricoltura. Penso ai 20 milioni in meno rispetto allo scorso anno e lo scorso anno, rispetto al 2021, altri 10 milioni, quindi in totale, in due anni, abbiamo perso 30 milioni di euro per un settore che è considerato strategico, e i fondi regionali non servono per sopperire a quello che fanno già i fondi europei, servono per altro, servono per sviluppare progetti di filiera, progetti territoriali, dove i fondi europei non riescono ad arrivare.
Un altro punto cruciale di confronto, da un punto di vista economico, rispetto alle politiche degli scorsi anni è un tema che è importantissimo, che è il tema dell'energia: per l'energia -22 milioni rispetto allo scorso anno, nell'anno cruciale, dove la diversificazione energetica è importantissima da raggiungere. È un confronto di dati prelevati proprio dall'aggiornamento anche del Documento di economia e finanza dell'anno scorso e di quest'anno. Siamo in un periodo in cui c'è la necessità non soltanto di utilizzare dei fondi europei, ma anche di dare risorse per rilanciare i nostri progetti, anche quelli che abbiamo approvato in Regione del Veneto, come, per esempio, quello delle comunità energetiche, di cui dopo avremo modo di parlare nello specifico.
C'è un altro capitolo che invece ha un ulteriore taglio rispetto agli anni passati, ed è dovuto magari anche ad un cambio di progettualità, cioè quello della tutela del territorio e dell'ambiente: altri 30 milioni in meno, lo scorso anno erano 100 milioni in meno rispetto al 2021.
Queste sono le linee, le missioni che hanno subìto delle contrazioni rispetto allo scorso anno, su cui magari c'è la possibilità di fare interventi e quei 50, 70, 100 milioni in più, che attraverso le proposte che vi facciamo con i nostri emendamenti come minoranza si possono recuperare da poco più del 4% della popolazione veneta che può dare un contributo in più, possono portare a dei vantaggi: sono settori che potrebbero avvalersi di queste risorse proprio per questa motivazione, per questa ragione.
Quindi è un investimento annuo da parte di chi, come noi, ha 100.000 euro di reddito annuo, di 250, 500 euro, mentre l'anno scorso, se si ricorda, Assessore, lei non ci credeva che potesse essere così poco per guadagnare 30-50 milioni in più, eppure è così poco e lo è per persone che 500 euro all'anno di investimento nella Regione del Veneto se lo possono permettere.
Arrivo al punto. C'è un altro aspetto, su cui mi voglio concentrare, in questa strategia di Europa Verde per la stabilità ed è il seguente: si riferisce ad un'operazione riguardo all'inquinamento luminoso. Abbiamo una legge sull'inquinamento luminoso, una legge interessante, una legge che è connessa con l'operazione di risparmio energetico ed è da foraggiare proprio per questo compito e per aiutare i Comuni, in particolar modo, a ridurre il proprio impatto ambientale e quindi ridurre i propri costi.
Un altro emendamento riguarda un tema che è cruciale in Veneto perché, da aggiornamento 2020, abbiamo quasi 3.000 siti contaminati o potenzialmente contaminanti che sono iscritti all'interno del Registro della Regione del Veneto e che ha un bollino sul sito di ARPAV che è quello giallo, nel senso che non c'è un miglioramento consistente rilevato: è scritto così all'interno del sito di ARPAV. Ci sono dei dati che sono anche differenti perché all'interno sono stati anche inseriti quei procedimenti più semplificati che evidentemente hanno anche un altro tipo di velocità, però i dati sono questi. E quindi un'operazione sicuramente è quella di andare ad investire qualche risorsa in più per fare in modo che questo bollino possa diventare verde in una Regione che è sottoposta comunque a una pressione da un punto di vista di inquinamento importante a causa di diversi fattori. Come tutta la Pianura Padana? Sì. Nel caso comunque abbiamo anche dei siti che sono del tutto inediti rispetto ad altri territori e che hanno delle esigenze in più. Per questo abbiamo preferito continuare la nostra battaglia di questi anni di condividere con voi, con la Giunta, con la maggioranza un percorso per aumentare risorse nella direzione dell'aiuto delle Istituzioni pubbliche a venire incontro al problema appunto dei siti inquinati.
Nota: la settimana scorsa vi informavo della impossibilità di accedere nel data room di ARPAV alla tabella, alla cartina dei siti contaminati del Veneto. Ancora adesso è così. Provvederò a fare un'ulteriore segnalazione, ma proprio perché ci è impossibile sennò, al di là di tutto (agli operatori, a chi si occupa di questo tema e anche a chi si vuole interessare, perché il cittadino attivo è interessato da questi fenomeni di contaminazione) ricavare determinati tipi di informazioni.
In ultimo c'è un aspetto che vorrei condividervi per un obiettivo. Se vi ricordate la scorsa settimana abbiamo affrontato un tema, in un'interrogazione che ho posto, che è la proposta di riduzione del prelievo di acqua dalla falda, da parte di un'azienda in particolar modo, che preleva 1.500.000.000 di metri cubi di acqua dalla falda per la produzione della Coca-Cola: una bibita gassata e zuccherata. Siccome questo prelievo non è classificato come acqua da imbottigliamento pagano ancora meno, cioè pagano meno di quanto paga una qualsiasi azienda di imbottigliamento dell'acqua alla Regione del Veneto. E quindi se nel 2013 pagavano 14.000 euro all'anno per, mi sembra, per quantità inferiori rispetto a quelle autorizzate poi nel 2020, adesso ne pagano circa 18, se non sbaglio, dall'ultimo dato che mi è stato fornito attraverso una richiesta ufficiale.
Questo dato ci dice che c'è un problema. Io l'ho sottoposto all'interno di questa interrogazione dicendo che c'è un Piano di tutela delle acque in base al quale dovremmo ridurre, nel caso di siccità, queste tipologie di estrazione. Abbiamo fermato i cittadini nell'utilizzo dell'acqua durante l'estate e abbiamo fermato addirittura il settore dell'agricoltura. Voi sicuramente conoscerete tanti agricoltori che hanno dovuto addirittura interrare le coltivazioni estive perché la siccità le aveva fatte morire. Hanno avuto perdite importanti. Hanno dovuto riorganizzare il proprio sistema produttivo, avendo dei danni a causa di uno stop che è stato dato loro, che è la base, il fondamento. Non è il bene alimentare o la bevanda piacevole da assumere quando si mangia una pizza. È alimento, quello. È produzione di cibo fondamentale.
Alla luce di questo, vi dicevo, visto che c'è un Piano di tutela delle acque, applichiamolo anche a loro, non soltanto alle categorie “meno potenti”, anche se sono potentissime, perché sono quelle che ci permettono di curare il territorio, di avere anche un mercato nuovo, di educare anche al chilometro zero, eccetera. Mi è stata data una “non risposta”. Non ha risposto alla richiesta che ho fatto. Non avendo ricevuto risposta, immagino che non sia stato limitato il prelievo. Non sono state date prospettive in merito a questo.
Allora, dico, se già pagano poco, se prelevano una risorsa che è bene comune, cominciamo a domandare qualcosa in cambio, visto che hanno beneficio da una risorsa naturale e dalla popolazione del Veneto. Per questo ho proposto di inserire all'interno della lista delle aziende, con un prelievo di IRAP, anche quelle aziende che fanno imbottigliamento e produzione di bevande zuccherate. Ho voluto escludere quelle alcoliche, ovviamente, per non creare lo scontro o avere difficoltà. In questo caso, però, esiste in particolar modo questo esempio di un complesso sistema, che è quello che fa bevande imbottigliate, anche l'acqua minerale, che restituisce alla Regione un euro ogni 191 euro intascati. Questo per quanto riguarda l'acqua minerale. Pensate che cosa significa per la Coca Cola, che non paga al pari delle aziende che fanno imbottigliamento. Quanto restituiscono alla Regione del Veneto con i propri 14.000, 18.000, 20.000 euro all'anno?
La domanda, quindi, è quella di ristabilire un po' di ordine e di chiedere un contributo in più. Se non è possibile attraverso l'applicazione di un canone di concessione di estrazione adeguato, visto che non producono nemmeno una bevanda tipicamente considerata una medicina per la salute, anzi è zuccherata e crea, magari, anche delle conseguenze abusandone nel lungo periodo, parallelamente possiamo intervenire attraverso un altro sistema: la tassa per quanto riguarda le imprese, ossia l'IRAP.
È una proposta per recuperare qualche fondo in più. Non credo sia giusto dire: si raccolgono soltanto 30, 50, 60 milioni, come diceva prima il Presidente, ma cosa ce ne facciamo di 60 milioni? Non ce ne facciamo niente. Personalmente ritengo che 60 milioni siano già abbastanza per cominciare a fare qualcosa, investirli e redistribuirli in un'ottica di giustizia sociale. Si parte da questi numeri. Poi, se ci sarà una possibilità di recuperarli attraverso altri sistemi, che siano le collaborazioni, gli accordi, le ridistribuzioni di fondi nazionali, ben venga. Io comincerei a spendere bene i soldi oggi e a recuperarli dove vediamo che c'è un'incongruenza, anche dal punto di vista della giustizia ridistributiva e sociale, in particolar modo dove c'è una comunità che dona tanto ad un'attività o dove c'è una situazione, da un punto di vista personale, tale da poter consentire un contributo in più.
Come diceva prima il Presidente, è giusto che chi guadagna di più possa contribuire di più. 250-500 euro all'anno non sono tanti. È per questo che vi abbiamo proposto questa tipologia di emendamenti, che avete potuto leggere, per rimodulare l'applicazione dell'IRPEF con un aumento che, nelle tasche di determinate categorie di cittadini (poco più del 4%), è davvero irrisorio. Il ritorno per la Regione del Veneto, però, consente di dare una spinta verso determinati tipi di investimenti. Possono essere quelli per i giovani e per le politiche abitative, visto che per le politiche giovanili i fondi si sintetizzano esclusivamente nella copertura delle future perdite delle Olimpiadi, i famosi 17 milioni dell'articolo inserito nel Collegato di qualche bilancio fa.
Noi crediamo realmente che questa operazione possa dare un ristoro, che magari possa aiutare anche voi a portare nel territorio delle proposte, delle iniziative, delle soluzioni più efficaci. Questo per fare una cosa. Non è detto che se all'interno di un libro il Presidente parla di ottimismo e di pessimismo questo significhi che possa ispirare ottimismo nella popolazione. L'ottimismo si stimola attraverso un'iniziativa, che è quella del servizio e della garanzia sociale degli investimenti pubblici. Dico questo per un motivo. C'è un ultimo rapporto Censis, assolutamente da osservare, che mi dice che più del 92% della popolazione italiana pensa che l'inflazione non durerà poco e che quasi il 70% sta già erodendo i propri risparmi per far fronte a spese di carattere ordinario. Questo a causa della tassa invisibile, che è l'inflazione, di cui vi parlavo proprio la scorsa settimana.
Questo dato ci dice che c'è un pessimismo dilagante, perché si pensa che l'inflazione sarà lunga e non si vede una via d'uscita. C'è un impoverimento delle famiglie e delle persone dal punto di vista delle speranze e dal punto di vista della reazione psicologica a questa situazione emergenziale. Parallelamente, c'è un dato negativo: si stanno già erodendo i risparmi. Questo, detto all'interno di una Regione in cui già nel 2017 si diceva che le famiglie non riuscivano già allora ad affrontare spese straordinarie, ci dice come sia necessario intervenire con una manovra fiscale capace di ridistribuire un pochino di giustizia, con interventi di natura sociale anzitutto, per venire incontro a chi ha anziani da accudire, a chi ha figli su cui poter investire, non soltanto in servizi, ma in opportunità.
Ogni euro risparmiato per una famiglia, per una retta di un asilo piuttosto che per altri servizi, può essere un euro investito in una formazione extrascolastica, in un'opportunità di crescita per quel bambino. Questo definirà anche la futura prospettiva, l'apertura mentale e le possibilità di questo e soprattutto ci potrà consentire di investire, noi stessi, in politiche capaci di attrarre i giovani, non soltanto facendo studi sul perché e sul percome vanno via, ma semplicemente cominciando a dare opportunità. Molto spesso rimangono a vivere in altre città, all'estero o in Italia, semplicemente perché c'è quel poco di servizi in più, quel poco di attività e di opportunità culturali in più, quella possibilità e aiuto nell'investimento per l'acquisto di una casa che consente loro di dire: “Posso fermarmi in questo Comune”, in un Comune montano, in un Comune rurale in particolar modo.
Queste sono le operazioni che noi sogniamo di poter fare, non soltanto attraverso l'aumento di IRPEF, per carità, ma attraverso una politica capace di darsi le giuste priorità, che sono quelle, in pratica, del servizio pubblico, non soltanto di sogni o di grandi eventi, in un periodo molto limitato di tempo.

PRESIDENTE

Grazie, Capogruppo.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Vorrei dire anch'io alcune parole riguardo all'intervento, che abbiamo sentito tutti, del Presidente Zaia. Speravo potesse rimanere un po' di più. Spero abbia la bontà di ascoltarci anche da remoto.
Mi ha colpito una serie di passaggi. Sicuramente la questione IRPEF è quella centrale, quella che abbiamo toccato tutti, anche oggi, in una conferenza stampa delle opposizioni, tutte unite, con una stessa idea, e coraggiose di avere una posizione in merito molto unitaria.
La scelta del Presidente Zaia di non mettere mano allo status quo che si è venuto a creare dal 2010 ad oggi, la scelta di non scegliere: questa, in sostanza, è l'accusa che noi gli facciamo. Ha scelto di non aiutare i più deboli. È inutile nascondersi dietro la problematica dell'aumentare o non aumentare, mettere l'addizionale o non metterla per non inimicarsi qualcuno, per fare scelte riguardanti il sociale oppure le imprese. In sostanza, chi governa ha sempre la responsabilità e l'onere di fare delle scelte, di prendersi delle responsabilità. Anche in questo caso, soprattutto in questo bilancio, in cui il grido di aiuto è arrivato da più parti, non solo da parte dei sindacati, ma anche da larga parte delle categorie economiche, in questo bilancio si poteva effettivamente mettere mano a un'addizionale che potesse rispondere alle esigenze dei più deboli.
In sostanza, la scelta degli ultimi dodici anni è stata quella di non andare a toccare i più ricchi, quindi di lasciare nelle tasche dei più ricchi circa 4 miliardi di euro, a persone che, chiaramente, potevano tranquillamente pagare qualche decina di euro in più all'anno, proprio per gli altissimi redditi che le contraddistinguono. Nessuno vuole minare o ha antipatie verso chi è più ricco. Semplicemente si vorrebbe parlare un po' di più in questa Regione di ridistribuzione della ricchezza. Prendiamo atto che da parte del Presidente Zaia e di questa maggioranza manca quest'atto di coraggio. Si pensa che tutto vada avanti in maniera ordinaria, che questo non sia un periodo drammatico per la nostra economia, non solo del Veneto, ma anche italiana, e che tutto possa continuare così come è sempre stato negli ultimi dodici anni. Sappiamo, però, che non sarà così semplice.
Ringrazio tutti i colleghi delle opposizioni per il coraggio che, invece, hanno dimostrato, che abbiamo dimostrato, facendo proposte, chiaramente evidenziando anche quelle che potevano essere le necessità più urgenti da parte della popolazione, alle quali necessità avremmo potuto rispondere aumentando, anzi introducendo un'addizionale IRPEF. La modulazione la potete scegliere voi. Vi abbiamo proposto tre aliquote diverse. A voi la scelta. Sappiamo già che la scelta ‒ lo ripeto ‒ è quella di non scegliere. O meglio: chiamiamolo anche contributo di solidarietà. Pensate che questa addizionale, a cui noi abbiamo puntato, andrebbe a colpire solamente il 6% dei contribuenti, ovvero il 4% della popolazione, circa 203.000 persone in tutto il Veneto. Si è preferito continuare a lasciare intatte queste 203.000 persone piuttosto che pensare agli altri milioni di veneti che sono in difficoltà o semplicemente al prossimo futuro, al futuro delle prossime generazioni, piuttosto che alle prossime elezioni.
Aver aumentato, anzi aver introdotto l'addizionale avrebbe potuto contribuire anche ad aumentare la capacità di indebitarsi della Regione, quindi anche la possibilità di creare investimenti pluriennali a favore del sociale e, soprattutto, a ridurre quella forbice che si è creata tra le classi più ricche e quelle sempre più deboli, tra cui anche la classe media.
Ho pensato a una serie di interventi, in questa manovra, proprio per rapportarci ad altre Regioni che hanno fatto scelte, invece, più coraggiose da questo punto di vista. Hanno fatto ottime riflessioni e sono giunte a dare risposte ai propri cittadini. Una di queste risposte, che non possiamo ignorare, proprio perché ‒ le abbiamo viste ‒ sono numerose le manifestazioni da parte degli studenti delle Università del nostro Veneto, una delle emergenze è la questione “borse di studio”. È un problema, citato anche da qualche collega in precedenza, a cui bisogna trovare rimedio, proprio per dare la possibilità a tutti gli studenti che ne abbiano voglia di fare un percorso di studi e poterlo terminare.
Un'altra questione collegata è quella della possibilità di concedere agli studenti biglietti a tariffe agevolate per il trasporto pubblico o anche un abbonamento per il trasporto pubblico. In questo caso sappiamo che anche altre Regioni lo hanno fatto, ad esempio l'Emilia-Romagna a titolo gratuito, e questo potrebbe contribuire ad alleggerire anche il peso del diritto allo studio, perché sappiamo essere una voce molto importante nel bilancio familiare. Ormai anche il trasporto pubblico locale ha aumentato considerevolmente il prezzo, che si va a sommare a tutte le difficoltà per trovare un alloggio, al caro-affitti, alle difficoltà relative a una stabilità abitativa degli stessi studenti.
Questo è un problema veramente sentito. Vi faccio un esempio semplice: basta pensare che la lista Studenti Per Udu Padova, che la scorsa settimana ha stravinto le elezioni studentesche all'Università di Padova, ha raccolto il 65% dei consensi e tra le principali rivendicazioni del suo programma c'era la completa gratuità dei mezzi di trasporto pubblici. Con un emendamento alla legge di stabilità, quindi, si prevede l'erogazione dei contributi volti ad abbassare il prezzo di acquisto di biglietti e abbonamenti da parte degli studenti. Ho pensato a 2.500.000 euro per ciascuna delle annualità 2023-2025. Credo che siano risposte che possiamo dare tranquillamente. Pensiamo semplicemente che sarebbe il 2% dell'addizionale IRPEF all'1,5% per gli over 50.000 euro. Abbiamo sempre parlato di redditi medio-alti proprio per non andare a toccare le tasche delle persone più in difficoltà, dei redditi medi, ma semplicemente di chi guadagna molto. Non è un libro dei sogni, se pensiamo che anche la Regione Umbria, governata dal centrodestra, e la Provincia di Trento, lo stesso, lo hanno già fatto. Quindi, è assolutamente fattibile percorrere questa strada da parte nostra.
Un altro tema che mi sta particolarmente a cuore è quello della sicurezza sul lavoro. Basta leggere i dati dell'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre relativi a gennaio-ottobre 2022 per osservare che in Veneto, in questi primi dieci mesi, sono 93 i morti sul lavoro, ci sono state 4 vittime in più dello scorso anno, e il Veneto è la seconda Regione per numero di decessi dopo la Lombardia. In Italia sono 909 i morti sul lavoro. Sempre da gennaio a ottobre, un infortunio mortale ogni dieci avviene in Veneto e il rischio di infortunio mortale in Veneto è superiore alla media nazionale. Il numero maggiore lo registra Verona e Provincia, seguita da Venezia, Padova e Vicenza. Aumentano anche le denunce di infortunio totali, +27,5%. Erano 56.131 a fine ottobre 2021, sono 71.587 nel 2022. Questo numero di incidenti ovviamente incide anche sulla spesa sociale, se pensiamo al numero delle persone che rimangono gravemente invalide. L'attività manifatturiera è il settore più colpito, seguito da sanità, trasporti e costruzioni. Treviso ha la maglia nera per il maggior numero di denunce di infortunio totali.
Capite bene, da questi numeri, che la situazione è veramente emergenziale, signori, per cui la Regione deve assolutamente applicare ciò che è già all'interno della propria normativa e partire dal Patto regionale per la sicurezza sul lavoro, sottoscritto da sindacati e imprese, che impegna la Regione anche a potenziare gli organici SPISAL per aumentare controlli e sicurezza. Proprio al DEFR è passato un mio emendamento che chiedeva questo, con l'obiettivo concreto di potenziare l'organico SPISAL, anche per garantire l'applicazione del Patto regionale per la sicurezza nei luoghi di lavoro, quindi mi aspetto, avendo approvato quell'obiettivo, che ci sia un conseguente stanziamento in bilancio. Pertanto, nei due emendamenti che ho presentato, uno al collegato e l'altro al bilancio, si prevedono 2,5 milioni di euro a favore di Azienda Zero per bandire nuove procedure concorsuali e formare una graduatoria unica regionale per l'assunzione di personale ad incremento della dotazione organica dei servizi SPISAL presso ciascuna ULSS. Nel bilancio, invece, si prevedono 3 milioni di euro per finanziare lo sviluppo e il miglioramento dell'attività degli SPISAL. Questi numeri sono di certo inferiori nella nostra Regione rispetto ad altre Regioni, anche contermini.
Ci sono anche altri modi di pensare a migliorare la sicurezza sul lavoro, uno dei quali è un altro strumento, che è il Registro dei quasi incidenti, fortemente voluto dai sindacati dei metalmeccanici, ma anche questa promessa fatta dal Presidente Zaia – mi dispiace che non sia qui a sentire, ma magari qualcuno glielo riferirà – non è stata mantenuta.
L'altra questione già citata da chi mi ha preceduto è relativa al caro-carburanti. Il caro-carburanti non colpisce solamente le famiglie, purtroppo, ma anche le associazioni di volontariato, che per loro mission devono trasportare i più fragili, i più deboli, persone con disabilità, anziani, e proprio questi hanno sofferto tantissimo l'aumento delle spese di carburante, oltre a tutte le questioni relative al problema del sociale. Qualcuno ha citato prima di me, lo ha fatto anche il Presidente Zaia, la riforma delle IPAB, ma qui parliamo anche di piccole associazioni del terzo settore che garantiscono questi servizi essenziali che, altrimenti, nessun altro farebbe. Il pubblico non ha la possibilità di farlo. Quindi, ringraziamo sempre le associazioni di volontariato, che a titolo assolutamente benefico mettono a disposizione il loro tempo per portare magari i nostri anziani o le persone con disabilità, magari anche i familiari, negli ospedali, nei centri diurni eccetera. Quindi, grazie infinitamente a loro. Per questo, credo sia nostro obbligo morale creare un fondo per un contributo straordinario proprio per l'acquisto del carburante a favore delle associazioni di volontariato. Avevo pensato a 300.000 euro annui come contributo. Sicuramente non saranno sufficienti, ma un contributo in questi termini forse è necessario per la sopravvivenza stessa delle associazioni. Analogamente ho pensato a un sostegno anche al comparto della pesca, sempre facendo riferimento a un emendamento al DEFR approvato dalla maggioranza.
Passo a un altro tema, che per alcuni può essere considerato localistico, ma per me non lo è, e vi spiego il motivo. Qualcuno di noi ha visto o sta guardando la serie Netflix che è stata girata a Chioggia e credo non sia questione di tutti i giorni vedere troupe televisive, interi film o intere serie ambientate in una nostra città. Qui si parla di una Laguna Veneta che potrebbe avere un rilancio spettacolare con l'istituzione di una Film Commission a Chioggia, e non solo per il bene dei nostri piccoli artigiani, perché guardando un po' più in là c'è tutta la riviera, il Delta del Po, che troverebbe un'adeguata valorizzazione in termini sicuramente positivi di pubblicità e di rilancio a livello turistico, perché il turismo in questi casi è strettamente legato a ciò che si vede in televisione, chiaramente, come lo è stato per tante altre città italiane. Quindi, credo che anche questa potrebbe essere un'idea utile a rilanciare una fetta di territorio che è stata scarsamente considerata da questa Regione negli ultimi decenni, parlo proprio del territorio a sud della Laguna di Venezia.
Prima abbiamo parlato degli investimenti che si stanno effettuando sulla montagna con le Olimpiadi a Cortina e di tante altre opere pubbliche che sicuramente sono positive per l'economia della montagna, ma non dimentichiamoci che c'è un'intera area non meno popolata che avrebbe bisogno di altrettante infrastrutture vitali per lo sviluppo stesso della comunità e della località. Se mi si dicesse che non si può fare, questa sarebbe una bugia. Diversamente, mi dovreste spiegare come mai in Emilia-Romagna c'è una Film Commission a Parma o in Sicilia è presente la stessa a Siracusa. In più, faremmo anche uno sgarbo all'attuale Sindaco di Chioggia, che parla della Cinecittà dell'Adriatico. Quindi, da qualche parte bisogna dare delle risposte e soprattutto bisogna essere coerenti con quello che si dice.
Un altro punto, che è all'ordine del giorno della cronaca nera degli ultimi tempi, riguarda le condizioni della stazione di Mestre. Come sapete, è diventata una piazza importante per attività anche illecite, per cui servirebbe un ampio piano di rigenerazione e riqualificazione urbana proprio per evitare che si compiano atti criminali, partendo dal presupposto che nella classifica per la qualità della vita che è stata diramata da “IlSole24Ore” negli ultimi due giorni la città di Venezia ha perso quattro posizioni, tra gli altri fattori, proprio per la piccola criminalità. Di questo dobbiamo assolutamente tener conto, perché Venezia dovrebbe essere il nostro fiore all'occhiello. Quindi, occorrono progetti che servano all'inclusione sociale e culturale, a sensibilizzare sull'uso delle sostanze stupefacenti e sulle dipendenze, organizzando eventi culturali a ingresso libero e gratuito. Questa è l'idea per far sì che in quell'area di Mestre non si verifichino più fatti criminosi, come purtroppo siamo stati abituati a vedere negli ultimi tempi. Del resto, semplicemente con le azioni di repressione non si va molto distanti, ma è necessario fare di più, ragion per cui un'opera di sensibilizzazione e di rigenerazione va sicuramente sollecitata. Qui abbiamo previsto uno stanziamento di 1.000.000 di euro. Il Comune di Padova lo ha fatto, tra l'altro grazie alle associazioni di volontariato, con il progetto Green Line e ha visto notevoli miglioramenti.
Ci sono altre questioni, che vi elenco brevemente: lo Sportello Autismo per le scuole; la tutela e il ripristino ambientale dei corpi idrici interessati dalle derivazioni per la produzione di energia idroelettrica, che si rifà ad un progetto di legge che abbiamo votato di recente; il sostegno agli sport tradizionali; incentivare e sostenere progetti di recupero, restauro e ricollocazione delle imbarcazioni lagunari tradizionali, con priorità per i bragozzi storici della città di Chioggia; l'urgente necessità di incrementare la qualità del servizio abitativo e l'offerta di strutture abitative destinate agli studenti universitari di tutto il Veneto (quest'ultimo è il tema centrale della discussione di oggi e dei giorni scorsi); il potenziamento dei progetti sperimentali per l'inserimento lavorativo di persone con disabilità.
Un altro tema, che sto portando avanti da alcuni anni a questa parte, è quello degli attrezzi da pesca smarriti o abbandonati in mare, che è diventato un problema a livello mondiale. Circa il 30% dei rifiuti che si trovano sulle spiagge è costituito da reti, fili da pesca e cime, in parte o quasi totalmente realizzati in plastica. La plastica è il male endemico dei nostri giorni: è presente ormai in tutti gli ecosistemi e, secondo le ultime recenti pubblicazioni scientifiche, è all'interno del nostro stesso organismo. Gli effetti che ne derivano ovviamente sono allo studio, ma sembrano non essere per nulla positivi. Quindi, si chiede di porre rimedio a questo problema con tutte le misure possibili, ad ogni livello istituzionale e normativo, per contrastare questo tipo di inquinamento. Tra le altre cose, anche progetti volti a sviluppare, a migliorare e a incrementare la comunicazione scolastica per le persone con disturbo dello spettro autistico: come vi dicevo, lo Sportello Autismo, che era stato approvato anche nel DEFR con un mio emendamento.
Arrivo alla sicurezza stradale, sempre citando i dati. Quelli della volta scorsa li avevo elencati a proposito del DEFR ve li recito perché aiuta la memoria: 12.403 incidenti stradali nel 2021, che hanno causato la morte di 285 persone (parliamo dei dati in Veneto) e il ferimento di 16.512.
Parliamo anche della necessità di riconvocare una Consulta per la sicurezza stradale, che era stata istituita con questa legge del 2012, la legge n. 15, una legge regionale anche ben fatta, Consulta che però non si è mai riunita e che avrebbe, tra gli altri compiti, quello di indagare sui famosi punti neri, ovvero quelle situazioni a rischio dove si verificano, con grande intensità, più incidenti, quindi le zone più soggette a incidenti anche mortali.
Proprio per questo abbiamo previsto un emendamento che va a finanziare l'attività di questa Consulta, anche per pensare a delle ipotesi per far fronte e limitare la presenza dei punti neri stradali. Uno dei punti neri principali chiaramente è la Statale Romea e credo che sia anche l'ora di arrivare a una messa in sicurezza effettiva; sappiamo che compete allo Stato, ad oggi c'è una filiera che va dal Comune alla Regione, al Ministero, quindi mi aspetto che si faccia veramente tutto il possibile per mettere in sicurezza quella strada statale, che qualcuno prima di me aveva definito “la strada della morte”.
È così anche – lo sottolineo – per una condizione inaccettabile relativa al trasporto pubblico locale su gomma e su rotaia: molto spesso il treno della Chioggia-Rovigo non funziona, si interrompe o viene cancellato, per cui viene sostituito con dei bus e credo che questa non sia una vera soluzione, ma è semplicemente un mettere una toppa in una falla che continua ad esserci e va a creare appunto degli imbuti di traffico e ad aumentare così anche la pericolosità della strada.
Come vedete sono spunti, idee di carattere sicuramente critico, ma non di tipo polemico o ostruzionistico, quindi sono progetti e idee che possono essere benissimo presi anche da questa maggioranza. L'unico rammarico che esprimo è la mancanza di coraggio che oggi ho sentito da parte del Presidente Zaia perché, così come abbiamo elencato le potenzialità, le cose che in altre Regioni si fanno, non capiamo come in Regione Veneto non si possano fare. E quindi il deficit di competitività che stiamo ingenerando rischia di lasciare questa Regione indietro nei prossimi anni: non so se ci chiameremo più la locomotiva del Nord Est fra qualche anno.
Uno degli esempi l'abbiamo visto anche nelle ultime ore con il ritardo mostruoso dei treni regionali, che con due gradi in meno e sotto zero non sono partiti o sono partiti con dei ritardi anche di 140 minuti. È una figuraccia che non ci possiamo assolutamente permettere: motivo per cui bisogna investire maggiormente sulle cose che non funzionano. Sarebbe bello dipingere il Veneto, come fa il Presidente, dove tutto funziona, dove assistiamo a una Regione che galoppa, ma non bisogna tacere di fronte a ciò che invece non funziona o che andrebbe fatto meglio o fatto funzionare meglio.
L'ultimo accenno lo faccio alle trivelle e all'autonomia. Dal Presidente non ho sentito nulla di più di ciò che già si sapeva sul tema delle trivelle, ma forse qualcosa in più ce l'ha detta, nel senso di un sottinteso bisogno energetico perché parlava di 4 miliardi di metri cubi annui ingenerati dalle trivelle del nostro suolo o nei mari, non si è capito bene, e quindi ci ha fatto intravedere quasi la necessità di doverne fare uso e quindi di attivare queste trivelle. Anche qui una scarsa quantità di coraggio quando si chiede di andare contro magari a una maggioranza che governa il Paese, che è la stessa che governa la Regione, andando proprio a tutelare il nostro territorio, mentre si è preferito fare più gli interessi del proprio partito di riferimento.
Sull'autonomia mi sorprende perché ha la stessa identica idea, posizione nostra sul tema dei LEP, dei livelli essenziali delle prestazioni, quindi mi stupisco ancora maggiormente di come non si sia voluto, o potuto – non si sa – inserirli prioritariamente all'interno del DEFR, del documento programmatico.
Questa quindi risulta essere un'ulteriore prova di incongruenza, di incoerenza, o forse, lo ripetiamo, di mancanza di coraggio anche nel decidere di scrivere nero su bianco le proprie idee. Questo credo sia uno dei mali peggiori dei nostri tempi. Si sarebbe potuto fare molto di più, abbiamo dato delle indicazioni di massima. Ancora tutto si può fare, nel senso che magari all'ultimo, con il maxiemendamento, arriverà la buona notizia. Staremo a vedere.
Noi intanto continuiamo a batterci per i bisogni di chi oggi soffre di più e di chi ha più necessità di risposte.
Grazie.

PRESIDENTE

Capogruppo Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Prima di andare a esprimere alcune considerazioni in merito alla manovra di bilancio che comprende, tra i documenti finanziari, la legge di stabilità, il collegato e il bilancio, volevo tracciare alcune linee generali che permettono di definire il contesto all'interno del quale si viene a muovere la Regione del Veneto, e all'interno del quale viene predisposta questa manovra di bilancio, perché quando si riesce a capire il contesto poi si coglie anche la qualità delle azioni e che tipo di impatto possono avere.
Nel definire questi punti generali, faccio riferimento, come ha fatto in precedenza la collega Guarda, al rapporto Censis. Il Censis è l'Istituto di ricerca socio-economico, interviene nell'interpretare i fenomeni più significativi, sociali ed economici e ha elaborato di recente un rapporto molto interessante.
In tale rapporto l'Italia viene definita post-populista. Nell'attribuire questa etichetta all'Italia, il Censis pone anche alcune argomentazioni, e cioè che alle vulnerabilità di lungo periodo, sociali ed economiche che ci sono nel nostro Paese, si vanno ad aggiungere adesso anche gli effetti deleteri delle quattro crisi che si sono generate, che si sovrappongono in quest'ultimo periodo e che, nostro malgrado, tutti conosciamo, quindi la guerra cruenta alle porte dell'Europa piuttosto che l'innalzamento dei tassi di interesse e l'inflazione che cresce, ancora la pandemia, la morsa energetica.
Tutti questi fattori insieme determinano e generano la paura negli italiani e quindi anche nei veneti di dover essere esposti a dei pericoli, a dei rischi che sono incontrollabili. Si sta sempre più sedimentando nell'immaginario collettivo la convinzione che “tutto può accadere”, altro che “andrà tutto bene”, come si diceva un paio di anni fa.
“Tutto può accadere” significa che dei pericoli che fino a poco tempo fa non venivano considerati, quali lo scoppio di una bomba atomica piuttosto che rimanere senza cibo o stare al freddo, o il lockdown possono essere degli episodi che si verificano.
Tutti questi accadimenti che sono imprevedibili, che possono determinare una situazione di insicurezza, portano le persone a chiedere naturalmente delle prospettive di benessere maggiore e delle istanze di equità. Alcuni dati che ci fornisce il Censis danno proprio la consistenza di questa paura che c'è negli italiani e quindi anche nei veneti.
Si citava prima che il 92,7% degli italiani è convinto che questa inflazione continuerà ancora a lungo, il 64,4% sta intaccando i propri risparmi e quasi il 70% degli italiani teme che il proprio tenore di vita si possa abbassare.
Noi saremmo magari portati a pensare che, a seguito di queste convinzioni degli italiani e dei veneti, ci siano delle tensioni che poi si possono riverberare nelle piazze, che ci possano essere dei moti di protesta. Invece il Censis ci dice che questo potrà accadere, però attualmente la fotografia che si ha è quella di una ritrazione silenziosa, e il dato più rappresentativo è quel 39% di italiani che non va a votare e, se va a votare, vota scheda bianca o nulla, e sono quasi 18 milioni di italiani.
Il tratto che caratterizza maggiormente in questo momento lo stato d'animo degli italiani è la malinconia. Siamo un popolo di malinconici e quei meccanismi che sono propri delle società di consumo, che inducono le persone anche a compiere dei sacrifici per arricchirsi, per modernizzarsi, per imbellirsi non fanno più presa, non riescono più a condizionare i comportamenti collettivi delle persone. Sempre il Censis dice che otto italiani su dieci dichiarano che non sono disponibili a fare sacrifici per migliorarsi.
A questo, allora, colleghiamo anche dei dati che, a mio avviso, sono strettamente connessi: quando, nel giro di vent'anni, 260.000 persone escono dall'impiego pubblico e il 36,7% di coloro che lavorano nell'ambito pubblico ha da 55 anni in su, vuol dire che abbiamo una macchina pubblica che è fortemente senilizzata, cioè invecchiata, e questo ha delle ripercussioni in quelli che sono i tempi di reazione del nostro sistema.
Noi dobbiamo sempre più prendere atto che è in corso un processo di invecchiamento che interessa la nostra popolazione, e questo ha delle ripercussioni e delle implicazioni in vari ambiti: nell'equilibrio del sistema del welfare, nella sanità, nelle dinamiche del mercato del lavoro, nei livelli competitivi. È questo il contesto in cui il Veneto si muove e in cui la manovra viene predisposta. E queste sono solo le avvisaglie di quello che accadrà in futuro per una popolazione che invecchia sempre di più.
Con questa manovra di bilancio, noi possiamo dire che ci sono dei dati che possiamo leggere in maniera positiva o in maniera negativa, basta solo cambiare punto di vista e prospettiva, come abbiamo visto anche in occasione della discussione del DEFR, perché poi dipende anche da come noi vogliamo interpretare i dati, ma di fondo c'è un dato di realtà da cui noi dobbiamo partire, che è una realtà incontrovertibile e cioè che abbiamo uno scenario che è estremamente complesso e l'altra questione di fondo è la limitatezza delle nostre risorse nell'affrontare i problemi, però c'è la voglia di affrontarli e di dare delle risposte.
Nel tentare di dare delle risposte, una prima risposta è quella che non c'è un inasprimento della pressione fiscale, anzi c'è una riduzione e lo vediamo proprio nella legge di stabilità, dove abbiamo una riduzione della tassa automobilistica per i veicoli storici, dove abbiamo un'esenzione dal pagamento della tassa automobilistica per i soggetti portatori di handicap, dove abbiamo un innalzamento della soglia del reddito per la riduzione dell'aliquota dell'addizionale IRPEF per i portatori di handicap, dove vengono rideterminate anche le aliquote IRAP per quanto riguarda le IPAB, proprio per permettere questo trattamento equo tra i soggetti pubblici e i soggetti privati.
Ma il problema dei problemi continua ad essere – e qui vedo l'assessore Marcato – quello dei consumi e dei costi energetici. Questo è un grande problema che noi abbiamo ben presente, ce lo riportano le strutture che erogano i servizi, penso ai centri servizi, alle case di riposo, RSA, scuole dell'infanzia, che si trovano in una situazione di estrema sofferenza. Come in sofferenza si trovano i nostri Comuni: anche oggi ci sono le dichiarazioni del Presidente di ANCI Veneto che sottolinea il fatto che con difficoltà si riescono a far quadrare i conti dei bilanci comunali e riceviamo le note dei Sindaci che faticano a garantire il funzionamento degli impianti natatori, delle piste di ghiaccio che consumano energia.
A questo aggiungiamo anche le nostre imprese. Il servizio statistico Veneto ci dice che nel corso del 2022 il PIL è aumentato del 3,8 in Veneto rispetto a quanto accade in Italia (3,4), però la vitalità del nostro sistema produttivo veneto si deve scontrare e viene frenata da questi aumenti energetici. E qui interviene il Governo: in una manovra di 30 miliardi, 21 vengono destinati al caro bollette e se, come dice il Presidente Zaia, viene destinato un miliardo a Regione, qualche risposta la si riesce a dare.
Noi auspichiamo quindi che questo avvenga in tempi rapidi. Però dobbiamo evidenziare che la battaglia energetica non può essere condotta a suon di miliardate perché dobbiamo pensare che le risorse non possono essere divorate dalla speculazione. Dobbiamo in qualche maniera riuscire a portare avanti quei processi che favoriscono la produzione di energia per l'autoconsumo collettivo piuttosto che le Comunità energetiche. Da questo punto di vista allora i 240.000 euro che vengono aggiunti nel bilancio, e quindi si arriva a 440.000 euro, destinati alle Comunità energetiche sono un segnale che viene dato dalla nostra Regione per procedere nella formazione delle Comunità energetiche. Confidiamo anche nei 10 milioni di fondi europei che dovrebbero essere disponibili.
Però il rischio cos'è? Che vengano vanificati gli sforzi che vengono fatti dalla nostra Regione, e quindi dai veneti, se noi non andiamo a modificare la normativa, che è fumosa, per la costituzione delle Comunità energetiche. Noi vanifichiamo tutto l'impegno della nostra Regione se non si vengono a definire quelli che sono i criteri e gli incentivi da introdurre per remunerare quella che è l'energia condivisa. Noi vanifichiamo i nostri sforzi se non si va oltre gli scontri tra le aziende energetiche tipo Terna o Enel che portano a dei ritardi nelle infrastrutture. Noi vanifichiamo i nostri sforzi se non abbiamo neanche la possibilità di sapere quali sono le cabine primarie. Queste sono le questioni che devono essere affrontate per riuscire a dare delle risposte in campo energetico e quindi attendiamo i decreti ministeriali che ci permettano di avere qualche informazione in più.
Poi questa manovra di bilancio interviene anche su una questione tutta italiana: quella dei NEET, cioè dei giovani che non lavorano e non studiano, i giovani dai 15 ai 29 anni. Ebbene, noi in Italia deteniamo il primato con il 23,1%, quando in Europa il livello si attesta al 13,1%. Questo 23% italiano però non è altro che la media tra quello che succede nel Nordest, cioè tra i ragazzi che non lavorano e non studiano nel nostro territorio arrivano a un 14,7%, e il 32,2% invece del Sud. Noi allora registriamo la percentuale più bassa in Italia per quanto riguarda i ragazzi che non lavorano e non studiano, come la percentuale più bassa ce l'abbiamo per i giovani che escono precocemente dal sistema di istruzione e di formazione. Mentre abbiamo, sempre come Nordest, rispetto al resto d'Italia, la percentuale più alta di giovani che si diplomano e che conseguono la laurea.
C'è da fare molto ancora, certo, soprattutto dopo quanto è successo con la pandemia. Questi dati però ci dimostrano che noi siamo nella strada giusta. In questo senso, partendo da lontano, diciamo che i 33 milioni che vengono a favore delle scuole paritarie, che coprono 90.000 bambini, ritornano utili. Vanno bene per arrivare quindi ai risultati che noi abbiamo come Nordest grazie ai quasi 20 milioni che vengono destinati per l'attuazione del diritto allo studio universitario. Vanno bene quindi anche i 78 milioni che nel triennio vengono destinati al sistema di formazione professionale.
Sono numeri importanti, sono numeri significativi. È chiaro che dobbiamo sempre migliorare, perché ce lo chiedono anche i nostri imprenditori, perché faticano ad individuare personale per le loro aziende, perché è necessario del personale qualificato.
Qui però chiamiamo in campo anche lo Stato perché bisogna un pochino rivedere anche le politiche migratorie nel nostro Paese, perché dobbiamo pensare magari di andare ad investire dei denari in altri Paesi per formare del personale, per insegnare la lingua e per farli lavorare nelle nostre realtà, e cambiare anche un po' la cultura del lavoro. Il reddito di cittadinanza ha fatto gravi, gravissimi danni alla cultura del lavoro.
L'Istat viene a dire che un milione di persone grazie al reddito di cittadinanza sono state salvate dalla povertà. Ebbene, una parte di quel milione di persone poteva essere salvato anche grazie al lavoro. Su questo dobbiamo cercare di intervenire: ridiffondere una cultura del lavoro.
Un'altra risposta questo bilancio ce la dà anche nella materia sanitaria: 18 miliardi di bilancio, 10,5 miliardi sono destinati alla sanità, ai servizi sociali, alla programmazione socio-sanitaria. I numeri ci aiutano anche a capire che dietro ci sono dei servizi. Qualche giorno fa l'Azienda ospedaliera di Padova ci ha dato alcuni dati interessanti, che ci fanno capire come funziona il sistema sanitario: 42.000 interventi chirurgici alla fine di novembre 2022, 424 trapianti (abbiamo anche questo primato a livello nazionale), 129.000 accessi al Pronto soccorso in un anno. Abbiamo una Regione dove un terzo delle persone ricoverate proviene da altre Regioni, abbiamo la realizzazione anche del nuovo Polo della Salute a Padova, con un investimento di 385 milioni di euro. Questo dimostra che abbiamo delle eccellenze nel nostro territorio.
È chiaro che dobbiamo lavorare sulle liste d'attesa. Sono stati destinati 40 milioni per cercare di recuperare i ritardi. Sicuramente c'è tanta attenzione che deve essere riservata a questo problema, come a quello della carenza del personale in determinati reparti delle nostre strutture ospedaliere. Su questo, però, a livello italiano, perché non è interessato solo il Veneto, dobbiamo lavorare tutti.
C'è poi l'utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che sono destinati a incrementare l'offerta che può essere garantita a livello sanitario per quanto riguarda strutture e apparecchiature. Pensiamo agli ospedali di comunità e alle Case di comunità. La vera questione è il personale che opera all'interno di queste strutture, che deve essere formato, che deve essere motivato, e questa sarà la vera sfida che noi dovremo affrontare.
Mi faceva anche piacere sottolineare un dato, quello destinato alle persone che rientrano in quei processi di invecchiamento attivo, alle quali 1.000.000 di euro vuole destinare la Regione del Veneto. Questo perché si vogliono valorizzare le persone in ogni fase della loro vita e cercare quindi di favorire l'inclusione delle persone ed evitare processi di decadimento fisico e cognitivo, che rendono più difficile la gestione della vita delle persone e hanno forti ripercussioni anche a livello sanitario.
Se il 66,5% degli italiani, quindi di riflesso anche dei veneti, si sente insicuro, il 10% in più rispetto al periodo precedente alla pandemia, una risposta in questo bilancio viene data anche in materia ambientale, con i 16,5 milioni che vengono destinati per le opere di prevenzione e di riduzione del rischio idraulico e idrogeologico, con i 17 milioni a favore dei Comuni per migliorare la mobilità e la sicurezza stradale e con gli 8 milioni che vengono destinati all'adeguamento della rete viaria regionale.
Chiudo dicendo che questo bilancio noi lo approviamo, è un bilancio che tiene conto del contesto molto complesso nel quale si viene ad intervenire, è un bilancio con il quale si vogliono dare delle sicurezze ai veneti e un po' di fiducia, avvalendoci anche dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, considerando sempre come obiettivo l'autonomia, perché per noi l'autonomia non è appannaggio di un partito, ma appartiene al sentire di un territorio.
Qualche persona mi chiede se debba essere abbandonata la causa dell'autonomia e io dico che accantonare quella che è una battaglia significa tradire i veneti, perché di fondo è un sentire che noi abbiamo, è un'identità di questo territorio, che è stata espressa in maniera palese con il referendum del 2017 e allora noi diciamo che, con perseveranza e con pazienza, noi dobbiamo perseguire la strada che ci porta all'autonomia.
Chiudo dicendo, quindi, che il nostro Gruppo apprezza il lavoro svolto. Ringraziamo il presidente Zaia, ringraziamo gli Assessori, tutti i colleghi e le Strutture che hanno lavorato per la predisposizione di questi testi, perché per noi rappresentano quella che è la programmazione del nostro Veneto.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Zanoni. Consigliere, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Come tutti in quest'Aula, ho ascoltato attentamente l'intervento del presidente Zaia questa mattina e ho pensato ai nostri interventi di questi giorni e agli approfondimenti che abbiamo fatto, ad esempio, come Gruppo consiliare, per quanto riguarda la carenza dei medici di base, a tutti i temi che solleviamo con interrogazioni e mozioni sui problemi relativi alla sanità, alle liste di attesa, alla questione della cultura, alla questione delle borse di studio, alla questione dei fondi che mancano, ad esempio, per la riconversione ecologica e energetica della nostra Regione, eccetera. Sentendo poi, invece, la narrazione di quello che è il Veneto e di quello che facciamo e faremo, ho pensato che effettivamente esistono due Veneti. A volte si dice che ci sono due Italie e io penso, dopo questo intervento, che ci siano due Veneti, due Regioni Veneto perché effettivamente ci sono due realtà a questo punto: un Veneto che funziona a meraviglia, che avanza, che fa le cose fatte bene in tutti i settori e un Veneto che, invece, ha delle difficoltà.
Una l'abbiamo affrontata anche nel DEFR: la fuga dei cervelli, i nostri giovani che se ne vanno all'estero a trovare fortuna, che ci sta perché è sempre comunque un'esperienza importante di vita quella di vedere il mondo, di girarlo, di conoscere nuove culture, Paesi e lingue. Il problema è che il Veneto ha questo deficit che non ha un ritorno e non ha un arrivo di giovani di pari entità dal resto d'Europa o del mondo e questi sono temi importanti. Siamo una Regione che potrebbe aspirare di più sulla produzione di energia elettrica, ad esempio, con investimenti mirati sulle rinnovabili e sono cose sulle quali abbiamo grosse difficoltà. Ci sono moltissimi impianti, ad esempio fotovoltaici, una delle rinnovabili più importanti che si presta al clima nella nostra Regione, ma sono opera dei privati, dei cittadini. È un peccato anche questo.
Sulla questione dell'ambiente: abbiamo grossi problemi anche di inquinamento. è stata ricordata più volte la questione dell'aria, la questione delle falde acquifere, la questione dei siti inquinati che fino a poco tempo fa si trovavano ben rappresentati nel sito dell'ARPAV e che ora non ci sono più. Speriamo che vengano ripristinati.
Sulla questione anche delle tasse, una Regione tax free. Diciamo che questa è una Regione dove ci sono i ricchi free, è una Regione per ricchi la nostra, perché è l'unica Regione che non mette la maggiorazione all'addizionale IRPEF. Che cosa si potrebbero fare con questi milioni? Insomma, stamattina il presidente Zaia ha detto: “60 milioni, cosa vuoi fare? Una cosa di qua, una cosa di là”. Insomma, sono di più del buco della Superstrada Pedemontana Veneta, 55 milioni in questo bilancio.
Sulla Superstrada Pedemontana Veneta sono state dette tante cose stamattina. Ha dipinto e ha fatto una ricostruzione di quello che è successo, che è molto parziale e omette di dire alcune cose importanti. Se si parlava di un flusso di traffico iniziale di 45.000 auto, portato poi dalla Regione a 27.000, non si può dire che non c'erano studi di enti terzi neutri, ma c'erano solo quelli dei privati, perché uno di questi studi...
Vedevo fare dei gesti. Non so se questo gesto era fatto nei miei confronti o nei confronti di qualcun altro.

PRESIDENTE

Stiamo controllando i tempi per riportarli a quelli di prima. La Segretaria sta controllando, adesso sistemiamo.
Concluda, collega.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, non sapevo che fosse il consigliere Rigo a tenere i tempi in quest'Aula.

PRESIDENTE

No, siamo noi e il Segretario d'Aula. Non si preoccupi, vada pure avanti, noi controlliamo i tempi. Giustamente i Consiglieri notano questa cosa. Vada avanti.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Ho capito. Quei gesti, quindi, non erano miei confronti.

PRESIDENTE

Stanno lavorando per tornare ai tempi che il Partito Democratico aveva.
Consigliere, vada pure avanti. Ci stiamo occupando noi dei tempi.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Bene, mi fa piacere. Anche se sono un po' dispiaciuto dal fatto che abbiamo lo stesso problema della scorsa settimana. Saranno i nostri potenti mezzi.
Superstrada Pedemontana Veneta. In realtà, quello che avrei voluto dire al Presidente, ma gliel'ho detto fuori microfono, è che un Ente terzo che aveva stimato i flussi di traffico ‒ lo dico a chi non ha partecipato quel 7 marzo 2017 alla presentazione di questa nuova convenzione qui in Aula ‒ c'era. Era Cassa depositi e prestiti. Cassa depositi e prestiti, su richiesta anche della Regione, ha fatto una stima di traffico sulla Superstrada Pedemontana Veneta di 15.000 veicoli al giorno, che, in realtà, speriamo non vengano mai confermati. Per carità. Se, però, dovessero essere confermati, veramente sarebbe un grosso problema per le casse della Regione Veneto.
Come sapete tutti ormai, noi ‒ come Regione ‒ diamo una quota fissa al privato, inizialmente pari a 100-150 milioni, ma che nel tempo, verso il trentasettesimo-trentottesimo anno, arriva anche a 450 milioni. Se non ci sono quei flussi di traffico, i 27.000 previsti dalla Regione, questo buco, che viene certificato adesso per la prima volta con questo bilancio, potrebbe aumentare in maniera non solo progressiva, ma anche esponenziale. Questo va detto. Già allora si sapeva che c'era questa possibilità, nientepopodimeno prevista da uno studio effettuato da Cassa depositi e prestiti, che sicuramente non è un Ente privato. È un grosso problema, questo, perché sono soldi che da qualche parte dovranno essere presi. Come verranno presi? Non si sa.
Pista da bob. Sono stato rimproverato ‒ non solo io, ma anche altri ‒ quando si è detto che gli 85 milioni della pista da bob non li paga il Veneto. Noi, però, andiamo sul bilancio a certificare un debito di 85 milioni per le Olimpiadi. Non saranno soldi dei veneti, ma sono soldi degli italiani. Noi non siamo forse anche italiani? Quando si parla di autonomia, non stiamo sempre a parlare di residuo fiscale perché noi diamo tanto e ci ritorna poco? In questo caso, non è che, perché sono soldi dello Stato, si possono utilizzare tranquillamente per fare una pista da bob che ci costerà dopo ‒ quella, sì, costerà a noi ‒ mezzo milione e 300.000 euro l'anno di manutenzioni.
Prima la collega Venturini ricordava quanto siano costose le manutenzioni degli impianti con determinate temperature. Questo è un impianto molto particolare, un impianto in pendenza, dove devi ghiacciare le superfici in pendenza, cosa molto difficile, con centinaia di impianti frigo in diverse sottostazioni, in locali tecnici. È veramente una macchina molto complessa, che ha bisogno di queste manutenzioni. Ci sono circuiti idraulici, circuiti del gas, di refrigerazione e quant'altro.
Anche questo va detto. Non sono soldi direttamente della Regione Veneto, sono soldi dello Stato, ma sappiamo che i veneti contribuiscono anche a questo. Bisognerebbe chiedere ogni tanto ai cittadini cosa ne pensano di questi investimenti.
Un bilancio ‒ come abbiamo detto ‒ povero e che, a nostro avviso, come abbiamo detto anche in occasione del DEFR, non affronta temi importanti, temi cruciali. È stato ricordato come nel tempo il Veneto sia stato oggetto di eventi climatici molto importanti. Dobbiamo, quindi, essere pronti con interventi relativi a investimenti per affrontare i cambiamenti climatici, come la siccità, per riconvertire l'agricoltura a sistemi più sobri, anche per quanto riguarda l'utilizzo dell'acqua. Ci sono tanti interventi importanti. Io, invece, sui territori vedo sempre più sfruttamento, sempre più richiesta di uso di acqua. Se vi ricordate, nello scorso Consiglio si parlava del problema della siccità e del problema del prelievo d'acqua dai fiumi illegale, non monitorato. Magari nello stesso fiume sulla sponda destra lo vieti e sulla sponda sinistra lo consenti. Quindi, un'agricoltura tutta incentrata nella viticoltura, una coltivazione che richiede acqua quando serve. Altrimenti si rischia di far saltare il raccolto. Quello arrivato quest'estate è stato un quadro veramente molto preoccupante.
È un bilancio abbastanza simile a quello dello scorso anno, che non tiene conto di questa nuova esigenza di ridurre le emissioni climalteranti. Ad esempio, uno dei progetti più importanti e ambiziosi che il Veneto si era dato, ma che è stato accantonato, riguardava la metropolitana di superficie, che è una cosa diversa. È quel sistema che avrebbe collegato in particolare tre grosse province, circa 3 milioni di abitanti, con delle corse su rotaia, che avrebbe consentito di sottrarre moltissimi veicoli dalle strade e un risparmio per i cittadini, ma soprattutto un risparmio per quanto riguarda le emissioni di gas climalteranti, che vanno di pari passo con le emissioni di polveri sottili e altri prodotti della combustione dei mezzi a motore termico, che causano l'altro grosso problema che abbiamo in Veneto, ossia l'inquinamento da polveri sottili.
Questo è stato accantonato. Ce l'hanno ricordato anche gli industriali recentemente. D'altronde, lo sappiamo tutti, la coperta è corta. Nel momento in cui, nel 2017, decidi di dare 300 milioni di euro, che prendi dal capitolo dei trasporti, per la Superstrada Pedemontana Veneta, è logico che tutto il resto resta senza ossigeno. Tant'è vero che la metropolitana di superficie è un'opera incompiuta, che resta nel cassetto dei sogni. Sarebbe importantissima. Abbiamo puntato su altro. Sono scelte politiche che noi non condividiamo. Si è puntato tutto sulla Superstrada Pedemontana Veneta. È stato detto stamattina che abbiamo risparmiato, perché siamo passati dai 21 miliardi, che sarebbe costata con la seconda convenzione Galan, ai 12,2 miliardi, con la convenzione Zaia. Va bene, però dimentichiamo di dire che c'è stato un salvataggio della Regione con quei 300 milioni che potevamo usare per fare la metropolitana di superficie. 300 milioni che quella volta sono stati dati perché questo privato altrimenti non avrebbe goduto della fiducia dei mercati e non avrebbe trovato sufficienti fondi per finanziare quest'opera. Abbiamo salvato sicuramente il privato. È stata una scelta politica anche quella. Se ne potevano fare di diverse, decisamente.
Quindi, non è tutto oro quello che luccica. Mi sembrava corretto ricordare e dare una ricostruzione dei fatti leggermente diversa da quella che ci è stata fatta oggi dal Presidente.
I temi che si possono affrontare in un bilancio sono moltissimi. Sono praticamente tutti. Una nuova visione di un Veneto che dovrebbe essere più moderno, più tecnologico, più rispettoso dell'ambiente, più sostenibile, quindi un momento sicuramente fondamentale anche per dire che cosa vogliamo per il futuro dei veneti. Questo Veneto mi chiedo se lo stiamo veramente difendendo. Ieri sera ero a una conferenza pubblica sulla questione ‒ indovinate un po' ‒ di Cava Morganella.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Trattenete l'entusiasmo popolare e lasciate continuare il collega Zanoni.
Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

I cittadini presenti si chiedevano: come è possibile che accadano queste cose? Come è possibile che un ultimo dell'anno, il 31 dicembre 2020, nel chiuso dei palazzi della Regione, un dirigente, che di norma non ha tra le prerogative quella di autorizzare una cava, sottrae al proprio dirigente, responsabile di dare queste autorizzazioni, il potere di fare o no questo decreto e decide di consentire uno scavo della profondità di 60 metri in falda acquifera di questa cava, che è una delle più grandi d'Italia, lunga un chilometro e larga mezzo chilometro? Come è possibile? Come è possibile, tra l'altro, che lo faccia ‒ pensate ‒ negli ultimi minuti in cui è dentro il Palazzo della Regione? Dal giorno dopo, dal 1° gennaio 2021, è stato promosso a dirigente di una delle tante partecipate della Regione Veneto. Questi cittadini si chiedevano: come è possibile che accada una cosa del genere quando lo stesso dirigente del Settore cave, che non aveva voluto fare quel provvedimento, in più documenti scrive che quel progetto così fatto è in violazione delle norme della Regione Veneto? Come è possibile? Cosa vuoi dire a questi cittadini? Datemi voi un aiuto per rispondere. Una risposta a una tale domanda ancora non c'è. È tornata in auge non per colpa mia, ma per un altro decreto, che passa la proprietà dalle precedenti ditte a un altro proprietario, all'attuale, oggetto, tra l'altro, di un intervento mio e di alcuni colleghi, anche recente.
Nel nuovo decreto ‒ pensate ‒ si dà questa autorizzazione. Si rinnova, si chiede una fideiussione, però si dice anche che si dà questa autorizzazione, ma che, per quanto riguarda, detto in breve, il certificato antimafia scaduto, chiediamo e aspettiamo risposta. Almeno aspetta la risposta delle autorità competenti, visto che per questa attività serve anche quel tipo di certificato.
Siccome non sapevamo cosa rispondere, abbiamo fatto un'interrogazione anche su questo. Colleghi, c'è poco da scherzare su una cosa del genere.
C'è anche un'altra cosa da dire. Dovete sapere ‒ lo dico soprattutto a quelli della precedente legislatura ‒ che abbiamo approvato una legge sulle cave e un Piano cave che vieta lo scavo sotto falda. In quest'Aula è stato deciso, naturalmente seguendo le indicazioni della tecnica e della scienza, che è meglio non scavare sotto falda. Questo prevede la legge sulle cave. Questo prevede il nuovo Piano cave. Però per quella cava si è andati in deroga, e non si capisce perché.
Qualcuno ha fatto i conti, 4 milioni di metri cubi di ghiaia, e ha preso la calcolatrice: 80 milioni di euro circa di entrate per quel decreto fatto il 31 dicembre 2020. Che cosa rispondi a questi cittadini che ieri sera, a Postioma, frazione di paese, chiedevano perché succedono queste cose? Sinceramente, le risposte non le abbiamo.
Speriamo che un po' alla volta si prenda coscienza, anche sentendo le opposizioni, che in questa legislatura non toccano palla. Siamo meno di dodici. Nella scorsa legislatura noi di minoranza potevamo chiedere un Consiglio straordinario, potevamo pretendere che un Assessore venisse in Commissione d'imperio, perché lo prevedeva la legge. Siamo sotto quella soglia. A inizio legislatura ci era stato detto: “Non preoccupatevi, perché queste prerogative verranno comunque riconosciute”. Non è stato fatto niente.
Ieri sera ci hanno chiesto perché non chiediamo, perché non facciamo qualcosa. Io ho risposto a questa platea. Non sono cose da poco. Ad esempio, per avere almeno un arbitro tra noi e voi, tra il Governo e la minoranza in particolare, abbiamo presentato un progetto di legge che prevede l'istituzione di un qualcosa che è previsto dalla legge, che riguarda lo Statuto della nostra Regione: la Commissione statutaria di garanzia. Non pervenuta. Da quanti anni è stato fatto lo Statuto? Noi non abbiamo nemmeno un arbitro al quale chiedere di tirare fuori ogni tanto il cartellino giallo o il cartellino rosso. L'arbitro non c'è.
Abbiamo la Giunta per il Regolamento. Come sapete, però, la Giunta per il Regolamento rispecchia la stessa proporzione di quest'Aula. Quindi, è come chiedere all'oste se il suo vino è buono. Avete capito. Una situazione, quindi, che considero più preoccupante di quanto dipinta, soprattutto in questi momenti in cui andiamo a decidere con un bilancio dove intervenire, cosa fare, ma soprattutto, purtroppo, cosa non fare.
È stato detto che siamo l'eccellenza. È stato ridetto. Poi, per quanto riguarda le indagini fatte da IlSole24Ore in questi giorni, scopriamo che abbiamo perso numerose postazioni per quanto riguarda la classifica delle Regioni relativamente alla qualità della vita. Ci viene detto che siamo i migliori. Chiedete un attimo ai vostri parenti, soprattutto agli anziani, quando hanno bisogno di prenotare una visita, quanto dicono loro di aspettare. Le famose liste di attesa. Chiedete.
Concludo. Credo ci siano due Veneti, due Regioni Veneto: una rose e fiori e l'altra messa un po' peggio. Se non siamo coscienti dei problemi, non li affrontiamo e diciamo che tutto va bene, non riusciamo a trovare neanche le corrette soluzioni e i corretti provvedimenti per risolverli. Preferisco che mi si dicano le cose che non vanno bene, così so cosa devo migliorare, piuttosto che mi si dica che va tutto bene e che mi si dia una pacca sulla spalla.

PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
Prima ho sentito del rumore di sottofondo sui tempi dei Gruppi. Per evitare quello che è successo la settimana scorsa, ho fatto fare anche un'analisi interna. È colpa mia, perché il sistema non riesce a seguire il mio ritmo. Purtroppo è così. Mi hanno scritto così. Non pensavo di avere tutte queste colpe al mondo.
Comunque, vi tranquillizzo, la collega Sponda e anche i tecnici stanno segnando i tempi. È successo un problema nel tempo assegnato al PD. Capita sempre a loro. Vi assicuro che, comunque, li stiamo monitorando per evitare di arrivare alla fine con 27 minuti in più, come è successo la settimana scorsa.
Andiamo avanti.
Se ho bisogno di fermare per resettare i tempi, eventualmente ve lo dico più avanti. Però è colpa mia, ve lo assicuro.
Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, presidente Ciambetti.
Prima di dirvi alcune cose per quanto riguarda il nostro bilancio, vorrei introdurre il concetto di solidarietà, insito nell'animo del popolo veneto, di cui tutti noi facciamo parte. Questo concetto di solidarietà spesso e volentieri si esprime nel nostro popolo ‒ 5 milioni di abitanti; ricordo che forse di più sono in giro per il mondo, e li saluto ‒ in gran parte sulla partecipazione di tanti veneti a movimenti di associazionismo. Quattro veneti su cinque fanno parte di associazioni di volontariato, culturali, sportive, di Protezione civile, di questa grande rete che, spesso e volentieri, viene chiamata a rispondere alle esigenze del nostro popolo quando si verificano, magari, problemi legati ad alluvioni, problemi di tutti i tipi, ma anche nell'organizzazione sociale di ogni nostro Comune, negli eventi.
Noi siamo fatti così. Siamo solidali con tutti, anche con coloro che vengono da fuori del nostro Veneto e vengono a vivere qui in pace con le loro famiglie per crearsi una vita, per crearsi un lavoro e, naturalmente, per sperare in un futuro migliore. Questo è un grande dono che ci ha fatto la nostra cultura veneta, la nostra Repubblica Serenissima. Noi siamo proprio nella nostra capitale. Da sempre abbiamo accolto, aiutato e dato sostegno a tutti.
Arrivando ai giorni nostri, questa solidarietà, a volte, al di là dell'associazionismo, va a colpire o a implementare il nostro tessuto economico, i nostri artigiani, i nostri imprenditori, le nostre industrie, che hanno fatto la fortuna delle terre del nostro Veneto, ma anche del nostro Triveneto. La mentalità è la stessa. Abbiamo avuto tanti imprenditori. Basta leggere i giornali degli ultimi anni e mesi, da quando c'è stato anche il problema della crisi economica, che parte dal 2008, ma anche delle crisi prima. Chi ha la mia età si ricorda benissimo le molte crisi avvenute anche in passato, negli anni Settanta. La crisi petrolifera. Altro che, adesso, i prezzi del petrolio. Il petrolio non c'era proprio a quell'epoca.
La solidarietà di tutto questo tessuto imprenditoriale, fatto adesso da grandi, ma anche piccoli imprenditori... Ricordo anche i professionisti, tutte le partite IVA della nostra Regione, ma anche i dipendenti, sia pubblici che delle aziende, che spesso e volentieri aiutano famiglie in difficoltà in silenzio. Magari le ospitano, magari danno un posto di lavoro, magari, oltre allo stipendio mensile, danno contributi di solidarietà a donne incinte, a persone che non possono pagare le rette o fare la spesa. Ci sono tanti esempi di questa solidarietà, che viene fatta sempre in silenzio. A noi veneti non piace fare tanta pubblicità di tutto questo. Lo facciamo in maniera silente, con il cuore aperto e, naturalmente, con abnegazione. Ricordiamoci che, spesso e volentieri, le nostre imprese pagano tasse anche fino al 70%. A volte, quindi, gli imprenditori o gli artigiani tirano fuori anche i soldi di tasca loro per aiutare chi non può.
E poi abbiamo la solidarietà degli Enti comunali. In Veneto ci sono 560 Comuni, più o meno. Questi Comuni sono fatti da comunità di veneti che hanno un Sindaco, un'Amministrazione, un loro bilancio, fondi a disposizione e che gestiscono, assieme alle assistenti sociali anche delle nostre ULSS, tante questioni legate ai problemi delle famiglie, ai problemi degli anziani, ai problemi dei ragazzi. Volevo farvi qualche esempio anche di questo. Ho preso due Comuni a caso dei 560. Quello che conosco meglio è Cittadella, guarda caso. Oltre a quello che danno (il tessuto sociale, gli imprenditori, gli artigiani, eccetera), il Comune alcune volte aggiunge del suo. Il Comune di Cittadella – chi ha fatto il Sindaco lo sa, e qua ci sono tanti ex Sindaci – dà 780.000 euro di contributo sociale all'ULSS all'anno. Poi abbiamo contributi straordinari per problemi familiari o altre situazioni. Un contributo, poi, di integrazione rette case di riposo di 60.000 euro. Significa che per chi non può, in quei casi, pagare le rette delle case di riposo il Comune mette 60.000 euro. Ma penso lo facciano tanti altri.
Integrazione rette asili nido e scuole: altri 100.000 euro. Sempre il Comune di Cittadella. Scuole paritarie (ne abbiamo tante anche noi): altri 140.000 euro. Extra-contributi (sono dati che mi sono fatto dare dal dirigente del Comune): 30.000 euro per interventi. Ad esempio, il buono spesa. Se uno non riesce a ottenere il buono spesa, il Comune glielo dà. Minori che non possono pagarsi la retta: altri 20.000 euro. Come vedete, quindi, ancora solidarietà.
Abbiamo preso la nostra capitale, visto che siamo a Venezia. Sono andato a fare una ricerca. Tutti fanno le ricerche per il bilancio. Io ho fatto questa piccola ricerca, anche un po' veloce. Non vi voglio tediare. Per quanto riguarda il Comune di Venezia, 1,5 milioni ‒ bando che è stato messo fuori in questi giorni, proprio oggi ‒ di sostegno alle famiglie in crisi per l'emergenza energetica. Tutti i Comuni lo fanno. 1,5 milioni: un buono a 6.100 famiglie di questa bellissima città, che non è solo turismo, che non è solo ricchezza, che non è solo alberghi, eccetera.
Oggi altri 3 milioni per quanto riguarda i cittadini che o non possono pagarsi le rette o hanno problemi con le bollette. 3 milioni di euro ai cittadini veneziani residenti e anche ai non comunitari. “Non comunitari” significa quelle persone che sono venute qui con le loro famiglie, che comunque hanno un permesso di soggiorno, alle quali è stata data una casa ATER, probabilmente, in gran parte dei casi, che hanno sempre minimo tre figli, alle quali tutti noi diamo un contributo di solidarietà.
I Comuni fanno tutti la propria parte. Andiamo a vedere Verona, Padova, Vicenza, Treviso. Non sono riuscito a vederli tutti, ma, se vediamo in genere, la solidarietà delle comunità dei nostri Enti c'è. Se, poi, mettiamo gli Enti religiosi, la Caritas... Mettete dentro tutta quella solidarietà che conosciamo bene. Non male il Veneto, quindi. Ho sentito dire che qui si sta male, che è meglio l'Emilia, che è meglio la Toscana, che è meglio anche la Calabria. Si sta sempre meglio nella casa degli altri.
Andiamo avanti.
Lo Stato ha un ruolo importante. La grande comunità statale di cui tutti noi facciamo parte distribuisce tutta la sua solidarietà allo Stato italiano. Abbiamo tutta l'era dei super bonus, dei bonus. Io mi sono documentato con i Decreti Aiuti Bis e Ter, che ancora sono in atto. Arriverà il Quater. Lo ha già detto il presidente Zaia, io non lo ripeto. I 21 miliardi che arriveranno, la legge di bilancio di questa maggioranza, aiuti alle imprese, super bonus, cessione dei crediti, fondo per le piscine, semplificazione delle vetrate.
Vado avanti.
Contributo straordinario e credito d'imposta per le imprese per l'acquisto di energia elettrica. Credito di imposta per le imprese energivore, 25%. Credito di imposta per imprese gassivore, eccetera. Adeguamento dei prezzi degli appalti.
Andiamo alla solidarietà verso quello che interessa di più le minoranze, che naturalmente interessa anche noi, per chi ha famiglie numerose: gli aiuti alle famiglie. Eccoli qua: lo smart working, un diritto per lavoratori fragili e genitori di bambini e ragazzi fino a 14 anni di età, compatibile con la gestione professionale; trovo prorogato il “Bonus Bollette”, con allargamento fino ad un ISEE di 12.000 euro. Attenzione a ricordare ISEE di 12.000 euro, ISEE di 15.000 euro, ISEE di 5.000 euro. Sono bonus che naturalmente portano tutta una serie di contributi, giustamente, per il caro-bollette per le famiglie, per le famiglie numerose, per i comunitari e non comunitari, per chi ha tre figli. Poi, abbiamo il “Bonus Trasporti”, tanto caro al collega Montanariello, con 180 milioni di incentivo, abbiamo il famoso e famigerato “Bonus TV”, sempre per ISEE di 12.000 euro, di 15.000 euro e via elencando, il “Bonus Psicologico” – questo mi mancava – con 25 milioni di euro, naturalmente con dei voucher. Per carità, abbiamo passato il Covid e abbiamo avuto tutta una serie di conseguenze. Anche questa è solidarietà che lo Stato fa, giustamente, verso i propri cittadini distribuendo milioni. I Comuni li distribuiscono fino alle centinaia di migliaia di euro, la Regione fino ai milioni, lo Stato fino ai miliardi. Di solito la scala è questa.
Aggiungiamo, sempre in tema di solidarietà, il reddito di cittadinanza. A quanto ammonta la somma stanziata per il reddito di cittadinanza? A 4.600.000 euro, quelli della Regione. Adesso vado a memoria, ma la collega Baldin forse tiene i conti meglio di me. Questo reddito di cittadinanza che ha creato tutta una serie di falsi invalidi (così li chiamo io). Stanno tutti male, tutti in poltrona, come diceva il presidente Zaia, ma poi li vediamo... Vi ricordo un dato: i percettori del reddito di cittadinanza, cara collega Baldin, nel nord Italia sono meno di tutti quelli della provincia di Napoli. Mi dispiace per Di Maio, che non ha avuto neanche tanta fortuna, mi dicono. Poi, abbiamo tutti i contributi Covid, che vi risparmio. Vi ricordate, in periodo Covid, quanti contributi di solidarietà ci sono stati? Naturalmente, c'è il PNRR e via dicendo.
Vedete, cari colleghi, poi arriva la Regione, la nostra grande e bella Regione. I dati ve li ha dati il presidente Zaia, per cui non li ripeto per non essere ridondante, perché chiaramente li avete descritti oggi, ma naturalmente con il suo intervento ci ha chiaramente dato conferma dei tanti interventi e poi i nostri denari vanno ai Comuni o vanno, con i bandi, direttamente alle imprese, ai cittadini, alle famiglie, alle comunità.
Un tema che a me piace e che seguo – lo sapete tutti – riguarda l'agricoltura e i fondi europei, che naturalmente sono un volano importante per la nostra Regione, settore in cui la Regione mette 270 milioni di contribuzione per fare questo volano. Quindi, è assolutamente una cosa importante. L'Europa è importante, a parte qualche esempio che abbiamo avuto in questi giorni, che proviene dalla sinistra, in cui abbiamo visto sacche di soldi in casa di qualcuno. Parliamo bene degli arabi e ci danno i soldi. Non lo sapevo.
Ma lascia stare. Guardati tu, guardatevi in casa vostra. Collega Zanoni, guardati in casa tua, guarda cosa sta succedendo in questi giorni. Anche qui c'è questa solidarietà di queste ONG. Una si chiama addirittura “No Peace Without Justice”. L'ho detto bene in inglese? Without Justice! Where is the justice in Europe? In casa forse dei socialisti greci c'è la justice? Per non arrivare poi ai casi più nazionali, sempre all'interno della sinistra. Questo Panzeri io non lo conosco, non ho idea di chi sia. Mi ricorda il pouf pieno di soldi in casa di... Come si chiamava? Ecco, è stato l'inizio di Tangentopoli. Esatto, Poggiolini. Aveva il pouf pieno di soldi. Quello è stato l'inizio di Tangentopoli. Vi ricordate Tangentopoli 1990 e 1991, con il crollo della Democrazia Cristiana? Ebbene, adesso abbiamo i sacchi di soldi della Kaili e di Panzeri, con il crollo del PD fino sotto ai tacchi. Poi, ragazzi, non ditemi che non sono robe di casa nostra. Poi, vedremo quale sarà il corso della giustizia. Poi, naturalmente abbiamo le ONG gestite addirittura da non comunitari, come Soumahoro, la suocera e tutto il resto, che di solidarietà verso i propri concittadini ce l'hanno dimostrata: il caporalato all'incontrario.
C'entra, c'entra. Sto parlando di solidarietà.
Abbiamo visto, in questi lugubri giorni, cosa sono le ONG e tutto quello che ci va dietro: 60 milioni, anche lì, dati alle ONG di Soumahoro, che naturalmente ha schiavizzato gli stessi suoi concittadini africani, che raccolgono, per un euro all'ora, i pomodori in Puglia, in Calabria o in Sicilia. Questa è la realtà. Altro che “No Peace Without Justice”. Qui di justice non c'è nulla. Ma lasciamo stare questi casi sfortunati e rientriamo nel bilancio.
Perché ho fatto questo excursus sulla solidarietà del Veneto, delle nostre imprese e delle nostre realtà produttive? Perché, cari amici, cari colleghi, giusto per parlare di tasse, ISEE di 12.000, ISEE di 5.000 e ISEE di 15.000 euro sono quelle categorie in cui gran parte di questi bonus vanno a colpire, e aggiungo giustamente, perché sono le categorie meno protette, sono coloro che abitano nelle case popolari, sono coloro che sono in affitto, sono coloro che hanno tre figli a scuola, sono coloro che lavorano in fabbrica, che si alzano la mattina alle 6, peraltro adesso con meno tre gradi centigradi, e vanno in fabbrica a lavorare, magari anche fino a sera. Queste famiglie che arrivano a questi redditi, ad esempio fino a 15.000 euro di ISEE, se hanno la moglie a carico, due o tre figli, non pagano nulla di tasse. È giusto? Poi, se le guardiamo in confronto alle imprese del Veneto o anche ai possessori di partite IVA fino a 60.000-70.000 euro, vediamo che questi, invece, le tasse le pagano dal 62 al 65%, attualmente tasse che vanno allo Stato, IRPEF, a cui dobbiamo aggiungerci quelle comunali, l'IMU, la solidarietà comunale. Ma chi è che paga tutta questa solidarietà comunale, statale, europea, e la riversa a tutte queste categorie sotto i 15.000 euro di ISEE? Naturalmente chi lavora: i dipendenti, le imprese, le partite IVA e i datori di lavoro.
Vi do, quindi, una cattiva notizia: la scelta di non applicare l'addizionale IRPEF in questa Regione è perché già tutti quelli che vi ho detto stanno facendo solidarietà a tutti quegli altri, quindi è inutile caricarli ancora come mussi di un'altra tassa. È meglio che gli lasciamo quella somma di 1,170 miliardi di euro nei propri tasconi, così magari se li tengono e fanno ancora più solidarietà, magari fanno impresa, magari fanno lavoro, magari fanno ricchezza. È giusto? Non so se i miei colleghi di maggioranza condividano il mio pensiero. Mi pare di capire di sì.
Vedete quanto male si sta in Veneto, quanto è brutta questa Regione, che brutto territorio! Quand'ero sindaco da me veniva sempre un comitato che si lamentava dell'ospedale di Cittadella perché c'è la fila al pronto soccorso, perché il CUP non rispondeva. Ad un certo punto ho chiamato (era una quarantina di signore) un'agenzia di viaggi, di cui non faccio nome perché ne abbiamo diverse nel territorio, e ho detto: mi organizzi un bel viaggio, un tour al Celio di Roma e al Cardarelli di Napoli, per poi scendere fin giù in Sicilia a visitare gli ospedali? Quando ho detto così, si sono ritirati tutti. Lo pagavo io il viaggio per fargli vedere la differenza.
Ma, allora, cosa stiamo dicendo? Che in questa Regione si sta male? Che si sta meglio sotto il Po? Che si sta meglio da altre parti? Signori, allora andiamo a vivere da quelle parti. Io conosco bene l'Emilia, conosco bene la Lombardia, conosco meglio la Padania di altre parti, ed è chiaro che si sta bene anche là, assolutamente. Però, attenzione a dire che qua va tutto male, che qua fa tutto schifo, che qua sembra il deserto dei Tartari. Mi pare che sia proprio il contrario. Per carità, non avremo la linea ferroviaria tanto cara al collega Montanariello che ci porta fino a Rovigo. Propongo all'amico Montanariello, una volta per tutte, visto che Chioggia è la spiaggia di Padova, di fare la ferrovia fino a Padova. È inutile che la fai fino a Venezia. Vieni da noi, ti vogliamo bene, è più facile. Facciamo da Piove di Sacco fino a Padova una bella ferrovia. Potrebbe essere una soluzione.
Concludo, perché i ragionamenti sarebbero lunghi e le cose da dire tante. Quindi, il nostro concetto è un po' questo. Poi, però, vedo la collega Ostanel e mi ricordo che mi ero segnato una roba sull'università e sulle borse di studio. Esatto, sull'Iran. Io voglio bene a queste ragazze dell'Iran. Quante sono, 200? Bene. Mi dispiace per queste ragazze. Però, io non penso che se ne ritornino a casa perché non hanno la borsa di studio. E ti spiego perché: Tizio, Sempronio e Caio sbarcano a Pantelleria e danno loro subito il permesso di soggiorno per motivi politici o per guerra. Io non penso che se ne ritornino a casa perché non beccano la borsa di studio dalla Regione o dallo Stato.
Badate, io vengo da una famiglia di lavoratori dipendenti, siamo tre figli e siamo andati tutti e tre all'università. Io, ogni volta che facevo la domanda, mi dicevo: magari la borsa di studio la becchiamo anche noi. Erano gli anni Ottanta. Ma ogni volta che facevamo la domanda c'era sempre qualcuno più sfigato di noi. Noi non abbiamo mai avuto una borsa di studio, non abbiamo mai avuto neanche i cartellini della mensa. Anzi, pagavamo sempre di più. Ma era così: quando avevi una casa tua e due lavoratori dipendenti la borsa di studio non l'avevi. Allora, siamo andati a lavorare il sabato e la domenica, come te, come tutti, per pagarci l'università. Quindi, io consiglio alle signorine magari di darsi anche una mano, magari sentire qualche imprenditore, magari darsi da fare, perché è così che funzionano le università, tutti hanno lavorato. Solo i figli di papà potevano permetterselo, noi non potevamo, quindi abbiamo fatto così. Il mio è un consiglio spassionato alle signorine siriane.
Concludo – i colleghi mi stanno guardando male, eppure sono stato abbastanza nei tempi e nei modi – dicendo che, se c'è una cosa che noi dobbiamo implementare in questa Regione, ma non perché ci piace essere tax free, l'incentivo massimo che noi possiamo dare a tutte le nostre famiglie, ma anche a quelli che vengono da fuori, per cui dobbiamo anche insegnarglielo, è il lavoro. Dobbiamo insegnare che avere un mestiere, umile o non umile, più bello o meno bello, porta comunque a superare tante cose. Quindi, dico a tutti coloro che percepiscono il reddito di cittadinanza e che possono camminare, a tutti coloro che magari aspettano solo il sussidio del Comune, della Regione o dello Stato che i miei genitori mi hanno insegnato a tirarmi su le maniche e a cattarmi un lavoro. Ecco, questo è il consiglio che do a loro.
Concludo ribadendo che per qualcuno era una bella notizia, per noi invece era veramente brutta, ma la bella notizia è che non applicheremo l'addizionale IRPEF neanche quest'anno.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, colleghi.
Solo per aggiornare l'Aula, il PD ha a disposizione 2 ore e 39 minuti. Hanno consumato un po' di tempo Montanariello (15 minuti) e Zanoni (22 minuti), per un totale di 37 minuti.
Vi do anche la motivazione per cui è avvenuto questo sbaglio di minuti, perché il PD ha chiesto di aggiungere il suffisso “Veneto” nella videata, il che ha comportato problemi di carattere informatico. Quindi, al PD rimangono 2 ore e 2 minuti.
Non ce n'eravamo accorti fino adesso che mancava il suffisso “Veneto”.
Dobbiamo fermarci o possiamo continuare? Ditemi voi. Due minuti per resettare i tempi e metterli a posto. Portate pazienza. Stiamo in Aula, non preoccupatevi.
Per alternare gli interventi, do la parola alla collega Bigon. Prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Parità di genere. Grazie, Presidente.
Sentivo il collega Pan, parlando di solidarietà, citare la frase: è fatta in maniera silente, con il cuore aperto. Parlava di carità in quell'occasione, perché parlava di privati che danno solidarietà ad alcuni. Io credo che non dobbiamo assolutamente intervenire su quella che può essere un'attività o delle donazioni liberali da parte di alcuni, che io chiamo in molti casi anche carità, ma credo, invece, che la Regione debba intervenire per dare una mano, ad esempio, con i servizi, in modo tale che tutti possano partecipare ed usufruirne indipendentemente dal reddito. Tutto il resto, ovviamente, lasciamolo ad altri.
Il collega parlava anche di contributi degli Enti locali: vero, non c'è dubbio. Tanto che i Comuni hanno la quota sociale per quanto riguarda le RSA, per cui sicuramente mettono in bilancio delle somme che vanno a supporto di questi servizi, perché di fatto è a carico loro. Però, sappiamo anche quanto i Comuni siano in difficoltà soprattutto nelle varie manovre di bilancio e quanto debbano supportare quelle che sono le esigenze dei cittadini, ai quali i cittadini si rivolgono per primi quando sono in difficoltà. Per cui, anche i Comuni spesso dovrebbero essere aiutati molto più di quanto si fa oggi. Non credo che debba essere chiesto al Comune di fare quello che la Regione dovrebbe fare, perché la Regione ha competenze chiare e precise.
Oggi abbiamo sentito il Presidente Zaia – giustamente una volta all'anno lo possiamo vedere e ascoltare – parlare di Veneto primo in molti, molti casi. Premesso che io credo che non dobbiamo fare una gara su cui è primo o meno, ma stabilire quali sono le problematiche da affrontare e prenderle in carico, non siamo sempre e dappertutto primi. Siamo quartultimi, ad esempio, nel numero di medici a Treviso (è uscito oggi il dato), siamo penultimi in Italia per investimenti sulla salute mentale, siamo la Regione che ha un reddito medio da lavoro tra i più bassi, in materia di strade siamo tra le ultime a fare il passaggio ad ANAS, un decreto avvenuto nel 2020. Siamo l'ultima Regione che deve ancora fare la riforma delle IPAB. Siamo tra le prime, oltre a quelle che ha citato il Presidente, come maglia nera per quanto riguarda l'inquinamento, quindi la qualità dell'aria, per quanto riguarda la qualità dell'ambiente, il consumo del suolo. Per cui, abbiamo tanti primati, ma dipende da come li vediamo.
Io credo che la cosa più giusta sia quella di valutare le difficoltà che ci sono. Partiamo da quelle 500.000 persone, numero su cui siamo abbastanza d'accordo, l'ha detto oggi il Presidente Zaia e lo diciamo anche noi, quel 10% di veneti che sono in grave e grossa difficoltà economica. Però, il Presidente ha detto una cosa che non condivido: anche qua, lo ha rassicurato il fatto che comunque siamo nella media, non siamo né primi, né ultimi, ma siamo nella media, perché il 10% sono quei 6 milioni di cittadini italiani che rientrano nella povertà. Io credo che, se partiamo da lì, dobbiamo anche dire quali sono le difficoltà per cui questi cittadini, ma non solo questi, molti altri, che hanno un reddito medio in Veneto di 1.400 euro a tempo pieno, pensando che è medio, vi dico anche che uno su tre prende meno di 1.000 euro e che una famiglia su quattro in Veneto, senza pensare a quei 500.000 di cui siamo già certi, numero che condividiamo, non riesce, come abbiamo già detto, a sostenere una spesa straordinaria di 800 euro.
Se partiamo da qua, dobbiamo capire quali sono le difficoltà e, quindi, prenderle in carico. Siccome anche oggi si parlava di LEA e di sanità, la materia che abbiamo più a cuore tutti, perché di fatto è la materia principale della Regione come competenza, ma anche quella che riguarda tutti, e dovrebbe riguardare tutti indipendentemente dal reddito, e siccome oggi si diceva che il Veneto è primo, ad esempio, nei LEA, allora dobbiamo aggiornarci anche sul fatto che i LEA sono stati integrati e aggiornati, perché proprio recentemente è stato approvato il DPCM, ma ovviamente anche integrato, dove grande osservazione è stata data ai pronto soccorso, ad esempio, alla prevenzione, quindi ai vaccini, alla diagnosi precoce dell'autismo, alla fecondazione assistita e alla salute mentale.
Se guardiamo questi aspetti, io non credo che oggi, se mettiamo all'interno di quello che è il contenitore, dove i servizi dovrebbero essere tra i migliori, siamo tra i primi. Non lo credo proprio. Del resto, nel momento in cui noi accediamo a un ricovero attraverso il pronto soccorso, facciamo anche qualche giorno all'interno del pronto soccorso prima di essere presi in carico nei vari reparti. Se volete, io vi dico – non lo faccio per privacy – nome e cognome delle persone e anche degli ospedali, perché queste sono le segnalazioni. Così come vi posso dare l'indicazione esatta di molte persone che chiamano per dire che non trovano la visita nei tempi prescritti dal medico. Guardate che questo qualche anno fa non succedeva così spesso. Succede molto spesso in quest'ultimo periodo.
È vero, c'è la giustificazione del Covid e della pandemia. Però, è altrettanto vero che, se i numeri che ha dato oggi il Presidente di 5.220 medici assunti e 5.800 cessazioni fossero veri, con un trend comunque evidentemente negativo, dovremmo essere a pari come numero di medici rispetto a quelli di cui nel 2019 eravamo in deficit, perché sappiamo che al 31 dicembre 2019 in Veneto mancavano 1.300 ospedalieri. Ad oggi, quindi, se sono giusti questi numeri, e sicuramente lo sono, siamo comunque ancora in negativo. D'altronde, il numero ulteriore che ha dato è di 3.000 medici che comunque mancano. E sono aumentati questi numeri. Infatti, se noi partiamo dai 1.300 che mancavano nel 2019, tenendo conto della differenza tra assunzioni successive e cessazioni, siamo a 2.220 secondo i dati, i medici di base sono aumentati nella carenza rispetto a tre anni fa. Ne abbiamo molti meno. Quindi, la situazione non è uguale.
Se noi vogliamo effettivamente dare risposte a queste persone e cercare di far sì che la salute diventi per tutti, indipendentemente dal reddito, io credo che dobbiamo partire da qua, perché poi ci sono altri problemi, come la salute mentale o i servizi di asilo nido, che non solo non sono gratuiti, ma sono tra i più cari d'Italia. Per non parlare dei servizi di trasporto pubblico, per un ragazzo che va a scuola la famiglia spende 500 euro di abbonamento annuo, o delle rette delle case di riposo.
Giustamente il collega Pan diceva che tanti fanno solidarietà, indicando con “solidarietà” un termine improprio anche per quanto riguarda il Comune, l'Ente locale, che solidarietà certo non fa, ma dà dei contributi, quanto è suo dovere. Ma come possiamo permettere che una Regione come il Veneto abbia una situazione di questo tipo? Io credo che non sia accettabile nemmeno per voi. Non è che dobbiamo fare il paragone tra chi è primo, secondo o terzo. Al di là dei LEA, vero? Perché non siamo proprio i primi. Se siamo primi, siamo primi insieme alla Toscana e all'Emilia-Romagna di un punto. Ma al di là di questo, che non interessa, noi dobbiamo guardare all'offerta e al servizio. Guardate, noi abbiamo una fortuna: se è vero che il 10% è in povertà assoluta, se è vero che un quarto delle famiglie fa fatica a pagare una spesa straordinaria di 800 euro, io credo che la metà dei cittadini comunque stia bene. Effettivamente ha una possibilità economica per cui si paga le cure, per cui paga le scuole, indipendentemente dai servizi che dà la Regione, per cui si paga l'autobus senza problemi. Quei 500 euro per un figlio o due, qual è il problema? Che difficoltà ci sono a pagarsi le scuole anche private, oltre che quelle pubbliche, magari dando anche dei servizi extra che la Regione non offre, ma lui si può pagare.
Se è vero che negli ultimi tre anni la povertà è aumentata, che l'accesso alle cure è diminuito, che le difficoltà sono maggiori anche sotto l'aspetto reddituale da parte di un lavoro che rende meno rispetto anche alle altre Regioni, non solo all'estero, se è vero che i servizi sono inaccessibili per molti o quanto meno cari, perché non facciamo in modo che anche quelle persone, che aumenteranno, perché il trend è in aumento, possano avere gli stessi servizi quantomeno dignitosi che hanno gli altri? Questa è la domanda che pongo, questo è il fatto che la Regione dovrebbe prendersi in carico e risolvere. Il problema non è di essere primi o secondi, perché come avete fatto l'elenco voi lo facciamo anche noi, e lo facciamo anche all'interno della sanità, anche all'interno dell'ambiente, del territorio, tutte materie di competenza del Veneto, delle Regioni.
Per cui cambiamo completamente strategia. Io credo che non bisogna prendere in giro le persone che non hanno soldi, caro collega Pan. Io non credo che bisogna far capire che facciamo la carità a coloro che magari si sono rivolti qua cercando di trovare occupazione. Noi abbiamo la fortuna di tanto lavoro, abbiamo anche la fortuna di avere la possibilità di chiedere lavoro. Guardate che 11.000 persone extracomunitarie sono state richieste dagli imprenditori del Veneto solo nel 2022, come richiesta lavorativa.
Abbiamo un'opportunità immensa, ma questa opportunità va gestita bene, non va gestita solo a favore di alcuni, anche se è maggioranza, anche se è quella che magari rappresenta il vostro bacino elettorale. Dobbiamo pensare a tutti, ed è questo che fa la grandezza di una politica, non sicuramente le battute che rendono un po' piccola un'attività amministrativa che dovrebbe essere di grande elogio. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola al collega Zecchinato.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Mi ha stimolato a prendere la parola l'intervento che ha fatto prima il collega consigliere Montanariello riguardo ai trasporti. Questo perché ha citato un progetto di legge, poi diventato legge, PDL n. 9 (di cui ricordo sono stato relatore, il primo progetto di legge), legato alla razionalizzazione dei trasporti.
Ricordo che in quell'occasione, lui l'ha citato prima, c'è stato un momento in cui noi Consiglieri avremmo sfiduciato l'Assessore, quindi la Vicepresidente, sull'operato. In realtà non è stato così, perché abbiamo condiviso un progetto di legge importante, anche legato se non a questo bilancio, ai bilanci futuri.
Apro una parentesi. In quell'occasione ricordo che in dichiarazione di voto l'opposizione uscì e degli emendamenti in realtà sarebbero stati anche accolti. Non furono accolti quelli che riguardavano enti di secondo livello, oppure quelli che erano riassorbiti negli emendamenti generali che sarebbero poi stati accolti.
Mi rifaccio a questo perché nel tema trasporti abbiamo delle partite importantissime in Veneto. Abbiamo citato la Pedemontana, la ciclabilità, altre partite che la Regione gestisce in maniera indiretta, ricordo ad esempio l'alta capacità. Il progetto di legge specifico parlava però dell'holding autostradale, quindi questo progetto di holding autostradale della rete veneta sicuramente avrà degli influssi sui bilanci futuri, qualora andasse in porto.
Qui voglio far riferimento anche ad altri provvedimenti sempre regionali che non abbiamo citato, ma che secondo me sono importanti, in particolare il progetto diventato legge sull'idroelettrico, il n. 24/2022, sulle grandi concessioni idroelettriche.
Con questo progetto di legge, diventato legge grazie al fatto che l'assessore Bottacin l'ha portato in Aula e lo abbiamo difeso come Consiglieri, sicuramente nei prossimi anni ci saranno delle risorse sulle quali potremo contare. Lo stesso per quanto riguarda il progetto di legge di cui parlavo prima, quello sulle holding autostradali.
Mi riallaccio ad altri provvedimenti che ha fatto questa Regione, anche la DGR recente, sempre legata al tema energia, dove risorse sono state destinate proprio alle IPAB, ai centri servizi di assistenza anziani (l'abbiamo visto in Seconda Commissione consiliare), gestite a livello provinciale, perché queste risorse sono ripartite a livello provinciale, per la quota dell'80% con questa destinazione e una quota del 20%, invece, con destinazione per le famiglie, per il discorso bollette.
Io mi sono sentito di dire queste cose perché spesso guardiamo il dito e non la luna, e si sa che in un bilancio e in ogni documento di programmazione (abbiamo parlato la scorsa settimana del DEFR) si ha che fare con risorse che sono limitate e richieste che invece sono illimitate, per cui bisogna fare delle scelte di tipo sicuramente politico, che possano essere condivise, o anche no. Questa Regione, però, sta lavorando molto su temi importanti – ripeto – come questo sulle concessioni autostradali, che qualora andasse in porto sarà una svolta epocale, come quello sulle concessioni idroelettriche, che è già realtà ed è stata una svolta epocale anche questa. Inviterei, dunque, nella discussione a ragionare anche in prospettiva futura e non solo ad oggi, guardando i problemi che abbiamo e alla situazione che viviamo oggi, dopo due anni di pandemia e una guerra, quindi sostanzialmente una tempesta perfetta riguardo ad alcuni servizi.
Chiudo solo riguardo alle IPAB. È un tema che abbiamo dibattuto spesso e sul quale concordiamo che vada posta particolare attenzione, però, oltre a questo provvedimento che dicevo di Giunta regionale, licenziato già dalla Seconda Commissione, che è realtà, c'è anche da dire che il tema presenta delle criticità anche a livello nazionale. Ad esempio, le IPAB non possono accedere al credito d'imposta e non possono accedere al Superbonus. È chiaro che si può ribaltare la cosa dicendo che è perché non c'è la riforma, però sicuramente, anche a livello nazionale, si poteva prevedere che almeno a questi fondi, almeno queste opportunità potessero accedere anche le IPAB. Dobbiamo sicuramente agire su due livelli, anche sul livello nazionale, per sensibilizzare lo Stato su questo tema.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla collega Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ritorno un attimo sulla questione della solidarietà, anche se ringrazio per il pragmatismo il collega Zecchinato. Anche per noi è importante la solidarietà e l'abbiamo detto già la scorsa settimana quanto il popolo veneto sia solidale e quanto il popolo veneto sia attivo. Però vorremmo avere una sfida in più: siccome è una scelta politica quella di usare o non usare e come usare la leva fiscale, per noi era importante rendere autonomi il più possibile i veneti e dare loro dignità, perché dare lavoro e l'accesso ai servizi è dare dignità.
È per questo che abbiamo fatto l'elenco delle proposte che sono già state illustrate precedentemente. Ci sono due indicatori sui quali non siamo entrati e sui quali non abbiamo avuto dei numeri completi, o meglio, su uno sì, ed è stato ammesso che l'indice di povertà, purtroppo, ahimè, sta crescendo ovunque e sta crescendo anche qui. È un indice di povertà che schiaccia la classe media e quindi schiaccia anche potenzialmente nel 2023 quella che è la capacità dei consumi delle famiglie. L'altro è l'indice di attrattività: stiamo perdendo di attrattività rispetto alle altre Regioni, come ci dicono le associazioni di categoria, dopodiché per ora non abbiamo avuto indicatori diversi e, se ce li avremo, saremo qua per discuterli.
Questi due elementi è chiaro che richiedono una scelta politica. È vero che, anche se noi applicassimo l'addizionale, non riusciremmo a soddisfare tutti i bisogni, ma guardiamo i calcoli fatti dalla collega Ostanel, che prima ha semplicemente fatto un calcolo matematico per far capire quanto noi non andiamo ad appesantire la classe media, anzi riusciremo a togliere il peso del costo di alcuni servizi alle famiglie, perché daremo più servizi alle famiglie.
È per questo che insistiamo sui temi per quanto riguarda le rette dei centri per l'infanzia, per questo insistiamo sul tema delle rette per quanto riguarda i centri servizi per anziani e le IPAB. E sicuramente dobbiamo avere una grandissima attenzione anche a livello nazionale. Non a caso abbiamo fatto una proposta emendativa immediatamente a livello nazionale, quando è venuto fuori che le IPAB erano state escluse da determinati finanziamenti a livello nazionale. Quindi, è chiaro che la sensibilità c'è ed è grande, e purtroppo la mancata riforma è un dato oggettivo e la mancata riforma porta... Va dato merito che c'è stato un intervento fiscale in questa manovra che va in qualche modo ad aiutare le strutture, ma è un intervento che rischia di non essere strutturale e quindi di non intervenire su tutte quelle che sono le problematiche finanziarie e fiscali che hanno questo tipo di strutture e questo tipo di stato giuridico fino ad oggi. È per quello che noi insistiamo sulla riforma ed è per quello che facciamo alcune proposte anche dovute a delle scelte regionali che vadano ad aiutare quelle che sono le strutture che hanno un maggior carico sanitario. Ed è per quello che noi facciamo alcune proposte sulle IPAB che purtroppo hanno questo stato giuridico e quindi non accedono neanche ad alcuni interventi per quanto riguarda la riqualificazione energetica. Ma i princìpi sono esattamente due: innalzare la capacità di spesa della classe media, far star bene le famiglie e permettere a tutti di lavorare. A una donna, una famiglia che si ritrova a dover pagare alla fine dell'anno una certa retta per un centro servizi per i propri bambini, per mandarli ai nidi o agli asili, ai centri per l'infanzia o anche ai centri estivi, è evidente che non conviene, ma le conviene stare a casa, perché non ce la fa, alle volte, perché oltre a pagare la retta, se l'asilo finisce alle ore tre e mezza, quattro, se una donna non ha una rete a casa che la supporta deve pagarsi anche una babysitter.
Questo tipo di riflessione non è un'accusa, ma è una richiesta di riflessione maggiore a tutti i livelli, compreso anche quello regionale, di sostegno agli Enti locali perché questo tema diventi centrale, perché i famosi Audit Family che ci sono in alcuni Comuni diventino centrali anche nella discussione della strutturazione dei servizi a livello regionale. Stiamo chiedendo questo basandoci su due indicatori: l'aumento di attrattività di questa Regione e la diminuzione del livello di povertà. Non credo di dire cose che non si condividono.
Certo, non possiamo metterla sulla questione di solidarietà, perché la solidarietà si fa, ma l'essere solidali non basta, perché io preferisco avere un minimo più di dignità e avere un po' meno di carità, come persona e come famiglia.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Andreoli, prego.

Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Intervengo perché, come ogni volta, quando arriviamo a questo punto dell'anno io sento interventi dell'opposizione... Comprendo, è il gioco delle parti, anch'io sono stato all'opposizione e so cosa vuol dire. Però, mi sono venute in mente le salsole, che magari non molti conoscono: sono quei cespugli rotolanti del Far West, famosi perché evocano fame, miseria, carestia.
Vedo sempre un Veneto dipinto così, e non vi nascondo che mi dà anche un po' fastidio, quindi intervengo per dare qualche notizia dal mondo reale. Non vi parlerò dell'export del Veneto, quindi del saldo commerciale, della bilancia commerciale, anche se sappiamo che è risalita ben oltre i livelli pre-Covid, e questa è già una notizia. Non ve ne parlo, perché comunque non è indicativo della marginalità delle nostre imprese, perché come sapete i costi produttivi sono troppo influenzati in questo momento dall'energia, dal costo dei materiali, dai fertilizzanti, dalle materie prime in generale, dall'inflazione, eccetera. Non vi parlerò neanche della disoccupazione, dove il Veneto è secondo in Italia, dopo Bolzano, insieme a Trento, e dove diamo lavoro anche a tantissime persone che arrivano in Veneto da fuori.
Mi soffermerò su un dato, su un parametro che arriva dalla CGIA di Mestre, che ho colto ad un convegno di Confagricoltura a cui ho partecipato insieme alla collega Sponda, poco tempo fa: il valore aggiunto totale. Il valore aggiunto totale è quella variabile indicativa sul PIL dei territori al netto delle imposte. Tradotto in italiano, è ricchezza annua aggiunta all'economia, che penso sia un concetto molto chiaro.
Nel 2022, fermandoci solamente all'agricoltura – io presiedo la Terza Commissione, che se ne occupa – che è settore primario, e si chiama “primario” per qualche motivo, in Veneto abbiamo un +6,5% di ricchezza. Il Friuli – guardiamo i nostri vicini perché spesso vengono evocati come la valle dell'Eden – -1%; Trento e Bolzano, +0,4%; Emilia-Romagna +1,7%; Lombardia -2,1%; Italia -0,4% come media nazionale. Noi +6,5%.
Adesso vi dico invece il dato generale, quindi su tutte le attività produttive: il Veneto cresce del 3,8%, ovviamente rispetto all'anno scorso, quindi più ricchezza del Friuli, che si ferma a 3,2, Trento e Bolzano al 3,2, 'Emilia-Romagna al 3,6, media nazionale del 3,3. Anche sotto questo indicatore, quindi, sebbene con una forbice minore rispetto all'agricoltura, stiamo aumentando la ricchezza della nostra economia.
Questi numeri molto semplici, e non ne cito altri, vorrei che fossero in qualche modo consolatori anche per qualcuno che ha sentenziato prima la testuale frase che non saremmo più la locomotiva del Nord Est: una sentenza, quasi si tifasse contro e fossimo tutti ormai tenuti a rassegnarci a questa eventualità, che io non riscontro nel mondo reale, nella vita di tutti i giorni.
Nessuno dice che tutto sarà facile, perché niente lo è stato per noi veneti. Penso sempre a quello che mi raccontavano i miei nonni. Dopo l'armistizio della seconda guerra mondiale, a Verona i tedeschi in ritirata fecero saltare tutti i ponti sull'Adige. Quindi, a guerra finita, mentre qualcun altro in giro ballava tarantelle e sciuri-sciuri, noi eravamo cornuti e mazziati. Chi è stato a Verona sa benissimo che ansa fa l'Adige e quanto sia impossibile vivere se non si può attraversare quel fiume. Mia nonna, peraltro, aveva la latteria a Ponte Pietra, il ponte più antico di Verona, che per fortuna è stato ricostruito com'era e dov'era. Quindi, ci siamo rialzati quando siamo caduti più in basso di tutti gli altri.
Io non ho alcuna paura. In Veneto siamo troppo innamorati del lavoro per non avere un futuro migliore del nostro passato. Vi cito una frase che mi ha detto un imprenditore di casa mia. Io vengo dalla Valpolicella. Non tutti lo sanno, ma l'impresa che fattura di più in Valpolicella non ha niente a che fare con il vino, con i marmi, con le pietre, che è un altro distretto della zona, ma fa affettati. Lo dico perché hanno dovuto aprire anche uno stabilimento in Emilia-Romagna. Il prosciutto di Parma DOP, giustamente, devi produrlo là. Quindi, hanno uno stabilimento importante, con molti dipendenti. Senza che io gli facessi una domanda specifica, il titolare ci ha tenuto a dirmi che per fare il lavoro che fa un veneto, quindi in Valpolicella, in questo caso, in provincia di Verona, occorrono diciotto operai emiliani. Ha usato un'iperbole ovviamente assurda, perché non potrà mai essere così. Però chi ha un'attività con un piede in Veneto e uno in Emilia mi riporta questa grande differenza anche con i nostri vicini di casa.
Noi veneti, quindi, da questo punto di vista, non abbiamo da imparare niente da nessuno. Come dicevo prima, siamo risaliti dalle tenebre della seconda guerra mondiale, peggio di tutti gli altri.
Paura non ne ho. Cerco di vedere la realtà per quella che è, quando esco di qui. Do questi numeri sperando di tirare su il morale a qualcuno. Io ho fiducia nei veneti. Grazie.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Neanch'io ho paura. Neanche un po'. Anzi, credo che gli italiani diano il meglio di sé sotto pressione. Lo abbiamo visto nel caso di Ponte Pietra del collega Andreoli, ma esempi ce ne sono tanti. Questo è senz'altro vero, ma non dobbiamo mettere alla prova gli italiani.
Parto da alcune considerazioni in merito ai dati che sono stati forniti oggi. Se non partiamo dai dati corretti, veramente rischiamo di andare fuori strada. Il collega Andreoli ha scelto degli indicatori interessanti. Io, però, gliene porto altri. Mi dispiace non ci sia il presidente Zaia. Qui è come fare dei monologhi. Andiamo avanti a monologhi. Mi pare di aver capito che poi si fa riferire. Mi auguro, quindi, che si faccia riferire anche i dati. Sono i dati della CGIA di Mestre del PIL 2007-2019, perché è l'indicatore più aggregato che abbiamo a livello di economia. Il Veneto, in questo periodo, che è sempre stato amministrato da voi, ha fatto -1,6%. La Lombardia ha fatto +3,1.
Questa forbice, che ho già illustrato in questo Consiglio, è importante. Vi do anche i dati dell'Emilia-Romagna, +0,2, e del Trentino-Alto Adige, +12,1. È enorme questa differenza sul PIL.
Se poi andiamo a vedere il valore aggiunto, andiamo a cercare il fatturato dell'agricoltura, sicuramente troviamo degli ambiti in cui il Veneto ha fatto bene. Io sono contentissimo che il Veneto faccia bene. Anzi, voglio che faccia meglio.
Io vi ho fornito i dati 2007-2019, ma se andiamo a vedere i dati del 2020, il Veneto è a -9,7 e la Lombardia -8,9, quindi è scesa meno. È sceso meno anche il Trentino, con -8,5. È scesa meno l'Emilia-Romagna, con -9,3.
Se andiamo a vedere la ripresa, il rimbalzo che aspettavamo e che, per fortuna, è avvenuto, il Veneto ha fatto +7,1. Siamo contenti. Però l'Emilia ha fatto il +7,2. Attenzione: era stata minore la caduta; la crescita è maggiore, su una quantità maggiore. Vuol dire che sono cresciuti sensibilmente di più. La Lombardia ha fatto +7,6.
Non possiamo negarci l'evidenza. C'è un problema nella gestione della nostra economia. C'è un problema. Non vuol dire che siamo disastrati. Vuol dire che dobbiamo riflettere. Io vi propongo una riflessione a partire da quel “piccolo è bello” che è venuto fuori. Penso che piccolo sia bello quanto grande. Fincantieri è grossa. Ben vengano quelle grosse. Non è questo, però, il problema vero. Il problema vero del nostro territorio – l'ho già detto in quest'Aula, ma lo ripeto – è che stiamo mettendo a rischio la sostenibilità delle imprese.
Vi faccio tanti esempi. Il problema vero è l'impoverimento che viene dall'acquisizione delle nostre imprese da parte di imprese estere. La lista è lunghissima. Ve ne cito alcune: Lafert, Baccini, Baxi, Fiam. La lista è veramente lunga. Sono aziende “gioiello” del nostro territorio, che sono qui, che sono state acquisite da aziende straniere. Oggi ho degli studenti che devono arrangiarsi anche con il giapponese, oggi c'era un giapponese che parlava (Baxi, con i giapponesi... Hitachi...).
Qual è il problema? Non che la proprietà vada a finire ai giapponesi piuttosto che ai cinesi piuttosto che agli americani. Il problema è che quando le nostre aziende vengono acquisite il professionista di riferimento diventa lo straniero, la banca di riferimento diventa la banca straniera. Le nostre banche soffrono per questo. I nostri professionisti soffrono. Perché i nostri ragazzi bravi vanno a Milano o a Parigi? Perché qui, ormai, il tessuto produttivo che resta... Perché ci sono capacità produttive straordinarie. Diciamolo. Straordinarie. La testa, però, è portata altrove. Questo innesca quel processo di non sostenibilità dell'impresa, su cui è la politica che deve dare delle risposte. Il processo di risposta di fronte al legittimo desiderio di un imprenditore di dire “ho 70 anni, ho 80 anni, basta, mi diano 200 milioni, 300 milioni” io lo capisco. Mette via 300 milioni, sistema tre generazioni e fa anche della solidarietà. Quando uno prende 300 milioni può anche dare quei famosi soldi che sono stati dati durante l'epidemia. È comprensibile.
Quello che fa un territorio forte è dare un'alternativa a questo imprenditore e dire: “Attenzione, ci siamo noi. Vuoi smettere? Io, però, non voglio perdere il fornitore. Se tu chiudi, io devo andare a cercare un fornitore altrove”. E quelle economie che ci sono, del territorio, che sono importantissime, sono le economie di rete, vengono meno. E non devono venire meno. Se vengono meno quelle, diventa un grosso problema. Oggi le aziende ‒ oggi sempre meno, purtroppo ‒ vengono nella Padania, come l'ha chiamata il collega Pan, perché sanno che trovano qualsiasi fornitore nell'arco di qualche decina di chilometri che non è secondo a nessuno. Questa cosa va coltivata. Se l'imprenditore vuole smettere, dobbiamo trovare il veicolo con cui resta.
Il tema delle concessioni idroelettriche è un tema importante. L'ha tirato fuori prima il collega Zecchinato. Dobbiamo essere pronti a rispondere a quella sollecitazione, con veicoli costruiti ad hoc, capaci di dare risposte, più forti di quelli dei nostri vicini. È questo che manca al nostro territorio ed è questo l'elemento di debolezza dell'analisi fatta nel DEFR e, di conseguenza, nel documento di bilancio.
In questo senso, non si tratta di avere paura. Si tratta di fare un'analisi solida di quello che sta accadendo, per dare delle risposte. Questo, ripeto, va guidato. Va guidata la formazione. Mi fanno piacere i 78 milioni di euro. Siamo orgogliosi che la nostra Regione investa sulla formazione, però dobbiamo dare delle risposte. A me ha colpito questo dato: 2.500 operai mancano solo nell'Alta Padovana. Credo che in tutto il Veneto manchino alcune decine di migliaia. Dobbiamo riuscire a motivare i ragazzi, a far ritrovare l'orgoglio di lavorare nelle nostre imprese, cosa che non siamo capaci di fare, e dare strumenti ai ragazzi laureati. A me fa piacere che il Presidente abbia commissionato un lavoro per sapere dove vanno, però si fa presto. Io insegno al quinto anno di ingegneria. Basta che io dica: “Ragazzi, chi di voi pensa di andare a lavorare all'estero l'anno prossimo?”. Alzano le mani. Dove andate? Ve lo dico già. Gran parte va in Danimarca. Gli ingegneri energetici, non so perché, vanno in Danimarca. In pochi vanno in Germania. Qualcuno va in Francia, qualcuno va in Australia, pochi negli Stati Uniti.
Si fa presto a fare questo tipo di cosa. Io ho provato a trattenerli qua. L'unico elemento è la morosa o il moroso, a seconda dei casi. Quello è l'elemento più forte per tenere i ragazzi sul territorio. Ma dobbiamo trovarne altri. Penso che il Veneto abbia altre cartucce da giocare per tenere la risorsa più preziosa che abbiamo. La risorsa più preziosa sono i nostri ragazzi. E noi la stiamo perdendo.
Quindi, ben venga l'analisi. Spero che ce la venga a presentare, però i risultati facciamo presto a conoscerli.
Da questo punto di vista, anche con i dati di confronto che ha presentato il collega Pan, noi dobbiamo decidere in quale serie vogliamo giocare. Certo che ci possiamo confrontare con delle aree che crescono meno di noi, che hanno più problemi. La sanità del Cardarelli piuttosto che la sanità di un ospedale ‒ non so quale altro ha citato ‒ nel sud Italia. È chiaro. Non è quella la Lega in cui vogliamo giocare. Noi vogliamo giocare nella Super Lega. Dobbiamo confrontarci con le altre aree importanti. È quello il campionato in cui il Veneto è abituato a giocare. Oggi, se andiamo a confrontarci con le squadre del campionato in cui siamo stati soliti confrontarci, troviamo che c'è una sofferenza. Dobbiamo esserne consapevoli. Non per darci degli sfigati, come ha detto qualcuno oggi, ma per darci lo stimolo giusto, lo stimolo indirizzato nella direzione giusta per tornare ad avere dati di crescita che non siano -1,6 noi e +3,8 la Lombardia. A me “ruga” (espressione dialettale). Ho lavorato per più di vent'anni in Lombardia. Conosco bene quel sistema. So quali sono gli elementi di vantaggio che hanno loro, ma so anche quali sono gli elementi di vantaggio che abbiamo noi rispetto a loro. Noi abbiamo fattori produttivi migliori dei loro, che però non riusciamo a mettere a fuoco.
Serve il timone. Serve la guida. Da questo punto di vista, credo sia importante. Anche quando discutiamo dell'addizionale IRPEF, come abbiamo fatto oggi: è chiaro che se si cresce del 3% l'addizionale la paga la crescita. Se noi riduciamo, però, è dura andare a chiedere un euro in più a chiunque, che guadagni un euro o che guadagni 100.000 euro. In un'economia che si contrae è difficile riuscire a ottenere un euro in più, ma in un'economia che cresce questo non è difficile.
Dobbiamo tornare a far crescere la nostra economia. Allora potremo chiedere anche le risorse e potremo dare i servizi. Non è casuale il fatto che fatichiamo a dare i servizi nella sanità, nella scuola, nei trasporti pubblici. È ovvio, se l'economia si contrae. Contrarsi nell'arco di dodici anni, in termini reali, è un impoverimento incredibile. Io non so come si faccia a essere orgogliosi di aver guidato questa Regione per più di dodici anni con una riduzione del Prodotto interno lordo. È una cosa importante, questa. Non possiamo far finta che “va tutto bene, madama la marchesa”. Non va tutto bene, madama. Rendiamocene conto.
È vero, siamo in un Paese in difficoltà. Quando confrontiamo i tassi di crescita dell'Italia con quelli della Germania, della Francia, della Spagna, la cosa fa veramente male. In termini reali siamo tanto più poveri rispetto all'inizio del secolo. Tanto, e tanto vuol dire diverse decine di punti percentuali. Questo lo vediamo. Basta andare a fare la spesa in un supermercato italiano, in un supermercato tedesco o francese o andare a vedere quanto costa un affitto a Parigi, quanto costava vent'anni fa e quanto costa oggi. Non serve una grande analisi da parte di un istituto di ricerca accademico.
Su questo dobbiamo fare un ragionamento. Dobbiamo modificare qualcosa. Se in questi dodici anni... Anzi, tredici-quattordici. Ci sono anche il 2020 e il 2021, in cui abbiamo performato peggio. Se in questi ultimi quattordici anni abbiamo fatto peggio degli altri, non possiamo avere un bilancio in linea con quello degli ultimi anni. È chiaro che dobbiamo trovare la manopola sulla quale agire per modificare queste cose. Altrimenti questo scivolamento continua. Gli imprenditori continueranno a dire “ho trovato l'americano, il cinese, il giapponese che mi compra e basta, e faccio dell'altro”. Dobbiamo tornare a dire che, no, devono essere i veneti a comprare le imprese, a portare qui attività produttive importanti. Su questo penso che un ragionamento vada fatto.
Due parole sui trasporti. Penso che il progetto di holding regionale, che era uno dei primi progetti presentati dalla Giunta, dall'allora consigliere Zaia, sia un progetto importante. È giustissimo, perché c'è una rendita forte nella gestione stradale. Però, nel momento in cui noi diamo 700 chilometri ad ANAS, da un lato, e vogliamo prenderci le autostrade, dall'altro, questa è una politica veramente curiosa della gestione dei trasporti. Si chiama “cherry picking”, cioè prendersi la crema e lasciare la crosta. La parte difficile e costosa è quella delle strade di montagna, che costano. Lo sappiamo. Costano dovunque. Allora, quelle le diamo ad ANAS e noi ci teniamo le autostrade. Questo è un modo interessante e dal punto di vista antropologico curioso di studiare il tema dell'autonomia. Ma non possiamo pensare che vada a buon fine una cosa del genere: mi tengo le autostrade, dove c'è la rendita. Attenzione, la rendita la prendo per pagare la Pedemontana, perché abbiamo un grande debito caricato per trentanove. Ma lo sappiamo già che CAV è finalizzato a pagare il debito della Pedemontana.
Abbiamo messo in ginocchio il sistema dei trasporti per finanziare un'opera e avere l'orgoglio di dire che l'abbiamo finita. Per carità, siamo contenti, una volta che si era partiti, che sia finita. Ma per trentanove anni, ragazzi! Se io fossi mio figlio, sarei veramente arrabbiato. Anzi, mio figlio è arrabbiato, e ha ragione, perché dice: ma cosa ci avete combinato? Questo è un aspetto.
L'altro aspetto è quello dei mezzi di trasporto pubblici, di cui ha parlato il Presidente, dicendo che siamo i più giovani. Saremo anche i più giovani sulle ferrovie, perché questa settimana sono arrivati questi treni e siamo tutti contenti, ma se io vado a vedere il parco del trasporto su gomma della città di Padova – qui c'è il collega Soranzo che lo conosce bene – credo che sia uno dei più vecchi d'Italia. Abbiamo targhe di prima del 2000 che girano ancora. Ma, allora, se stiamo cercando di disegnare le politiche per il trasferimento modale, di cercare di rafforzare sempre di più il trasporto pubblico, di aiutare la sostenibilità del nostro territorio, se non mettiamo risorse come possiamo pensare che la gente lasci l'auto privata per utilizzare il trasporto pubblico?
Ieri ho fatto l'esame agli studenti e due o tre mi hanno scritto: professore, noi non possiamo fare l'esame perché il treno è in ritardo di un'ora. Poveracci, che cosa gli dico? Non facciamo l'esame, lo facciamo domani. No, domani c'è Consiglio, non si può fare. Tantissimi ieri erano in ritardo. Che servizio diamo a questi ragazzi? Adesso faremo un appello straordinario per il ritardo delle Ferrovie. Non lo so, ci inventeremo qualcosa. Ma voi capite che il sistema non funziona così. Non possiamo pensare di continuare a non dare soldi al trasporto pubblico e immaginare una sostenibilità del nostro sistema di trasporto. Non funziona. Dobbiamo supportare questo processo.
A Padova abbiamo buttato il cuore oltre l'ostacolo chiedendo il finanziamento nazionale per il tram. Però, è chiaro che, se poi non ci sono i fondi per la gestione quotidiana, è una bella opera, ma la teniamo ferma. Io ritengo sia stato giusto buttare il cuore oltre l'ostacolo. La più grande opera finanziata dal PNRR è la linea n. 2 del tram di Padova. Io sono orgoglioso di aver spinto, a suo tempo, per farlo, anche contro i miei compagni di amministrazione di allora, che poi hanno capito il valore del progetto. Ma dobbiamo attivare delle sinergie tra i diversi livelli di amministrazione e far sì che quelle iniziative diventino la normalità, se vogliamo dare dei servizi all'altezza, se vogliamo che gli studenti vengano volentieri a studiare e abbiano la possibilità di muoversi nel nostro territorio, magari stando a Bassano del Grappa e studiando a Padova, avendo un servizio ferroviario non dico privilegiato, senza privilegi, ma normale, che per fare 50 chilometri ci impieghino tre quarti d'ora, in modo che possano continuare a tenere vivo il nostro territorio, pur lavorando o studiando in alcuni poli.
È questo che manca, questa visione, questa capacità di guidare il processo verso le imprese, grandi e piccole, ma imprese del territorio, verso la formazione, che appunto va guidata. Dobbiamo capire e dobbiamo dare delle risposte su quei 2.500 posti di lavoro che sono offerti nell'alta padovana e che non trovano delle risposte. Lo stesso dicasi verso i bisogni della sanità. Ne hanno già parlato i colleghi, per cui non torno su quello. Ma è evidente: ciascuno di noi ha fatto l'esperienza di prenotare una visita e di trovarsi frustrato nel doverla fare privatamente o di dover aspettare tempi veramente molto lunghi. Poi, è chiaro che sui LEA siamo fortissimi: mi mettono in galleggiamento! Non mi prendono la prenotazione, ma mi rassicurano che mi chiamano loro. Così io non vado a incidere sui LEA. Lo capisce anche un bambino che sono dei trucchetti che lasciano il tempo che trovano.
Su questo facciamo un ragionamento non ideologico, ma operativo. Qui non è che per rompere le scatole alla maggioranza noi diciamo questo. Noi lo diciamo perché vogliamo dare delle risposte pragmatiche, operative su questi fronti. Dobbiamo evitare di dire che siamo bravi, metterci gli occhiali rosa e dire che va tutto bene. Non perché non vada bene perché non siamo bravi, ma perché io credo che un atteggiamento proattivo di dialogo e di confronto sia solo un valore per i cittadini che rappresentiamo, alla fine.
Non entro in altri aspetti che sono stati toccati dal Presidente questa mattina. Ci sarà modo. Penso al bob, a Misurina, alla Pedemontana. Ne abbiamo già parlato, per cui sarebbe una ripetizione.
Io mi auguro che la politica sia più presente nelle scelte che avvengono sul nostro territorio. Mi ha colpito moltissimo il processo di aggregazione a livello confindustriale. Bello, Padova, Treviso, Venezia e Rovigo. Ma loro vanno avanti senza la politica. E fanno bene a un certo momento, perché non è che si possa aspettare. Ma prendiamo esempio da chi quotidianamente deve prendere delle decisioni e inneschiamo questi processi di aggregazione, perché creano valore. Invece, qui si guarda più a chiudere, a mettere le difese, a curare il particolare, piuttosto che innescare dei processi di aggregazione, che poi sono quelli che creano valore. Su questo diamoci una mano e non raccontiamoci che dobbiamo andare sempre più nel piccolo, perché non funziona, non funziona assolutamente.
Io mi auguro che ci sia un confronto aperto sulle proposte emendative che abbiamo fatto e che si possa veramente dare un'identità a questo bilancio, perché ce n'è bisogno, ce n'è bisogno tantissimo per i servizi alla gente e per cambiare quel trend dell'economia che – è inutile girarci intorno – mostra che qualcosa non funziona nella nostra Regione.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
La parola al collega Filippo Rigo.

Filippo RIGO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente. Buonasera ai colleghi.
Anch'io capisco le dinamiche di maggioranza e opposizione, però dagli interventi dei colleghi dell'opposizione, oggi in maniera più moderata, la settimana scorsa nel DEFR in maniera, invece, più veemente, è emerso un Veneto in cui non funziona niente, in cui non ci sono infrastrutture, in cui le aziende sono abbandonate a loro stesse, in cui i giovani scappano. Ecco, questo è un Veneto in cui non mi riconosco.
Io sono di Verona e posso parlare per la realtà che conosco della provincia di Verona: questo è un Veneto in cui spesso sono dimenticate le proposte e le ricette che ha messo in campo questa Amministrazione regionale. Parlando di Verona, penso per prima alla partita, che è stata citata questa mattina dal Presidente Zaia, delle Olimpiadi, che vedrà l'Arena di Verona ospitare la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi e di apertura delle Paralimpiadi. Si calcola che questa cerimonia sarà vista da due miliardi di persone in tutto il mondo. Mettiamo che chi ha fatto questi conti fosse anche un po' euforico e li abbia fatti un po' in grande, mettiamo che sia un miliardo di persone, sono un miliardo di persone che avranno gli occhi su Verona e sul Veneto. Quindi, di qui al 2026 c'è un percorso di promozione come mai nella storia il Veneto ha avuto, considerato che le ultime Olimpiadi sono state nel 1956, quando ovviamente non c'erano i mezzi di comunicazione e tutto quello che c'è adesso.
Aggiungiamo che le Olimpiadi hanno già portato investimenti da parte dello Stato per 1 miliardo di euro, a Verona in particolare si investirà sulla variante alla strada statale 12, che è un'opera attesa da quarant'anni e che rappresenterà un punto di accesso importantissimo per la parte sud di Verona. Pertanto, questo è un grande evento che, secondo me, è sempre stato troppo sottovalutato. L'impressione è che alla fine si torni sempre a parlare del bob. Anziché parlare di tutto quello che di grande possono portare le Olimpiadi, si finisce sempre a parlare del bob. Ho sentito il collega Zecchinato citare quel vecchio detto che, mentre il saggio indica la luna, lo sciocco guarda al bob (in questo caso guarda al bob).
È una Regione Veneto che vede a Verona, come abbiamo sentito questa mattina dal Presidente, la grande partita di Intel, che speriamo tutti vada in porto, una partita che può portare investimenti per 10 miliardi, che può portare migliaia di posti di lavoro, che può far diventare Verona e il Veneto un grandissimo distretto tecnologico.
Mi spiace che non si riconosca l'impegno della Regione in tutto questo. Sentivo il collega Possamai, la settimana scorsa, dire che la Regione Emilia-Romagna è stata lungimirante perché ha puntato sul biomedicale, ha preso contatti, è andata al Ministero per portare il distretto del biomedicale in Emilia-Romagna, ma qui credo che si debba riconoscere anche l'impegno del Presidente Zaia e della Regione nel cercare di portare un distretto, che può diventare strategico per Verona e per tutto il Veneto, sul nostro territorio.
Io vedo una Regione che sa anche intercettare le esigenze delle aziende, dalle più piccole alle più grandi. Questa mattina vedevo l'assessore Donazzan e la vicepresidente De Berti, venerdì saremo insieme ospiti di un'associazione che raggruppa sessanta aziende del territorio della pianura veronese che lavorano sul mobile e arredo e che dalla Regione hanno avuto aiuto, hanno avuto supporto. Per ultimo, avevano l'esigenza di creare nuove figure professionali, per cui è stato intrapreso un percorso in maniera anche molto celere e veloce, che in dieci mesi ha portato all'attivazione di un ITS Academy sui manager del legno, che ha dato una risposta concreta a queste aziende.
C'è la partita della sanità, dove siamo sempre in prima linea, dove è vero che non tutto funziona, è vero che si può migliorare, è vero che si possono e si devono fare delle cose in più, però è altrettanto vero che siamo una Regione di riferimento per la sanità. Badate, non abbiamo scelto noi di esserlo, ma ci hanno indicato come Regione di riferimento. Tornando su Verona, qui ci sarà la grande partita degli ospedali di comunità, delle case di comunità, grazie anche agli investimenti del PNRR, ma anche grazie, credo, a una Regione che sa metterli a terra. Per ultimo, ma non per ultimo, il grande progetto del nuovo ospedale di Legnago, un progetto da 120 milioni di euro, che rappresenterà un presidio importantissimo per la sanità di tutta quella parte della pianura veronese.
Questo solo per fare alcuni esempi, ma credo siano tante le cose che questa Amministrazione fa e continua a fare e credo che fare tutto questo senza aumentare le tasse sia un valore aggiunto e un orgoglio per questa Amministrazione regionale.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Non volevo intervenire, ma il collega Zecchinato, nel riporgermi il suo stimolo, ha sicuramente, per distrazione o perché è passato un po' di tempo, omesso una parte importante che doveva dire se parlavamo del PDL n. 9. Guardi, per non sbagliare, collega, me lo sono fatto portare giù e ho anche provato a sentire con le cuffiette quello che lei ha detto prima. Collega Zecchinato, lei continua a pensare che quello che c'è nel PDL n. 9 sia un passaggio che riguarda solo le governance delle infrastrutture. Non è così. Lei parlava di infrastrutture, ma c'è un punto all'articolo 1, lettera b), che dice: “Semplificare il quadro complessivo dei soggetti e società controllate o partecipate della Regione nel settore delle infrastrutture e dei trasporti”. Infrastrutture e trasporti. L'obiettivo è due governance, non una: quella delle infrastrutture e quella dei trasporti.
Punto c): “Individuazione di uno o più soggetti per la gestione della rete stradale regionale, nonché delle strutture ferroviarie e per la navigazione interna locale in ambito regionale”.
Punto d): “Ridefinizione delle competenze nel settore del trasporto pubblico regionale”, quindi ferro, acqua e gomma. Togliamo il ferro, perché le linee sono quelle che abbiamo della Chioggia-Rovigo, che sono in gara, “con l'individuazione di un soggetto quale regolatore dei servizi in ambito regionale”.
Collega Zecchinato, mi rivolgo a lei. Anzi, mi rivolgo al Presidente. Non posso rivolgermi a lei. Anche qui, cominciamo di nuovo la bagarre del gatto che si morde la coda. Lei dice: ma è legge? Sì. Ma cosa dice questa legge che ci ha visti in Aula avere uno scontro su una questione di metodo? Al netto del contenuto, c'era la disquisizione se il Consiglio regionale potesse dare, nel suo ordinamento, una legge-delega. Perché questa è una legge-delega. Questo progetto di legge ha un articolo, sostanzialmente, il secondo, che è la clausola finanziaria, in cui si legge che entro dodici mesi la Giunta deve fare una legge. Quindi, non è una legge. È una legge che invita la Giunta a fare una legge. E chi è il primo firmatario? Di iniziativa dei consiglieri Zaia, Finco, Rizzotto.
Noi le cose non ce le scordiamo, collega Zecchinato. Non è che la mattina, quando veniamo qui, ci scordiamo quello che facciamo il giorno prima. Questa è una legge che non è legge. Non ci facciamo prendere in giro. Il progetto di legge n. 9 è diventato legge. Sì. Ha un articolo solamente. Cosa dice? Di fare una legge entro dodici mesi.
Il consigliere Zaia, primo firmatario, dice che il Presidente della Giunta ha mandato dal Consiglio di fare una legge entro dodici mesi. L'avete fatta? No. È inutile che viene a dire che avete fatto la legge. Avete trasformato il PDL, che dà mandato di fare la legge, in legge. È diventata legge la legge che vi dice di fare una legge, ma nella sostanza la governance unica non c'è.
Questo PDL lo abbiamo presentato il primo giorno del Consiglio regionale. Si ricorda le linee guida? Il presidente Zaia è venuto e ha detto: “Io non solo ho le linee-guida. Siccome siamo il Veneto eccellente, do già nove progetti di legge”. Questo era il nono. Lo abbiamo approvato noi in Aula. Presentato dalla Presidenza del Consiglio il 21 ottobre 2020. Abbiamo già superato il 21 ottobre 2022. C'è la legge? No. Parliamo di nuova governance delle infrastrutture e non riusciamo neanche a dare indietro 700 chilometri di Veneto Strade. Non riusciamo a gestire quattro treni. Io credo che la governance, al netto di quelli che sono i punti di caduta diversi sul trasporto, non ci sia. È un dato oggettivo. Non c'è.
È inutile dire “sono stato stimolato”. Mi fa piacere. Spero di stimolare non solo lei, ma anche il Presidente che, in qualità di Consigliere, deve fare la legge. Primo punto.
Secondo punto. C'è stata una dura battaglia dove ‒ ripeto ‒ l'azione della Presidente della Commissione ha sfiduciato l'operato dell'assessore De Berti, che era lì in quel momento e aveva un grande senso anche di rammarico politico. Io l'ho visto, è lì il video. Si vada a rivedere il video. Dopo che vi abbiamo presentato gli emendamenti e li avete bocciati, abbiamo detto: caro Assessore, lei dice di aver fatto il PRT; in questo emendamento abbiamo fatto “copia e incolla” del PRT, pagina 2, riga 8. Li avete bocciati. Cosa mettevamo in quegli emendamenti? Delle clausole di salvaguardia, dove dicevamo una cosa. Ribadisco che bisogna fare una razionalizzazione. Ci mancherebbe altro, l'ho detto anche prima. Chi è per lo spreco? Mi rivolgo al collega, che ricorda così bene, anche se non credo, poiché mi fido più del video che ho visto che del suo ricordo, con tutto il rispetto. Anche di quello che c'è scritto. Vada a vedere il video. Sarà anche reciproco, però, siccome parla, se prima di parlare si documenta fa un piacere a sé stesso.
Abbiamo provato a inserire delle cose elementari. Il recupero che facciamo decidiamo che non va in economia, ma va in reinvestimento? Visto che nel Piano regionale dei trasporti citate alcuni... Io sono contento di stimolare i colleghi. Devo dire che mi fa anche piacere questo dibattito. Se cominciamo a parlare di queste cose, seppur con vedute diverse, forse arriviamo a produrre qualcosa.
Lo dico non con nota polemica. Ognuno ha il proprio ruolo. C'è chi governa, c'è chi fa l'opposizione. Però io pungolo prendendo come punto di caduta un vostro impegno. Io non sto pungolando ponendo un obiettivo nuovo. Chiedo che questa maggioranza tenga fede alle sue promesse fatte per bocca del Presidente. Non stiamo mica chiedendo niente di strano.
Presidente Zaia, rispetti le promesse che ha fatto a questo Consiglio che rappresenta il Veneto. Lo possiamo dire? C'è scritto un anno. Lo possiamo dire? Possiamo dire che il Presidente Zaia ha mancato di parola ai rappresentanti dei cittadini veneti perché ha scritto una cosa e ne fa un'altra? Offendiamo qualcuno? Io dico di no. Leggo le carte e vedo che Zaia scrive una cosa, ne vota una e ne fa un'altra. Perché dico “Zaia” e non “Presidente”? Perché parliamo del “consigliere” Luca Zaia.
Collega Andreoli, lei non ha paura. Con questi dati del Veneto non siamo noi con il nostro reddito a dover avere paura. Ci mancherebbe altro che con il nostro reddito avessimo paura, collega Andreoli. Però dobbiamo dire le cose come stanno. Se lei è uno di quelli che chiama per una visita... Una volta le davano due anni. Adesso non le dicono più neanche due anni, ma che sarà richiamato. Se volete, domani ‒ che saremo qui in Consiglio ‒ sospendiamo per dieci minuti, ci filmiamo con una telecamera e facciamo finta di fare una prenotazione. Decidete voi dove. Non c'è problema. Non dobbiamo mica deciderlo noi.
Collega, mi permetta. Siccome con l'orgoglio si mangia quando hai... Forse su certi temi sono un po' più veneto di lei. Sa perché? Perché sono più pragmatico. A me fa piacere che lei venga da dove c'è l'azienda più ricca del Veneto. Evviva il Veneto. Bene. Però mi dispiace dire, purtroppo, che in Veneto non tutti i cittadini sono ricchi come quelle aziende. Benissimo. Guai a chi tocca gli imprenditori veneti. Consigliere, lei non ha paura. Neanche io ho paura. Però se a una persona che guadagna 1.500 euro al mese danno, collega, due anni per una visita e magari deve andare dall'oculista privato che costa 200 euro, se ne ha una di visita forse anche lui tanta paura non ce l'ha, ma alla seconda visita incomincia ad avere paura anche lui.
Cosa c'entra l'avere paura? Se io leggo i dati che ci avete fornito in Commissione, in base ai quali abbiamo un tasso di povertà raddoppiato negli ultimi tredici anni, vuol dire che c'è una parte della popolazione veneta – lo ripeto – che non ha tempo di avere paura. Questa, oltre il 12 del mese, dati ISTAT, non fa più la spesa. Vuol dire, colleghi, che c'è una fascia in Veneto che è talmente povera che noi non la intercettiamo.
Non sto qua a dire se la colpa è vostra o nostra. Provo a fare un ragionamento e a vedere se, magari, tutti insieme riusciamo a discutere di qualcosa e a individuare soluzioni. È facile? No, non è facile. Nessuno ha la bacchetta magica. Neanche chi ha il 76% ha la bacchetta magica. Però da qui a dire che lei non ha paura, mi permetta... Queste persone il 13 del mese ce l'hanno eccome la paura, Consigliere. Un Consigliere regionale alla faccia che si può permettere di dire con il suo reddito che non ha paura, ma queste persone che il 12 del mese finiscono gli ultimi quattrini per la spesa sa quanta ne hanno di paura? Se tutto va bene, hanno altri 18 giorni davanti per sbarcare il lunario e mettere insieme il pranzo con la cena.
Se io sono una donna dove cala il tasso di occupazione femminile e vivo in un contesto in cui il mio stipendio è inferiore alla retta dell'asilo e allo stipendio della babysitter che va a prendere mio figlio, le posso assicurare che ce l'ho la paura se devo decidere se far diventare mio papà nonno oppure se continuare a pagare il mutuo della casa. Io no che non ho paura, da Consigliere regionale, ma queste persone ‒ glielo posso garantire ‒ paura ne hanno tanta. Hanno tanta paura. Non basta dire “sono nato in Veneto, vengo da Verona, ci ritireremo su”. Queste persone non si tirano più su. Una volta che perdi il lavoro, per quanta buona volontà hai, non lo ritrovi facilmente.
Quindi, io non la metterei sul piano della paura. La metterei sull'inquadrare il problema dove sta. Cari colleghi, la narrazione che noi siamo i pessimisti – lo continuerò a dire – non funziona. Assessore, noi non siamo i pessimisti. Noi siamo quelli che, come voi, vogliono bene alla regione. Abbiamo il compito di guardarla dall'altra parte. La Costituzione dice che ci siete voi, ma ci siamo anche noi. Sa perché siamo seduti in due parti dell'Aula diverse? Perché la dobbiamo guardare da due parti diverse questa Regione. Voi dalla parte di chi pensa di fare le cose in un certo modo e noi dall'altra. In base ai ruoli, uno deve pungolare l'altro.
Assessore, non siamo pessimisti. Se, però, diciamo che siamo il Veneto eccellente, che siamo una Regione che eccelle nei servizi e dopo mettiamo i servizi in un ospedale che si chiama Hub, svuotando gli Spoke, e localizziamo i servizi in un ospedale, per quanto uno possa essere d'accordo o no, non entro nel merito, siamo eccellenti se, dopo, la persona, che non ha più quel servizio a casa sua e deve andare a curarsi da un'altra parte, non ha una linea che lo porti a curarsi, almeno una la mattina e una la sera?
Se viviamo in una regione dove c'è la strada più pericolosa d'Italia, che si chiama Romea, e se, per sbaglio, hai una dialisi e devi andare all'ospedale Dell'Angelo, parti dall'asta della Romea e devi fare la Romea per andare in ospedale a curarti, o per una visita o qualsiasi cosa, siamo una Regione eccellente? Per me no. Anche curarsi è un diritto.
Ci sono i volontari, ripeto, che con il progetto “Stacco” della Regione arrivavano a ottobre, arrivavano a giugno. Adesso arrivano a marzo. Vuol dire che più delocalizziamo i servizi più c'è necessità dei cittadini di andare dove abbiamo portato questi servizi. Vivaddio. È legittimo. Ma se noi non mettiamo un bus per portare questi cittadini dall'asta della Romea, da Chioggia, che è il primo Comune capoluogo della Provincia, all'ospedale Dell'Angelo, non credo che stiamo facendo un buon servizio. E se dopo, Assessore, abbiamo questo progetto di legge, che il bus ce lo dà gratis, se il progetto di legge è quello di riorganizzare, e lo ripeterò all'infinito, abbiamo tre linee con contributo pubblico che vanno da piazzale Roma all'aeroporto, e di tre ne lasciamo una, e i chilometri che recuperiamo li mettiamo per portare la gente che vive a Chioggia sull'asta della Romea in ospedale, è una questione economica o di buona volontà? Di buona volontà.
E allora perché anche le cose che non richiedono tasse e soldi non le facciamo? Queste cose non richiedono né tasse né soldi. Richiedono buona volontà e voglia di mettere le mani e di rompere quegli equilibri, anche storici, anche su una ricaduta di ripartizione storica. Hanno creato dei fortini nel Veneto che oggi, che c'è difficoltà più di prima, noi dobbiamo scardinare. Ci vuole coraggio ad andare da tre società a dire che non fanno più tutte e tre la stessa cosa? Sì. Ma ci vuole ancora più coraggio a dire a un cittadino che ha bisogno del bus per andare in ospedale che non glielo mettiamo.
Prima il Presidente parlava della Pedemontana. Mi ha colpito molto quando ha detto, il Presidente, che dobbiamo fare un osservatorio di flussi di traffico. Anzi, no. Rimproverando i dati che sono stati forniti, ha detto che non c'è un osservatorio di flussi di traffico. Ragazzi, la collega ha recuperato una delibera della Regione Veneto, il Piano della mobilità, che recita: “[...] acquisire in tempo reale i dati del sistema di controllo”. Scusi: sono più di due-tre anni che abbiamo detto che lo dobbiamo fare. Perché il Presidente si lamenta che non abbiamo qualcosa che ha scritto o che fa? Probabilmente il Presidente si è anche scordato di tutti quei documenti che produciamo. Ancora una volta non stanno in piedi le arringhe, i monologhi e i solitari del Presidente, che viene, dà lezioni a tutti, ci spiega come gira il mondo e dopo va via. Anche oggi il presidente Luca Zaia ha detto che non è possibile che in Veneto non abbiamo... E che, quindi, dobbiamo rivolgerci all'osservatorio romano. E perché, invece, nel Piano della mobilità lo scrive e non lo fa? Sono stati pochi tre anni per farlo? Sarebbe bastata una delibera successiva per capire come farlo. Non doveva mica essere proprio operativo.
Capite, allora, che qui saremo anche un Veneto orgoglioso, che si rialza, però, Presidente, tante cose di quelle che scriviamo non le facciamo. Qui non si tratta di essere pessimisti. Si tratta di essere politicamente – e sottolineo “politicamente” – seri negli impegni che prendiamo. Se scriviamo che dobbiamo fare qualcosa e il Presidente in persona si lamenta che non c'è... La delibera è la 1376 del 23 settembre 2019. Poi 2020, 2021 e 2022: assessore Calzavara, in tre anni, magari ... Guardate, bisogna essere coerenti. Se decidi di non fare qualcosa che hai scritto di voler fare, almeno non devi dire che manca, sta zitto, la faremo, ma non ti lamentare che non c'è. Non puoi dire che non c'è e hai detto di farla.
Entro nel merito di quello che è un territorio orgoglioso di sé stesso. È vero, noi siamo un territorio orgoglioso di sé stesso, però possiamo dire, senza entrare in contrapposizione politica – diciamocelo da persone che si trovano a dialogare avanti a un giornale o a una tazza di caffè – che se non fossimo in Aula con due colori politici diversi io sfiderei qualsiasi dei miei colleghi qui oggi, persone fortemente di buon senso, a dirmi che è una Regione in cui funziona tutto, se una società che ti deve portare a scuola ti porta un'ora dopo o non ti porta o ti lascia a metà strada senza avvisarti. Chiunque di voi, se non fosse Consigliere, in Aula, ma al bar, davanti a una tazza di caffè, non può dirmi “Montanariello, non è vero”, non può dirmelo, perché siete tutte persone di buon senso, siete professionisti, padri di famiglia, cittadini orgogliosi dei servizi che abbiamo. Però essere orgogliosi dei servizi che abbiamo, colleghi, vuol dire anche individuare cosa non va.
Assessore, non è che se diciamo che un treno non va stiamo dicendo che tutti i treni son porcherie. Stiamo dicendo che quei treni non vanno. Possiamo dirlo? Quando il Presidente dice che abbiamo la migliore flotta di treni, ho capito, hai la migliore flotta di treni finché arrivi a Venezia, ma dopo Venezia hai la linea del 1890. Ho capito che mi dice che adesso la stanno elettrificando, ma dal 1890 al 2020, quando hanno iniziato a elettrificarla, ed è trent'anni che governate, forse qualcosa di più si poteva fare anche negli ultimi trent'anni. Non arrabbiatevi poi se qualcuno vi dice che non l'avete fatto, perché governare ha oneri e onori. Governare vuol dire che se il Veneto è cresciuto è merito vostro, perché l'avete governato bene; governare però vuol dire anche che se siamo arrivati nel 2022 per dire che non ci può essere una rete ferroviaria dei primi del 1900 e governate da trent'anni, forse, la stessa proprietà che vi porta ad avere meriti nell'eccellenza, vi porta ad avere demeriti dove le cose non funzionano.
Siamo di fronte alla negazione della realtà. Guardate che oggi abbiamo assistito, in alcuni passaggi, alla negazione della realtà. Lo ripeto e me ne assumo la responsabilità: alla negazione della realtà. Il Presidente dice: “Ho sentito quello che avete detto sul DEFR, sui trasporti è tutto a posto, abbiamo la flotta più bella e abbiamo messo i soldi”. I soldi li avete messi sui treni. Vi ricordo che qui c'è una piccola realtà – dico “piccola” in senso ironico, visto che è una grandissima realtà – perché lo diciamo noi quando promuoviamo la Regione Veneto e lo continuerò a dire per tutto il bilancio – con il nome The Land of Venice. Le Dolomiti, il Parco del Delta del Po, la Riviera del Brenta le vendiamo in giro come The Land of Venice, ma vogliamo ricordarci che The Land of Venice sarebbe un insieme di isole che ha bisogno di un mezzo che le colleghi e, quando finiamo di mettere i soldi sui treni, dovremo cominciare a mettere un po' di soldi anche sul trasporto acqueo?
Così come esiste anche un'altra parte di trasporto, che è quella dei bus, su cui non rispondo al presidente Zaia quando dice che abbiamo un parco eccellente. Sì, cita solo quello che vuole, cita i treni ma non cita i bus dove – dati Confservizi di un mese fa, monitoraggio al 30 giugno 2022 – la distribuzione territoriale del parco autobus, in base alle diverse tipologie di motorizzazioni, dimostra come la quota dei bus più inquinanti – lo ripeto per la seconda volta oggi – Euro 2 e Euro 3 sia più elevata in Molise e in Basilicata (sopra i 50) e in Veneto, dove ci sono ancora in circolazione 300 bus Euro 2 e 900 bus Euro 3.
Non può il Presidente venire a dirci che siamo una banda di pessimisti che va in giro a dire che in Veneto le cose non funzionano, invece abbiamo un bellissimo parco. Abbiamo un bellissimo parco treni, bellissimo, che funziona bene, da Venezia in su, e abbiamo un pessimo parco gomma in tutta la Regione. La verità ha nome e cognome, non è che la mezza verità esula la bugia o esula il fatto di rendere più bella una brutta verità.
Allora, su uno scenario del genere io non ci sto a prendermi del pessimista. Io non posso accettare che di fronte a dei dati scientifici il massimo della levata di scudi di questa maggioranza sia dire che va tutto bene e noi siamo pessimisti. Ci mancherebbe anche che vada male, non siamo mica in un'isola sperduta dell'Africa dove ci mancano i servizi minimi. Ma, vivaddio, chi è che dice che stiamo male? Stiamo dicendo però che ci sono cose che non brillano. E siccome non esiste nulla di perfetto, noi tentiamo di migliorare col nostro contributo, Assessore, le cose che funzionano di meno. Lei mi dirà “Montanariello, tu non sei pessimista, però trovi il pelo nell'uovo, perché tra tutte le cose che funzionano vedi quelle che non funzionano”. Assessore, le devo dare una brutta notizia: più che pessimista, sarò sfortunato, perché tutte le cose che ho elencato che non funzionano vengono tutte dal territorio dove vivo io e che ho l'onere e l'onore di rappresentare oggi. Quindi, gliele continuerò a dire, fino al 22, al 23, al 24, al 25, fino al 2025, al 2026, quando andremo a votare, o quello che sarà, io gliele continuerò a dire, perché sto facendo il mio lavoro di rappresentare il mio territorio.
Ora, se io vengo da Verona, come l'assessore De Berti, che mi dice che è tutto a posto, è tutto perfetto, ci mancherebbe anche altro! Anche io vado sulla pagina Facebook dell'assessore De Berti e mi fa invidia vedere questi treni bellissimi, di ultima generazione. Uno ce ne doveva dare, da Venezia in giù, doveva darne uno anche a noi! E ci viene a fare la morale che funziona tutto bene? Ma credete politicamente di prendere in giro qualcuno? Ma credete che siccome siamo pessimisti, siamo anche quelli che si girano dall'altra parte? Ma credete di poterci dare dei pessimisti per non dirci che siamo quelli che in qualche modo si inventano le cose? Non ci inventiamo niente: sono dati, sono numeri.
Anche sul turismo, il turismo va tutto bene, okay. Ma guardate che gli operatori turistici ci accusano di calare e appiattire sempre più le risorse che dedichiamo al turismo. Non è che quando una cosa va bene dobbiamo smettere di finanziarla. Se il turismo va bene è perché abbiamo fatto degli investimenti. Se cominciamo adesso, in un capitolo così importante per la nostra Regione, a livello europeo, a ridurre, a ridurre, a ridurre, forse smetterà di andare bene. Io spero che vada sempre tutto bene, però, Assessore, non è che quando una cosa comincia a funzionare ci fermiamo.
Io chiudo, per il momento, dicendo che questa chiave di lettura secondo la quale noi siamo pessimisti la rigettiamo al mittente. Noi leggiamo le carte, diciamo “bravi” dove i dati sono positivi e diciamo anche “continuiamo così”, ma dove le cose non vanno ci tocca dire che le cose non vanno. Ripeto e chiudo: io, Assessore, purtroppo, ma con grande orgoglio di appartenenza al mio territorio, vengo da una parte dove le cose che elenco non le leggo sulle carte o me le vengono a dire, ma le vivo. Il treno che ho detto che non funziona è il treno di casa mia; l'ospedale per raggiungere il quale non abbiamo la linea è quello che ho sotto casa; la strada non finita dell'Arzarone è l'unica alternativa che abbiamo noi che abitiamo lì. Quindi, Assessore, non ci stiamo inventando problemi degli altri territori per allungare la minestra qui. Stiamo martellando su problemi che ci sentiamo di rappresentare e siccome non ci ascoltate e ci rimane solo da martellare, allora martelliamo. Almeno avremo la soddisfazione di dire ai nostri elettori: abbiamo fatto tutto ciò... Chiudo davvero dicendo che ogni tanto mi tolgo la cravatta perché quando mando il video agli elettori e dico loro che ho detto dieci volte qualcosa all'Assessore, per dimostrare che non è lo stesso video faccio notare che una volta ero con la cravatta, una volta ero senza e se questi non ci ascoltano non è colpa mia.
Allora, lasciateci almeno continuare a fare il nostro lavoro, che è quello di alzare la voce anche dove ci sono parti del Veneto che hanno una voce più timida, ma non per questo meritano meno attenzione degli altri.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola al collega Bozza.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Intervengo su una circostanza circoscritta e precisa, cioè quella di un significativo segnale che la Giunta ha dato e sta dando con questo provvedimento, in particolare un'iniziativa che già lo scorso 12 gennaio avevamo depositato in sede di Commissione e che vedeva la possibilità per i proprietari dei veicoli storici, cioè delle auto storiche tra i 20 e i 29 anni – ovviamente in possesso dei requisiti necessari, cioè le anzianità di immatricolazione e il possesso del certificato di rilevanza storica previsto dal decreto del Ministero, quello riferito al 2009 – di ridurre ulteriormente la tassa automobilistica, che già oggi è applicata al 50% e che nel progetto di legge che avevamo depositato a gennaio prevedeva l'ulteriore riduzione, fino a portarla al 25%.
Ecco perché applaudiamo con favore a questa iniziativa da parte della Giunta, perché riteniamo, anche in un bilancio così importante, in un momento così difficile, di dover dare dei segnali anche a quelli che possono essere dei comparti che riteniamo culturalmente strategici anche di un indotto importante dal punto di vista economico, di traino per quello che è un patrimonio importante come quello delle auto storiche che fa parte di un patrimonio italiano. E credo che mai come questa volta la Regione Veneto stia cercando di farlo, pur non avendo ovviamente come facile soluzione di ogni problema “applichiamo le tasse, otteniamo più risorse, più soldi, accontentiamo più gente e quindi più veneti”. Ma questa non è la filosofia che ha sempre contraddistinto chi ha operato in questi anni alla guida della Regione Veneto e cioè le forze politiche di centrodestra, che hanno sempre pensato, prima di tutto, a non mettere le mani nelle tasche dei nostri cittadini e cercare, nella razionalizzazione e nella programmazione a medio e lungo periodo, di dare delle risposte ai nostri veneti.
Ecco, allora, che in un comparto come questo, visto che la Regione Lombardia, la Regione Emilia-Romagna e anche il Trentino hanno provveduto in tal senso, proprio nell'arco temporale di questo anno, a introdurre delle riduzioni ulteriori fino all'esenzione totale della tassa automobilistica, anche la Regione Veneto, con un atto coraggioso e al tempo stesso di riconoscenza verso quel mondo automobilistico e dei tanti appassionati, farà la stessa cosa. Stiamo parlando di oltre 10.000 auto che avranno la possibilità di beneficiare di questo importante contributo, che non è solo un segnale di attenzione e di riconoscimento, ma è anche un incentivo importante onde far sì che questo patrimonio intanto rimanga in Veneto e non vada magari in altre regioni vicine, dove c'è la detassazione da questo punto di vista e dall'altra parte dia l'opportunità e la possibilità di continuare questa importante tradizione, che sicuramente ha un indotto economico, culturale, storico, ma anche turistico, perché molte sono le manifestazioni, molte sono le iniziative e anche qualche importante fiera che oggi nel Veneto continuano a portare avanti questa tradizione, ma soprattutto questo importante comparto, che fa parte della nostra storia ed è un made in Italy di cui dobbiamo andare orgogliosi.
Ringrazio l'assessore Calzavara. Anticipo questo intervento, che prevederà un ordine del giorno successivamente. È chiaro che la nostra richiesta è quella di riuscire ad emulare un po' quello che succede nelle regioni vicine, quindi arrivare ad un'ulteriore progressiva riduzione, ovviamente nei limiti e nei margini della manovra economico-finanziaria che questa Regione e soprattutto l'assessore Calzavara saprà sicuramente ben contenere in quella che può essere anche la sua previsione.
Chiudo – e non posso esimermi da questo punto di vista – con una brevissima e veloce considerazione, anche dal punto di vista politico, su un paio di passaggi che sono stati fatti oggi in quest'Aula.
Il presidente Zaia parlava di un bilancio sicuramente importante e difficile, che dà comunque delle risposte significative: 17 milioni di euro, 50% comunque quasi assorbito da spesa sulla sanità; un'importante risposta nell'ambito delle IPAB, grazie a una strategia che è stata introdotta con la rideterminazione dell'aliquota IRAP. Se è sufficiente, è un importante segnale. Se sia sufficiente non lo sappiamo.
È chiaro che sicuramente non sarà la soluzione, ma credo che in un momento così, dove i costi, a causa della crisi energetica che si sta verificando, a favore ovviamente di queste strutture che sono fondamentali e importanti risposte al mondo sociale e assistenziale, e anche, ovviamente, per la cura dei nostri veneti che sono ricoverati in queste strutture. Credo – e questa è un'altra delle iniziative che porremo all'attenzione in questa discussione e nelle prossime ore – che vada anche considerata l'importanza di queste strutture, con riferimento alle residenzialità degli ospiti non autosufficienti anche degli istituti religiosi che costituiscono una percentuale sicuramente marginale, ma che oggi incidono in maniera determinante sul costo della sanità pubblica.
Ricordiamo che queste sono strutture che non hanno, rispetto a quello che prevede la DGR n. 996 dell'agosto scorso, una quota pari a 52 euro, ma rimane ferma ai 49 euro, quindi non viene riconosciuta la possibilità di estendere e ampliare, ma credo che progressivamente sia compito della Regione porre l'attenzione anche a livello nazionale per recuperare ulteriori risorse, e quindi eliminare questa discrepanza o questa differenza tra strutture.
Al tempo stesso, si è parlato di una importante risposta alle scuole paritarie, e credo che questo sia un valore aggiunto di questo bilancio, di questa annualità. Si è parlato dell'opportunità, e questo compete, credo, anche ad una caratteristica visione di area di centrodestra, cioè di chi sa governare e di chi è ispirato ai princìpi della politica di centrodestra.
Credo che oggi parlare delle opportunità di Intel nello stesso filone d'ordine con il quale si è parlato di una programmazione di investimenti nella nostra Regione sia quanto mai opportuno e fondamentale. Se non ci fosse stata questa lungimiranza non solo nel pubblico, ma anche nel privato, credo che opere importanti come investimenti privati sul nostro territorio, grazie alla scelta politica della Regione Veneto, quindi sapendo dare le opportunità e le risposte ai privati, ma al tempo stesso dando anche delle opportunità pubbliche al nostro territorio, abbia condotto in tutti questi anni un investimento sulle infrastrutture che, lo ricordava il presidente Zaia, vanno dalla Pedemontana all'Ospedale di Padova, al MOSE e al rigassificatore, frutto di una visione ampia sicuramente di quella che è una politica liberale di medio e lungo periodo su cui queste forze politiche di centrodestra hanno dato sempre delle risposte importanti nel Veneto.
E credo che anche il coraggio – e chiudo – di portare avanti oggi una posizione critica, ma non preclusiva, e costruttiva su quella che può essere l'opportunità di oggi a renderci autonomi come sistema Paese anche in campo energetico, sia anche quello un approccio pragmatico dal punto di vista del tema caldo delle trivelle, perché credo che mai come questa volta il sistema veneto debba fare importanti precursioni nell'ambito delle scelte strategiche con le trivelle, soprattutto dando l'opportunità di quelle garanzie che mai come questa volta noi dobbiamo dare grazie anche al supporto tecnico-scientifico, perché il mondo è cambiato. Mentre noi siamo qui a discutere di questo e soprattutto a chiederci se è opportuno o meno... Sono sostanzialmente convinto, rispetto anche alle parole che diceva l'assessore Calzavara, che il Veneto deve fare la sua parte, con le garanzie dovute e necessarie, ma deve fare la sua parte perché mentre noi discutiamo di questo negli Stati Uniti vanno avanti con delle ricerche importanti e strategiche che sicuramente rivoluzioneranno le politiche energetiche del prossimo futuro e con la fusione nucleare.
Per cui, non possiamo esimerci da questo punto di vista a ragionare anche sull'opportunità del nostro sistema Paese di essere capaci di dare delle scelte pragmatiche e soprattutto futuristiche in un sistema che preveda l'autonomia dal punto di vista energetico, oltre che un'autonomia politica e anche di materie come quella che la Regione Veneto ci auguriamo possa prestare con questo nuovo Governo.
Chiudo dicendo che è importante che ci sia, anche da questo punto di vista, una scelta coraggiosa sul raggiungimento dell'autonomia. Sicuramente un tema è quello della progressione e della discussione sulle materie, ma certamente questo non deve essere un impedimento per esigenze di altre Regioni italiane – ovviamente parlo di quelle del sud – di permettersi che i veneti rimangano indietro in quella che è un'importantissima sfida, che credo possa valere sicuramente molto di più che quella della semplice applicazione dell'addizionale IRPEF o di facili soluzioni di tassazioni, che ovviamente non hanno mai fatto parte della cultura politica del centrodestra.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto la parola la correlatrice Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Prima di entrare nel merito della discussione, vorrei porre l'accento su un metodo, che non mi è tanto piaciuto, quello che potremmo definire il “metodo Zaia”, che io non ritengo adeguato al contesto in cui stiamo, un'Aula consiliare, né alla fase che stiamo vivendo, la sessione di discussione di bilancio. Mi pare davvero inadeguato che il Presidente, che non viene mai in quest'Aula, viene una volta all'anno, arrivi, parli per un'ora e mezza e di fatto se ne vada. Non è adeguato al Presidente stesso, poco rispettoso della funzione che svolge dentro questo Consiglio regionale, e onestamente è anche poco rispettoso del lavoro che i Consiglieri o che la Giunta fanno e dovranno fare da qua ai prossimi giorni.
Quindi che rimanga agli atti che tra non venire mai e venire una volta all'anno, fare il comizio di un'ora e mezza e andarsene via, a questo punto forse è meglio se non viene neanche quella volta all'anno, perché così mi sembra addirittura offensivo rispetto al lavoro che noi stiamo facendo qua.
Questo lo dico a maggior ragione oggi – ho ascoltato quasi tutto il dibattito – perché ho apprezzato molto gli interventi dei Consiglieri, qualcuno di più, qualcuno di meno (non c'è Pan), però devo dire che ciascuno ha provato a dare un contributo alla discussione, che oggi ci consente non di parlare – parlo come Consigliera di minoranza – allo specchio, con me stessa, ma di affrontare una discussione che può anche consentirci non dico di approvare un emendamento in più o in meno, ma di essere capaci, insieme, di imparare a dialogare.
Infatti, al netto delle strumentalizzazioni politiche e della propaganda che ciascuno di noi fa, noi saremmo chiamati, dal punto di vista istituzionale, a confrontarci tra di noi.
Siccome la discussione generale che stiamo affrontando riguarda la legge di stabilità, tornerò poi, in occasione della discussione sul collegato e sul bilancio, su alcune questioni specifiche interessanti di cui ho sentito parlare oggi molto spesso dai Consiglieri. Consentitemi, però, di fare soltanto tre brevissimi riferimenti a tre questioni che ha sollevato il presidente Zaia, che sono state riprese in altri interventi e su cui, secondo me, vale la pena fare qualche piccola precisazione.
La prima questione sono le case di riposo di residenzialità e semiresidenzialità per anziani e disabili. Benissimo, l'ho detto anche in correlazione, la manovra fiscale in legge di stabilità. Benissimo anche quel minuscolo contributo, si parla di 50 milioni a livello nazionale, che forse, se viene approvato l'emendamento che abbiamo presentato, riguarderà anche le case di riposo della nostra Regione. Noi davvero pensiamo che bastino questi due interventi per mettere in sicurezza l'aumento delle rette nelle dimensioni di cui ci hanno parlato gli istituti di residenza?
Se pensiamo che basti questa roba, viviamo sulle nuvole. Non è un problema se siamo bravi o non bravi ad amministrare. Se le bollette aumentano, aumentano ugualmente in Veneto, in Emilia e in Calabria. Il problema è che dobbiamo aver chiaro che questi interventi non saranno sufficienti.
Seconda questione: scuole paritarie. Chiariamoci: il Veneto è l'unica Regione in Italia che ha un sistema di servizio educativo all'infanzia fondato principalmente, in maniera largamente maggioritaria, non su istituti pubblici, ma su istituti privati. Non succede dalle altre parti. Questo perché? È una questione di cultura, di tradizione: noi siamo la terra delle parrocchie, dei campanili e sicuramente la spinta cooperativa e volontaristica che in questa Regione ha creato non solo le società, ma anche le infrastrutture sociali, ci ha consentito di sviluppare, tramite la sussidiarietà orizzontale, servizi diversi dalle altre Regioni.
Questa cosa è ovvio che è tipica del Veneto, non esiste da nessun'altra parte, forse un pochino in Piemonte. Quando il Presidente dice che le scuole paritarie del Veneto non costano niente allo Stato, dice la verità. Il problema è che costano tanto ai cittadini. Se io, infatti, iscrivo mio figlio alla scuola materna pubblica, spendo 30 euro al mese; se io iscrivo mio figlio alla scuola materna paritaria, come ho fatto io con i miei, malgrado il contributo del Comune, malgrado il contributo della Regione, se mi va bene, spendo 160 euro al mese. Tant'è vero che in Veneto succede che le persone con meno disponibilità vanno alla scuola materna pubblica e le persone un po' più fortunate possono mandare i loro figli alla scuola materna paritaria.
È un sistema che funziona? Sì. È un sistema gratis? No, perché di gratis in questo mondo non c'è niente. Lo Stato risparmia, pagano di più i cittadini. Anche a chi dice bene lo stanziamento sulle scuole paritarie – lo dico per portare qualche elemento di verità – con la variazione di bilancio che andremo ad approvare, l'emendamento che andremo ad approvare, noi portiamo lo stanziamento esattamente ai livelli dell'anno scorso, perché siamo arrivati con un bilancio che aveva 31 milioni, quindi 2 milioni in meno rispetto allo stanziamento iniziale del 2022 (vado a memoria, ma vi assicuro che sui numeri non sbaglio) e arriviamo esattamente allo stesso livello dell'anno scorso. Quindi, non applaudiamo perché abbiamo fatto uno sforzo pazzesco sulle scuole paritarie. Siamo arrivati in extremis a stanziare la stessa cifra con un piccolo dettaglio: le bollette e i costi energetici delle scuole paritarie. Quindi, anche lì, ragazzi miei, non peggioriamo, ma prepariamoci perché da qua – guardo l'assessore Calzavara – a tre mesi le associazioni delle scuole paritarie ci diranno che non ce la fanno più, che devono aumentare le rette.
Terzo tema, le borse di studio. So che se ne è parlato tanto, ma siccome è una questione di cui abbiamo discusso lungamente anche in Commissione, è giusto inquadrarla. La Regione del Veneto, per la prima volta dopo tanti anni, ha cominciato a non avere abbastanza risorse per pagare le borse di studio agli studenti risultati idonei. In una fase in cui, l'abbiamo detto tante volte, le difficoltà economiche delle famiglie si stanno aggravando, io credo che questo, dal punto di vista della coesione sociale, delle pari opportunità, sia un arretramento.
Mi potete parlare di Intel finché volete e io vi applaudirò finché avrò mani se Intel dovesse raccogliere la nostra proposta, ma finché in Veneto ci saranno studenti che pur avendo per merito e per censo diritto a una borsa di studio e non potranno frequentare le università venete perché la Regione non mette abbastanza soldi, io continuerò a dirvi che, secondo me, stiamo sbagliando qualcosa su quella politica lì.
Ho fatto questi esempi perché in realtà sono due, secondo me, le questioni principali attorno a cui dobbiamo provare a concentrare la nostra attenzione, questioni metodologiche, e sono state un po' al centro del dibattito di oggi. La prima, sulla base di quali indicatori giudichiamo la qualità di un'Amministrazione pubblica, perché la stessa realtà raccontata attraverso alcuni indicatori sembra meravigliosa, forse eccessivamente meravigliosa, attraverso altri indicatori sembra eccessivamente scarsa, forse eccessivamente scarsa.
Chiariamoci su quali sono gli indicatori che dobbiamo utilizzare. Personalmente fatico ad acquisire come impostazione quella di tipo aziendalistico che ho sentito oggi dal Presidente Zaia, anzi dall'amministratore delegato Luca Zaia, come lui si è definito. Ma la Regione del Veneto, che è un'Istituzione pubblica, non è un'azienda privata, che non va valutata in base a quanto performa, non va valutata in base ai dati, dal mio punto di vista, dell'efficienza amministrativa, ma io credo che andrebbe valutata sulla capacità che ha di soddisfare i bisogni materiali e sociali delle persone. Posso performare non troppo bene, ma se pago tutte le borse di studio allora sto facendo bene l'amministratore pubblico.
Questo lo dico perché è una questione di impostazione politica: l'idea che le Istituzioni siano aziende private non se l'è inventata Luca Zaia, ma c'era un altro, nei primi anni Novanta, che era un grande imprenditore, che ha introdotto nella politica questa idea del fatto che noi, prima che assumerci la responsabilità delle decisioni che prendiamo, dobbiamo essere bravi manager.
I dati sono tantissimi, dicevamo. Anzi, nell'era della digitalizzazione il problema che noi abbiamo non è trovare i dati, perché si trovano dappertutto. Anzi, ne abbiamo talmente tanti che il problema, ripeto, è decidere quali vogliamo utilizzare per la nostra analisi, tentando di distinguere tra i racconti e la realtà che noi vediamo fuori dalla finestra. Quindi, non voglio fare la gara dei dati, ma voglio raccontarvi ciò che vedo io in questa realtà, al netto anche di alcune caricature, consigliere capogruppo Pan, che ho sentito oggi, perché quella che va in onda in questa puntata del Consiglio regionale non è la guerra tra i numeri, tra i dati, ma io credo che sia l'esemplificazione plastica, semplice e chiara della differenza tra destra e sinistra, cioè la differenza tra voi e noi, che fortunatamente c'è e che io credo oggi si stia vedendo chiaramente.
La globalizzazione all'inizio degli anni Duemila, estendendo i diritti, facendo accelerare la crescita economica, quindi producendo un avanzamento delle economie moderne, ha prodotto e acuito molte diseguaglianze, concentrando la ricchezza e il potere nelle mani di pochi, le multinazionali, le big pharma eccetera. Questo è un dato di fatto. Pensiamo possa essere... Sì, “No logo”. Calma, perché io ho anche detto che la globalizzazione ha esteso diritti e fatto crescere il progresso. Però, ha acuito le diseguaglianze. Allora, in questo dato di fatto pensiamo sia nostro ruolo, nostra funzione lavorare per contribuire a ridurre quelle diseguaglianze, sì o no? Perché io credo che la politica serva a questo. Se noi vogliamo, invece, limitarci a seguire, ad accondiscendere a quel modello di sviluppo globalizzato, rinunciamo al nostro ruolo. Guardate che funziona uguale, anche senza politica. Tutte le volte che la politica ha abdicato al ruolo di decidere, ha deciso qualcun altro, la finanza, le banche, le multinazionali. Le decisioni vengono assunte. La politica è in grado di riconquistare il proprio primato? E se sì, in che direzione esercitare questa funzione?
Io pensavo – anche qua, però, devo arrendermi rispetto all'ingenuità di dire “ne usciremo migliori” – che la pandemia almeno ci avesse insegnato che quello che pensavamo essere un diritto acquisito per tutti, uguali, cioè il diritto ad essere curati, fosse una cosa ormai acquisita nelle economie moderne occidentali. Invece, la pandemia ci ha dimostrato che neanche il diritto ad essere curati è un diritto uguale per tutti. Ma non in Burundi, in Italia. Perché – e adesso parliamo delle nostre eccellenze, ma l'ha detto anche il Presidente Zaia – se ti beccavi il Covid e avevi bisogno dell'ospedalizzazione in Veneto avevi maggiori probabilità di essere curato che se te lo beccavi in Calabria. Se te lo beccavi a vent'anni avevi più possibilità di sopravvivere che se te lo beccavi a sessanta. Anche il diritto alle medesime cure non è più un dato acquisito. Il censo, il territorio, il genere, le generazioni ci hanno fatto capire che dipendeva.
Io, allora, mi chiedo se vogliamo provare a correggere queste storture, in un contesto dato, quindi con le risorse disponibili, che non sono una variabile indipendente, come proviamo a cambiare, a correggere le storture che vediamo, cioè le diseguaglianze, come proviamo, se non attraverso il ruolo del pubblico, a investire. Poi i privati, Intel, bene se vengono a investire. Ma ciò che oggi serve, in una fase di crisi, di incertezza, con le persone che iniziano a ridurre la propria propensione all'investimento, è l'investimento pubblico. In cosa? Nel welfare, nelle infrastrutture sociali, nei diritti.
Seconda questione che ci divide: le tasse. Ogni volta che si pronuncia questa parola si elevano i covoni di paglia. Lo dico perché anche su questo c'è una differenza tra noi e voi, tra come la vedo io e come ha detto che la vede oggi il Presidente Zaia. Il cittadino non paga le tasse per avere servizi, come ha detto il Presidente Zaia, perché l'articolo 53 della Costituzione italiana, quella su cui i Presidenti di Regione giurano, i Presidenti del Consiglio giurano, dice: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. Il meccanismo per cui io pago per avere un servizio è il meccanismo del mercato, e non c'entra niente con la funzione delle Istituzioni, in cui io pago le tasse perché ho il dovere di contribuire alla società, il dovere costituzionale. E come? Faccio una citazione, anch'io. Non vi dico di chi è perché lo sapete. Forse il consigliere Favero lo sa. Come pago le tasse? “Ognuno secondo le sue capacità, ognuno secondo i propri bisogni”. Non vi dico di chi è, sennò vi scandalizzate. Però, è così: ognuno secondo le proprie capacità, per cui chi ha di più deve pagare di più, ognuno in base al proprio bisogno, per cui se ho bisogno devo aver soddisfatto il mio diritto alla salute, alla cura, all'istruzione, alla casa.
Allora il taglio delle tasse o la mancata applicazione delle tasse è un taglio agli investimenti pubblici, è un taglio alle possibilità che io posso avere di offrire infrastrutture sociali, è una lotta alle diseguaglianze. Ma anche – se ci pensate – lo sviluppo sostenibile non ce lo garantisce il mercato, perché la sostenibilità è un valore sociale collettivo verso cui non tende il mercato, non ha mai teso il mercato. Basta pensare al tema degli extraprofitti delle aziende nel mercato energetico di questi mesi. Se noi facciamo tutto quello che fa fare il mercato, non avremo mai politiche per la sostenibilità e, quindi, non produrremo mai passaggi verso la lotta alle diseguaglianze. Questo lo dico perché...

PRESIDENTE

Assessore Corazzari, proprio non ci interessa quello che dice, per cui se lo dice un po' più piano forse è meglio.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Vado a chiudere.
Siccome sto cercando di unire a delle considerazioni anche dei dati di fatto, consigliera Venturini, la limitatezza delle risorse non è un dato di fatto, è una scelta che questa maggioranza sta assumendo. Infatti, se questa maggioranza volesse, potremmo avere più risorse disponibili. Scelta legittima, spiegata anche da molti, ma è una scelta, non è un dato di fatto. Quindi, il tema dell'addizionale IRPEF – non voglio lasciare nulla di escluso dalla discussione – è una possibilità, non è un obbligo. Voi avete deciso di non percorrerla, mi pare. Adesso vedremo. A meno che ci siano clamorosi colpi di scena nella fase emendativa. Sono donna di poca fede in generale, men che meno su questa cosa. Ma è una possibilità, non è un obbligo. Voi avete scelto di non percorrerla. Bene. Però, allora non potete non dirci come affrontate la coda della pandemia, come affrontate la crisi energetica, come affrontate l'inflazione, come affrontate le necessità che hanno tutti i soggetti di cui abbiamo parlato oggi, come affrontate i costi delle IPAB, degli ospedali, degli asili nido, come affrontate il tema delle borse di studio. E il fatto che venga Intel, sempre per citare il fatto, non significa che allora arrivano i soldi per le borse di studio. Può essere che il mercato acquisisca un player importante, il mercato. Ma io per chi lavoro, per il mercato o per soddisfare quei bisogni che la Costituzione ci chiede di soddisfare?
Vado davvero a chiudere. Essere ricco certamente non è una colpa. Anche se alcuni teorici hanno parlato della responsabilità della ricchezza: non è una colpa, ma devi essere pienamente consapevole delle opportunità che hai. E io sono d'accordo sul fatto che essere ricco non è una colpa. Però, vorrei che fosse chiaro che neanche essere povero è una colpa. Invece, consigliere Pan, lei ha fatto delle affermazioni che hanno trasformato l'idea della povertà in uno stigma, perché non è detto che tutti quelli che sono poveri sono seduti sul divano a non fare niente. Allora, se la ricchezza non è una colpa, e io su questo vi seguo, voi dovete seguirci sul fatto che la povertà non è uno stigma. Va affrontata, non va nascosta sotto il tappeto, non può essere negata e, se siamo seri, bisognerebbe anche risolverla.
Del resto, quando oggi il Presidente Zaia mi dice che in Veneto la povertà assoluta è del 10%, dovrebbe dirmi che dieci anni fa era del 4,4% e che il Veneto è la Regione in cui la crescita della povertà negli ultimi dieci anni è stata maggiore, persino più delle Regioni del sud, dove è sicuramente più diffusa. Ma proporzionalmente la crescita qui è stata maggiore. Sapete perché? Perché voi pensate che la povertà sia una colpa, che vada nascosta sotto il tappeto, e non la affrontate, e dal 4,4% del 2009 è arrivata al 10,2% del 2019, dato pre-pandemia. E il Veneto tra tutte le Regioni del nord è quello che presenta il dato sulla povertà assoluta più alto, perché in Piemonte, in Emilia-Romagna e in Lombardia il dato sulla povertà assoluta è sotto il 7%. Forse perché in questa Regione le diseguaglianze sono più presenti che in altre parti. Il PIL pro capite in Veneto è altissimo, come la povertà assoluta. Com'è possibile questa cosa? E noi di chi ci vogliamo occupare? Di chi ha il PIL pro capite più alto abbiamo capito che ce ne occupiamo tantissimo. E la povertà assoluta? Io vi dico – lo diceva il consigliere Montanariello – che, se siete responsabili del PIL pro capite più alto d'Italia, dovete essere responsabili anche della povertà assoluta più alta del nord Italia.
Io vi dico: accorciamo questa distanza, costruiamo politiche che ci consentano di accorciare questa distanza. Non è l'addizionale IRPEF? Trovate un altro modo. Andate a debito, andate a prendere tutte quelle risorse che ci sono dentro la cassaforte che si chiama Veneto Sviluppo, dove dopo tre mesi non sappiamo ancora quanti soldi ci sono. Fate i bilanci in maniera tale che non solo le uscite siano iscritte, ma anche le entrate.
D'altronde, quando oggi il Presidente ci ha parlato di programmazione europea, in questo bilancio abbiamo solo le uscite della programmazione europea: 230 milioni in meno di disponibilità. Quanti in ingresso? Zero. Perché la scelta è quella di metterli solo quando arrivano in cassa. E quando arrivano in cassa – ma ne parleremo lungamente sul bilancio – come spenderli non lo decide il Consiglio, lo decide la Giunta. Qua ci portate il bilancio più stringato apposta.
Questo è esattamente in linea con le politiche nazionali, per cui la povertà è uno stigma, per cui si lavora sul conflitto sociale, perché la flat tax altro non è che una contrapposizione volontaria tra il lavoro autonomo e il lavoro dipendente. È una modalità di politica fiscale che accresce le diseguaglianze. Io non dico che sia sbagliato, ma accresce le diseguaglianze. Il lavoro dipendente paga quello, di imposte, e non c'è verso e non può neanche fare un po' di evasione.
Se io abbasso di molto l'imposizione fiscale del lavoro autonomo accresco le differenze, allargo i divari. Il condono fiscale che è previsto nella manovra, cos'altro è – non do un giudizio etico, anche se vorrei – se non un attacco al cuore del concetto di fedeltà fiscale e di quel principio del dovere alla contribuzione collettiva di cui vi ho parlato prima? Anche il taglio stesso al cuneo fiscale, che pure è una manovra apprezzabile, ma se c'è un tema di costo del lavoro, oppure oltre a tagliare le tasse, perché il cuneo fiscale è la riduzione delle tasse, perché non apro anche un ragionamento sul valore del lavoro, sulla contrattazione collettiva, sul costo e il valore del lavoro?
Ecco, io credo che siano tutti argomenti che non si liquidano con “abbiamo fatto una manovra di bilancio”. Sono questioni politiche molto rilevanti e che, ripeto, segnano la destra e la sinistra in maniera irreversibile, tant'è che la prima manovra del Governo Meloni è stata indicata come una delle manovre più inique; tant'è che per la prima volta quest'anno, e non accadeva da anni in questa Regione, le organizzazioni sindacali sono scese in piazza in maniera unitaria per far sentire la loro voce.
Ecco, io penso – e davvero chiudo – che dentro questo contesto un po' di responsabilità rispetto al tema della coesione sociale noi dobbiamo averla. Io non so se ci saranno moti di piazza, perché poi questo meccanismo di cui vi ho parlato della destra produce anche un individualismo, una secolarizzazione, una disintermediazione. Il leader e il rapporto con gli eletti, le organizzazioni, le intermediazioni non esistono più. C'è il leader che decide tutto, non si sa dove, e gli elettori. Noi siamo qua a far finta, tant'è che neanche si degna di venire qua. Quindi, non lo so se ci saranno i famosi moti di piazza, so che queste persone hanno bisogno di risposte e io penso che, soprattutto a quest'ora, senza nessuno che ci ascolta e senza il Presidente che ci osserva e ci inibisce (o inibisce alcuni di noi), da questo punto di vista mi aspetto che una riflessione insieme la facciamo, a partire da questo bilancio e per il triennio che abbiamo davanti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Sospendiamo qui la seduta. L'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione si trova a guardare gli emendamenti in Sala Legni.
Ripresa dei lavori alle ore 21.15. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 20.16
La Seduta riprende alle ore 21.29

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Do la parola al collega Joe Formaggio.

Joe FORMAGGIO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Per migliorare il Veneto dei prossimi anni non abbiamo il dovere di aumentare le tasse, ma abbiamo il dovere, come Consiglieri, come Assessori, come Presidenti, di tagliare tutti i tempi d'attesa per imprese e investitori. Ci sono infatti due modi in Veneto, nella provincia di Vicenza, in Italia, nel mondo, di ridurre le disuguaglianze: quello dell'assistenzialismo e quello di dare opportunità e possibilità a tutti di avere un lavoro dignitoso, che permetta di portare a casa i soldi per mantenere la famiglia.
Quindi, più che dare soldi a chiunque e tassare i cittadini del Veneto, a mio avviso, senza essere polemico, perché qui non c'è nessuno ottimista, non c'è nessuno pessimista, non c'è nessuno che esulta perché c'è un 10% di poveri, non c'è nessuno che esulta perché ci sono dei veneti ricchi... Ci sono dei Consiglieri regionali che cercano di spronare gli Assessori per accorciare i tempi, in modo che non sia più accettabile che, per ampliare un capannone che porta lavoro, che porta benessere, occorrano due anni, tre anni, quattro anni, ci siano ricorsi di tutti i tipi, e quindi andiamo anche a stancare questi imprenditori.
Prima i colleghi di sinistra enfatizzavano la differenza tra la sinistra e la destra in quest'Aula. A me è piaciuto molto quando il Presidente Zaia si è definito l'amministratore delegato. Per una persona come me, che viene dal mondo delle botteghe, dal mondo dell'industria, sapere che abbiamo un amministratore delegato, che facciamo dei controlli sul bilancio, che cerchiamo di aumentare la ricchezza del Veneto, penso sia una grande soddisfazione. Poi, gli errori li facciamo tutti.
Io ho ascoltato tutti gli interventi di oggi. Ho ascoltato anche la parte sinistra dell'Aula, quando motivava, commentava e argomentava le sue richieste. Spesso non le condividevo, alcune credo siano da prendere in mano, però dobbiamo rilassarci un po' di più tutti e capire che soltanto dal lavoro arriva la dignità delle persone.
Ho sentito il Presidente Zaia che parlava della Costituzione, ho sentito la collega Camani parlare della Costituzione, ebbene, io mi son fermato all'articolo 1 della Costituzione, che recita che questa è una Repubblica fondata sul lavoro. Quindi, non mi sento di dire, come la collega Ostanel, che stasera prima di andare a letto dobbiamo pensare a cosa non abbiamo fatto qui. Io stasera, prima di andare a letto, penso a cosa abbiamo fatto per il nostro Veneto. Non abbiamo aumentato le tasse, abbiamo cercato di redistribuire al meglio i soldi che avevamo, ma soprattutto una cosa... Ho sentito nei vari interventi, e qualcuno mi ha anche dato un po' di fastidio, che “bisognava, non bisognava”. Ricordo che ad esempio – adesso vi faccio capire da dove arrivano i soldi – l'anno scorso abbiamo votato una legge in modo che nella Commissione VIA, per le risposte alle imprese, le risposte alle industrie, le risposte a chi deve ampliare e fare, in Veneto non sia più la Giunta regionale a dare l'okay, visto che non poteva metterci della politica, ma sia il funzionario dei rispettivi uffici, diminuendo il tempo di risposta a volte di 2-3 mesi. Ecco, questi sono soldi che dopo ritornano nel Veneto.
Pensavo, poi, che tutti continuano con questa Pedemontana, Pedemontana, Pedemontana. Benissimo, 39 anni di pagamenti da parte della Regione Veneto per la Pedemontana. Vi dico una cosa. Io e mia moglie abbiamo messo su un'impresa e ho trent'anni di mutuo, però è stata una sfida per cercare di creare PIL. Bene, non abbiamo speso non so quanti soldi per la Pedemontana per un capriccio di Zaia o degli Assessori o del Consiglio regionale del Veneto, perché la Pedemontana servirà a diminuire e a dimezzare spesso i tempi di spostamento di persone, ma soprattutto di merci nel nostro Veneto. Quindi, se ci mettiamo quarant'anni, cinquant'anni a pagarla, ma in questi quaranta, cinquant'anni quell'opera porta “schei” nel nostro Veneto, ben venga la Pedemontana.
Un'altra cosa. Continuiamo a dire che siamo la maglia nera dell'ambiente, la maglia nera di questo, la maglia nera di quello, dimenticando che siamo anche la Regione più industrializzata d'Italia. Allora, non possiamo volere la moglie ubriaca e la botte piena: se siamo i numeri uno in tantissimi settori industriali, produciamo anche rifiuti, e allora non dobbiamo più continuare a dire che inquiniamo, facciamo questo, facciamo quello, e puntare sempre il dito su chi crea lavoro e crea soldi nel nostro Veneto.
Gradirei – e allora sì, dopo non parlo più di soldi, di PIL, di Veneto – che chi non è d'accordo con queste soluzioni ci desse soluzioni che creano soldi. Non posso sentirmi dire “tu stasera non vai a letto e non dormi perché 200 iraniane non hanno la borsa di studio”. Per carità, ci sono 200 famiglie venete che magari stasera fanno anche fatica a mettere insieme colazione, pranzo e cena.
Non dico che non mi interessa di quelle 200 persone, però qui siamo in Veneto, dobbiamo prenderci cura prima di tutto dei veneti e l'unico modo per prendersi cura dei veneti è che per quel 10% di veneti che è in povertà noi dobbiamo trovare degli strumenti e non dare la milking cow, la mucca da mungere, Dobbiamo dare loro degli strumenti con cui, con dignità, lavorando, riescano a mantenere le proprie famiglie.
Questo è quello che dobbiamo fare, quindi dobbiamo pungolare, sì, tutti gli Assessori, dobbiamo pungolare il Presidente Zaia, ma dobbiamo farlo per diminuire quel divario. Sono d'accordo con la sinistra quando dice che dobbiamo eliminare quel 10% di povertà in Veneto. Chi è che non è d'accordo su questa cosa? Bisogna essere solo pazzi per essere contenti che un 10% dei veneti sia in povertà. Però non è aumentando le tasse e dando soldi a pioggia a chiunque che diminuiamo quel problema, lo posticipiamo soltanto.
Allora, ben venga che Zaia si comporti da amministratore delegato e venga anche poco in Consiglio. Ci sono gli Assessori, quando serve, quindi Zaia faccia il suo lavoro di Presidente del Veneto e cerchi di rappresentare al meglio, come sta facendo, la Regione del Veneto. Allora, prima di criticare, di pensare se arriva o non arriva Intel, per me è un gran successo, è un bellissimo biglietto da visita che Intel abbia solo pensato al nostro Veneto. Spero – e stanotte farò fatica a prendere sonno – che non perdiamo assolutamente l'operazione di Intel perché porta PIL e porta soldi nel nostro Veneto. Non voglio essere venale, però, signori, senza soldi e senza ricchezza nel nostro Veneto non facciamo assolutamente niente.
Quando prima Andreoli diceva che non ha nessuna paura, non era per offendere qualcuno, quelli che hanno paura perché non arrivano a fine mese. Non abbiamo paura di cercare di aumentare il PIL di questo Veneto. Noi siamo qui non per fare leggi, ma per tirarle via, tirarne via il più possibile e scremare tutta la burocrazia che c'è anche nel nostro Veneto.
Dobbiamo aiutare gli Assessori. Abbiamo una maggioranza fortissima e dobbiamo dimostrare negli altri tre, quattro anni che restano che riusciamo a capovolgere il Veneto, senza aumentare le tasse, tirando via la burocrazia e aumentando i soldi in tasca dei cittadini veneti.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Possamai Giacomo, prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Presidente, grazie.
In particolare in questo intervento vorrei recuperare alcune delle cose che ha detto il presidente Zaia questa mattina, anche se devo dire che l'ultimo intervento del consigliere Formaggio meriterebbe almeno la stessa quantità di tempo per dare qualche risposta.
Parto, invece, da questa mattina. Evidentemente, siccome stiamo discutendo della stabilità, il tema cruciale della discussione di oggi è sull'addizionale IRPEF. Mi ha molto colpito il modo in cui il Presidente Zaia oggi ha approcciato questo argomento.
“Nessuno dei miei colleghi Presidenti l'ha messa, se la sono tutti trovata”, questa è stata la frase del Presidente Zaia. Posto che non è del tutto vero, nel senso che ci sono Presidenti, lo si diceva prima, che in realtà hanno modificato l'addizionale IRPEF in questi anni, ma lasciando stare tuttavia questo aspetto, la frase è secondo me sintomatica di un punto. Il punto non è non mettere l'addizionale IRPEF, come talvolta si è detto, per una scelta politica strategica, perché si pensa che alla fine sia meglio lasciare i soldi nelle tasche dei veneti, piuttosto che chiederli per fare investimenti e scelte politiche. No, la verità è che non lo si fa per paura; per paura, naturalmente, in termini di consenso, cioè di perdere consenso. Il riflesso mentale di dire “ma gli altri ce l'hanno già” e quindi lui avrebbe dovuto pagare un prezzo, evidentemente denota questo tipo di approccio e denota anche la consapevolezza reale del Presidente Zaia nel vedere quanto siamo in difficoltà a chiudere il bilancio, come ci viene costantemente ripetuto non soltanto dall'assessore Calzavara ma anche dai suoi colleghi. Questo è un primo pezzo di ragionamento che mi ha molto colpito questa mattina.
Il secondo pezzo di ragionamento è che con grande franchezza il Presidente ci ha detto una cosa che però un po' mi ha spaventato: noi come ogni anno abbiamo condiviso i ragionamenti sul bilancio, dopodiché sono andato al tavolo, i sindacati mi hanno detto che serviva per il sociale, le imprese mi hanno detto che serviva per le imprese e quindi, siccome non erano d'accordo, come facevo a mettere l'addizionale IRPEF?
Allora – la dico così – il Presidente ha molta più esperienza di me in termini di governo, come hanno molta più esperienza di me, in termini di governo, anche sostanzialmente tutti gli Assessori di questa Giunta, naturalmente, però, se il tema è che le scelte politiche le faccio solo quando sono tutti d'accordo, cioè quando vado a un tavolo di confronto con le categorie, col sindacato e col mondo della rappresentanza e tutti mi dicono la stessa cosa, immagino che la tendenza sia non fare sostanzialmente niente, perché mi pare assolutamente normale e legittimo che, siccome sono forze di rappresentanza sociale, ciascuno rappresenta giustamente il suo pezzo. I sindacati ci vengono a dire che l'esigenza prima è il sociale, in questo caso, il lavoro in altre situazioni; le imprese ci diranno che il primo problema è il caro bollette. Ma sono certo che se andiamo a parlare con i Consorzi di bonifica ci diranno che loro hanno altre priorità e se andiamo da qualcun altro ci dirà che ha altre priorità ancora.
Ecco, allora questo è il motivo per cui oltre alle forze della rappresentanza esiste la politica, esistono le Istituzioni, e il compito della politica, cioè di chi governa, è assolutamente confrontarsi con tutti, ma non farsi spiegare dagli altri che cosa si deve fare, oppure, se questi altri spiegandocelo hanno posizioni diverse, dire che siccome hanno posizioni diverse allora ci si ferma. Stamattina può essere che abbia sentito male io, ma non l'ho sentito solo stamattina, in quanto più o meno era la tesi che ho letto anche sui giornali negli scorsi mesi e nelle scorse settimane, e cioè se tutte le categorie e i sindacati vengono e mi dicono che serve e mi dicono a che cosa serve, allora la mettiamo, ma se ci sono posizioni diverse ... È qui che per me sta l'errore di fondo, ne abbiamo parlato tante volte: la politica si confronta con tutti, ma poi decide, e quello che sta capitando è che stiamo rinviando di anno in anno una scelta che, invece, è inevitabile.
Mi spiace che non ci sia il Presidente Zaia, per cui mi devo rivolgere all'assessore Calzavara. Assessore Calzavara, io la sfido – ma in senso positivo, certo non è una sfida aggressiva da questo punto di vista – a dirmi che da qui a qualche anno non sarà necessario mettere l'addizionale IRPEF. Adesso non ricordo chi – mi pare fosse il capogruppo Villanova o qualcun altro dei Consiglieri regionali di maggioranza – a un certo punto ha fatto un passaggio (forse era addirittura sulla variazione di bilancio) dicendo “vediamo tutti che è sempre più difficile, che la situazione è sempre più complicata”.
Allora, questi anni, gli anni della pandemia in primis e gli anni adesso delle difficoltà energetiche, ci hanno dimostrato una cosa enorme, secondo me, cioè che di fronte alle difficoltà, anche a quelle più impreviste, noi siamo senza strumenti. La cosa che mi colpisce di più è fare il confronto – anche di questo abbiamo già parlato, Assessore – con quello che hanno fatto le altre Regioni, anche molto più piccole della nostra, durante la pandemia, affiancando interventi e aiuti alle realtà più in difficoltà, oltre a quelli governativi naturalmente, ma mettendoci la mano della Regione. Devo dire che anche oggi sui rincari energetici – lo guardavo qualche giorno fa, perché me ne sono dovuto occupare per il mio territorio – il Piemonte ha messo 1.000.000 di euro di aiuti alle piscine e altre Regioni hanno messo cifre assolutamente equiparabili.
Io non credo che lei sia cattivo e che non glieli voglia dare, ma penso realmente che evidentemente non siamo in grado, non abbiamo gli strumenti, nei momenti difficili, per dare risposte. E questo è un pezzo del ragionamento.
Non sarò lungo, ma aggiungo un'altra parte. L'altra cosa che per me è davvero inaccettabile è che, siccome siamo una Regione importante, una delle migliori (per tanti parametri) Regioni del Paese, dal punto vista economico, dal punto di vista della capacità imprenditoriale di questo territorio, anche sul piano del PIL... Siamo comunque la seconda economia del Paese, dopo la Lombardia, perché, consigliere Formaggio, siamo una Regione straordinaria, ma ce n'è una che anche dal punto di vista imprenditoriale oggi è sopra la nostra, anche per un tema di dimensioni, naturalmente. Però c'è un punto. Io credo che la tesi dell'addizionale IRPEF, cioè di dire che tutto sommato stiamo bene così, possa reggere fino al giorno in cui (e torno sulla discussione di oggi) chiunque in questa Regione abbia diritto alla borsa di studio la riceva. Questo significa che se voi trovate i soldi per le borse di studio per chi ne ha diritto – non quelle aggiuntive, quelle per chi ne ha diritto – in un altro modo, nessuno ha voglia, piacere, gusto ad alzare l'imposizione fiscale. Ma se lì io non do risposte, evidentemente, da qualche parte, se sono l'amministratore pubblico, devo trovare un modo per darle. Il problema è che ci avreste zittiti se i soldi, per fare quella cosa, li aveste trovati da un'altra parte, perché ci avreste detto “ragazzi, i problemi li abbiamo risolti, i soldi li recuperiamo da qui, da qui e da qui e li mettiamo lì”. Chiuso, nessuno ha il feticcio dell'addizionale.
Forse mi è già capitato di dirlo in quest'Aula qualche giorno fa, non mi ricordo perché mi è capitato di dirlo anche in altri momenti: mi è successo, dieci giorni fa, a un'iniziativa pubblica, che mi sia stato chiesto da un cittadino qual è la differenza... Anzi, lo raccontava un lavoratore di una casa di riposo a cui il cittadino lo aveva chiesto: qual è la differenza tra l'addizionale IRPEF – aveva letto evidentemente il dibattito sui giornali – e il fatto che la retta della casa di riposo dove sta in quel caso il genitore della persona in questione si sta alzando?
La risposta è semplice ed è che è molto più iniquo quello che sta capitando, perché colpisce indifferentemente tutti, o meglio tutti coloro che hanno la fortuna o sfortuna, dipende dai punti di vista, di avere un familiare in casa di riposo, invece che poter decidere, perché questa è la politica, a chi chiedere un contributo. Per me il punto nodale è (anche questo mi è già capitato di dirlo in quest'Aula) che voi decidete di non decidere, perché avreste i numeri in quest'Aula, e ce lo ripetete tutti i giorni, avreste – e questo per me è il punto più grave – la credibilità e la forza, in questo territorio, e l'avete dimostrato anche alle elezioni, per spiegare ai cittadini perché serve oggi e decidete di non farlo.
Chiudo così. Io immagino perché decidete di non farlo, e cioè perché il Presidente Zaia vuole portare fino in fondo al suo mandato il totem di non aver alzato l'addizionale IRPEF.
Il problema, assessore Marcato, è che il Presidente Zaia probabilmente, a meno che non ci siano riforme da questo punto di vista, fra tre anni non farà più il Presidente della Regione, ma la Regione fra tre anni continuerà ad esistere, auspicabilmente, e la sensazione è che questa Regione arrivi ogni anno più spremuta, con i conti più all'osso e con una difficoltà sempre più grave nel dare risposte. E ne sono certo perché come vado io in giro ci andate anche voi. Io conosco meglio il lavoro che fanno tanti colleghi vicentini, ma non credo che sia una prerogativa dei vicentini. Siccome in giro ci andate anche voi e vi rendete tutti conto che è una marea montante di difficoltà a cui non riusciamo a dare risposte, io penso realmente che con il patrimonio che avete portato a casa alle ultime elezioni e con questa grande maggioranza di cui parlate sempre, questo atto neanche di coraggio – perché secondo me il coraggio c'entra poco – ma di responsabilità avreste dovuto farlo e non saremmo noi dai banchi dell'opposizione a doverlo chiedere in questo modo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola al collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Sarò breve. Ho sentito con molta attenzione e interesse gli interventi della giornata di oggi e penso sia diventato chiarissimo come ci sia una differenza di impostazione, di veduta. La consigliera Camani prima diceva “noi” e “voi”, cosa che potrei dire tranquillamente anch'io, anche se penso che questo metta un muro sul ragionamento che è stato fatto in questa sede oggi.
Ho sentito, nei vari interventi, in particolare quello della relatrice e del capogruppo Possamai, un'impostazione che, devo dare atto, è palesemente di sinistra. Posso dire anche che finalmente sentiamo quella che è un'impostazione di sinistra. Vede, quando nell'intervento della correlatrice Camani stamattina abbiamo sentito alcuni temi come le tasse per la redistribuzione, l'ingiustizia sociale, l'ascensore sociale, sono temi che comunque riguardano una certa ideologia di sinistra. È logico che noi, che veniamo comunque da una cultura completamente diversa, da un'impostazione ideologica completamente diversa, che probabilmente si rifà forse a un'ideologia più liberista rispetto a quella che rappresentate voi, quando sentiamo dire che c'è bisogno di tasse per ridistribuire la ricchezza e pensiamo che i nostri veneti, i nostri concittadini, ma non solo veneti, pagano già il 68 virgola qualcosa di tasse e comunque contribuiscono in maniera importante a quello che è il gettito fiscale di tutto il Paese, sinceramente sentir dire che devono essere tassati ancora di più per ridistribuire la ricchezza è qualcosa che a me provoca un certo senso di fastidio. Perché? Perché non si può spremere il limone oltre un certo livello.
Sinceramente voglio anche rifiutare l'impostazione che, forse anche con un po' di provocazione politica, lei ha espresso questa mattina, consigliera Camani, cioè il fatto di dire “voi siete autonomisti, quindi dovete applicare l'addizionale IRPEF”. Cioè noi dovremmo essere autonomisti, quindi richiedere più risorse per la nostra Regione, per il nostro territorio, facendo cosa? Andando a tassare ancora di più i nostri veneti? Non dovremmo farlo mantenendo in Regione quello che è un gettito che già i nostri veneti, i nostri concittadini pagano, ma aumentando le tasse. E quello vorrebbe dire essere autonomisti. Allora, qui ci dobbiamo spiegare, perché probabilmente anche la visione dell'autonomia che abbiamo tra noi e voi è completamente diversa.
Credo che servirebbe che le tasse che vengono già versate oggi nella nostra Regione rimangano in quota parte qui, collegate a quelle che sono le materie previste dalla Costituzione. Vede, lei prima ha citato la Costituzione nel suo intervento, ma mi piacerebbe che venisse citata un'altra volta quando si parla delle 23 materie, cosa che avete scritto voi però ogni tanto ve ne dimenticate.
Collega Possamai, quando ci dice che noi non vogliamo decidere, che l'addizionale IRPEF va messa ma noi non abbiamo il coraggio di decidere, non le è mai passato per la testa che magari la decisione che è stata presa è una decisione? Citazione per citazione, un grande statista diceva che chi vuole superare una crisi aumentando le tasse è come se si mettesse in piedi dentro un secchio e cercasse di alzarsi tirando il manico. Non dico di chi è la citazione, anche perché questo statista non era un grande amico dell'Italia.
Quanto al fatto di dire che noi non andiamo ad aumentare la pressione fiscale su quelli che voi avete più volte definito “ricchi”... Sinceramente, quando sento definire “ricco” chi ha un reddito imponibile di 50.000 o di 70.000 euro, sento un po' di vergogna per quello che dite, perché se voi pensate che una persona con 50.000 euro di imponibile, con il 43% di imposizione fiscale, più tutte le altre tasse, possa essere definito ricco, sinceramente avete una visione alquanto distorta di quello che è il ceto medio. È il ceto medio, signori e colleghe.
Quando si parla di ricchi da tassare, considerando quella che è la spina dorsale del nostro Veneto, permettetemi, provo un po' di fastidio. Ne ho provato ancora di più, e qui forse è venuta fuori la partita IVA che è in me, quando ho sentito l'intervento della consigliera Baldin.
Capisco che adesso con il nuovo spin doctor ci sia questa spinta verso le classi sociali, però mi sembrava un intervento da sceriffo di Nottingham. Prima ho sentito dire “voi lasciate nelle tasche dei ricchi...”. Piano, consigliera Baldin. Non è che lasciamo nelle tasche dei ricchi, noi lasciamo nelle tasche di chi lavora quello che ha prodotto dopo che è stato già tassato. Attenzione, e soprattutto se l'è guadagnato con un qualcosa che magari al suo partito non è molto collegato, che si chiama lavoro. La-vo-ro.
Noi lasciamo nelle tasche quello che è il frutto del sudore e della fatica di queste persone, che non gli è arrivato grazie al cielo. Quindi, quello che chiedo è un po' di rispetto per chi lavora, produce, paga le tasse e ha diritto di tenere in tasca quello che ha prodotto.
Voglio arrivare anche all'intervento che ho sentito in serata, con i vari temi. Si parlava di scuole paritarie, si diceva che il Veneto non fa abbastanza per le paritarie, nonostante i 35 milioni di euro. La Regione si sostituisce allo Stato, l'ha detto stamattina il presidente Zaia, ma diciamolo: si sta sostituendo allo Stato. Mi viene da sorridere, perché quando parliamo di LEP – visto che questo è quello che viene agitato contro di noi per dire che prima di passare all'autonomia bisogna definire i livelli essenziali di prestazione – ebbene, io voglio vedere, quando verranno stabiliti questi LEP, anche sulla parte dell'istruzione, quanto dovrà dare lo Stato al Veneto per tutti quei soldi che non spende sugli asili nido, sugli asili o sulle paritarie, che vengono spesi adesso dalla Regione. Ha ragione il Presidente, ci stanno agitando questo spauracchio dei LEP come se noi fossimo quelli in difetto. Voglio proprio vedere come sarà la situazione quando verranno definiti, perché noi ci stiamo sostituendo allo Stato, che sta mancando, perché molti di noi devono portare i propri figli alle scuole paritarie in quanto non hanno alternativa. Non c'è un'alternativa pubblica. E in questo momento la Regione paga, contribuisce per mantenere un servizio che dovrebbe essere fornito dallo Stato e che lo Stato non fornisce ai cittadini veneti.
Lo stesso vale per quello che diceva la consigliera Camani sul fatto che, durante la pandemia, non tutti i cittadini italiani hanno avuto accesso al diritto alla salute pubblica. Ma questa non sarà mica una colpa di noi veneti! È forse una colpa di chi ha amministrato le Regioni in questi decenni? È forse una colpa da caricare in capo alla Regione Veneto, considerato che abbiamo una sanità che, nonostante tutto, nonostante non ci sia l'addizionale IRPEF, funziona ed è ancora a livello di benchmark per quello che riguarda la sanità e i LEA? O dobbiamo assumerci anche le responsabilità per degli amministratori che non hanno fatto il proprio dovere, avendo più risorse?
Arrivo adesso a temi che riguardano, secondo me, una sfera più alta rispetto a quello che è il nostro livello di amministrazione. Prima lei diceva che non interveniamo anche per mettere un freno all'inflazione. Mi perdoni, ma io credo che la Regione possa fare ben poco contro l'inflazione. Se vediamo che la Banca Centrale Europea, che può usare leve monetarie, le uniche leve che possono funzionare, e sappiamo benissimo che per funzionare hanno bisogno di molto tempo, sta cercando di intervenire e, ciononostante, ancora non è riuscita a correggere l'inflazione, sul serio pensiamo che mettendo l'addizionale IRPEF riusciremo a correggere l'inflazione nella nostra Regione? Perché è quello che ha detto prima.
Lei prima citava il fenomeno della globalizzazione. A parte il fatto che mi sembra che qualcuno, qualche anno fa, avesse sollevato dei dubbi sulla globalizzazione sfrenata che è stata portata avanti. Qualcuno aveva alzato il ditino vent'anni fa dicendo: attenzione a quello che state facendo aprendo tutti i confini, aprendo tutte le dogane, facendo circolare le merci, perché prima o poi si sarebbero create delle storture a livello economico e soprattutto coloro che ne avrebbero pagato il prezzo sarebbero state le fasce più deboli e le fasce degli operai, dal momento che si sarebbe creata una concorrenza a livello internazionale, dove il costo del lavoro, sicuramente quello italiano, non avrebbe retto all'urto dei mercati dell'est. Qualcuno l'aveva detto, ed è stato sbeffeggiato. C'è stata un'impostazione che ha voluto andare avanti in quella direzione e adesso ne paghiamo le conseguenze tutti quanti.
Arriviamo al dunque. A chi dice che noi non abbiamo il coraggio di contrastare la povertà rispondo innanzitutto che, se c'è stato un incremento della povertà maggiore in Veneto, è perché probabilmente molti che avevano attività private e lavoravano in privato non venivano assistiti o, comunque, non avevano lavori dipendenti o legati all'attività dello Stato. Qui in Veneto si sono sempre avute un'attenzione e una predisposizione al lavoro privato, anche di piccole dimensioni. Lei prima diceva che piccolo non è bello, invece io continuo a dire che il modello veneto è tuttora bello e avrà ancora grande futuro. Però, se qui abbiamo sofferto di più e c'è stato un incremento della fascia di povertà, è perché tante persone si sono sempre affidate al proprio lavoro privato e hanno sofferto, ovviamente, di più con le varie crisi finanziarie. Non raccontiamoci la storia che ho sentito prima.
Ad ogni modo, con riferimento al contrasto alla povertà, siccome al Governo nazionale, dove si possono fare politiche economiche, ci siete stati voi per tanti anni, per tanti anni, io voglio ricordare che, quando avete avuto la possibilità di fare grandi riforme per le fasce sociali più deboli, avete portato avanti soluzioni che si chiamavano “voluntary disclosure”, dove si facevano rientrare i capitali dall'estero, detassandoli. Ricordo che le grandi riforme dell'articolo 18 che sono andate contro i lavoratori non le ha fatte il centrodestra, le ha fatte il centrosinistra, con il PD al Governo. Tutte quelle riforme che hanno dato una mano alle banche, mettendo in difficoltà i risparmiatori, non le ha fatte il centrodestra.
Allora sinceramente, quando sento questi ragionamenti e si dice che noi, siccome non andiamo a tassare i veneti, diamo una mano a far crescere la povertà, io rimando al mittente queste accuse. D'altronde, quando voi avevate la possibilità, e penso che lei, collega Camani, fosse anche in Parlamento all'epoca, penso sia stato fatto veramente poco. Sinceramente, quando vedo puntare il dito contro di noi, accusandoci di non avere coraggio, vi dico che il coraggio in questa situazione è cercare di portare avanti, nelle grandissime difficoltà che sta attraversando la nostra Regione e il nostro Paese, questa Amministrazione senza dover tassare ancora i veneti. Su questo posso dire che sarà sempre più difficile, però io credo valga la pena di continuare ad andare avanti in questa direzione, perché una cosa è certa: se aumentare l'IRPEF non va a risolvere tutti i problemi del Veneto, sicuramente mettere l'addizionale, aumentare la pressione fiscale va a rallentare l'attività economica della nostra Regione. Quindi, va fatto con grande, grande attenzione. Non è sicuramente una cosa che si può fare a cuor leggero.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Solo una precisazione. Vorrei condividere con il capogruppo Villanova un aspetto. È nel vostro Documento di economia e finanza che viene detto che l'unica strategia per togliere dalle spalle dei cittadini il peso della tassa nascosta, ossia l'inflazione, è l'applicazione di politiche solidaristiche. Questo lo avete votato voi la scorsa settimana nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.
In seconda battuta, per quanto riguarda la preoccupazione rispetto a coloro che hanno un reddito di 51.000 euro, vorrei dire che 15 euro al mese non sono evidentemente un carico tanto preoccupante come l'ha presentato lei. Questo semplicemente per una questione di onestà intellettuale. Giustamente ci sta nel dibattito in Aula, ci sta la differenza di pensiero. Ritengo soltanto che, se cominciamo a pensare che possiamo dare un contributo ai cittadini senza fare semplicemente beneficenza, ma magari dando 250 euro all'anno, noi che ce li possiamo permettere, noi che siamo all'interno dello scaglione, perché stiamo sui 100.000 euro, 250 euro non ci cambino la vita così tanto. Di contro, però, possono essere un volano per politiche che possono servire a chi può averne più bisogno. Aiutare la Regione a fare questo è un'operazione, secondo me, di grande responsabilità istituzionale e di appartenenza alla cittadinanza veneta. Questo proprio per dare gambe ad una Regione che su alcuni aspetti ha delle mancanze e potrebbe, invece, avere una marcia in più per riuscire a intervenire su cose che ha votato definendole prioritarie, ossia le politiche solidaristiche.
Scusi la condivisione in più.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Solo per precisare un paio di cose al collega. Visto che il mio intervento iniziale l'ha scandalizzata, volevo rassicurarla sul fatto che questi contribuenti di cui si parla rappresentano solamente il 6% circa della popolazione del Veneto, quindi circa 200.000 persone, che possiamo definire ricche o, meglio, più ricche di altre, con più disponibilità economica di altre. Siamo qualche milione in Veneto. Quindi, non stiamo dicendo nulla di scandalistico.
Inoltre, non mi piace il tono che ha usato nei miei riguardi quando ha parlato del lavoro. Non ho ben capito a cosa si riferisse. Comunque, credo che il lavoro sia una questione sacrosanta per ogni cittadino, italiano e veneto, a prescindere dal colore politico, quindi non le permetto di fare insinuazioni di quel genere.
Personalmente sono partita dal presupposto che chi ha di più deve contribuire di più. Questo per un principio di solidarietà, sancito peraltro dalla Costituzione, non da noi, principio che si rivolge a chi ha redditi alti. Poi possiamo anche discutere sul limite della soglia, ma credo che per qualche decina di euro in più cambi poco la vita di queste persone, mentre cambia molto per tante altre che non sanno come fare ad arrivare alla fine del mese.
Solo per precisare questo. Grazie.

PRESIDENTE

Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, non farò un intervento, però credo, anche per portare avanti un sano dibattito, che sul lavoro vada fatta chiarezza. Collega, credo che il problema del lavoro non sia l'articolo 18. Parliamoci chiaramente: sicuramente era un punto ideologico che non andava toccato per tanti motivi, però lei sa meglio di me, collega, che l'articolo 18, così com'è strutturato, riguarda una minima parte di aziende. Ma non è questo il tema.
Credo che il tema del lavoro, collega, ci dovrebbe vedere tutti insieme qui, dove possiamo, perché abbiamo degli strumenti anche a livello regionale, sotto l'aspetto che può essere più o meno premiante o incentivante, o anche con leggi che possiamo fare, o anche con accordi che possiamo stringere con le parti sociali. Credo, dunque, che questo tema dovrebbe vedere mettersi insieme l'intero emiciclo, anche a livello nazionale, perché ritengo che sul lavoro ci sia un problema che è molto più grande. Lo ripeto ancora una volta: io non sono d'accordo con il reddito di cittadinanza. Io lavoro dall'età di quattordici anni e credo che chi ha forza e braccia possa andare a lavorare. Però, distinguiamo le cose, perché un conto è il fannullone che dopo scopriamo che può lavorare, o magari uno che fa una certificazione falsa, o un camorrista, o un lavoratore in nero... Però, io credo che un tema, parlando di lavoro, dobbiamo porcelo. Se il 30% dei percettori di reddito di cittadinanza – lo ripeto – è gente che lavora, il problema oggi è il reddito di cittadinanza o che in uno Stato come il nostro, evoluto, europeo, ci possa essere chi ha contratti e condizioni di lavoro che sono sotto la soglia del minimo vitale? Badate, questo non è un fenomeno del Sud Italia. Hanno trovato anche nelle nostre aziende, a seguito di importanti blitz fatti dalla Guardia di finanza, contratti di lavoratori in regola che guadagnano 600 euro al mese, perché ci sono formule contrattuali che lo prevedono. Quindi, il tema non è l'articolo 18 o il reddito di cittadinanza, ma è che davvero ci vorrebbe una riforma epocale – i lavoratori, del resto, non sono di destra o di sinistra, non hanno colore – che dicesse due cose: la prima, che non possono più esistere... Poi vogliamo dire che è il reddito minimo, vogliamo dire che sono i contratti nazionali sempre aggiornati, vogliamo dire che qualche nostalgico chiede il ritorno alla scala mobile, ma troviamo lo strumento.
Non può più esistere che oggi in Italia uno strumento che nasce come emergenziale, che è il reddito di cittadinanza, diventi lo strumento di chi lavora. Così come non può più essere che in Italia, per colpa di una storicità, che va additata a tutti e a nessuno – non lo dico per lavarsene le mani alla Ponzio Pilato –, oggi una persona inabile al lavoro, perché magari ha un'inabilità fisica, possa avere una pensione di 280 euro, per cui il reddito di cittadinanza diventa lo strumento per non morire di fame. Vanno distinte le due cose.
Il tema del lavoro, dunque, è il reddito di cittadinanza? No. Il tema del lavoro è che, se non trovi il modo di pagare le persone, non per fare la bella vita, ma per arrivare a un minimo vitale a fine mese, potrai procurare i capannoni con un permesso più facile, come diceva il collega, potrai dire che questi ricorreranno al reddito minimo, c'è un problema oggettivo, ed è quello. Ragazzi, quello che abbiamo letto sul giornale non è un fenomeno solo di parti d'Italia che non ci interessano. Ripeto, qualche cartiera dove hanno trovato questi fenomeni, piuttosto che qualche grande azienda che costruisce navi... Io ho lavorato in cantieri dove ti facevano i co.co.co e se non accettavi quel contratto... Quindi, il problema del lavoro è oltre.
Chiudo dicendo un'altra cosa. Bisogna capire una volta per tutte se il lavoro ha un valore e una dignità in Italia. Infatti, negli ultimi anni destra e sinistra hanno preso a calci nel sedere il lavoro. Del resto, per un dipendente che vive con il suo stipendio l'unica formula per combattere il carovita è il contratto nazionale. Quindi, tu il contratto nazionale, che tu sia di una parte o di un'altra, non è una questione di colori, anche se tutti quanti ci riempiamo la bocca nel parlare di lavoro, non puoi rinnovarlo dopo dieci anni. Ci sono categorie che hanno il contratto nazionale rinnovato non dopo due anni, come è previsto, ma dopo dieci anni. Questo vuol dire che tu per dieci anni hai lo stipendio fermo. Allora, se sei in un'azienda che ti fa fare lo straordinario lo fai. Invece, se sei in un'azienda che non ti fa fare lo straordinario cosa succede dopo dieci anni? Dopo dieci anni tu teoricamente, nell'ipotesi (per fare numeri tondi) di un rinnovo contrattuale di 80 euro, che sono 1.000 euro all'anno, dovresti dire: avanzo 1.000 euro l'anno; sono dieci anni che non me lo rinnovi, quindi avanzo 10.000 euro. Invece ti dicono no. Anche lo stesso Stato, il Governo. L'ho vissuto anche io, in prima persona, nel mio contratto di lavoro: “Cosa avanzi, dieci anni, 10.000 euro? No. Hai 1.000 euro, a livello intermedio, in due tranche”.
Il problema del lavoro non è l'articolo 18. Il problema del lavoro è che se non si trova il modo di pagarlo e di dargli dignità, un giorno sarà il Reddito di cittadinanza, un giorno sarà il REI, un giorno sarà la disoccupazione, un giorno sarà quello che andrà a lavorare a nero, un giorno sarà quello che, finito di lavorare, andrà a raccogliere le patate nei campi, che ha buona volontà. Ma non può esistere che in una società come la nostra ci sia chi lavora e non ha il diritto di arrivare a fine mese vivendo. Quindi, articolo 18 o non articolo 18, il problema va oltre. Lì credo che ci dovrebbe essere una condivisione di tutte le forze politiche, laiche, cattoliche, per rendere questo Paese migliore, partendo da un principio: chi lavora deve avere la possibilità di arrivare a fine mese senza dover trovare stratagemmi più o meno furbeschi.
Alla fine, consigliere Villanova, il problema è uno. Il problema vero è che il delinquente resterà sempre delinquente e che per quello che fa il furbo oggi domani ci sarà un nuovo strumento, quindi farà il furbo con un nuovo strumento. Anche nella nostra società c'è una parte di furbi. Chi non può veramente mangiare perché prende 700 euro al mese, puoi dire quello che vuoi, ma domani, se deve fare il furbo per portare a tavola il pane, lo farà. È diverso, però, dal furbo che lo fa per andare a giocare alle macchinette. È un furbo che deve sopravvivere.
Credo, quindi, che sul lavoro ci vorrebbe una grandissima riflessione, facendo anche delle cose piccole noi. Nelle nostre aziende, nelle aziende collegate, ad esempio, cominciando a dire che, dove non vengono rinnovati i contratti, aiutiamo con i contratti di secondo livello. Sono soldi che metti in circolazione per i cittadini. Dire che il lavoro, l'articolo 18... Mi consenta, non glielo permetto. L'articolo 18 è l'ultimo problema del lavoro italiano. L'articolo 18 era un simbolo ideologico. Dal punto di vista pratico le posso garantire che lei, anche con l'articolo 18, licenziava chi voleva spendendo 30 euro. Si comprava una stampante, dichiarava lo stato di crisi in azienda, si metteva a rifare la riorganizzazione e il modo per dire che lasciava a casa qualcuno con un accordo sindacale lo trovava lo stesso, e non gli pagava neanche le ferie, perché si metteva a fare l'accordo di solidarietà prima.
L'articolo 18 è un ideale. Il problema è un altro: non c'è più il valore del lavoro nella nostra regione e in tutta Italia.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Anche se non sono stata chiamata in causa, anch'io ho bisogno di precisare alcune cose al collega. La differenza tra gli anni precedenti e quest'anno è una: nel Documento di economia e finanza ‒ l'aveva detto la collega Guarda ‒ e nelle dichiarazioni del Presidente Zaia, e anche di altri, c'era stata un'apertura sul tema dell'addizionale. Il tema è questo. Se qualcuno apre vuol dire che la parte politica che lei rappresenta ha discusso della possibilità di inserire un'addizionale. Parlando anche in maniera informale, ci sono diversi membri, anche presenti qui dentro, che sanno benissimo che la loro difficoltà nel fare qualcosa nei loro Assessorati competenti è anche dovuta a questa cosa. Sinceramente, non credo che se tutti, qui, usassimo la possibilità che abbiamo di intervenire in un'Aula che dovrebbe prendere decisioni, perché delibera, saremmo tutti d'accordo o sareste voi tutti d'accordo nel dire che l'addizionale non serve.
Una volta che il dibattito è stato aperto, una volta che voi avete deciso di aprirlo sui giornali, penso sia abbastanza normale che la discussione di un Consiglio regionale eletto sia quella di dire che tipo di addizionale inseriamo.
Ripeto: l'idea non è quella di tassare i ricchi perché devono ridistribuire. Credo che i dati che abbiamo provato a portare oggi siano abbastanza chiari. Io li riprendo, altrimenti continuiamo a parlare di una cosa senza aver guardato le carte. Lo studio l'avete fatto anche voi, quindi immagino che i dati li abbiate. Lo dico anche a beneficio di qualcuno che magari non ha guardato i documenti. Con un reddito di 51.000 euro – ho sbagliato io a dirlo alla collega Guarda in quel momento – sono 15 euro all'anno. Se una persona prende 51.000 euro di reddito imponibile, la richiesta sarebbe di contribuire per 15 euro l'anno. A un soggetto che ha un reddito simile al nostro... Non so come si reputi lei, se ricco o povero. Io, ad esempio, venendo da una famiglia assolutamente normale, lo stipendio che oggi ricevo, l'emolumento che oggi ricevo qui è abbastanza – diciamo così – per poter contribuire, con un reddito imponibile di circa 100.000 euro, con 20 euro al mese in più di quello che oggi già pago come addizionale IRPEF, come IRPEF regionale. 20 euro al mese.
Nel nostro emendamento proponiamo un'addizionale a +0,5. Nell'addizionale addirittura più alta, +1,5, una persona con il nostro reddito paga 60 euro al mese. Se io pensassi che con il reddito imponibile che ho oggi... Non voglio dire che sono ricca. Voglio dire che ho un reddito imponibile che tutti i veneti si sognerebbero, credo. Posso e mi sento di doverlo fare. Non perché devo contribuire solidalmente, ma perché è giusto, io credo, in termini di progressività. Altrimenti non si capisce perché ce l'avrebbero la maggior parte delle Regioni. Con 60 euro al mese, nell'ipotesi c) dell'emendamento più alto; nell'ipotesi più riduttiva, con 20 euro al mese.
Noi stiamo discutendo di un tema così piccolo nelle tasche del singolo Veneto, che, invece, in termini moltiplicatori, permetterebbe, nell'ipotesi più bassa, di incassare, di cubare – citiamo il Presidente Zaia – 35 milioni di euro; nell'ipotesi ultima, quella più alta, dove si pagherebbero ben 60 euro, di cubare 104 milioni di euro. Che cosa sono quei 20 o 60 euro (a seconda delle ipotesi accettate) che io, Elena, tiro fuori ogni mese, se poi quello che cuba è 35 milioni o 104 milioni che Elena può vedere investiti nel futuro dei propri figli o, se Elena avesse dei figli, nell'abbassamento della retta che ogni mese deve pagare? Lo ripeto: in Veneto, in media, paghiamo 50 euro in più al mese per la retta dell'asilo. Vuol dire che Elena, che oggi prende 100.000 e paga in più al mese 20 euro, in realtà quando, poi, va a pagare la retta ci perde. Questo è il tema. Nelle tasche di Elena rimangono meno soldi.
Io non so perché non l'abbiate voluta fare. O meglio: posso immaginare che il tema sia il consenso; magari tutte le componenti del partito, o dei partiti, non erano d'accordo. Posso immaginare tantissime cose. E non voglio neanche metterla sul tema del coraggio o della non decisione. È vero, ha ragione lei: avete deciso di non farla. C'è un bellissimo sociologo che parla della non decisione in politica. Non è il vostro caso, perché voi avete aperto e poi avete deciso ‒ che è ancora peggio, secondo me ‒ di non prendervi non la responsabilità di fare una cosa coraggiosa, perché è una cosa difficile, ma di fare una cosa che ho provato a spiegare che è facilissima, comunicabile. Alla persona che il giorno dopo probabilmente vi direbbe “ci avete alzato le tasse” sarebbe importante comunicare che, in realtà, quello che rimane in tasca al mese è di più. Avreste avuto l'opportunità di fare questo.
Guardando il parere che ci è stato dato a tutti e tre gli emendamenti si capisce che anche la discussione di questa sera e anche questo schema, uno schema che ognuno di voi può fare o avrebbe potuto fare con i dati che sono presenti... La risposta a questo schema è: abbiamo scelto di non avere le risorse per risolvere alcune delle questioni che sono state portate in Aula.
Come ha detto giustamente prima il capogruppo Possamai, non sono cose che diciamo noi. Io sono sicura che quando parliamo delle borse di studio qualcuno di voi dichiara di essere d'accordo, in realtà; non è giusto che non ci siano le borse di studio per chi è idoneo. Ne sono sicura. Altrimenti non fareste politica. Indipendentemente dalla parte in cui si sta, vedere un'ingiustizia, per chi fa politica, non credo sia una cosa che si manda giù facilmente.
A partire da questi dati, credo ci sia solo una risposta da dare a chi domani vedrà il bilancio approvato senza IRPEF. Avevate aperto all'idea, eravate pure andati sui giornali dicendola, avete fatto un incontro e qualcuno avrà detto di non essere d'accordo. Non siete stati capaci di spiegare che non si è d'accordo veramente su una cosa che non impatta. Qui non stiamo parlando di tassare i ricchi. Stiamo parlando di chiedere un contributo veramente piccolo a delle persone che hanno un reddito come quello che noi abbiamo qui. Ripeto: 100.000 euro di imponibile l'anno, 20 euro di contribuzione al mese, per avere 35 milioni da investire su tutte le priorità che ancora qui dentro non sono state risolte.

PRESIDENTE

Grazie.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Passiamo all'articolato.
Partiamo dall'articolo 2. In particolare, partiamo dagli emendamenti aggiuntivi, che vanno prima dell'articolo 2. Sono propedeutici a tutto il resto. Se non li votiamo, non ha senso.
Emendamento n. A0008, pagina 27 del fascicolo, presentato dai consiglieri Ostanel, Baldin, Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Montanariello, Possamai Giacomo, Zanoni, Zottis, articolo x, aggiuntivo, che prevede:
Al progetto di legge regionale n. 155 “legge di stabilità regionale 2023” è aggiunto il seguente articolo:
Articolo x ‒ Variazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF
1. A decorrere dall'anno d'imposta 2023 e successivi, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”, l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) è aumentata di +1,50 punti percentuali per i redditi oltre 50.000,00 euro.
2. Le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del presente articolo, quantificate in euro 100.000.000,00 per l'esercizio 2023, 2024 e 2025 sono introitate al Titolo 1 “Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa” - Categoria 101 “Imposte, tasse e proventi assimilati” del bilancio di previsione 2023-2025.”
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Non mi dilungo perché sono appena intervenuta su questo. Voglio solo dire a cosa potremmo riferirci per investire, quello che cuberebbe – oggi dico solo “cuberebbe” – un emendamento di questo tipo, quello di un'addizionale IRPEF un po' più potente, che farebbe incassare 104 milioni di euro, contribuendo, a redditi di 100.000, come ho detto prima, per 60 euro al mese, quindi un po' di più dei 20 della proposta di prima; soprattutto, per chi ha un reddito di 51.000 euro sarebbero 45 euro l'anno. Quindi, noi avremmo 104 milioni di euro.
Faccio alcuni esempi. Per le borse di studio oggi mancano circa 10 milioni. Dipende anche da cosa evidentemente l'Università oggi non ha deciso, giustamente, di aggiungere. Per abbassare la retta degli asili nido di 50 euro, per paragonarci alle altre Regioni, facendo un calcolo di quanti posti asilo oggi ci sono in Veneto, noi potremmo provare a investire 15 milioni di euro e dire ai veneti che abbiamo abbassato la retta di 50 euro al mese per ogni bambino nel nido. Se vogliamo guardarlo in termini di comunicazione, non sarebbe mica male riuscire a dire questa sera, se questo fosse approvato, che abbiamo risolto tutti gli idonei non beneficiari, abbiamo abbassato le rette di 50 euro al mese per bambino, abbiamo rigenerato tutto il patrimonio delle ATER. Ho fatto il calcolo a partire dai dati ATER, che ci sono stati forniti dalle ATER territoriali, e, pensando a quegli sfitti, abbiamo circa 25-30 milioni da poter investire sulla rigenerazione dell'intero patrimonio pubblico veneto.
Se vogliamo pensare al trasporto pubblico locale, tema portato oggi dal consigliere Montanariello, e fare quello che altre Regioni fanno, ovverosia aggiungere fondo aggiuntivo al trasporto pubblico locale su gomma, abbiamo 60 milioni di euro. Solo così arriviamo ad una certa cifra, che tra l'altro non copre i 104. Quindi, nel mondo ideale della consigliera Ostanel, che propone un emendamento di questo tipo, che, ripeto, fa pagare a chi ha un reddito come noi 60 euro al mese, potrebbe, però, la figlia futura di Elena Ostanel, pagare 50 euro in meno al mese di nido, quindi in tasca Elena perderebbe solo 10 euro.
Se partiamo da questi dati e ci mettiamo a fare i calcoli, io davvero non capisco perché abbiamo deciso di non uscire da qui dicendo ai veneti che in un momento come questo potevamo fare una cosa importante, e cioè risolvere alcune criticità, che ovviamente non scelgo io, ma potevano essere proposte in quest'Aula da voi, e il giorno dopo comunicare che finalmente avevamo deciso di risolvere le grandi questioni su cui ancora siamo ultimi o penultimi.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
L'aver letto tutto d'un fiato il libro del Presidente Zaia l'ha un po' “zaizzata” nel lessico, collega.
Non vedo altri interventi sull'emendamento in oggetto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0008, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, volevo votare favorevole e mi ha dato “giallo”, poi nel cambiare volevo fare “verde” e mi ha dato “rosso”...

PRESIDENTE

È stata registrata la sua fluidità nel voto.
Emendamento n. A0007, presentato dai consiglieri Baldin, Ostanel, Guarda, Lorenzoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zanoni, Zottis, aggiuntivo, che prevede:
“'Art. XXX - Variazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF per i redditi superiori a 50.000 euro”
1. Per gli anni d'imposta 2023, 2024 e 2025, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”, l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sulle persone fisiche - IRPEF è aumentata di 1,00 punti percentuali per i redditi oltre 50.000,00 euro.
2. Le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del comma 1 del presente articolo, quantificate per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025 in euro 70.000.000,00, sono introitate al Titolo 1 “Entrate correnti, di natura tributaria, contributiva e perequativa” - Categoria 101 “Imposte, tasse e proventi assimilati” del bilancio di previsione 2023- 2025.
Prego, collega Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Anch'io interverrò brevemente, perché ormai abbiamo capito quali sono le intenzioni e che non vi è nessuna possibilità di far capire la bontà della proposta delle opposizioni, ma qui lo scriviamo nero su bianco. Se voi leggete la relazione illustrativa a questo emendamento, che è simile a quello della collega e molto simile a quello che viene dopo, per applicare l'addizionale IRPEF, si scrive proprio ‒ ripeto, lo mettiamo nero su bianco ‒ che questi interventi non toccano il 93% dei contribuenti, che rimarrebbe comunque esentasse.
Pertanto, quando si dice che da questa parte ci sono i brutti e i cattivi che vogliono tassare e tartassare i veneti già iper-tartassati, si fa semplicemente demagogia, perché questo è rappresentato nero su bianco e, come ho detto poc'anzi, si tratta semplicemente del 6% dei contribuenti, ovvero il 4% della popolazione che oggi risiede nel Veneto. Quindi, non si può assolutamente parlare di opposizioni che vogliono tassare i veneti. Ripeto, è una piccolissima percentuale, per le cifre che ha prima elencato la consigliera Ostanel. Non stiamo parlando di andare a prendere i milioni dalle tasche delle persone, ma semplicemente di ridistribuire un po' meglio il reddito e dare delle risposte a chi oggi è in difficoltà, tanto più in un periodo storico, come non è mai stato sia nel panorama nazionale che nel panorama internazionale, in cui siamo tutti sottoposti a enormi sacrifici, quindi chi ha di più, a mio modo di vedere, deve contribuire di più per il bene della collettività.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Metto in votazione l'emendamento n. A0007, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0019, presentato dai consiglieri Possamai Giacomo, Baldin, Ostanel, Guarda, Lorenzoni, Bigon, Camani, Montanariello, Zanoni, Zottis, aggiuntivo, che prevede:
''Art. XXX - Variazione dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF per i redditi superiori a 50.000 euro”
1. Per gli anni d'imposta 2023, 2024 e 2025, ai sensi dell'articolo 6 del decreto legislativo 6 maggio 2011, n. 68 “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”, l'aliquota dell'addizionale regionale all'imposta sulle persone fisiche - IRPEF è aumentata di 0,50 punti percentuali per i redditi oltre 50.000,00 euro.
2. Le maggiori entrate derivanti dall'applicazione del comma 1 del presente articolo, quantificate per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025 in euro 35.000.000,00, sono introitate al Titolo 1 “Entrate correnti, di natura tributaria, contributiva e perequativa” - Categoria 101 “Imposte, tasse e proventi assimilati” del bilancio di previsione 2023- 2025.
Prego, collega Possamai.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Sono intervenuto poco fa e ho più o meno ragionato già di questi temi, per cui mi limito a un ragionamento breve. Avete visto che nei fatti abbiamo presentato tre emendamenti scalari, cioè con importi diversi, per un motivo, per una ragione, che è quella che provavo a dire nell'intervento precedente, e cioè che voleva essere un'occasione, uno strumento per la maggioranza e per la Giunta per individuare, visto che la Giunta e la maggioranza hanno più contezza di noi ‒ lo diceva questa mattina il Presidente Zaia ‒, quali cifre servirebbero su un fronte, invece che sull'altro.
Il punto per noi non è – torno a dirlo – l'addizionale IRPEF in quanto addizionale IRPEF, individuando una cifra a caso. Il punto cruciale è dare risposte lì dove sono necessarie. Ne abbiamo dette alcune oggi, le borse di studio, le case di riposo, ma ce ne sono tante e tante altre. Penso all'esempio di aiutare le imprese e le famiglie più in difficoltà sul caro-bollette, come altre Regioni hanno fatto. Quindi, a partire dalle necessità, capire quali sono gli interventi. Per questa ragione, in maniera molto aperta, come vedete, abbiamo presentato emendamenti di taglia diversa. Devo dire che rileviamo la scelta politica.
Colgo l'occasione, comunque, per rispondere brevemente al capogruppo Villanova rispetto alla replica che mi ha fatto precedentemente. Prima, quando dicevo che si è scelto di non decidere, facevo proprio riferimento alle parole del Presidente Zaia di questa mattina. Quando si dice che gli altri Presidenti di Regione si sono trovati l'addizionale già inserita – tra parentesi, fortunati loro – significa che, potendo, quella cosa farebbe piacere anche a noi, chiaramente. Ci ha anche fatto la cronistoria delle ragioni per cui non c'è più l'addizionale IRPEF, ed è stato un signore nel farla, dal momento che tutto il mondo ricorda che fu un regalo che Giancarlo Galan volle consegnare al suo successore per metterlo in difficoltà (per essere molto espliciti). Lui l'ha detto nei fatti questa mattina, ma non l'ha detto così. Comunque, era assolutamente chiaro dalle sue parole.
Il punto è che quando si dice “scegliere di non decidere” è questo: non è la rivendicazione di una scelta, ma è allargare le braccia dicendo che, siccome gli altri sono stati più fortunati di noi e non devono assumersi la responsabilità, noi preferiamo non assumercela. È una posizione che non condividiamo, ma che questa mattina è emersa in tutta la sua chiarezza. Con questi emendamenti noi abbiamo provato a dare, invece, un'opportunità per invertire la marcia.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0019, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'articolo 2.
Emendamento n. A0004, presentato dalle consigliere Guarda, Ostanel, articolo 2, Rideterminazione delle aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) per determinate categorie di soggetti passivi e settori di attività economiche, comma 2, modificativo, che prevede:
Il comma 2 dell'art. 2 è modificato come segue:
- Dopo la parola “divisioni” dell'alinea sono aggiunte le seguenti parole: “e sotto categorie”;
- Dopo la lettera g) è inserita la seguente lettera: “g bis - sottocategoria 11.07.00 - Industria delle bibite analcoliche, delle acque minerali e di altre acque in bottiglia”.
Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Questo emendamento prevede una modifica per quanto riguarda l'applicazione dell'IRAP a una particolare categoria di impresa che opera in Veneto. Questo l'avete ispirato in realtà voi, con un vostro articolo all'interno della legge di stabilità che utilizza la leva fiscale applicando un aumento alle quote delle imposte regionali per alcune attività produttive, al fine di riuscire a ricavare un fondo sufficiente per garantire l'abbassamento dell'IRAP alle IPAB, alle case di riposo. Questa è una richiesta che da tantissimi anni veniva posta in quest'Aula, che abbiamo proposto – lo ricordo ancora – con il consigliere Sinigaglia nella scorsa legislatura e che adesso si realizza.
Proprio per questo scopo, anche eventualmente per intervenire proprio su questo aspetto, in relazione al fatto che alcune realtà pubbliche, appunto le case di riposo, è inutile che vadano a pagare una imposta come questa, quindi dovrebbero essere avvantaggiate ulteriormente con l'azzeramento della stessa, nel ricercare questo obiettivo l'opportunità ci è data, per esempio, dalla possibilità di intervenire su una categoria di imprese che è quella di cui vi parlavo prima, per esempio quella che produce bibite analcoliche o quelle che utilizzano una risorsa, che è un bene comune, pagandola notevolmente poco rispetto al suo valore o addirittura in alcuni casi, come quello della società Coca-Cola, ancora meno, perché quella risorsa, che pure viene imbottigliata, al pari delle altre acque minerali, viene considerata estrazione per una trasformazione in attività produttiva e non imbottigliamento. Questo declassa quell'acqua, nonostante abbia magari le stesse qualità e lo stesso valore.
Per questo motivo ho proposto di integrare questa iniziativa di aumento di IRAP per determinate categorie, includendo anche coloro che utilizzano la nostra acqua per produrre bibite analcoliche. In particolare, nel codice ATECO c'è proprio il riferimento a coloro che producono Cola, Fanta eccetera. Allo stesso tempo, è evidente che il codice ATECO può fare riferimento anche a coloro che imbottigliano acque minerali o altre acque in bottiglia.
Capisco che questo riferimento possa spaventare alcuni. In realtà, l'operazione potrebbe essere fatta per intervenire in particolar modo su una delle categorie e, comunque, va a intervenire su una parte di aziende che, nel bene e nel male, fanno parte di un contesto, molto spesso multinazionale, che restituisce per ogni 191 euro acquisiti 1 euro alla Regione di competenza. Questo rapporto è sicuramente impari, non ci permette di valorizzare sufficientemente la nostra acqua, ed è il motivo per cui ritengo che, se non si interviene sui costi di concessione dell'estrazione, importante potrebbe essere almeno intervenire sull'imposta che queste aziende devono corrispondere alla Regione. Questo alla luce del fatto che, in particolar modo in questa epoca di siccità, non si può derubricare il valore della risorsa acqua.
Per questo motivo abbiamo proposto in questa manovra questo tipo di intervento. Eventualmente con un ordine del giorno chiederei di aprire la valutazione in futuro, quindi senza una scadenza fissa, senza riferirsi al periodo 2023-2025, ma facendo un ragionamento sulla base di alcune verifiche, che magari possono essere fatte da un punto di vista tecnico, per evitare di prendere una decisione su due piedi.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0004, con il parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Lascio a verbale il voto favorevole al precedente emendamento Guarda, perché non si era aperta la votazione.

PRESIDENTE

Grazie.
Emendamento n. A0012, presentato dalla consigliera Ostanel, aggiuntivo, che prevede:
Al progetto di legge n. 155 “Legge di stabilità regionale 2023” è aggiunto il seguente articolo:
Art. X - Rideterminazione delle aliquote dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP) a favore delle imprese che si insediano nei comuni delle Aree Interne venete
1. AI fine di disincentivare lo spopolamento delle aree interne, per le imprese costituite dopo l'entrata in vigore della legge regionale recante 'Legge di stabilità regionale 2023' aventi sede operativa nei territori dei comuni appartenenti alle Aree Interne risultante dalla Mappa Aree Interne 2020 elaborata all'interno della Strategia Nazionale Aree Interne, l'aliquota dell'IRAP di cui all'articolo 16 del d.lgs. 446/1997 è ridotta dello 0,92 per cento per i tre periodi d'imposta decorrenti da quello in corso alla data di costituzione. Tale agevolazione è riconosciuta per ulteriori tre periodi d'imposta alle imprese costituite da giovani di età compresa tra i 18 e i 35 anni e da donne. Per le imprese organizzate in forma societaria, tali soggetti devono rappresentare la maggioranza assoluta numerica dei soci e delle quote di partecipazione.
2, Nel caso in cui le attività produttive di cui al comma 1 siano esercitate su più ambiti territoriali comunali, l'agevolazione opera limitatamente al valore della produzione, come determinato ai fini IRAP, realizzato nei comuni con le caratteristiche di cui al precedente comma.
3. AI fine di evitare comportamenti elusivi, non si considerano nuove imprese, ai fini del presente articolo, quelle derivanti da trasformazioni, fusioni o scissioni di società. Qualora l'attività di impresa venga trasferita fuori dal territorio regionale prima di tre anni dall'insediamento in Veneto, il beneficio fiscale va restituito all'amministrazione regionale nelle modalità stabilite dalle leggi vigenti in materia tributaria.
4. La Giunta regionale definisce le modalità di presentazione delle domande per l'ottenimento delle agevolazioni stabilite al presente articolo.
5. Gli incentivi di cui al presente articolo sono concessi nel rispetto delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato.
6. Le minori entrate derivanti dalla applicazione della presente legge, afferenti al Titolo 1 “Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa”, Tipologia 101 “Imposte, tasse e proventi assimilati” sono quantificate in euro 2.500.000,00 per ciascuno degli esercizi 2023, 2024, 2025 del bilancio di previsione 2023-2025.

VARIAZIONE 2023
VARIAZIONE 2024
VARIAZIONE 2025
TITOLO1 “ENTRATE CORRENTI DI NATURA
TRIBUTARIA, CONTRIBUTIVA E
PEREQUATIVA”
Tipologia 0101 “Imposte, tasse e
proventi assimilati”
Nuovo articolo Pdl 155 “Stabilità
2023”



-2.500.000,00



-2.500.000,00



-2.500.000,00
MISSIONE 10 Trasporti e diritto
alla mobilità
Programma 1005 Viabilità e
infrastrutture stradali
L.R. 29-2001
-2.500.000,00
-2.500.000,00
-2.500.000,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Intervengo una volta sola, in realtà, per presentare una serie di emendamenti, che vanno da pagina 33 a pagina 42. Sono emendamenti che hanno una logica simile, che abbiamo discusso anche in Ufficio di Presidenza, che poi ritirerò perché abbiamo discusso in Ufficio di Presidenza dell'idea di lavorarci nelle annualità successive. Sono emendamenti che mi sembravano interessanti, ma che effettivamente anche io non ero riuscita a quantificare precisamente, perché non sono di facile quantificazione senza un lavoro certosino da parte delle strutture tecniche.
L'idea è quella di lavorare ‒ anche qui ispirati, in realtà, dal lavoro che avevate fatto in altri emendamenti ‒ sul tema dell'IRAP di alcune attività produttive, per favorirne l'insediamento in alcune aree in cui si ritenga necessario. Faccio alcuni esempi, andando velocemente. Il primo è sul tema delle aree interne, quindi l'idea che nelle aree interne venete, come definito dalla strategia nazionale, si possa favorire l'insediamento, quindi sgravando l'imposta IRAP, ad alcune imprese che decidono di inserirsi in quelle aree e soprattutto lì, all'interno, fare un lavoro addirittura più importante tra le realtà, che sono imprese costituite tra i 18 e i 35 anni.
Il secondo ‒ vado sempre velocemente ‒ ha l'obiettivo, invece, di favorire l'insediamento di imprese di vicinato e attività artigianali nei Comuni fino a 3.000 abitanti o nei Comuni a rischio di spopolamento. I dati ISTAT fanno vedere che in Veneto le aree a spopolamento maggiori sono nella Provincia di Belluno e nella Provincia di Rovigo, in particolare nei Comuni che hanno meno di 3.000 abitanti. Quindi, partendo da questo dato, portare lì attività artigianali o commerciali di vicinato, favorendone l'insediamento, potrebbe far pensare che alcune attività portano, poi, popolazione ad andare ad abitare lì.
L'ultimo riguarda il tema dei capannoni dismessi. Abbiamo una mappatura chiara. Questo, sì, può essere quantificato velocemente, quanti capannoni dismessi abbiamo oggi nelle aree industriali e capire, quindi, quanta popolazione potremmo attrarre dentro un capannone dismesso. Lo sappiamo bene. Si potrebbe parlare con Confindustria che a Padova, ad esempio, ha fatto una mappatura che si chiama “Capannoni on/off” dove pubblicamente si possono vedere i capannoni sfitti e proporre la possibilità di avere un insediamento di attività che non siano solo produttive, ma, ad esempio, imprese culturali ‒ e ce ne sono ‒ che hanno preso spazi sfitti in aree industriali per aprire, ad esempio, imprese culturali o creative o artistiche.
Un altro è quello di favorire l'insediamento di nuove imprese giovanili, quindi l'idea che ci sia uno sgravio dell'IRAP per chi fa una nuova impresa giovanile. Una cosa simile era già stata fatta anche in questa Regione, ma usando i fondi FESR.
L'ultimo è, invece, un emendamento che chiede di ragionare su quelle imprese che assumono i giovani. Quindi, l'idea dell'attrazione, ad esempio, dei talenti o dei cervelli in fuga, di cui parlavo nel mio intervento precedente, cioè l'idea che chi ha meno di 35 anni, quindi l'impresa che assume, ha la possibilità di avere uno sgravio all'interno dell'imposta IRAP per favorire il fatto che si attraggano davvero e si impieghino quei talenti che riteniamo giusto ritornino all'interno della nostra regione.
Anche qui, lo dicevo nell'intervento di stamattina, l'idea è che, però, serva una pianificazione per comprendere quali sono i settori dove noi oggi abbiamo più talenti veneti che sono andati a studiare o a lavorare fuori e che noi potremmo riportare qui, anche per dare vita a nuove innovazioni nella produzione, di cui credo il Veneto abbia bisogno.
Ritiro, quindi, questa serie di emendamenti. Li lascio alla discussione.

PRESIDENTE

L'emendamento n. A0012 viene ritirato.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Anche gli emendamenti nn. A0013, A0014, A0015 e A0016, perché ho presentato un ordine del giorno che impegna a lavorarci nei prossimi anni, con i dati alla mano.

PRESIDENTE

Grazie.
Votiamo l'articolo 3, che non ha emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 4. Non ci sono emendamenti.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 5. Non ci sono emendamenti.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 6.
Ci sono emendamenti.
Emendamento n. A0017, di pagina 47, presentato dalla Giunta regionale, assessore Calzavara, articolo 6, sostitutivo, che prevede:
L'art. 6 del Pdl n. 155 è sostituito dal seguente:
Art. 6 ‒ Modifiche all'articolo 2 della legge regionale 17 dicembre 2021, n. 35 “Legge di stabilità regionale 2022”.
1. Al comma 1 dell'articolo 2, della legge regionale 17 dicembre 2021, n. 35 , le parole: “1° gennaio 2022” sono sostituite dalle seguenti: “1° gennaio 2023” e dopo la parola: “trapiantati” sono inserite le seguenti: “, anch'essi residenti in Veneto”.
2. Dopo il comma 1 dell'articolo 2 della legge regionale 17 dicembre 2021, n. 35 sono inseriti i seguenti:
“1 bis: I trapianti di cui al comma 1, si intendono quelli eseguiti a scopo terapeutico esclusivamente del cuore, del polmone singolo, parziale o doppio, del fegato intero o parziale, del rene singolo o doppio, del pancreas o delle insule pancreatiche, dell'intestino e delle cellule staminali emopoietiche sia in tipologia autologa che allogenica. I trapianti si intendono sia in tipologia singola che combinata ed eseguiti anche al di fuori del Veneto.
1 ter. Sono inclusi nell'esenzione anche gli autoveicoli acquisiti dai soggetti di cui al comma 1 a titolo di usufrutto, di patto di riservato dominio, di locazione finanziaria e di locazione a lungo termine senza conducente.”.
3. Il comma 2 dell'articolo 2 della legge regionale 17 dicembre 2021, n. 35 è sostituito dal seguente:
“2. I soggetti interessati, per usufruire della esenzione dal pagamento della tassa automobilistica regionale, comunicano alle strutture afferenti all'ambito sanitario, i dati necessari al conseguimento.”.
4. Il comma 4 dell'articolo 2 della legge regionale 17 dicembre 2021, n. 35 è sostituito dal seguente:
“4. I soggetti beneficiari devono tempestivamente comunicare alle strutture di cui al comma 2, ogni variazione rispetto ai requisiti previsti al comma 1, alle cause di cessazione di cui al comma 3 ed alle limitazioni indicate al comma 5.”.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0017. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 6, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Presidente, mi scusi. Non ha preso il mio voto contrario.

PRESIDENTE

Registriamo il voto contrario della collega Bigon sull'articolo 6.
Passiamo all'articolo 7.
Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 9.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. A0018, pagina 63, presentato dalla Giunta regionale, assessore Calzavara, articolo ..., aggiuntivo, che prevede:
Articolo ....... Disposizioni tributarie.
1. Al comma 1, dell'articolo 3, della legge regionale 17 dicembre 2007, n. 36 (Disposizioni in materia di tributi regionali), dopo le parole: “contenzioso tributario” sono inserite le seguenti: “, nonché da ravvedimento operoso (totale o parziale) a seguito dell'attività di controllo sostanziale da parte degli organi dell'amministrazione finanziaria,”.
2. Al comma 1, dell'articolo 3, della legge regionale 18 marzo 2011, n. 7 (Legge finanziaria regionale per l'esercizio 2011), dopo le parole: “contenzioso tributario” sono inserite le seguenti: “, nonché da ravvedimento operoso (totale o parziale) a seguito dell'attività di controllo sostanziale da parte degli organi dell'amministrazione finanziaria,”.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0018. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Mi dica, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, mi perdoni. Resti a verbale che mi sono sbagliato nell'operazione di voto. Ero favorevole.

PRESIDENTE

Rimane a verbale che ha sbagliato a votare.
Articolo 1.
Emendamento n. A0006, pagina 2, presentato dalle consigliere Baldin e Guarda, che prevede:
All'allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 è apportata la seguente variazione:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge regionale di spesa

2023
Variazione
proposta
2024
Variazione
proposta
2025
Variazione
proposta
MISSIONE 03 ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA

Programma 02 SISTEMA INTEGRATO DI SICUREZZA URBANA

legge regionale 7 maggio 2022, n. 9 Interventi regionali per la promozione della legalità e della sicurezza
+1.000.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 20 Fondi e accantonamenti

Programma 2001 Fondo di riserva

L.R. 39/2001, art. 18
-1.000.000,00
0,00
0,00

0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0006. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0009, pagina 4, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'allegato 1 sono apportate le variazioni di cui alla tabella che segue

VARIAZIONE
2023
VARIAZIONE
2024
VARIAZIONE
2025
MISSIONE 04 Istruzione e diritto allo studio
Programma 0403 edilizia scolastica

LR 59-1999 Nuove disposizioni in materia di intervento regionale per l'ampliamento, completamento e sistemazione di edifici scolastici per le scuole materne elementari e medie
+1.000.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 20 Fondi e accantonamenti
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39-2001 art. 18
-1.000.000,00
0,00
0,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0009. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo a pagina 3-bis, quindi a un emendamento depositato oggi.
Emendamento n. A0030 presentato dai consiglieri Zanoni, Camani, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge regionale di spesa

2023
Variazione
proposta
2024
Variazione
proposta
2025
Variazione
proposta
M03 ORDINE PUBBLICO E SICUREZZA

P0302 SISTEMA INTEGRATO DI SICUREZZA URBANA

l.r. 09/2022 “Interventi regionali per la promozione della legalità e della sicurezza”
+580.000,00
+.........,00
+.........,00
M20 Fondi e accantonamenti

P 01 Fondo di riserva

L.R. 39/2001, articolo 18
-580.000,00
-.........,00
-.........,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Leggo il cognome “Zanoni” tra parentesi, ma l'emendamento risulta firmato della correlatrice Camani.
Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0030. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0001, pagina 6, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 è apportata la seguente variazione
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge regionale di spesa

2023
Variazione
proposta
2024
Variazione
proposta
2025
Variazione
proposta
MISSIONE 04 ISTRUZIONE E DIRITTO ALLO STUDIO

Programma 03 EDILIZIA SCOLASTICA

L.R. 59 24/12/1999 NUOVE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI INTERVENTO REGIONALE PER L'AMPLIAMENTO, COMPLETAMENTO E SISTEMAZIONE DI EDIFICI SCOLASTICI PER LE SCUOLE MATERNE ELEMENTARI E MEDIE
+500.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 20 Fondi e accantonamenti

Programma 2001 Fondo di riserva

L.R. 39/2001, art. 18
-500.000,00
0,00
0,00

0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Ho dovuto inserire un emendamento aggiuntivo, che è stato depositato oggi.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0001. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0010, pagina 8, presentato della consigliera Ostanel, articolo 1, allegato 1, aggiuntivo, che prevede:
All'allegato 1 sono apportate le variazioni di cui alla tabella che segue

VARIAZIONE 2023
VARIAZIONE 2024
VARIAZIONE 2025
MISSIONE 05 tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali
Programma 0501 valorizzazione dei beni di interesse storico
Titolo 2 Spese in conto capitale
LR 02-2001 intervento regionale a favore dei centri storici dei comuni minori
+1.000.000,00
0,00
0,00
MISSIONE 20 Fondi e accantonamenti ordine pubblico e sicurezza
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39-2001 art. 18
-1.000.000,00
0,00
0,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Con questo emendamento si chiede di inserire 1 milione di euro in una legge, io credo interessante, che la Regione del Veneto ha, del 2001, che dice, all'articolo 1, che la Regione del Veneto promuove la salvaguardia e la valorizzazione dei centri storici dei Comuni minori, e parlo di Comuni minori ‒ ripeto ‒ perché sono quelli più in difficoltà e anche in spopolamento, al fine di favorirne lo sviluppo culturale, turistico ed economico.
La stessa legge dice che sono Comuni minori quelli con popolazione inferiore a 3.500 abitanti. La legge, inoltre, dice che possono essere concessi contributi ai Comuni per interventi di recupero di edifici aventi caratteristiche storiche o artistiche, e delle strutture ed elementi urbani ad essi collegati da eseguirsi da parte di soggetti pubblici o privati”.
Siccome questa norma in altre Regioni, simile, è stata utilizzata per riattivare spazi che, soprattutto nei Comuni più piccoli, rimangono abbandonati, l'idea di pensare di inserire 1.000.000 di euro a supporto dei Comuni più piccoli, e tra l'altro quei Comuni che sono in spopolamento, mi sembrava una proposta sensata.
Anche se non fosse 1.000.000 di euro, l'idea che ci fosse magari una start-up per alcuni Comuni poteva essere una soluzione.
Mi è stato dato parere negativo, ma ci tenevo a illustrarlo comunque.

PRESIDENTE

Grazie dell'illustrazione.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0010. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0011, pagina 10, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo 1, allegato 1, aggiuntivo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le variazioni di cui alla tabella che segue:

Variazione 2023
Variazione 2024
Variazione 2025
MISSIONE 08 Assetto del territorio ed edilizia abitativa
Programma 0802 edilizia residenziale pubblica e locale e piani di edilizia economico-popolare
L.R. 39-2017 Norme in materia di edilizia residenziale pubblica
+2.500.000,00
0,00
0,00
Missione 20 Fondi e accantonamenti
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001, art. 18
+2.500.000,00
0,00
0,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo è un emendamento che invece cerca, come abbiamo discusso più volte, di mettere alcuni fondi sul tema dell'edilizia residenziale pubblica, quindi di pensare che le ATER territoriali possano avere un fondo che gli permetta di lavorare, ad esempio, sulla rigenerazione del patrimonio sfitto.
Ricordo che solo a Venezia noi abbiamo il 25% del patrimonio ATER oggi in disuso. L'idea che la Regione del Veneto investa davvero nelle sue ATER territoriali può essere una soluzione, anzi, l'unica soluzione per riattivare un patrimonio oggi importantissimo, in particolare in questa città.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0011. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0023, pagina 12, presentato dai consiglieri Zanoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zottis, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 09 SVILUPPO SOSTENIBILE TUTELA DEL TERRITORIO, DELL' AMBIENTE
PROGRAMMA 0905 AREE PROTETTE, PARCHI NATURALI PROTEZIONE NATURALISTICA E FORESTAZIONE
Titolo II Spese in conto capitale
L.R. 40/1984 art. 27 “Contributi per la realizzazione di aree naturali protette di interesse locale”
+ 500.000,00
+500.000,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001
- 500.000,00
-500.000,00


Saldo
0,00
0,00
0,00
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. A0023. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0025, pagina 13, presentato dai consiglieri Zanoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zottis, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 09 SVILUPPO SOSTENIBILE TUTELA DEL TERRITORIO, DELL' AMBIENTE
PROGRAMMA 0905 AREE PROTETTE, PARCHI NATURALI PROTEZIONE NATURALISTICA E FORESTAZIONE
Titolo II Spese in conto capitale
L.R. 40/1984 art. 28 “Nuove norme per la istituzione di parchi e riserve naturali”
+ 1.000.000,00
+1.000.000,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001
- 1.000.000,00
-1.000.000,00


Saldo
0,00
0,00
0,00
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. A0025. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0022, pagina 14, presentato dai consiglieri Zanoni, Camani, Possamai Giacomo, Bigon, Montanariello, Zottis, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 09 SVILUPPO SOSTENIBILE TUTELA DEL TERRITORIO, DELL' AMBIENTE
PROGRAMMA 0908 QUALITÀ DELL' ARIA E RIDUZIONE DELL'INQUINAMENTO
Titolo II Spese in conto capitale
L.r. n. 1/2009 art. 20 c. 2 “Fondo regionale di rotazione per interventi di bonifica e ripristino ambientale di siti inquinati”
+ 2.000.000,00
+2.000.000,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 “FONDO DI RISERVA”
L.R. 39/2001
- 2.000.000,00
-2.000.000,00


Saldo
0,00


Lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0022. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0003, pagina 15, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 è apportata la seguente variazione
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
Missione 09 SVILUPPO SOSTENIBILE E TUTELA DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE
Programma 08 QUALITÀ DELL'ARIA E RIDUZIONE DELL'INQUINAMENTO
FONDO REGIONALE DI ROTAZIONE PER INTERVENTI DI BONIFICA E RIPRISTINO AMBIENTALE DI SITI INQUINATI (ART. 20, C. 1, L.R. 12/01/2009, N. 1)
+ 1.500.000,00
0,00
0,00
Missione 20 Fondi e accantonamenti
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001, art. 18
- 1.500.000,00
0,00
0,00

0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Prego, collega Guarda. Sono tanti numeri.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Intervengo per spiegare le motivazioni per cui ho inserito questa somma, 1.500.000 euro per quanto riguarda gli interventi di bonifica e ripristino ambientale di siti inquinati.
Negli scorsi anni, fino al 2020, la Regione del Veneto stanziava 1 milione di euro nel bilancio per quanto riguarda questo tipo di misure, che erano rivolte prevalentemente a una sorta di prestito con un fondo di rotazione ai Comuni per sopperire alle spese per la bonifica di siti contaminati.
Sono tantissimi i siti contaminati del Veneto. È una problematica. Cosa è successo poi, dopo il 2020? Nel 2021 e nel 2022 abbiamo ricevuto dallo Stato rispettivamente 10 e 20 milioni di euro da destinare allo scopo di sopperire alle spese per la bonifica. Questo fondo, quindi, si è interrotto. Giustamente uno dice: ricevo dallo Stato una quantità sicuramente interessante di soldi, anche se ben lontana dall'essere sufficiente a gestire tutti i siti di competenza della Regione o dei Comuni, considerate che nel complessivo sono più di 2.800 tra quelli privati e pubblici, qual è il problema?
Quando voi aprite il bando che destina queste risorse, nel 2021 e nel 2022, questo bando esclude una serie di interventi. Esclude interventi, per esempio, di messa in sicurezza piuttosto che di gestione dell'amianto, piuttosto che alcuni aspetti legati ai rifiuti, eccetera. Quindi, riducendo la platea di interventi su cui si può fare riferimento, una parte di questi interventi di bonifica non è possibile andare a coprirli con le risorse nazionali.
Per questo, siccome sono tanti i siti, siccome al momento non è rilevato da ARPAV un miglioramento in termini di attività di bonifica rispetto ai siti che abbiamo in Veneto, siccome i fondi nazionali possono essere utilizzati solo per una parte di questi interventi, la responsabilità della Regione potrebbe essere quella di dire che, siccome abbiamo un territorio che rischia di essere ostile per queste contaminazioni, si va a intervenire con una somma in più che riesca a coprire quella parte di interventi che le limitazioni della delibera che assegna queste risorse impediscono di andare a gestire.
Se la Giunta esclude, non so se per decisione sua, piuttosto che per prescrizione da parte del Governo nazionale, di questo non ho assolutamente idea, una parte degli interventi, è importante pensare di affiancare delle risorse per fare in modo che nessuno rimanga indietro. Del resto, chi è amministratore locale sa perfettamente che cosa significa dover avere a che fare con situazioni di instabilità o di rischio potenziale a causa di un sito contaminato.
Oggettivamente parlando, ritengo che, sebbene le risorse arrivate dallo Stato siano sicuramente interessanti e abbiano consentito di intervenire per 30 milioni di euro in questi due anni, il raggiungimento dell'obiettivo positivo di risoluzione di un maggior numero di siti contaminati non si possa raggiungere senza una compartecipazione da parte della Regione. Comunque, sono davvero pochi fondi rispetto al quantitativo necessario per affrontare questa, che è un'emergenza reale.
Alla luce del fatto che sappiamo che il 24% delle morti premature in più avviene per fenomeni di inquinamento, è evidente che questo aspetto ci dovrebbe quantomeno far suonare un campanello d'allarme. Non si può vivere soltanto di fatalismo, ogni tanto bisogna anche prendere in mano le redini della situazione.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0003. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0002, pagina 17, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 è apportata la seguente variazione
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
Missione 09 SVILUPPO SOSTENIBILE E TUTELA DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE
Programma 08 QUALITÀ DELL'ARIA E RIDUZIONE DELL'INQUINAMENTO
L.R. 07/08/2009, N.17 INTERVENTI REGIONALI PER LA RIDUZIONE DELL'INQUINAMENTO LUMINOSO
+ 500.000,00
0,00
0,00
Missione 20 Fondi e accantonamenti
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001, art. 18
-500.000,00
0,00
0,00

0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

È l'ultima volta che intervengo, e lo faccio per una condivisione rispetto all'obiettivo legato all'inquinamento luminoso. Tanto più oggi dovremmo tutti essere fan di questa misura, della riduzione dell'inquinamento luminoso, perché in realtà è tutto un vantaggio anche per i nostri Comuni da un punto di vista economico, visti i costi energetici.
In particolar modo, riporto in auge un argomento importantissimo della legge del 1997, se non erro, riguardo all'inquinamento luminoso, che prevede lo stanziamento di un fondo destinato ai Comuni per definire un Piano per la riduzione dell'inquinamento luminoso e per interventi di bonifica e adeguamento degli impianti.
Oggi questo è un tema sicuramente sentito non soltanto dagli scienziati, perché ovviamente l'inquinamento luminoso riduce il potenziale della propria ricerca, ma anche e soprattutto dai Comuni, che cercano di tagliare quanto più possibile le fonti di sprechi e di aumento delle bollette, quindi dei costi a carico del Comune.
Per questo ho proposto una misura ad hoc.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0002. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0026, pagina 19, presentato dal consigliere Montanariello, articolo 1, comma 2, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
M10 TRASPORTI E DIRITTO ALLA MOBILITÀ
P02 TRASPORTO PUBBLICO LOCALE
L.R. 25/1998 “Disciplina ed organizzazione del trasporto pubblico locale”
Capo IV Investimenti – art. 17 e 18
+ 2.000.000,00
+ 2.000.000,00
+ 2.000.000,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P01 FONDO DI RISERVA
L.R. 39/2001, articolo 18
- 2.000.000,00
- 2.000.000,00
- 2.000.000,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Risorse destinate ad investimenti per il potenziamento dell'offerta afferente ai servizi automobilistici e lagunari Riferimenti al NADEFR: Programma 10.02 Trasporto pubblico locale
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, con questo emendamento si chiede di mettere sulla Missione 10 “Trasporti e diritto alla mobilità” 2 milioni di euro. Abbiamo parlato tutto il giorno di trasporto. Abbiamo visto che ci sono vari deficit sotto l'aspetto programmatico e pratico. Questi soldi potrebbero andare ad agevolare quelle forme di trasporto che oggi all'interno della nostra regione mancano, ovvero – come dicevamo prima – i collegamenti sanitari, come può essere l'esempio dell'ospedale che può collegare l'asta della Romea a Chioggia, all'ospedale Dell'Angelo.
Presidente, sono servizi che noi riteniamo importanti, fondamentali. Ripeto, è il Piano sociosanitario di questa maggioranza che delocalizza alcuni servizi. Quindi, coerentemente con questa scelta, le persone vanno portate lì dove si sono portati quei servizi.
Considerato anche – lo abbiamo ripetuto più volte – che le associazioni di volontariato finiscono sempre prima il pacchetto di chilometri, questo è un termometro di come ci sia la necessità di andare incontro a quel fenomeno che oggi si sviluppa sempre di più nella nostra Regione, che è quello del pendolarismo sanitario, sia di chi deve andarsi a curare, sia anche di chi lavora in questi ospedali.
Questo emendamento, Presidente, permetterebbe anche, in alcune situazioni, di stabilire – tipo questo insieme ad altre risorse nel caso di Venezia, ad esempio – quali sono i servizi minimi. Molto spesso ci imbattiamo di fronte a un qui pro quo: la mobilità è un diritto costituzionale, ma non c'è scritto con quale forma di cadenza uno deve avere diritto alla mobilità.
Nel caso di Venezia, dove molto spesso il fattore turismo ha drogato l'offerta di trasporto, non si è mai capito quali sono i servizi minimi della città, arrivando al punto che se mancano i turisti mancano i servizi. Non si è mai pensato di dire, in questa Regione, stabiliamo per località come Venezia, dove ad esempio le continuità territoriali sono ormai una necessità. Le continuità territoriali sono i ferry boat che collegano, ad esempio, il Tronchetto al Lido, tanto per fare un esempio. In uno scenario del genere, mettere delle risorse in più al trasporto, visto che siamo la penultima Regione in Italia in contribuzione con fondi propri del trasporto, ci aiuterebbe anche sul tema veneziano a capire una volta per tutte quali sono i servizi minimi, nonostante, Presidente, non è una nostra colpa, ma l'Amministrazione che in questo momento gestisce il Comune di Venezia, credo stia facendo di tutto per creare un po' di caos tra servizi turistici e servizi per residenti, credendo di governare la città, stile parco divertimenti, con un recinto dove si fa pagare un biglietto ad uno che entra, e magari, se paga qualcosa di più gli dai la possibilità anche di fare il bagno in Canale. Secondo me, prima o poi arriveremo anche a quello. Il fatto di avere dei servizi minimi aiuterebbe anche a non mercificare gli standard qualitativi della città.
Presidente, chiudo qui. Ho presentato diversi emendamenti sul trasporto, tentando di trovare più risorse. Ho spiegato una volta per tutte l'importanza di mettere soldi in più sul fattore trasporti per evitare di parcellizzare il dibattito e renderlo, anche se qualcuno ci ascolta, meno lineare.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Metto in votazione l'emendamento n. A0026. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0005, pagina 20, presentato dalle consigliere Baldin e Guarda, che prevede:
All'Allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 è apportata la seguente variazione:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 10 “TRASPORTI E DIRITTO ALLA MOBILITÀ”
PROGRAMMA 05 VIABILITÀ E INFRASTRUTTURE STRADALI
L.R n. 39 30/12/1991 “Interventi a favore della mobilità e della sicurezza stradale”
+ 1.000.000,00
0,00
0,00
Missione 20 Fondi e accantonamenti
Programma 2001 Fondo di riserva
L.R. 39/2001, art. 18
-1.000.000,00
0,00
0,00

0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0005. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0021, pagina 22, presentato dai consiglieri Zanoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zottis, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 10 TRASPORTI E DIRITTO ALLA MOBILITÀ
PROGRAMMA1005 VIABILITÀ E INFRASTRUTTURE STRADALI
Titolo II Spese in conto capitale
L.r. n. 34/2021 art. 16 “Interventi per l'acquisto, l'installazione e l'allacciamento di colonnine elettriche”
+ 2.000.000,00
+2.000.000,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 FONDO DI RISERVA
L.R. 39/2001
- 2.000.000,00
-2.000.000,00


Saldo
0,00
0,00
0,00
Lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0021. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0028 presentato dalla collega Baldin, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 di cui al comma 2 dell'articolo 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta
MISSIONE 12
DIRITTI SOCIALI, POLITICHE SOCIALI, E FAMIGLIA
PROGRAMMA 1203
Interventi per gli anziani
L.R. n. 23/2017 'Promozione e valorizzazione dell'invecchiamento attivo'
+ 1.000.000,00
+ ........,00
+ ........,00
M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P01 FONDO DI RISERVA
L.R. 39/2001, art. 18
- 1.000.000,00
+ ........,00
+ ........,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0028. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0024, pagina 24, presentato dai consiglieri Zanoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zottis, articolo 1, comma 2, allegato 1, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti modifiche:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta

M 13 TUTELA DELLA SALUTE
P07 ULTERIORI SPESE IN MATERIA SANITARIA
Titolo Il Spese in conto capitale
RUBRICA
L.R. n. 60/1993 art. 10, c.1 lettere a), b), c), d), e), f) “Tutela degli animali d'affezione e prevenzione del randagismo”
+ 250.000,00
+ 250.000,00



M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 FONDO DI RISERVA
L.r. n. 39/2001
- 250.000,00
- 250.000,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Per l'anno 2023 le variazioni di cassa sono pari alle variazioni di competenza.
Lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0024. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0020, pagina 25, presentato dai consiglieri Zanoni, Possamai Giacomo, Bigon, Camani, Montanariello, Zottis, articolo 1, allegato 1, modificativo, che prevede:
All'Allegato 1 sono apportate le seguenti variazioni:
MISSIONE
PROGRAMMA
Legge Regionale di spesa
2023
Variazione proposta
2024
Variazione proposta
2025
Variazione proposta

MISSIONE 17 ENERGIA E DIVERSIFICAZIONE
DELLE FONTI ENERGETICHE
PROGRAMMA 1701 FONTI ENERGETICHE

Titolo II Spese in conto capitale

L.r. n. 43/2018 art. 5 “Interventi per la promozione dell'utilizzo dei sistemi di accumulo di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici”
+ 1.000.000,00
+ 1.000.000,00



M20 FONDI E ACCANTONAMENTI
P2001 FONDO DI RISERVA
L.r. n. 39/2001
- 1.000.000,00
- 1.000.000,00
Saldo
0,00
0,00
0,00
Lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0020. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo tre ordini del giorno.
ODG n. A0027

Ordine del giorno presentato dai consiglieri Bozza e Venturini relativo a “LA REGIONE VENETO VALUTI L'OPPORTUNITÀ DI RIDURRE ULTERIORMENTE LA TASSA AUTOMOBILISTICA REGIONALE PER I VEICOLI DI INTERESSE STORICO E COLLEZIONISTICO”. (Progetto di legge n. 155) RITIRATO

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
IL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO
PREMESSO CHE il motorismo storico rappresenta un settore di estremo interesse non solo per la valenza culturale di veicoli che, per design, tecnica e caratteristiche intrinseche rappresentano un emblema tipico della creatività italiana e che come tali sono da valorizzare come beni da preservare per le future generazioni, ma anche per l'importanza che questo segmento riveste per lo sviluppo del Sistema Paese. Ne sono dimostrazione le innumerevoli manifestazioni e mostre dedicate ai veicoli storici che muovono non solo l'interesse dei cittadini ma producono anche un notevolissimo indotto economico con traino per molti settori quali quello turistico, quello alberghiero, quello della ristorazione etc.;
CONSIDERATO CHE ai sensi del comma 1 bis dell'art. 63 della legge 21 novembre 2000, n. 342, gli autoveicoli e motoveicoli di interesse storico e collezionistico con anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni, possono usufruire del pagamento della tassa automobilistica con una riduzione pari al 50 per cento qualora in possesso dei seguenti requisiti: - anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni;- possesso del certificato di rilevanza storica di cui all'articolo 4 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti 17 dicembre 2009;
RILEVATO CHE all'art. 2 del PDL 155 “Legge di stabilità regionale 2023”, recependo così il contenuto di un progetto di legge presentato dal Gruppo Consiliare Forza Italia-Berlusconi-Autonomia per il Veneto, viene proposta la riduzione di un ulteriore 25% del pagamento della tassa automobilistica regionale per gli autoveicoli e i motoveicoli di interesse storico e collezionistico di cui al suindicato articolo 63, comma 1-bis della legge 21 novembre 2000, n. 342;
RITENUTO CHE l'importanza del motorismo storico, particolarmente nella Regione Veneto, rappresenti un valore aggiunto per un settore di forte interesse culturale e sportivo, e che debbano essere proposti ulteriori incentivi affinché veicoli di pregio ultraventennali possano beneficiare di una riduzione maggiorata della tassa automobilistica, così da incentivare i proprietari alla conservazione e alla manutenzione del veicolo interessato;
VALUTATA pertanto l'opportunità di richiedere alla Giunta Regionale di valutare la possibilità di una ulteriore e progressiva riduzione della tassa automobilistica regionale rispetto alla riduzione prevista dall'articolo 2 del PDL 155, che si aggiunge a quella già in essere del 50 per cento, per gli autoveicoli e i motoveicoli di interesse storico e collezionistico di cui al suindicato articolo 63, comma 1-bis della legge 21 novembre 2000, n. 342.
Tutto ciò premesso
Impegna la Giunta regionale
A valutare, compatibilmente con le risorse disponibili, per gli autoveicoli e i motoveicoli di interesse storico e collezionistico con anzianità di immatricolazione compresa tra i venti e i ventinove anni, nel rispetto dei requisiti di cui al citato articolo 63, comma 1-bis della legge 21 novembre 2000, n. 342, l'opportunità di introdurre una ulteriore e progressiva riduzione dell'importo della tassa automobilistica regionale, rispetto a quanto già previsto dall'art. 2 della Legge di stabilità regionale 2023.
Assessore Calzavara, prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente.
Questo ordine del giorno in qualche modo dà continuità a quello che è successo l'anno scorso, dove la sensibilità del Gruppo di Forza Italia ci ha poi permesso, nel corso dell'anno, di comprendere quali potevano essere anche le ricadute di carattere finanziario nell'estendere delle esenzioni dal 50 al 75%. L'ordine del giorno che ci viene sottoposto ci dà un ulteriore input per cercare di capire se c'è spazio ancora.
Nel corso di questi mesi, dove si è arrivati alla costruzione di questo bilancio, si sono create le condizioni di avere una necessità di un maggiore approfondimento su tutto il tema delle esenzioni delle auto storiche, perché il mondo delle auto storiche, oltre i ventinove anni, si sta estendendo ad altre associazioni, ad altri enti che stanno chiedendo di poter usufruire o, comunque, di contribuire alla costruzione di un percorso di reale riconoscimento dei valori delle auto storiche e, quindi, dell'esenzione.
Quindi, inviterei il collega Bozza e la collega Venturini a ritirare questo ordine del giorno, con l'impegno da parte mia di valutare, insieme alla struttura che segue tutto il mondo dei bolli, da qui ai tempi dell'assestamento, se esistono realmente le risorse e di riuscire a comprendere realmente la platea che nel corso di questi mesi rischia ulteriormente di ampliarsi e di avere ricadute fortemente negative all'interno del nostro bilancio, che come sapete ha nel bollo auto forse l'unica vera risorsa regionale.
Quindi, se è possibile, chiedo il ritiro di questo ordine del giorno, con l'impegno mio di valutarlo.
Rinnovo il ringraziamento per la sensibilità che ci ha portato, credo, a fare un bell'emendamento all'interno del collegato della legge di stabilità che credo dia una risposta ai tanti appassionati di motorismo nel Veneto.

PRESIDENTE

Parole dell'Assessore che condivido pienamente.
Prego, collega Bozza.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie.

PRESIDENTE

Lo dicevo non tanto sull'invito al ritiro, ma sull'inquadramento delle auto storiche (vere storiche e meno). Mi permetto, su questo – mi scusi, collega Bozza – e non su quello che è stato detto in finale dell'intervento.
Prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore per lo sforzo che, comunque, è stato fatto in questo provvedimento di recepire la proposta che è nata mesi fa dal nostro Gruppo, con uno studio, tra l'altro, che è stato fatto dai nostri uffici, in collaborazione con gli uffici dell'Assessorato, proprio per arrivare a portare questa riduzione effettiva al 25%.
Quindi, nell'ottica della collaborazione e soprattutto del senso di responsabilità che abbiamo noi tutti oggi nell'impegnare e impiegare al meglio ogni singolo euro del nostro bilancio, capendo che questo sicuramente potrebbe portare anche ulteriori aggravi, nelle tempistiche e nei modi che abbiamo utilizzato nei mesi scorsi, confido che si possa lavorare in questa direzione. Sapendo anche che ci sono ulteriori sensibilità nel mondo del comparto automobilistico, in particolare nel mondo delle auto storiche, sapendo di non essere l'unico in quest'Aula che condivide questo tipo di sensibilità e che si sta lavorando anche in questa direzione, accetto il ritiro dell'ordine del giorno, con il reciproco impegno di continuare in questo percorso.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie infinite.
Andiamo all'ordine del giorno n. A0029 della collega Guarda.
ODG n. A0029

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Guarda relativo a ACQUE VENETE ED EXPORT: VALUTARE LIMITAZIONI ALLA RIDUZIONE DEI CANONI”. (Progetto di legge n. 155) RESPINTO

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Visto
- l'art. 15 della legge regionale 10 ottobre 1989, n. 40 , i cui commi 4 e 6, lett. a) e b) stabiliscono specifiche riduzioni al canone annuo di consumo in presenza di precise fattispecie, e, più precisamente: riduzione del 5 per cento qualora il volume annuo di acqua imbottigliata e suoi prodotti derivati superi l'80 per cento del volume annuo di acqua minerale prelevata; riduzione del 75 per cento per i volumi d'acqua e suoi prodotti derivati, imbottigliati in contenitori riutilizzati e riduzione del 50 per cento per i volumi d'acqua e suoi prodotti derivati, imbottigliati in contenitori di materiale che viene riciclato per almeno il 75 per cento;
Specificato che:
- la disciplina di che precede è stata oggetto di interventi a carattere transitorio disposti con l'art. 3 legge regionale 14 dicembre 2018, n. 44 a valere dapprima, per gli esercizi 2019 e 2020, ed infine con l'art. dell'art. 3 della legge regionale 29 dicembre 2020, n. 40 , che ne ha da ultimo stabilito la messa a regime.
Constatato che:
- Ad oggi, il settore dell'imbottigliamento è in continua crescita: secondo i dati del settore nazionale, dopo piccole flessioni del 2009 e 2010 durante la crisi finanziaria e nel 2020 a causa della pandemia, nelle annualità 2021 e 2022 sono stati registrati crescita e, soprattutto, l'aumento dell'export, quanto a significare l'ottimo stato di salute del mercato di riferimento;
Considerato che:
- le riduzioni di cui alla disciplina legislativa regionale richiamata si applicano indistintamente anche al settore delle esportazioni;
- l'esistenza di un regime concessorio, cui corrisponde il versamento di un canone, ci ricorda che siamo in presenza di un regime di utilizzo di un bene pubblico per finalità squisitamente economiche;
Valutato che:
- in un periodo di crisi climatica e siccità dei territori, pare tuttavia non appropriato che allo sfruttamento della risorsa acqua prelevata, di sorgente o da falda acquifera, in territorio veneto siano applicate le riduzioni previste dall' art. 15, commi 4 e 6, lett. a) e b) per i casi in cui l'imbottigliamento e la produzione avvengano per l'esportazione: infatti, ad oggi, anche a canoni pieni, il prodotto all'estero resterebbe ugualmente competitivo.
- se il prodotto è destinato all'estero appare al contrario corretto che il territorio privato della risorsa acqua consegua almeno un beneficio, perché qui e non già all'estero si generano le esternalità negative derivanti dallo sfruttamento della risorsa e qui devono, in tali casi, ricadere, in massima parte, le esternalità positive, e quanto sia al fine di tutelare il bene comune acqua situato in territorio veneto sia in un'ottica di compensazione economica in virtù dell'onere sopportato dal territorio regionale.
Ritenuto:
- in ragione di quanto precede, di dover verificare la fattibilità di un regime che consenta la non applicabilità delle riduzioni di cui ai commi 4 e 6, lett. a) e b) dell'art. 15 della legge regionale 10 ottobre 1989 ai casi in cui il prelievo di volumi annui di acqua imbottigliata e suoi prodotti derivati avvenga esclusivamente per l'esportazione UE ed extra UE.
Tutto quanto sopra premesso
impegna la Giunta regionale
A valutare, stante quanto precede, la possibilità di introdurre limiti all'applicazione delle riduzioni di cui ai commi 4 e 6, lett. a) e b) dell'art. 15 della legge regionale 10 ottobre 1989 per i casi in cui il prelievo di volumi annui di acqua imbottigliata e suoi prodotti derivati avvenga esclusivamente per l'esportazione UE ed extra UE.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

L'articolo 15 della legge n. 40 stabilisce specifiche riduzioni al canone annuo di consumo in presenza di precise fattispecie. Più precisamente, si riduce del 5% qualora il valore annuo di acqua imbottigliata e i suoi prodotti derivati superi l'80% del volume annuo di acqua minerale prelevata, riduzione del 75% per i volumi d'acqua e suoi prodotti derivati imbottigliati in contenitori riutilizzati e riduzione del 50% per i volumi di acqua e suoi derivati imbottigliati in contenitori di materiale che viene riciclato per almeno il 75%.
La disciplina che precede è stata oggetto di alcuni interventi di carattere transitorio. Ad oggi, il settore è in continua crescita. In questo contesto, le riduzioni di cui alla disciplina legislativa richiamata si applicano indistintamente anche al settore delle esportazioni.
L'esistenza di un regime concessorio, cui corrisponde il versamento di un canone ci ricorda che siamo in presenza di un regime di utilizzo di un bene pubblico con finalità squisitamente economiche. Valutato che in un periodo di crisi climatica e siccità dei territori appare, tuttavia, inappropriato che lo sfruttamento della risorsa acqua prelevata da sorgente o da falda in un territorio come quello nostro, in questo particolare contesto anche di siccità, per l'imbottigliamento e la produzione avvenga per l'esportazione. Infatti ad oggi anche a canoni pieni il prodotto all'estero resterebbe comunque competitivo. Se il prodotto è destinato all'estero appare, al contrario, corretto che il territorio privato di una risorsa, come quella dell'acqua, consegua almeno un beneficio. Qui e non già all'estero si generano delle esternalità negative derivanti dallo sfruttamento della risorsa e qui devono, in alcuni casi, ricadere le esternalità positive, e quanto sia al fine di tutelare il bene comune acqua situato in territorio veneto sia in un'ottica di compensazione economica, in virtù dell'onere sopportato dal territorio regionale.
Alla luce di tutto questo, ho proposto, con questo ordine del giorno, di valutare, stante quanto precede, la possibilità di introdurre limiti all'applicazione della riduzione di cui ai commi 4 e 6, lettera a) e b) dell'articolo 15, quelli che vi ho detto all'inizio, per i casi in cui il prelievo di volumi annui di acqua imbottigliata e i suoi prodotti derivati avvenga esclusivamente per esportazioni UE ed extra UE.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l' ODG n. A0029.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Passiamo all'ODG n. A0031, presentato durante la discussione generale, quindi non c'è la possibilità di discussione.
ODG n. A0031

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a “LA REGIONE VALUTI LA POSSIBILITÀ DI RIMODULARE LE ALIQUOTE IRAP PER FAVORIRE L'INSEDIAMENTO DI IMPRESE IN AREE SVANTAGGIATE E/O L'ASSUNZIONE DI GIOVANI” in occasione dell'esame del disegno di legge relativo a “Legge di stabilità regionale 2023”. (Progetto di legge n. 155) APPROVATO (Deliberazione n. 173/2022)

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'Imposta Regionale sulle Attività Produttive (IRAP) è stata istituita, a decorrere dal periodo d'imposta 1998, dal decreto legislativo 15 dicembre 1997, n. 446, in attuazione dell'articolo 3, commi 143, 144 e 147, della legge 23 dicembre 1996, n. 662;
- i presupposti applicativi dell'IRAP sono definiti dall'articolo 2, comma 1 del D. Lgs. 15 dicembre 1997, n. 446 nel quale si afferma che “Presupposto dell'imposta è l'esercizio abituale di un'attività autonomamente organizzata diretta alla produzione o allo scambio di beni ovvero alla prestazione di servizi. L'attività esercitata dalle società e dagli enti, compresi gli organi e le amministrazioni dello Stato, costituisce in ogni caso presupposto per l'imposta”;
CONSIDERATO CHE:
- in forza del comma 3 dell'art. 16 del d.lgs. n. 446/1997 le Regioni hanno un margine di manovra nel variare le aliquote IRAP “per settori di attività e per categorie di soggetti passivi”;
- come già avvenuto per le IPAB, tale possibilità si presenta come un'opportunità per favorire determinate attività, alcune categorie sociali o particolari zone del nostro territorio.
impegna la Giunta regionale
a valutare possibili iniziative di differenziazione delle aliquote IRAP per facilitare, ad esempio, l'insediamento di imprese nelle cosiddette Aree Interne, in Comuni che presentano indicatori demografici negativi, in aree industriali dismesse o a favore di imprese che assumono giovani, in particolare con l'obiettivo di attrarre “talenti” dall'estero.
Metto in votazione l' ODG n. A0031.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo alla votazione finale del PDL n. 155.
Dichiarazioni di voto? Collega Camani, prego.
Colleghi, lasciamo parlare la correlatrice. Grazie.
Prego, collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Molto brevemente, perché so che i colleghi sono stanchi, preferiscono andare a casa, quindi non hanno tanta voglia di ascoltare le nostre dichiarazioni di voto. Ma, sa, noi siamo qui per rappresentare un pezzo perlomeno della società veneta, quindi confido nella buona disponibilità e pazienza dei colleghi che vedremo anche domani, dopodomani, quindi avremo tutto il tempo di continuare questo proficuo confronto ancora per diversi giorni.
Per quanto riguarda questo primo provvedimento della sessione di bilancio, la legge di stabilità, anche alla luce della discussione che ha animato il confronto di quest'Aula durante tutta questa giornata, esprimo ovviamente, a nome del Partito Democratico, il nostro voto contrario al provvedimento, pur apprezzando alcuni interventi che sono contenuti in questo progetto di legge, primo fra tutti l'intervento di natura fiscale a favore delle IPAB.
Ciò che ci preme sottolineare con questo voto contrario è, ovviamente, la nostra non condivisione delle decisioni che quest'Aula ha deciso di assumere in merito all'addizionale IRAP e anche, devo dire, per le modalità con cui questa decisione si è sviluppata ed è maturata, perché rimaniamo convinti che sia stata una decisione che anche questo Consiglio subisce, perché assunta in realtà lontano da qui, con meccanismi poco trasparenti in riferimento alla dialettica politica e democratica che dovrebbe stare dentro questo Consiglio regionale, e per la volontà evidente, marcata anche oggi, del Presidente Zaia di sottrarsi al confronto con questo Consiglio regionale su un tema così rilevante che non riguarda il consenso, la credibilità, la forza di un leader, ma riguarda la capacità di un territorio di corrispondere alle esigenze dei propri cittadini.
Voteremo contro perché, oltre ad aver rigettato le nostre proposte di addizionale IRPEF, notiamo anche la mancanza di una proposta alternativa di recepimento delle risorse, che possa essere realmente capace di sciogliere i nodi che ci aspetteranno nei prossimi mesi e che ci costringeranno a scelte sì dolorose, magari non per il consenso del Presidente, ma certamente per i cittadini del Veneto.
Vorrei, però, che fossero chiare due cose. Dopo questo voto la spiegazione “non ci sono i soldi per fare qualcosa” è una giustificazione che riterremo inaccettabile, perché i soldi ci sarebbero e si è scelto di non andarceli a prendere. Dopo questo voto, io credo che anche la nostra capacità di incidere nelle scelte che avverranno in altri luoghi sarà ridotta, perché quando andremo a Roma a chiedere più soldi per il comparto sanità, perché non ce la faremo con le risorse che abbiamo, quando andremo a Roma per chiedere più soldi per il trasporto pubblico locale, quando andremo a Roma a chiedere più soldi per il Fondo della non autosufficienza, quando andremo a Roma, insieme al presidente Conte e alle organizzazioni rappresentative dei Comuni, a dire che gli Enti locali non ce la fanno, a Roma ci chiederanno se noi la nostra parte l'abbiamo fatta oppure no. E siccome noi la nostra parte di sacrificio non l'abbiamo fatta, ho come l'impressione che anche la nostra capacità di contrattazione e di richiesta di supporto e sostegno ad altri livelli sia ridimensionata.
Per tutte queste ragioni, dunque, voteremo in maniera contraria a questo provvedimento.

PRESIDENTE

Grazie. Non vedo altri interventi.
Metto in votazione il PDL n. 155 nel suo complesso, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Chiudiamo qui la seduta. Grazie per i lavori di oggi. Colleghi, è stata una seduta proficua e interessante.
Ricordo che domani mattina il Consiglio inizia alle ore 10, come questa mattina.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Chiedo scusa, Presidente. Purtroppo per un errore non so se mio, la votazione è risultata favorevole, ma vorrei lasciare agli atti che era contraria.

PRESIDENTE

Scusate, dovevo dirlo anche prima al collega Montanariello: rimane a verbale che la vostra intenzione era quella, però purtroppo il voto rimane. Rimane a verbale che l'intenzione era un'altra, però non posso cambiare l'ordine di votazione. È accaduto prima al collega Montanariello, ma non avevo detto che rimane quello che ha votato.
La Seduta termina alle ore 23.30
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli