ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 13/06/2023 n. 99

Resoconto n. 99 - 11^ legislatura
Resoconto 99 a Seduta pubblica
Martedì, 13 giugno 2023
SOMMARIO
Il Presidente Ciambetti, alle ore 10.38, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 11.00.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 11.09

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 99a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 8485 dell'8 giugno 2023.
PUNTO
1



APPROVAZIONE DEI VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della 98a Seduta pubblica di martedì 6 giugno 2023.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Ha comunicato congedo
Silvia RIZZOTTO
Il congedo è concesso.
Risulta assente il consigliere Lucas Pavanetto.
La consigliera Laura Cestari segue i lavori a distanza.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTI
4 e 5



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

E

INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Iniziamo con le interrogazioni e interpellanze.
L'assessore Lanzarin, anche se presente, farà leggere le risposte a qualcun altro.
Iniziamo con la IRI n. 319 della collega Baldin.

Interrogazione a risposta immediata n. 319 del 20 dicembre 2022 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "CAPANNONI PIENI DI RIFIUTI, NUMEROSI CASI IN VENETO, LA SITUAZIONE DI FOSSALTA DI PIAVE VA SBLOCCATA AL PIÙ PRESTO"

Prego, consigliera Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione del 20 dicembre 2022. A seguito di notizie di stampa, si è rinvenuto un capannone, tra gli altri che conosciamo presenti nella nostra regione, pieno di rifiuti stoccati illegalmente. Si tratta di un capannone già sequestrato nel 2018 da parte dei Carabinieri del NOE, nell'ambito dell'indagine "Velenum" condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. Questo risulta ancora oggi pieno di rifiuti, proprio in conseguenza dell'inerzia degli autori del reato in questione.
C'è una circostanza per cui si potrebbero in futuro ripetere in altre località situazioni analoghe, ossia le difficoltà anche degli Enti locali a farsi carico degli interventi di bonifica nel caso di inerzia di chi ha realizzato queste discariche abusive.
Appare evidente la necessità di un intervento coordinato da parte di Enti locali, Regioni e Governo, per determinare procedure in grado di risolvere velocemente, anche sotto il piano finanziario, circostanze analoghe, evitando situazioni come quella di Fossalta di Piave (ma, ripeto, ci sono anche altri casi di questo genere). Quindi, è assolutamente un'emergenza quella di provvedere al ripristino dei luoghi.
Chiedo, quindi, anche alla Giunta regionale cosa intenda fare per quanto di competenza.
Grazie.

PRESIDENTE

Assessore Bottacin, prego, per la risposta.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

La vicenda tratteggiata nell'interrogazione in esame è nota ai competenti uffici regionali, che hanno prontamente riscontrato alle due missive del Comune di Fossalta di Piave di fine novembre 2022 con propria nota, datata metà dicembre 2022.
Nel caso di specie, si è preso atto che, a seguito delle ordinanze sindacali di sgombero e smaltimento dei rifiuti abusivamente depositati all'interno dell'edificio industriale oggetto dell'interrogazione (ordinanza n. 21 del 24/06/2021 e n. 35 del 15/09/2021), i soggetti individuati quali responsabili dell'abbandono di rifiuti non hanno provveduto all'attività di rimozione e smaltimento degli stessi.
Altro profilo considerato nella nota inviata dagli uffici regionali riguarda, invece, l'impossibilità, evidenziata dalla citata Amministrazione comunale, di far fronte all'ingente spesa necessaria ‒ circa 2 milioni di euro ‒ per dare attuazione all'intervento di rimozione e smaltimento in parola, in assenza di uno specifico sostegno finanziario da parte degli Enti sovraordinati.
A tale proposito, pur riconoscendo la notevole criticità ambientale che caratterizza il sito ricadente nel territorio del Bacino Scolante della laguna di Venezia, nella citata nota regionale si è sottolineato che i fondi recati dalla legge speciale per Venezia sono volti alla risoluzione di problematiche ambientali connesse con l'inquinamento della laguna medesima, per l'attuazione di interventi nel settore della fognatura e depurazione, della riqualificazione del reticolo idrografico scolante in laguna, nonché nel settore della bonifica dei siti contaminati, secondo quanto disposto dal Titolo V della Parte IV del decreto legislativo n. 152/2006, in esito al rilevamento di una contaminazione delle matrici ambientali suolo, sottosuolo e acque sotterranee.
Ne consegue che, per consentire l'individuazione di eventuali risorse a valere sui fondi della legge speciale per Venezia, per la realizzazione degli interventi, ai sensi della sopra richiamata normativa in materia di bonifiche di siti contaminati, è necessario che il Comune di Fossalta di Piave comunichi eventuali dati ambientali a propria disposizione che accertino la presenza di superamento delle concentrazioni soglia di contaminazione delle matrici ambientali derivanti dallo stoccaggio dei rifiuti in sito.
Per quanto ad oggi noto agli uffici regionali competenti, la criticità ambientale segnalata risulta ricadere, invece, nella fattispecie di cui all'articolo 192, Titolo I, Parte IV, del citato decreto legislativo n. 152/2006, identificandosi quanto in argomento come abbandono rifiuti stoccati abusivamente all'interno di un capannone industriale, quindi con tangibile impossibilità di un intervento finanziario regionale. Tuttavia, la disponibilità della Regione del Veneto nel ricercare adeguate risorse da destinare alla soluzione della questione in parola, anche sollecitando l'intervento di altri attori istituzionali, è pacifica.
A tale riguardo si evidenzia di aver suggerito alla Prefettura di Venezia, a sua volta interessata e intervenuta sul caso in questione, di rappresentare ai competenti uffici del Governo la necessità di istituire specifiche linee di finanziamento nell'ambito del PNRR da destinare alla risoluzione delle problematiche derivanti da situazioni di stoccaggio illecito e abbandono rifiuti, posto che la Regione del Veneto non ha possibilità di intervenire in alcun modo sui fondi del PNRR.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Per la replica, collega Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Ringrazio l'Assessore. Mi riservo di leggere attentamente questa risposta.
Viene dato atto dell'impossibilità, da parte della Regione, di intervenire, e questa è una risposta che va valutata, perché è indice di una non considerazione di un intervento che, invece, si dovrebbe rendere necessario. Però, appunto, mi riservo di presentare ulteriori atti e fare le dovute considerazioni.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Passiamo alla IRI n. 40 della collega Ostanel. Mi permetto di dire che questa risposta sarà collegata alla IRS n. 29 della collega Zottis.

Interrogazione a risposta immediata n. 40 del 28 dicembre 2020 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "ULSS 4, SALVARE L'HOSPICE DI PORTOGRUARO (VE)"

E

Interrogazione a risposta scritta n. 29 del 20 gennaio 2021 presentata dai consiglieri Zottis e Montanariello relativa a "QUALE FUTURO PER IL SERVIZIO HOSPICE DI PORTOGRUARO E DI TUTTA L'AREA DEL VENETO ORIENTALE?"

Presenta la collega Ostanel, poi presenta la collega Zottis, quindi la risposta sarà la stessa.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Prima di tutto faccio notare che questa è un'interrogazione che era stata depositata il 22 dicembre 2020 e la risposta arriva nel 2023. Diciamo che non è esattamente un'interrogazione urgente, a questo punto, visto che sono passati un po' di anni.
In ogni caso, la illustro perché la domanda era chiara e vediamo che cosa è successo dopo tre anni. La domanda cercava di capire, rispetto ad un problema nell'Hospice di Portogruaro, se la Regione intendesse intervenire, all'epoca, sull'ULSS 4, perché il territorio del portogruarese non fosse privato della presenza di una struttura necessaria, facilmente raggiungibile, per garantire l'assistenza dei ricoverati da parte dei familiari.
Facendo un po' di cronistoria, facevo vedere in questa interrogazione come nella delibera n. 1255 del 2020 il Direttore generale dell'ULSS 4 avesse fatto un'indagine di mercato per individuare un'area di possibile collocazione per un hospice unico aziendale, dopo che con un'altra deliberazione l'azienda aveva provveduto all'affidamento dell'incarico per un progetto di fattibilità per la realizzazione di un'unica struttura.
Successivamente, nel 2020, il 6 agosto, si affermava che l'ULSS 4 del Veneto Orientale doveva individuare una struttura con 12 posti letto di hospice a gestione diretta, che avrebbero potuto soddisfare il fabbisogno del territorio di riferimento, andando a sostituire l'offerta degli 8 posti letto dell'hospice all'epoca esistente.
L'assessore Lanzarin nel 2020 sosteneva che, di fronte alle proteste del territorio per la chiusura della struttura di Portogruaro, non c'era nessuna ipotesi di chiusura. Quindi, all'epoca, chiedevo di sapere se fosse vero che in questo caso il territorio di Portogruaro potesse avere davvero una struttura accessibile facilmente dai familiari e che rimanesse sostanzialmente con i posti letto che ho prima elencato. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega Ostanel.
La collega Zottis presenta la IRS n. 29.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie. La mia interrogazione è del 20 gennaio 2021, quindi un anno dopo. Credo una parte di queste risposte di conoscerle, nel senso che le abbiamo apprese tramite atti dell'ULSS stessa o tramite la stampa.
Comunque nell'interrogazione chiedevo sulla base di quali criteri sono stati ridotti i posti letto di hospice dell'area del Veneto Orientale, se sia stata valutata la possibilità di collocare la prevista struttura in immobili pubblici dismessi o nelle residenze per anziani del territorio, se siano stati consultati i Sindaci dei Comuni interessati prima di avviare un'indagine di mercato per l'individuazione dell'area interessata, se il Comune di Portogruaro sia stato interpellato e se lo stesso abbia individuato delle aree disponibili.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei. Risponde la vicepresidente De Berti. Prego.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
La collega è senza voce, quindi le do una mano. Non ho preso la delega alla Sanità!
Con deliberazione della Giunta Regionale n. 614 del 14 maggio 2019 sono state approvate le schede di dotazione ospedaliera e di cure intermedie delle aziende ULSS, prevedendo per l'ULSS 4 Veneto Orientale n. 9 posti letto di hospice presso il Centro servizi Monumento ai Caduti di San Donà di Piave, n. 8 posti letto di hospice presso l'IPAB residenza per anziani "Francescon" di Portogruaro.
Successivamente all'approvazione dell'intesa Stato-Regioni sui requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi dell'ospedale di comunità e nel rispetto delle disposizioni contenute nell'allegato 1 del decreto ministeriale 22 febbraio 2007, n. 43 sugli standard relativi all'assistenza ai malati terminali in un trattamento palliativo, la programmazione regionale è stata aggiornata con delibera della Giunta regionale n. 1107 del 6 agosto 2020.
Per quanto riguarda l'azienda ULSS 4 Veneto Orientale, la citata delibera n. 1107 del 2020 ha previsto la realizzazione di un unico hospice da 12 posti letto a gestione diretta e di un ospedale di comunità da n. 20 posti letto presso l'IPAB residenza per anziani "Francescon" di Portogruaro.
La necessità di trasformare i posti letto di hospice presenti nella struttura di Portogruaro in posti letto di ricovero intermedio è stata condivisa dall'azienda ULSS 4 Veneto Orientale con la Conferenza dei Sindaci del Veneto Orientale nelle sedute del 6 ottobre 2021 e del 2 dicembre 2021.
Al termine delle sedute, secondo quanto riportato dal Direttore generale dell'azienda ULSS 4 Veneto Orientale, nella relazione trasmessa alle strutture regionali ed acquisita agli atti, è stato concordato di mantenere il numero 9 posti letto di hospice presso il Centro servizi Monumento ai Caduti di San Donà di Piave e di individuare un'area del territorio sandonatese dove realizzare il nuovo hospice a gestione diretta dell'Azienda sanitaria.
Inoltre, al fine di garantire l'accoglienza dei pazienti che necessitano di cure palliative nel territorio portogruarese, è stata prevista la realizzazione di un nuovo hospice da n. 8 posti letto presso l'ex ospedale di Portogruaro, per il quale risultano in corso le procedure di autorizzazione da parte del Comune ed è stato rilasciato il parere positivo di compatibilità con la programmazione sanitaria regionale, ai sensi della legge regionale n. 22 del 2002 nel mese di aprile del corrente anno. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
In serie, le colleghe Ostanel e poi Zottis per la replica.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Prima di tutto ripeto quello che ho detto prima: credo sia abbastanza assurdo che a un'interrogazione che viene presentata da consiglieri tre anni fa, due anni e mezzo fa, venga risposto oggi.
Per quanto riguarda la risposta che mi viene data, io non sono soddisfatta non solo per il fatto che, se un'interrogazione viene posta in un momento, è perché in quel momento in un territorio c'è una questione, quindi si prova, per quanto possibile, ad essere rappresentanti anche di quel territorio e a portare delle risposte; è ovvio che oggi portare la risposta dopo due anni e mezzo è essenzialmente diverso, altrimenti (forse è questo l'obiettivo) smettiamo di fare le interrogazioni, chiamiamo direttamente gli assessori competenti e non rendiamo pubbliche le nostre questioni. Ecco, io credo che questo non vada a beneficio di nessuno, soprattutto quando esistono una maggioranza ed una minoranza.
Per quanto riguarda la risposta nel suo contenuto, a me sembra che quello che è stato risposto oggi dia la certezza del fatto che la situazione non è la stessa rispetto a quella precedente. Se infatti abbiamo un territorio come quello del portogruarese, che ha oggi una struttura che non è al pari, rispetto ai servizi, di quella di prima – cercherò di rileggere anche il dato, ma mi sembra esattamente così, proprio perché prima citavo quanti posti letto aveva la struttura di Portogruaro –, allora forse la risposta è che anche questa volta in quel territorio noi non abbiamo lasciato i servizi che quella protesta chiedeva.
Quindi, rispetto a quello che era stato comunicato l'8 agosto del 2020, ossia che l'hospice era stato temporaneamente chiuso, oggi in realtà noi vediamo che quell'hospice non solo è stato temporaneamente chiuso, privando gli abitanti di un servizio, ma che oggi la soluzione che viene proposta non è quella che chiedevano le persone che protestavano.

PRESIDENTE

Collega Zottis, prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie.
Come ho anticipato, la risposta la conoscevo già, perché bastava andare a leggere gli atti dell'ULSS e gli articoli di stampa, cosa non positiva per due ragioni: uno, perché ci si aspetta di conoscere queste informazioni dentro l'Aula preposta, visto che la domanda era stata fatta qui, prima che ne vengano a conoscenza i cittadini stessi; due, perché questo dovrebbe servire per un'interlocuzione, per una condivisione di quello che è un percorso; tre, per quello che ha detto anche la collega Ostanel, ossia che alla fine, almeno momentaneamente, quel territorio non ha quel tipo di servizio, per il quale non solo c'era stata una proposta, ma era stato dato mandato a il fu Consiglio comunale, perché adesso purtroppo quel Consiglio comunale è decaduto e quindi non c'è più quel Sindaco, che però aveva avuto quel mandato, non un altro.
Grazie.

PRESIDENTE

Passiamo alla IRI n. 337 della collega Baldin, che va abbinata nella risposta alla IRS n. 284 della collega Zottis.

Interrogazione a risposta immediata n. 337 del 18 gennaio 2023 presentata dalla consigliera Baldin relativa a "PROGETTO ENIREWIND DI PORTO MARGHERA PER BRUCIARE 190.000 TONNELATE DI FANGHI DI DEPURAZIONE OGNI ANNO, LA REGIONE INTENDE AUTORIZZARE DE PLANO UN PROGETTO COSÌ IMPATTANTE?"

e

Interrogazione a risposta scritta n. 284 del 19 gennaio 2023 presentata dai consiglieri Zottis, Montanariello e Zanoni relativa a "ENI REWIND ANNUNCIA UN IMPIANTO DI TRATTAMENTO FANGHI INDUSTRIALI A PORTO MARGHERA. È DAVVERO QUESTA LA RIVOLUZIONARIA GREEN ECONOMY CHE CI ERA STATA ANNUNCIATA? LA GIUNTA REGIONALE, CHIAMATA AD APPROVARNE IL PROGETTO, CHE APPROFONDIMENTI STA COMPIENDO?"

Partiamo con la IRI n. 337.
Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione depositata il 18 gennaio 2023 a seguito di un progetto che è stato pubblicato sul sito di ENIREWIND per la depurazione di 190.000 tonnellate all'anno di fanghi prodotti dagli impianti di depurazione delle acque di scarico del Consorzio Viveracqua, quindi scarichi di natura civile.
Si rileva – sono già tante le associazioni e i comitati che sono sul piede di guerra per questo progetto – che la prospettiva è quella di realizzare questa opera in un territorio già particolarmente degradato dal punto di vista ambientale, con varie strutture antropiche, in un'area in cui vi è già un progetto di ampliamento dell'inceneritore di Fusina. Peraltro, una richiesta che proviene dalla società civile è anche quella di fare attenzione a questo tipo di impianti, che vanno a gravare su un territorio come quello della laguna di Venezia, territorio di pregio a livello planetario, fortemente compromesso ‒ come dicevamo ‒ dall'attività dell'uomo e dall'inquinamento in generale.
Mi risulta che sia già stata fatta la presentazione al pubblico del progetto il giorno 3 aprile, con varie interlocuzioni da parte dei cittadini, rivolte ai manager del progetto. Ieri, in Commissione consiliare, a Venezia, è stato presentato lo stesso progetto.
È da rilevare che per i prossimi sei mesi ci sarà il tempo necessario per la risposta alle osservazioni presentate, che sono tantissime (mi pare 240, perlomeno dall'articolo che è uscito stamane in rassegna stampa), ma l'obiettivo rimane quello di aprire entro il 2026.
Consci di questo, ci si chiede cosa intenda fare la Giunta regionale, per quanto di competenza, in relazione ai fatti esposti.

PRESIDENTE

Grazie.
Prego, collega Zottis, per la IRS n. 284.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La situazione è quella già illustrata dalla collega Baldin. Ciò che richiedevamo era a che punto fosse l'iter di approvazione del progetto, ma lo apprendiamo oggi, 13 giugno 2023, dal Gazzettino; se in tale iter si stiano tenendo debitamente in considerazione tutte le voci del territorio e quali forme di partecipazione dei portatori di interesse siano previste, sebbene, in parte, anche le forme di partecipazione le conosciamo già. Quindi, sarebbe interessante capire quali e come verranno prese in considerazione le diverse osservazioni, come anche detto dalla collega Baldin; di quali altri pareri, studi e approfondimenti relativi all'impatto ambientale dell'impianto in oggetto si stia tenendo conto in questa fase dell'iter di approvazione del progetto suddetto; se tra questi altri studi siano emerse criticità e di che genere. Quest'ultima domanda, chiaramente, può far riferimento sempre alle osservazioni presentate, cioè sulla base di quali criteri, poi, verranno prese in considerazione le diverse osservazioni che sono state depositate, con una grossa preoccupazione per quanto riguarda l'aspetto di impatto ambientale, vista anche la presenza di notevoli quantità di fanghi.
Grazie.

PRESIDENTE

Assessore Bottacin, per la risposta, prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

In data 10.11.2022 la società ENI Rewind Spa, in qualità di soggetto proponente, ha presentato agli uffici regionali, ai sensi dell'articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152/2006 e della legge regionale n. 4/2016 , istanza per l'attivazione del procedimento per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico regionale ai fini della realizzazione di un impianto di valorizzazione fanghi da depurazione civile, da realizzarsi presso il sito di Porto Marghera.
L'istanza, finalizzata all'ottenimento del provvedimento di VIA e degli ulteriori titoli abilitativi necessari alla realizzazione ed esercizio dell'intervento, è stata acquisita agli atti del protocollo regionale con n. 521419 del 10.11.2022 e successivamente rettificata e perfezionata dal proponente con note acquisite al protocollo con n. 545576 del 25.11.2022 e n. 548501 del 28.11.2022. Gli uffici regionali competenti hanno provveduto, quindi, ad avviare la fase di verifica documentale prevista dal comma 2 del citato articolo 27-bis, inviando, in data 05.11.2022 e in data 07.12.2022, apposite comunicazioni al fine di richiedere a tutte le Amministrazioni e agli Enti potenzialmente interessati e, comunque, competenti ad esprimersi sulla realizzazione e sull'esercizio del progetto di verificare, per i profili di rispettiva competenza, la completezza della documentazione trasmessa dal proponente in allegato all'istanza di PAUR.
Sulla base di quanto rilevato dai soggetti coinvolti, nonché dagli uffici regionali competenti, gli uffici medesimi hanno quindi provveduto, in data 09.01.2023, con protocollo n. 11465, a richiedere integrazioni documentali ai proponenti, ai sensi del comma 3 dell'articolo 27-bis del decreto legislativo n. 152/2006. In data 08.02.2023, con protocollo n. 73932, sono state acquisite le integrazioni trasmesse dal proponente in riscontro alla richiesta di cui sopra.
Conclusa la fase di verifica di completezza documentale, con nota protocollo n. 146444 del 16.03.2023, gli uffici regionali hanno provveduto alla comunicazione di avvio del procedimento e alla contestuale pubblicazione della documentazione pervenuta, nonché dell'avviso al pubblico di cui all'articolo 27-bis, comma 4, sul sito internet regionale dedicato.
Ciò premesso, si evidenzia che la valutazione in ordine agli impatti ambientali del progetto presentato sarà effettuata nell'ambito dell'istruttoria di competenza del Comitato tecnico regionale VIA, organo tecnico istruttorio indipendente deputato all'espressione del parere regionale in ordine alla compatibilità ambientale dei progetti sottoposti a VIA.
Nell'ambito di tale istruttoria, ai fini della valutazione dell'eventuale compatibilità dell'opera proposta, saranno valutati gli impatti connessi alla realizzazione ed esercizio dell'impianto rispetto alle matrici ambientali potenzialmente coinvolte, anche in relazione al contesto localizzativo di riferimento e agli impatti cumulativi connessi alla presenza di altre infrastrutture, quali ad esempio l'impianto di termovalorizzazione di Fusina, citato nell'interrogazione.
Nel prosieguo dell'iter procedurale troveranno, inoltre, applicazione le disposizioni finalizzate a garantire l'informazione e la partecipazione del pubblico stabilite a livello statale dal decreto legislativo n. 152/2006 e a livello regionale dalla legge regionale n. 4/2016 , le quali prevedono, tra l'altro, la possibilità da parte del pubblico interessato di presentare osservazioni sulla documentazione, che sarà resa disponibile sul sito internet regionale, nonché l'organizzazione da parte del proponente di una presentazione al pubblico del progetto e dello studio di impatto ambientale.
Le osservazioni presentate, le relative eventuali controdeduzioni del proponente, così come i pareri degli enti coinvolti nel procedimento, potranno essere opportunamente considerati e valutati dal Comitato tecnico VIA, organo indipendente, nelle proprie verifiche istruttorie ai fini dell'espressione del parere di competenza.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Assessore.
Rilevo che non c'è nulla di nuovo in questa risposta rispetto a quanto già si sa. Aspettiamo le risultanze dell'istruttoria da parte del Comitato VIA.
Una cosa che voglio sottolineare è che siamo ancora in attesa da anni dei famosi bio-monitoraggi sulla salute della popolazione residente in quell'area, a seguito di numerosi progetti di ampliamento, in generale, per capire qual è lo stato attuale della salute pubblica. Questo potrebbe anche mettere in una certa tranquillità, se fosse confermata l'assenza di inquinanti per la popolazione. Altrimenti, sarebbe da prendere in esame un progetto di totale dismissione di sostanze inquinanti o di impianti che vadano ad aumentare ancora il rischio per la popolazione residente.
Inoltre, c'è da considerare l'aspetto relativo ai PFAS, che il progettista e i manager del progetto non negano possano derivare da questo inceneritore di fanghi, in sostanza. Quindi, sono numerose le fonti di preoccupazione. Vedo che la Regione, come spesso accade, dà una risposta completamente burocratica, senza aggiungere nulla di nuovo a quello che già si sa e senza prendere in considerazione nemmeno l'elemento dei biomonitoraggi, che servirebbe in qualche modo a dare una risposta concreta a migliaia di cittadini che li stanno aspettando da anni.

PRESIDENTE

Prego, collega Zottis.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Pur ringraziando l'Assessore, anch'io non posso ritenermi soddisfatta, nel senso che la risposta chiaramente ci dice a che punto è l'iter, però, per quanto riguarda tutte le preoccupazioni relative all'aspetto ambientale e all'aspetto sanitario, non vediamo ulteriori azioni e ulteriori scelte.
Terremo monitorate le risposte alle osservazioni, cosa verrà considerato, cosa non verrà considerato e come si intende procedere rispetto all'avvio dell'impianto stesso.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passerei alla IRS n.81 della collega Bigon.

Interrogazione a risposta scritta n. 81 dell'8 aprile 2021 presentata dai consiglieri Bigon e Zanoni relativa a "LA GIUNTA REGIONALE INTENDE SOSPENDERE LA DGR 305/2021 SULLA FORMAZIONE COMPLEMENTARE DEGLI OSS PER CONSULTARE LE PARTI INTERESSATE?"

Prego, collega Bigon.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Premesso che gli infermieri e gli operatori sociosanitari sono figure fondamentali per il sistema sanitario e socioassistenziale.
Rilevato inoltre che con la delibera n. 305 del 2021, pubblicata sul BUR il 2 aprile 2021, la Regione Veneto ha approvato un percorso formativo destinato agli operatori sociosanitari in attività presso le strutture extraospedaliere, residenziali e semiresidenziali, per anziani, pubbliche e private accreditate, al fine di contrastare la carenza di personale infermieristico resa evidente dall'emergenza pandemica; nella legislazione del Veneto la figura professionale dell'operatore sociosanitario è delineata dalla legge regionale n. 20 del 2001; con le modifiche introdotte dalla legge regionale n. 17 del 2002, è stata prevista la possibilità di attivare dei corsi, denominati "moduli facoltativi complementari in assistenza sanitaria", per consentire all'OSS di coadiuvare l'infermiere in tutte le attività assistenziali; che la direzione del modulo facoltativo e complementare di assistenza sanitaria dell'operatore sociosanitario è affidata a un dirigente dell'assistenza infermieristica.
Considerato, inoltre, che la delibera regionale n. 305, poi impugnata (sappiamo tutto, perché questa è un'interrogazione datata 2021, per cui poi le cose sono andate avanti e vediamo anche come) ha già provocato forte preoccupazione, si interroga con questa l'Assessore regionale per sapere se la Giunta intenda sospendere questa delibera, se intenda ascoltare i soggetti interessati a partire dai rappresentanti del Coordinamento degli Ordini degli infermieri.
È vero, questa è superata, poi la delibera è stata modificata, ma comunque si è andati avanti. Io però la voglio mantenere in vita perché c'è un problema, un problema enorme denunciato proprio dalle strutture che gestiscono le case di riposo, le RSA: a seguito di questi corsi, gli operatori sociosanitari specializzati (OSSS) hanno provocato situazioni gravi all'interno delle case di riposo perché, di fatto, non sono preparati per il lavoro che la Regione intende loro affidare.
Io, pertanto, chiedo all'Assessore come si intenda proseguire, indipendentemente dall'interrogazione, che sappiamo essere superata nella prima parte. Grazie.

PRESIDENTE

Risponde anche in questo caso, in luogo dell'assessore Lanzarin, la vicepresidente De Berti. Prego.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Con riferimento all'interrogazione presentata dai Consiglieri, si evidenzia quanto segue. Con delibera n. 305 del 16 marzo 2021 la Giunta regionale ha approvato il percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore socio-sanitario, delineando le competenze, le abilità minime e le conoscenze essenziali dell'OSS con formazione complementare, nonché l'organizzazione didattica e il percorso formativo teorico, in base all'accordo stipulato il 16 gennaio 2003 tra il Ministro della salute e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, nonché in base alla legge regionale n. 20/2001 .
Tenuto conto delle esigenze assistenziali manifestatesi durante le prime fasi dell'emergenza sanitaria da Covid-19, tale iniziativa formativa è stata rivolta inizialmente ai dipendenti in possesso della qualifica di operatore sociosanitario in attività presso le strutture residenziali e semiresidenziali per anziani, extra-ospedaliere pubbliche e private accreditate. Con l'avanzare dello stato di emergenza sono stati assunti numerosi atti di riorganizzazione dell'assistenza sanitaria, finalizzati a fronteggiare le problematiche che la pandemia ha generato. Grazie all'esperienza maturata nel corso dell'emergenza e alla luce degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di organizzazione dell'assistenza territoriale, si è ritenuto opportuno procedere all'aggiornamento delle iniziative regionali in materia di formazione degli operatori sanitari coinvolti nell'assistenza.
Considerata l'importanza strategica della professione infermieristica e degli operatori sociosanitari nei nuovi processi di cura, è stato avviato un confronto con i Presidenti degli Ordini provinciali delle professioni infermieristiche e i referenti della Federazione nazionale delle professioni sanitarie e sociosanitarie OSSS, infermieri generici e infermieri psichiatrici. Si sono svolti, pertanto, degli incontri con gli organismi rappresentativi delle professioni infermieristiche in data 14 dicembre 2021, 14 gennaio 2022, 24 gennaio 2022 e, infine, 7 febbraio 2022, e con MIGEP in data 22 dicembre 2021 e 23 marzo 2022. Anche all'esito di tali incontri, con provvedimento n. 650 del 1° giugno 2022 la Giunta regionale ha approvato il percorso formativo denominato "Formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore socio-sanitario", destinato agli operatori sociosanitari, nonché alle modalità organizzative e di attuazione dei relativi corsi di formazione, in sostituzione a quanto definito dalla precedente deliberazione di Giunta regionale n. 305 del 16 marzo 2021. Con successivi decreti del direttore competente, sono state dettagliate le misure finalizzate a dare attuazione alle indicazioni programmatorie contenute nel predetto provvedimento n. 650/2022.

PRESIDENTE

Grazie.
La parola alla collega Bigon per la replica. Prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Credo che dare una risposta dopo due anni dal deposito dell'interrogazione sia già una violazione dei rapporti di correttezza e trasparenza che ci dovrebbero essere, oltre che disciplinati da appositi regolamenti, all'interno di un Consiglio regionale. Ma al di là di questo, voglio dire una cosa. Come dicevo, è superata, la delibera n. 305, poi è stata modificata, è stata fatta una successiva delibera, con cui si è dato avvio a questi corsi. Teniamo presente che questi corsi sono non solo, ovviamente, solo in parte partecipati, ma ad essi partecipano coloro che sono all'interno delle strutture delle case di riposo, che sono costretti a chiedere permessi per poter partecipare ai corsi, creando ulteriori disagi all'interno della gestione della struttura. Non solo, questa formazione ha comportato ciò che noi già da prima sollevavamo, ovverosia una formazione che non sarà mai sufficiente e necessaria a sostituire quello che dovrebbe essere il lavoro di un infermiere, anche generico. Questa è la realtà.
Prendiamo, quindi, in mano la situazione e cerchiamo di risolverla, perché le case di riposo sono importanti, soprattutto gli ospiti che sono al loro interno sono importanti, e devono essere trattati nei migliori dei modi, perché i familiari non solo hanno difficoltà nel pagare i costi, ma anche gli aumenti sono stati notevoli, e questi aumenti non sono dovuti solo al caro-energia, ma anche a una carenza di personale, che di fatto costringe le case di riposo ad avvalersi di ulteriore personale o magari a cercare di pagarlo di più, riversando i costi a carico dei familiari. Oltretutto, il servizio scaturito da questa delibera è peggiorato, non è migliorato, come si pensava, e non c'è stato un aumento del numero del personale, ma una sostituzione del numero del personale. Pertanto, invito la Regione non solo a rispondere velocemente, come prevede il Regolamento e come dovrebbe prevedere il rapporto di democrazia e correttezza tra Consiglieri, ma anche a prendere in seria considerazione la gestione delle case di riposo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Mancando la collega Guarda, l'IRS n. 252 verrà spedita a domicilio.
Riprendiamo con le IRI, precisamente dalla IRI n. 351 presentata dalla collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 351 del 8 febbraio 2023 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "COSA INTENDE FARE LA REGIONE IN RISPOSTA ALLA RICHIESTA DEL COMUNE DI PADOVA DI DISCUTERE DEI RISCHI LEGATI ALLA SICCITÀ?"

Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
La domanda è molto chiara nell'interrogazione. Rispetto al tema della siccità tanti Comuni hanno avuto degli impatti, il Comune di Padova in particolare, Comune che aveva già cercato di prendere in mano la situazione proponendo l'istituzione di un tavolo di lavoro al fine di consentire a tutti gli amministratori locali di lavorare per trovare strategie comuni che andassero anche oltre al singolo Comune di Padova.
Sappiamo bene che il fenomeno della siccità non può sicuramente essere gestito solo da un Comune, non può sicuramente essere gestito solo da una Regione, ma occorre un intervento tra più Comuni e tra più attori. Allora, la domanda che pongo, molto chiara, è la seguente: la Regione intende – attenderò la risposta per capire poi come replicare – dare supporto al caso specifico del Comune di Padova, ed eventualmente come, per rispondere al fenomeno della siccità e ai suoi impatti? Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Per la risposta, la parola all'assessore Bottacin. Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

In premessa va evidenziato che il fenomeno della crisi idrica perdurante fin dal 2022 è da tempo divenuto un argomento di rilevanza nazionale e per questa ragione è stato emanato il decreto legge 14 aprile 2023, n. 39, attualmente in corso di conversione, con il quale è stata anche prevista la nomina del Commissario straordinario nazionale per l'adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, al fine di provvedere alla mitigazione dei danni e di ottimizzare l'uso della risorsa idrica, avvenuta in data 4 maggio 2023.
In relazione all'oggetto specifico dell'interrogazione si evidenzia che il Comune di Padova, con note del 19 gennaio 2023 e 14 marzo 2023, ha sottolineato la necessità della presenza di una portata minima di dieci metri cubi al secondo in ingresso a Padova, località Bassanello, del fiume Bacchiglione, affermando che, durante i periodi siccitosi, le problematiche del territorio debbano essere affrontate con un piano ampiamente discusso e condiviso a livello regionale, nella logica della massima efficacia, collaborazione e solidarietà tra le diverse aree del Veneto, in modo che la situazione di emergenza ambientale e igienico-sanitaria dello scorso anno al nodo idraulico di Padova non si ripeta.
Sostanzialmente la richiesta del Comune è che, quando il valore della portata del fiume Bacchiglione in ingresso a Padova, località Bassanello, scende al di sotto della portata di dieci metri cubi al secondo, il Consorzio di bonifica LEB sia autorizzato ad aumentare di cinque metri cubi al secondo la derivazione del canale presso Belfiore e di mettere la suddetta maggiore portata nel fiume Bacchiglione, ovvero se la portata dell'Adige non è sufficiente per soddisfare quanto sopra, ma consente comunque la derivazione di portate a valle di Trento, si chiede di non applicare eventuale riduzione della portata che il LEB deriva a Belfiore, per reimmetterla nel fiume Bacchiglione, al fine di garantire la suddetta portata a Padova.
Con nota del 16 marzo 2023, trasmessa al Sindaco di Padova, il direttore dell'Area Tutela e Sicurezza del territorio della Regione del Veneto ha comunicato che la specifica situazione fa parte di un quadro alquanto complesso, che vede tutti i principali corsi d'acqua del Veneto oggetto di una gravissima crisi idrica, che perdura dalla scorsa primavera. Tale situazione di criticità coinvolge anche il fiume Adige, che origina in Trentino-Alto Adige, e risulta caratterizzato dalla presenza di invasi a scopo idroelettrico, gestiti dalle Province autonome di Trento e Bolzano, con usi e interessi conflittuali. Dal fiume Adige è derivata l'acqua del canale irriguo LEB.
La gestione di una situazione così critica e complessa, quindi, non può avere una visione puntuale, ma deve necessariamente passare per un'analisi a rete di tipo interregionale. Le frequenti riunioni dell'Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, istituito presso l'Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali, e gli altri incontri tecnici che si tengono presso la predetta Autorità rappresentano l'evidenza di tale assunto e concretizzano l'unica via per la gestione di un problema di così grande rilevanza.
L'Amministrazione regionale partecipa attivamente ai lavori di tale Osservatorio, contribuendo a evidenziare e a riflettere su tutte le problematiche, compresa quella del nodo di Padova. Peraltro, con nota del 20 marzo 2023, inviata al Sindaco di Padova, pervenuta per conoscenza alla Regione del Veneto, la citata Autorità di bacino distrettuale ha confermato, come già rappresentato dall'Amministrazione regionale del Veneto, che il sistema di alimentazione del nodo idraulico di Padova assume una particolare complessità, evidenziando come esso dipenda dal regime idrologico...

PRESIDENTE

È ancora molto lunga, Assessore? Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Dicevo, evidenziando come esso dipenda dal regime idrologico del fiume Adige attraverso il canale LEB, in relazione a tre fondamentali fattori: i deflussi rilasciati dai citati serbatoi idroelettrici del bacino montano dell'Adige, ad integrazione del regime idrologico naturale; le portate prelevate per il soddisfacimento della domanda irrigua della Media e Bassa Veronese e Rodigina; la necessità di garantire sul fiume Adige, alla sezione di Boara Pisani, una portata non inferiore a ottanta metri cubi al secondo, funzionale a contrastare la risalita del cuneo salino e, quindi, la fruibilità degli attingimenti idropotabili nel tratto terminale del fiume Adige.
L'Autorità di bacino distrettuale ha, altresì, ribadito il ruolo dell'Osservatorio permanente nella determinazione di eventuali indicazioni ed orientamenti, di cui le Autorità di bacino, le Regioni e le Province autonome tengono conto nell'applicazione dei dispositivi e delle procedure. Ha, inoltre, evidenziato la necessità di una riflessione sulla sostenibilità ambientale degli attuali utilizzi, ivi inclusi quelli di carattere prioritario, e l'esigenza di individuare nuove modalità gestionali della risorsa idrica. In particolare, è stato ricordato il riutilizzo delle acque reflue depurate e l'obbligo di applicare, se possibile, processi di ricircolo della risorsa idrica, e inoltre la sperimentazione di nuove modalità di accumulo delle risorse idriche nel territorio di pianura, sfruttando, ad esempio, la capacità di volume della rete irrigua, evitando che questa venga scaricata a mare.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, la parola alla collega Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Ringrazio, intanto, per la risposta, che è pervenuta almeno in tempi abbastanza congrui per riuscire a fare un certo tipo di lavoro. Mi riservo di approfondire una questione, al di là delle questioni tecniche, che esaminerò anche con il Comune di Padova. Del resto, ciò che il Comune di Padova chiedeva, ed è il motivo per cui è stata presentata questa interrogazione, è l'istituzione di tavoli permanenti dove Enti diversi, non solo il Comune di Padova, ma anche i Comuni che la struttura ha citato nella risposta, possano sedersi e trovare soluzioni comuni. Dalla risposta evinco che il tentativo è stato fatto, per cui mi riservo di vederne i contenuti.
La questione vera, su cui pongo una questione, è che per fare questo tipo di interventi servono tanti e tanti fondi. Cito, ad esempio, e io sono d'accordo, la risposta di poter lavorare molto di più sull'accumulo di risorsa idrica quando questa c'è, per poi riuscire a gestirla meglio quando questa è scarsa. Su questo tema è vero che ci sono cose che vanno fatte anche con investimenti importanti, è altrettanto vero che la Regione del Veneto qualcosa ha investito, ma evidentemente per la situazione in cui ci troviamo, cioè quella di una siccità che non è più dovuta a fenomeni transitori, ma ormai è uno stato dell'arte, noi dovremmo avere molti più investimenti.
È ovvio che lo Stato qui deve essere chiamato in causa, dal momento che non è solo una questione regionale, perché per fare quello che è stato fatto o, almeno, quello che si pensa di voler fare attraverso questi tavoli di progettazione, che appunto sono stati fatti; quindi, la risposta mi è stata data, il tema rimane sempre quello di dove riusciamo a reperire effettivamente tutte le risorse per fare questo tipo di interventi. D'altronde, è bene che si progetti insieme e si dica anche al Comune, con delle note, come ci si dovrebbe comportare e agire, penso che sia corretto, ma altrettanto bene sarebbe investire in maniera adeguata acché tutto questo possa effettivamente essere realizzato.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Passiamo alla IRI n. 398 presentata dal collega Lorenzoni.

Interrogazione a risposta immediata n. 398 del 8 maggio 2023 presentata dai consiglieri Lorenzoni, Baldin, Guarda, Ostanel e Zanoni relativa a "QUANDO SI INTENDE ATTIVARE IL "TAVOLO TECNICO PER LA RIDUZIONE DEI CONSUMI ENERGETICI", CRUCIALE PER LE POLITICHE REGIONALI PER L'EFFICIENZA E LA TRANSIZIONE ECOLOGICA?"

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
La domanda nasce dal fatto che abbiamo approvato una legge importante, nel luglio scorso, che prevedeva l'attivazione del Tavolo tecnico per la riduzione dei consumi energetici. L'estate scorsa è stato, dal punto di vista energetico, il periodo peggiore della storia del nostro Paese, e di questo siamo consapevoli, magari in questo momento l'urgenza è un po' meno pressante, ma rimane un tema assolutamente prioritario, che è quello di dare un indirizzo alle politiche energetiche della nostra Regione.
Era prevista l'attivazione in tempi rapidi da parte della legge del luglio scorso, ma ancora non è stato attivato questo strumento, che – ripeto – è centrale nella definizione delle politiche operative. Il nostro ruolo legislativo è importante, ma se poi non diamo attuazione dal punto di vista operativo rimane un ruolo sulla carta.
Non avendo più avuto nessun aggiornamento, chiedevo alla Giunta se sono stati fatti dei passi avanti.
Grazie.

PRESIDENTE

In luogo dell'assessore Marcato risponde il collega Bottacin. Prego, assessore Bottacin.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

Il tavolo tecnico permanente per la riduzione dei consumi energetici, nell'ambito della promozione e dell'istituzione delle comunità energetiche rinnovabili e di autoconsumatori di energia rinnovabile, che agiscono collettivamente sul territorio regionale, istituito con deliberazione di Giunta regionale n. 1554 del 6 dicembre 2022, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge regionale n. 16 del 5 luglio 2022, è stato formalmente costituito con decreto del direttore della Direzione ricerca, innovazione e competitività energetica n. 52 dell'11 maggio 2023, sulla base delle designazioni pervenute agli uffici competenti da parte delle componenti istituzionali del tavolo. Il tavolo è convocato per il giorno 23 giugno 2023.

PRESIDENTE

Prego, collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Ringrazio l'Assessore ambasciatore.
La sequenza delle date è veramente curiosa. Abbiamo presentato questa IRI l'8 maggio e il tavolo è stato convocato l'11 maggio. Evidentemente la nostra interrogazione ha sortito un effetto. Fa piacere sapere che il tavolo è convocato per il 23 giugno. Spero che questo non sia solo un passaggio formale per dare un contentino alla nostra richiesta, ma che ci sia un'operatività reale del tavolo. La nostra economia, le nostre famiglie hanno bisogno urgente di azione su questo fronte.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo alla IRS n. 283 del collega Zanoni.

Interrogazione a risposta scritta n. 283 del 17 gennaio 2023 presentata dai consiglieri Zanoni, Baldin, Bigon, Guarda e Lorenzoni relativa a "IN VENETO L'APPLICAZIONE A MACCHIA DI LEOPARDO DEI DIVIETI DI COMBUSTIONE ALL'APERTO RENDE INUTILI LE MISURE DI CONTRASTO ALL'INQUINAMENTO E VANE QUELLE DI REPRESSIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE. LA GIUNTA REGIONALE INTENDE INTERVENIRE?"

Prego, collega Zanoni.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
Questa interrogazione è stata presentata il 17 gennaio ed è stata sottoscritta anche dai colleghi Bigon, Lorenzoni, Guarda e Baldin. Riguarda un tema molto sentito: l'inquinamento dell'aria.
Il Piano straordinario per la qualità dell'aria, condiviso da tutto il bacino padano, approvato con DGR n. 238 del 2 marzo 2021, prevede, tra le misure strutturali permanenti durante tutto il periodo invernale, il divieto su tutto il territorio regionale di qualsiasi tipologia di combustione all'aperto. In esecuzione alla sentenza della Corte di giustizia europea del 10 novembre 2020, questa DGR ha approvato un pacchetto di misure straordinarie per la qualità dell'aria. Tra queste, nell'ambito dell'agricoltura, ha inserito il punto n. 5: divieto di combustione all'aperto dei residui vegetali e potenziamento dei controlli.
Nella sezione del portale web della Regione Veneto dedicata a questa tematica si scrive che si comunica che, ai sensi della DGR n. 238, con cui la Regione ha approvato il pacchetto di misure straordinarie per la qualità dell'aria in esecuzione della sentenza 10 novembre 2020 della Corte di giustizia europea, è di fatto vietata qualsiasi tipologia di combustione all'aperto, compreso l'abbruciamento dei residui vegetali, in tutto il territorio della regione dal 1° ottobre al 30 aprile di ogni anno.
Il 14 ottobre 2022 il Comandante della stazione di Bassano del Grappa dei Carabinieri forestali ha scritto a 17 Sindaci e ha chiesto di fornire ordinanze adottate in merito e/o aggiornamenti specifici a integrazione dei Regolamenti comunali preesistenti che annoverino il divieto in questione, riconducendone le violazioni al previgente sistema sanzionatorio. "Appare quanto mai anacronistica" scrive il Comandante "la situazione che ci vede intervenire rispetto al medesimo atto, abbruciamento di residui vegetali che molto spesso celano l'occasione di smaltire in modo illecito anche i rifiuti della più svariata natura, dovendolo tollerare nel territorio di competenza di un dato Comune, mentre lo si deve reprimere e sanzionare a pochi metri di distanza, proprio perché il Comune limitrofo ha provveduto, con propri provvedimenti, a recepire quanto statuito a livello regionale nell'interesse della collettività e della salute di tutti".
Con richiamo alla normativa sopra menzionata e al protocollo d'intesa tra i Comuni capoluogo di Provincia e Regione Veneto per il coordinamento delle attività di supporto alle azione previste dal Piano tutela e risanamento dell'aria, finalizzate al contenimento dell'inquinamento da polveri sottili, che ha tra i propri obiettivi anche quello di rendere quanto più uniforme e omogenea l'applicazione delle misure di limitazione previste dall'accordo padano, nella missiva del Comandante dei Carabinieri forestali si legge: "Nel caso in cui ad oggi la problematica non sia ancora stata affrontata, si prega di prendere in debita considerazione gli indirizzi forniti dalla Regione Veneto nei documenti citati, di porre in essere quanto dovuto per una fattiva collaborazione nella realizzazione dei progetti proposti, anche e non solo per ovviare alle procedure di infrazione che l'Unione europea intraprende verso l'Italia, alla luce di costanti e ripetuti superamenti dei valori limite rilevati rispetto alle emissioni in atmosfera di polveri sottili e agenti inquinanti".
Tutto ciò premesso, come Consiglieri abbiamo chiesto all'Assessore all'Ambiente e all'Assessore alla Sanità cosa intende fare la Giunta regionale rispetto alla situazione evidenziata dal Comandante della stazione di Bassano del Grappa, Legione Carabinieri forestali Veneto, dalla quale emerge un contesto di applicazione a macchia di leopardo dei divieti regionali di combustione all'aperto, che rende vane le misure di contrasto all'inquinamento atmosferico, che notoriamente non conosce i confini amministrativi dei Comuni.
Questa era l'interrogazione. All'epoca ne presentai anche un'altra, proprio perché, di fatto, tutte le norme che abbiamo di contrasto all'inquinamento dell'aria a volte non vengono applicate o vengono applicate in maniera disordinata, scoordinata, creando, tra l'altro, gravi situazioni di controllo e repressione, come quella segnalata da questo Comandante.
Ecco perché abbiamo depositato questa interrogazione.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Bottacin. Prego.

Ass.re Gianpaolo BOTTACIN

A livello nazionale, la combustione dei residui agricoli è regolamentata dal comma 6-bis dell'articolo 182 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152, il quale statuisce che le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro di materiali vegetali, di cui all'articolo 185, comma 1, lettera f), effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti e non attività di digestione dei rifiuti.
Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata. I Comuni e le altre Amministrazioni competenti in materia ambientale hanno la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale, di cui al presente comma, all'aperto, in tutti i casi in cui sussistano condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili PM10.
Da quanto precede si evince che, ad eccezione dei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi dichiarati dalle Regioni, la combustione all'aperto dei residui agricoli è consentita, fatta salva la possibilità da parte dei Comuni e delle altre Amministrazioni competenti in materia ambientale di sospendere, differire o vietare tale pratica agricola in determinate situazioni.
Con la deliberazione n. 238/2021 la Giunta regionale ha ritenuto di indicare come periodo in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti quello che intercorre dal 1° ottobre al 30 aprile di ogni anno e come zona di intervento l'intero territorio regionale.
L'ambito delle misure attivate dalla Regione del Veneto per il risanamento dell'atmosfera è comunque contenuto nel Piano regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 90/2016, al quale la suddetta deliberazione n. 238/2021 fa riferimento.
Detto Piano attribuisce ai Comuni l'attuazione delle misure in materia di inquinamento atmosferico, come quella oggetto della presente interrogazione, sotto il coordinamento dei tavoli tecnici zonali. Il medesimo Piano stabilisce, altresì, che il Comitato di indirizzo e sorveglianza, per il tramite dei medesimi tavoli tecnici zonali, verifichi periodicamente lo stato di attuazione delle misure poste in essere, valutando anche un eventuale rafforzamento dei controlli.

PRESIDENTE

Prego, collega Zanoni, per la replica.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La situazione appare ancora più problematica e non chiara di come potessi pensare. Come già riferito, la Giunta regionale, con la DGR n. 238, ma anche attraverso i propri canali informativi, ha comunicato, nel periodo invernale cui facevamo riferimento, il fatto che c'è un pacchetto di misure straordinarie per la qualità dell'aria. In esecuzione della sentenza del 10 novembre 2020 della Corte di giustizia, è di fatto vietata qualsiasi tipologia di combustione all'aperto, compreso l'abbruciamento dei residui vegetali, in tutto il territorio della regione Veneto dal 1° ottobre al 30 aprile di ogni anno.
Quindi, quando uno vede questo avviso sul web ne trae, come conclusione, che in questo periodo è vietato bruciare residui vegetali in tutto il territorio regionale.
Dopodiché, nella risposta di questa interrogazione si legge che, in realtà, ci sono le deroghe, che conosco: c'è questa possibilità di bruciare questi residui vegetali, ma i Comuni possono in qualche modo normare in maniera diversa la questione.
Poi si fa riferimento, nella risposta, all'ambito delle misure attivate dalla Regione Veneto per il risanamento dell'atmosfera, che è contenuto nel Piano regionale di tutela e risanamento dell'atmosfera, approvato con deliberazione del Consiglio n. 90/2016, alla quale la DGR n. 238 fa riferimento. Si dice che detto Piano attribuisce ai Comuni l'attuazione delle misure in materia di inquinamento atmosferico, come va debitamente inquadrata quella oggetto della presente interrogazione, sotto il coordinamento dei tavoli zonali.
Con queste affermazioni, quindi, viene da trarre la conclusione che, in realtà, la situazione dipinta e sollevata con la circolare del 14 ottobre 2022 del Comandante della stazione dei Carabinieri forestali di Bassano del Grappa sia effettivamente una situazione reale. Da una parte, abbiamo il sito web che dice che è vietato bruciare questi rifiuti, però nella risposta a questa interrogazione si dice che, in realtà, sono i Comuni che devono attuare queste misure. È proprio per questo che io ho fatto l'interrogazione, per chiedere come mai abbiamo una situazione a macchia di leopardo, nonostante ci sia il tavolo sul risanamento dell'aria che ha definito che in questo periodo non dovrebbe essere dato atto a questa combustione, a questo abbruciamento, come si dice nella risposta all'interrogazione, all'aperto.
Credo, quindi, che il problema segnalato, cioè il fatto che chi è addetto ai controlli abbia delle difficoltà ad attuare la legge perché ci sono situazioni che vedono... Si legge: "Appare quanto mai anacronistica la situazione che ci vede intervenire rispetto al medesimo atto, dovendolo tollerare nel territorio di competenza di un dato Comune, mentre lo si deve reprimere e sanzionare a pochi metri di distanza, proprio perché il Comune limitrofo ha provveduto con propri provvedimenti a recepire quanto statuito a livello regionale, nell'interesse della collettività e della salute di tutti".
Siccome la salute è di tutti, l'aria è di tutti, e l'aria non conosce confini, io mi dichiaro insoddisfatto di questa risposta. Avrei auspicato che la Regione adottasse misure e leggi uguali per tutti i cittadini. Qui va a finire che ci sono cittadini che hanno delle norme e cittadini che ne hanno delle altre.

PRESIDENTE

Grazie.
Abbiamo terminato con la sessione delle interrogazioni.

Cordoglio per la morte di Silvio Berlusconi, fondatore e leader di Forza Italia

PRESIDENTE

Permettetemi un attimo di attenzione.
La scomparsa di Silvio Berlusconi, fondatore e anima di Forza Italia, partito politico che ha avuto la fiducia di molti veneti, dovrebbe rappresentare un momento di riflessione per tutti.
Devo rammentare che il Consiglio regionale del Veneto lo ebbe come ospite. È giusto sottolineare il profondo legame che lo unì al nostro Veneto. Penso che oggi, guardando la rassegna stampa, sia nazionale che locale, sia ben evidente la vicinanza che Berlusconi aveva con il nostro territorio.
Ripeto qui le parole del Presidente della Repubblica: "La leadership di Berlusconi" ha detto ieri il Capo dello Stato "ha contribuito a plasmare una nuova geografia della politica italiana, consentendogli di assumere per quattro volte la carica di Presidente del Consiglio. In queste vesti ha affrontato eventi di portata globale, come la crisi aperta dall'attentato alle Torri Gemelle, la lotta al terrorismo internazionale, gli sconvolgimenti finanziari alla fine del primo decennio del nuovo secolo. Ha progressivamente integrato il movimento politico da lui fondato nella famiglia popolare europea, favorendo continuità nell'indirizzo atlantico ed europeista della nostra Repubblica".
Posso solo aggiungere, come hanno detto molti, che egli ha cambiato, innovandola, anche come imprenditore e non solo nello sport e nei mass media, l'Italia, aprendo la strada in politica a una cultura laica e liberale di un nuovo centrodestra, che senza di lui avrebbe faticato molto ad esprimersi, ma che è stato determinante nel bipolarismo che ha caratterizzato gli ultimi 25 anni della nostra vita politica.
Circa 36 i processi che dovette affrontare sparsi in tutta Italia e che, eccetto uno in cui è stato condannato, si chiusero tutti o con il non doversi procedere per prescrizione o con la assoluzione o con l'archiviazione o il proscioglimento in fase di indagine o di udienza preliminare, numeri e casi su cui dobbiamo pensare.
Riflettere sulla sua figura, la sua storia, la sua complessità non sarà un esercizio inutile, ma compito necessario. Ora è il momento dell'estremo saluto, nel silenzio rispettoso verso un uomo che ha segnato la nostra vita.
Vi chiedo un minuto di silenzio, colleghi.
(L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)
Collega Venturini, sull'ordine dei lavori, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Permettetemi qualche istante per condividere una riflessione. Ringrazio il Presidente per questa opportunità e ringrazio tutti voi.
Non vi nascondo che a 24 ore da un evento che per noi è stato traumatico come realtà, come comunità di Forza Italia, gli animi sono ancora scossi perché l'impatto emotivo naturalmente è forte quando si viene a perdere il proprio leader di riferimento. Noi siamo ed eravamo consapevoli della caducità umana, però è altrettanto vero (è un'esperienza che penso chi ha perso un genitore sappia) che si prova un momento di stordimento che è velato da una nostalgia profonda, e lo si prova nei confronti di una persona che ha occupato uno spazio importante in termini di personalità, in termini carismatici, ed è riuscita a suscitare un grande entusiasmo nelle persone.
Quest'uomo ha avuto delle grandi intuizioni, è stato un visionario, è riuscito però a realizzare anche concretamente tanto, come è stato detto, è un innovatore, ha innovato nel campo della politica, dell'imprenditoria, dello sport, ed è stato l'inventore del centrodestra, perché ha avuto questa capacità di mettere insieme sensibilità diverse e di fungere da collante.
Questo è l'intento, quello di portare avanti questa eredità come centrodestra unito, che è chiaro che si evolve nel tempo, cambiano le persone, cambiano i contesti di riferimento, però resta sempre l'idea di fondo, che è stata quella di Berlusconi di riunirlo.
L'impegno è anche quello di portare avanti quella che è la cultura liberale moderata, i valori cristiani, l'europeismo, la libertà di impresa.
Lui era un combattente, un coraggioso, però non era un agitatore delle paure delle persone, anzi spronava le persone a realizzare i propri sogni. Chiudo quindi con un pensiero, con una riflessione che ripeteva spesso e ha ripetuto anche in quest'ultimo periodo: chi crede combatte, chi crede supera gli ostacoli, chi crede vince.
Al di là della finitezza umana, dei limiti umani, delle fragilità umane, quello che resta è il proprio credo e quello che, attraverso il proprio credo, si riesce a realizzare.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
PUNTO
6



PROPOSTA DI LEGGE STATALE DA TRASMETTERE AL PARLAMENTO NAZIONALE, AI SENSI DELL'ARTICOLO 121 DELLA COSTITUZIONE DAL TITOLO: "MODIFICHE ALL'ARTICOLO 47 DEL DECRETO LEGISLATIVO 26 MARZO 2001, N. 151 "TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI LEGISLATIVE IN MATERIA DI TUTELA E SOSTEGNO DELLA MATERNITÀ E DELLA PATERNITÀ, A NORMA DELL'ARTICOLO 15 DELLA LEGGE 8 MARZO 2000, N. 53" PER ESTENDERE IL DIRITTO DEL GENITORE DI ASTENERSI DAL LAVORO IN CASO DI MALATTIA DEL FIGLIO FINO ALL'ETÀ DI 14 ANNI" D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO. (PROGETTO DI LEGGE STATALE N. 18) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 62/2023)

Relazione della SESTA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Finco
Correlatrice: Consigliera Ostanel

PRESIDENTE

Riprendiamo l'ordine del giorno così come lo avete sottomano.
Passiamo al punto n. 6, PDLS n. 18.
Relatore è il collega Finco. Prego.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Cari colleghi, la presente proposta di legge d'iniziativa regionale da trasmettere al Parlamento Nazionale intende promuovere la modifica del comma 2 dell'articolo 47 del decreto legislativo del 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità", a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53, con l'obiettivo principale di garantire ai genitori dei figli con età tra 8 e 14 anni lo stesso diritto di astensione lavorativa previsto in caso di malattia del minore per i genitori con figli da 3 a 8 anni.
La modifica legislativa proposta è un ulteriore piccolo passo per agevolare la vita dei genitori con figli, nell'ottica di migliorare con dei correttivi lo standard qualitativo delle famiglie, soprattutto in situazioni di difficoltà, come quelle che vi sono nel coniugare il rapporto tra la vita lavorativa e la malattia del minore.
La platea di riferimento coinvolta è di rilievo. Basta pensare che, secondo i dati ISTAT del 2021, il numero di lavoratori dipendenti in Italia è pari ad oltre 22 milioni, di cui circa il 16% è un dipendente pubblico, mentre il numero di minori tra 8 e 14 anni, soglia di riferimento della proposta di legge, è pari a 3,7 milioni. La disciplina nazionale vigente, infatti, ripartisce la posizione del genitore a seconda che il figlio abbia meno di 3 anni oppure da 3 a 8 anni. Nel primo caso, il decreto legislativo ammette il diritto di astensione lavorativa alternativo per ciascun genitore per i periodi corrispondenti alla durata della malattia del figlio. Nel secondo caso, invece, tale diritto è alternativo e previsto con il limite di cinque giorni lavorativi all'anno.
L'obiettivo, con questo progetto di legge, è quello di estendere il limite di età previsto dal comma 2 dell'articolo 47 del decreto legislativo n. 151/2001, in modo che un minore tra 8 e 14 anni durante la malattia non sia lasciato solo e privo di assistenza.
Relativamente alla ragionevolezza di estendere il congedo per malattia dei figli fino a 14 anni, si evidenzia che già l'articolo 2 del decreto legge del 13 marzo 2021, n. 30, convertito con legge 6 maggio 2021, n. 61, recante "Misure urgenti per fronteggiare la diffusione del Covid-19", fino al 30 giugno 2021 aveva previsto che, nelle sole ipotesi in cui la prestazione lavorativa non potesse essere svolta in modo agile, il lavoratore dipendente genitore di figlio convivente minore di 14 anni, alternativamente all'altro genitore, potesse astenersi dal lavoro per un periodo corrispondente in tutto o in parte alla durata della sospensione dell'attività didattica o educativa in presenza del figlio, alla durata dell'infezione da Covid, nonché alla durata della quarantena del figlio. Già i Governi precedenti avevano quindi previsto delle misure proprio per agevolare quei ragazzini tra 8 e 14 anni che venivano a contrarre il Covid-19 e, quindi, di conseguenza, erano obbligati a rimanere a casa da scuola e, ovviamente, anche ai periodi di quarantena.
Sotto il profilo giuridico si rammenta che già la normativa nazionale riconosce al minore, solo a partire dal quattordicesimo anno di età, il diritto di compiere determinati atti o azioni, quale la capacità di accedere a progetti di lavoro o il preventivo assenso, ad essere riconosciuti figli naturali, previsto dall'articolo 250 del Codice civile, tali da evidenziare una seppur limitata indipendenza.
In altre parole, è solo dal quattordicesimo anno di età che il nostro ordinamento riconosce una limitata autonomia al minore, comunque legata fino ai diciott'anni alla responsabilità genitoriale.
La presente proposta ha, pertanto, l'obiettivo di una maggiore tutela e sostegno della maternità e della paternità, al fine di dare una soluzione a quei genitori a cui è precluso il permesso di poter curare ed assistere il proprio figlio, ancora non autosufficiente ma con età superiore ad otto anni, senza dover ricorrere a strumenti quali la richiesta di ferie, snaturandone così la loro natura e finalità.
Abbiamo visto nel corso di questi anni moltissime aziende, anche del nostro Veneto, dove colleghi hanno ceduto ore di ferie a un collega perché magari aveva il figlio con determinate patologie, ma non avendo diritto a permessi o quant'altro, hanno fatto un gesto di solidarietà e di vicinanza.
Nel dettaglio, l'articolo 1 prevede l'aggiunta del comma 2 all'articolo 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, garantisce il diritto ai genitori dei figli con età tra i 3 e i 14 anni di astenersi dall'attività lavorativa per cinque giorni annui in caso di malattia del minore, estendendo il limite d'età di 8 anni, previsto dalla vigente normativa, a 14 anni.
L'articolo 2 parla della norma finanziaria. Ho presentato anche un emendamento, perché lo abbiamo quantificato, sulla base anche di dati Istat, intorno ai 2,3 milioni di euro per gli esercizi 2023, 2024 e 2025.
L'articolo 3, infine, definisce la decorrenza dell'efficacia della legge dal primo giorno successivo alla data della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Faccio solamente alcune semplici aggiunte. So che magari qualcuno dell'opposizione dirà che è l'ennesimo progetto di legge statale che poi nessuno a livello romano prende in mano, però è una delle nostre facoltà e mi auguro che il Governo metta in piedi delle politiche serie a sostegno della famiglia. Forse la famiglia sarà una fissazione mia, ma negli ultimi 25-30 anni è stata completamente dimenticata a livello di politiche serie e concrete. E se noi oggi siamo uno dei Paesi europei, ma anche a livello mondiale, che fa meno figli forse qualche domanda ce la dobbiamo fare. Forse l'impianto sociale italiano è un impianto che non ha mai favorito granché la famiglia, perché se una famiglia sostanzialmente non ha grossi problemi oppure ha l'aiuto di qualche nonno o di qualche parente in qualche maniera riesce a barcamenarsi, altrimenti se una famiglia non ha aiuti familiari spesso e volentieri si trova in serie difficoltà, spesso e volentieri anche i servizi che sono offerti dal pubblico non sono grandi servizi, e proprio per questo oggi una famiglia, prima di mettere al mondo un figlio, ci pensa parecchio. Visto che fa parte anche dei punti di questo Governo il sostegno e la valorizzazione della famiglia, ma soprattutto far coincidere la vita lavorativa con la vita familiare, speriamo che dal Consiglio regionale del Veneto parta un messaggio chiaro.
Sapete che per me, insomma, in questi anni l'ho anche dimostrato, i temi della famiglia sono temi importanti. Credo in questa tematica. Penso che le Istituzioni dovrebbero fare molto, molto di più a tutti i livelli per sostenerla e speriamo che questi concetti riescano veramente a smuovere la coscienza soprattutto di chi ci amministra a livello nazionale per veramente dare un segnale positivo, alla pari anche magari di altri Paesi europei che su questa materia stanno facendo molto: penso, ad esempio, alla Francia, penso alla Germania, all'Austria e alla Spagna, dove sulla natalità e sulla qualità dei servizi per la famiglia siamo veramente ad alti livelli.
Grazie.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie. Ci sono altri interventi? Può chiedere la parola, collega? Grazie.
Interviene la collega Ostanel come correlatrice.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Ringrazio il collega Finco di aver presentato questo progetto di legge perché oggi ci permette, io credo, di fare una discussione in Aula, come ha detto alla fine della sua relazione, su un tema assolutamente centrale e importante per questo Paese. Io spero che quello che accadrà oggi in quest'Aula sia anche di monito per chi ci governa. Io nei progetti di legge statale ci credo. Anche se effettivamente poi non vengono presi in carico, credo che le Regioni abbiano il compito di spingere lo Stato a fare quello che lo Stato non ha ancora fatto.
Per questo ho preparato con gioia questa correlazione, perché penso sia importante che si faccia un'analisi di quello che gli altri Paesi fanno sul tema della tutela della maternità, ma anche sul congedo parentale e sulla possibilità anche per i padri e i genitori di avere lo stesso compito e carico della madre nel momento in cui nasce un figlio.
La proposta che oggi si va a votare, per quanto mi riguarda e per quanto ho potuto vedere, è senz'altro di buon senso, perché permette, come ha detto il collega Finco, di allineare l'età per la quale sono garantiti i giorni di congedo ai genitori a quella che si prevede, ad esempio, per il reato di abbandono del minore, e penso che andare avanti con l'età, come è proposto da questo progetto di legge, possa essere una buona soluzione.
Però, come è stato detto, nella sua relazione, e vorrei soffermarmi su questo, il lavoro che è stato fatto da questo progetto di legge statale è poco rispetto a quello che si potrebbe fare ed è per questo che ho proposto degli emendamenti, che spero che il relatore vorrà cogliere, per garantire maggiori diritti alle famiglie e, soprattutto, un carico paritario nella cura tra uomo e donna nel momento in cui nasce un figlio.
Parliamo spesso, all'interno di questo Paese, di conciliazione vita/lavoro, dell'importanza della cogenitorialità e del calo demografico, però le risposte che spesso diamo, e anche la politica si trova a dare, non sono sufficienti, come oggi stiamo vedendo soprattutto in Italia, perché abbiamo un tasso di natalità che è molto più basso rispetto ad altri Paesi europei.
Questo non è un caso, perché proverò poi a descrivere cosa fanno anche altri Paesi per permettere che la nascita di un figlio non sia solo a carico della donna, ma possa essere condiviso anche con l'uomo.
Tra l'altro (questo andrebbe ricordato), la legge che oggi andiamo a modificare è una legge del 2001, e, con i cambiamenti che la società ha visto e i cambiamenti che la società oggi vede, soprattutto sul tema della genitorialità, probabilmente andrebbe modificata non solo per quanto è stato proposto dal collega, ma proprio per permettere che ci sia una cura paritaria.
Alcuni dati. Siamo, tra l'altro, tra gli ultimi Paesi in Europa per la durata del congedo di paternità, che è stato portato a dieci giorni da sette nel 2021, e questo cambiamento è avvenuto solo perché c'è stata una direttiva europea che ha detto all'Italia che il congedo parentale obbligatorio di sette giorni non era sufficiente rispetto alle direttive europee. Siamo, tra l'altro, tra i peggiori Paesi per durata, come ho già detto, ma anche per retribuzione del congedo parentale, che corrisponde sostanzialmente al 30% dello stipendio, mentre in altri Paesi la durata del congedo parentale arriva anche a due anni, cioè per un arco temporale di due anni, e arriva ad avere una retribuzione del 66%.
Facciamo degli esempi di altri Paesi, perché penso che, quando parliamo di questi temi, sia importante andare a vedere quei Paesi dove effettivamente il tasso di natalità è alto, e forse è così alto anche perché vi è una parità reale nella possibilità di curare i propri figli.
La Spagna è quella che ha la legge più paritaria rispetto alla cura tra uomo e donna. Che cosa prevede la Spagna? Che ci siano sedici settimane pagate al 100% per ciascun genitore, e, di queste, sei settimane sono obbligatorie, e quarantadue sono obbligatorie per entrambi i genitori, mentre il resto della parte può essere scelta se il genitore lo vuole.
Cosa accade, quindi? Nel momento in cui un uomo ha delle settimane obbligatorie per poter stare a casa, la donna è sicura che, al di là della scelta che verrà fatta all'interno della famiglia, avrà l'opportunità di avere qualcuno che è lì con lei non per un arco temporale lunghissimo, ma per esattamente quell'arco di tempo, quelle settimane che di solito sono quelle in cui la donna è assolutamente assorbita dal lavoro di cura in maniera totale. Avere la possibilità di avere una persona a casa per quelle settimane è assolutamente importante.
Il modello scandinavo è diverso. Tendenzialmente, quello che avviene è di avere congedi molto lunghi, quindi maternità e paternità alternativamente godibili da uomo e donna per un arco di tempo molto ampio, perché il sistema di asili nido e di welfare è diverso dal modello europeo.
In Germania i mesi di paternità per uomini e per donne sono dodici totali, retribuiti al 67%.
In Italia il congedo di maternità obbligatorio è allineato al resto d'Europa; quindi, più o meno siamo a uno stesso livello, ma i congedi facoltativi, quelli che andiamo a vedere oggi, hanno una retribuzione molto bassa, il 30%, e diventano, quindi, poco accessibili per le famiglie, e ‒ dicevo prima ‒ il congedo di paternità è praticamente inesistente. Sono dieci giorni. Il modello francese, che citava prima il collega Finco, prevede ventotto giorni di congedo obbligatorio per i padri. Ventotto giorni rispetto a dieci. Ed è proprio qui che dovremmo agire per garantire, io credo, la parità nelle famiglie.
I dati lo dicono: in Italia il congedo preso dai padri è pari a una cifra che è quella del 7%, mentre in Svezia arriviamo addirittura al 70%, e la media europea dei padri che decidono, anzi che hanno la possibilità di avere quei diritti nel rimanere a casa è del 30%. Cioè, in Europa il 30% dei padri sta a casa almeno per un po' di settimane o di mesi, a seconda della legislazione, per avere la possibilità di collaborare nel carico di cura. In Italia solo il 7%, perché non c'è il congedo parentale per i padri.
Troppe volte, proprio perché non c'è questa tutela... Ma anche dal punto di vista culturale, io so che tantissime persone pensano che rendere per alcuni mesi o alcune settimane obbligatorio il congedo per i padri sia sbagliato, perché il discorso è che dovrebbe essere facoltativo. Quanti di voi stanno pensando mentre parlo che dovrebbe essere facoltativo?
Il tema è che i dati fanno vedere che, dove è facoltativo, lo sceglie sempre la donna; dove invece è almeno obbligatorio per un po' di settimane, ventotto in Francia, siamo a quattro mesi in Spagna, allora l'uomo, perché ha le tutele del lavoro, non può essere licenziato, prende la paga al 100%, decide di stare a casa. Lo decide con felicità e sta per due mesi o tre mesi accanto a suo figlio, come accade per la madre.
È un tema che il nostro Paese non ha affrontato, non sta affrontando e che invece, io credo, dovrebbe affrontare. Quello che avviene in Italia è che troppe volte, ascoltando il racconto dei padri, quello che viene detto, non so quante volte a voi sia capitato, ma a me sì, è: beh, però se io chiedo di stare a casa dal lavoro, viene visto male, è meglio che non lo prenda il congedo parentale, perché altrimenti la mia azienda mi declassa di posizione perché preferisco stare con mio figlio piuttosto che in azienda.
Cosa capita, invece, con il congedo parentale obbligatorio? Che esiste un cambio culturale, per cui l'azienda dice: io tutelo i padri che hanno deciso di avere dei figli al pari delle madri, e quindi dò alcune settimane di congedo obbligatorio. Questo rende la tutela dei figli estremamente diversa.
È per questo che ho presentato alcuni emendamenti, che poi discuterò. Li ho presi dal modello spagnolo, perché penso che sia quello che garantisce, guardando i dati, un livello di tutela per il congedo paritario obbligatorio per uomini e donne utile a fare in modo che ci sia davvero un carico di cura condiviso. Poi ci sarà anche un ordine del giorno presentato per dire che il lavoro che si deve fare è quello di spingere il Governo a fare davvero una riforma organica di questa legge che oggi andiamo a modificare, a proporre di modificare con il progetto di legge del collega Finco, perché quello che sta accadendo in questo Paese rispetto alla natalità è grave.
Non basta sicuramente aumentare il supporto degli asili nido. Ricordo le battaglie fatte qui dentro più volte per abbassare le rette degli asili nido in questa Regione, che sono arrivate ad essere 50 euro al mese in più a bambino, rispetto ad altre Regioni d'Italia. Questo è il dato e non lo dico io, lo dicono gli studi di chi sta facendo questo lavoro in maniera indipendente. Andate a vederlo on-line. Quello che accade è che, se noi non interveniamo anche sulla possibilità di avere una maternità diversa per le donne...
Un emendamento che ho proposto è di rendere ad esempio la retribuzione non all'80, ma al 100% per il periodo di maternità, perché penso che lo Stato dovrebbe rendere la maternità per i mesi obbligatori al 100% e non all'80, e ho pensato che fosse corretto introdurre il congedo paritario per gli uomini come il modello spagnolo, per avere la possibilità di stare a casa in maniera obbligatoria, perché c'è il supporto del datore di lavoro, per due mesi, e poi eventualmente altri due mesi facoltativi.
Due mesi sono il minimo sindacale, potrebbe essere il mese prima della nascita, potrebbe essere il mese dopo, ma potrebbe essere anche entro i primi tre anni di vita, cioè un uomo potrebbe decidere, un padre potrebbe decidere di stare a casa due mesi entro i primi due anni di vita, pagato al 100% dal proprio lavoro perché ha un diritto.
Io credo che su questo il nostro Paese debba ancora fare un salto culturale importante, ma penso che, avendo un progetto di legge statale in cui io credo e che ha senso discutere in quest'Aula perché, se dobbiamo fare il nostro lavoro, almeno facciamolo bene e con convinzione. Quello che dovremmo fare è dire che forse serve di più. Serve una modifica a questa norma, e forse il Consiglio regionale del Veneto oggi ha l'opportunità di mandare un messaggio al Governo, quello di dire che c'è tanto lavoro da fare se vogliamo davvero parlare di natalità sul congedo paritario.
Ecco perché ho presentato questi emendamenti che poi illustrerò, ed ecco perché il contenuto di questa correlazione. Grazie.

PRESIDENTE

Ci sono altri interventi? Consigliera Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Vicepresidente Finco, un po' ha ragione nel dire che abbiamo un pregiudizio sui progetti di legge statale, e penso che ne conosca anche le ragioni. Questa volta, però, concordo con l'impianto della correlazione della consigliera Ostanel, perché questo progetto di legge statale dovrebbe consentirci di avere l'opportunità di affrontare una questione molto seria, che riguarda che certamente la sfera dei diritti delle madri e dei padri, ma riguarda più genericamente l'idea di società che vogliamo costruire attorno ai nostri interventi legislativi.
Sappiamo perfettamente che il tema della denatalità e della necessità di attuare politiche che supportino la genitorialità è la sfida che le economie moderne devono affrontare. Penso che, però, i tempi siano maturi per passare da una discussione teorica alla responsabilità di assumere delle scelte concrete rispetto alle possibilità che le persone possono avere di costruire un progetto di vita e un progetto di genitorialità. Sappiamo perfettamente come molto spesso sia complicato realizzare questo progetto di genitorialità proprio perché la società, come è stata impostata in questi decenni, non consente ai padri e, soprattutto, alle madri di conciliare il lavoro e la cura dei propri figli. Allora, forse anche un PDLS può essere l'occasione per chiederci che modello di società vogliamo proporre da qua al futuro.
Partire dal tema dei congedi di genitorialità è fondamentale. È innegabile quanto la possibilità di realizzare un progetto di genitorialità sia collegato al tema del lavoro. Lo dico anche per smentire alcuni impianti, alcune impostazioni che pensano che basti lasciare le donne a casa dal lavoro per aumentare il numero di figli che vengono fatti in questo Paese. È una retorica da fine dopoguerra, che oggi lascia il passo non soltanto alle evidenze scientifiche, ma anche alle necessità che le donne hanno per poter aumentare la loro predisposizione alla genitorialità, di avere un riconoscimento all'interno del mondo del lavoro. La capacità che le donne possono avere di conciliare la vita lavorativa e la vita personale passa inevitabilmente attraverso la definizione di una disciplina dei congedi per maternità e paternità profondamente rinnovata rispetto a quella attualmente in vigore.
Sappiamo, infatti, che, per come è impostata questo tipo di disciplina e come incrocia le politiche del lavoro, tendenzialmente oggi le persone che chiedono di stare a casa dopo la nascita del figlio in 7 casi su 10 sono le madri. Sappiamo come la ristrettezza delle previsioni di legge costringa molto spesso le madri a rinunciare al lavoro rispetto o in conseguenza alla nascita di un figlio.
Vicepresidente Finco, va bene parlare di congedi di genitorialità. Va bene anche insistere affinché il Governo produca quell'innovazione necessaria, cioè, allungando fino all'età di 14 anni del figlio la data entro la quale si possono concedere congedi.
Faccio, peraltro, notare che questa previsione è già legge dello Stato. Il Family Act, approvato dal Governo precedente, già prevedeva l'estensione fino a 14 anni dei congedi parentali per la nascita del figlio. Ciò che manca sono i decreti attuativi del Governo e gli stanziamenti di bilancio conseguenti. Noi chiediamo quindi al Parlamento di intervenire rispetto a una previsione di legge che esiste già. Basterebbe che il Governo decidesse di fare il decreto attuativo, che, tra le altre cose, attua anche questa previsione del Family Act, che, peraltro, in maniera, io penso, lungimirante, estende la possibilità dei congedi parentali non soltanto ai lavoratori dipendenti, ma anche ai lavoratori autonomi e liberi professionisti, proprio a dimostrare che la dimensione della genitorialità è strettamente connessa al lavoro, che l'idea di lavoro che noi abbiamo deve essere estesa rispetto alla modernità e di come liberi professionisti e libere professioniste abbiano bisogno di maggiori tutele anche in questa direzione.
Penso che, però, parallelamente al percorso di emancipazione che proviamo a fare per allungare il tempo a disposizione delle mamme e dei papà per conciliare gli impegni di genitori e gli impegni lavorativi, debba avere un focus particolare per rendere finalmente la genitorialità realmente paritaria. Il 76,2% del lavoro di cura familiare non retribuito è a carico delle donne. Riformare i congedi parentali deve essere una riforma che proviamo a fare non soltanto per garantire, per legge, qualche diritto in più, ma nella logica di riformare la cultura del lavoro di cura e della condivisione del lavoro di cura tra femmine e maschi.
Quando entrambi i genitori lavorano, le madri utilizzano il congedo parentale 8 volte su 10. Questa è una grande questione culturale, sulla quale possiamo incidere se facciamo delle norme orientate fortemente alla genitorialità paritaria.
Ovviamente, consigliere e vicepresidente Finco, siamo favorevoli alla proposta che lei ci sottopone. Pensiamo che, però, proprio perché non è una legge da finanziare da parte della Regione, potremmo provare ad essere ancora più avanzati, più radicali nell'impostazione di una nuova politica dei congedi di genitorialità. La correlatrice Ostanel ha annunciato una serie di emendamenti che vanno in questa direzione, cioè nella volontà di estendere l'impegno politico di questo Consiglio regionale e condividere l'idea che, attraverso una diversa strutturazione dei rapporti di lavoro e delle possibilità di condivisione del lavoro di cura e del lavoro, possa passare finalmente quella lettura della società paritaria, ancora oggi molto lontana dalla concretezza della nostra società.
Il lavoro delle donne e la possibilità per le donne di conciliare lavoro e famiglia è ancora una sfida sulla quale le economie moderne devono misurarsi. L'Italia, il Veneto, da questo punto di vista, è molto lontano dagli obiettivi. La differenza del tasso di occupazione femminile e maschile in questa regione è paragonabile a quella delle regioni del centro-sud. Quasi 20 punti percentuali di livelli di occupazione segnano la distanza, che sembra incolmabile, tra le opportunità che anche in questa regione hanno gli uomini e quelle che hanno le donne.
È chiaro che è una inversione culturale quella che noi proviamo a chiedere da tempo, che deve essere sostenuta da scelte politiche coerenti e conseguenti. Le modifiche delle disposizioni sui congedi possono andare in questa direzione.
Credo che sul tema del lavoro femminile e sulla costruzione di una proposta di società paritaria ci sia ancora molto da fare. Con questo progetto di legge si va, io credo, nella direzione giusta.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la collega Donazzan.
È stato depositato un emendamento prettamente tecnico sulla norma finanziaria, l'emendamento n. A0002. Do cinque minuti per eventuali sub.
Prego, assessore Donazzan.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, Presidente.
Colgo questa occasione del progetto di legge del collega Finco per richiamare un'attenzione complessiva attorno alle questioni della denatalità, della famiglia, che sembra che questa nostra società finalmente abbia preso in piena consapevolezza. Almeno a parole, nell'ultimo periodo non si fa che sottolineare il tema di una nazione che si sta completamente impoverendo.
Credo che, di fronte a numeri che sono inquietanti... Ieri ero all'Assemblea dei giovani della Confindustria. C'era anche il nostro collega Possamai in qualità di Sindaco di Vicenza. Si è parlato proprio dello scenario apocalittico. Una importante azienda multinazionale, con sede in Italia, ha voluto provocare con un video molto forte dove nel 2050, data la statistica, nascerebbe un bambino. Sono, ovviamente, messaggi forti che, però, noi abbiamo lì dalla notte dei tempi, direi. Almeno dagli anni Settanta in poi si era cominciata a vedere una curva pericolosa.
Come ho avuto modo di dire anche a voi in quest'Aula e in Commissione Sesta, quando parlavamo di dimensionamento scolastico, negli ultimi tre anni scolastici abbiamo cancellato una cittadina come Thiene dalla carta geografica del Veneto. Questo è un problema che dobbiamo invertire con il senso della drammaticità.
A beneficio di questo dibattito c'è anche, però, un'azione di questo Governo molto incisiva. Fin dalla sua prima legge di bilancio, il Governo Meloni ha voluto sottolineare l'aspetto della famiglia, della natalità, ma soprattutto della maternità. Se è vero che anche in quest'Aula trattiamo i temi della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (anche le colleghe che mi hanno preceduto hanno sottolineato questo aspetto), ieri il nostro dire era confermato dalle analisi che Banca Intesa ha fatto sulla fotografia della nostra nazione e del Veneto in particolare: non solo riscontriamo un divario tra occupazione femminile e occupazione maschile, che riguarda 20 punti percentuali in Italia e la pone come fanalino di coda... Non è una cosa degli ultimi sei mesi. È una cosa che ci portiamo dietro dagli ultimi vent'anni.
Oltre a questo dato inquietante, c'era un dato confortante. Lo studio di Intesa Sanpaolo diceva che più una donna è messa nelle condizioni di lavorare, di avere servizi, di avere tempo... Il provvedimento proposto dal collega va nella direzione di estendere la questione della gestione del tempo di vita e di lavoro. Ebbene, queste richieste negli Stati dove sono state effettuate ‒ la comparazione della collega Ostanel va, credo, anche in questa direzione ‒ dimostrano che quanto più riusciamo a dare servizi e gestione del tempo, modelli organizzativi diversi, oltre che risorse, tanto più le donne non fanno solo un figlio, ma riescono a farne due e anche tre, che è esattamente quello di cui l'Italia ha bisogno per invertire una rotta che produrrà i suoi effetti tra vent'anni. Ora abbiamo un problema, ma vent'anni partono da oggi. La responsabilità di quest'Aula credo vada anche in questa direzione.
Sottolineo solo alcune novità, che sono state già una evidenza e che, forse, hanno favorito un dibattito. Non solo l'aver indicato, da parte del Governo Meloni, un Ministero che si occupa principalmente di natalità, con il ministro Roccella, non solo negli ultimi Stati generali della natalità si è trattato di alcune questioni che, ovviamente, riguardano l'assetto, complessivamente modificato, di un approccio ai temi della fiscalità... Finché non avremo l'introduzione di un quoziente familiare, l'idea stessa che "uno vale uno" e che i costi di una famiglia sono i medesimi che tu abbia due o tre figli o ne abbia cinque, sei o sette, come accade anche in Veneto... Abbiamo, infatti, politiche per le famiglie numerose quando parliamo di diritto allo studio. I colleghi che frequentano la Sesta Commissione lo sanno. È evidente che il quoziente familiare è un obiettivo che questa maggioranza di Centrodestra si è data a livello nazionale, ma che qui, ovviamente, trova il suo dibattito.
Chiudo con le prime considerazioni, però, di un bilancio dello Stato che, pur essendo il primo, ha già rimarcato la differenza. Un combinato disposto tra legge di bilancio e decreto sul lavoro, che ha visto il tema dei benefici estesi. Sono, in inglese, i fringe benefit, ma si tratta di premialità, liberalità date dal datore di lavoro che erano tassate. Si arriva, invece, a una cifra pari a 3.000 euro, che, quindi, aumenta la possibilità a partire da chi ha figli a carico.
Il rafforzamento del congedo, che è il tema trattato nel disegno di legge del collega Finco, viene rimarcato nella legge di bilancio, insieme all'aumento dell'assegno unico, appunto dedicato alle famiglie. Così come le agevolazioni per l'acquisto della prima casa per le giovani coppie. Ecco che questa inversione parte, ovviamente, dalle norme. Anch'io, che sono scettica, come ha detto la collega Camani, sulla questione dei progetti di legge di iniziativa regionale, ma che riguardano competenze altre, credo, invece, che sia utile per aumentare la consapevolezza in noi e anche il rafforzamento di un dibattito nazionale, che oggi finalmente ha trovato la luce.

PRESIDENTE

Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Sicuramente, pur condividendo il fatto che molto spesso i progetti di legge statale trovano poco percorso nella loro attuazione, va riconosciuto che le finalità che spingono il vicepresidente Finco a fare questo progetto di legge vale sicuramente la pena non solo condividerle, ma anche metterle su un ragionamento che, in qualche modo, deve vedere anche questa Istituzione e questo emiciclo voler avere una direzione su certi temi.
Vicepresidente Finco, quando si toccano temi così importanti, temi come la tutela di chi decide di mettere al mondo un figlio, che in qualche modo deve essere concertato anche con l'attività della vita quotidiana, inevitabilmente si tende a debordare in ragionamenti che abbracciano il sistema famiglia, tutele, natalità.
Se parliamo di famiglia, non possiamo fare quello che poco fa abbiamo fatto, ovvero dire che questo Governo sta avendo un atteggiamento esemplare sulle attività messe in campo, le azioni che vanno verso la tutela della famiglia e dei nuclei familiari. Mi verrebbe, ad esempio, da pensare che, se è vero che questo Governo dice che bisogna fare i figli, è vero anche che bisogna ricordarci che tutti noi siamo genitori e sappiamo che i figli hanno bisogno dei propri percorsi, dei propri spazi e anche dei propri agi economici in una famiglia, per poterli far crescere.
Ecco perché chi dice che bisogna fare una politica della natalità e dopo, ad esempio, taglia l'ISEE per il bonus trasporti credo sia contraddittorio su questo. Se è vero che si fanno, Presidente, delle politiche dove si tenta di incentivare il ritorno alla natalità, che è una cosa che tutti ci sentiamo di condividere come obiettivo, è altrettanto vero, però, che vorremmo ricordare a chi dice queste cose, a chi oggi ci governa che una volta che fai i figli dopo devi anche mandarli a scuola e farli muovere. Quando questo Governo dice che bisogna fare più figli e dopo taglia il bonus trasporti e l'ISEE lo fa passare da 35.000 a 20.000 credo sia un Governo un po' claudicante sotto l'aspetto della natalità. A meno che non ci voglia dare il messaggio: fate i figli, ma dopo non mandateli a studiare. Che potrebbe essere anche un'ipotesi, visto che molto spesso, di fronte alla mancanza di cultura, certe compagini politiche trovano maggior ristoro e maggiore crescita nel loro consenso. Io non voglio pensare questo. Però, Presidente, mi lasci dire che va segnalata questa cosa.
Allo stesso modo anche noi, come Regione, dovremmo dare certi esempi. È inutile che quando facciamo questi dibattiti siamo tutti quanti per la difesa delle donne e per la difesa delle famiglie, l'occupazione di qualità e, dopo, nelle nostre aziende e dove noi siamo titolari, perché sono nostri Enti strumentali, molto spesso ci affacciamo all'avanzare di una erogazione di servizi non di qualità. Molto spesso nelle aziende della Regione Veneto noi ci serviamo di manodopera delle cooperative, delle agenzie interinali. Permettetemi di dirlo. Con tutto il rispetto per il lavoro delle cooperative e le agenzie interinali, Assessore, condividerà con me che non è certamente un'offerta di occupazione di qualità. Anche su questo, quindi, dovremmo aprire un grande dibattito.
L'interesse e la tutela delle famiglie e delle lavoratrici esistono solamente quando parliamo di questi temi o sempre? Perché, se esistono sempre, credo che dovremmo cominciare a dire alle aziende che fanno parte della Regione Veneto che bisogna cominciare ad assumere con una manodopera di qualità, quindi non avere quella manodopera di bassa qualità, come può essere quella erogata con le agenzie interinali o quella erogata con i subappalti e con la parcellizzazione del lavoro.
Quando nelle nostre aziende si assumono persone con le agenzie interinali, sono anche donne, sono anche mamme e sono quelle che molto spesso non riescono ad avere neanche quei diritti che con un contratto di lavoro normale si hanno. Quindi, anche a questo dovremmo pensare, vicepresidente Finco. È una testimonianza di intenti, la nostra? Chiediamo a Roma quello che devono fare, ma noi riusciamo a dare l'esempio? Rispetto a chi lavora nelle aziende della Regione Veneto, dopo che stiamo proponendo questo progetto di legge statale, ci sentiamo di dire, quando li facciamo chiamare con le agenzie interinali magari in aziende che fanno fatturati di decine di milioni di euro all'anno in attivo: stiamo fornendo una manodopera di qualità? Ripeto, in mezzo a chi assumiamo con cooperative e agenzie interinali anche nelle nostre aziende che fanno parte del consolidato, ci sono donne, che non hanno neanche quei congedi parentali che noi oggi diciamo che sono pochi, perché molto spesso la parcellizzazione del lavoro porta alla somministrazione di un lavoro di bassa qualità. In questo palazzo abbiamo cooperative, quindi su questo dovremmo ritornare alla qualità del lavoro.
Guardate, non sono cose scollegate, perché in quelle cooperative e in quelle agenzie interinali lavorano le donne, le stesse donne che hanno bisogno di una sicurezza per poter mettere al mondo dei figli e ritornare alla natalità, proprio come vogliamo noi. Vi assicuro che, se una donna lavora in una agenzia interinale o in una cooperativa, difficilmente pensa di poter fare un figlio senza avere uno scossone all'interno della propria famiglia, a meno che economicamente non ci si possa permettere di fare altro.
Analogamente bisognerebbe cominciare a lavorare, almeno per le aziende della Regione Veneto, ad una legge sui part-time che possono essere erogati all'interno delle nostre aziende, perché molto spesso c'è il problema che i part-time nelle aziende vengono concessi il primo periodo di vita del bambino, perché dopo ovviamente con accordi sindacali c'è un turnover anche del part-time, però non è che le necessità che il bambino ha nei primi tre anni di vita non le ha nei successivi tre anni di vita. Quindi, anche su questo bisogna cominciare a lavorare, ed è una cosa che noi possiamo fare. Nelle nostre aziende lo possiamo fare. Non ce lo vieta nessuno. Anche lavorare sul discorso che i part-time non siano né part-time per sempre, né part-time destinati al turnover quando si hanno dei bambini, ma che ci sia la giusta mediazione tra contratti di lavoro che non possono essere sempre part-time e contratti di lavoro che garantiscono a chi fa un figlio e lavora perlomeno nelle nostre aziende di non doversi porre il problema finiti i 6-7 mesi di allattamento.
Badate, il tema non è solo il congedo parentale, ma è anche quando non si ha il giorno di congedo come fare ad andare a prenderlo dall'asilo o a portarlo, perché non tutti hanno gli strumenti. E questi rientrano in azioni dirette che noi possiamo fare. Noi le possiamo fare. Abbiamo ventinove aziende consolidate nel bilancio regionale, quindi possiamo partire da quelle ventinove, che sono nostre. Sono cose che forse c'entreranno poco, però la finalità è la stessa di quella che mette in campo il collega Finco, perché il collega Finco con questo progetto di legge accende i riflettori, dà uno spaccato delle difficoltà che spesso chi si approccia al lavoro dipendente incontra quando forma una famiglia. Però, collega Finco, pur condividendo appieno questa azione che lei intende mettere in campo e anche la finalità, seppure con sfaccettature diverse, io credo che la valorizzazione occupazionale, vista nell'ottica di dare maggiore agilità a chi decide di avere un figlio, possa partire anche all'interno delle nostre aziende.
Nel chiudere il mio intervento, vi invito ad andare a vedere cosa accade nelle nostre aziende, dove ci sono aziende che fatturano decine di milioni di euro l'anno e dove ci avvaliamo dell'agenzia interinale o delle cooperative: secondo voi, questa parcellizzazione del lavoro fa bene alla natalità? Consentitemi di dire, grazie all'esperienza che ho precedentemente maturato, prima di venire a fare il Consigliere regionale, che questo è forse uno dei motivi per cui la gente smette di fare figli. Del resto, quando non si ha la certezza di poter fare un figlio e di avere un'agilità nel mondo del lavoro che permetta per i primi anni di vita, non solo con i congedi, ma anche con la gestione ordinaria e quotidiana, di poterlo gestire, è proprio lì che la natalità cessa. E non servono grandi politiche da parte del Governo, ma servono azioni chiare e concrete.
D'altronde, se diciamo che vanno fatti i figli e dopo tagliamo il bonus trasporti per mandarli a studiare, vuol dire che siamo contraddittori o forse troppo propagandistici per renderci conto di quelle che sono le azioni reali, in netta contraddizione con i princìpi dopo manifestati.

PRESIDENTE

Comunico all'Aula che sono stati depositati ulteriori tre emendamenti di natura finanziaria; quindi, dobbiamo dare i tempi per poterli valutare, per cui andremo a votare sicuramente alla ripresa dei lavori.
Il collega Possamai ha chiesto di fare un intervento sull'ordine dei lavori. Prego.

Giacomo POSSAMAI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ho chiesto la parola perché con oggi saluto quest'Aula, nel senso che rassegnerò le mie dimissioni nelle prossime ore. Ci tenevo, quindi, a dare un saluto ai colleghi di minoranza e ai colleghi di maggioranza, alle strutture, ai dirigenti, al personale del Consiglio, perché per me sono stati quasi tre anni, importanti. Quindi, è anche con un po' di emozione che faccio questo intervento.
Prima, quando pensavo all'intervento da fare in Consiglio, mi è tornato in mente come è iniziata questa legislatura. Eravamo tutti convinti, penso, di esserci lasciato il peggio alle spalle, avevamo avuto la prima ondata, siamo arrivati qui, e invece abbiamo vissuto forse i mesi più difficili nella storia recente della nostra Regione. Credo che, anche se sembra passata un'era, nessuno di noi si possa dimenticare che venivamo qui, in una Venezia deserta, in cui non c'era nessuno, e davvero ci sembrava che in quel momento la seconda ondata potesse essere davvero un tempo senza fine.
È stato un mandato per me breve, chiaramente a tutti voi auguro lunga vita e che questo mandato arrivi fino alla fine, ma segnato da momenti veramente intensi. Poi, se oggi ci guardiamo indietro, la pandemia da Covid-19 è finalmente alle nostre spalle ed è ripresa un'attività normale, il che rappresenta già di per sé una cosa importante. È evidente che la prima parte di questo mandato è stata condizionata da quell'emergenza.
L'unico appunto che lascio al Consiglio su questo fronte è che, evidentemente, non sono stati anni con una produzione legislativa intensa di cose nuove. Abbiamo fatto un po' di manutenzione legislativa, tante mozioni, però ci sono cose importantissime. Io, ovviamente, da oggi guarderò alle cose più con l'occhio da amministratore locale, penso alla legge sugli ATS, penso alla legge di riforma delle IPAB, che non può più aspettare. Pertanto, l'auspicio con cui lascio questo Consiglio è che davvero questa sia la legislatura buona, quella in cui si arriva fino in fondo su temi cruciali come questi.
Semplicemente ci tenevo a darvi un saluto, ad augurare a tutti voi buon lavoro, a ringraziarvi, perché, pur nella diversità delle posizioni, pur anche in scontri duri che ci sono stati, poi magari il mio carattere mi porta a non essere duro, però ci sono stati momenti in cui ci sono state delle differenze e delle divergenze profonde tra di noi, alla fine c'è stato sempre un fondo di correttezza con i Capigruppo, con i Consiglieri di maggioranza e con la Presidenza del Consiglio. Quindi, buon lavoro a tutti.
Con le mie dimissioni da domani inizio formalmente come Sindaco del Comune di Vicenza, nella più ampia e libera lealtà istituzionale e collaborazione con la Regione. Credo, dunque, che ci rivedremo e spero che potremo fare, nei reciproci ruoli, il bene della nostra Regione e del nostro territorio.
Grazie a tutti e buon lavoro.
(Applausi)

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega Possamai. Buon lavoro anche a lei, che sicuramente non le mancherà.
Concedo quindici minuti per la presentazione di eventuali subemendamenti agli emendamenti n. 3, n. 4 e n. 5.
Sospendiamo qui la seduta, che riprenderà alle ore 14.30.
Ricordo, infine, che alle ore 14.20 si terrà la Conferenza dei Capigruppo in Sala del Leone.
La Seduta è sospesa alle ore 13.02
La Seduta riprende alle ore 14.53

PRESIDENTE

Colleghi, direi che è il caso di riprendere i lavori.
Ricordo a tutti che abbiamo chiuso la discussione generale, quindi passiamo all'articolato.
La correlatrice c'è.
Siamo sull'articolo 1.
Emendamento n. A0001, presentato dalle consigliere Guarda e Baldin, articolo 1, comma 1 bis, modificativo, che prevede:
Dopo il comma 1 dell'articolo 1 è aggiunto il seguente comma:
1 bis: "Dopo il comma 6 dell'articolo 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno alla maternità e della paternità" a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2020, n. 53" è aggiunto il seguente comma:
"6 bis. Le disposizioni di cui al presente articolo si applicano anche alle famiglie omogenitoriali".
Collega Baldin, siamo al suo emendamento. Prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Solo per illustrare brevemente questo emendamento, perché si tratta di una precisazione normativa che non avrebbe neppure senso, ma adesso vi spiego perché è necessario e opportuno forse spiegarlo e anche prevederlo.
Questo PDL io lo approvo, naturalmente, perché non fa altro che estendere un diritto, quello del congedo parentale per i bambini, per i figli in stato di malattia: si prevede in questo emendamento che queste disposizioni, meritorie chiaramente, possano andare anche a favore delle famiglie omogenitoriali.
Questo perché la previsione della giurisprudenza è chiara: si equiparano, per quanto riguarda i diritti proprio dei figli, le coppie eterosessuali con quelle omosessuali e omogenitoriali. In questo caso, dovendo la parte politica fare il proprio lavoro, si chiede di esplicitare nella normativa che qui oggi stiamo per votare la disposizione che cito nell'emendamento, che quindi le disposizioni previste nel presente articolo si applichino anche alle famiglie omogenitoriali.
Credo che questo possa essere un traguardo, anche per esplicitare che non vi devono essere dubbi alcuni sulla stessa natura e tutela che dobbiamo rappresentare ai figli da qualsiasi coppia derivino, perché non vi devono essere assolutamente differenze, per quanto riguarda, appunto, le garanzie e le tutele da affidare ai figli. Non vedo assolutamente nulla di male nel votare questo emendamento. Se non lo si fa, spero, insomma, vi sia un intervento da parte della giurisprudenza, perché su questo punto, è chiaro, io ho citato nella relazione all'emendamento una sentenza della Corte d'Appello di Milano, Sezione Lavoro, recentissima tra l'altro, del 2021, ma ce ne sono state altre, una del novembre 2020, sempre un Tribunale ordinario del Lavoro, in questo caso di Milano, che ha riconosciuto lo stesso diritto del ricorrente nei confronti del figlio, riconosciuto davanti all'ufficiale di stato civile, appunto, nell'avere, allo stesso tempo, il congedo parentale per il figlio.

PRESIDENTE

Bene. Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0001. Il relatore è contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sull'articolo 1.
Collega Camani, sull'articolo 1. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Intervengo su questo articolo perché è sostanzialmente il cuore della legge e, dopo alcune cose che ho sentito in sede di dibattito, mi interessava reintervenire per precisare alcune questioni rilevanti. Vorrei che fosse chiaro che le donne devono lavorare e devono lavorare non per sopperire alla mancanza di manodopera, che è un fenomeno che travolge il Paese e la nostra regione, come recentemente affermato dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Le donne devono lavorare perché il lavoro delle donne è un valore sociale, che contribuisce all'emancipazione delle famiglie e della società.
I dati dell'occupazione femminile in Veneto, non so se è chiaro, sono drammatici. Vede, assessore Donazzan, se lei non facesse questo mestiere dal 2005, le sue considerazioni sembrerebbero più credibili. In realtà, dal 2008 in poi i dati sull'occupazione femminile in questa regione sono peggiorati e chi ha avuto per vent'anni la responsabilità di governare le politiche del lavoro regionali deve assumersi questa responsabilità e possibilmente anche proporre azioni che vadano in controtendenza rispetto ai dati che noi vediamo tutti i giorni.
Il lavoro in questo quadro, infatti, non può essere un ostacolo alla maternità, come oggi è troppo spesso. La proposta aberrante di pensare di incentivare la maternità attraverso sconti fiscali, come se fare figli fosse paragonabile a una riqualificazione energetica, è un principio che noi rigettiamo fin dall'inizio. Se si vuole davvero investire sulla maternità, si deve costruire le condizioni per cui alle donne sia possibile lavorare ed essere madri contemporaneamente, cosa che in questa regione e non solo è ancora molto, troppo complicato.
Farò tre esempi. Bisognerebbe investire sul lavoro di qualità, non sui lavori al femminile di bassa qualifica e con le basse retribuzioni. Bisognerebbe investire sul lavoro stabile. I dati sull'occupazione a tempo determinato in questa regione, in particolar modo in riferimento al lavoro femminile, sono molto preoccupanti. Bisognerebbe investire sul lavoro femminile a tempo pieno. La percentuale di part-time involontari è ancora una piaga con la quale nessuno vuole fare i conti. E bisognerebbe investire sul lavoro femminile degnamente retribuito. Questo Consiglio regionale ha approvato all'unanimità un anno e mezzo fa una legge che va in questa direzione, che è ancora lettera morta.
Bisognerebbe costruire le condizioni per cui per le donne fosse possibile costruire un equilibrio tra lavoro e carriera, per cui non siano costrette a scegliere di lasciare il lavoro nel momento in cui diventano madri.
Queste questioni non sono soltanto contenuti da esprimere quando si viene in Consiglio regionale: per chi ha la responsabilità del governo di certe politiche dovrebbero essere elementi attorno a cui costruire proposte concrete per il sostegno del lavoro femminile.
Seconda questione. Guardate che l'intervento del Governo sui fringe benefit è pericolosissimo, e ci è chiaro il meccanismo, assessore Donazzan: anziché pagare gli straordinari su cui pago i contributi e le tasse, do i benefici ai lavoratori attraverso i fringe benefit, su cui non pago i contributi e non pago le tasse, con un danno diretto per le lavoratrici e i lavoratori.
Dare i soldi in tasca senza occuparsi dell'aspetto contributivo, previdenziale e fiscale è un giochino delle tre carte, che serve alle imprese, non serve alle lavoratrici e ai lavoratori, che hanno bisogno di tasse pagate e contributi versati.
Non è quindi un'innovazione aver introdotto la defiscalizzazione del fringe benefit , è un modo surrettizio – ancora una volta – con il quale questo Governo ci trasferisce l'idea del lavoro non come fattore di emancipazione sociale e leva per l'ascensore sociale, ma come mero fattore di produzione, come fosse il gasolio o l'energia elettrica, che in una crisi economica e con una bassa produttività è un fattore di produzione il cui costo noi dobbiamo abbassare, al pari delle spese di manutenzione.
Invece il lavoro, il lavoro femminile in particolare, non è un semplice fattore di produzione, è un elemento cruciale attorno a cui le persone realizzano la propria esistenza e, se fosse possibile, proverebbero a emanciparsi dal punto di vista sociale.
Altra questione: l'agevolazione fiscale sull'acquisto della prima casa per le giovani coppie. Anche in questo caso è uno specchietto per le allodole, per usare un'espressione cara alla presidente Meloni, perché stiamo vivendo una fase storica in cui le famiglie giovani, ma non solo, vivono il grande dramma della negazione del diritto alla casa.
Questa Regione è prima nelle classifiche per patrimonio ATER non riqualificato e non disponibile; quindi, il punto non è "faremo i bonus per l'acquisto della prima casa". Assessore, se vogliamo davvero essere coerenti tra ciò che diciamo e ciò che possiamo fare, venga in quest'Aula a spiegarci che intervento sulle case ATER, sull'edilizia popolare, sul diritto alla casa delle persone di questa Regione intenda fare, quanti soldi ci metterà, altrimenti è retorica, e sulla retorica siamo capaci tutti.
Infine, se diciamo che il lavoro delle donne è importante e lo vogliamo valorizzare con una retribuzione equa, dovremmo anche porci il problema del perché questo Governo ha limitato la possibilità di anticipo pensionistico per le donne, tagliando e rivedendo i criteri e i parametri per poter accedere ad Opzione Donna. Purtroppo, non basta una leadership femminile per esprimere politiche a favore delle donne e del lavoro delle donne. E questo Presidente del Consiglio lo sta dimostrando.
Come secondo elemento, sulla base del quale noi dovremmo veramente porci il problema se stiamo facendo quello che è nelle nostre competenze per sostenere il lavoro femminile e la maternità, che sono due lati della medesima medaglia, c'è tutta la grande questione delle infrastrutture sociali. Non devo ricordare a quest'Aula quanto sia indietro nelle classifiche nazionali la Regione del Veneto per posti disponibili negli asili nido. Non devo ricordare in quest'Aula quanto siano care le rette degli asili nido in questa regione.
Ci potete dire quello che volete, che serve il congedo parentale esteso e allargato, ma se in questa regione le donne non sono messe nelle condizioni di lavorare e di sviluppare il loro progetto di maternità... E non lo sono perché chi avrebbe il potere e il dovere di compiere certe scelte strategiche, in realtà, interpreta la maternità e la coincidenza tra lavoro e maternità in maniera retrograda, come si usava un tempo, quando si dava il premio alle donne che facevano più figli. Funzionava così in un certo periodo della storia di questo Paese. Per chi ha ancora l'idea che le donne non debbano lavorare, ma debbano stare a casa a fare figli, tutto quello che sto dicendo, me ne rendo conto, risulta incomprensibile.
Abbiamo già detto sull'utilità dei progetti di legge statale, cosa rispetto alla quale ribadisco le mie convinzioni. Penso che, però, se vogliamo almeno rendere onore alla discussione che stiamo facendo, e per la quale ringrazio il vicepresidente Finco, dovremmo essere conseguenti alle cose che diciamo e che facciamo dentro quest'Aula, con delle decisioni politiche vere che per una volta mettano la Regione del Veneto all'altezza delle sfide che la società ci pone, che abbiamo davanti e che non possono continuare a ignorare la necessità del mondo del lavoro al femminile di vedersi riconosciuto come tale.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Annuncio che su questo articolo non voterò, anche se è mia intenzione votare a favore dell'intero PDLS, perché non vorrei che si facessero discriminazioni in quest'Aula. Abbiamo appena votato un emendamento per dire che le stesse regole, le stesse disposizioni si applicano anche alle coppie omogenitoriali, ai figli delle coppie omogenitoriali. Così non è. Sulla base di questo, chiaramente, non posso pensare di votare questo articolo. Credo che i figli, senza distinzioni, debbano essere ritenuti figli e debbano avere le stesse garanzie e le stesse tutele, previste dalla legge, tra l'altro. È la stessa giurisprudenza, poi, che ci insegna che tutti i figli sono uguali, sia di coppie omogenitoriali sia di coppie eterosessuali.
In questo caso, sull'articolo mi asterrò. Anzi, non voterò. Sugli altri emendamenti, sugli altri articoli voterò a favore, anche dell'intero PDL, perché credo sia importante garantire un'estensione del congedo parentale.
Dispiace, però, constatare che in quest'Aula ancora una volta si fanno discriminazioni sui diritti delle persone. Questo lo ritengo molto grave.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo ora agli articoli aggiuntivi, dopo l'1.
Emendamento n. A0003, pagina 2 bis, presentato dalla consigliera Ostanel, articolo aggiuntivo, che prevede:
Dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente art. 1bis:
Art. 1bis. ‒ Modifica dell'articolo 27-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53"
1. Al comma 1 dell'articolo 27-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" le parole "entro i cinque mesi successivi' sono sostituite con le parole "entro i 3 anni successivi';
2. Al comma 1 dell'articolo 27-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" le parole "dieci giorni lavorativi" sono sostituite con le parole "quattro mesi, di cui due obbligatori e due facoltativi";
3. Al comma 2 dell'articolo 27-bis del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" le parole "a venti giorni lavorativi'" sono sostituite con le parole "di un ulteriore mese";
4. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, quantificati in euro 2.400.000.000,00 per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, nell'ambito del Programma "Fondi di riserva e speciali" della Missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il triennio 2023-2025, allo scopo parzialmente utilizzando gli accantonamenti relativi ai Ministeri interessati."
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Presento questo emendamento, che è quello che dicevo nella correlazione. L'obiettivo era quello ‒ so che ho parere negativo ‒ di provare a portare l'Italia al modello spagnolo, quello che oggi garantisce, l'unico in Europa, davvero un congedo di paternità paritario. Tra l'altro, questo emendamento permetteva, in questo senso, di dire che ogni padre può utilizzare due mesi di congedo obbligatorio, quindi con le tutele di una maternità, quindi con l'80% di retribuzione, con il datore di lavoro che non ti può licenziare, obbligatori, da scegliere entro i 3 anni di vita. Significa che in tre anni di tempo della vita del bambino, ma anche prima della nascita, un padre potrebbe decidere di stare un mese, anche non continuativo, fino a due mesi totali obbligatori con una paternità e poi aggiungere, come fa il modello spagnolo, due mesi facoltativi.
Questa cosa in Spagna ha indotto tantissime famiglie in più anche a fare dei figli, oltre a tutta una serie di altre questioni che lì ci sono e qui no, perché permette alla donna di avere un supporto e al padre di poter stare a casa, senza doverlo chiedere volontariamente, cosa che spesso non viene concessa, ma con i diritti che sono garantiti anche ad una donna.
L'altra questione importante è ribadire che oggi in Italia noi abbiamo un congedo di paternità di 10 giorni. Ho portato anche uno schema. Siamo, sostanzialmente, l'unico Paese dell'Europa dell'ovest, dopo la Romania. Quindi, siamo veramente bassissimi. La Spagna ha un congedo parentale come quello che stiamo proponendo oggi con questo emendamento, cioè che arrivi almeno alle due mensilità. È il Paese che in Europa ce l'ha più alto. Dopo di noi arrivano tutti i Paesi europei più sviluppati.
Siamo indietro. Ricordo che era di 7 giorni, poi nel 2021 è stato spostato a 10 giorni solo perché la Commissione europea ha detto, con una direttiva, che siamo troppo indietro. Siamo dopo Grecia, Malta, Slovacchia, Croazia e Lussemburgo. Questo è il tema che oggi abbiamo di fronte.
L'altra cosa che proponeva questo emendamento è di avere un ulteriore mese, a scelta, tra uomo e donna, nel momento in cui ci siano particolari malattie o patologie, un po' in linea anche con quello che oggi stiamo andando a votare; quindi, avere un ulteriore mese nel momento in cui al bambino o alla bambina possano essere necessarie cure maggiori. Questo è quello che oggi c'è in Spagna e che sta garantendo la possibilità di un congedo di paternità almeno ‒ non dico paritario, altrimenti sarebbero cinque mesi obbligatori, se fosse davvero paritario ‒ di due mesi più due facoltativi, che permetterebbe, quindi, ad ogni padre, se vuole, di avere quattro mesi per fare il lavoro di cura e stare con il proprio figlio, come magari tanti padri vogliono fare, ma oggi non possono.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Vorrei replicare a una considerazione che, come un mantra, sento ripetere più volte dalla collega Baldin in merito alla discriminazione: "noi discriminiamo".
Io non ho mai visto da due donne o da due uomini nascere un bambino finora. Il fatto che un bambino sia nelle mani di due uomini o di due donne lo considero una negazione di un diritto del bambino ad avere un papà e una mamma.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, mi permetta...

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Scusi un attimo, chiudo.

PRESIDENTE

No. Lo dico io "scusa". Siamo sull'emendamento. Si interviene sull'emendamento.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Arrivo anche lì adesso. Mi lasci finire il ragionamento.
Quindi, c'è una negazione. L'unico che si vede negare il diritto è quel povero bambino che la mattina si alza e vede due baffuti al posto di un papà e di una mamma.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, le tolgo la parola.
Collega Finco, prego.
Le tolgo la parola.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Arrivo all'emendamento.

PRESIDENTE

Le tolgo la parola!
Collega Finco, prego.

Nicola Ignazio FINCO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Ovviamente, i tre emendamenti presentati dalla collega Ostanel sono tre emendamenti che hanno un senso. Anzi, vanno ad allargare il raggio d'azione rispetto a quanto abbiamo previsto oggi dalla modifica. Qui stiamo parlando di cifre veramente importanti per quello che riguarda il bilancio dello Stato, che noi oggi, in questo momento, facciamo anche fatica a calcolare. Qui ho visto cifre da 1,5 miliardi di euro rispetto ai 2,3 milioni che prevediamo noi nel nostro progetto di legge. Sicuramente è un'ottima iniziativa, però siamo anche consapevoli che oggi quantificare così velocemente una modifica del genere ci risulta un po' difficile.
Gli emendamenti, glielo anticipo già, verranno respinti, però c'è già il voto favorevole ‒ glielo dico ‒ per quanto riguarda l'ordine del giorno.

PRESIDENTE

Bene.
Siamo sull'emendamento n. A0003 e andiamo avanti a votarlo.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0003. Il relatore è contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0004 presentato dalla consigliera Ostanel, articolo aggiuntivo, che prevede:
Dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente art. 1bis:
Art. 1bis. ‒ Modifica dell'articolo 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53"
1. il comma 1 dell'art. 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 è sostituito dal seguente:
1. Per i periodi di congedo parentale di cui all'articolo 32 alle lavoratrici e ai lavoratori è dovuta una indennità pari all'80 per cento della retribuzione per un periodo massimo complessivo tra i genitori di sei mesi e una indennità pari al 30 per cento della retribuzione per il restante periodo massimo complessivo tra i genitori di sei mesi. Per le lavoratrici e i lavoratori appartenenti a nuclei famigliari con indicatore della situazione economica equivalente (ISEE) inferiore a euro 40.000, l'indennità è pari all'80 per cento della retribuzione per un periodo massimo complessivo tra i genitori di dodici mesi;
il comma 3 dell'art. 34 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 è abrogato.
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, quantificati in euro 1.560.000.000,00 per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, nell'ambito del Programma "Fondi di riserva e speciali" della Missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il triennio 2023-2025, allo scopo parzialmente utilizzando gli accantonamenti relativi ai Ministeri interessati."
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0004. Il relatore è contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Mi dispiace, siamo in corso di votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0005 presentato dalla consigliera Ostanel, articolo aggiuntivo, che prevede:
Dopo l'art. 1 è aggiunto il seguente art. 1bis:
Art. 1bis. ‒ Modifiche al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53"
1. Al testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 22, comma 1, le parole "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
b) all'articolo 61, comma 2, le parole "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
c) all'articolo 64, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente:
2-bis. Le lavoratrici autonome di cui al comma 1 hanno diritto a una indennità pari al 100 per cento del mancato fatturato determinato dalle esigenze di dedicarsi alla cura del proprio figlio per tutto il periodo di congedo di maternità. Resta invariata la non obbligatorietà dell'astensione dal lavoro;
d) all'articolo 65, comma 2, le parole: "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
e) all'articolo 68, commi 1, 2 e 2-bis, le parole "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
f) all'articolo 70, commi 2 e 3, le parole "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
g) all'articolo 73, comma 1, le parole "80 per cento" sono sostituite dalle seguenti "100 per cento";
2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, quantificati in euro 800.000.000,00 per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, nell'ambito del Programma "Fondi di riserva e speciali" della Missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il triennio 2023-2025, allo scopo parzialmente utilizzando gli accantonamenti relativi ai Ministeri interessati."
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo emendamento prova a intervenire in particolare sui congedi parentali delle famiglie che hanno un ISEE inferiore a 40.000 euro. L'obiettivo era quello di dire che l'indennità per queste famiglie veniva alzata all'80%, proprio perché ci sono alcuni nuclei familiari che non restano a casa in congedo probabilmente anche perché prendono una retribuzione troppo bassa.
Per alcune famiglie, quindi, penso sia necessario aumentare l'indennità all'80%, non come oggi. Queste famiglie sono quelle che hanno un ISEE inferiore ai 40.000 euro.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0005. Il relatore è contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. A0002 presentato dal consigliere Finco, articolo 2, sostitutivo, che prevede:
L'articolo 2 è così sostituito:
"Art. 2 - Norma finanziaria.
1. Agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 1, quantificati in euro 2.340.000,00 per ciascuno degli esercizi 2023, 2024 e 2025, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, nell'ambito del Programma "Fondi di riserva e speciali" della Missione "Fondi da ripartire" dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il triennio 2023-2025, allo scopo parzialmente utilizzando gli accantonamenti relativi ai Ministeri interessati."
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0002. Il relatore, naturalmente, è favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Essendo questo un emendamento sostitutivo, passiamo all'articolo 3.
Ora voteremo l'articolo 3. Non c'è un altro emendamento. Ci sono gli ordini del giorno.
L'emendamento n. A0005 l'abbiamo votato prima, perché era aggiuntivo.
Ripeto, siamo sull'articolo 3. Ci sono interventi sull'articolo 3? Non ne vedo.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo agli ordini del giorno.
Abbiamo due ordini del giorno. Il n. A0006 mi pare sia stato superato dal testo dell'ODG n. A0007. Me lo conferma, collega?
Prego, Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
L'ordine del giorno, quello che era stato presentato, viene ritirato.

PRESIDENTE

L'ODG n. A0006 viene ritirato.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Sì. Illustro invece quello che ho... L'ho già illustrato prima.

PRESIDENTE

Dunque, passiamo all'ODG n. A0007.
ODG n. A0007

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "APPRONTARE UNA RIFORMA SOSTANZIALE DEI CONGEDI DI PATERNITÀ PER GARANTIRE PARITÀ TRA LE FAMIGLIE E TRA I GENITORI E SOSTENERE LA NATALITÀ" in occasione dell'esame del progetto di legge relativo a "Modifiche all'articolo 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" per estendere il diritto del genitore di astenersi dal lavoro in caso di malattia del figlio fino all'età di 14 anni". (Progetto di legge statale n. 18) APPROVATO (Deliberazione n. 61/2023)

(N.d.r. – Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- Dal 2008 al 2021 il calo delle nascite in Italia ha registrato un - 30,6%, dal 2020 al 2021 si è registrato un altro dato negativo, pari al -1,1%;
- Secondo la relazione annuale 2022 della Banca d'Italia a parità di età, competenze e reddito iniziale, dopo quindici anni dalla nascita di un figlio, una madre lavoratrice guadagna circa la metà dello stipendio di una collega senza figli;
- Secondo i dati Eurispes, i padri passano in media 38 minuti al giorno con i figli nei giorni lavorativi, le madri quasi 4 ore e 45 minuti;
- Sono molteplici e complessi i fattori che generano tale situazione, ma concorrono senz'altro in Italia la mancanza di infrastrutture sociali e strumenti di sostegno e supporto alle famiglie e alla natalità inadeguati.
PREMESSO INOLTRE CHE:
- In Spagna dal 2021 il congedo è paritario, garantendo 16 settimane di congedo retribuite al 100% sia alla madre che al padre;
- In Norvegia il congedo parentale è di 46 settimane retribuite al 100% dello stipendio (o 56 retribuite all'80%) di cui 12 destinate obbligatoriamente a ciascun genitore;
CONSIDERATO CHE:
- l'Italia è uno dei paesi dell'Europa con il congedo di paternità più breve, che corrisponde a soli 10 giorni lavorativi;
- In Italia i padri che usufruiscono dei congedi parentali sono il 7%, contro una media europea del 30% (dati Istat);
impegna la Giunta regionale
Ad assumere iniziative al fine di approntare una riforma sostanziale dei congedi di paternità per garantire parità tra le famiglie e tra i genitori e sostenere la natalità e la co-genitorialità, prevedendo l'estensione del congedo di paternità da 10 giorni obbligatori a 2 mesi più 2 mesi facoltativi da usare entro i 3 anni successivi al parto.
Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Lo illustro perché è appunto la risposta a quello che diceva il collega Finco. L'emendamento sul congedo di paternità sul modello spagnolo è stato calcolato facendo un'analisi delle retribuzioni medie e del tasso di natalità. è pur vero quindi che è stato fatto senza gli strumenti dello Stato, perché non siamo lo Stato, però è una cifra che si aggira attorno a quello che servirebbe per garantire un vero congedo paritario e ritorno a quello che diceva anche l'assessore Donazzan.
Se noi pensiamo davvero e voi pensate davvero che questo Governo sia a favore della natalità bisogna investire tanti soldi, perché dare un congedo paritario anche agli uomini effettivamente costa e dare due mesi di possibilità ai padri di essere retribuiti all'80% per eventualmente avere la cura dei propri figli sicuramente è un investimento. Magari la cifra non sarà corretta al centesimo. Io ho come l'impressione, ad esempio, che la cifra che lei ha proposto nel suo emendamento sia un po' al ribasso, ma lasciamo stare.
Il tema è che questo è un progetto di legge statale che dovrebbe arrivare allo Stato perché poi lo Stato, se fosse così, si metterebbe a lavorarci con gli strumenti che lo Stato ha. Effettivamente dire che la norma finanziaria era troppo alta può essere anche condivisibile. Ho trasformato in un ordine del giorno che dice esattamente la stessa cosa, cioè, impegnare a lavorare affinché ci sia in Italia un congedo paritario simile al modello spagnolo per permettere anche ai padri di poter collaborare alla cura dei propri figli.

PRESIDENTE

Metto in votazione l' ODG n. A0007.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sulla votazione finale del PDLS n. 18.
Dichiarazioni di voto. Non ne vedo.
Metto in votazione il PDLS n. 18 nel suo complesso, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Senza fare cose troppo formali, anche su richiesta della collega Roberta Vianello, dedichiamo un pensiero ad Anna Tuzzato, giovane ragazza che lavorava a Bruxelles che purtroppo ha perso la vita in un tragico incidente nella propria abitazione.
Questo ci fa anche pensare a tanti ragazzi veneti – ne conosco tantissimi – che operano in quelle sedi e che, vi assicuro, lavorano con grande professionalità. Anna ho avuto modo anche di incrociarla ogni tanto a Bruxelles, ed era veramente una brava ragazza.
Peccato che succedano avvenimenti come questo.
PUNTO
7



PROPOSTA DI LEGGE STATALE DA TRASMETTERE AL PARLAMENTO NAZIONALE, AI SENSI DELL'ARTICOLO 121 DELLA COSTITUZIONE DAL TITOLO: "MODIFICHE ALLA LEGGE 30 DICEMBRE 2020, N. 178 "BILANCIO DI PREVISIONE DELLO STATO PER L'ANNO 2021 E BILANCIO PLURIENNALE PER IL TRIENNIO 2021-2023" IN MATERIA DI CONTRIBUTI ALL'ATTIVITÀ OLIVICOLA" D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO. (PROGETTO DI LEGGE STATALE N. 21) APPROVATO (DELIBERAZIONE N. 63/2023)

Relazione della TERZA Commissione Consiliare.
Relatrice: Consigliera Sponda
Correlatore: Consigliere Montanariello

PRESIDENTE

Andiamo al punto n. 7, PDLS n. 21. È una modifica alla legge finanziaria in materia di contributi all'attività olivicola.
Collega Sponda, come relatrice, prego.

Alessandra SPONDA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Colleghi Consiglieri, vorrei iniziare la relazione di questo PDL facendo una fotografia, facendo uno spaccato sull'olivicoltura veneta, veronese e soprattutto dandovi dei dati aggiornati relativi ai primi mesi del 2023.
In questo 2023 la ripresa vegetativa dell'olio è stata normale. Non si sono avuti ritorni di freddo e le precipitazioni, da gennaio ad aprile, hanno portato circa 200 millimetri di pioggia, idratando così i terreni e le piante presentano in generale un buono stato vegetativo.
In Veneto le fioriture sono iniziate dopo il 20 maggio. Ora siamo in una fase di caduta dei petali e ad oggi, secondo questa fase, si prospetta una carica di olive di circa 175.000 quintali, mediamente tra i 35 e 40 quintali di oliva per ettaro.
La produzione stimata di olio extravergine d'oliva per il 2023 è di circa 22.000 quintali e la produzione lorda vendibile del Veneto sarà di circa 14.000.000 di euro, se si considera la produzione di olio e di olive con un valore medio di 80 euro a quintale.
Questa premessa ci dà un po' un quadro generale della valenza economica che ha l'olivicoltura in Veneto e di quanto sia una coltura presente e radicata storicamente in molte Province della nostra Regione, in particolare nella Provincia di Verona.
Con questa proposta di legge statale si intende in primis apportare alcune modifiche alla legge 30 novembre 2020, n. 178 "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 in materia di contributi all'attività olivicola".
L'articolo 1, comma 128 della legge, al fine di garantire lo sviluppo del settore agricolo, della pesca e dell'acquacoltura, istituisce un fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura appunto, con una dotazione di 300.000.000 di euro per l'anno 2021.
Il successivo comma 129 prevede che con uno o più decreti del Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, previa intesa con la Conferenza permanente dei rapporti tra Stato, Regioni e Province Autonome di Trento e Bolzano, sono definiti i criteri e le modalità di utilizzo di questo fondo.
Il Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali, che assume con decreto del 11.11.2022, n. 173 nella diciannovesima legislatura, la denominazione di Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare delle foreste, ha emanato il decreto 23 novembre 2021 "Interventi per la filiera olivicola ai sensi dell'articolo della citata legge", che istituisce il fondo per lo sviluppo e il sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura, con il fine di favorire l'aggregazione nel settore olivicolo e per incrementare la produzione nazionale di olive, aumentando la sostenibilità complessiva del settore.
A tal proposito, poiché il decreto stabilisce alcuni parametri per accedere ai contributi previsti dal fondo, che di fatto escludono le olivicolture presenti in alcune regioni, tra cui proprio la nostra, la Regione Veneto, si rende necessario integrare l'articolo che prevede l'istituzione del fondo, indicando ulteriori criteri affinché i territori di tutte le regioni d'Italia possano beneficiare della concessione di tali contributi.
La presente proposta ha pertanto l'obiettivo di integrare la normativa vigente affinché vengano aggiunti i parametri previsti dal decreto ministeriale attuativo, tra cui l'inserimento di aree con densità a partire dalle 200 piante per ettaro, e per quanto riguarda invece la caratteristica stessa degli oliveti, una superficie non inferiore ai 2 ettari per i nuovi impianti e a un ettaro per l'ammodernamento degli impianti esistenti: pensiamo ai tanti oliveti storici che appartengono al nostro territorio.
Concludo ringraziando la Terza Commissione consiliare per la collaborazione, per il lavoro svolto in Commissione, gli uffici, l'Ufficio legislativo e tutti i colleghi che hanno deciso di sottoscrivere questo progetto di legge.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Montanariello, correlatore, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, collega Sponda, ci auguriamo che questo progetto di legge – lo abbiamo detto anche per tutti gli altri progetti di legge statali – da qualche parte nel lavoro del Parlamento possa trovare sponda.
È chiaro, come si diceva anche nelle Commissioni, che la realtà della produzione di olio nella nostra regione è diversa dalle produzioni di olio di altre regioni. Basta pensare ai grandi appezzamenti pugliesi rispetto al mondo della produzione di olio che si trova anche nel Garda, dove spesso si ragiona su piccoli possedimenti o si ragiona su terreni fatti a terrazze, che molto spesso non permettono di avere superfici oltre i due ettari, come si diceva.
È anche vero che qua in Veneto molto spesso crediamo che la produzione di olio non sia un valore economico che impatta; magari, molto più spesso siamo abituati che queste sono produzioni più legate ad alcune Regioni tipo Umbria, Toscana, Puglia; invece, qui da noi, non vorrei sbagliare, abbiamo circa una settantina di frantoi e c'è una produzione importante che non tutta va commercializzata, ma c'è una parte importante che rimane all'interno delle gestioni familiari.
Anche la produzione di olio che rimane nelle gestioni familiari ha un doppio valore, perché vuol dire che sono quei proprietari di un pezzo di terra che non lo lasciano in abbandono, ma continuano a curarlo, continuano a tenerlo in ordine e continuano ad avere una produzione che dopo magari non è neanche annuale, perché con le olive si va un anno in carica e uno in scarica, però alla fine è anche un pezzo di tutela e di controllo del territorio.
Ho provato a pensare se tutti quei piccoli padroncini dovessero da domani decidere di non andare a curare più quei 150-200 alberi di ulivo che hanno: sarebbe un impatto per il nostro territorio che porterebbe ad una sorta di degrado e di abbandono dell'ambiente circostante.
Collega Sponda, le modifiche che lei propone sugli ettari, sul numero di alberi sono cose abbastanza condivisibili, perché si tenta di fare uno spaccato più vicino di quello che è il nostro territorio, che una norma a carattere nazionale non ha probabilmente molto ben presente, come in parte succede quando si fanno norme a carattere nazionale.
Io capisco questa differenza perché conosco bene le grandi distese di oliveti pugliesi, che non hanno nulla a che vedere con i terrazzamenti che abbiamo qui: in alcune parti non si mettono neanche gli olivi nei terrazzamenti, si mettono altri tipi di piantagioni perché c'è una presenza abbondante di terreno. Io credo che quindi non ci sia tanto da dire, se non fare un ragionamento territoriale, riconoscere come, laddove si portino le esigenze del territorio nei livelli superiori di Governo, non si abbia una vocazione politica, ma credo sia una lobby territoriale che va fatta.
Ci auguriamo solamente che, come noi oggi concepiamo possa essere fatta per la produzione di olio, un domani possa essere concepita e possano esserci anche altre specificità all'interno della nostra regione, che richiedano un focus più dettagliato. Parliamo di agricoltura: mi vengono in mente le vongole, che rientrano sempre nell'agricoltura perché gli allevatori sono iscritti alle associazioni agricole. Qui in Veneto hai un limite di misura che non è concepito a volte da quelle che sono le taglie che magari decidono di avere a Bruxelles, ma proprio per conformazione del prodotto. Credo che le specificità territoriali meritino sempre una valorizzazione.
Il problema è uno, collega. Ci auguriamo che chi è al Governo capisca queste cose qui. Noi possiamo fare il nostro bel progetto di legge a caratura statale, condividerlo, spenderci nel dire che lei ha fatto una cosa che condividiamo anche. C'è condivisione nell'essere attenti alle esigenze agricole del nostro territorio, soprattutto quelle più ‒ mi permetta il termine ‒ di nicchia. Ma non "di nicchia" perché le fanno in pochi. "Di nicchia" perché hanno problemi che hanno in pochi. Mi consenta di usare questo termine.
È chiaro che oggi questo progetto di legge, a differenza di quando lei lo ha presentato, a ottobre, se non erro, le dà delle responsabilità in più. Oggi lei è in grado di poter interloquire con il Governo, a differenza di quello che si poteva fare, magari, ieri. Questo progetto di legge, se da parte nostra può trovare eventualmente una condivisione, dall'altra deve trovare un senso di responsabilità da parte dei presentatori, che sono amici ‒ mi permetta di dire ‒ politicamente di questo Governo.
A differenza di altri progetti di legge che possiamo fare, a carattere generale, come quello che facevamo prima, un progetto di legge che presentiamo noi in Veneto a carattere generale perché ha ricadute su tutto il territorio nazionale, su questo ci sono delle aspettative diverse, perché è un progetto di legge, sì, a carattere nazionale, ma che ricade squisitamente, alla fine, sulla nostra regione. Il tema dei terrazzamenti non lo hanno in tanti. Forse un po' in Liguria ci sarà questa condivisione. A parte noi e la Liguria, non credo sia tanto diffusa questa necessità.
Credo che ci siano, anche da parte nostra, se decideremo di condividere questo progetto di legge, delle aspettative che noi terremo presenti e aspetteremo che arrivino. Ripeto: oggi, a differenza di ieri, un progetto di legge ritagliato su esigenze agricole venete, che a noi stanno molto a cuore... Lo vediamo anche in Commissione Agricoltura. Molto spesso i temi legati all'agricoltura li votiamo all'unanimità. Non c'è divisione su questo. Il buon presidente Andreoli può esserne testimone. L'agricoltura veneta sta a cuore a tutti.
Sappia, quindi, che condividiamo la finalità, però staremo molto attenti. In questo caso, ci aspettiamo anche o perlomeno ci piace l'idea che ci possa essere un risultato su questo progetto di legge.

PRESIDENTE

Grazie.
Siamo in discussione generale. Collega Andreoli, prego.

Marco ANDREOLI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghi.
Mi congratulo e ringrazio la collega Sponda, che ha presentato questo progetto di legge. Questo tema all'attenzione, che ha fatto il suo percorso in Terza Commissione, come è stato detto, non è passato all'unanimità, ma solo per una formalità, credo, legata al piacere che aveva il collega Montanariello di fare la correlazione in Aula e portarci la sua esperienza e la sua conoscenza del mondo dell'olio.
Si è parlato di queste grandi differenze territoriali che ci sono in Italia tra le immense e meravigliose piantagioni della Puglia con, invece, un'agricoltura quasi eroica, mi verrebbe da definire, quella dell'olivicoltura veronese, perché si fa in collina, si fa in territori dove è difficile, se non impossibile andare ad irrigare. Ovviamente, l'ulivo è una di quelle piante che soffre moltissimo della mancanza di acqua. La famosa cascola delle olive. Si è vista, quindi, l'alternanza stagionale impressionante – la collega Sponda lo sa meglio di me – tra una stagione molto ricca di produzione a fronte di una nullità totale di raccolto l'anno dopo.
Quest'anno che andremo a raccogliere dovrebbe essere un anno buono, però è evidente che bisogna sperare che ce ne sia abbastanza per compensare due annualità. È veramente difficile fare questo mestiere con tenacia, resistere alla tentazione di estirpare gli ulivi per passare ad altra cultura, banalmente i vigneti, che sono sicuramente quelli che danno maggiore marginalità e sono una tentazione comprensibile e forte per tanti. Anche perché l'ulivo, giustamente, non ci si pensa delle volte, ma ha anche un grande valore economico, la pianta che si va a togliere. Il suo valore ornamentale è riconosciuto da tutti. Quindi, a differenza di altri cambi di coltura, c'è anche quella parte di remunerazione che interessa magari a un proprietario di terreni. È una pianta sempre più bella man mano che invecchia. Migliora con il tempo.
Oggi abbiamo avuto la degustazione di vini straordinari della mia Valpolicella, come l'Amarone. L'ulivo è un po' come l'Amarone: quando invecchia diventa più buono.
Però l'ulivo ha anche un significato enorme per il paesaggio. È presente da molto tempo nel lago di Garda, prima ancora che nel resto del Veneto, per via del microclima che il lago ha. Ha circa quattro gradi di media superiori in ogni inverno. Poi si è diffuso nel tempo in tutte le altre Province e viene prodotto ormai regolarmente. È diventato un connotato delle nostre colline. Soprattutto le vallate dell'est veronese sono molto caratteristiche per questo. Sarebbe spiacevole nel tempo perdere questa alternanza di colture e vedere solamente vigneti.
Quindi, benissimo questo progetto di legge. L'olio è il più importante di tante altre produzioni. Oggi è stata citata anche la dieta mediterranea, patrimonio UNESCO grazie a un'università americana. Quindi, neanche noi che ce la siamo cantata e ce la siamo suonata. Ce l'hanno riconosciuto da fuori. L'olio d'oliva che cos'è in questa dieta? È il minimo comun denominatore, il legante che copre e tiene insieme, amalgama questi meravigliosi componenti che rendono la nostra cucina la migliore del mondo. Difendiamo, quindi, la produzione di olio, perché difendiamo la cucina italiana in senso lato. Giustamente, non si può vivere di sola uva e di solo vino, nonostante noi tutti lo apprezziamo e lo amiamo.
Lunga vita a questo progetto di legge. Speriamo che a Roma ci sia la possibilità veramente di dargli luce, di dargli l'importanza che merita e che abbia gambe per correre. Buon viaggio e grazie, collega Sponda.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto la parola il collega Andrea Zanoni. Prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Intervengo in qualche modo sollecitato dall'intervento ultimo del collega Presidente della Commissione Agricoltura. Sicuramente è una cosa interessante e anche utile cercare di intervenire nel settore dell'olivicoltura, in quanto settore abbastanza marginale dell'agricoltura del Veneto. Ci sono uliveti sparsi non solo nel veronese, ma anche in altre Province, tipo nel trevigiano. Sono di piccole dimensioni, però. Sicuramente quella modifica sull'ettaraggio è interessante, però io ho presenti alcuni uliveti che probabilmente sono anche inferiori all'ettaro.
Al di là di questo, è bene che si parli di olivicoltura. Anche nel nostro Paese, negli ultimi anni, non è che sia stato un settore molto difeso, anche quando sono state prese determinate decisioni a livello di Unione europea, perché si è consentito, in qualche modo, di dare ampi spazi ad altri Stati membri, che di olio ne producono, alla fine, molto più di noi. Negli anni abbiamo avuto un crollo drastico, a livello nazionale, di produzione di olive a vantaggio, ad esempio, della Spagna, ma non solo.
Anch'io credo, collega Andreoli, che andrebbe sostenuto di più e bene il progetto di legge della collega Sponda, sostenuto di più questo settore. Lei diceva che a volte gli agricoltori sono tentati di convertire a vigneti, perché c'è una maggiore marginalità. Su questo mi permetterei di dire, e concludo il mio intervento, che gli incentivi vengono decisi con un buon margine a livello regionale. Se vogliamo incentivare questo settore, dobbiamo anche prevedere incentivi in più, magari dandone un po' meno ad altri settori, come quello che ha citato, della viticoltura. Sono scelte anche politiche. La diversificazione in agricoltura è sicuramente una cosa molto utile, anche per contrastare quei fenomeni veramente spiacevoli, dannosi, che riscontriamo quando una coltivazione aumenta considerevolmente la superficie in cui viene coltivata, con tutti gli effetti collaterali, come le malattie. Lo stiamo vedendo per quanto riguarda la viticoltura: siamo arrivati a 101.000 ettari, con un aumento veramente non esponenziale, ma quasi, negli ultimi anni, che ha portato a malattie come la flavescenza dorata, che causa questi problemi, con necessità di richiesta di utilizzo di pesticidi come il clorpirifos metile, che tra l'altro adesso è vietato dall'Unione europea.
Ben venga, quindi, la difesa anche di questa coltivazione, però all'auspicio dovrebbe seguire anche un aiuto concreto, con una politica agricola che guardi anche a coltivazioni di questo tipo.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Corsi.

Enrico CORSI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie.
Nel nostro territorio sappiamo benissimo che l'ulivo, insieme al vino, è uno dei prodotti che classifica l'agricoltura veneta. Abbiamo un'estensione, soprattutto nel veronese, di ulivi che, oltre a produrre un validissimo prodotto, abbelliscono le nostre colline e, soprattutto, sono fondamentali per la salvaguardia del territorio, perché grazie alle loro radici trattengono il terreno ed evitano quello che, purtroppo, sta succedendo in altre zone.
Ci vorrebbe, però, un po' più di coraggio, soprattutto da parte della Comunità europea. Quando vedo che vengono dati contributi a Paesi del Nord Africa per promuovere le olive di quel territorio a discapito di quelle del nostro Paese, capite bene che diventa difficile, poi, poter avere un prodotto competitivo. In Europa, spesso e volentieri, soprattutto in Francia, ma anche nel Nord Europa, sapete benissimo che anche la verdura normalmente viene condita non con l'olio, ma con salse particolari. Ecco che estendere l'utilizzo dell'olio, facendo anche capire che l'olio fa bene... Perché, se è un olio sano e genuino, è un prodotto anche di qualità e ha anche delle caratteristiche fondamentali per la dieta mediterranea.
Dovremmo sicuramente valorizzare meglio questo prodotto. Ricordo quando andai, tanti anni fa, in Francia, a Nîmes. Con un'azienda famosa del territorio andammo a esporre l'olio e i derivati dell'olio (paté di olive e quant'altro). Ci fu una richiesta spaventosa. In giro per l'Europa, ad esempio, il paté di olive non è conosciuto. È un prodotto completamente sconosciuto. Vi assicuro che, invece, ci sarebbe una grande richiesta. È chiaro che il Paese Italia, come spesso succede, deve far sistema. Mi ricordo l'altro giorno, quando è arrivata la ministra Santanchè a Verona. Ho apprezzato una delle frasi fondamentali. Nessuno o pochi conoscono Verona, la regione Veneto e quant'altro, ma conoscono il Paese Italia. Forse dovremmo un po' di più spingere perché i nostri prodotti abbiano un marchio ben riconosciuto di qualità, in modo da farlo conoscere a livello internazionale. Sono sicuro che anche l'olio possa avere quella spinta che ha avuto il vino negli ultimi anni.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto intervenire il capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Brevemente. Grazie, Presidente.
L'ulivo non è certo una pianta nostra. È una pianta che è arrivata nell'antichità, con i romani. L'olio veniva usato soprattutto per l'illuminazione, non certo per il consumo a cui siamo abituati oggi.
Il collega Zanoni ce l'ha sempre su con le viti, i trattamenti, eccetera. Non è che l'ulivo sia scevro da questo. Purtroppo, è una pianta ‒ come ricordava bene il collega Montanariello ‒ a cui piace un terreno molto secco, il sole. Naturalmente, sopra il quarantacinquesimo parallelo è un po' difficile coltivare l'ulivo. Per tanti motivi: il ristagno, le tante malattie, la rogna, l'occhio di pavone, la mosca. Quindi, chiaramente, non è semplice coltivarlo da noi. I nostri vecchi lo coltivavano sui terrazzamenti, soprattutto sul lago di Garda, ma anche nella Conca d'Oro di Bassano, se qualcuno la conosce, Colli Euganei, colline trevigiane. Abbiamo circa 7.000 ettari, o forse meno. Però negli ultimi anni, anche con i cambiamenti climatici in corso, sta diventando una coltura interessante, soprattutto di qualità.
I nostri oli generalmente, rispetto a quelli tradizionali della Puglia, della Sicilia e delle zone vocate, sono quelli che vincono i premi internazionali per la qualità. Poca produzione ma di altissima qualità. Era solo un dettaglio che volevo darvi perché effettivamente, se puntiamo sulle nostre DOP sono soprattutto quelle dei Colli Euganei, Padovani e del Garda. Andate a vedere i bollettini dell'AIPO che magari vi arrivano via web, vedrete quanto è difficile fare questa coltivazione, quanto sacrifici ci vogliono e soprattutto che ottima produzione ci vuole.
È chiaro che, se prendiamo un olio dalla Tunisia, dal Marocco o da quelle aree lì, anche dalla Spagna o dal Portogallo, magari possiamo trovare degli oli che sono marchiati UE, ma UE significa che possono arrivare le olive da un po' da tutte le parti, anche da queste parti qui. Oli di oliva che trovate a 1,5, 2 o 3 euro al litro. Invece i nostri oli minimo, se andate sui Colli Euganei, li trovate sopra i 10, 15 euro al litro. C'è una differenza abissale che non è perché c'è una speculazione sul prezzo, ma perché c'è una piccola produzione, ma di altissima qualità e che naturalmente regala profumi e sapori indimenticabili.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Dichiaro chiusa la discussione generale e passiamo agli articoli.
Articolo 1.
Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 2.
Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
è chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Ci sono dichiarazioni di voto? Capogruppo Soranzo, prego.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Molto velocemente, Presidente. Grazie.
Solo per confermare il sostegno a questo progetto di legge e complimentarci con la presentatrice e anche per tutto il lavoro svolto dagli uffici. Vorrei rinnovare l'impegno a far sentire presso il Ministero, il Ministro e tutta la struttura del Governo questa attenzione che si deve avere, assolutamente, per le peculiarità di una produzione straordinaria e di qualità, come qualche collega ha messo in evidenza poc'anzi nel proprio intervento.
Il Veneto continua ad avere particolarità per molti aspetti ed è anche forse un elemento che deve diventare sempre più un pilastro fondante di un ragionamento che il Veneto non deve essere solo ascoltato, come lo è, in Conferenza Stato-Regioni e nei vari Dipartimenti, ma si deve anche tenere conto, assolutamente, delle peculiarità e soprattutto delle proprie peculiarità, che sono punti di forza, non deve essere escluso da opportunità che altre Regioni hanno. Grazie. Noi lo faremo, lo faremo attraverso i nostri canali, con l'auspicio che tutti insieme possiamo passare un messaggio molto forte dal Veneto direttamente al Governo, quindi a Roma. Per coloro che stanno dalla parte dell'opposizione che chiedevano questo, era una risposta molto chiara che domani mattina noi trasformeremo questo progetto di legge con un'attenzione particolare. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie. Ha chiesto di intervenire il capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Anche per ringraziare a nome dei Gruppi di maggioranza la collega Sponda per aver presentato questo PDLS, che dimostra anche la sua provenienza territoriale (Lavagno, mi pare), una valle bellissima in Provincia di Verona, dove l'olivo da sempre penso sia presente. Meglio di così quindi non poteva essere.
La ringrazio per l'opportunità che ci ha dato.

PRESIDENTE

Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Anche da parte nostra, Presidente, la condivisione avviene in virtù non solo di un'idea, come abbiamo detto prima durante i lavori del Consiglio, quando si parlava del provvedimento, secondo cui l'agricoltura è un valore importante della nostra Regione.
L'agricoltura è un valore importante, non solo (lo dico non in termini riduttivi) per tutti gli aspetti alimentari di chilometro zero, di sana alimentazione, ma soprattutto sotto l'aspetto produttivo della nostra Regione, quindi non solo nell'ottica della condivisione del fatto di avere un'agricoltura sempre più sostenibile, territoriale, che trovi valore anche nell'attività normativa e legislativa, ma anche perché, per i motivi che diceva prima anche il capogruppo Pan, essendo una coltivazione in salita, una pianta non autoctona, può trovare bene nel suo fiorire, però è sempre un'agricoltura in salita.
Tutti questi motivi ci portano a dire che da parte nostra, oltre a quelli che possono essere gli steccati politici, c'è attaccamento al territorio e all'agricoltura, così come credo che l'intervento che è stato fatto dal Capogruppo di Fratelli d'Italia ci dia almeno la speranza che questo non sia uno di quei progetti di legge statali che restano lì, perché, ripeto, collega Sponda, lei lo ha fatto sapendo che è un progetto di legge che serve al nostro territorio, non è un manifesto con il quale vogliamo intestarci un'idea culturale, ma è un atto puramente pratico di cui abbiamo bisogno nel nostro territorio.
Ripeto che con questo provvedimento si toccano non solo i produttori, ma anche realtà familiari che detengono la propria produzione all'interno dello steccato familiare, e questo si cala anche in un contesto di tutela del territorio. Per chi non conosce bene (la collega Sponda sicuramente li conosce meglio di me) quelli che sono i dettati dei terrazzamenti, quando si fa agricoltura: se viene a mancare la cura di quei territori, sono i primi posti che franano. Quando viene a mancare la cura dell'agricoltura fatta sui terrazzamenti, crollano le pareti anche senza grandi eventi meteorologici, perché alla fine sono le piantagioni che le tengono in piedi. Provate a vedere in alcune parti d'Italia dove è meno diffusa questo tipo di coltura dei terrazzamenti, dove si è abbandonata. Non ci vogliono mica tanti anni prima che cominci a crollare, è un processo quasi naturale, quando non c'è più cura di quel tipo di territori.
Da parte nostra, quindi, c'è la condivisione sicuramente del provvedimento, e ripetiamo come rafforzativo, con la speranza che, visto che è una cosa prettamente territoriale, che in questo caso il Parlamento e il Governo ci ascoltino e non perdano tempo, perché rimanere ancora fuori da certe logiche può compromettere le piccole e medie produzioni territoriali di olive che abbiamo, e i quasi 70 frantoi che nel Veneto in qualche modo sono un'eccellenza pur essendo una coltivazione di nicchia.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Non ci sono altri interventi.
Metto in votazione il progetto di legge statale n. 21.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
8



PROPOSTA DI LEGGE STATALE DA TRASMETTERE AL PARLAMENTO NAZIONALE, AI SENSI DELL'ARTICOLO 121 DELLA COSTITUZIONE DAL TITOLO: "MODIFICHE DEL DPR 380 DEL 06 GIUGNO 2001 "TESTO UNICO DELLE DISPOSIZIONI LEGISLATIVE E REGOLAMENTARI IN MATERIA EDILIZIA" E NUOVE NORME IN MATERIA DI REGOLARIZZAZIONE EDILIZIA" D'INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO. (PROGETTO DI LEGGE STATALE N. 32) APPROVATO (DELIBERAZIONE N.64 /2023)

Relazione della SECONDA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Bozza
Correlatrice: Consigliera Bigon


PRESIDENTE

Passiamo al progetto di legge statale n. 32 dei consiglieri Bozza, Venturini, Bet, Cavinato, Dolfin e altri.
Consigliere Bozza, prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge statale sostanzialmente è un lavoro di prosecuzione rispetto a quello che già è stato fatto in occasione della legge regionale "Veneto cantiere veloce 2050", che aveva visto in una parte dell'articolato l'impugnazione da parte del Governo stesso e la sentenza da parte della Corte costituzionale che andava a mettere in discussione per conflitto di competenze una parte dell'articolato.
Oggi abbiamo la possibilità in quest'Aula di andare a suggerire, secondo anche quelle che sono poi le indicazioni della Corte costituzionale, al Governo, e quindi in questo caso al legislatore nazionale, l'intervento necessario per, di fatto, dare una risposta a un problema davvero molto sentito in materia edilizia e che trova oggi una serie di pratici ostacoli in quella che è anche l'applicazione di quegli strumenti fiscali dei bonus che spesso il Governo ha utilizzato nell'ultimo periodo per cercare non solo di dare linfa all'edilizia, ma anche per creare quella politica di sviluppo in ambito energetico e risparmio che consenta chiaramente, come è successo ad esempio per il Bonus 110, la possibilità di ristrutturare e recuperare anche l'efficientamento energetico di immobili storici e datati.
Di fatto questo PDLS riguarda la parziale difformità dell'immobile rispetto al titolo abilitativo e ai dati progettuali che sappiamo essere un annoso e particolare problema per le costruzioni antecedenti al 30 gennaio 1977, quindi prima dell'entrata in vigore della legge n. 10 del 28 gennaio 1977, che ha introdotto appunto la nuova disciplina per l'edificabilità dei suoli. Per le situazioni verificatesi prima dell'entrata in vigore della legge n. 10, citata poc'anzi, infatti si sono evidenziate numerose situazioni di incolpevole difformità, di lieve entità rispetto ai dati progettuali. Si pensi che, dato il tempo trascorso, nella maggior parte dei casi trattasi di situazioni di cui gli attuali proprietari non sono stati neppure gli artefici. Per salvaguardare anche quella che è la libera circolazione della proprietà, i proprietari attuali si ritrovano a volte degli immobili che hanno delle piccole e parziali difformità di cui non sono stati neppure autori, ma che impediscono ovviamente il recupero edilizio in tal senso.
Si parte quindi dal presupposto che la legge regionale n. 19 del 2021 aveva introdotto nella legge regionale n. 61 del 1985 il famoso articolo 93-bis e che, a seguito del giudizio, come dicevo prima, da parte della legittimità costituzionale promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Corte, con sentenza 2017 dell'anno scorso, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della parte dell'articolato della Regione del Veneto. In buona sostanza e in estrema sintesi, la sentenza della Corte costituzionale ha precisato che la norma regionale ha esorbitato nell'ambito della competenza legislativa, quindi, in via concorrente, ha leso la materia di interesse, di "governo del territorio", introducendo una definizione dello stato di legittimità degli immobili difforme da quella prevista dal Testo unico in materia edilizia.
Quindi, ritenendo la Corte che i criteri di determinazione dello stato legittimo dell'immobile rappresentino un principio fondamentale della materia urbanistica ed edilizia, ne deriva la non derogabilità con norma regionale rispetto a tale principio.
Sapevamo già in fase di presentazione e redazione della nostra legge regionale che potevano esserci dei rischi, ma la Regione Veneto credo che, nella sua facoltà autonoma di legislatore, abbia voluto anche tentare di dare quello che nei confronti del legislatore nazionale è un problema oggettivo, pratico, che esisteva e che da questo punto di vista non era stato contemplato.
Questo articolato, infatti, che tra l'altro si riduce in due articoli, ma uno solo, di fatto l'articolo 1, è quello che va a proporre al legislatore nazionale la modifica dell'articolo 9-bis del DPR 6 giugno 2001, n. 380, il famoso Testo unico delle disposizioni legislative in materia edilizia, introduce proprio nell'articolo 1 la possibilità di inserire l'1-ter, che così recita: "È altresì considerato in stato legittimo l'immobile che presenta parziali difformità realizzate in epoca anteriore al 30 gennaio 1977, data di entrata in vigore della legge 28 gennaio 1977, n. 10 'Norme per la edificabilità dei suoli', durante i lavori per l'esecuzione di un titolo abilitativo, cui sia seguito il rilascio del certificato di abitabilità o agibilità nelle forme previste dalla legge".
So che in fase di Commissione si era anche posto il problema di quale fosse la casistica riferita a queste parziali difformità, che sono difformità che non riguardano certamente la sostanza dell'edificio, ma solo alcuni aspetti marginali, che sono stati introdotti con determinate modifiche. In tale concetto di fattispecie relativa alla parziale difformità di questi immobili ante 1977, ci sono degli esempi, ovviamente già oggi casistica, da parte della giurisprudenza, che prevede, ad esempio, la traslazione dell'edificio realizzato con volumetria, anche con sagoma oggetto della concessione, diversamente posizionata nel lotto, come le modifiche dell'altezza, dove per pochi centimetri, nel complesso, non rientrino nel famoso 2%... Ci sono, ovviamente, misure superiori. Quindi, anche per adeguamenti in corso di realizzazione a fini igienico-sanitari ci sono evidenti ostacoli. Non possono essere sanati a causa delle norme attuali, che dettano, nell'ambito dell'altezza, delle disposizioni precise.
Ad esempio, ulteriore la sagoma diversa, sia come proiezione sul terreno che come prospettato nel solido, che sono altri elementi di dettaglio dell'edificio, dove la volumetria è correttamente oggetto di concessione edilizia e, per assurdo, la rendono una sagoma con l'abuso ‒ diciamo così ‒ da parte dell'immobile. Oltre i profili e le forometrie, altri esempi di specie, che si trovano nella zona di vincolo paesaggistico (pensiamo ai nostri famosi centri storici; questa è una fattispecie altrettanto frequente), e la conformità paesaggistica dal punto di vista del parere vincolante della Soprintendenza. Anche in questo caso, la volumetria è stata correttamente oggetto della concessione, ma per una serie di piccole imperfezioni dal punto di vista delle volumetrie non corrisponde all'aspetto progettuale presentato.
Numero di piani a parità di altezza. Altro esempio che, ovviamente, riguarda le parziali difformità, come la diversa destinazione d'uso dei locali, da magazzini diventati utili quali camera e cucina, altra fattispecie che non riguarda le modifiche sostanziali, ma parziali difformità rispetto a quello che è oggi considerato l'utilizzo di fatto dell'immobile stesso.
Con questo provvedimento, quindi, noi cerchiamo di suggerire in maniera coerente e politica, rispetto a quanto già introdotto dal Consiglio regionale, di garantire la libera circolazione della proprietà dell'immobile, di poter accedere con gli immobili ante 1977 alla possibilità, a causa di queste difformità, una volta che il legislatore nazionale deciderà di intervenire, di accedere a quei benefici fiscali di cui prima parlavo, come, ad esempio, la politica dell'efficientamento energetico, che è stata una delle azioni di Governo dell'ultimo periodo, che ha bloccato buona parte del recupero dei beni immobili datati, che per queste disfunzioni, chiamiamole così, di imperfezione parziale non ha consentito, chiaramente, la possibilità del recupero degli stessi.
È un tema molto sentito. Anche in fase, tra l'altro, di osservazioni pervenute già nella proposta di legge regionale "Veneto 2050", molte categorie professionali avevano sottolineato l'opportunità, la necessità di poter essere più chiare, da parte del legislatore regionale, ma in questo caso con riferimento anche a quello nazionale, su una casistica che riguardava una nicchia del mercato edilizio, che riguarda gli immobili ante 1977.
Queste difformità potrebbero essere di fatto risolte, potrebbero essere corrette, dando la possibilità ai proprietari non solo di mantenere il diritto della libera circolazione della proprietà, ma al tempo stesso anche di poter usufruire di questi bonus, di questi strumenti che il legislatore nazionale sta cercando di dare, ma che per queste parziali difformità, ripeto, non sostanziali, ma semplicemente correttivi di marginale rilevanza, non è possibile utilizzare, quindi non è possibile sfruttare.
Grazie, Presidente.
Assume la Presidenza
Il Vicepresidente Nicola Ignazio FINCO

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Do la parola alla correlatrice Bigon. Prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il tentativo da parte di questo Consiglio di proporre, cercare di addivenire a delle sanatorie non è stato solo uno, ma più d'uno. Infatti, il progetto di legge in esame trova un antecedente primo nella Regione del Veneto nell'articolo 7 della legge n. 19 del 30 giugno 2021 "Semplificazioni in materia urbanistica ed edilizia per il rilancio del settore delle costruzioni e la promozione della rigenerazione urbana e del contenimento del consumo del suolo" il cosiddetto "Cantiere veloce" a modifica della legge regionale n. 61 del 27 giugno del 1985 "Norme per l'assetto e l'uso del territorio", con il quale si voleva stabilire che lo stato legittimo di immobili in proprietà o disponibilità di soggetti non autori di variazioni non essenziali, risalenti ad epoca anteriore al 30 gennaio 1977, data di entrata in vigore della legge n. 10/1977, dotati di certificato di agibilità e abitabilità, coincide con l'assetto dell'immobile al quale si riferiscono i predetti certificati, fatta salva l'efficacia di eventuali interventi successivi attestati da validi titoli abilitativi.
Durante la discussione in Consiglio regionale della legge n. 19/2021 è stato eccepito da questo Gruppo, da questo Partito Democratico come la stessa fosse in violazione della normativa statale ed è stato, altresì, osservato come la proposta fosse addirittura peggiorativa della fattispecie prevista dalla legge regionale n. 50/2019 , altro tentativo, poi dichiarata, infatti, incostituzionale dalla sentenza n. 77/2021 della Suprema Corte. Questa sentenza, la n. 77, emessa a seguito della legge regionale n. 50/2019 , dice che la legge regionale n. 50/2019 avrebbe consentito una sanatoria degli abusi edilizi senza il rispetto del requisito della doppia conformità, che costituisce principio fondamentale della materia "governo del territorio", ai sensi dell'articolo 36 del Testo unico dell'edilizia, in base al quale il responsabile dell'abuso o l'attuale proprietario dell'immobile possono ottenere il permesso in sanatoria se l'intervento risulta conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dello stesso immobile sia al momento della presentazione della domanda. Questa è la doppia conformità.
Ebbene, nonostante le fondate osservazioni proposte da questo Gruppo politico, la legge regionale cosiddetta "Cantiere veloce" veniva approvata. Poi, come si diceva allora, la Corte costituzionale, con sentenza n. 217/2022, dichiarava tale disposizione costituzionalmente illegittima, in quanto ravvisava, per l'appunto nell'articolo 9-bis, comma 1, del Testo unico dell'edilizia, introdotto dall'articolo 10, comma 1, lettera d), n. 1 del decreto-legge del 16 luglio 2020, n. 76, convertito con modificazioni nella legge 11 settembre 2020, n. 120, un principio fondamentale della materia "governo del territorio". Quindi, tutti e due governo del territorio, legge statale, rientranti nella legislazione dello Stato.
Veniva, quindi, accolta l'osservazione, ancora una volta, che all'epoca questa parte politica aveva avanzato, in quanto per il giudice costituzionale è la previsione statale che deve individuare i termini generali, la documentazione idonea ed attestante lo stato legittimo dell'immobile, non certo la Regione.
Dopo quest'altra bocciatura da parte della Corte costituzionale, nel tentativo di introdurre questa fattispecie con la legge regionale, la soluzione prospettata ora è quella di intervenire con questo progetto di legge, rimettendo mano per la terza volta alla definizione di stato legittimo dell'immobile, cui risulterebbe non chiaramente codificato il perimetro applicativo. Peraltro, lo stesso relatore, nella propria relazione del PDL n. 32, cita l'articolo 34-bis del Testo unico, relativo alle tolleranze costruttive.
È giusto ripetere cosa dice questo articolo:
"1. Il mancato rispetto dell'altezza, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari non costituisce violazione edilizia se contenuto entro il limite del 2% delle misure previste nel titolo abilitativo.
2. Fuori dai casi di cui al comma 1, limitatamente agli immobili non sottoposti a tutela ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, costituiscono inoltre tolleranze esecutive le irregolarità geometriche e le modifiche alle finiture degli edifici di minima entità, nonché la diversa collocazione di impianti e opere interne eseguite durante i lavori per l'attuazione dei titoli abilitativi edilizi, a condizione che non comportino violazione della disciplina urbanistica ed edilizia e non pregiudichino l'agibilità dell'intero immobile.
3. Le tolleranze esecutive, di cui ai commi 1 e 2, realizzate nel corso dei precedenti interventi edilizi, non costituendo violazioni edilizie, sono dichiarate dal tecnico, ai fini dell'attestazione dello stato legittimo degli immobili, nella modulistica relativa a nuove istanze, comunicazioni e segnalazioni edilizie, asseverata e allegata agli atti aventi per oggetto trasferimento o costituzione, ovvero scioglimento della comunione di diritti reali".
Il PDL n. 32 che oggi abbiamo in discussione ed esaminiamo intende ampliare la nozione di stato legittimo dell'immobile, includendo delle parziali difformità. Però a delle condizioni. E le cita, questa proposta di oggi: che siano state realizzate in data anteriore all'entrata in vigore della legge n. 10/1977; che siano state realizzate durante i lavori per l'esecuzione di un titolo abilitativo; che sia seguito il rilascio da parte dell'Ente competente del certificato di abitabilità o agibilità dell'immobile. Occorre, quindi, riportare all'attenzione di questo Consiglio regionale che gli interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire sono disciplinati, per l'appunto, dall'articolo 34 del Testo unico in materia edilizia, il quale prevede che "tali interventi siano rimossi o demoliti, ovvero sia applicata, quando la demolizione non può avvenire senza pregiudizio della parte eseguita in conformità, una sanzione ivi quantificata".
Giova, quindi, riportare che l'articolo 34-bis del Testo unico sopraccitato stabilisce che "non costituiscono violazione il mancato rispetto delle altezze, dei distacchi, della cubatura, della superficie coperta e di ogni altro parametro delle singole unità immobiliari, purché contenute entro il limite del 2%".
Ebbene, la sentenza che prima abbiamo citato relativamente agli altri progetti di legge che questa Regione ha portato avanti (Cantiere Veloce), la n. 217 del 2022, dice con chiarezza che "le difformità eccedenti la soglia del 2%, ancorché risalenti nel tempo, restano variazioni non essenziali, che integrano una parziale difformità o vizio, correlato alle sanzioni stabilite dall'articolo 34 del Testo Unico dell'edilizia".
Non pare chiaro a questa parte politica – ancora per la terza volta – quale sia il motivo di questo PDL, se non una sanatoria che non può essere portata avanti, e perché si proponga la modifica dell'articolo 9-bis senza che vengano in alcun modo specificate e precisate quali sarebbero le parziali difformità realizzate che dovrebbero essere sanate con l'approvazione della presente legge.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Interverrò velocemente, perché credo non dovremmo nemmeno perdere tempo su un tema su cui la Corte costituzionale si è già espressa, su cui quest'Aula aveva lavorato per mesi dentro la Commissione, cercando di rendere quel testo assolutamente inaccettabile un testo minimamente accettabile. Abbiamo esposto i cittadini veneti al rischio di acquistare degli immobili, fare dei lavori e poi doverli pagare oppure demolire, e questa è stata responsabilità di questa maggioranza.
Io sarò netta: voterò contro, anzi uscirò pure dall'Aula, perché stare qui a spendere il nostro tempo per rifare un lavoro che era già stato fatto, su cui il legislativo si era già espresso, su cui la Corte costituzionale si è espressa, su cui abbiamo fatto pagare i soldi dei cittadini, anche mettendoli di fronte al fatto che non hanno regole certe, regole chiare, dopo che il Super Bonus aveva già aperto tutta una serie di questioni, penso che sia non solo sbagliato, ma una presa in giro.
Che oggi si ritorni con un progetto di legge statale su questo argomento (su quello del collega Finco avevo detto che andava bene fare i progetti di legge statale) è una presa in giro. Per chi lo state facendo? Per dire ai vostri elettori che sono a favore dei condoni che avete fatto un progetto di legge statale? State di nuovo prendendo in giro i veneti, e, finalmente, domani vorrò vedere l'articolo di giornale che dice "Siamo contrari a quello che ha detto la Corte costituzionale" per dare il contentino a quei pochi che probabilmente avranno usufruito di un ennesimo condono in questa Regione.
Davvero mi chiedo perché stiamo ancora qui dentro, in quest'Aula, a far spendere soldi del nostro lavoro per fare qualcosa che assolutamente non arriverà al risultato. Per fortuna, non arriverà al risultato. Abbiamo discusso tantissimo in Commissione Urbanistica su questo articolo 7. C'erano emendamenti che dicevano di toglierlo – già all'epoca, in Aula, mi ricordo tutto il lavoro che abbiamo fatto – perché è incostituzionale. Ebbene, avevamo ragione, e oggi lo riproponete.
Ma perché? Avete davvero quest'ansia di fare l'articolo di giornale per dire alle quattro o cinque categorie che avete fatto ancora qualcosa? Spiegatemelo, perché la politica per me non si fa così. Davvero, mi fermo qui. Credo di aver detto tutto. Quello che dovevo dire l'avevo detto in Aula. Avevo preparato all'epoca tantissimi emendamenti su questo tema. Se volete continuare a prendere in giro i veneti, e soprattutto continuare a dire che il condono in questa Regione, che ha il più alto consumo di suolo dopo la Lombardia, e continua ad avere dei problemi rispetto a tutto il tema del consumo di suolo e alla tutela del territorio, allora fate pure, perché questo è un altro messaggio.
Stiamo lavorando in quest'Aula e anche oggi su un provvedimento che non ha alcun senso, perché la Corte costituzionale si è espressa, perché un progetto di legge statale è un progetto di legge che getta il fumo negli occhi ai veneti, e in una decisione all'epoca che ha messo di fronte tantissimi cittadini a fare il passo più lungo della gamba e poi dover tornare indietro. Magari oggi devono pagare eventualmente per avere uno stato dell'immobile diverso da quello che hanno, demolire, perché avete detto in un arco temporale, prima che la Corte si esprimesse, che questo poteva essere fatto.
Secondo me, questo non è l'atteggiamento di una politica responsabile.

PRESIDENTE

Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Consigliere Bozza, no, questa non è la prosecuzione del lavoro fatto con l'approvazione della legge "Veneto cantiere veloce". Questo è l'ennesimo tentativo, estremo, di realizzare un condono edilizio, proposta tipica di una certa destra.
Vero che siamo nella Settimana Santa, di santificazione del Presidente Berlusconi. Mi pare eccessivo, come modalità, proseguire nelle celebrazioni. Non farò le considerazioni che abbiamo già fatto in quest'Aula in occasione della discussione sul progetto di legge "Cantiere veloce" in riferimento all'incostituzionalità della norma che avete già provato a sottoporci, che si limita, la Corte fa questo, a dire che non è competenza delle Regioni, ma dello Stato stabilire norme in riferimento alle possibilità di condono edilizio. Questo dice la Corte. Ve l'avevamo detto quando abbiamo votato quel famigerato articolo 7. Come sempre non avete ascoltato, perché noi parliamo in quest'Aula ma voi vi fidate di quello che vi dice qualcuno fuori da quest'Aula, e come spesso accade in materia urbanistica, impugnativa della legge regionale, dichiarazione dell'incostituzionalità delle previsioni. Sul punto quindi non torna. E voi, anziché rendervi conto dell'abominio di quella proposta, cercate oggi semplicemente di utilizzare la strada giusta per raggiungere l'obiettivo sbagliato e su questo non transigiamo più.
Premessa. L'Ecobonus 110% ha acceso un faro sul fatto che una gran parte del patrimonio immobiliare italiano e veneto è costellato da difformità edilizie, perché è discutibile dal punto di vista politico concedere incentivi fiscali a chi è proprietario di casa, perché ovviamente è una scelta politica che dal mio punto di vista è vero che incentiva le riqualificazioni energetiche, ma premia chi si può permettere di fare quel tipo di lavoro, e in una fase dove i bisogni sociali sono così gravi avrei fatto altre scelte. Ma un pregio di quel tipo di intervento era che si fondava sulla legittimità dello stato dell'immobile, cioè che fosse coerente lo stato dell'immobile con l'ultimo titolo edilizio rilasciato. Vuoi il bonus? Ti regaliamo i soldi dello Stato per farti la casa efficiente dal punto di vista energetico: concedete almeno che la casa su cui faccio l'intervento sia legittima e non sia abusiva o oggetto di abusi. E su questo non c'è una grande discussione da fare, è la legge che lo dice. O vogliamo dare i bonus anche sulle case abusive? Mi pare che siamo oltre.
Il problema su cui questa tentativo maldestro di condono prova a inserirsi riguarda la definizione di stato legittimo per gli immobili costruiti prima del 1977, cioè prima che esistesse il titolo abilitativo di natura urbanistica che certificasse lo stato dell'immobile. E il Governo questo problema lo ha già risolto dicendo che lo stato legittimo dell'immobile non è quello definito nel momento della richiesta a costruire in Comune, ma quello depositato dopo l'intervento edilizio: quindi le difformità a cui vi riferite in questa legge non possono essere quelle eseguite prima del 1977, mentite sapendo di mentire. è il Catasto. Cioè, io andavo in Comune, depositavo un progetto di massima, realizzavo l'immobile, molto spesso, sì, in difformità rispetto al disegnino che avevo depositato in Comune, ma quando poi depositavo gli atti in Catasto, quelli corrispondevano allo stato ufficiale dell'immobile. E lo sapete anche voi.
In realtà, quand'è che intervengono le difformità? Dal deposito al Catasto ad oggi. E lì come andiamo a sanarle? Non vi dovete inventare niente, perché quello che è sanabile è già sanabile. Hai una difformità rispetto allo stato che hai dichiarato al catasto post 1977? Bene, ci sono le tolleranze esecutive, cioè, la legge già dice che, se ci sono delle piccole difformità, sono tollerate. Non c'è nessun condono da fare per le piccole difformità.
Hai delle difformità oggettive non tollerabili? A quel punto bisogna distinguere. Sono difformità sanabili? Bene. Allora, tu hai già il modo di sanarlo se la difformità è tollerabile, cioè è coerente alla normativa vigente. Se sono difformità di minima, vai in CILA. Se sono difformità un po' più serie – semplifico –, vai in SCIA e paghi la sanzione perché hai commesso un abuso sanabile. Se non sono sanabili perché sono degli abusi, non sono sanabili, punto, perché la gravità dell'abuso commesso rende l'edificio, allo stato attuale, incongruente alle norme urbanistiche.
Consigliere Bozza, se io avevo una cantina e l'ho trasformata in camera da letto, non è una piccola difformità, è un cambio sostanziale, si configura come un abuso edilizio, non può essere sanabile, e io devo abbattere il manufatto, punto. Invece, ancora una volta stiamo spacciando dei veri e propri abusi edilizi, fatti sulle spalle della collettività, perché tutti quelli che hanno voluto una stanza in più, consigliere Bozza, nel tempo hanno presentato le pratiche in Comune, hanno chiesto l'autorizzazione, hanno pagato gli oneri di urbanizzazione e si sono fatti la camera in più; quelli che hanno trasformato un garage in camera hanno commesso un abuso edilizio. Io mi chiedo: quando smetterete di premiare i furbetti a discapito di chi le cose le ha fatte perbene?
Se lo stato dell'immobile, seppur difforme dalle carte catastali, è coerente, è conforme alle normative urbanistiche vigenti, la difformità è sanabile. Io non ho capito cosa volete condonare con questo intervento.
Quindi, due considerazioni. La prima. Consiglieri Bozza, Venturini, Bet, Cavinato, Centenaro, Dolfin, Formaggio, Puppato, Rizzotto, Sponda, Valdegamberi, Vianello e Zecchinato, basta condoni edilizi! C'è stata quella fase, avete preso un sacco di voti, continuate a riproporre condoni edilizi, condoni fiscali: può essere che questa politica dal punto di vista elettorale premi, ma voi non vi rendete conto del danno culturale che state facendo a questo Paese e a questa Regione, che non a caso è la prima in Italia per consumo di suolo, perché hanno interpretato la vostra come la logica giusta, cioè chi se ne frega delle regole, faccio quello che voglio, tanto poi mi arriva il condono edilizio e fiscale, ed è stupido chi fa le cose in regola in questa Regione!
Il problema non sono i veneti, è chi ha governato i veneti negli ultimi trent'anni, da Galan in poi: avete trasferito solo ed esclusivamente questo messaggio. Oggi siete costretti a presentare questo progetto di legge statale perché, quando avete votato quel famoso articolo 7 della legge Cantiere Veloce, i veneti che, mio malgrado, ancora credono nelle cose che dite, sono andati in Comune e hanno presentato le carte: "l'articolo 7 mi consente di sanare un abuso edilizio" mascherandolo come condono e si sono di fatto autodenunciati.
L'ufficio comunale oggi ha in mano quella pratica che quel cittadino ha depositato perché voi l'avete illuso dicendo che potevate fargli fare il condono, quindi si è autodenunciato, e l'Ufficio Tecnico del Comune, di fronte a un'autodenuncia di un abuso, oggi non può far altro che chiedere l'abbattimento dell'abuso. Siete in panico per questo, lo capisco. Adesso a quei cittadini cosa volete spiegare? Che fate un progetto di legge statale perché vi siete accorti che i condoni non sono di competenza regionale e pensate che questo Governo sia disponibile a raccogliere questo tipo di indicazione?
Guardo il capogruppo Soranzo: spero di no, spero che il Governo della presidente Meloni non presti il fianco alle richieste di condoni edilizi, che è ciò di cui questo Paese ha meno bisogno. Un Paese che frana alla prima pioggia ha bisogno di tutto tranne che di condoni edilizi in questo momento. Che sia la mia Regione ogni volta a farsi promotrice di queste iniziative onestamente è per me fonte di imbarazzo.
Seconda considerazione. Fondate la vostra richiesta di condono su un principio che, dal punto di vista urbanistico, non regge: cosa c'entra l'agibilità o l'abitabilità, che è un titolo di natura prettamente igienico-sanitaria, con la normativa urbanistica? Chi concede il titolo di agibilità o di abitabilità lo fa sulla base di una serie di parametri di natura sanitaria. Cosa c'entra con l'urbanistica? Va bene che ogni scusa era buona per trovare un meccanismo per condonare, ma è un impianto che non regge neanche dal punto di vista tecnico.
Vado a chiudere. Sul serio, io penso che ci sia un grande problema che riguarda la qualità del patrimonio immobiliare di questa Regione. Dovremmo essere insieme impegnati in politiche rigenerative del patrimonio urbanistico che siano finalizzate possibilmente e principalmente al patrimonio pubblico, che siano finalizzate a riportare in questa Regione un po' di legalità; essere intransigenti rispetto a chi ha fatto il furbo in questi anni. E molti di voi che sono stati Amministratori locali questi problemi li hanno toccati con mano, e oggi che sedete in questi banchi anziché sulle sedie di un Consiglio comunale avete l'arroganza di venire qui a chiederci di votare un condono? Guardate, io davvero sono fortemente in imbarazzo, un imbarazzo che speravo di aver superato una volta che avevate voluto votare l'articolo 7 della legge "Veneto Cantiere Veloce" perché i condoni si fanno velocemente e quando la Corte ha dichiarato l'illegittimità di quell'articolo pensavo vi foste rassegnati al fatto che l'epoca dei condoni è finita. Invece no, ci volete tenere agganciati alla Seconda Repubblica e non consentite a questa Regione di fare un passo in avanti.
Questa Regione fa un passo in avanti nel momento in cui si mettono nell'armadio le pratiche distorsive che da Galan in poi hanno travolto questa Regione e cominciamo ad avere il coraggio di affrontare la modernità, il coraggio di parlare ai veneti dicendo che quello che si può fare si fa e chi sbaglia paga. Perché ora io vi vorrei chiedere: tutti quelli che in questi mesi, in questi anni che hanno utilizzato il bonus 110%, che avevano degli abusi sanabili, che hanno pagato le sanzioni per sanare quegli abusi, sono gli scemi secondo voi? Che sono un po' come quelli che pagano le tasse. Sono gli scemi secondo voi? Quelli che in questi anni con correttezza hanno presentato ogni volta una richiesta di permesso a costruire, una richiesta di manutenzione straordinaria, sono gli scemi? Stiamo parlando dal 1977 ad oggi. Non volete sanare l'illegittimità? Ma almeno non pretendete che chi non si è comportato correttamente possa anche disporre dei bonus fiscali. Voi addirittura a quelli che hanno fatto gli abusi non sanabili volete anche regalare il bonus 110%. Io non vi dico: facciamo monitoraggio di tutto il patrimonio immobiliare e abbattiamo gli abusivi. Ma almeno non concediamogli il bonus fiscale del 110% o tutti gli altri bonus che oggi sono attivi sul patrimonio edilizio, perché qua siamo oltre l'accettabile. Diciamo che il centrodestra 1.0 si accontentava dei condoni, la destra 4.0 non solo vuole il condono, ma vuole dare anche un premio a questi che hanno fatto gli abusi edilizi.
Sul serio, affronto qualsiasi discussione in questo Consiglio regionale, ma dovrebbe esserci un linguaggio comune oltre il quale non si può andare. Io credo che con questo progetto di legge statale siate andati oltre la decenza di un'Amministrazione fatta come Dio comanda.
Noi non lasceremo l'Aula, ma voteremo convintamente contrari a questo progetto di legge statale e vigileremo affinché il Governo non ceda alla tentazione di percorrere scorciatoie che questo Paese ha già percorso e rispetto alle quali sta pagando il conto da troppo tempo.

PRESIDENTE

Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Intervengo dopo essere intervenuto anche in Commissione, perché già in Commissione avevamo manifestato le nostre perplessità e suggerito alcune modalità di intervento differenti, però la relazione del collega Bozza mi ha un po' sorpreso, perché andare a suggerire al Governo una soluzione per dare linfa al settore dell'edilizia, alla luce delle osservazioni, che condivido, della collega che mi ha preceduto, Vanessa Camani, mi sembra veramente un obiettivo sfuocato rispetto allo strumento messo in atto. Queste incolpevoli difformità... Ha detto molto bene la consigliera Camani, incolpevoli difformità. Se facciamo l'intersezione di quello che era fattibile prima del 1977, che poteva essere sanato successivamente e che adesso deve rimanere, l'incolpevolezza veramente mi chiedo dove stia.
C'è un tema che anche a me ha colpito molto, perché il testo che abbiamo fa riferimento a parziali difformità. Avevamo chiesto: specifichiamo, identifichiamo, se vogliamo dare la possibilità di sistemare alcune fattispecie, che ancora non sono riuscito a identificare dopo la discussione in Commissione prima e in Consiglio poi. Veramente hanno contorni molto indefiniti. Del resto, il dubbio, che a questo punto non è più un dubbio, ma è una certezza, è che non parliamo di parziale difformità, ma parliamo di andare ad aprire una situazione che consente veramente di condonare qualsiasi cosa. Questo è inaccettabile sotto tutti i punti di vista: sotto il punto di vista della correttezza verso chi ha operato correttamente, ma verso il rispetto delle regole. Per cui è inaccettabile questo modo di procedere.
Nella correlazione della collega Bigon è già stato messo in luce quanti provvedimenti precedenti di tentativo di fare questo siano stati bocciati dalla Corte costituzionale, e qui veramente viene da dire: errare è umano, ma perseverare è diabolico. Ci incaponiamo e vogliamo a tutti i costi riuscire a far passare questa norma.
A questo punto a me è venuto anche un dubbio veramente raggelante: è questo l'uso che intende questa maggioranza della propria autonomia, andare nella direzione dell'autonomia e interpretare delle regole nazionali, spingendo addirittura il Governo nazionale a seguire una linea palesemente incostituzionale? Facciamo un ragionamento sobrio e attento su cosa intendiamo per uso dell'autonomia, perché, se questa è la direzione, veramente andiamo a rischio di deragliare.
Confermo quanto già detto dai colleghi: per noi è invotabile questa cosa, ma è invotabile perché viene a valle di una serie di osservazioni che abbiamo cercato di fare per cercare di raddrizzare, che non hanno trovato ascolto. A questo punto confermate che l'obiettivo non è quello di sanare parziali, piccole difformità, come ha detto il collega Bozza nella relazione, perché non c'è il termine "piccole" e andava specificato. "Parziale difformità" cosa significa? Se fossi uno dei soggetti interessati, farei passare per parziale difformità qualsiasi cosa, ma veramente qualsiasi cosa, e questo non possiamo consentirlo. Per cui è veramente inaccettabile, improponibile, perché si apre a deroghe che si configurano di fatto come condoni.
Mi dispiace che, alla luce di una discussione pacata e attenta in Commissione, non si sia cercato di dare una maggiore focalizzazione, una maggiore coerenza con la norma nazionale, e si sia arrivati a discutere in Aula un testo così palesemente indefinito e, come ha detto bene la collega Camani, di fatto, qualora il Governo nazionale dovesse recepire queste indicazioni, foriero di situazioni tutt'altro che chiare e tutt'altro che rispettose di coloro che hanno rispettato le regole finora.
Questo non va quindi nella direzione di dare linfa al settore perché questo non va a modificare nulla dell'operatività del settore dell'edilizia, se non cercare di regalare dei bonus, anche se oggi sono molto circoscritti e quindi non vedo questa possibilità. Dal punto di vista del rilancio dell'ossigeno alla nostra economia non ha nessun effetto. L'unico effetto è quello proprio di cercare il consenso da parte degli elettori con l'ennesimo condono e questo è antitetico rispetto alla politica che ci piace.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo è un progetto di legge statale che va a modificare le norme per l'edificabilità dei suoli, quindi una legge nazionale del 1977 sul suolo. In una Commissione come la nostra, la Commissione Ambiente, in una Regione come la nostra, che è ai vertici della classifica stilata ogni anno da ISPRA per il consumo del suolo, ci aspetteremmo ben altre modifiche di proposta alle norme per l'edificabilità dei suoli relative alla legge nazionale. Qualche norma, ad esempio, sulla limitazione del consumo del suolo, sul freno al consumo del suolo e invece no, proponiamo di fatto un condono. Proponiamo un condono perché di ciò si tratta.
Poi, come hanno detto i miei colleghi precedentemente, anche in Commissione abbiamo avanzato delle perplessità sulla terminologia di questo micro-emendamento che dà un peso gravissimo alla legge statale, perché si parla di parziale difformità. Parziale, in parte. Non si dice piccola difformità, leggera difformità, minima difformità, ma parziale. Può essere tutto, nulla, ma può essere anche qualcosa di molto sostanzioso. In pratica questo sarebbe il quinto condono della recente Repubblica italiana. Abbiamo avuto un condono nel 1985 col Governo Nicolazzi-Craxi, il secondo condono con la legge n. 724/1994 del Governo Berlusconi e il terzo con la legge n. 326/2003 del Governo Berlusconi. Poi ne è arrivato un altro nel 2018, ma era esclusivo per l'isola di Ischia, se vi ricordate. Questo, quindi, diventerebbe il quinto condono.
Il progetto di legge ha già avuto nel pregresso, per quanto riguarda il suo contenuto, degli ostacoli: come è stato ricordato, l'articolo 7 della legge "Veneto Cantiere Veloce", che aveva contenuti simili, è stato impugnato dal Governo e poi è stato cassato dalla Corte costituzionale. Qui si va oltre e si va direttamente a mettere mano alla legge dello Stato.
Abbiamo un Paese che soffre moltissimo dell'emergenza climatica, degli effetti estremi, e soffre di dissesto idrogeologico, causato da queste piogge intense. Abbiamo visto recentemente in Emilia-Romagna quello che è successo a causa anche dell'elevato consumo di suolo, dell'elevato sfruttamento delle risorse naturali. Ma non solo lì. A volte mi chiedo che cosa sarebbe successo se tutta quella pioggia fosse caduta sulla Pedemontana trevigiana, ad esempio, con tutti i movimenti terra che sono stati fatti da quindici anni a questa parte, con spianamento di colline, riempimento di doline, rimodellazione di molti profili collinari per fare spazio ai vigneti, considerato che prima c'erano i boschi che, con l'apparato radicale, tenevano quelle pendenze. Che cosa sarebbe successo nelle nostre colline? Siamo una Regione che ha grossi problemi di consumo del suolo, che ha grossi problemi di biodiversità, che ha grossi problemi a causa delle ripercussioni dei cambiamenti climatici, e ne abbiamo avute di esperienze, che dovrebbe puntare su un certo rigore nel consumo del suolo, nell'edificazione e quant'altro. Che segnale diamo alle future generazioni? Ci sono tante organizzazioni di giovani ragazzi che si mettono assieme, ci sono i "Fridays For Future", ci sono gli "Extinction Rebellion", ci sono quelli di "Ultima Generazione". Pensate ai nomi che si sono dati: solo il nome fa allarmare. Ci stanno dicendo: guardate che non potete continuare la strada che avete percorso finora senza pensare che non sia successo niente.
Vi è, inoltre, la questione della tutela dei nostri cittadini. Qui si tratta di questo: noi dovremmo fare le leggi per tutelare i nostri cittadini e per tutelare le future generazioni, quindi avere anche uno sguardo verso il futuro. Ma noi stiamo facendo l'interesse di chi con questa legge? Di quelli che non sono in regola? Di quelli che non vogliono pagare quelle sanzioni, che si possono pagare in certi casi, e nei casi estremi devono demolire, ma non vogliono pagarle? Io credo che dovremmo agire a favore dei cittadini che rispettano le norme, che magari, come è stato ricordato, con le misure del Bonus facciate, del Sisma Bonus o del Superbonus 110, per attuare tali misure hanno pagato delle sanzioni, perché tutti coloro che hanno messo mano alla propria casa, datata, si sono accorti che avevano delle difformità e hanno fatto la sanatoria pagando le sanzioni, ma non come un condono generalizzato. Quindi, è anche una questione di legalità, di rispetto di coloro che osservano le leggi e che, nel rispetto delle leggi, seguono le procedure. Perché dobbiamo fare questi regali? Proprio adesso, poi, che tanti hanno dovuto, con sacrifici, seguire la via prevista dalle leggi. Questo è un premio a chi non rispetta le leggi, ma soprattutto è una sanzione a tutti coloro che le leggi le hanno rispettate.
La Corte costituzionale ha già detto che le precedenti norme regionali erano incostituzionali. Certo che, se andiamo a toccare una legge dello Stato, il problema non c'è più, perché è lo Stato che legifera direttamente. Ma possiamo oggi, nel 2023, con quello che è successo recentemente, con quello che purtroppo potrebbe ancora accadere, pensare di andare ad allargare le maglie di una norma sull'edificazione dei suoli? Io credo che questo significhi prendere in giro quei cittadini che magari hanno bisogno in qualche modo di superare questi vincoli, queste norme, perché sappiamo qual è il futuro di un progetto di legge statale approvato in una delle venti Regioni d'Italia. Lo sappiamo. Quindi, credo sia anche poco conveniente mettere in atto un criterio di questa natura, che ritengo sia esclusivamente uno specchietto per le allodole.
Qualcuno domani potrà dire "è stato approvato", perché sappiamo tutti che questo progetto di legge verrà approvato, ma che speranze diamo a queste persone, forse quelle che la presidente Meloni faccia il quinto condono? Vi ho già elencato i primi tre condoni, il quarto era relativo all'Isola d'Ischia, e adesso facciamo il quinto condono? Mi auguro veramente che ciò non accada. Naturalmente poi bisogna vedere se l'ISPRA continuerà a fare queste classifiche, perché mi arrivano da molte parti informazioni molto preoccupanti su tentativi di interferire nell'operato dell'ISPRA, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, questioni e cose molto preoccupanti. C'è già un tentativo in atto per mettere il bavaglio ai giudici della Corte dei conti, per cui spero che un bavaglio non venga messo anche all'ISPRA perché, se questo è il disegno potremmo anche aspettarci che in Italia arrivi il quinto grosso condono. Potrebbe anche arrivare.
Credo, dunque, che questo progetto di legge, pur nella sua insussistenza... Questo dovreste dire ai cittadini ai quali promettete di cambiare le norme con un progetto di legge statale. Tra l'altro, i cittadini non sono stupidi, nel senso che vi potrebbero anche dire: scusatemi, Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia sono al Governo, voi siete Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia in Regione, a che cosa vi serve fare un progetto di legge statale per poi mandarlo a Roma quando avete la stessa identica maggioranza? Io credo che non siano tutti degli sprovveduti coloro ai quali vi rivolgerete e qualcuno potrebbe anche dirvi: ma perché non agite a livello nazionale? Certo, voi potreste rispondere: va bene, ma noi facciamo da incentivo, facciamo da molla, facciamo da promotori. In realtà, le procedure delle norme non funzionano così.
In conclusione, state portando avanti un attacco all'ambiente, che è già con la febbre alta, e un attacco alla legalità, perché in questo modo si dà il messaggio che puoi violare la legge perché un giorno ci sarà qualcuno che ti verrà incontro e magari pagando, pagando anche poco, potrai metterti a posto. Questo è un segnale deleterio per una società che si basa sulle regole e sulle leggi.

PRESIDENTE

Collega Bet, prego.

Roberto BET (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Ho deciso di intervenire semplicemente perché ho sentito tante di quelle assurdità in poco tempo che non potevo non prendere la parola per dare chiarezza e linearità al ragionamento che, giustamente, ha fatto il collega Bozza nel presentare questo progetto di legge.
A parte la pochezza non solo politica, ma anche umana nell'iniziare il discorso dicendo che questa è la settimana della santificazione di Berlusconi. Non si ha nemmeno rispetto per la morte di Berlusconi. Non riuscite nemmeno ad attendere i funerali di Stato, che verranno fatti domani. Ma al di là di questo, c'è un tema che, secondo me, non avete ancora capito: qui non siamo di fronte a un condono né a sanatorie, qui stiamo risolvendo un problema giuridico, un vulnus che sta mettendo in difficoltà da anni tantissimi casi di piccole difformità che non sono sanabili, che non sono ripristinabili, parti o componenti di edifici che non sono demolibili e che rimangono in un limbo giuridico dove non è possibile trasferirli perché non c'è la regolarità edilizia, dove non è possibile godere della regolarizzazione, e dei benefìci fiscali e, quindi, della possibilità di investire per mettere in ordine un patrimonio edilizio che, negli anni, si è evoluto e costruito nel rispetto delle norme.
Del resto, alla fine una conformità urbanistica questi edifici ce l'hanno. Ma manca la doppia conformità, questo è vero. E qui è il punto. Allora, a distanza di quarant'anni c'è anche una questione di certezza del diritto, del rispetto del diritto di proprietà, che appartiene a un soggetto che ha un'abitazione, che l'ha comprata, che non ha minimamente contribuito a realizzare quell'edificio, quindi se l'è trovato così fatto, e che adesso si trova, a causa di un costruttore, magari per qualche centimetro di altezza, una finestra spostata, una sagoma non propriamente simile al disegno presentato in Comune, nell'impossibilità di usare quell'edificio, di trasferirlo, di farlo circolare. Facciamo parte di una Unione europea in cui vige il principio della circolazione delle merci e siamo di fronte a una situazione che, se non verrà approvata la norma proposta dal collega Bozza a livello nazionale, rischia di creare un danno. Contestualmente, stiamo violando i diritti, oserei dire quasi inviolabili, dei nostri cittadini, che non possono più godere delle loro proprietà.
Teniamo conto anche di un altro elemento, e cioè che queste difformità risalgono nel tempo. Allora, la pubblica amministrazione, che non ha controllato per venti, trenta, quarant'anni, non può caricare sul cittadino la responsabilità del fatto che non ha esercitato un controllo su quell'abitazione. Il legittimo affidamento che si è creato nel momento in cui è stata rilasciata l'agibilità o l'abitabilità, venti, trenta, quarant'anni fa, ha creato nel cittadino proprietario di quell'immobile l'idea o la buona fede che quell'immobile sia in regola. Ed è proprio questo il principio che sta portando avanti questo progetto di legge: dare certezza del diritto, tutelare la proprietà degli immobili dei nostri concittadini e dare ai nostri concittadini la condizione di poter godere delle loro proprietà.
Alla luce di queste considerazioni ritengo che tutte le cose che ho sentito dire fino adesso non abbiano nessun fondamento, nemmeno appellarsi al fatto che la legge regionale sia stata dichiarata incostituzionale. Che cosa c'entra? La legge è stata dichiarata incostituzionale perché le Regioni non possono intervenire in questa materia, essendo di competenza statale. Bene, questo vuol dire che intervenire con una legge statale è assolutamente necessario a questo punto, visto che la Corte costituzionale non ce l'ha permesso con legge regionale. Quindi, dobbiamo assolutamente intervenire con una legge statale. Speriamo, dunque, che a Roma ci ascoltino, perché questa è una proposta assolutamente difendibile, giusta, che sancisce un diritto fondamentale, che è quello della tutela della proprietà dei nostri cittadini.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Zecchinato, prego.

Marco ZECCHINATO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Vorrei aggiungere alcune considerazioni rispetto agli interventi che ho sentito. Innanzitutto, questo progetto di legge non c'entra nulla con il consumo di suolo, non c'entra nulla con i disastri ambientali che sono stati citati, ma riguarda edifici esistenti, quindi edifici, secondo la legge urbanistica regionale veneta sul consumo di suolo, che insistono sul consolidato, che insistono già su aree residenziali, che esistono. Ebbene, se andiamo a vedere la definizione di "piccola difformità", ne deduciamo che si tratta di difformità rispetto a un progetto esistente, la cui realizzazione è avvenuta in maniera difforme. Quindi, non è che si è costruito altro, non è che si è realizzato un capannone al posto di una casa, non è che sono stati fabbricati quattro piani anziché l'edificio previsto in progetto. Questo è importante dirlo, perché gli interventi svolti in precedenza hanno toccato tematiche che sono completamente diverse da questo aspetto.
Con riferimento a questo approccio, peraltro, vorrei citarvi un passaggio di una recente circolare della Regione Emilia-Romagna, dove è scritto, a seguito di questa legge regionale dell'Emilia-Romagna, che "si disciplinano le fattispecie di opere realizzate in parziale difformità dal titolo edilizio", che è proprio la materia di cui stiamo ragionando noi oggi, che non devono essere considerati abusi edilizi. Questo lo scrive la Regione Emilia-Romagna. Quindi, stiamo parlando di temi che sono già stati affrontati da altre Regioni.
Nel caso nostro, invece, come è stato citato, con legge n. 50/2019, dichiarata incostituzionale, e con l'articolo 7 della legge "Veneto Cantiere Veloce" si era cercato di porre rimedio a questo problema, che è presente anche in Veneto. Nella sentenza che c'è stata, la Consulta ha obiettato sostanzialmente il fatto che non è possibile associare lo stato legittimo di un immobile a un titolo diverso rispetto al titolo edilizio previsto dal Testo unico sull'edilizia. Quindi, sostanzialmente il nocciolo della questione è che uno stato legittimo dell'immobile non può essere dato da un certificato di agibilità o abitabilità.
Anche qua, lei ha citato il Catasto, ma ci sono tante cose da citare, e voglio citarle anche questo, visto che ha fatto amministrazione anche lei. Chi ha avuto modo di lavorare con gli uffici tecnici o di lavorare in Comune, occupandosi delle cose reali del Comune, saprà che cosa è successo nel lasso di tempo intercorso tra il 1967 e il 1977, in questi dieci anni. Che al tempo si usciva per andare a verificare l'agibilità o l'abitabilità. Quindi, l'ufficio tecnico comunale usciva per andare a verificare se il fabbricato realizzato era coerente con il progetto. Prima di rilasciare l'abitabilità, quindi, faceva queste verifiche. Ebbene, nel rilasciare l'abitabilità troviamo spesso documenti nei faldoni delle concessioni edilizie o dei permessi di costruire dove era indicato che c'era la finestra in più, era indicato che c'era la porzione di fabbricato realizzato in maniera difforme rispetto al progetto. Solo che questo non fa prova e non è valido per lo stato legittimo dell'immobile, perché c'è, appunto, il Testo unico sull'edilizia che stabilisce che lo stato è dato dal titolo edilizio legittimo.
Allora, siccome esistono un sacco di casi, alcuni dei quali citati anche dal collega Bet in precedenza, che si sono verificati dal 1967 al 1977, quindi in quegli anni, non dal 1977 ad oggi, come ho sentito in qualche intervento – si può mettere insieme tutto, ma quando si dicono cose che non sono coerenti e reali bisogna anche dirlo –, casi che escono da quelle tolleranze del 2% – peraltro, se fate un calcolo capite quel 2% su un condominio cosa significa in termini quantitativi –, si propone questo progetto di legge statale. Il collega Bozza non ha fatto altro che essere coerente con quanto già proposto con la legge "Veneto Cantiere Veloce" e tradurlo proprio per dire che, visto che a livello regionale non è possibile e non è stato considerato corretto in quanto si lede una prerogativa statale, si propone allo Stato di farlo, punto. Dopodiché, sarà lo Stato a decidere.
Non credo, quindi, che andiamo a prevedere ulteriore consumo di suolo o ulteriori disastri, non è un condono edilizio per fare qualsiasi cosa, ma è una cosa completamente diversa, e questo ci tenevo a dirlo. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Credo che a questo provvedimento stiamo dando un taglio, colleghi, del tutto diverso da quello che vuole davvero essere. Infatti, ascoltando gli interventi che mi hanno preceduto mi sembra di essere di fronte alla negazione della realtà. Prima si parlava di risolvere un problema giuridico, ma allora io vi chiedo: perché c'è un problema giuridico? Risolvere un problema giuridico è chiaro. Ci mancherebbe altro che l'abbiate presentato tanto per portare un provvedimento in Aula. Ma perché c'è un problema giuridico? Non è che in nome di risolvere un problema tutti i problemi sono risolvibili. È evidente che, se si fa un progetto di legge statale del genere, tu vuoi risolvere un problema. Ma la domanda è: questi tipi di problemi sono risolvibili, anche in virtù del dibattito che c'è stato finora? Se non sono ripristinabili o non possono godere della regolarizzazione, come diceva il collega che mi ha preceduto, ci sarà un motivo. C'è un motivo se si fanno delle azioni legislative per regolarizzare o per sanare, e ci sono alcuni casi che non lo prevedono. D'altronde, anche quando tu fai un'azione legislativa per sanare o regolarizzare poni dei paletti e dici quello che si può regolarizzare e quello che non si può regolarizzare. E se noi andiamo a intervenire per dire che vogliamo regolarizzare quello che già le azioni nate per regolarizzare o per sanare non lo facevano rientrare, vuol dire che andiamo oltre quello che già era un atto di forzatura.
È inconcepibile dire che questo provvedimento sta in piedi. Perché? Perché era già stato fatto un atto che consentiva di sanare, di regolarizzare. In presenza di piccole difformità si poteva regolarizzare pagando una sanzione, mettendo in regola, rientrando anche all'interno dell'istituto dei bonus. C'era. Non è che non c'era, c'era. Lo preciso perché a chi ci ascolta da casa potrebbe sembrare che questo strumento non ci fosse e chi, poverino, ha comprato una casa e si è trovato il coppo messo storto non potesse rientrare nel bonus. Che colpa ne ha se l'ha comprata così. Non è così. Perché chi aveva quei problemi di piccole difformità aveva già una norma che gli permetteva non solo di sanarle, ma anche, pagando una multa, di usufruire dei bonus. Qua stiamo andando oltre quello che già era previsto per poter sanare alcune situazioni.
Non può essere che, siccome un problema lo hanno in tanti, allora necessariamente bisogna fare una forma legislativa per debordare. Adesso voi dite: che cosa c'entra la legge "Veneto Cantiere Veloce"? C'entra. Collega, lei prima diceva: la legge "Veneto Cantiere Veloce" non c'entra niente. In un intervento successivo, invece, è stato detto: no, abbiamo provato a farlo con la legge "Veneto Cantiere Veloce", però dopo ce l'hanno cassato perché noi non possiamo legiferare in quella materia. Allora, mettetevi d'accordo. C'entra. Le ha risposto il collega Bet, che è intervenuto dopo di lei: avete provato a farlo e ve l'hanno cassato perché non è materia di competenza della Regione.
Allora io dico: non ci è bastato avere un provvedimento che ci ha annodato per mesi, in un dibattito senza fine? Guardate, a chi non era in Seconda Commissione dico che questo provvedimento ci ha annodato per mesi, in un dibattito senza fine. L'avremo scritto quattro volte, perché ogni volta dovevamo rincorrere un aggiornamento di una norma, per dopo farcelo anche cassare. Allora, non sono brutale a dire che si perde tempo perché, quando una Commissione e un Consiglio lavorano non si perde mai tempo, però dovremmo renderci conto che forse, se abbiamo provato a fare delle forzature e non sono andate bene, c'è uno steccato normativo che, oltre a dirci che non è materia di nostra competenza, ci dice che certe cose non si possono fare.
Guardate, questo è anche un provvedimento anacronistico. Ciò che sta succedendo in tutta Italia, dal Veneto all'Emilia-Romagna, dalla Liguria alle Regioni del sud, non è stato sufficiente a farvi capire che l'era di poter fare quello che vuoi nell'edilizia e trovare sempre qualcuno che dopo viene a sistemare è finita. È finita! Ce lo sta dicendo la storia! È finita l'era di poter fare quello che vuoi nell'edilizia e dopo arriva sempre qualcuno di turno a sanare o a condonare! È finita quell'era! È frutto di una storia politica che non c'è più! Non c'è più!
È inutile che ci sforziamo in questa Regione a voler continuare a dire che bisogna ogni volta trovare una soluzione perché uno ha un problema. Ma se uno ha un problema non è che ci può essere una sanatoria per sempre e per tutto. Scusate, ma allora tutta quella massa di cittadini veneti che ha rispettato le regole? Sono forse tutti cittadini veneti di serie B, perché magari non si sono fatti la stanza in più, perché magari hanno dovuto rispettare le norme, perché magari oggi hanno una situazione abitativa inferiore a quelle che erano le loro aspettative non per problemi economici, ma perché hanno rispettato la norma? Questo è un modo per dire che c'è il cittadino veneto che rispetta la norma e il cittadino veneto furbo, che sa che tanto dopo, a seguito della politica portata avanti in questi trent'anni, ci sarà sempre qualcuno che avrà un occhio di attenzione per andare a salvare quello che non avrebbe dovuto fare, facendogliela fare. Più che tecnico, il problema è culturale. Se poi vogliamo annodarci nei tecnicismi, ci vorrà un mese di dibattito. Ma il problema è culturale.
Badate, in Veneto non esistono solo i cittadini che hanno questi problemi, e basta, esistono anche i cittadini che questi problemi non li hanno perché hanno rispettato le regole. Io non so voi quale parte di cittadini veneti vogliate rappresentare, se quelli che hanno rispettato le regole e non hanno questi problemi, o quelli che queste regole non le hanno rispettate e oggi hanno questi problemi.
Abbiamo già provato con la legge "Veneto Cantiere Veloce" a fare una forzatura, una legge – non lo dico io, lo dice la storia – che è stata cassata proprio nei punti che ci interessavano. Non c'entra niente con il consumo del suolo? Il collega Zecchinato ha ragione: non c'entra niente con il consumo del suolo. Ma è una questione culturale. Ci sono stati gli strumenti che in qualche modo sanavano. Nella storia li abbiamo avuti. Li abbiamo avuti sul tema dei bonus. Il tema dei bonus diceva che c'erano piccole difformità urbanistiche sotto una certa percentuale che non facevano testo. C'era tutto il tema delle sanzioni. Ci sono stati gli strumenti. Dal punto di vista culturale andare ad approvare uno strumento, collega Bet, che dice che dobbiamo andare oltre quelle che erano le norme già previste per sanare è figlio di una storia che non c'è più. Non c'è più! Il mondo è andato avanti! Il mondo è andato avanti!
Credo, quindi, che quello odierno sia un dibattito surreale e fuori dalla storia. Questo è un dibattito fuori dalla storia. Ripeto, non è vero che non c'erano gli strumenti per sanare delle piccole difformità. C'erano. C'erano! Chi dice che non c'erano sta dicendo una bugia sapendo di mentire. C'erano ed erano più di uno. Se volete, ci facciamo anche una Commissione dedicata.
Andare a intervenire chiedendo di fare una legge per salvare coloro che si sono spinti talmente in là che non erano salvabili neanche dallo strumento legislativo che era a disposizione è un atto non solo vergognoso, ma che non rende giustizia a quelli che dovrebbero essere gli ideali nell'interesse dei veneti che quest'Aula deve avere. Siete anacronistici! Siete fuori dalla storia! Siete attaccati a certi temi che non esistono più! Non si può pensare sempre di andare a premiare chi fa il furbetto e dopo non solo metterlo in regola, ma dargli anche i bonus. Dovreste avere rispetto di tutti quei cittadini che hanno rispettato le regole.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Trovo alcuni interventi veramente surreali, perché il 2% in un edificio veramente è nulla. Abbiamo villaggi interi abusivi, abbiamo abusi veri e sostanziali. Qui si tratta solo di voler giudicare oggi, con la prassi, il modo di lavorare, il modo di misurare, il modo di fare le cose di oggi, delle realizzazioni di quarant'anni fa, e anche più. Quindi, ragioniamo con le misure attuali, con il modo di vedere attuale, di programmare, di pianificare, di fare le cose con la prassi amministrativa attuale, su un modo di lavorare e di agire di tanti anni fa. E non c'è niente di più sbagliato.
Consumo del suolo: cosa vuoi? Qui è l'esatto contrario. Noi permettiamo di recuperare immobili fatti negli anni Settanta o prima degli anni Settanta, i quali hanno avuto un certificato di abitabilità, hanno un titolo, dove gente ci ha abitato per generazioni. Il proprietario attuale non è neanche colui che l'ha realizzato, né quello che l'ha acquistato. Magari avrà fatto due o tre passaggi. L'ha acquistato con un atto notarile nel quale magari tutto appariva regolare, perché quella piccola irregolarità magari non appariva nemmeno, non era nemmeno rilevata. Ci si è accorti quando si è andati a misurare e a fare le cose che c'era un piccolo scostamento. Ma di cosa stiamo parlando? Si tratta del 2%. Fossero tutti questi gli abusi in Italia. Ci sono abusi veri, veramente gravi, che sono ancora là e nessuno li tocca. Qui si tratta, invece, di recuperare con un po' di buon senso un patrimonio edilizio fatto con delle piccole difformità, cercando di dare la possibilità di recuperarlo e di mettere nelle condizioni chi ci abita di poter abitarci regolarmente, pagando anche le dovute sanzioni, ma di metterlo in regola. Veramente lo trovo assurdo.
Trovo assurda anche l'impugnativa che c'è stata da parte del Governo e la bocciatura che c'è stata da parte della Corte costituzionale della legge regionale del Veneto. Perché? Perché ci sono normative di altre Regioni, forse più simpatiche a Roma, che hanno avuto l'approvazione. Penso alla Regione Marche, che ha avuto una norma più o meno simile che non è stata impugnata dai Governi, ma è andata a buon fine e oggi è legge. Quindi, queste variazioni che noi chiediamo oggi di poter fare con legge statale già si fanno, già le possono fare. Ma non siamo tutti figli di un unico Paese? Perché nelle Marche si possono fare e nel Veneto no? Perché magari in altre situazioni si possono fare e da noi no? Cerchiamo di scendere con i piedi per terra e guardare meno i formalismi e più la sostanza delle cose.
Io sono il primo a dire che, se uno fa una villetta in un posto dove non è consentito ambientalmente farla, va demolita, punto e accapo. Ma qui stiamo parlando di un qualcosa che era una prassi normale delle imprese di allora o degli studi tecnici. Tant'è che nemmeno chi andava a controllare ha ritenuto opportuno negare l'abitabilità, perché lo riteneva un qualcosa del tutto marginale rispetto alla sostanza, e rilasciava il certificato di abitabilità. Quindi, c'è un titolo. E chi ha acquistato ha acquistato in buona fede, sulla base di titoli validi. Non parliamo di un qualcosa dove non ci sia stata la chiusura dei lavori, dove manchi l'abitabilità, ma parliamo di un qualcosa dove un Ente pubblico ha certificato che va tutto bene e che, in base al modo di interpretare di allora, alla mentalità di allora, al modo di agire di allora, ha detto: questa qua va bene, anche se è due centimetri più in là la finestra, anche se è stato alzato di un centimetro.
Che cosa vogliamo fare, vogliamo demolire mezzo Paese per questo, per via dei princìpi, per poi fare nuovo consumo di suolo e di energia, e altre cose? Vogliamo vietare di adeguarsi alle norme per il risparmio energetico e per la riclassificazione degli edifici? Dobbiamo scendere veramente con i piedi per terra. Se siamo qui per fare i dispetti, che vanno contro ogni principio di buon senso di questo Paese, bene, allora andiamo avanti lungo la strada tracciata da coloro che sono intervenuti in precedenza. Se, invece, diciamo che vogliamo fare le cose con il criterio del buon padre di famiglia di mettere in regola, di portare a buon senso un qualcosa che allora, già allora, era stato giudicato come regolare... Insomma, se un ufficio tecnico mi rilascia l'abitabilità, vuol dire che non ha riscontrato una grave irregolarità. Questa era prassi comune. Quindi, c'è una responsabilità anche dello Stato, di coloro che hanno giudicato. Non possiamo riversare sui cittadini che magari dopo tre passaggi di proprietà si ritrovano questi immobili che non possono neanche vendere, perché nel 2023 adottiamo un metro applicato a un modo di interpretare e di vedere le cose del 1970. È veramente aberrante. A questo punto facciamo demolire l'Arena di Verona perché è difforme, perché non c'è il certificato di abitabilità, perché non c'è il progetto. Io voglio che Vitruvio mi porti il progetto. Facciamo demolire anche l'Arena? Facciamo demolire metà città? Facciamo demolire metà Padova perché non è regolare? È contro anche i fondamentali princìpi del diritto un'azione di questo genere.
Il minimo che può fare lo Stato, quindi, è prendere atto di questa norma e approvarla. Io mi indigno, perché è stato cassato l'articolo 7 della legge "Veneto Cantiere Veloce" quando – lo ripeto – in altre Regioni una norma simile è stata approvata. Almeno lo Stato l'approvi. Non dovrebbe esserci nemmeno tanto da discutere, ma dovrebbe esserci l'unanimità su questa norma, soprattutto da parte di coloro che invocano il consumo di suolo perché, se c'è un modo per evitare consumo di suolo è quello di recuperare il patrimonio edilizio e costruttivo attuale, non farne di nuovo, e su questo sono d'accordo. Ma voi che invocate un bene, cioè il risparmio di territorio, di terreni, la non occupazione, siete i primi promotori del consumo di suolo attraverso la vostra opposizione a questa norma.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Soranzo, prego.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, ho seguito il dibattito e sinceramente mi aspettavo, collega Bozza, che questo progetto di legge statale così depositato diventasse un bocconcino straordinariamente appetitoso per i banchi dell'opposizione, soprattutto per alcuni colleghi del Partito Democratico, ma non solo, perché questo tema è da tempo un cavallo di battaglia di alcune parti politiche.
La verità è che ciò che ci differenzia rispetto a loro – lo dico anche al collega Valdegamberi, che è appena intervenuto – è che bisogna cominciare a domandarsi, collega Camani (mi spiace che il collega Montanariello non sia presente, spero rientri presto), se noi siamo qui per cercare di risolvere i problemi, se siamo qui perché abbiamo il dovere di trovare delle soluzioni al servizio della cittadinanza e del territorio, di una governance che ha la responsabilità di trovare soluzioni per il futuro, presente e futuro delle nostre generazioni, o se siamo qui, invece, a chiudere gli occhi e in qualche modo ad accapigliarci sulle normative e i vulnus (e ha detto bene il collega Bet, un vulnus normativo) per cui poi la risposta non c'è.
Noi siamo e vorremmo essere un Governo, come abbiamo detto, del fare. Quando sento che questo progetto di legge statale, portato in quest'Aula, è stato collegato a quella che poi è stata l'impugnazione sulla legge del Veneto Cantiere Veloce, è quasi automatico che avvenisse nella discussione. E lo dico perché la verità in assoluto è che siamo in un Paese che fino a qualche tempo fa, mi viene in mente anche l'Agenzia delle Entrate in questo senso, faceva finta di non vedere, anzi era complice nel silenzio di certe situazioni.
Tutti questi problemi nascono perché, a un certo punto, interviene una normativa ai sensi delle direttive europee che chiedono all'Italia di incominciare a diventare un Paese normale. Questa è la verità. A un certo punto le direttive europee impongono all'Italia di intervenire e cominciare a legiferare in una certa maniera, ma l'Italia non è – l'abbiamo visto anche nel patrimonio edilizio, negli interventi dell'Unione europea sulla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio, che vorrebbe che noi fossimo equiparati ad alti patrimoni edilizi di altri Paesi – come gli altri. Noi abbiamo una storia. Abbiamo una storia e ne siamo anche orgogliosi, ma con la storia c'è anche un patrimonio edilizio.
Collega Valdegamberi, non dobbiamo demolire nulla. Paradossalmente, è chiaro che è una provocazione quella che ha fatto lei, sarebbe interessante vedere la conformità dei fori dell'Arena o del Colosseo. Ovviamente, è una provocazione, però, senza entrare poi nel tecnicismo delle normative, mi piace portare all'attenzione un concetto.
Se l'obiettivo, collega Camani, è quello di dare una risposta concreta alla cittadinanza, perché l'attività di questa Aula, di dibattito di quest'Aula è stata portata da voi nel voler paragonare piccole difformità, parziali difformità realizzate con catastrofi, mancata programmazione e costruzioni assolutamente e totalmente abusive perché costruite in siti e in luoghi dove non si poteva costruire?
Non è serio per quest'Aula e non è serio per la politica. Qui non stiamo parlando di situazioni come quella che abbiamo visto qualche tempo fa, costruite, seppure in quel momento si poteva costruire, perché anche in quel caso, a quel tempo, quelle costruzioni erano comunque accettate. Abbiamo isole meravigliose dove vediamo abusi e sono totalmente presenti lì. Sono trent'anni – nel frattempo io sono diventato vecchio – che ne sento parlare, che dovrebbero essere demolite e non vengono demolite.
Qui, però, stiamo parlando di parziali difformità realizzate, che sono diventate una montagna dal punto di vista giuridico e normativo e che, di fatto, bloccano famiglie che inconsapevolmente hanno comprato, come diceva lei – mi ha rubato alcune riflessioni che volevo portare a quest'Aula – una casa, con i propri risparmi, con le proprie fatiche, inconsapevoli o, meglio, come citato prima da qualche collega, nella consapevolezza che tutto era a posto, perché il titolo esibito era della municipalità, quindi il cittadino si è fidato dello Stato, e tutt'a un tratto si trovano che perfino non lo può compravendere, che chiede cosa deve fare per metterla a posto perché così l'ha comprata e quando l'ha comprata, almeno da quello che gli veniva riferito, i titoli erano corretti, e non riesce neanche a sistemarla, perché la normativa non gli dà uno spiraglio per sistemarla.
L'unica risposta è quella della demolizione. Scusate, ma se non riusciamo a far demolire neanche ciò che, di fatto, è totalmente abusivo, come si può pretendere che un patrimonio in poco tempo si possa sistemare, a carico, tra l'altro, di un privato cittadino o di una persona che probabilmente non ne ha nessuna responsabilità?
Aggiungo di più: l'ipocrisia di uno Stato che fa finta di non vedere. E lo dico anche da ex Sindaco, da ex amministratore. Vorrei capire qui quante sono. Possiamo vedere anche la Regione Veneto, che è virtuosa.
Conosciamo tutti la deroga ai lavori pubblici per pubblica utilità di edifici pubblici che possono derogare distanze e altezze fino a una percentuale che è superiore al 2%. Perché qui noi facciamo la lezione e gridiamo allo scandalo del condono per chi fa il titolo, però le Municipalità, lo Stato, gli Enti locali possono derogare ciò che non viene consentito a un privato cittadino, di realizzare un foro in casa propria. Questa è la cosa incredibile.
Collega Lorenzoni, quando lei è stato Vicesindaco, ne ha approvata anche lei una in Giunta. Ha derogato a una costruzione per pubblica utilità di un ampliamento. Anche lei l'ha fatto, ma l'abbiamo fatto in tanti, quasi tutti qui dentro. Quindi, non c'è niente di strano, perché per pubblica utilità l'abbiamo fatto, per ampliare le scuole e dare una risposta alla cittadinanza.
La domanda è questa: è più giusto perseverare con fatica e con un percorso legittimo nell'intento di modificare una norma, questa volta sì dello Stato? Perché la normativa della Regione Veneto è stata impugnata non per contenuto, ma per competenza. Allora, è giusto chiedere a chi ha la competenza di modificare ciò di cui oggi il Veneto ha bisogno, ma ne ha bisogno tutta l'Italia.
La volontà di questo Consiglio, come ripetiamo ormai da settimane, è di intervenire con i progetti di legge statale che abbiamo, perché ci siamo ripetuti che lo riteniamo uno strumento per cui attenzionare il Governo e il Parlamento su alcune tematiche ed è lo strumento giusto.
Non va bene, colleghi, gridare allo scandalo, come ho sentito in quattro o cinque interventi, parlando di condono, e dire che il Governo Meloni pensa al condono, che vorrebbe condonare e dopo si vedono le catastrofi. Poi, c'è competizione tra chi ha rilasciato e chi non ha rilasciato, pensando ad Ischia, perché nessuno ha l'anello al naso e, soprattutto, nessuno può dimenticare le tragedie.
L'ultima considerazione voglio rivolgerla al collega Montanariello, che è al telefono. Quando noi parliamo o dibattiamo, bisogna avere l'attenzione a ricordarci cosa abbiamo fatto e di cosa ci occupiamo, anche nel recente passato.
Mi riferisco al PGRA. È un anno e mezzo che questa Regione si sta occupando del PGRA, che per le persone più anzianotte dal punto di vista amministrativo come me degli ultimi anni è l'ex PAI. Il PGRA ha bloccato intere aree del Veneto, come anche di altre Regioni, non nella costruzione, ma nell'ampliamento e modifica di edificazioni esistenti.
Voi stessi avete lavorato in modo energico per cambiare una situazione di un PGRA che bloccava un intero Comune, che metteva a rischio le casse comunali di quella Municipalità. Eppure, in quel caso voi non gridavate allo scandalo del condono, dell'abuso o del consumo di suolo. Non gridavate a questo. Questa riflessione la voglio portare perché non si può cambiare atteggiamento politico a seconda del titolo di giornale che domani mattina si deve conquistare. Questo non è serio.
Il PGRA aveva e ha assolutamente necessità di essere attuato perché è uno strumento sano di programmazione e di prevenzione, perché le tragedie e le alluvioni che abbiamo vissuto hanno fatto storia e ci hanno insegnato, ma il patrimonio edilizio esistente c'è e non si possono chiudere gli occhi e far finta che non ci sia.
Non è un caso che sia nato l'Osservatorio di buone prassi, perché nel PGRA, dove non è possibile intervenire, perché non si può cancellare un Comune, non si possono cancellare gli abitati dalla sera alla mattina, si interviene con l'Osservatorio delle buone prassi, attraverso normative ed esercitazioni, tali da mettere in campo la reazione puntuale in caso di alluvione.
Non si può scongiurare che l'alluvione possa ancora accadere, ma non si può dall'altra parte cancellare un abitato, un paese, una cittadina. Ecco il buon senso di trovare una soluzione, e la soluzione, anche nel PGRA, è stata quella di introdurre una norma che con l'Osservatorio delle buone prassi, di reazione in caso di alluvione, si può attivare a tutela non solo del patrimonio edilizio, ma a tutela dei cittadini, a tutela dell'abitato, a tutela delle persone, dei bambini, delle famiglie, e questo è stato fatto.
L'atteggiamento che noi chiediamo con questo progetto di legge, completamente diverso, ma che rende l'idea della differenza di atteggiamento che l'opposizione ha avuto qualche mese fa su un tema e ne ha tuttora oggi su questo provvedimento un altro, mira a testimoniare che il buon senso serve e il buon senso induce che una legge di questo tipo, che invece ha caratteristiche assolutamente minimali, ma che sono diventate un problema grossissimo per moltissime famiglie e proprietari di abitazioni, immobili, di cui neanche hanno responsabilità, possano trovare nella norma una risposta per mettersi a posto e riuscire a intervenire anche nella riqualificazione energetica, diventare meno impattanti per l'ambiente e soprattutto non essere citati come cittadini proprietari di immobili con uno pseudo abuso edilizio. Al contrario, si tratta di brave persone che hanno comprato un immobile 46 anni fa, quando non c'erano queste normative. Parliamo di persone completamente diverse rispetto a 46 anni fa, quando non esisteva neanche l'Unione Europea o le direttive europee. C'era un mondo diverso. Tuttavia, adesso abbiamo la consapevolezza che chi sa fare un buon governo riesce a trovare le risposte giuste per il futuro delle nuove generazioni e per il patrimonio edilizio futuro della nostra terra.
Grazie.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Collega Bozza, se vuole intervenire in replica, prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Sarò rapidissimo perché credo che i colleghi della maggioranza che sono intervenuti abbiano abbondantemente risposto all'opposizione, che ritengo, in maniera strumentale e ideologica, abbia non letto, ovviamente, il progetto di legge e abbia preferito spostare la questione su un piano prettamente ideologico e politico, andando chiaramente a sostenere le loro solite visioni. Sono contento che ci sia stata questa opportunità, perché ancora una volta si demarca chiaramente qual è il modo pratico con il quale si vogliono affrontare i problemi dei nostri cittadini.
In sostanza, Presidente, questo progetto di legge è necessario, ha una funzione pratica e pragmatica di risoluzione di un problema di ciò che già esiste in termini di edificato e in termini, ovviamente, di pregresso.
Riguarda l'ante 1977 e riguarda soprattutto un intervento normativo che consente, di fatto, a chi è munito di titolo abilitativo, di risolvere situazioni di parziale difformità, di cui sono del tutto incolpevoli, risolvendo situazioni di oggettiva trascurabilità, per consentire la certezza nella circolazione dei diritti dei beni immobili.
Per noi, parlando di certezza della circolazione dei diritti dei beni immobili, scusate, è un sacrosanto diritto quello della casa dei cittadini, del quale siamo consapevolmente e favorevolmente custodi in senso liberale.
Il concetto della parziale difformità – l'hanno detto bene i colleghi che mi hanno preceduto – oggi è previsto, ma è evidente che c'è un vuoto dal punto di vista legislativo nella specifica applicazione del perimetro di cui stiamo parlando. Dobbiamo rimetterci alle interpretazioni fatte proprie dalla giurisprudenza, sia penale che civile, che ci dicono chiaramente che, sebbene ci sia una sostanza di parziale difformità dell'intervento dell'immobile, avendo il titolo abilitativo, lo stesso risulta realizzato secondo le modalità diverse da quelle previste dal punto di vista progettuale, e non è sanzionabile.
Quindi, anche dal punto di vista della giurisprudenza, l'interpretazione chiara è che ci indicano come scelta da intraprendere quella di definire la parziale difformità irrilevante. Quindi, si chiede al legislatore, anche dal punto di vista dell'interpretazione giurisdizionale, di porre rimedio.
Ed è la stessa Sezione VI del Consiglio di Stato che già nel 2018 ha ritenuto non sanzionabili le difformità parziali rilevate in immobili appartenenti a soggetti non autori delle predette difformità riguardanti abusi di antica data, con rilascio senza riserve da parte del Comune di certificati di agibilità e abitabilità, come ricordavano i colleghi.
Per cui, di che cosa state parlando? Di che cosa stiamo parlando? Stiamo parlando di situazioni pratiche, risolvibili secondo quelle che sono già oggi le indicazioni della giurisprudenza in maniera chiara. Stiamo semplicemente chiedendo, visto che è emersa in maniera evidente, anche durante l'opportunità dello strumento dei bonus, questa lacuna da parte del legislatore, di porvi rimedio. Noi lo facciamo orgogliosamente, perché per noi la proprietà privata dell'immobile è un sacrosanto diritto. Non stiamo parlando di situazioni di abuso. Non stiamo parlando di situazioni di insanabilità. Stiamo solo parlando di buonsenso e di applicare quello che oggi è possibile fare nell'immobile, quindi consentire la circolazione del diritto di proprietà.
Grazie.

PRESIDENTE

Correlatrice Bigon, in replica anche lei. Prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
È vero, siete il Governo del fare. Del fare condoni. È vero, siete il Governo del fare, ma bisogna fare bene.
Se noi, come voi dite, non abbiamo letto la storia e voi avete una storia, certo, la dovete conoscere. Soprattutto, questa storia parte dalla bocciatura del "Cantiere Veloce", che è stato anche indicato in relazione. Non ce lo siamo inventati. Non solo era stato informato il Consiglio, al momento della discussione, dell'approvazione del "Cantiere Veloce", quando veniva detto che non solo veniva fatto in violazione della normativa statale, bensì proponeva una fattispecie non legittima, ma adesso voi credete che riproponendo in un PDL statale questo progetto di legge si risolva tutto. Nonostante la discussione ampia che abbiamo avuto in queste ore, non abbiamo ancora colto quali sono le difformità parziali di cui parlate. In Commissione ‒ io ho partecipato all'ultima seduta ‒ è stato detto chiaramente da questo Gruppo che non sono state specificate. Allora, di che cosa stiamo parlando?
Se il Testo unico non lascia un vuoto legislativo (perché si parla anche di un vuoto legislativo, che non c'è), se il Testo unico è chiaro nel dire che le difformità parziali sono elencate entro il 2% per quanto riguarda la superficie, per quanto riguarda l'altezza, per quanto riguarda la cubatura, ditemi cosa volete sanare con questo PDL. Almeno questo abbiamo il diritto di conoscerlo? Abbiamo il diritto di sapere quali sono le vostre intenzioni?
Credo che non abbiamo veramente integrato quello che abbiamo chiesto, ma soprattutto non crediamo che la proposta di questa fattispecie, di questo progetto di legge statale possa essere assolutamente portata avanti. Due saranno le cose: o verrà impugnato nuovamente dalla Corte costituzionale, perché la sentenza emessa sulla precedente è chiara, oppure, come tutti gli altri progetti di legge statali portati da questa Regione, non è stato preso in mano.
Va bene, andiamo avanti con questi articoli, cercando di accontentare quelle che sono le aspettative dei cittadini, sapendo bene che non verranno, ovviamente, soddisfatte.
Grazie.

PRESIDENTE

Chiudiamo la discussione generale.
Passiamo all'articolato. Non ci sono emendamenti.
Intanto collegatevi all'applicazione.
Siamo sull'articolo 1.
Ci sono interventi? Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Essendo una legge di un articolo, lo dico ai colleghi che ritengono che la minoranza non legga le leggi, un articolo ce la facciamo a leggerlo, vi informo. Lo abbiamo letto. Intervengo su questo per tornare su alcuni punti.
Penso seriamente che le prese in giro non dovrebbero trovare posto in quest'Aula. Punto primo: la sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo, quindi ha annullato un provvedimento, un articolo votato da questo Consiglio regionale. Questo è un dato di fatto rispetto al quale non possiamo far finta di niente. Quindi, almeno mettiamola come premessa. Richiamare il fatto che su questo punto si sia già tentato di disciplinare per ben due volte, e la Corte per ben due volte ci ha dato ragione rispetto al fatto che quella disciplina non poteva essere definita qua dentro, dovrebbe essere un elemento rispetto al quale almeno una parola bisognerebbe dirla.
Quando abbiamo discusso l'articolo 7 in quest'Aula del "Cantiere Veloce" noi vi avevamo detto: guardate che è incostituzionale, perché la competenza in ambito di condoni e sanatorie è nazionale. E voi avete fatto finta di niente. Sarebbe bastato allora, avvocato Bet, rendervi conto che stavate facendo una roba non corretta, per la seconda volta consecutiva, e avreste risparmiato alla Regione del Veneto una brutta figura. La seconda. Quindi, richiamare il fatto che ci state riproponendo per la terza volta, finalmente con lo strumento giusto, una norma sulla quale non potevate fare diversamente, per onestà intellettuale andrebbe ammesso. Punto primo.
Punto secondo. Chiediamoci perché le difformità di cui stiamo parlando non sono sanabili. Avvocato Bet, è diverso dire se la finestra è un centimetro più larga o se ho fatto un plateatico che sfora di due metri la concessione edilizia. Sono due fattispecie molto diverse. Non ci si può prendere in giro... Se vi state annoiando, io non ho problemi. Tanto c'è la Corte costituzionale che vi rende la vita più frizzantina.
Presidente, uno parla e fanno finta di sbadigliare in maniera... Forse l'hanno letto bene loro l'articolo.

PRESIDENTE

Collega Zanoni, collega Valdegamberi, per cortesia.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Dicevo, punto primo: chiediamoci perché non sono sanabili. Se fossero piccole difformità sarebbero sanabili.
Punto secondo. A proposito di non prenderci in giro. Le planimetrie e le carte consegnate in catasto, per come era costruita allora la procedura, dovrebbero essere regolari. Se non sono regolari neanche quelle, c'è un problema che va ben oltre le cose che ci siamo detti.
Terzo problema, terza questione. Davvero c'è qualcuno in quest'Aula, come il consigliere Valdegamberi, che mi vuole convincere del fatto che il diritto di proprietà vale più dei princìpi e delle norme in relazione alla legalità sancita dalla legge? Perché questo è un principio che rifiuto. Il diritto di proprietà ha valenza e funziona dentro un contesto normativo preciso. La fase del "siamo la casa delle libertà, facciamo quello che vogliamo a casa nostra" è una fase chiusa.
Il capogruppo Soranzo ci richiamava a evitare posizionamenti ideologici e a provare a trovare la soluzione al problema. Qua sta la parte ancora più imbarazzante. Se noi individuiamo un problema e per la terza volta proponiamo una soluzione che soluzione non è, non state prendendo in giro la consigliera Camani. State prendendo in giro i cittadini, ai quali ancora una volta raccontate di voler risolvere un problema che voi ritenete tale, ma non trovate il meccanismo giusto per risolverlo.
Collega Zecchinato, lei diceva "noi, in realtà, vogliamo solo intervenire su quegli edifici costruiti prima del 1977", quindi con una normativa meno stringente, meno definita "ma dopo il 1967", quindi in modo difforme rispetto alla licenza edilizia, che era il titolo abilitativo chiesto prima. Rispetto a questa fattispecie, la sentenza del 2022 della Corte, oltre a dirci che non era nostra competenza esprimere orientamento sul punto, perché ‒ come sapete e come sa l'avvocato Bet ‒ il condono prevede anche aspetti di natura penale, che non sono nella disponibilità della Regione, la Corte costituzionale in quella sentenza non si è limitata a dirci "non tocca a voi prendere questa decisione", ma su alcuni punti è entrata nel merito degli articoli che ha impugnato.
Riassumendo, dice tre cose. La Corte dice: quella che voi ci proponete, ci avete proposto allora e ci riproponete, di fatto, oggi si profila come una sanatoria implicita. Lo dice la Corte, non lo diciamo noi. Quindi, vogliamo essere onesti? Voi state proponendo una sanatoria implicita. Starà al Governo e al Parlamento... Lo dice la Corte.
Seconda cosa che dice la Corte. La Corte dice che l'agibilità non può essere utilizzata come parametro. È scritto nella sentenza della Corte. Quindi, state riproponendo una soluzione... Anche volendo seguirvi nella sanatoria implicita, non siete neanche capaci di farla, perché la Corte, nelle motivazioni con le quali vi ha detto "intanto non dovevate farlo voi, semmai lo fa lo Stato", vi ha anche detto che, in ogni caso, l'agibilità non può essere utilizzata come parametro per definire lo stato illegittimo. La Corte non dice che non lo può fare la Regione. Dice che non si può fare.
Il terzo principio cui la Corte in qualche modo ci richiama è che gli interventi a fin di bene, come li ha definiti il consigliere Soranzo, non sono ammissibili dalla normativa. Cioè, la normativa non può essere costruita attorno a iniziative a fin di bene per il povero signore che ha comprato la casa e non sa più come fare. Noi ci dovremmo muovere dentro questo contesto.
Peraltro, faccio notare che, se non ricordo male, a metà degli anni Ottanta c'è stato un condono edilizio molto ampio e molto vasto. Mi chiedo perché questi proprietari, che dal 1977 sono in presenza di un abuso, non abbiano approfittato delle finestre, che già per tutti sono state aperte nel tempo debito.

PRESIDENTE

Colleghi, se volete intervenire sull'articolato, dopo vi prenotate e vi do la parola. Però lasciate finire la collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Quindi ‒ e chiudo davvero ‒ il problema di questa legge, di questo progetto di legge statale... Stiamo discutendo su un tema che, sappiamo già, una volta che ve lo votate arriva in Parlamento e finisce nel cassetto. Ci avete fatto già perdere due volte tempo approvando delle leggi regionali incostituzionali. Adesso ci fate perdere ulteriormente tempo per approvare un progetto di legge statale che nessuno si filerà mai. Fate prima ad alzare il telefono e chiamare qualche Ministro di questo Governo, a mio modo di vedere. Prendete in giro i cittadini due volte: prima avete detto loro "facciamo noi, risolviamo noi" e avete sbagliato e, non ascoltando chi ve lo diceva per tempo, avete aumentato il livello di figuraccia che avete fatto. Ma anche oggi, in realtà, non state proponendo una soluzione credibile, perché la Corte ha già detto che l'agibilità non è uno strumento che può sanare questa situazione.
Anche il richiamo ‒ secondo me legittimo ‒ che il capogruppo Soranzo faceva nel trovare la soluzione. Questa non è la soluzione. Questa è una modalità di risolvere un problema che non risolve il problema. E io lo trovo assurdo. Al netto del fatto che continuo ad essere profondamente contraria alla logica che sta sotto. La legge non dovrebbe risolvere il caso ad personam. Dovrebbe essere un impianto che vale erga omnes.

PRESIDENTE

Colleghi, per favore.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Se qualcuno ha la necessità di intervenire, lo fa dentro le norme vigenti. Purtroppo, non sono conformi alle necessità di tutti.
Chiudo davvero, Presidente, dicendo che non soltanto non condividiamo nel merito, ma non riteniamo neppure sufficiente la soluzione predisposta. È, quindi, una doppia presa in giro ancora una volta per i veneti, che già due volte fa avevano creduto a quello che avevate detto. E sono andati in Comune, sapete? Quando avete approvato la legge "Veneto Cantiere Veloce" le persone che si trovano nella situazione di cui ci parlate sono andate in Comune a presentare le richieste per sanare l'atto. E oggi si trovano, sostanzialmente, ad avere autodenunciato un abuso, perché hanno creduto alle cose che gli avete detto voi.
Errare è umano, perseverare diabolico. Le prese in giro ai cittadini ad un certo punto auspico possano finire.

PRESIDENTE

Prego, collega Valdegamberi.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Intanto, da quando è stata approvata la norma "Veneto Cantiere Veloce" a quando è stata impugnata e sospesa, le assicuro che tanti veneti hanno sanato le situazioni. Quindi, questa a qualcosa di utile è servita.
In secondo luogo, è competenza dello Stato e non è vero che lo Stato non può applicare questa norma. Se approva questa norma... L'hanno già fatta altre Regioni; leggi la normativa delle Regione Marche e capirai che c'è già questa, approvata da una Regione e non impugnata dallo Stato. Quindi, lo strumento è più che valido e, ripeto, grazie a questo strumento tanti cittadini, nei sei mesi dell'impugnativa, hanno risanato situazioni pregresse. Punto. Quindi, questi ringraziano.

PRESIDENTE

Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, sarò telegrafico, ma ci tengo a lasciare questo dibattito importante con un pensiero. Se il tempo che perdiamo a dire ai nostri cittadini di fare i furbi, così dopo li premiamo, lo usassimo per dire ai nostri cittadini che bisogna rispettare le regole, forse vivremmo meglio tutti.

PRESIDENTE

Non ci sono altri interventi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 2.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Dichiarazioni di voto?
Prego.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Presidente, chiedo scusa. Purtroppo, l'applicazione non mi dava il voto del secondo articolo, per cui chiedo che rimanga a verbale il mio voto favorevole.

PRESIDENTE

Va bene. Mettiamo a verbale il voto favorevole del collega Bozza.

Alberto BOZZA (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

È stato velocissimo....

PRESIDENTE

Dichiarazioni di voto?
Prego, collega Lorenzoni. Colleghi, la seduta non è finita.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Ho assistito con stupore e sorpresa alla discussione di oggi, perché le motivazioni che ha portato anche il collega Bet, che ha cercato di dare una giustificazione difendibile al progetto di legge, non mi hanno convinto. Mi dispiace. Lo strumento così com'è è inadeguato, e abbiamo cercato di metterlo in luce, perché apre a delle indeterminazioni con queste "parziali difformità" che, di fatto, possono giustificare qualsiasi cosa. Questo è il tema.
Io sono d'accordo, nessuno di noi vuole andare a creare ai cittadini dei disagi, delle difficoltà. Collega Soranzo, se potessimo semplificare la vita, saremmo i primi a volerlo fare. Il tema è che in questo modo apriamo un'area di indeterminatezza che non aiuta di fatto i cittadini. Quindi, se possibile, andremmo a complicare ancora le cose.
Questa è la ragione per cui non possiamo votare a favore di questo provvedimento, e anzi cercheremo di ostacolarlo, per quanto possibile, nel suo percorso ulteriore, perché esso non va a semplificare la vita, ma crea delle aree grigie, che daranno lavoro, ovviamente, a chi lavora nella parte giuridica, per il contenzioso che sicuramente ne nascerà.
Mi ha veramente sorpreso sapere dal collega Valdegamberi che nel periodo di latenza della legge del Cantiere Veloce c'è gente che ne ha approfittato. Forse quella legge era stata fatta su richiesta di qualcuno, mi viene da dubitare, se è stato così pronto ad approfittarne. E questo mi fa anche pensare che forse c'è qualcun altro...

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, o si siede all'interno dell'Aula oppure può uscire tranquillamente.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

... pronto a beneficiare del provvedimento che andiamo a fare.
Ecco, questo è il modo di fare le leggi che non mi piace, e ne ho avuto prova, oggi, dalle affermazioni che sono state fatte in Aula.
Il mio auspicio è che riusciamo a cambiare marcia e che riusciamo a semplificare veramente la vita dei cittadini, creando delle norme chiare, che non siano impugnate successivamente, perché questo crea un cerchio di norme fatte e disfatte, che dà l'impressione di essere il criceto sulla ruota, che gira e gira ma sta sempre fermo.
Ecco la nostra convinta opposizione a questo provvedimento e a questo modo di concepire il Veneto e le sue norme, un modo che è antitetico rispetto a quello che procede in modo nitido e non ad personam o "ad casam", in questo caso, se così possiamo dire.

PRESIDENTE

Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Come già esposto, noi voteremo contro a questo provvedimento, per tutti i motivi che abbiamo già detto. Non abbiamo avuto i chiarimenti richiesti all'interno di questa discussione, tantomeno per quelle specificità e richieste che avevamo fatto almeno nell'individuare cosa intendessero per difformità parziali, oltre a quello già disposto dalla legge.
Riteniamo non votabile questo provvedimento, dunque il nostro voto sarà sicuramente contrario.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Non ci sono altre dichiarazioni di voto.
Metto in votazione il progetto di legge statale n. 32.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Il progetto di legge è approvato.
La seduta termina qui. Per la prossima sarete convocati a domicilio.
Buona serata.
La Seduta termina alle ore 17.57
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Nicola Ignazio FINCO


Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 99 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 99
MARTEDì 13 GIUGNO 2023


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 99a seduta pubblica – martedì 13 giugno 2023
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 64 del 25 ottobre 2022 e dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 16 del 28 marzo 2023.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 8485 dell'8 giugno 2023.

Il Presidente CIAMBETTI, alle ore 10.38, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 11.00.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 11.09.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Alessandra Sponda.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Approvazione verbali delle sedute precedenti


Il PRESIDENTE, poiché nessun consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intende approvato il processo verbale della seduta pubblica n. 98 di martedì 6 giugno 2023.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che è in congedo la consigliera Rizzotto e una consigliera segue la seduta da remoto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punti nn. 4 e 5) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


e

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 319 del 20.12.2022
presentata dalla consigliera Baldin
"Capannoni pieni di rifiuti, numerosi casi in Veneto, la situazione di Fossalta di Piave va sbloccata al più presto"

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle) in sede di replica.

n. 40 del 28.12.2020
presentata dalla consigliera Ostanel
"Ulss 4, salvare l'Hospice di Portogruaro (VE)"

e

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

n. 29 del 20.01.2021
presentata dai consiglieri Zottis e Montanariello
"Quale futuro per il servizio Hospice di Portogruaro e di tutta l'area del Veneto orientale?"

Intervengono le consigliere Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che illustra l'IRI n. 40, e Zottis (Partito Democratico Veneto), che illustra l'IRS n. 29.

Interviene l'assessora De Berti che, in supplenza all'assessora Lanzarin, risponde unitamente alle due Interrogazioni in oggetto, per conto della Giunta regionale.

Intervengono le consigliere Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e Zottis (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 337 del 18.01.2023
presentata dalla consigliera Baldin
"Progetto ENI REWIND di Porto Marghera per bruciare 190.000 tonnellate di fanghi di depurazione ogni anno, la Regione intende autorizzare de plano un progetto così impattante?"

e

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

n. 284 del 19.01.2023
presentata dai consiglieri Zottis, Montanariello e Zanoni
"ENI REWIND annuncia un impianto di trattamento fanghi industriali a Porto Marghera. È davvero questa la rivoluzionaria green economy che ci era stata annunciata? La Giunta regionale, chiamata ad approvarne il progetto, che approfondimenti sta compiendo?"

Intervengono le consigliere Baldin (Movimento 5 Stelle), che illustra l'IRI n. 337, e Zottis (Partito Democratico Veneto), che illustra l'IRS n. 284.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde unitamente alle due Interrogazioni in oggetto, per conto della Giunta regionale.

Intervengono le consigliere Baldin (Movimento 5 Stelle) e Zottis (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

n. 81 del 08.04.2021
presentata dai consiglieri Bigon e Zanoni
"La Giunta regionale intende sospendere la DGR 305/2021 sulla formazione complementare degli OSS per consultare le parti interessate?"

Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) che illustra l'IRS in oggetto.

Interviene l'assessora De Berti che, in supplenza all'assessora Lanzarin, risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Bigon (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Il PRESIDENTE comunica che la risposta all'Interrogazione a risposta scritta n. 252 della consigliera Guarda verrà inviata a domicilio.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 351 del 08.02.2023
presentata dalla consigliera Ostanel
"Cosa intende fare la Regione in risposta alla richiesta del Comune di Padova di discutere dei rischi legati alla siccità?"

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) in sede di replica.

n. 398 del 08.05.2023
presentata dai consiglieri Lorenzoni, Baldin, Guarda, Ostanel e Zanoni
"Quando si intende attivare il "tavolo tecnico per la riduzione dei consumi energetici", cruciale per le politiche regionali per l'efficienza e la transizione ecologica?"

Interviene il consigliere Lorenzoni (Gruppo Misto) che illustra la IRI in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che, in supplenza all'assessore Marcato, risponde per conto della Giunta regionale.
Interviene il consigliere Lorenzoni (Gruppo Misto) in sede di replica.

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA

n. 283 del 17.01.2023
presentata dai consiglieri Zanoni, Bigon, Lorenzoni, Guarda e Baldin
"In Veneto l'applicazione a macchia di leopardo dei divieti di combustione all'aperto rende inutili le misure di contrasto all'inquinamento e vane quelle di repressione delle forze dell'ordine. La Giunta regionale intende intervenire?"

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che illustra la IRS in oggetto.

Interviene l'assessore Bottacin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Il PRESIDENTE ricorda la figura dell'onorevole Silvio Berlusconi, fondatore e leader del partito politico di Forza Italia.

L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento.

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) sull'ordine dei lavori.

Punto 6) all'ordine del giorno

Proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione dal titolo: "Modifiche all'articolo 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" per estendere il diritto del genitore di astenersi dal lavoro in caso di malattia del figlio fino all'età di 14 anni" d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto. (Progetto di legge statale n. 18) APPROVATO (Deliberazione n. 62/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Finco (Liga Veneta per Salvini Premier), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Sesta Commissione consiliare, e Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che svolge la relazione di minoranza per conto della Sesta Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Finco assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto).

Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti all'emendamento n. A2, scade in cinque minuti.

In discussione generale intervengono l'assessora Donazzan e il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Interviene il consigliere Possamai Giacomo (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Il PRESIDENTE comunica che il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti agli emendamenti nn. A3, A4 e A5, scade in quindici minuti.

La seduta è sospesa alle ore 13.02.

La seduta riprende alle ore 14.53.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

L'emendamento n. A1 all'articolo 1, illustrato dalla consigliera Baldin (Movimento 5 Stelle), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'articolo1 intervengono le consigliere Camani (Partito Democratico Veneto) e Baldin (Movimento 5 Stelle).

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'emendamento n. A3, aggiuntivo di un articolo, intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), che lo illustra, Valdegamberi (Gruppo Misto) e Finco (Liga Veneta per Salvini Premier).

L'emendamento n. A3, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A4, aggiuntivo di un articolo, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A5, aggiuntivo di un articolo, illustrato dalla consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'emendamento n. A2, sostitutivo dell'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

L'articolo 3, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Si passa all'esame degli ordini del giorno collegati al progetto di legge statale in oggetto.

Interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) che ritira l'ordine del giorno n. A6 a fronte del deposito dell 'ordine del giorno n. A7.

ODG n. A7

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Ostanel relativo a "Approntare una riforma sostanziale dei congedi di paternità per garantire parità tra le famiglie e tra i genitori e sostenere la natalità" in occasione dell'esame del progetto di legge relativo a "Modifiche all'articolo 47 del decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151 "Testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternità e della paternità, a norma dell'articolo 15 della legge 8 marzo 2000, n. 53" per estendere il diritto del genitore di astenersi dal lavoro in caso di malattia del figlio fino all'età di 14 anni". (Progetto di legge statale n. 18) APPROVATO (Deliberazione n. 61/2023)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno n. A7.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Giacomin, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Sandonà, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

Gerolimetto

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge statale in oggetto nel suo complesso, come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Lorenzoni, Maino, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Puppato, Razzolini, Rigo, Sandonà, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Su richiesta della consigliera Vianello, il PRESIDENTE ricorda la figura di Anna Tuzzato, giovane ragazza tragicamente scomparsa a Bruxelles in un incidente.

Punto 7) all'ordine del giorno

Proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale, ai sensi dell'articolo 121 della costituzione dal titolo: "Modifiche alla legge 30 dicembre 2020, n. 178 "Bilancio di previsione dello Stato per l'anno 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023" in materia di contributi all'attività olivicola" d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto. (Progetto di legge statale n. 21) APPROVATO (Deliberazione n. 63/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Sponda (Zaia Presidente), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Terza Commissione consiliare, e Montanariello (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Terza Commissione consiliare.

In discussione generale intervengono i consiglieri Andreoli (Liga Veneta per Salvini Premier), Zanoni (Partito Democratico Veneto).

Durante l'intervento del consigliere Zanoni assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

In discussione generale intervengono i consiglieri Corsi (Liga Veneta per Salvini Premier) e Pan (Liga Veneta per Salvini Premier).

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato.

I quattro articoli che compongono il progetto di legge statale in oggetto, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier) e Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge statale in oggetto nel suo complesso.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Baldin, Bet, Bigon, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Lorenzoni, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Sandonà, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Vianello, Zanoni, Zecchinato, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto 8) all'ordine del giorno

Proposta di legge statale da trasmettere al Parlamento nazionale, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione dal titolo: "Modifiche del DPR 380 del 06 giugno 2001 "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia" e nuove norme in materia di regolarizzazione edilizia" d'iniziativa del Consiglio regionale del Veneto. (Progetto di legge statale n. 32) APPROVATO (Deliberazione n.64 /2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto), che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare, e Bigon (Partito Democratico Veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

Durante l'intervento del consigliere Bozza assume la presidenza il Vicepresidente Nicola Ignazio Finco.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

In discussione generale intervengono i consiglieri Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Camani (Partito Democratico Veneto), Lorenzoni (Gruppo Misto), Zanoni (Partito Democratico Veneto), Bet (Zaia Presidente), Zecchinato (Zaia Presidente), Montanariello (Partito Democratico Veneto), Valdegamberi (Gruppo Misto) e Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) e i consiglieri Bozza (Forza Italia – Berlusconi – Autonomia per il Veneto) e Bigon (Partito Democratico Veneto) in sede di replica.

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato.

Sull'articolo 1 intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Valdegamberi (Gruppo Misto) e Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Gli articoli 1 e 2, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Lorenzoni (Gruppo Misto) e Bigon (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge statale in oggetto.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestaro, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Piccinini, Polato, Possamai Gianpiero, Puppato, Razzolini, Rigo, Sandonà, Soranzo, Valdegamberi, Vianello, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Montanariello, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 17.57.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
LORENZONI Arturo
BALDIN Erika
MAINO Silvia
BARBISAN Fabiano
MICHIELETTO Gabriele
BET Roberto
MONTANARIELLO Jonatan
BIGON Anna Maria
OSTANEL Elena
BISAGLIA Simona
PAN Giuseppe
BORON Fabrizio
PICCININI Tomas
BOZZA Alberto
POLATO Daniele
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Giacomo
CAMANI Vanessa
POSSAMAI Gianpiero
CAVINATO Elisa
PUPPATO Giovanni
CECCHETTO Milena
RAZZOLINI Tommaso
CENTENARO Giulio
RIGO Filippo
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CESTARO Silvia
SORANZO Enoch
CIAMBETTI Roberto
SPONDA Alessandra
CORSI Enrico
VALDEGAMBERI Stefano
DOLFIN Marco
VENTURINI Elisa
FAVERO Marzio
VIANELLO Roberta
FINCO Nicola Ignazio
ZANONI Andrea
FORMAGGIO Joe
ZECCHINATO Marco
GEROLIMETTO Nazzareno
ZOTTIS Francesca
GIACOMIN Stefano






IL PRESIDENTE
f.to Nicola Ignazio FINCO




LA CONSIGLIERA SEGRETARIA
f.to Erika BALDIN










N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian