ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 18/07/2023 n. 104

Resoconto n. 104 - 11^ legislatura
Resoconto 104 a Seduta pubblica
Martedì, 18 luglio 2023
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 10.50

PRESIDENTE

Diamo inizio alla 104a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 10165 del 12 luglio 2023.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Fabrizio BORON
I congedi sono concessi.
Il consigliere Finco ha comunicato la propria assenza.
La consigliera Cestari seguirà i lavori da remoto.
PUNTO
8



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "DISPOSIZIONI DI ADEGUAMENTO ORDINAMENTALE 2023 IN MATERIA DI PROTEZIONE CIVILE, AMBIENTE E PARCHI REGIONALI, EDIFICI DI CULTO, EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA, GOVERNO DEL TERRITORIO". (PROGETTO DI LEGGE N. 191) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 16/2023)

Relazione della SECONDA Commissione Consiliare
Relatrice: Consigliera Rizzotto
Correlatore: Consigliere Montanariello

PRESIDENTE

Siamo in continuazione di seduta. Ieri sera abbiamo chiuso con le relazioni dei relatori e oggi proseguiamo.
Riprendiamo la discussione generale del PDL n. 191.
Qualcuno si vuole iscrivere a parlare in discussione generale? Non vedo richieste di intervento. Se non ci sono richieste di intervento, chiudo la discussione generale.
Devo chiedere all'Ufficio di Presidenza della Seconda Commissione di passare all'esame degli emendamenti. Se ben ricordo, Presidente, sono 14 emendamenti, quindi darei mezz'ora di tempo. Sono le ore 10.54. Riprendiamo i lavori alle ore 11.15. L'esame degli emendamenti avviene in Sala del Leone. Grazie.
Riprendiamo, ripeto, alle ore 11.15.
La Seduta è sospesa alle ore 10.54
La Seduta riprende alle ore 11.23

PRESIDENTE

Colleghi, siamo pronti per ripartire con i lavori sul PDL 191.
Iniziamo con l'articolato.
Siamo sull'articolo 1.
La parola alla collega Camani, sull'ordine dei lavori. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Per relazionare all'Aula su quanto mi è stato riferito dal vicepresidente Montanariello. Noi cerchiamo, come opposizioni, di fare sempre il nostro mestiere, che in parte è un mestiere di opposizione, ma nella stragrande maggioranza dei casi tentiamo di dare il nostro contributo a tutti i provvedimenti che vengono in Aula. Delle volte notiamo anche che il nostro contributo viene valutato in maniera positiva.
Il vicepresidente Montanariello mi faceva, invece, notare come questa volta nell'Ufficio di Presidenza, che ha valutato gli emendamenti in relazione al provvedimento che ci stiamo apprestando a votare in Aula, ci sia stato un atteggiamento di preclusiva chiusura da parte della presidente Rizzotto, come se la discussione che avviene nell'Ufficio di Presidenza fosse una perdita di tempo.
Né voi né noi abbiamo tempo da perdere, presidente Ciambetti. Noi avremmo voluto affrontare compiutamente la discussione sul merito degli emendamenti in Ufficio di Presidenza. Non ci è stato consentito perché, evidentemente, la presidente Rizzotto non aveva tempo e voglia di essere collaborativa in questo senso. Annuncio che lo dovremo fare, dunque, in Aula nel corso della discussione.

PRESIDENTE

Collega Rizzotto, penso per fatto personale. Prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Esattamente, e anche sull'ordine dei lavori.
Penso che ogni organo abbia le proprie funzioni. La discussione è stata ampia e l'esame di questo ordinamentale approfondito in diverse sedute della Commissione. Gli emendamenti presentati ripropongono, di fatto, modifiche che sono state ampiamente discusse, valutate e votate in Commissione. Da relatrice e Presidente della Seconda Commissione ho mantenuto la linea che è stata portata avanti dalla Commissione stessa, perché non vi era nessun elemento di novità. Chi ha portato queste richieste, ripetendo ancora una volta le richieste già fatte in Commissione, era comunque un componente della Commissione stessa. Quindi, ho detto: c'è un'altra sede nella quale fare l'esame, non ricominciamo a fare l'esame di nuovo in Ufficio di Presidenza, che valuta gli emendamenti.
Penso di essermi comportata in maniera assolutamente corretta.
Grazie.

PRESIDENTE

Bene.
Siamo all'articolo 1.
Emendamento n. B0007, pagina 1, presentato dalla consigliera Baldin, Capo 1, articolo 1, comma 1, modificativo, che prevede:
Al co. 3-bis dell'art. 24 della legge regionale 1 giugno 2022, n. 13 "Disciplina delle attività di protezione civile", introdotto dall'art. 1 co. 1 del PDLR 191, dopo le parole "da realizzare da parte dei soggetti di cui all'articolo 2, commi 2 e 3" sono aggiunte le parole "e ai soggetti concorrenti di cui all'articolo 2, comma 4".
La consigliera Baldin lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0007. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l'articolo 1.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo credo sia uno degli articoli che hanno visto maggiore attrito durante i lavori della Commissione. Inizialmente, Presidente, pensavamo anche di essere riusciti a trovare una sostanziale quadra, tentando di modificare il testo, pur sapendo che oggi, a malincuore, questo provvedimento con grande fatica faremo difficoltà a condividerlo.
Sostanzialmente, questo articolo nasce, nella proposta della Giunta, in maniera del tutto diversa da come lo leggiamo oggi. Con questo articolo ‒ che nasce su richiesta dell'Assessore, della Giunta ‒ si chiede, di fronte a delle situazioni emergenziali, strategiche, di poter erogare i fondi della Protezione civile in maniera extra ordinaria. Ovvero, quando c'è un'emergenza o c'è qualcosa che viene ritenuto strategico, si può attingere dalle risorse che vengono in qualche modo stanziate per dare tutte quelle risposte ordinarie che avvengono attraverso i bandi e usare l'istituto della straordinarietà.
Così presentato, cari colleghi, non andava bene. Presidente, spiego anche perché. Di per sé, quando si parla di Protezione civile si fa riferimento a un elemento che noi consideriamo valore di tutti e elemento portante di tutti. Infatti, diventa molto spesso una cosa antipatica vedere qualche amministratore, qualche politico che tenta di intestarsi l'operato della Protezione civile, come se la Protezione civile avesse un colore.
In questo caso che cosa succede? Siccome le risorse sono sempre quelle (non decidevamo di mettere risorse aggiuntive per i casi straordinari, ma nel calderone le risorse erano sempre quelle), andare a erodere dal calderone delle risorse ordinarie risorse da destinare a interventi straordinari voleva dire penalizzare tutte quelle realtà della Protezione civile ordinarie, che lavorano bene, che devono fare un determinato numero di ore per poter accedere ai bandi, che in qualche modo, per forza di causa maggiore, sarebbero rimaste fuori.
Perché dico questo? Fatto 10 come risorse economiche e i primi 20 partecipanti al bando arrivano a essere finanziati, se da 10 tu attingi 2-3 per fare risorse ordinarie da dare con un istituto straordinario, è evidente che 10 non è più 10, ma diventa 7, e a entrare dopo in graduatoria in questi bandi, essendo inferiori le risorse, non saranno più 10, ma saranno 5.
Crediamo che questa cosa, intanto, avrebbe agevolato una gestione molto extrapolitica, Presidente, di quelli che sono i fondi della Protezione civile. Fare il giochetto, quando si parla di Protezione civile, e parlare di emergenze... Per natura la Protezione civile interviene sulle emergenze. Mi chiedo chi di noi ha mai visto la Protezione civile intervenire se non c'è un'emergenza. A parte qualche dimostrazione o in occasione delle giornate in cui si fanno iniziative nei campi, nelle scuole, la Protezione civile ‒ vedo qui i Sindaci ‒ interviene, di natura, per questioni emergenziali e straordinarie.
Diventa evidente che, se tu mi colleghi l'istituto straordinario di utilizzo, ma di utilizzo di fondi dati a gestione ordinaria, stai creando una situazione molto pericolosa, perché stai dicendo che i bandi non hanno più nessun valore.
Adesso vi dico io come si fa. Me ne assumo la responsabilità. Basta fare meno i saccenti nelle Aule, a cominciare dal sottoscritto, e andare in giro a chiedere ai gruppi come funziona e come va. Se io domani mattina dico che è caduto un albero, non avevo il pick-up per andare a toglierlo e il Sindaco mi dice che la strada era bloccata perché c'era un'emergenza, io posso, per questioni emergenziali, andare a finanziare quello strumento. Il problema, però, è uno. In Commissione l'Assessore ci ha portato l'esempio di chi ha la motosega che si rompe, di chi ha le gomme tagliate. Guardate che non è così. Se tu la motosega che si rompe gliela paghi con i soldi con i quali avresti dovuto comprare la motosega a chi non ce l'ha... Non funziona mica così. Se tu per comprare un mezzo a una persona alla quale si è rotto togli i soldi a quello che, invece, te l'ha chiesto, è in graduatoria da anni e non lo ha... Non funziona mica così.
Intanto significa dire ai nostri gruppi che non serve più fare tutto quel lavoro, con le ore di volontariato. Perché i gruppi, per partecipare ai bandi, devono segnare le ore. Siccome ai bandi diventa irrilevante partecipare perché i soldi li puoi dare anche in un altro modo, vuol dire che perdono valore i bandi. Siccome per fare i bandi ci vogliono le ore, c'è anche meno motivazione all'operato che viene messo in campo. Non perché la Protezione civile sia demotivata, però, siccome fare le ore è un requisito, conta. Lo mettete voi nei bandi: fare le ore è un requisito. Questo è il primo elemento.
Passo al secondo. Non era specificato, colleghi, chi decidesse cosa considerare "emergenza". L'assessore Bottacin ci fa l'esempio della sede della Protezione Civile di San Donà, che da anni ‒ è tutto nei verbali ‒ non si riesce a fare, per mille motivi. Scusate. Non so quale sia l'idea dell'assessore Bottacin, ma una sede che non si riesce a fare da anni per motivi urbanistici, secondo voi, se la finanzi in maniera straordinaria, senza passare dal finanziamento ordinario, e recuperi quei due mesi... Secondo voi, una sede ferma da anni ha il problema di quei due mesi? C'è una sede a San Donà ferma da anni per motivi urbanistici. Non capisco il collegamento fatto dall'assessore Bottacin in Commissione, quando dice che quello è l'esempio di un'opera finanziata in maniera straordinaria. Il problema di quell'opera è che non la fai da anni per altri motivi. Se sta ferma da anni non potete dirmi che sono quei 60 giorni che andavano a risolvere il problema delle tempistiche.
Noi abbiamo tentato di modificare il testo su questo, inserendo due passaggi importanti. Uno riguarda la tempestiva informativa alla competente Commissione. Perché? Perché è giusto che, se vengono sottratte... Ripeto, non è una battaglia ideologica. Stiamo parlando di risorse ordinarie da sottrarre dall'istituto ordinario con i bandi e da dare in modo straordinario, non di risorse aggiuntive. Ci piacerebbe che ci fossero risorse aggiuntive. Capiamo che la maglia del bilancio è stretta.
Se fossimo stati irresponsabili, colleghi, ci saremmo messi a fare i populisti chiedendo un capitolo straordinario, chiedendo soldi, magari tirando dentro anche altre formule di fiscalità per finanziarli. Siccome pensiamo che il nostro sia un lavoro di responsabilità, Presidente, ci rendiamo conto che l'emergenza ci può stare, però la straordinarietà non può avere il sopravvento sulla ordinarietà. Quindi, è giusto informare la Commissione e che il dirigente, un po' come avviene nelle somme urgenze dei lavori pubblici, faccia una relazione correlata. Perché? Perché, Presidente, noi crediamo che ci possa essere la straordinarietà, però vogliamo anche che qualcuno ci dica cosa si intende per straordinarietà. Se una persona ha la motosega vecchia che non si mette più in moto per noi non è straordinarietà. Se, poi, mi dite che c'è un atto vandalico che distrugge dei mezzi a chi li deve usare per noi è straordinarietà. Quindi, chi non ha nulla da nascondere può anche motivarti il perché di alcuni provvedimenti. Non c'è mica nulla di male.
Questo era l'ennesimo tentativo, come abbiamo visto ieri sui Consorzi, nelle scuole, da parte della Giunta, di tentare di giocare una partita nell'erogazione delle risorse che passi sopra la testa del Consiglio, sopra la testa della Commissione, che non dia contezza. Dopo sapete cosa succede? Succede che la Giunta usa i soldi per la straordinarietà e dopo arriva il Sindaco e dice: "Ma perché, Consigliere, sono cinque volte che faccio il bando e rimango sempre fuori?". E tu devi spiegargli che non c'è più 1 milione, ma ci sono 700.000 euro, perché sono stati dati per opere straordinarie. Quindi, tu Consigliere sei costretto a dare spiegazioni infelici sul territorio. Non possiamo neanche dire che i soldi non ci sono, ma che abbiamo fatto un'opera importante da un'altra parte.
Siamo proprio al livello, colleghi, che neanche più l'informativa alla Commissione incomincia a diventare un atto dovuto. Noi non abbiamo nulla contro l'operato della Giunta. Crediamo, Assessori qui presenti, sia giusto che la Giunta abbia l'istituto emergenziale per le manovre urgenti, però questo istituto emergenziale non può diventare un abuso per eludere sia la ordinarietà sia quelli che sono i finanziamenti nei bandi e, allo stesso modo, quel minimo di informativa che, con grande senso di dignità del nostro ruolo, chiediamo che ci continui a essere data, anche se in seconda battuta.
Grazie, Presidente. Preciso: zero secondi.

PRESIDENTE

Vedo che sta seguendo il tempo con attenzione e sta calibrando gli interventi.
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge n. 191 di iniziativa della Giunta ha un chiaro fine: quello di adattare il sistema normativo, quindi le norme del nostro sistema di legge regionale, a quelle che sono le esigenze che emergono nel tessuto di relazioni della nostra Regione.
Le disposizioni contenute in questo progetto di legge intervengono in una serie di materie che sono proprie della Seconda Commissione. In particolare, pongo l'attenzione sulla materia della Protezione civile, che viene disciplinata in questo articolo, e sull'intervento che viene fatto con questo progetto di legge di modifica della legge n. 13/2022, che va a regolamentare le attività di Protezione civile.
Ora viene introdotta una nuova fattispecie, come diceva il collega Montanariello, che è quella della erogazione di contributi straordinari per particolari esigenze operative. Questo per riuscire a potenziare, a sostenere il servizio di Protezione civile e per dare, quindi, continuità all'assolvimento delle funzioni. E collega questa erogazione straordinaria di contributi a degli interventi che hanno un carattere strategico e una rilevanza regionale. Vengono riconosciute, poi, a determinati soggetti, alle strutture operative, quindi al volontariato iscritto nell'elenco territoriale piuttosto che all'ARPAV oppure alle aziende sanitarie o alle componenti di Protezione civile, cioè ai Comuni, alle forme associative, alle Province, alla Città Metropolitana.
Il chiaro intento di questo intervento normativo, al di là delle ricostruzioni drammatiche, in alcuni tratti, che vengono proposte, è quello di dare una risposta a chi amministra. Chi ha amministrato un Comune, chi amministra sa benissimo che capita di avere situazioni di emergenza, dove è necessario che in tempi rapidi venga data una risposta.
Quindi, in Seconda Commissione non solo abbiamo sostenuto questo intervento straordinario che può essere fatto da parte della Giunta in termini di contributi, ma lo abbiamo caldeggiato, perché riteniamo fondamentale che si intervenga in alcuni momenti per dare sostegno e una risposta in materia di Protezione civile. Ben venga che sia data comunicazione alla Seconda Commissione, che è la Commissione competente, in modo tale che si abbia contezza di come si muove la Giunta.
Riteniamo che il tipo di intervento che viene fatto non sia per sottrarre risorse ai bandi, quindi all'erogazione ordinaria, ma semplicemente per essere tempestivi e intervenire quando il nostro volontariato ha bisogno e richiede di avere strumenti e possibilità di intervenire. Ecco perché noi sosteniamo convintamente questo intervento che viene fatto attraverso questo progetto di legge.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi siamo un po' perplessi rispetto alla formulazione di questo articolo. Evidentemente la discussione in Commissione e in Ufficio di Presidenza non ha risolto le questioni.
Mi pare che anche nella discussione che stiamo affrontando in Aula ci siano delle volute omissioni o delle volute confusioni.
La prima domanda che faccio è questa: se si tratta di un intervento strategico, ritenuto tale dalla Giunta, sulla base di quale valutazione lo decide Bottacin e non quest'Aula consiliare? Perché la Protezione civile deve essere affare di un Assessore e non può essere, invece, oggetto di programmazione regionale, cioè dell'atto che sta in capo al Consiglio regionale? Si parla di interventi strategici a livello regionale, non dell'emergenza che io devo risolvere perché mi capita la calamità naturale, rispetto alla quale, peraltro, ci sono normative emergenziali di altro genere. Il risultato della discussione in Commissione, allora, è stato esattamente finalizzato a definire la strategicità.
Seconda questione. Se davvero ritenete che gli interventi della Protezione civile siano strategici e importanti, metteteci i soldi. Fare una previsione del genere mantenendo le risorse inalterate e dicendo anche che lo fate perché gli interventi della Protezione civile sono importanti è una presa in giro. Se davvero sono importanti, rilevanti, emergenti, urgenti, talmente importanti che Bottacin ci dice cosa serve o cosa non serve al Veneto, ci dovete mettere i soldi. Altrimenti sembra, invece, che la decisione, a parità di risorse, di dove indirizzarle o meno sia discrezionale e non politica, come sarebbe dentro questo Consiglio regionale.
Certo la comunicazione alla Commissione consiliare. Mi sembra la minima concessione che abbiate voluto offrire al ruolo del Consiglio regionale, che, invece, viene svilito ogni volta dal protagonismo di alcuni Assessori e dal protagonismo di alcuni Consiglieri che, sotto la bandierina della Protezione civile, provano a fare un po' di campagna elettorale sui territori. Ma senza soldi le campagne elettorali non si fanno. Si possono tagliare tutti i nastri che si vuole, consigliera Venturini, ma se lei va senza soldi, si limiterà sempre e solo a tagliare i nastri, ma senza inaugurare opere rispetto alle quali la Regione...
Se vuole intervenire, intervenga. La ascolto volentieri, come ho fatto finora.
Questo è un esempio di come la discussione e il confronto tra noi, forse, ogni tanto possa produrre anche effetti migliori.
Se la finalità dell'ordinamentale è quella di garantire modalità di semplificazione per raggiungere l'obiettivo, questa finalità non può essere realizzata a scapito delle competenze del Consiglio regionale. Se gli interventi...

PRESIDENTE

Signori, se volete sospendiamo una mezz'oretta.
Prego, collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Se la semplificazione ‒ dicevo ‒ è volta non a intervenire sul piano politico della valutazione della discrezionalità delle decisioni, ma ad attivare procedure più snelle, sono d'accordo che l'ordinamentale è la sede idonea. Se, invece, noi definiamo una modalità che incide direttamente sull'allocazione delle risorse, dando, peraltro, come criterio la strategicità, che è per definizione un principio che può essere connesso alla programmazione di medio e lungo periodo, se è strategicità, credo che un provvedimento di questo genere, rispetto al quale nel merito ho già espresso le mie perplessità, vada anche riconsiderato nella collocazione dentro un ordinamentale. Qua non semplifichiamo una procedura. Modifichiamo esattamente le modalità di definizione della decisione politica, spostando il centro dal Consiglio o dalla competente Commissione alla Giunta o, addirittura, all'Assessorato.
Durante la Commissione sono stati prodotti alcuni passaggi migliorativi. Mi rimane il dubbio che non si possa definire semplice semplificazione amministrativa, ma piuttosto, ancora una volta, un passaggio di deleghe, quindi di potere dal Consiglio regionale, che ha la funzione legislativa e di programmazione, alla Giunta, che, invece, dovrebbe avere esclusivamente una funzione esecutiva, dunque chiamata direttamente in causa, ovviamente in casi emergenziali. Non a caso c'è tutta una disciplina speciale in riferimento ai casi emergenziali, con un trasferimento di deleghe di competenze, ma nell'ordinarietà ‒ e non c'è nulla di più ordinario della progettazione e dell'individuazione degli interventi strategici ‒ la competenza deve essere indiscutibilmente in capo al Consiglio regionale.
Grazie.

PRESIDENTE

La parola alla collega Venturini, per fatto personale. Prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

La consigliera Camani, che deve sempre dare lezioni agli altri su come ci si comporta, su come si deve svolgere il ruolo di Consiglieri, su come ci si deve muovere sul territorio, evidentemente non conosce l'attività che i Consiglieri svolgono sul territorio. In Protezione civile non si vanno a tagliare nastri, consigliera Camani. In Protezione civile si va nei gruppi a spiegare, magari, la legge che noi abbiamo approvato in seno al Consiglio regionale. Nei gruppi di Protezione civile ci si trova e ci si incontra per spiegare, ad esempio, il nuovo regolamento per la costituzione dei gruppi di Protezione civile. Si va tra il volontariato di Protezione civile a indicare le procedure previste per muoversi sul territorio. Questo si fa con i gruppi di Protezione civile sul territorio. Si svolge, cioè, una funzione di spiegazione, una funzione di collaborazione, per creare quel raccordo tra la parte politica che va a decidere, a definire le procedure e gli atti e chi, poi, opera sul territorio e vuole capire che cosa facciamo nelle sedi legislative.
Quindi, non si vanno a tagliare nastri, consigliera Camani, per quanto riguarda la Protezione Civile.
Per ciò che concerne, invece, l'attività che svolge la Giunta, si tratta dell'attività di un organo operativo...

PRESIDENTE

È per fatto personale, collega Camani. Mi permetta. Ho sentito cosa ha detto lei e cosa sta dicendola la collega Venturini. Sto ascoltando, non sono assorto in altri discorsi.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

La Giunta opera come organo esecutivo, che deve avere la possibilità di muoversi in maniera rapida e tempestiva per dare delle risorse.
Agire tramite un Consiglio regionale diventa più macchinoso. Semplicemente, si dà uno strumento ulteriore per essere più tempestivi e celeri per dare delle risposte, ma non per gestire l'emergenza, bensì per mettere le strutture operative e le componenti di Protezione civile nella condizione di poter operare.

PRESIDENTE

Collega Montanariello, è già intervenuto...
Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Mi sono messo in nota per la dichiarazione di voto.
Il dibattito è molto interessante. Con tutto ciò che sta emergendo, secondo me, Presidente, si poteva avere un dibattito molto più sereno. Però un luogo dove poter dire la nostra dobbiamo ricavarcelo se non ce lo date voi. A gomitate e a spintoni tentiamo di ricavarcelo.
Colleghi, questo articolo da parte nostra...
Aspetto, magari a qualcuno interessa. So che non sono molto interessante quando parlo.

PRESIDENTE

Collega, le assicuro che nella media c'è un'Aula piuttosto tranquilla. Adesso non so, rientrando il collega Formaggio, se resta tranquilla. Però continui, per favore.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Vorrei riportare, anche in virtù di quello che diceva la mia Capogruppo, il dibattito sull'articolo in discussione.
Colleghi, nei dibattiti ho sentito parlare di procedure, strutture, gruppi, volontariato. Guardate che stiamo parlando di un'altra cosa. La Protezione civile è un organo sensazionale, e ringrazio tutti i volontari e gli operatori, che in ogni momento vanno ringraziati, ma parlare di Protezione civile non significa un lasciapassare (Protezione civile, quindi volontariato, campi, eccetera). Qui stiamo parlando di una cosa che dovrebbe essere la più normale del mondo: la pianificazione che mette in campo il Consiglio regionale, la pianificazione che mettiamo in campo con i bilanci, la pianificazione che mettiamo in campo con le leggi. L'anno scorso abbiamo approvato la legge sulla Protezione civile, dopo trent'anni. Non può diventare materia di gestione privata di un Assessore.
Noi diciamo che la Protezione civile è un bene comune. Non può essere materia privata di un Assessore, che decide su un intervento a valenza regionale strategica. Ci sono gruppi di Protezione civile che non hanno mai avuto il piacere o l'onore di parlare con l'Assessore e, magari, non sapranno come segnalargli un progetto di entità strategica.
Detto questo, se è vero che esistono problemi di intervento veloce su opere strategiche, come diceva la collega Zottis allora si facciano dei bandi con altri requisiti, tra i quali vi sia un carattere di collocazione strategica per parteciparvi.
Vogliamo dire che ci devono essere delle opere strategiche? Scusate, chi decide che è strategica, l'assessore Bottacin e il suo dirigente? E non è vero, come avete detto nei vostri interventi, colleghi, che agli altri non viene tolto niente, perché il capitolo è sempre quello. Se tu decidi che un'opera è strategica, e te lo decidi da solo, Presidente, con il tuo dirigente, i soldi vengono tolti da quel capitolo che deve dare le risorse a quelli che fanno i bandi. Non sono soldi in più. Quindi, basta distogliere l'attenzione da tali questioni parlando di valore. Ma chi mette in dubbio, collega, il valore e l'importanza della Protezione civile? Non lo mette in dubbio nessuno. Noi siamo qui oggi a difendere e a proteggere tutti quei gruppi di Protezione civile che forse non hanno il privilegio di arrivare al cuore di chi deve dire che è un'opera strategica.
Noi oggi siamo qui a dire che non esistono solamente le opere strategiche che vede l'Assessore, ma può esistere un Consiglio regionale, che rappresenta il territorio della Regione intera, che può aprire un dibattito e confrontarsi sulle opere strategiche. Noi siamo qui a dire che i volontari della Protezione civile non si possono dividere in volontari di serie A e volontari di serie B, dove quelli di serie A sono coloro che magari riescono a convincere qualcuno che il loro progetto è strategico, mentre quelli di serie B sono coloro che non hanno un contatto diretto e, oltre a non convincere nessuno della bontà e della strategicità del loro progetto, magari si trovano anche bastonati perché, avendo meno soldi nei bandi, prima ne finanziavano dieci, ora ne finanziano sette. Ma voi andate in giro a parlare con quelli della Protezione civile o no? Perché ci sono quelli...

PRESIDENTE

Collega, basta anche dirlo con...

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Chiudo.

PRESIDENTE

No, dirlo anche con un tono più tranquillo. Non c'è bisogno di agitarsi.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Ha ragione, Presidente. Ma quando sento parlare di emergenze...
Detto ciò, colleghi, assumendomi la responsabilità di quello che dico, vi invito ad andare a fare un giro e vedrete che esistono quelli tanto contenti nella Protezione civile e quelli tanto scontenti, che è vent'anni che non arrivano mai a beccarsi qualcosa in un bando. Andate a farvi un giro.
Per queste ragioni, Presidente, e chiudo, a tutela e a difesa di coloro che operano nella Protezione civile, che devono essere tutti uguali, anche chi non ha una corsia preferenziale per dimostrare la bontà dei propri progetti, voteremo contro.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Siccome il punto all'ordine del giorno è l'emendamento Baldin...

PRESIDENTE

No, siamo all'articolo 1. L'emendamento è già stato votato.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Abbiamo ancora l'emendamento Baldin.

PRESIDENTE

È già stato votato.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Scusate, allora, prima non ho spiegato...

PRESIDENTE

Collega, scusi, l'emendamento Baldin è già stato votato. Adesso stiamo intervenendo sull'articolo 1.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Certo, sull'articolo 1.

PRESIDENTE

Dichiarazione di voto sull'articolo 1.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Esatto. Vorrei spiegare perché abbiamo votato contro l'emendamento Baldin.

PRESIDENTE

No, collega...

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Mi scusi, Presidente, mi faccia finire.
Abbiamo cercato di limitare il più possibile in Commissione, riscrivendo questo articolo, le fattispecie di beneficiari che possono usufruire. Lei le ampliava, invece noi abbiamo cercato, pur condividendo... In effetti, questo è stato l'articolo più discusso in tutta la Commissione, anche con toni molto accesi, quasi un po' violenti a volte, alla presenza dell'Assessore, però alla fine abbiamo trovato una sintesi. Quindi, questo articolo ha soddisfatto i Consiglieri. È previsto che venga informata la Commissione in maniera tempestiva.
Noi, pertanto, pensiamo di aver fatto una buona stesura e un buon lavoro. Anche il lavoro svolto dall'Assessore credo sia stato un buon lavoro.
Faccio soltanto presente, e chiudo, che questo tipo di fattispecie era presente nella normativa precedente, che però nella nuova legge sulla Protezione civile non avevamo contemplato, e per questo l'abbiamo inserito.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
Collega Zanoni, parlo con lei perché è l'unico su cinquantuno che ha sempre questi problemi. Io non so come usa il telefono, ma le assicuro che gli altri cinquanta colleghi non hanno questo problema. È sempre e solo lei! Io le chiedo, prima di ogni seduta, di rivolgersi al settore informatico e di affrontare queste problematiche. Non possiamo sospendere a ogni votazione.
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Non ci sono emendamenti.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'articolo 2, pur essendo in parte un atto dovuto (diciamo così), ci lascia grosse perplessità, perché l'articolo 2, così come l'articolo 5, e magari dopo lo ripeterò anche in occasione dell'esame dell'articolo 5 in quanto ha un taglio leggermente diverso, riporta alcuni riferimenti al DPR n. 53/1988, che però è stato abrogato. Quindi, chiaramente, essendo stato abrogato, sarebbe opportuno eliminare ogni riferimento. Peccato, però, che è stato abrogato nel 2006 con il decreto legislativo n. 152 e noi questa modifica la facciamo oggi, nel 2023.
La Giunta lo fa perché l'articolo 2 modifica l'articolo 5 della legge n. 33/1985 e l'articolo 5 modifica l'articolo 79 della legge n. 11/2001, che è un po' la nostra Bassanini. Messi insieme avevano una serie di problemi interpretativi. Adesso lo pongo anche come elemento di riflessione, colleghi, tra noi. Andando a leggere i verbali della Commissione emerge chiaramente la spiegazione, il perché – legittimamente, giustamente – interveniamo su questo articolo: ci dicono che ci sono una serie di problemi interpretativi. E questa è una cosa che noi condividiamo. Tra l'altro, colleghi, noi siamo anche consapevoli che la normativa dal 2006 ad oggi ha subìto un'evoluzione importante. Lo stesso articolo 269 del decreto n. 152 è stato modificato più volte. Però, noi siamo qui per chiedere una cosa, che in Commissione non ci è stata spiegata: quali sono questi problemi interpretativi?
Guardate, è una cosa che credo ci serva anche per cultura personale. Un articolo che andava cambiato nel 2006 viene cambiato nel 2023 perché ci sono problemi interpretativi. Due sono le cose: o finora non abbiamo utilizzato quell'istituto, e non credo, perché ci si può dire tutto, ma non che non si lavori, quindi sicuramente lo avremo incrociato più volte nel nostro cammino; oppure abbiamo fatto una serie di norme passando sopra questi problemi interpretativi, o abbiamo fatto una serie di norme non tenendo conto di questi problemi interpretativi, o abbiamo fatto una serie di norme e quando sono sorti problemi interpretativi ci siamo fermati e non le abbiamo più fatte.
Colleghi, questo articolo ci permette di fare una riflessione più ampia. Se il compito degli ordinamentali è quello di andare a sistemare proprio questi problemi, ovvero intervenire quando ci sono una serie di distrazioni, allineamenti normativi e quant'altro, perché negli ultimi anni stiamo passando le nostre sedute a fare ordinamentali inserendovi dentro nuove leggi, inserendovi dentro nuove armi per la caccia, togliendo poteri alla Commissione, togliendo poteri al Consiglio, decidendo che i bilanci che votiamo hanno sempre meno valore, tanto ormai se ti servono gli schei non serve che il Consigliere faccia una battaglia presentando un emendamento al bilancio, basta che vada dall'Assessore di riferimento e lo convinca che è una roba urgente, così ottiene quei soldi?
Il compito degli ordinamentali oggi ci fa capire che negli ultimi quindici anni è fallito l'istituto dell'ordinamentale se veniamo a cambiare oggi un articolo del 2006. Però, nel frattempo abbiamo inserito dentro una serie di norme che, tolta l'audizione in Commissione, tolto il parere della Commissione, tolto il parere del Consiglio, hanno svilito sempre di più quello che è il ruolo che dovrebbe essere centrale in Consiglio. Stiamo arrivando anche al punto di dire che forse anche le relazioni disturbano chi deve venire a farle. L'ultima volta addirittura sulla società Sistemi Territoriali non si è presentato neanche il Presidente, come se fosse un'azienda di eccellenza che può non presentarsi a dirci quello che accade.
Capogruppo, se noi ci concentrassimo di più sugli ordinamentali a fare gli ordinamentali e non ci concentrassimo negli ordinamentali a creare formule evasive delle competenze del Consiglio, evasive degli strumenti del Consiglio, io credo che anche l'ordinamentale avrebbe un valore. Io sono un po' ignorante in materia, Presidente, quindi non so se questo possa essere il momento opportuno; tuttavia, mi sono andato a prendere tutti i verbali della Commissione, che ho tutti qui, e non trovo tracce di quali sono stati questi problemi interpretativi. Secondo me, la verità è che dal 2006 ad oggi ci siamo scordati. Poi qualcuno è arrivato a quell'articolo e si è accorto che c'era un problema, per cui adesso lo inseriamo dentro e lo cambiamo. Però, oggi non ci può essere data la spiegazione che ci avete dato, perché se ci sono problemi interpretativi due sono le cose: o noi non abbiamo lavorato con questa legge; oppure, se abbiamo lavorato con questa legge, non l'abbiamo fatto bene perché siamo andati oltre ai problemi interpretativi dal 2006 in poi.
Adesso non voglio andare per le lunghe, però diventa un po' spiacevole quando gli ordinamentali vengono utilizzati per fare tutt'altro e dopo ci troviamo degli articoli cambiati da sedici o diciassette anni e ci accorgiamo che ci creava un problema non avere questo aggiornamento. Tra l'altro, c'è anche l'aggravante, come dicevo prima, che dal 2006 ad oggi l'articolo 269 del decreto legislativo n. 152 è stato modificato più volte; quindi, abbiamo avuto magari più volte contezza che dovevamo in qualche modo intervenire.
La mia è anche una valutazione puramente politica: dispiace anche che certe norme a volte restino un passo indietro, perché credo che questo ci porti a dare un problema anche al Legislativo, che poi deve in qualche modo barcamenarsi per far stare in piedi il tutto.
Lo ripeto, e chiudo, colleghi, gli ordinamentali devono tornare al loro ruolo fondamentale, ovvero semplificare, mettere insieme, mettere in fila le norme. D'altronde, se continuiamo a usare gli ordinamentali per toccare quelle cose che molto spesso la Giunta non ha il coraggio di fare con un progetto di legge, ma le infila nell'ordinamentale, e molto spesso si tratta di soldi, molto spesso si tratta di erogazione di risorse, io mi chiedo che senso ha l'ordinamentale quando parli di erogazione di risorse. Non credo sia neanche un principio dell'ordinamentale decidere come erogare delle risorse.
Credo, pertanto, che sarebbe stato doveroso all'articolo 2, ma anche, Presidente, all'articolo 5, che è molto simile, fare un focus su come si è operato dal 2006 ad oggi. Sicuramente abbiamo lavorato tanto come Ente. Io non c'ero. Tuttavia – lo dico anche nel rispetto di chi ci ha preceduto – forse siamo stati un po' più attenti in alcuni momenti negli ordinamentali a fare altro. Io immagino che nel 2006 ci fossero gli ordinamentali. Questo non lo so. So, però, che da quando sono qua ne abbiamo fatti tre; quindi, magari anche quelli potevano essere elemento interessante di dibattito.
Grazie.

PRESIDENTE

Solo per sua informazione, collega: gli ordinamentali li facciamo da cinque anni, non da quindici. La ascolto quando parla, anche se non sembra.
Non vedo altre richieste di intervento sull'articolo 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 3.
Anche in questo caso non ci sono emendamenti.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Sarò breve.

PRESIDENTE

Signori, lasciamo intervenire il collega. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

A me dispiace, Presidente. Sono conscio di essere a volte un po' lungo e pesante. Però, credo che gli spazi che non ci avete dato in Ufficio di Presidenza dobbiamo pur prenderceli da qualche parte. Guardate la giornata di ieri: ieri è andato tutto meglio, perché è meglio ascoltare un minuto prima che dieci ore dopo...

PRESIDENTE

Stiamo sull'articolo. Lasci stare l'ovazione...

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Volevo giustificare il fatto che sono un po' pesante e lo sarò nel corso della seduta. Non è volontà mia esplicita, ma un legittimo senso di suspicione mi porta a questa riflessione.
L'articolo 3, Presidente, così come il 4, il 6 e il 7, sono stati inseriti in sede di esame e dispongono anch'essi di aggiornamenti e stralci, tutti in riferimento al DPR del 1988. Anche qui, abbiamo confezionato un ordinamentale dove ci siamo preoccupati nel far dare gli "schei" liberamente alla Protezione civile e dopo arriviamo in sede di discussione per scoprire che bisogna inserire altri quattro articoli o stralciarli o modificarli perché fanno riferimento a un DPR del 1988.
Se noi confezioniamo un ordinamentale perfetto, possiamo anche andare a dire, come si fa nelle attività, che in mezzo a tante cose belle ci può essere una che non è tanto bella, ma se noi confezioniamo un ordinamentale dove ci preoccupiamo di dire a chi devono andare i soldi per questa cosa qui, come deve dare i soldi la Protezione civile, come devono dare i soldi i Consorzi di bonifica, come bisogna intervenire nell'edilizia scolastica. Sono sempre più convinto che l'ordinamentale non deve decidere quali sono i finanziamenti e i filoni di spesa, deve decidere di fare semplificazione delle norme perché, se negli ordinamentali cominciamo a mettere forme di erogazione di spesa diverse, ragazzi, facciamo un ordinamentale che dice che non si fa più il bilancio, che si decide in mezzo a una Capigruppo come dare i soldi, ed evitiamo anche di perder tempo a venire qui a fare gli emendamenti, a far lavorare i nostri uffici.
Siccome noi crediamo che quest'Aula abbia un valore e crediamo che tutte le Aule, anche quelle di Commissione, abbiano un valore, discutendo con la collega Zottis, emergeva una riflessione: come mai noi arriviamo a un ordinamentale che non prevede aggiornamenti e stralci di un DPR del 1988, Presidente, e arriviamo a un ordinamentale che si preoccupa di venirci a raccontare che se Bottacin può dare con la Protezione civile gli "schei" con altro istituto, forse la sede di San Donà, che è ferma da cinque anni per problemi urbanistici, la riusciamo a fare? Sblocchiamo magari anche il PAGR. Via, sblocchiamo tutto, e si fa.
Capite, colleghi, che non si possono non evidenziare in una discussione importante come questa questi elementi? Capite che non può essere che, quando poniamo dei temi non ci ascoltate? Sono temi che ci portano a riflessioni, Presidente, e chiudo, che noi facciamo sicuramente senza spirito polemico, lo abbiamo dimostrato anche ieri, in tutte le votazioni, perché quello che conta sono le votazioni, non le parole in più che si possono dire al microfono.
Poniamo, però, dei temi che devono aiutarci a migliorare. Poniamo dei temi, Presidente, che devono anche porci una riflessione sul migliorare il nostro percorso di attività legislativa. È per questo che noi riconosciamo negli ordinamentali un lavoro delle Commissioni che deve essere un lavoro sicuramente importante, come viene fatto, e ringrazio la Presidente per essere sempre puntuale, in alcuni momenti. Credo, però, che sia un lavoro che, se richiede più tempo deve avere più tempo. Ogni volta si dice: "serra tutto, andiamo via". Non si può avere fretta quando si fanno certe manovre. Non si può avere fretta quando si fanno certe manovre, Presidente.
Quando vuole, Presidente, vediamo anche chi ha più presenza in Commissione. Quindi, non si può avere sempre fretta in Aula o nelle votazioni. Non si può sempre voler avere fretta quando si parla di certi temi, e dopo vedere che ci sono cose dal 1998, come ricordava bene il presidente Ciambetti, sono cinque anni che facciamo gli ordinamentali, che non vengono aggiornate. Però, c'è sempre un motivo per andare via prima, per togliere il microfono a un Consigliere che parla.
Non sono questioni personali, perché un giorno è Zanoni, un giorno è la Ostanel, un giorno è la Guarda. Ridiamo un ruolo agli ordinamentali, quando arrivano in Commissione.

PRESIDENTE

Ho il legittimo senso di suspicione che non fosse molto preparato sull'articolo 3, che è un ordinamento ambientale e non parla di spese. Le chiedo, sui prossimi articoli, di essere puntuale nell'intervento.
Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 5.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 6.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 7.
Anche qui non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 7.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
è chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Sull'articolo 8, invece, ci sono emendamenti.
Emendamento n. B0008, pagina 2, presentato dalla consigliera Baldin, Capo 2, articolo 8, comma 1, sostitutivo, che prevede:
Il co. 1 dell'art. 8 è così riformulato:
1. Alla lettera a) del comma 1 dell'articolo 4 della legge regionale 27 aprile 2012, n. 17 le parole: "dall'assessore comunale delegato" sono sostituite dalle seguenti: "assessori e consiglieri comunali delegati, con competenza in ordine alle funzioni di cui al comma 2".
Metto in votazione l'emendamento n. B0008. Parere favorevole del relatore.
è aperta la votazione. Ripeto, relatore favorevole.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
L'emendamento n. B0003 del collega Montanariello è precluso dalla votazione precedente.
Abbiamo concluso gli emendamenti sull'articolo 8.
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, l'emendamento precluso diceva sostanzialmente quello che diceva la collega Baldin. è stata una questione di tempistica.
Abbiamo migliorato il prodotto, anche perché, Presidente, si tentava in questo articolo di inserire, così come si legge in una parte della scheda tecnica allegata, una disposizione in materia di bacini idrici, che esiste, analoga, in quella dei rifiuti, proponendo infatti, colleghi, alla legge regionale n. 17/2012 , all'articolo 4, come già previsto nella legge regionale n. 52/2012 , che all'Assemblea di bacino possa essere delegato non più solo l'Assessore, ma anche un terzo.
Noi crediamo che questo sia un passaggio importante perché, se si individua un terzo, a nostro avviso, deve essere un terzo che però faccia parte dell'Amministrazione e, quindi, un terzo che possa essere magari anche un Consigliere. Infatti, l'emendamento che aveva fatto la collega, e che in qualche modo avevo fatto anch'io ed è stato superato, dice che possono partecipare non un terzo qualunque, ma un terzo che sia un Consigliere o un Assessore delegato.
Perché diciamo questo? Colleghi, c'è una questione di responsabilità politica e c'è anche una questione di tutela del ruolo delle Amministrazioni locali. È vero che il Sindaco, quando va nell'Ente di bacino, deve delegare uno, è ovvio, tutti lo fanno, però il fatto di poterlo aprire indistintamente a terzi crediamo generi il fatto di squalificare il ruolo anche dei Consigli comunali, il ruolo delle Giunte. Va a finire che, sono il Sindaco, un giorno delego il docente universitario, un giorno delego l'esperto dell'Associazione, un giorno delego il Presidente della Comunità x; capite che viene svilito il ruolo delle Amministrazioni e i Consigli comunali. Crediamo che, quando una persona fa parte di un'Amministrazione comunale deve avere – lo dicevamo ieri, vedevo che c'era anche un'intesa visiva con il Presidente quando ribadivano questi concetti – l'onere e l'onore di rappresentarla.
È giusto che si vada da amministratori a tutelare alcune partite difficili, importanti, come quella tariffaria. Riteniamo fondamentale il fatto che non ci può essere l'idea che c'è sempre qualcuno più bravo del politico, perché tu ti candidi, i cittadini ti votano, tu vai a rappresentare l'Amministrazione e dopo passa l'idea che dove tu devi andare a rappresentare l'Amministrazione, in temi molto delicati, perché siamo stati tutti amministratori locali e sappiamo negli enti di bacino cosa avviene quando si fanno le tariffe, ci sia sempre qualcuno più bravo dell'amministratore.
Noi non abbiamo una visione romantica della politica su questo tema, anche se ce l'abbiamo per altro, ma crediamo che chi fa l'amministratore deve avere la possibilità di poter rappresentare la propria città. Se ci sono delle cose difficili, le studia, le impara, si fa coadiuvare dai dirigenti.
Lo vedo per tutti noi qui dentro. Ognuno di noi oggi parla di cose che anni fa neanche sapeva. Con i limiti del tuo bagaglio con cui ti sei candidato a fare l'amministratore, tenti di portare un po' del tuo contributo, migliorandoti. Quanto al fatto che negli enti di bacino possa andare un terzo, spero che queste cose negli ordinamentali non avvengano più, e che laddove ci sono vengano corrette, perché c'è un ruolo di dignità della politica. Non bisogna vergognarsi di essere Consiglieri comunali o Assessori e dover dire "no, tu non andare là, mandiamo il docente x, che sa più di te". No, i cittadini votano, e quando i cittadini votano, votano che il Montanariello di turno, con i limiti della sua preparazione, del suo carattere, o del suo pensiero, deve rappresentare la città, punto. È squalificante, magari, un domani vedere, con questa norma, come stava arrivando, che il Sindaco x, per problemi di equilibri di maggioranza, di simpatia, antipatie, prende uno che non c'entra niente con l'Amministrazione e gli dice "vai tu", magari oggi uno, domani un altro, dopodomani un altro ancora.
Ragazzi, le Amministrazioni hanno un valore. Già ormai è quasi diventato volontariato fare l'amministratore locale. Se gli togliamo anche la dignità della rappresentanza in alcuni posti, non resta nulla.
Presidente, io chiudo, risparmiando questi quattro minuti e cinquanta, per alleggerire il dibattito, però mi faccio un augurio, che laddove abbiamo commesso l'errore di esautorare la politica in alcuni momenti di rappresentanza per appaltarci sempre al Papa straniero che capisce più dei politici, che è meglio del Consigliere comunale, che è meglio dell'Assessore, si ritorni a dare un'inversione di tendenza, perché quando uno viene nominato alla guida di un'Amministrazione locale, deve avere la possibilità di guidarla. Anche nei momenti di confronto, non è giusto che il Sindaco possa pensare che esista una rappresentatività in momenti decisivi e fondamentali della comunità che vada oltre il proprio emiciclo di Consiglio comunale o della Giunta.
Ripeto, a quel punto vuol dire lavorare per lo svilimento delle Amministrazioni locali.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l'articolo 8, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 9.
Emendamento n. B0009, presentato dalla consigliera Baldin, Capo 2, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al primo periodo del co. 3-bis dell'art. 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 "Nuove disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed attuative dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (Legge finanziaria 2010)"", introdotto dall'art. 9 co. 1 del PDLR 191, le parole "dalle valutazioni relative ai criteri di cui al comma 1 dell'articolo 200 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni." sono soppresse.
La collega Baldin lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0009. Parere contrario del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sempre sull'articolo 9.
Emendamento n. B0010 presentato dalla consigliera Baldin, Capo 2, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al secondo periodo del co. 3-bis dell'art. 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 "Nuove disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed attuative dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (Legge finanziaria 2010)"", introdotto dall'art. 9 co. 1 del PDLR 191, le parole "della salvaguardia della propria operatività e" sono soppresse.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B00010. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Ancora un emendamento sull'articolo 9.
Emendamento n. B0001 presentato dalla consigliera Guarda, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 3 bis all'articolo 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 "Nuove disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed attuative dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (Legge finanziaria 2010),come inserito dall'articolo 9, comma 1, del progetto di legge, dopo le parole "operatività" sono inserite le seguenti parole: "con particolare riferimento ai contratti in essere per l'affidamento del servizio,".
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0001. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0004 presentato dal consigliere Montanariello, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 3 bis dell'articolo 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 , così come inserito dal comma 1 dell'articolo 9, dopo le parole: "che si esprimono, tenendo conto della salvaguardia della propria operatività e del rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità, entro trenta giorni decorsi i quali si prescinde." sono aggiunte le parole: "i pareri dei consigli di bacino di provenienza e di destinazione, se espressi entro 30 giorni, sono vincolanti."
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Questi che ho presentato sono due emendamenti simili, il n. B0004 e il, successivo, n. B0005, che però in parte si discostano e adesso spiegherò perché. Io chiedo all'Aula, Presidente, di valutare bene anche il dibattito che dopo emergerà su questo articolo, perché stiamo tentando di fare una cosa significativa, tra l'altro con un procedimento anche sbagliato, l'ordinamentale, perché inseriamo all'interno dell'ordinamentale il fatto che un Comune può cambiare destinazione di... Insomma, dovreste rivedere la norma che prevede quali sono i bacini e magari anche capire all'interno come si entra e come si esce. Un po' come abbiamo fatto ieri con la norma transitoria delle strade del vino, dove abbiamo chiarito delle 21 strade come si entra a far parte e come si esce.
Credo, e su questo sono molto serio, che, quando si parla in materia di rifiuti e interveniamo in quelli che sono i Consigli di bacino ci vuole una norma un po' più complessa.
è evidente, lo dirò dopo nell'articolo, che i Consigli di bacino non corrispondono più a quelle che sono le esigenze territoriali, perché in molti casi i Consigli di bacino seguono i perimetri delle aziende che storicamente esercitano su quel territorio. Però è altrettanto vero, Presidente, che con questa norma noi andiamo a decidere che un soggetto si può spostare da un Consiglio di bacino all'altro, come? Intanto con una delibera del Consiglio comunale e fin qua ci mancherebbe anche altro che il Consiglio comunale non dia il mandato al Sindaco per farlo.
Dopo, però, è la Giunta che decide alla fine di tutto, sentito il parere della Commissione, del Consiglio di destinazione – correggetemi se uso un termine sbagliato – e del Consiglio di provenienza.
Questo però cosa comporta? Che sono tre pareri non vincolanti.
Presidente, secondo noi, questo è molto sbagliato. Le spiego perché. Con questo emendamento noi chiediamo che i pareri dei Consigli di bacino di provenienza e di destinazione, se espressi entro 30 giorni, siano vincolanti. Perché 30 giorni? Perché è il tempo che davate voi. Noi non vogliamo fare ostruzionismo. Non vogliamo allungare niente.
Però come fanno a non essere vincolanti i pareri del bacino di provenienza e di destinazione? Ci sono dei casi dove non è facile, in alcune conformazioni territoriali, accettare che venga un altro soggetto.
Faccio l'esempio del Comune da dove vengo: Chioggia. Chioggia ha una conformazione nel tema di rifiuti, come Jesolo, vedo qui l'Assessore, molto particolare e delicata, perché ha le spiagge. Ha il tema degli spiaggiati. Giusto, Assessore?
Assessore, quanto pesiamo noi se entriamo in un Consiglio di bacino che non condivide come siamo noi, Comuni bene o male vicini, il tema dello spiaggiato e della costa? Pesiamo un'enormità.
Oppure non pesando niente saremo fortemente penalizzati, giusto? Perché non riusciremo a fare un piano tariffario nei Consigli di bacino che ci permetta di difenderci o di non appesantire gli altri.
Ecco perché voi non potete pensare che i Comuni che danno il via libera a un altro Comune ad andare via, non debbano esprimere un parere vincolante o che, ancor peggio – è l'emendamento dopo - colleghi, che io che sono il soggetto che ti devo accogliere nel bacino, non posso apporre un veto. Scusa, io ti devo accogliere a casa mia. Io devo vedere se tu nel venire, intanto, se sei un soggetto, che caratteristiche hai, se sei una persona con cui si può lavorare insieme, perché anche il tema di stare insieme di più Comuni è fondamentale, se hai una conformazione territoriale dove, ad esempio, hai le calli, hai un sistema di porta a porta. Cioè, tu non puoi andare a mettere in subbuglio equilibri che nei Consigli di bacino sono vent'anni di battaglie che fanno per crearli. Non è vincolante. Io dico che non lo voglio; la Giunta dice: "No, ma la Giunta decide sentitoti"; ma se non è vincolante? Voglio vedere, se io sono l'Assessore che viene da quel Comune, se in Giunta qualcuno mi dice di no.
Sapete il danno che arrechiamo a tutti gli altri Comuni? Immaginate Chioggia nel Consiglio di bacino. È enorme, è impensabile che il soggetto che ti deve ricevere non possa... Ve la chiudo: provate ad andare a sentire i Sindaci cosa ne pensano.
Io ho sentito i Sindaci, non ne ho trovato... Avevo finito.
Grazie.
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Valdegamberi. Grazie.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Faccio solo un appunto su questo tema.
Ricordo quando abbiamo approvato in quest'Aula anche la ridefinizione dei vari bacini qualche anno fa, forse un paio di legislature fa. Si erano anche ridotti, c'è stata una battaglia per... Io penso, visto che la pianificazione è a livello regionale che, secondo me, sono troppi. Ne ho parlato altre volte anche con l'assessore Bottacin, che vedo entrare: i bacini attualmente sono troppi, fanno un'azione di pianificazione che tra l'altro segue delle direttive anche regionali, fanno degli appalti che sono spesso duplicati uno dell'altro, fotocopie, sono un costo aggiuntivo al sistema.
Questa occasione forse non era un dibattito così importante, forse non era il metodo, lo strumento giusto, con un dispositivo come questo. Però, secondo me, andrebbe rivista a livello regionale.
A Verona ne abbiamo ben tre: c'è il lago, la città, la pianura. Altre Province ne hanno uno per Provincia, però, secondo me, varrebbe la pena, credo, su questo tema, francamente, vista l'attività che fanno, visto cosa effettivamente, come c'è un AATO o due per Provincia, che anche per i bacini minimo dovremmo avere un'opera di razionalizzazione. Anche per le direttive: per uniformare a livello regionale, tutti i vari sistemi già si stanno di per sé uniformando. Credo quindi che non sia fuori luogo – io guardo tutti i Consiglieri – magari fare una proposta di riorganizzazione e ridefinire meglio, anche nella sostanza, compiti e funzioni, perché oggi stiamo solo mantenendo, secondo me, dei duplicati di entità che costano, e che alla fine potremmo tranquillamente ridurre senza che nessuno ci rimetta nulla, anzi, magari ci sarà qualche risparmio in più in bolletta per i cittadini.
Colgo solo l'occasione per questo pensiero da fare all'Aula: se c'è l'idea, anche condivisa, di produrre insieme un disegno di legge che vada a ridefinire questa materia.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la capogruppo Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Alcune questioni per inquadrare l'intervento normativo che ci chiedete di approvare con questo articolo. Esiste una legge regionale che si dovrebbe occupare di definire gli ambiti omogenei per governare e gestire tra gli altri anche il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. Anzi, è una legge che dice che il bacino ottimale, l'ambito ottimale per l'erogazione e la gestione del servizio rifiuti è la Regione del Veneto sulla scorta di quello che sosteneva poco fa il collega Valdegamberi, cioè la legge ci consegna la responsabilità di organizzare questo servizio in ambito regionale, che per dimensione, pluralità, varietà di soggetti è un ambito corretto, da un lato sia per svolgere la funzione di pianificazione necessaria e anche per garantire l'erogazione di un servizio efficiente ed economico per i cittadini del Veneto, possibilmente anche in maniera omogenea su tutto il territorio regionale.
Non dimentichiamo questo elemento. Noi abbiamo la responsabilità di garantire una omogeneità sia nel servizio che nel costo ai cittadini del territorio del Veneto, e quindi la Regione esercita questa funzione attraverso una legge regionale. Definisce il territorio regionale l'ambito omogeneo ideale per organizzare questi servizi e poi, partendo dall'analisi della situazione di fatto, declina questa organizzazione individuando, in coordinamento con gli Enti locali, i bacini territoriali: cioè si presuppone che, nell'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, la Regione eserciti quella funzione di programmazione e pianificazione che soltanto un Ente sovraordinato rispetto al Comune può esercitare proprio perché, per definizione, si deve fare carico di necessità collettive.
Io concordo rispetto al fatto che da quando è stata impostata quella legge ad oggi è cambiato il mondo, i Comuni sono cambiati, le necessità dei cittadini sono cambiate, l'impatto che le attività economiche e produttive hanno sul territorio è cambiato e ha ragione Valdegamberi quando dice: cosa aspettiamo a rimettere mani? So benissimo che ogni volta che si toccano questi temi si risolve un problema e se ne aprono altri. Quindi è molto più complicato fare finta di niente, ma non possiamo abdicare alla nostra funzione, che dovrebbe essere quella di pianificare le politiche a livello regionale.
Ora, con questo intervento noi, a mio giudizio, commettiamo tre tipi di errore.
Il primo: l'iter col quale si arriva alla definizione di questo articolo. Non c'è un Consiglio regionale che prende atto di alcune difficoltà e prova a costruire le condizioni per superarle. Alcuni singoli Comuni decidono che vogliono cambiare ambito, si accorgono che serve la Regione e chiedono a noi di sistemare la legge. Sbagliato. Perché è proprio la negazione dell'impianto che abbiamo detto all'inizio: la Regione programma e pianifica. Noi non siamo qui per risolvere il problema di Tizio o di Caio, a meno che non sia coerente con la programmazione.
Due: c'è un tema di merito, anche qua so che il Legislativo forse ha un'idea diversa. Ho delle perplessità che questo tipo di intervento che, sostanzialmente, va in deroga ad una legge regionale, possa essere definito ordinamentale o de-semplificazione normativa, perché noi non introduciamo una procedura semplificata rispetto a un diritto che già esiste. Noi introduciamo un principio di deroga che cambia le regole del gioco. Questa è una modifica che dovremmo fare sulla legge originaria. Non all'interno di un ordinamentale.
Vedo che negli anni, nei cinque anni che ci ricordava prima il presidente Ciambetti, la natura dell'ordinamentale è andata via, via estendendosi.
Chiediamoci se questo è il senso dello strumento che stiamo utilizzando che, invece, dovrebbe avere finalità di semplificazione o di accelerazione della burocrazia.
Terzo problema - e vado a chiudere - sono le conseguenze che questo tipo di deroga, per andare incontro a Tizio e a Caio, può avere, perché è evidente che ci sarà la tendenza di molti Comuni a lasciare piccoli ambiti poco efficienti per aderire ad ambiti più grandi e più efficienti. Quali saranno le conseguenze sui bilanci di quei soggetti erogatori del servizio che vedono perdere clienti a tutti gli effetti? A maggior ragione magari quando sono Enti partecipati dai Comuni.
Nella Provincia di Padova abbiamo visto Consorzi di gestione dei rifiuti fallire e lasciare ai Comuni debiti di miliardi che poi si rovesciano sui cittadini amministrati.
Mi chiedo se quindi, approvando questa deroga, noi siamo in grado di garantire ai cittadini del Veneto che questa conseguenza non si verificherà.
In bassa Padovana è accaduto.
Vado a chiudere. Io invito, ovviamente, almeno a votare a favore degli emendamenti che provano a mettere alcuni paletti alla previsione e a valutare anche la possibilità di stralciare l'articolo dal provvedimento. Non ho presentato un emendamento soppressivo, perché è un non senso, ma invito l'Aula a questa riflessione.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0004. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0005 presentato dal consigliere Montanariello, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 3 bis dell'articolo 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 , così come inserito dal comma 1 dell'articolo 9, dopo le parole: "che si esprimono, tenendo conto della salvaguardia della propria operatività e del rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità, entro trenta giorni decorsi i quali si prescinde." sono aggiunte le parole: "Il parere del consiglio di bacino di destinazione, se espresso entro 30 giorni, è vincolante".
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Su questo emendamento tentiamo di trovare una via di mezzo rispetto a quello che si diceva prima, che è un parere vincolante sia del Consiglio di provenienza che di quello di destinazione.
Su questo, colleghi, abbiamo provato a trovare una mediazione tra quelle che sono queste due necessità (chiamiamole così, in maniera impropria, se volete) di stare insieme, dove chiediamo di aggiungere le parole "Il parere del Consiglio di bacino di destinazione, se espresso entro 30 giorni, è vincolante".
Intanto, ribadiamo il fatto che rimarchiamo i 30 giorni perché non siamo qui per fare forme di ostruzionismo, quindi i 30 giorni già previsti prima li confermiamo adesso, se espresso; se uno vuole, non lo esprime.
Lo diceva prima il collega Valdegamberi: è evidente che siamo di fronte a un problema più ampio. È evidente che la normativa che noi oggi abbiamo sui Consigli di bacino non è più il ristorante delle esigenze dei territori. Il problema, ripeto, non lo si può risolvere avendo l'amico Consigliere regionale che, nell'ordinamentale di turno, fa inserire questa norma. Bisogna avere il coraggio di affrontare il tema.
Valdegamberi prima lo diceva in maniera chiara: ci mettiamo qua e facciamo una nuova norma, decidiamo dei nuovi Consigli di bacino, decidiamo delle nuove perimetrazioni territoriali. È un po' quello che è avvenuto adesso con la riformulazione delle ATS, quando sei andato a riperimetrare di nuovo tutti quanti quelli che erano una volta impianti basati su territorialità a geometria variabile.
Impostato così, Presidente, questo articolo ci spaventa un po' perché non è scritto da nessuna parte chi deve considerare, chi deve fare le valutazioni delle conseguenze. La Giunta, sì; la Giunta si basa sui pareri, va bene. Ma noi valutiamo le conseguenze di delegare ad un altro la scelta di quello che dopo noi dovremmo fare? Perché non è mica vero che la Giunta dice sì, ma dopo decide la Giunta. Ma se la Giunta vede il Comune che vuole andare da un'altra parte, la Commissione che dà il parere, cosa gli deve dire? Ci mettiamo a dire no in Commissione contro una richiesta di un Comune? Non diciamo no neanche alle vendite degli alloggi dell'ATER.
è evidente che non c'è uno strumento anche per la Giunta di capire quali sono le conseguenze. Ripeto, il tema noi, non per mancanza di fiducia, ma visto perché lo consideravamo elemento che non fa assolutamente parte e non è pertinente all'ordinamentale... perché, ragazzi, questa non è una semplificazione normativa, qua stiamo cambiando la legge per decidere che qualcuno fa quello che prima non poteva fare.
Non è semplificazione, non è un allineamento, non è uno stralcio. Qua stiamo cambiando la legge. Siccome non si ha il coraggio di mettere mano alla legge, sappiamo che ci sono delle vicende di forte tensione soprattutto nel basso padovano, dove ci sono delle crociate, Presidente, su questo tema. Noi stiamo facendo la cosa più sbagliata del mondo e vi state facendo guidare da qualcuno che forse non vi ha raccontato tutte le cose come stanno. Ci stiamo andando a mettere in mezzo a una guerra tra territori senza avere nessun valore di quelle che sono le ricadute, perché, Presidente, possiamo fare nome e cognome dell'emendamento. L'emendamento nasce con un nome e un cognome di un territorio, che è una situazione di forte tensione all'interno di una parte del basso padovano, dove si pensa di risolvere i problemi dicendo: qualcuno va via da qua e va là. Domanda, colleghi, prima di votare: avete sentito gli altri Sindaci? Perché io li ho sentiti: a parte due, gli altri non sono mica d'accordo. Volete fermarvi un minuto per chiamare i Sindaci padovani e chiedere?
Magari direte "Montanariello, hai detto una fesseria", magari direte: "Montanariello, sai che avevi ragione, c'è stato un asse di due...?" Allora, chi siamo noi per metterci in mezzo a queste vicende territoriali senza valutare le ricadute, senza vedere le pianificazioni, senza capire cosa dice la legge? Fermiamoci. Almeno, chiudo, Presidente, rendiamo obbligatorio il parere di chi ti deve accogliere in casa sua, perché è impensabile che tu ti metti in casa in un Ente di bacino così delicato, in termini di tariffe, un soggetto senza poter dire la tua, perché si parla di tariffe, soldi e tributi dei cittadini.

PRESIDENTE

Grazie. Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie. Solo per terminare l'intervento di prima provando a portare altre tre questioni.
Terminavo l'intervento precedente ponendo la questione relativa alla tenuta economico-finanziaria dei bilanci dei soggetti che erogano il servizio dei rifiuti nei vari Comuni. È ovvio che io ente di gestione dei rifiuti, che per legge produco una pianificazione e una programmazione economico-finanziaria pluriennale, che viene approvata dai Consigli comunali dei Comuni coinvolti nell'ente, stabilisco quella programmazione sulla base dei contratti di convenzione e di fornitura che ho in essere, che molto spesso sono contratti realizzati dopo la vittoria di un bando di gara – dovrebbero essere così, non entriamo sul punto, perché sappiamo che molto spesso non è così – e, sulla base dei clienti che ho, faccio il mio PEF, il cosiddetto PEF, il Piano economico-finanziario.
Ma se a seguito del cambiamento di un bacino di riferimento di un Comune, mi cambiano i clienti di cui dispongo, a maggior ragione se magari sono clienti che hanno una popolazione rilevante, qual è l'impatto che quel cambiamento di clientela ha sulla programmazione economico-finanziaria di quell'ente di bacino e su chi si scaricheranno gli effetti di questa decisione? Tanto che, se noi guardiamo la legge istitutiva, quella che ha consegnato alla Regione la responsabilità di definire i bacini d'ambito, la Regione prevedeva che una serie di Comuni si mettevano d'accordo e insieme richiedevano alla Regione la costituzione di un bacino. Oggi noi invece consegniamo questa possibilità esclusivamente ad un singolo Comune, senza che gli altri Comuni dell'ente eventualmente abbandonato possano dire come la pensano o possano esprimere un veto rispetto alle conseguenze economico-finanziarie che l'uscita di Comuni importanti potrebbe avere da quell'ambito di bacino.
Due. Quali saranno le conseguenze in virtù di questa deroga rispetto a quei Comuni che oggi stanno pagando il fallimento di enti di gestione avvenuto negli anni precedenti? Padova Tre, per fare un esempio del mio territorio. A Padova abbiamo dei problemi seri nella gestione dei rifiuti, avuti in passato. Tra l'altro, un fallimento oggetto in questi mesi di processi che vedono e stanno vedendo condanne. Quanti di quei Comuni che oggi e per i prossimi anni dovranno pagare i debiti della società fallita decideranno di andare da un altro Consorzio senza doversi più far carico dei debiti pregressi? Quanti saranno e che effetto ci sarà a catena sugli enti di bacino che gestiscono quel territorio.
Terza questione. Guardate, "una richiesta presentata dal singolo Comune, previa deliberazione del Consiglio comunale". Esistono già le deliberazioni dei Consigli comunali: mozioni, ordini del giorno. Noi potremmo fare un elenco delle richieste che nei prossimi mesi arriveranno alla Giunta rispetto a questo emendamento. Consigli comunali che hanno approvato mozioni proprio in attesa che noi facessimo questa norma.
Ora, io mi chiedo se, secondo voi, è un protagonismo del Consiglio regionale realmente rispettato. Noi non stiamo risolvendo il problema di un territorio. Noi stiamo rincorrendo le necessità di un singolo Comune a discapito degli altri e faremo contento quel Comune, ma creiamo un precedente grave rispetto al resto della comunità.
Infine – e chiudo – sulla base di cosa la Giunta decide se quella richiesta è accoglibile o meno? Sulla base del colore politico di chi amministra quel Comune? Sulla base delle risultanze di bilancio dell'Ente che riceve il nuovo Comune? Sulla base del bilancio della tenuta economico-finanziaria dell'Ente che rilascia, che viene abbandonato, diciamo così?
Sulla base di quali criteri? Perché, se siamo di fronte ad una deroga di un principio generale, avrebbero dovuto essere inseriti almeno dei criteri il più oggettivi possibili, rispetto ai quali una richiesta viene accolta e una richiesta no.
Se il Consiglio comunale avanza una richiesta che manda in fallimento l'Ente di gestione del bacino contermine, la Giunta è tenuta a tenerne conto? Chi sente l'ente di bacino abbandonato? Qual è l'istruttoria sulla base della quale – e vado a concludere – la Giunta esercita questa scelta discrezionale?
La legge in riferimento all'istituzione dei bacini parlava di efficacia, efficienza ed economicità. Quali saranno i confini intorno ai quali o entro i quali definire se il rispetto di questi principi è garantito?
Queste questioni – e chiudo davvero, Presidente – sono troppo impegnative per poter essere affrontate con un emendamento in un ordinamentale en passant.

PRESIDENTE

Grazie.
Consigliera Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Solo brevemente per ricordare che l'8 maggio scorso il Consiglio delle Autonomie Locali all'unanimità ha espresso parere favorevole a tutto l'ordinamentale, tra cui questo articolo ed erano presenti in 16 che rappresentavano tutte le Province del Veneto. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Siamo sull'emendamento.
Prego, dichiarazione di voto. Scusate. No, prima era sull'articolo...
Devo votare l'emendamento. Signori, calma. Voglio indicazioni univoche.
Metto in votazione l'emendamento n. B0005.
È aperta la votazione. Relatore contrario.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0011 presentato dalla consigliera Baldin, Capo 2, articolo 9, comma 1, modificativo, che prevede:
Al terzo periodo del co. 3-bis dell'art. 3 della legge regionale 31 dicembre 2012, n. 52 "Nuove disposizioni per l'organizzazione del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani ed attuative dell'articolo 2, comma 186 bis della legge 23 dicembre 2009, n. 191 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello stato (Legge finanziaria 2010)"", introdotto dall'art. 9 co. 1 del PDLR 191, dopo le parole "La Giunta regionale delibera" sono aggiunte le parole "entro trenta giorni".
La collega lo dà per letto.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione l'emendamento n. B0011. Relatore contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Siamo sull'articolo 9.
Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Durante il dibattito mi venivano in mente anche due passaggi importanti che chi ha fatto l'amministratore locale, credo, dovrebbe valutare bene prima di votare questo articolo. Noi abbiamo tutto un impianto di aziende che si sono sviluppate e che hanno creato quel sistema tariffario di cui si parlava prima nei perimetri degli attuali Consigli di bacino e, ripeto, cosa che politicamente si può non condividere, gli attuali perimetri dei Consigli di bacino spesso sono legati ai perimetri delle aziende.
Vi ricordate quel periodo, qualche anno fa, quando tutte le aziende venivano a chiedere la proroga del contratto perché per poter acquistare mezzi nuovi dovevano attingere a mutui bancari ventennali?
C'è stato un momento dove, in virtù delle nuove norme, bisognava avere dei mezzi nuovi e le varie aziende andavano nei Comuni a chiedere la proroga a quindici, vent'anni per poter acquistare questi mezzi. C'è chi l'ha fatto, c'è chi non l'ha fatto. Comunque, in tanti casi in cui è stato fatto ci sono state aziende che, in base alla perimetrazione del proprio territorio... Stando, ovviamente, su delle regole di mercato. Mi viene in mente che dal Comune da cui vengo io c'è un pezzo di litorale che usa una società privata per farsi raccogliere i rifiuti. Ma lì è diverso. Sono regole di mercato nelle quali tu ti inserisci.
Provate a pensare, adesso, a questo stravolgimento, senza valutare, alla fine, le ricadute. Creiamo un danno occupazionale alle aziende? Sì. Rischiamo di creare anche un danno occupazionale alle aziende. Immagino se da domani un'azienda avrà un Comune in meno da servire. Creiamo un danno economico alle aziende? Sì. Ragazzi, parlo di aziende pubbliche, non private. Da noi sono venuti a chiedere la proroga in Consiglio fino al 2032 per acquistare i mezzi nuovi. Oggi, magari, metà di quei mezzi non servono più e questi si trovano con il mezzo che non produce ‒ un'azienda pubblica, ripeto ‒ e il mezzo da pagare.
Ci sono un milione di ricadute di cui non abbiamo nemmeno idea. Sono ricadute che avvengono su aziende pubbliche. Guardate che non è che, se quell'azienda domani non paga più i mezzi o ha un problema con il personale, fa come il privato, chiude, fallisce. No. Le proprietà sono dei Comuni. Quei debiti li dovranno pagare i cittadini, li dovranno pagare con l'aumento del tributo. Perché si tratta di tributo. Quindi, lo devi pagare per forza perché è un prelievo coattivo che ti viene fatto. Tu devi pagare, punto. Ma l'avete pensata questa cosa? Immaginate che domani, da dove vengo io, faccio l'esempio del mio Comune per non parlare della casa degli altri, Chioggia, vada da un'altra parte. Quei 200 soggetti che lavorano lì e quei mezzi comprati in trent'anni che fine fanno? Gli altri Comuni dovranno pagare per loro, perché la società è impegnata nel pagamento di questo.
Dobbiamo rivedere tutto questo creando una norma più grande che perlomeno preveda delle clausole finanziarie, se ci sono questi passaggi. Dobbiamo studiarla diversamente. Dobbiamo mettere in sicurezza le aziende, perché in molti casi sono aziende pubbliche. Perlomeno quando si parla di rifiuti, ragazzi, un'azienda pubblica che va male vuol dire cittadini che dopo devono ripianare.
Dovremmo studiare una formula che non arrechi danni collaterali. Così come è scritta, spartana e semplicistica, due sono le cose. La prima: se la Giunta fa veramente le valutazioni non dirà mai di sì a nessuno. Chioggia vuole andare da un'altra parte: 200 persone a casa e 20 mezzi ‒ comprati con un mutuo fino al 2032 ‒ fermi, che dovranno pagare tutti gli altri Comuni. No. La Giunta, se deve valutare veramente le ricadute, dice "no" a tutti. Oppure dobbiamo trovare il modo che non ci siano ricadute. Dobbiamo fare in modo che tu non possa andare a comandare a casa degli altri (inc.).
Dove si è mai visto che uno ti deve far entrare nel proprio Consiglio di bacino senza poter dare un parere vincolante? Ma dove si è mai visto che in un'assemblea, che rappresenta dei territori, che rappresenta dei soci di un'azienda, che rappresenta una comunità, i Sindaci o i loro delegati non possono dare un parere se tu domani devi entrare da me? Magari arrivi con una rete idrica che butta per aria tutto il lavoro che ho fatto io finora nel creare, magari, investimenti trentennali (tubi, eccetera) e io devo per forza accoglierti e buttare nel secchio il lavoro degli ultimi trent'anni, di efficientamento, di ottimizzazione.
Ci sono parti del Veneto, colleghi, in cui sono stati investiti 20-30-40 milioni di euro per creare il famoso mega tubo, per non far arrivare l'acqua salata quando ci sono le basse maree, per far sì che l'acqua tu la porti qui direttamente dal monte. Hanno creato un'ottimizzazione di tariffe in materia idrica che permettono oggi di... E tu, dopo, cosa fai se ti viene uno che butta per aria il lavoro che hai impostato da vent'anni? Lo puoi fare, ma valuterai come porti negli accordi questo qua. Avrai l'arma del veto che ti dirà: va bene, vieni, però mettiamoci d'accordo su come io non devo arrecare un danno né a chi c'era prima né agli investimenti pregressi.
Ma l'avete pensata questa cosa? Lo dico senza polemica. L'avete pensata questa cosa? Oppure, per fare il piacere a uno o due Comuni, dobbiamo buttare per aria trent'anni di pianificazione? Avete pensato a tutte quelle realtà, Presidente, che hanno le discariche, le gestioni post mortem? Ma come ci infiliamo in mezzo a realtà che, magari, avevano questi temi condivisi? Uno si sfila. E poi? È impensabile, senza capire quali sono le valutazioni da fare e le ricadute da pensare, entrare in casa della gente e dire chi si deve sedere a tavola con te e chi deve mettere le mani nelle aziende che, magari, per trent'anni hai costruito, in un rapporto anche di efficientamento. Ci sono realtà che hanno costruito degli equilibri ottimali, dove, magari, ti costa di meno l'idrico, ma paghi un po' di più sui rifiuti. È frutto di equilibri dove tu non puoi entrare come un elefante in una cristalleria. Perché? Perché decide la Giunta.
Signori, noi oggi, per fare il piacere a pochi, stiamo creando un meccanismo che dice "liberi tutti". Il collega Valdegamberi invitava a fare una legge ‒ e sono d'accordo ‒ che metta un po' in fila queste cose, ma quando si sparge la voce e tutti, dal più grande al più piccolo, iniziano a morire, la legge la dobbiamo fare per forza, e non con i tempi nostri, con i tempi di chi verrà a bussare dietro la porta a dire: "Avete fatto il malanno, adesso aggiustate". Anche io adesso proporrò al mio Comune: "Perché non andiamo con quest'altro?", andiamo con quelli più grandi, paghiamo di meno, ci mettiamo in rete. Come fa a dirmi di no la Giunta? Al Comune del padovano, ad esempio, ne dico uno a caso, dici "sì" e a quello del veneziano dici "no"? Non credo mica che funzioni così. O dici di sì a tutti o dici di no a tutti.
Colleghi, fermiamoci. Diamoci una scadenza da qua a sei mesi per fare solo quello in Commissione e pensare come scrivere una legge seria, fatta bene, che tenga conto di tutto. Mi rivolgo alla maggioranza. Capogruppo, prendiamoci l'impegno che dal rientro di agosto a dicembre lavoriamo in Commissione solo per scrivere ‒ a parte gli adempimenti ‒ una legge seria che tenga conto di tutto, e approviamola a gennaio.
Evitiamo di mettere mano così, ragazzi. Creeremo dei danni enormi sotto l'aspetto economico alle aziende pubbliche, che pagheranno i cittadini, sotto l'aspetto occupazionale e anche di quell'equilibrio che i territori con tanti anni di fatica si sono guadagnati. Noi non siamo nessuno per andare a stravolgerli, senza nemmeno sentirli, con un parere vincolante.

PRESIDENTE

Sospendiamo qui la seduta. Riprendiamo alle ore 14.30.
I Capigruppo subito in Sala del Leone. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 13.01
La Seduta riprende alle ore 14.44
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Ricominciamo con l'intervento sull'articolo 9 della capogruppo Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Buongiorno, Presidente.
Giusto per fare il punto rispetto all'argomento che abbiamo trattato finora, vorrei precisare alcune cose, che spero possano aiutare la discussione e auspico possano innescare un ripensamento tra le file della maggioranza rispetto all'ammissibilità di questo tipo di emendamento.
La prima considerazione che faccio è che noi non siamo miopi di fronte alle necessità che alcuni territori hanno sollevato, cioè rispetto al fatto che una programmazione datata debba essere in qualche modo rivista dall'Ente che ne avrebbe la responsabilità. Quindi, non c'è un giudizio di merito rispetto alle richieste che sappiamo già essere state avanzate da alcuni Consigli comunali. Ma – questo è il secondo elemento di riflessione – siamo contrari al metodo che ci viene proposto da questo progetto di legge, primo perché si presuppone una sorta di intervento ad personam, cioè un intervento stimolato da richieste specifiche, che sembra perdere di vista, invece, l'interesse generale. La seconda ragione per cui siamo contrari a questo metodo è che rappresenta una rinuncia al ruolo della Regione nell'esercizio della funzione amministrativa, organizzativa e di pianificazione dei servizi territoriali.
Alla presidente Rizzotto dico che non mi stupisce il parere favorevole all'unanimità del CAL, notizia che era già agli atti del fascicolo, perché è chiaro che per gli Enti locali questo tipo di deroga rappresenta un regalo di potere, che non era previsto dalla legislazione vigente. Vuoi avere un po' di potere in più rispetto a quello che hai già? È chiaro che i rappresentanti degli Enti locali non possono che essere favorevoli rispetto a questa proposta. Quindi, non è grave il voto favorevole dei Sindaci su questo provvedimento, È grave il voto favorevole della Regione, qualora avvenisse. Del resto, mentre i Sindaci accolgono con favore una deroga di potere a loro vantaggio, è inspiegabile come il Consiglio regionale si autoflagelli rinunciando a un potere e a un dovere che dovremmo esercitare attraverso una pianificazione regionale.
La gravità è ancora più seria se noi consideriamo che la Regione del Veneto è già impegnata, proprio in questi mesi, in un impegnativo percorso di riorganizzazione degli assetti regionali. Penso al lavoro che sta facendo l'assessore Calzavara sugli Enti territoriali, penso al lavoro che sta facendo l'assessore Lanzarin sugli ATS. Cioè, per la prima volta dopo decenni la Regione del Veneto sta provando a rimettere mano agli assetti e all'organizzazione dei nostri territori e in questo momento, anziché proseguire in questa azione di riorganizzazione, noi scegliamo la scorciatoia, e cioè la deroga agli Enti locali, secondo una modalità che lascia troppi margini di discrezionalità all'Organo esecutivo.
Infine, e vado a chiudere, Presidente, siamo preoccupati per le conseguenze che questo tipo di intervento può generare. Sembra un banalissimo articolo di un ordinamentale di una Commissione, rispetto al quale addirittura non abbiamo neanche voglia di perdere tempo nella discussione, ma che, invece, rischia di incidere direttamente sulla vita dei cittadini, sullo stato di salute degli Enti locali, sulla capacità che le imprese pubbliche possono avere di continuare a esercitare la funzione per la quale sono state costituite.
Tutte queste ragioni ci inducono serie perplessità rispetto non solo all'ammissibilità, ma anche all'utilità di questo articolo, e per tutte queste ragioni chiediamo alla Giunta che ha presentato il disegno di legge e ai Consiglieri che si apprestano a votare di ripensare all'opportunità di votare a favore di questo articolo e di valutare, invece, la possibilità di sopprimerlo rispetto al resto del testo di legge, sul quale c'è una valutazione diversa.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto. Prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Su questo articolo abbiamo discusso moltissimo anche in Commissione, dove posizioni diverse erano già emerse, e per questo non abbiamo dato adito a ulteriori considerazioni, perché tutte quelle che dovevano essere fatte le abbiamo già valutate e discusse. Tuttavia, ciò che voi avete chiesto con i vostri emendamenti era quello, in realtà, non di far rinunciare al ruolo della Regione, come ha detto la collega Camani poc'anzi, così la Regione rinuncia al suo ruolo, alla definizione dei bacini, voi avete presentato degli emendamenti che prevedevano che fossero i bacini territoriali stessi ad esprimere un parere vincolante, il che esautorava completamente la Regione dal potersi esprimere su questa valutazione.
All'interno della legge mancava questa fattispecie, che quindi abbiamo ritenuto corretto inserire; quindi, valutare se un Comune vuole chiedere di cambiare bacino territoriale. Abbiamo inserito in maniera chiara anche che per fare questo, oltre al parere del Consiglio comunale, vi siano i pareri dei Consigli di bacino di provenienza e di destinazione, che devono esprimersi tenendo conto della salvaguardia della propria operatività e del rispetto dei princìpi di autosufficienza e prossimità. Quindi, abbiamo dato delle indicazioni ai Consigli di bacino. Non devono solo esprimersi dicendo "sono a favore" o "sono contro", ma entrambi i bacini devono spiegare cosa comporta se il Comune Tizio o Caio chiede di cambiare bacino. Dopodiché, questi pareri, se si attiva questa procedura, andranno alla Giunta regionale, la quale potrà dire "sono tutti contrari, non vedo gli estremi, non vado avanti con il procedimento", oppure potrà dire "sì, ci sono delle possibilità, chiedo il parere alla competente Commissione, che rappresenta il Consiglio regionale", che siamo noi. Allora esprimiamo questo parere sulla base di dati oggettivi. Quanti ne usufruiranno? Non lo so. Lo chiederà qualcuno? Forse, può essere.
Anch'io sono d'accordo che servirebbe una revisione e un aggiornamento della legge sui bacini territoriali, però questa è una possibilità che noi diamo ai Comuni, e vogliamo non lasciare in capo ai bacini territoriali la possibilità di decidere "sì" o "no", come avete chiesto voi, ma mantenere in capo alla Regione la scelta di decidere se un Comune può o meno cambiare bacino territoriale, sulla base di dati oggettivi. Mi sembra una cosa assolutamente corretta. E su questo, dopo lunga discussione, abbiamo trovato una maggioranza piuttosto ampia
Queste sono le motivazioni e queste sono le motivazioni per le quali ad inizio seduta, come ho detto in Ufficio di Presidenza della Commissione nel valutare gli emendamenti, non siamo ritornati ulteriormente su queste motivazioni "parere vincolante, sì o no", appunto perché ne abbiamo discusso per tre sedute in Commissione. Quindi, il mio ruolo da Presidente di Commissione è di mantenere una linea che ha portato una maggioranza in Commissione a proporre a questo Consiglio di votare questo articolo così com'è. Se vi fossero stati elementi di novità, li avremmo valutati e discussi. Ma elementi di novità non ve ne sono stati. Pertanto, propongo al Consiglio di votare questo articolo così com'è stato presentato. Chiaramente, da parte della maggioranza vi è un parere positivo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Ha chiesto di intervenire, per dichiarazione di voto sull'articolo 9, il correlatore, consigliere Montanariello. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
È evidente, alla luce dell'intervento della presidente Rizzotto, dove sta il problema. La presidente Rizzotto, nonostante la sua navigata esperienza, ancora non riesce a distinguere la Regione dalla Giunta e dal Consiglio. Infatti, quando la presidente Rizzotto continua a invocare la Regione, Presidente, dovrebbe specificare, anche in virtù del suo ruolo istituzionale, che in quel passaggio in cui lei cita la Regione si riferisce alla Giunta regionale. Guardi, la Regione è una cosa, presidente Rizzotto, la Giunta regionale è un'altra, il Consiglio regionale è un'altra ancora. Allora adesso capiamo dov'è il problema, presidente Rizzotto. Probabilmente è il fatto che lei, con questa non distinzione di quelli che sono gli organi, non solo ha esautorato il Consiglio e la Giunta – e adesso le spiego il perché – di alcuni poteri che hanno in capo, ma vedo che fa anche confusione su quelli che sono i passaggi che noi abbiamo oggi in Aula.
Le devo dare una brutta notizia, presidente Rizzotto: la Commissione è un momento di discussione, il punto emendamenti, dove molti di noi si fermano qui, anziché andare a fare altro, è un altro momento. Ed è evidente, presidente Rizzotto, che nel punto emendamenti tu discuti di cose che hai discusso in Commissione. Non è che arrivi qua e fai gli emendamenti su qualcosa che non hai discusso. Quindi, lei capisce che diventa un voler arrampicarsi sugli specchi il fatto di dire che non intende discutere degli emendamenti in quanto li abbiamo già discussi in Commissione. Scusi, Presidente, gli emendamenti esistono perché abbiamo discusso il provvedimento in Commissione, sennò non esisterebbero gli emendamenti. Vuole forse dirci che ieri io e il presidente Andreoli che abbiamo passato tre ore a discutere gli emendamenti siamo stati due sprovveduti della norma, che solo lei sa interpretare e conoscere?
Mi creda, questa cosa, Presidente, fa male al provvedimento, perché lei ha preso un provvedimento che doveva diventare un testo che poteva passare all'unanimità e ha, con il suo comportamento politico, generato uno scontro in Aula, che sta facendo durare la discussione ore e che vedrà anche su questo provvedimento alcune tensioni, e sull'articolo lo dimostrava ora.
Non è vero che con questo articolo stiamo dando una possibilità ai Comuni, piuttosto ne stiamo penalizzando altri. Infatti, se un Comune decide di andare da una parte e quelli che lo devono accogliere non hanno la possibilità di fare un parere vincolante, lei a quel Comune sta dando la possibilità di andare su un altro ente di bacino, ma agli altri venti che lo devono accogliere sta togliendo una prerogativa, che è quella di mantenimento e conservazione di quelli che sono i principi tariffari, societari e di equilibrio raggiunti in vent'anni. Quindi, non stiamo su questo articolo dando la possibilità, no! Stiamo togliendo la possibilità a chi ha lavorato in maniera seria, in maniera equilibrata, in maniera trasversale e in maniera territoriale di potersi esprimere.
Guardate, vi do una brutta notizia: nel Veneto sono più le Amministrazioni che governate voi che quelle che governiamo noi, e voi state togliendo ai Comuni qualcosa.
Sentivo dire che la Capogruppo era contraddittoria. Non è vero. Noi abbiamo chiesto due cose ben distinte. La prima, che abbiamo ripetuto in tutto questo percorso e che ha ribadito anche il collega Valdegamberi, è che non si può avere un approccio su un tema così importante senza rivedere la legge. Non si può ragionare del restauro di un palazzo partendo dai coppi e non dalle fondamenta.
È evidente che, dopo questa fuga in avanti maldestra che viene fatta in questo articolo, tentiamo, con grande spirito istituzionale, di salvare il salvabile. Come? Dicendo: va bene, non volete prendere la legge in mano, capiamo che per l'interesse di uno o due Comuni del padovano mettiamo in cricca 560 e passa Comuni. Ragazzi, faccio nome e cognome: l'interesse è di uno o due Comuni del basso padovano; tutti gli altri avranno rogne politiche e tecniche per fronteggiare questo che stiamo facendo. Quindi, è evidente che in questo momento tentiamo di salvare il salvabile. Come? Dando ai Comuni la possibilità di tutelare le proprie tariffe e le proprie aziende. Con questo articolo lei dà una possibilità, certo, ma soltanto a un Comune.
Se siete convinti, e chiudo, Presidente, di fare una norma giusta e siete convinti che tutto è perfetto, perché non lasciate ai Comuni la facoltà di dare un parere vincolante? La Giunta non potrà mai dire "sì" a uno e "no" all'altro perché, quando arriverà quel parere ci sarà l'Assessore del territorio che lo accompagnerà, perché il Sindaco sarà andato prima, e non potrà essere che due Comuni vengano trattati con due pesi e due misure.
Credetemi, fate in tempo a non fare un dispetto ai vostri amministratori. Fermatevi prima. Per gli interessi di pochi state sconvolgendo un equilibrio che i nostri territori hanno guadagnato in anni, anni e anni di investimenti nelle aziende, di investimenti politici, di equilibri tariffari. Facevamo prima l'esempio sui Comuni di Jesolo e Chioggia della tariffazione delle spiagge, o delle calli, o del porta a porta. Lei immagini, Assessore di trovarsi domani una realtà come la sua o come la mia, come se entrasse un elefante in una cristalleria. Però, sa qual è il problema? Che da domani lei quelle scelte dovrà difenderle, perché qualcuno ci ha spiegato che questo articolo è giusto.

PRESIDENTE

Consigliere, chiuda, per favore. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Quindi, nel dichiarare il nostro voto contrario, vi chiediamo di ripensarci, magari di accantonare l'articolo e di prenderci dieci minuti.

PRESIDENTE

Grazie.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 10.
Emendamento n. B0012, presentato dalla consigliera Baldin, capo 2, articolo 10, comma 1, pagina 10, modificativo, che prevede:
Alla lett. b) del co. 6 dell'art. 5 della legge regionale 26 giugno 2018, n. 23 "Norme per la riorganizzazione e la razionalizzazione dei parchi regionali", introdotto dall'art. 10 del PDLR 191, dopo le parole "riferiti all'anno precedente" sono aggiunte le parole "e il rispetto delle finalità e degli obiettivi dì cui al comma 1 dell'articolo 1".
Metto in votazione l'emendamento n. B0012. Parere contrario della relatrice.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 11.
Emendamento n. B0002, presentato dalla consigliera Guarda, articolo 11, comma 1, pagina 11, modificativo, che prevede:
Al comma 1 dell'articolo 11, di modifica dell'articolo 3 della legge regionale 20 agosto 1987, n. 44 "Disciplina del fondo per le opere di urbanizzazione", dopo le parole "persone giuridiche pubbliche" sono inserite le seguenti parole "o di associazioni di promozione sociale".
Metto in votazione l'emendamento n. B0002. Parere contrario della relatrice.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0006, presentato dal consigliere Montanariello, articolo 11, comma 1, pagina 12, modificativo, che prevede:
Al primo periodo del comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale 20 agosto 1987, n. 44 , così come modificato dal comma 1 dell'articolo 11, dopo le parole: "di persone giuridiche pubbliche" sono aggiunte le parole: "o private,".
Prego, consigliere Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Credo che questo sia uno degli articoli più significativi del progetto di legge n. 191, perché ha un taglio tecnico. Visto che c'è tempo, vorrei spiegarlo con calma, quindi dividerò il mio intervento in due parti, una parte squisitamente tecnica e una parte prettamente politica.
Presidente, con questo emendamento chiediamo che al primo periodo del comma 2 dell'articolo 3 della legge regionale n. 44, così come modificato dal comma 1 dell'articolo 11, dopo le parole "di persone giuridiche pubbliche", vengano aggiunte le parole "o private". Se prendiamo questo progetto di legge così com'era inizialmente, vediamo che l'articolo 11 presentato dalla Giunta regionale recava questa dicitura: "dopo le parole: 'confessione religiosa' sono inserite le seguenti: ', proprietari dei beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche o private i cui rappresentanti legali devono sottoscrivere l'istanza'". Oggi viene tolto "o private". Ebbene, noi chiediamo di riportare di nuovo le parole "o private", perché crediamo che la Giunta regionale, nel presentare questo progetto di legge, avesse fatto un buon lavoro, che la Giunta regionale si fosse mossa con contezza del territorio, che la Giunta regionale si fosse mossa con spirito di inclusione e sotto un certo aspetto anche con quella modernità che a una parte della destra non appartiene più, ma che nella nostra Regione molto spesso vede la governance regionale scontrarsi a volte con il Governo una volta sul tema dei migranti, una volta sul tema del centro per cambio sesso. Insomma, crediamo che la Giunta regionale avesse fatto un lavoro che teneva conto di quello che accade nella nostra Regione. Quindi, la Giunta in maniera opportuna aveva inserito che questo tipo di contributi potevano andare a soggetti pubblici e privati.
Durante la discussione in Commissione è emerso, da parte nostra, con senso di chiarezza per capire l'emendamento, perché eravamo un po' increduli, a cosa si riferisse a privato, ed è evidente che questo permetteva non a chi fa parte di congregazioni religiose che fanno la richiesta dei contributi come congregazione religiosa, ma anche agli edifici pubblici, quindi qualora un bene religioso fosse in capo a un Comune o a una Provincia che potesse attingere a questi contributi, ma il fatto di inserire anche i privati inseriva quella parte di culto prettamente praticato nella nostra Regione che non fa capo a congregazioni e non viene esercitato in luoghi prettamente di culto a capo di enti o congregazioni, come ad esempio può essere il credo musulmano. Non è che c'è da noi l'ordine della loro religione, come può essere per gli Evangelisti, per Geova, per la Chiesa cattolica, per il Fondo Clero Veneto, per l'Istituto della Basilica di San Marco. Quindi, in qualche modo, non potendolo loro fare come confessione religiosa, Assessore, lo facevano come soggetto privato, perché non c'era una confessione religiosa della religione islamica. Ma ce ne sono anche altre. Potrebbe essere che si sta diffondendo molto il tema dell'induismo. Insomma, ci sono delle realtà molto più ridotte che non godono nella nostra società di un'organizzazione al punto che ci sia una confessione organizzata come può essere la Curia. Ad esempio, ieri in Consiglio comunale è arrivato un provvedimento ai sensi della legge regionale n. 55 e il responsabile legale era la Curia di Chioggia, perché sono responsabili legali come confessioni. Il fatto di inserire il privato voleva dire un'apertura importante.
Arriveremo dopo sul perché è stato tolto. È stato tolto con un atto a ghigliottina di una parte della maggioranza, che, quando ha capito di cosa si trattasse elegantemente ha detto "toglietelo". A me fa più specie il modo in cui qualcuno gli ha obbedito, che non il modo in cui loro l'hanno detto. Però, anche questo...

PRESIDENTE

Se possiamo chiudere, grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Certo, Presidente.
Con questo emendamento, dunque, chiediamo di ripristinare il testo originario del progetto di legge, a testimonianza che non esistono culti di serie A e culti di serie B, perché tutti i culti, a parità delle nostre idee...

PRESIDENTE

Però, chiudiamo.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Certo, Presidente. Ha ragione. Però, è un tema sensibile, mi permetta.

PRESIDENTE

Sì, ma o chiude lei o chiudo io, perché sta continuando a sforare.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Chiudo, Presidente.
Con questo emendamento vogliamo dire che tutti i credo e tutti i culti hanno pari dignità, così come aveva previsto la Giunta nella stesura dell'ordinamentale.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Lorenzoni. Prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Intervengo perché il collega Montanariello, che stava dicendo cose giuste e interessanti, ha finito il suo tempo, ma prendo il mio per sostenere la stessa e identica posizione, nel senso che la discussione in Commissione per certi versi è stata veramente grottesca, perché il testo che era arrivato con una formulazione condivisibili dalla Giunta è stato stravolto, con una finalità non tecnica, e quindi usciamo ancora una volta dall'ordinamentale, ma con una finalità politica, volendo andare a escludere dalle facilitazioni previste da questo articolo una parte specifica dei culti religiosi, che evidentemente non sta simpatica alla maggioranza di quest'Aula.
Io credo che questo sia grave, sia grave in una società che vuole essere pluralista, tollerante e aperta. Peraltro, anche i commenti che sento in sottofondo... Mia, sì, mia. E sono orgoglioso di dire che rappresento una società tollerante, aperta e pluralista. Mi dispiace che dall'altra parte dell'Aula ci sia ancora una visione oscurantista, una visione di difesa, di difesa poi non ho capito di che, perché è una difesa sterile, dal mio punto di vista.
Sollecito, pertanto, i colleghi della Giunta a riappropriarsi della formulazione che ci avevano proposto. Tramite l'emendamento proposto dal collega Montanariello, questo è possibile farlo. Ma possono farlo in qualsiasi momento, credo. Io credo che sarebbe un segno di civiltà.
Fare la politica contro non paga mai, non paga alla mia parte politica, non paga alla vostra parte politica, ma non paga soprattutto alla dignità di questo Consiglio. Per cui, mi appello e faccio mie le parole del collega Montanariello perché si possa tornare ad una formulazione che è molto più aperta, molto più tollerante, molto più rappresentativa della società che in qualche modo rappresentiamo in quest'Aula. Non facciamo battaglie di retroguardia, non andiamo a chiuderci e a fare la politica contro.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto. Prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie.
Non è stata proprio una discussione grottesca. Abbiamo visto anche tanto di peggio su altri argomenti. Però, dobbiamo tornare alla questione di cui stiamo parlando. Allora, qui stiamo parlando di una possibilità che la Regione ha di poter dare dei contributi per edifici di proprietà di qualsiasi confessione e di culto presente in Veneto, contributi che non dà dal 2016. Prima di questa data venivano erogati sulla base di un atto di indirizzo che dava la Giunta, quindi con dei criteri per la presentazione delle domande, dove erano inserite tutte le possibilità, anche persone giuridiche private e pubbliche, qualsiasi, anche i Comuni. I Comuni, però, non potevano accedervi. Perché? E qui ricordo l'ordinamentale dell'anno scorso, dove abbiamo espressamente tolto quel doppio passaggio nel quale i Comuni stessi dovevano fare l'istruttoria. Quindi, le diverse confessioni religiose presentavano la domanda al Comune, che faceva l'istruttoria, che poi la mandava in Regione, che faceva l'istruttoria, però la domanda non la poteva presentare il Comune, perché anche lui faceva l'istruttoria.
L'anno scorso abbiamo tolto questo doppio passaggio, quindi adesso chiariamo con questa norma – ricordo, infatti, che l'istanza viene dai Comuni, in particolare – che il Comune lo può fare. Questo è. Lo possono fare anche gli altri, sugli atti di indirizzo che la Giunta farà, perché quest'anno in bilancio abbiamo due soldi anche per questa finalità, e quindi potrebbe inserire anche tutto il resto del mondo. Lo può fare. Ma la cosa importante di questo articolo era chiarire ai Comuni questo concetto: da oggi tu lo puoi fare, perché non sei più incompatibile, non c'è più quel doppio passaggio che c'era prima, non ci sono più quelle vecchie norme che dicevano che, poiché tu già introiti per gli oneri di urbanizzazione una quota per le chiese, non puoi chiedere alla Regione di avere anche tu dei soldi.
Questo è il problema che è stato presentato in Commissione. Dopodiché, una volta capito in Commissione che il problema era dei Comuni, abbiamo trovato una soluzione per risolvere il problema ai Comuni. Nulla esclude che poi, negli atti di indirizzo che la Giunta farà, potranno usufruirne anche persone giuridiche private, come hanno fatto finora prima del 2016, quando c'erano due soldi. Quindi, questo è il motivo per cui il parere è negativo a questi emendamenti.
Poi che ciascuno di noi possa avere opinioni diverse, che sono emerse in Commissione in discussioni di vario tipo, per carità, ci sta. Ognuno ha le sue opinioni. Quando la Giunta farà un bando e metterà i suoi criteri, discuteremo in Commissione se ci stanno bene o meno. Qua voglio evidenziare che la cosa importante è chiarire ai Comuni questo concetto: anche tu, che sei proprietario di un immobile di culto di qualsiasi tipo di confessione religiosa, potresti chiedere un contributo per fare interventi su questo edificio. Questo era l'obiettivo e con questa norma lo raggiungiamo.
Grazie.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. B0006. Parere contrario della relatrice.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Emendamento n. B0013 presentato dalla consigliera Baldin, Capo 3, articolo 11, comma 1, modificativo, che prevede:
Al co. 1, dopo le parole ", proprietarie dei beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche" sono aggiunte le parole "o private secondo i principi dell'articolo 8 della Costituzione".
La Consigliera lo dà per letto.
Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Per il fatto che anche l'emendamento della collega Baldin abbia parere negativo ci saremmo aspettati qualche spiegazione di più.
Lo dico per chi non è della Commissione. Questo emendamento un po' richiama quello precedente e fa chiarezza. Guardate che qui – e negli emendamenti che abbiamo scritto è chiaro – nessuno è contro i Comuni. Tanto per capirci. Se qualcuno si fosse appena collegato, potrebbe pensare che qualcuno sia contro i Comuni. No. è giusto il testo come era arrivato all'inizio e come l'emendamento di prima e quello di cui stiamo discutendo, della collega Baldin, tentano di riportare, ovvero che possono attingere a questo... Non c'entra niente quello che abbiamo sentito l'anno scorso. Sembra quasi una scena kafkiana. Non vogliamo parlare di quanto discusso in Commissione la settimana scorsa e parliamo delle robe dell'anno scorso. L'anno scorso è passato. Qua non ci sono istruttorie.
Questo emendamento dice un'altra cosa. Il testo iniziale com'era? È come lo mette l'emendamento della collega. Un attimo, lo prendo: "proprietarie dei beni o su beni di proprietà di persone giuridiche pubbliche o private". Il testo era arrivato così. Quindi, pubbliche. Bene. Non era mica contro i Comuni.
Mi piacerebbe che il collega che lì ride e schiamazza ci desse il suo parere. Molto spesso è facile, collega, prendere in giro gli altri. Sarebbe anche bello confrontarsi a microfoni accesi, assumendosi la responsabilità di quello che si dice.
Noi non abbiamo niente contro i Comuni. Se il testo iniziale diceva Comuni, quindi strutture pubbliche o private, va benissimo. Guardate che siete voi che avete tolto "private". Voi lo avete messo e voi lo avete tolto. La collega Baldin e io, con l'emendamento prima, abbiamo ricopiato il testo che ha scritto la Giunta. Non abbiamo mica aggiunto parole nostre. La Giunta ci fa una proposta dicendo di inserire soggetti pubblici (ed è giusto, perché ci possono essere manufatti che non sono di proprietà della confessione o sono di proprietà mista; ci mancherebbe altro non dare una risposta ai Comuni) o privati. Giusto. Guardate che "privati" voi lo avete messo e voi lo avete tolto.
Questo emendamento, sia chiaro, è la ripetizione del testo presentato dalla Giunta. Se c'è un muro ideologico contro l'inserimento dei privati è comprensibile. Io sono uno che non si scandalizza. Sono visioni politiche. Non ci sono né i belli né i brutti, né i bravi né i meno bravi. Ci sono quelli che hanno un'idea e che, assumendosi la responsabilità come me, la dicono al microfono, senza deridere nessuno. Qualcuno ne avrà un'altra. Vivaddio. Non tutti dobbiamo pensarla uguale.
Però, se c'è questa preclusione ideologica, perché siete arrivati con il testo dove avete scritto voi "private"? Oggi bocciare l'emendamento che ha fatto la collega Baldin in questo momento, o il mio di prima, vuol dire bocciare il testo presentato dalla Giunta, che è durato per tre sedute di Commissione.
Questo emendamento non fa parte di una estremista ideologica. No. La collega Baldin con questo emendamento copia il testo licenziato dalla Giunta. Punto. Quindi, se avete qualcosa da ridire o c'è da ridere perché questi emendamenti citano la parola "private", dovete ridere nei confronti della Giunta che l'ha scritta. Quindi, Consigliere dovrebbe ridere dei suoi Assessori, non di chi ha ricopiato il testo iniziale e presenta un emendamento. Anzi, magari due volte: la prima perché lo hanno scritto e la seconda perché lo hanno tolto.

PRESIDENTE

Capogruppo Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il fatto che su questo articolo della legge n. 44/1987 si sia intervenuti all'inizio dell'anno per raggiungere un obiettivo e che dopo pochi mesi, presidente Rizzotto, siamo costretti a ritornarci perché come si era intervenuti allora evidentemente non era stata una modalità sufficiente per raggiungere quell'obiettivo, dimostra due cose. La prima è che forse non fate proprio sempre le cose bene, bene, bene come dovreste farle. La seconda è che, proprio per questa ragione, serve tornare più volte su una questione che non convince. Anziché tagliare via con l'accetta, pensando di sapere sempre tutto, se uno si mette più nelle condizioni di ascoltare, oltre che di voler impartire degli ordini solo grazie a delle medagliette, forse si produce un risultato migliore. Come non è avvenuto pochi mesi fa e come rischia di non avvenire oggi.
Se siamo intervenuti pochi mesi fa per consentire ai Comuni proprietari di beni con finalità religiose di poter semplificare per loro la procedura e ci siamo accorti dopo pochi mesi, perché ce l'hanno detto loro, che quell'intervento era stato inefficace, io due domandine sulla capacità che ho di capire quello che scrivo me le farei.
Il tema è che tra tre mesi dobbiamo tornare di nuovo su questo articolo perché ci siamo resi conto che le fondazioni, le società private che sono proprietarie di immobili religiosi cattolici non possono accedere ai contributi. Il tutto perché siamo più spaventati dal fatto che qualche privato non cattolico chieda il contributo anziché corrispondere ad un bisogno.
Credo che dovremmo ragionare nel merito dell'emendamento. Io di Comuni proprietari di moschee ne conosco pochissimi. Quindi, è evidente che la finalità di questo articolo, così come la Commissione che lei presiede, presidente Rizzotto, ha riformulato, non ha la finalità che aveva proposto la Giunta quando ha avanzato la proposta di modifica alla legge, cioè di poter intervenire su tutti gli immobili che hanno un valore architettonico, urbanistico, di pregio, di natura religiosa, a prescindere dalla confessione, perché la Giunta aveva dato questa indicazione.
La Commissione che lei presiede, invece, ha interpretato questa volontà della Giunta in termini restrittivi, terrorizzata dal fatto che questi finanziamenti potessero in qualche modo finire a una confessione religiosa diversa da quella che lei ritiene, evidentemente, l'unica idonea, adatta, adeguata ad acquisire i finanziamenti regionali, per una posizione ‒ ripeto ‒ ideologica, che non appartiene a questa Regione, che, infatti, finanzia questo tipo di intervento per tutti gli immobili che hanno una valenza regionale, a prescindere dalla confessione religiosa che lì dentro si celebra.
Gli interventi regionali non sono finalizzati a sostenere un credo religioso, ma a valorizzare un edificio di pregio, che in questo caso coincide anche con un luogo di culto.
Quindi, il fatto di non voler considerare gli emendamenti proposti in Aula con l'atteggiamento del "non serve, ne abbiamo già parlato" impedisce a questo Consiglio di considerare, in una maniera un po' più libera di quella evidentemente imposta nella sua Commissione, alcuni interventi, che, invece, hanno l'obiettivo di risolvere dei problemi.
Chiudo, Presidente. Votare contro questi emendamenti non è votare contro alle proposte del consigliere Montanariello o della consigliera Baldin. È votare contro alla proposta della Giunta, perché a giudizio della relatrice questo provvedimento, che ripristina la necessità che la Giunta aveva evidenziato, e non per difendere ideologicamente un culto religioso, ma per salvare alcuni edifici che hanno questo tipo di necessità, produrrà esattamente l'effetto che la relatrice ha prodotto già con l'intervento precedente. Non risolve il problema, perché è più impegnata a tenere fede alle proprie convinzioni ideologiche che a risolvere i problemi dei Comuni.
Aspettiamo che tra due mesi la fondazione privata, proprietaria di un ente, di un edificio di pregio monumentale, telefoni alla presidente Rizzotto per spiegare che dobbiamo rimodificare perché la norma non è stata efficace per raggiungere l'obiettivo. Anziché presentare emendamenti in Aula, come ci sarebbe consentito, per farci approvare qualcosa è più facile fare una telefonata alla Presidente di Commissione o all'Assessore, che ci ascolta di più.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire il Capogruppo Pan.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Dobbiamo mettere un po' di ordine nella questione. Ho ascoltato gli interventi su questi temi. Sembra si voglia portare il tutto sul campo dello scontro religioso tra cattolici, musulmani, buddisti.
Cara Capogruppo del PD, le ricordo che nel mondo ci sono 9.000 confessioni. Abbiamo importato talmente tanta gente da tutte le parti che dovremmo fare 9.000 edifici di culto diversi (dalle sette, eccetera). Ma non entriamo in questo ambito.
Di cosa stiamo parlando in questo articolo, in questi emendamenti? Stiamo parlando di contributi ‒ spero che tutto il Veneto ascolti questa cosa, ma non penso ‒ di 260.000 euro per sistemare edifici di culto. Mi viene in mente che abbiamo una chiesa (io arrivo da Cittadella) di proprietà nostra, (inc.) per la quale abbiamo fatto un preventivo di 1 milione solo per sistemare il campanile. Stiamo parlando per tutto il Veneto di 260.000 euro. Adesso c'è il vicegovernatore De Berti, ma con 260.000 euro asfalta 200-300 metri di strada. Stiamo parlando di contributi che non ha senso dare a pioggia a tutti.
Penso sia, invece, intelligente, al di là dei vari "credo" religiosi... Sapete che alcuni non mi sono simpatici, ma ‒ per carità ‒ ognuno ha le sue simpatie. Magari noi abbiamo altre tradizioni rispetto a chi in certi luoghi, anche privati (lo abbiamo visto nei nostri Comuni), affitta capannoni desueti per fare le loro cose e poi, magari, cascano le scale, si uccidono sui tappeti e fanno, magari, ricettacolo di terrorismi vari.
Detto questo, stiamo parlando di 260.000 euro che, giustamente, la Seconda Commissione della presidente Rizzotto va a dare a proprietà che sono comunali, che sono non private. Anzi farei, ma non lo faccio perché non è nell'ordinamentale... Sarebbe da mandare qualche controllo, anche tecnico, per vedere cosa combinano dentro questi capannoni, dove spesso e volentieri si trovano a fare determinate questioni, per vedere se sono in sicurezza, se hanno le vie di fuga. C'è stato un incidente dentro una moschea, anzi chiamiamolo "capannone adibito al culto", in cui ci sono stati anche parecchi problemi, anche di capienza rispetto a quanti sono lì dentro. E poi, se sono privati e pagano l'affitto, è giusto che i privati intervengano sui loro stabili. Non certo il pubblico.

PRESIDENTE

Presidente Rizzotto, prego.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Anche questo articolo dimostra come nel suo lavoro la Commissione non sia supina alle volontà della Giunta, ma ci metta anche un po' di testa: valuta e approfondisce. Avete detto tante volte che sembra che noi siamo qua solo per alzare il ditino e che siamo sottomessi alla Giunta. Non è vero. Noi approfondiamo tutto.
Chi fa parte della Seconda Commissione ‒ mi lasci finire ‒ sa perfettamente che ogni progetto di legge, ogni parere o quant'altro viene esaminato attentamente. Con la collaborazione della struttura della Giunta e degli Assessori competenti, viene modificato con delle proposte che tengono conto delle diverse sensibilità emerse anche in Commissione. Noi non abbiamo mai, o quasi mai, preso qualcosa e approvato tout court. Ci abbiamo sempre messo un po' di testa.
Noi non siamo perfetti come lei, consigliera Camani. Ci scusi. Noi possiamo sempre migliorare e anche cambiare nel tempo le idee. L'anno scorso abbiamo risolto un problema. Quest'anno ne risolviamo un altro. Lei, magari, quando riuscirà a risolverli tutti in un colpo me lo faccia sapere, perché non l'ho mai vista, ancora, risolvere problemi. Solo criticare. Mi spiace. Spero di arrivare al suo livello di perfezione.
Sono due cose diverse, ripeto, quella dell'anno scorso e quella di quest'anno. Quando abbiamo compreso il problema e la volontà da parte della struttura regionale, dell'Assessore (in particolare della struttura), quindi quella di consentire ai Comuni di accedere a un contributo, di poter fare domanda... Ricordo ancora che è dal 2016 che non ci sono bandi su questo tema. Ricordo ancora, scusatemi, che attualmente possono accedere al bando, per legge, tutte le confessioni religiose che hanno la proprietà di un immobile di culto. Tutte quelle che sono proprietarie. Qui stiamo parlando delle confessioni religiose che non hanno la proprietà. Qui è emerso il problema dei Comuni. Questo abbiamo inserito, tutto qua.
Le risorse sono un po' poche, anzi irrilevanti: 270.000 euro sono stati inseriti quest'anno, in realtà, in bilancio. Quindi, abbiamo dato priorità sempre a tutte le confessioni religiose che hanno la proprietà degli immobili, ma anche a quelle la cui proprietà è di persone giuridiche pubbliche, che possono essere i Comuni, in particolare, possono essere le Province, può essere la Regione. Non lo so. Persone giuridiche pubbliche.
Nulla osta, lo ripeto ancora, come è successo in passato, che con i criteri che la Giunta si darà per erogare i contributi possano accedervi anche altri, quindi anche persone giuridiche private, anche chissà chi, come avveniva una volta. La Giunta dovrà fare i suoi criteri per individuare come si accede al bando, ma per legge noi diciamo: chi può accedere comunque deve accedere a una priorità, tutte le confessioni religiose che hanno la proprietà e le persone giuridiche pubbliche dove viene fatto questo tipo di attività. Tutto qua.
Sicuramente l'anno prossimo faremo ancora modifiche. Con il tempo si impara e si migliora anche. Perfetto come lei non c'è nessuno.
Grazie.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il consigliere Valdegamberi.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Viviamo in un Paese, l'Italia, che nasce da un imprinting dato da una cultura, una religione che ha generato opere d'arte ovunque. Abbiamo un patrimonio che sta veramente andando in rovina, anche per colpa di una mentalità molto anticlericale. Si confonde la religione con l'arte, con i monumenti che sono gestiti da enti religiosi (parrocchie, varie associazioni, diocesi, eccetera), i quali non hanno sufficienti risorse per far fronte a questo patrimonio, che negli ultimi anni sta sempre più andando in deperimento.
In passato c'erano fondi superiori, anche da parte della Regione ‒ ricordo le varie leggi sugli oratori, eccetera ‒ che qualcosa, sulle chiese, tamponavano. Sono stati fatti diversi interventi. In questo periodo, dove ci sono soldi da parte dello Stato per tutto e per tutti, per i diritti, per la parità di genere, per tutto, ci dimentichiamo che noi viviamo in un Paese dove insiste la stragrande maggioranza del patrimonio artistico, culturale e architettonico...

PRESIDENTE

Consigliere, resti sull'emendamento, per cortesia.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Scusi, ma lei l'italiano lo capisce?

PRESIDENTE

Sì, io lo capisco. Se vuole le leggo anche l'emendamento, così le è più chiaro.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Mi lasci finire il ragionamento, vedrà che arrivo al tema. Okay?

PRESIDENTE

No, non c'è...

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Sto facendo le premesse per arrivare alle conclusioni.

PRESIDENTE

Se vuole, interrompiamo.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Se mi lascia parlare, arrivo alle conclusioni.

PRESIDENTE

Se vuole, interrompiamo anche i lavori, così vediamo l'emendamento.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Non stia a interrompermi. È maleducata.
Diritto di cosa, collega? [ omissis]

PRESIDENTE

Consiglieri, interrompiamo i lavori.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Deve ascoltare il mio ragionamento, poi può interrompermi. Sto facendo le premesse per arrivare alla conclusione.
La Seduta è sospesa alle ore 15.31
La Seduta riprende alle ore 15.34

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Consigliere Valdegamberi, riprenda il suo ragionamento, arrivando all'emendamento.
Grazie, Consigliere. La prossima volta non mi insulti, per cortesia, perché non chiederò neanche "per cortesia".
Grazie.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Va bene. Io non ho mai insultato nessuno, basta che mi lascino esprimere.
Dicevo che oggi la parrocchia è un privato, è un istituto privato, che però gestisce dei beni, che sono beni culturali, architettonici, che sono i dipinti nelle chiese e nei vari oratori, ovunque; opere che sono un patrimonio collettivo tant'è che non sono disponibili a un soggetto che può portarseli nella propria villa, non possono nemmeno venderli, sono vincolati dalla Sovrintendenza, quindi hanno un'utilità pubblica.
Noi non andiamo a finanziare una confessione religiosa invece di un'altra, perché, fino a prova contraria, in questo Paese c'è un imprinting per cui dove abbiamo un patrimonio ereditato dal passato, basato su una religione che era un tempo prevalente in questo Paese e ora non lo è più, che ha lasciato un bagaglio culturale, un'eredità importante, che ha un valore collettivo.
In merito alla proprietà privata, parliamo di istituzioni che hanno una funzione pubblica, gestiscono un patrimonio che ha un'utilità pubblica. Purtroppo, anche a livello nazionale, con varie misure, diamo soldi per tutto, per il riconoscimento della parità di genere, diamo risorse per tutto, tranne (perché ideologicamente c'è questo preconcetto) che per recuperare un patrimonio culturale importante che ha un valore, per un Paese turistico come l'Italia, mondiale, e questo solo perché è di proprietà delle parrocchie o di soggetti privati, e non è statale. Eppure, quante cose statali, vincolate dalla Sovrintendenza, che non possono essere utilizzate? È un onere che rimane in capo di chi lo gestisce, che è giusto riconoscere.
Se ci danno dei contributi, sono poco o nulla, ma mi rivolgo soprattutto a contributi statali, è doveroso darli, perché non si danno alla Chiesa cattolica, ma si danno a beni architettonici e culturali, dei cui benefici godono tutti i cittadini italiani, che hanno un'utilità pubblica, tant'è che sono spesso beni vincolati dalla Sovrintendenza.
Questo è il concetto. Quindi, non poniamoci il tema, non si va a finanziare qualcosa che ha una funzione religiosa, ma si finanzia qualcosa che ha un beneficio generale pubblico rivolto alla collettività del Paese, che è un patrimonio per l'intero Paese. È questo il senso.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la consigliera Luisetto.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Volevo solo chiedere una cosa, non essendo stata in Commissione. Il fatto di tenere la versione iniziale della Giunta e quindi tenere il termine "o privati", che cosa toglie all'intento positivo di supportare i Comuni e di dare questa possibilità? Perché non riesco a capire la discrasia tra i due punti. Mi sembra che tenere la versione originale non vada a togliere comunque nulla. Non riesco a capire qual è il punto.

PRESIDENTE

Siamo sull'emendamento. Casomai, dopo, se vogliono rispondere in fase di articolo, possono farlo.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

La riformulo.
Credo che non vada tolto nulla alla parte pubblica e alla parte dei Comuni, che si vuol tutelare, a cui si vuole semplificare una procedura, se si lascia la formulazione iniziale della Giunta, riformulata.

PRESIDENTE

Consigliere, è già intervenuto.
Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie.
Intervengo su questo emendamento perché è sostanzialmente molto simile. Mi ha un po' sorpreso l'intervento accaldato del collega Valdegamberi. Non ho sinceramente compreso l'obiettivo. Ha parlato di associazioni private come le parrocchie, cioè di realtà private che hanno dei patrimoni, che hanno una finalità pubblica. Non ho capito se il suo intervento era a sostenere il ruolo pubblico che deve essere premiato o se era a sostenere quelle realtà, anche private...
In alcuni casi sono i parrocchiani che acquistano i beni per conto della comunità per cercare di sostenere le spese crescenti della comunità religiosa a cui appartengono. E questa è una cosa bella, è una cosa che ci sarà sempre più nel futuro. Però, davvero non sono riuscito a comprendere quale fosse il punto che la ha accesa a tal punto, collega, nel senso che ha sostenuto sia il termine del ruolo privato che hanno le comunità religiose, sia la funzione pubblica che il patrimonio artistico, soprattutto, che abbiamo ereditato, gioca oggi e che quindi è meritorio del contributo, per quanto piccolo, dell'Amministrazione regionale.
Io ritorno sul tema vero di questi emendamenti, che nulla tolgono alla possibilità di sostenere il pubblico come proprietario di beni a scopo religioso, nel momento in cui accettano che, indipendentemente dalla figura giuridica proprietaria, premi la funzione religiosa di questi beni.
Per cui, ritengo che andare a restringere la finalità della modifica che andiamo a proporre sia controproducente, perché toglie a qualcuno senza dare di più ad altri. Questo non vedo proprio che senso abbia.

PRESIDENTE

Mettiamo in votazione l'emendamento n. B0013. Parere negativo.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Adesso passiamo all'articolo 11...
Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Intervengo sull'articolo, non in dichiarazione di voto. Quella la faccio dopo.
Presidente, credo che questo articolo, in questo importante e nobile dibattito, ci abbia un po' depistato da alcune cose che credo siano importanti quando discutiamo dell'articolo da riportare nel campo di gioco. Intanto, si parlava, lo ricordava il capogruppo Pan, giustamente, di 270.000 euro. È vero, però che non è che 270.000 euro, se aumenta la platea dei soggetti, diminuiscono i soldi distribuiti, perché non sono contributi che tu dai a pioggia, sono contributi che tu dai a fronte di richieste che vengono fatte. Non è che, se hai 270 soggetti diventano 1.000 euro a testa. Hai dei progetti che devi presentare dove vengono valutati, ci sono dei criteri, vengono scelti, così come avviene nei Comuni per gli oneri di urbanizzazione, Presidente.
Arrivano dei progetti, se magari la cifra è congrua, vengono divisi, altrimenti un anno se ne sceglie uno, un anno l'altro, e si cerca di accontentare tutti.
Non è previsto che ci sia l'esclusività per quanto riguarda gli edifici che hanno una valenza architettonica, perché, se noi parliamo di patrimonio culturale e artistico, il luogo di culto può essere un edificio storico, ma può essere anche un edificio moderno. Non è che noi con questo provvedimento, con questo istituto, possiamo dare la discrezionalità se l'edificio è artistico, è più artistico, se ha il Caravaggio dentro. Si valuta il progetto. Non è che la questione artistica centri. La questione artistica è un grande dramma del nostro Paese, condivido con Valdegamberi, ma non lo risolvi facendo il giro dei soldi delle opere di culto. Lo risolvi intervenendo in maniera diversa, ma non è oggetto del Consiglio di oggi.
Abbiamo sentito parlare di capannoni. Non è così perché, quando si parla di luoghi di culto, non è che se uno si fa il capannone abusivo del supermercato e va a pregare vuol dire che passa da essere abusivo a luogo di culto, se deve chiedere il contributo. Le confessioni che sono riconosciute in Italia saranno una ventina. Ho visto, sono venti. C'è quella ebraica, c'è quella buddista, c'è la chiesa anglicana. Ci sono, però, una serie di edifici di culto gestiti dai privati. I culti sono centinaia. Magari noi conosciamo due tipologie, quelli più vicini e quelli più lontani a noi, ma sono centinaia: gli anglicani, gli evangelisti, i buddisti, i naturalisti. Ce ne sono tanti.
Signori, non è che quei 270.000 euro sono soldi delle tasse che pagano solamente quelli di un culto. Decidiamo che quel tipo di tasse, che generano questo gettito fiscale, se uno è musulmano, visto che il suo edificio non rientra, non le deve pagare. Le tasse le paghi in base alla tua ragione sociale, fiscale, non le paghi in base a quale Dio credi.
Quindi, nel momento in cui avanti l'erario, anche l'erario regionale, i cittadini sono tassabili in base a quelli che sono gli istituti di persona giuridica, società fisica, non è che dopo la redistribuzione della ricchezza che avviene da questo gettito fiscale può essere data in base al tipo di credo che uno ha. Ci può essere una persona che magari ha un culto che non rientra in questi, ma con le sue tasse ha generato questo tipo di reddito.
Non è una questione ideologica, colleghi, è una questione pratica. Nell'ingresso del gettito non distinguiamo culto, nazionalità, niente, ma quando dobbiamo chiedere le tasse, che sia l'IRPEF, che sia l'IRES, che sia il bollo auto, vanno pagate in base al tuo status socioeconomico.
Se, però, devi avere dei diritti, perché io credo che sia un diritto poter attingere per il proprio credo a strumenti che servono a migliorare i luoghi di culto, non puoi, perché vediamo dopo il culto della persona, e fortunatamente non siamo andati oltre, al colore della pelle o altro.
Sul fatto di strumentalizzare quello che avviene nei capannoni, guardate che avvengono cose belle e cose brutte dappertutto, nei capannoni, nei palazzi dei Consigli regionali e comunali. Le persone brave e le persone meno brave ci sono dappertutto, non puoi identificarle in base a una religione, a un partito, a un segmento socioeconomico. Però, fare questa cosa così limitativa credo sia un segnale distorto della ridistribuzione del provento della fiscalità pubblica.
Magari quei soldi vengono da un gettito, che chi ha quella religione che a voi sembra poco vicina, come diceva qualcuno, ha pagato soldi per generare quei 270.000 euro. Oggi va e si sente dire: "ti no, per pagare ti si come mi, per averli non ti si come mi" (espressione dialettale ). È un atteggiamento – lo dico con serenità – discriminatorio. Tutti sono uguali nel pagare, ma qualcuno è diverso nel ricevere. E non diverso fiscalmente o socialmente, diverso per una questione di culto. Questo è un principio che non funziona bene, ragazzi. Decidete chi, decidete come, ma o si è tutti uguali sempre o non si è tutti uguali mai. Questa è una cosa importante.
Credo che ci sia poco da dire "colpa tua, colpa mia, tu la vedi così, tu la vedi colà". No, noi la vediamo, colleghi, come la vede la Giunta regionale del Veneto. Noi, colleghi, la vediamo come il presidente Zaia e il suo Esecutivo l'hanno vista nel momento in cui ci hanno proposto questo testo.
Ai colleghi che ci hanno preceduto dico: avete qualcosa contro questa formulazione che proponiamo? Per carità, prendetevela con il presidente Zaia. Ha portato lui questa formulazione, mica noi. Noi facciamo il nostro lavoro di ripristino del testo iniziale.
Anche qui, collega, non la cito, ma tanto può intervenire lo stesso, se vuole. Parliamoci con serenità, senza fare demagogia. Oggi è nato uno scontro, sono nate delle barricate in Aula, perché quello che noi chiediamo di inserire a voi non va bene. Ma, ripeto, quelle barricate, dovevate farle con il presidente Zaia e la sua Giunta, perché è lui che ha inserito quella parola nell'ordinamentale. Noi non ce lo saremmo mai sognati se non ci fosse stato questo spunto che ci è stato dato.
È evidente, però, che nel momento del dibattito, per chi non è stato in Commissione, è giusto anche che lo diciamo, quando a un certo punto nasce in un dibattito serrato con il Dirigente questo...
Presidente, vedo una riunione lì. Se vuole, mi fermo e quando ha finito il collega Formaggio continuo. Grazie. Se vuole, mi fermo, tanto tempo ne ho.
La verità è che, quando è iniziato il dibattito, colleghi, e il Dirigente ha spiegato bene, dopo due o tre Commissioni, non la prima, due o tre Commissioni, a cosa si andava incontro, la verità è stata che Fratelli d'Italia ha detto: "Togliete quella roba là". Punto. Addirittura, avevano detto: "Togliete tutto l'articolo". Dopo, siccome bisognava dare la risposta ai Comuni, non si è fatto.
È evidente che un ordine perentorio di Fratelli d'Italia ha smontato le indicazioni della Giunta della Regione Veneto, perché, se fosse come diceva la Presidente, colleghi, che ci siamo arrivati con un dibattito in Commissione, io che sono un cultore dell'autonomia delle Commissioni e del Consiglio, avrei detto: "Colleghi, avete ragione, la Commissione ha prodotto questo testo". Ma per tre o quattro sedute siete stati tutti zitti finché Fratelli d'Italia non vi ha ordinato perentoriamente di eliminare l'articolo e, nel migliore dei casi, eliminare "o privati". Me lo ricordo, eravate alla mia sinistra, testuali parole: "(espressione dialettale) l'articolo". Quando dopo qualcuno gli ha spiegato che c'è una risposta da dare ai Comuni, ha detto: "allora (espressione dialettale) via privati", basta. Dopo tre Commissioni che voi portavate avanti – e chiudo, Presidente – questo testo, non vorrei proprio sbagliare, ma qualcuno della Lega, se prendo i verbali, difendeva...

PRESIDENTE

Consigliere, vada verso la chiusura. Anzi, chiuda perché il tempo è scaduto.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Se non mi interrompono, sì, sennò mi fermo.

PRESIDENTE

Certo, Consigliere.
Vada avanti e chiuda. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Presidente, forse credono di essere allo stadio.
Presidente, chiudo dicendole che qui ho i verbali della Commissione e qualche autorevole Consigliere della Lega ha difeso la parola "privati" fino a prima dell'ordine di Fratelli d'Italia. Ho i verbali.
L'avete difesa la parola "privati" fino a prima dell'ordine di Fratelli d'Italia.

PRESIDENTE

Intervengo sull'ordine dei lavori. Mi scuso con il capogruppo Pan, però prima di intervenire ho preferito farmi dare il verbale della seduta per evitare di dire cose che non sono corrette rispetto all'Aula.
Intervengo su quello che è successo prima con il consigliere Valdegamberi che, come tutti i Consiglieri, ha diritto di difendere le proprie ragioni. Ringrazio, poi, la collega che ha portato l'emendamento per riprendere sul punto di cui stavamo discutendo. Purtroppo, il consigliere Valdegamberi ha insultato la Presidenza. Quindi, è andato ben oltre quella che è la difesa del proprio comportamento.
La invito a tacere. Leggo all'Aula, perché credo che sia giusto che si legga quello che è successo: "No, non interrompa, non stia a interrompermi, perché è maleducata. Diritto di che? A essere stupida? Diritto a essere stupida!!".
Bene, ai sensi dell'articolo 79, comma 2, io posso espellerla da quest'Aula, perché lei è andato oltre nei confronti della Presidenza.
Consigliere Sandonà, no. Consigliere Sandonà, ha dato della stupida alla Presidenza, non a Francesca Zottis, alla Presidenza. Non l'ho sentito io, è scritto. Io adesso interrompo di nuovo l'Aula, interrompo di nuovo i lavori dell'Aula, perché non si usano gli insulti. Che sia io, che sia il presidente Finco, che sia il presidente Ciambetti, la Presidenza non va insultata. Punto.
Adesso si interrompono, per cinque minuti, di nuovo, i lavori dell'Aula e dopo valuteremo cosa fare.
Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 15.54
La Seduta riprende alle ore 16.08

PRESIDENTE

Riprendiamo con l'intervento del capogruppo Pan. Ricordo che siamo sull'articolo 11. Prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente. Dopo un po' di confusione in Aula, cercherò di stemperare gli animi. Magari diamo una mano contribuendo al recupero di qualche dolmen dei druidi della Lessinia, ma sarà per un'altra volta.
Giusto per puntualizzare, il contributo è pari a 270.000 euro, per cui, conoscendo i meccanismi dei bandi che di solito vengono fatti in questo senso è un po' difficile escludere la pletora dei richiedenti, se ne accettiamo venti, sono 10.000-15.000 euro ciascuno, somma che potrebbe servire per restaurare un pavimento, installare un condizionatore o fare un impianto elettrico.
Detto questo, ricordavo al collega Montanariello che, poiché il nostro è uno Stato laico e siccome la contribuzione delle tasse è di tutti, che, quando facciamo la dichiarazione dei redditi possiamo destinare alle confessioni religiose l'8 per mille per affari anche di questo genere. Quindi, se uno è di una religione "X" o di una religione "Y", mette la sua firma sull'8 per mille e dà alla confessione il contributo che deve ricevere, liberamente, con le proprie tasse. È giusto? Qualcuno qui è un commercialista e, quindi, sa benissimo, meglio di me, come funzionano queste cose. Quindi, non vedo perché noi dobbiamo distinguere questo, quell'altro o quell'altro. Qui si dà a delle confessioni pubbliche, in cui i Comuni partecipano, dove spesso e volentieri abbiamo capitelli e chiesette. Era tradizione cattolica veneta mettere il Sant'Antonio su ogni crocicchio delle strade. Una volta era Mercurio, poi è stato sostituito da Sant'Antonio. Se andate in Brasile a vedere dove sono i nostri emigrati che sono partiti nell'Ottocento, troverete su ogni bivio di strada il capitello di Sant'Antonio, che di solito è proprietà della comunità, del Comune eccetera. Quindi, diamo una mano a sistemare probabilmente piccole cose. Del resto, con 270.000 euro non sistemiamo certo un affresco. Penso all'affresco da poco restaurato a Pieve di Cadore del nostro Tiziano. Quindi, è chiaro che facciamo un intervento di minima su alcune cose, su alcune cose in cui i Comuni possono intervenire.
Venendo ai privati, generalmente sono confessioni che sono arrivate da fuori, a parte le confessioni che sono generalmente tradizionali qui, e spesso e volentieri usufruiscono anche di contributi esteri. Abbiamo parlato dell'Islam. Ebbene, sappiamo benissimo che, quando scoppiò la guerra in Kosovo o in Bosnia, tutte le moschee sono state restaurate degli iraniani. Non lo sapevate? O dagli arabi. Hanno contributi che provengono dall'estero che danno una mano, giustamente, ai loro fedeli. E non c'è nulla di male. Come succede spesso con i calvinisti, che sono svizzeri, oppure con gli evangelisti o i luterani. C'è un'altra rete che li aiuta. Ad esempio, le chiese ortodosse prendono contributi da altre nazionalità o da congregazioni anche estere.
Questa, secondo me, è la maniera giusta di concludere questa polemica pretestuosa e inutile di trasportare noi della maggioranza a dire che alcune confessioni, magari quella cattolica, quelle più tradizionali, ci sono più vicine e a cui siamo più legati per nostra cultura, per nostro studio, per nostro provenire rispetto ad altre che vengono dall'estero. Ognuno può credere a chi vuole, l'importante è che comunque faccia bene la sua parte in questa società.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la capogruppo Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Giusto per raccogliere l'invito del consigliere Pan e, dunque, evitare polemiche che rischiano di portarci lontani dalle finalità della norma, la prima considerazione deriva dalla valutazione di quanta distanza c'è tra ciò che si scrive e ciò che si dice. Se l'obiettivo dell'intervento proposto dalla Giunta è estendere la platea dei soggetti che possono presentare istanza per questo tipo di intervento, alla luce dell'eterogeneità delle situazioni, ha ragione la Giunta. Siccome ci siamo accorti che questo tipo di contributi non arrivava esattamente sempre a destinazione, perché la norma era troppo limitata, la necessità di allargare, specificando chi può presentare istanza, non esclusivamente alla confessione religiosa, ma anche qualora la proprietà dell'immobile non sia direttamente connessa alla confessione religiosa, ma sia di altra natura, è una modalità di estendere la possibilità di accedere al contributo. Tuttavia, da questo punto di vista eliminare le parole "o private" non limita il diritto degli Enti locali, ma è una modalità di farsi carico della complessità della situazione.
Mi sarebbe piaciuto comprendere la risposta della presidente Rizzotto rispetto alla considerazione che ha fatto la consigliera Luisetto, esattamente in che modo, se l'obiettivo è quello che la Presidente ha dichiarato in quest'Aula, cioè, agevolare gli Enti locali, quella parola "o private" incide o limita questo diritto, perché non c'è nessuna limitazione. Anzi, poiché la finalità della norma è finanziare una parte di interventi di manutenzione per gli edifici di culto, informo che esistono edifici di culto cattolico di proprietà privata, che sarebbero stati inclusi con il "o private" di cui sopra e che oggi con la formulazione che la Commissione, nella sua autonomia rispetto alla Giunta, ha applicato saranno escluse dall'intervento. Perché? Più per il timore che quel "o private" allarghi la platea che per la necessità di perseguire la finalità legittima che ci si era dati con questo intervento, perché ciò che distingue, ai fini della norma, chi può presentare l'istanza e chi no non è la natura giuridica della proprietà, semmai il vincolo di destinazione d'uso dell'edificio, cioè, appunto, il culto religioso, qualunque culto sia.
Noi, quindi, per prevenire eventuali allargamenti eccessivi, finiamo per snaturare il senso dell'intervento legislativo. Anche da questo punto di vista togliamo dal mirino l'obiettivo che ci siamo dati con questo tipo di intervento, che a me sembrava sulla carta, nelle intenzioni della Giunta, un intervento con una finalità di semplificazione. "Chi fa l'istanza per accedere al contributo qualora la proprietà dell'immobile non sia del culto religioso?", ci chiedevano gli Enti locali. Ma magari non solo gli Enti locali, anche altre società o soggetti di natura privata che hanno luoghi di culto cattolico potevano farci la stessa domanda.
Finiamo per costruire una norma che ha addirittura profili discriminatori. Infatti, io mi chiedo perché rispetto a due chiese simili di culto cattolico, una di proprietà dell'Ente locale e una di proprietà di una fondazione di natura privata, stiamo facendo una norma con la quale la prima ha diritto al contributo, la seconda no, quando non c'è alcun riferimento nella finalità della legge che noi andiamo a modificare di sostegno agli Enti locali. L'obiettivo di questa legge non è finanziare gli Enti locali per interventi di manutenzione su edifici di propria proprietà. La finalità della norma dovrebbe essere quella di finanziare la manutenzione straordinaria del patrimonio edilizio degli edifici di culto, non gli Enti locali, anche se magari sono amministrati da amici nostri, peraltro Enti locali che hanno altre fonti di finanziamento spesso di risorse proprie con cui contribuire al finanziamento di questo tipo di lavoro.
Noi, quindi, non solo scriviamo una cosa diversa da quella che diciamo di voler perseguire, ma addirittura arriviamo al punto, nell'autonomia della Commissione, di snaturare la finalità della legge, che dovremmo conoscere, e agevolare gli Enti locali rispetto ad altri soggetti. Io credo che non stiamo facendo un lavoro adeguato alle richieste che, invece, dai territori, che siano Comuni, che siano culti religiosi, che siano società private, arrivano alla Regione per interpretare e applicare la legge regionale di cui stiamo andando a modificare un articolo.

PRESIDENTE

Grazie.
Ha chiesto di intervenire la capogruppo Ostanel. Prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Anch'io fuor di polemica, però giusto per aggiungere un tassello a questa discussione, che, come sempre accade in quest'Aula, non va al punto del tema. Vi ricordo, infatti, che il rischio che voi stessi state cercando di prendere in carico togliendo le parole "o private" è un rischio che, secondo me, c'è fino a un certo punto. Vi ricordate bene – penso lo sappiate, dato che ci avete lavorato voi – che nel 2016 avete approvato una legge urbanistica che era stata definita come legge "anti-moschee", per cui per aver riconosciuto un luogo di culto dentro uno di quei capannoni che voi citate oggi, comunque, i cittadini musulmani non lo possono fare. Infatti, quello che viene fatto lì dentro è un'attività di un'associazione culturale.
Allora io mi chiedo davvero se la politica, noi in questo caso, sta discutendo della realtà della vita dei veneti, veneti che sono anche di religione musulmana. Sappiatelo e ricordatelo: votano, molti di loro votano, e di certo non votano tutti di qua. Due, perché il tema che stiamo affrontando è un tema assolutamente essenziale e chiave, considerato che quello che sta accadendo in questo Paese è che, lasciando le maglie larghe, noi non abbiamo l'opportunità di riconoscere quello che accade dentro certi luoghi di culto. Vi chiedo davvero se siete mai stati dentro una moschea, che non si può chiamare moschea in questo Paese, ma si chiama associazione culturale, dove vengono svolte delle attività anche di preghiera. Ebbene, credo che lì dentro non accada nulla di strano, se non delle persone che vogliono semplicemente professare liberamente, com'è possibile fare in Italia, una loro cultura e una loro religione.
In Commissione, di cui faccio parte, ho assistito a questa discussione un po' surreale. Ero lì che guardavo davvero stupita. Peraltro, avevo fatto anche un emendamento dove cercavo, invece, di ampliare le maglie proprio per i Comuni, come si diceva prima, e cioè l'idea che ci siano realtà pubbliche e private, ma anche realtà del terzo settore, perché tante volte la proprietà di quegli immobili, indipendentemente dal culto che vogliamo ritenere essere quello corretto, è anche in mano a enti del terzo settore. Quindi, addirittura io avevo proposto di aggiungere una fattispecie. Ovviamente, quell'emendamento non è stato approvato.
Il tema che stiamo discutendo oggi in Aula mostra chiaramente che non siamo assolutamente capaci, pronti, probabilmente tutti, di fare una discussione di un certo livello, perché noi stiamo togliendo l'opportunità ai Comuni, come si diceva prima, di non poter riconoscere questi contributi anche a realtà che ce l'hanno in proprietà, ma sono privati, solo perché stiamo facendo una discussione il cui fondamento reale probabilmente non è così fondato, dal momento che voi avete approvato una legge anti-moschee nel 2016, per cui in questa Regione è impossibile, come in altri territori, fare in modo che si riconosca quello come un luogo di culto, quindi in qualche modo non avrebbero potuto partecipare a questi contributi.

PRESIDENTE

Grazie.
Mettiamo in votazione l'articolo 11...
Colleghi, vi invito a chiedere la parola prima che io apra la votazione.
Prego, consigliere Montanariello. La invito a stare nei tempi. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Mi scusi, non mi sono prenotato prima perché volevo capire se c'erano altri interventi, essendo io già intervenuto sull'emendamento.
Abbiamo fatto tutto ciò che era possibile per rendere questo punto all'ordine del giorno votabile, abbiamo fatto tutto ciò che era nelle nostre competenze per far sì che l'attuale articolo 11 del Capo Terzo avesse un taglio non discriminatorio, ma purtroppo così come impostato ha un taglio discriminatorio sotto due valenze, una tecnica e una culturale. Su quella culturale non mi soffermo più di tanto, perché chi ha seguito il dibattito ha chiaramente potuto evincere, come è emerso anche nella distinzione tra fede, culto, l'uno o l'altro, come ci siano da parte di alcuni soggetti legislatori, anche in quest'Aula, realtà più vicine e realtà più lontane.
Quando una persona di mestiere fa il legislatore, come noi, seppur per un periodo breve o più o meno lungo della propria vita, credo debba darsi l'obiettivo di non voler rappresentare solo chi è più vicino, ma di sentire il dovere di rappresentare tutti.
Noi non lavoriamo su un bilancio che viene rimpinguato dalla fiscalità di chi ci sta più vicino, ma lavoriamo su un bilancio che viene costruito e rimpinguato con la fiscalità di tutti: di chi ci vota, di chi non ci vota, di chi non vota proprio, di chi crede in qualcosa, di chi crede in qualcos'altro. Per questo il dibattito impostato così, sotto l'aspetto anche morale, se posso usare questo termine, credo non sia prettamente attinente. Secondo noi, lo ripeto, quando fai delle leggi non puoi rappresentare solo chi ti sta più vicino, ma devi farle a carattere collettivo, pur dando dei tagli e delle sfaccettature.
È la morte della produzione di una legge uguale per tutti infilarla sul binario "ce ne sono tanti (tradotto da espressione dialettale), quello mi è più vicino, quello mi è meno vicino, ragiono con quello". No. Ricordatevi che tutti saremo sempre minoranza di qualcosa, lavorativamente parlando, culturalmente, linguisticamente. Se cominciamo a fare qualcosa in un settore, poi in un altro e in un altro ancora, ognuno di noi sarà minoranza di qualcosa nella vita, anche lavorativamente, anche nel proprio ruolo, politicamente e culturalmente. Credo che lo scalino vero da superare sia quello di fare leggi che stiano più o meno in piedi a carattere collettivo.
Sotto l'aspetto tecnico – ripeto – credo sia qualcosa di viziato chiedere indiscriminatamente nella fiscalità generale le tasse per tutti. Tu paghi le tasse, paghi il bollo se hai la macchina, non in base a chi vai a pregare la domenica, il lunedì, il martedì. Paghi le tasse, l'IRES, l'IRPEF non in base a quello. Oggi ripartire questi proventi della fiscalità generale in modo non equo rispetto a come noi li incameriamo è una cosa sbagliata. Non solo a nostro avviso. Se togliamo il tema moschee, chiese, calvinisti, evangelisti e lo improntiamo su un altro tema, non potete non dire che è sbagliato. Non potete fare una difesa di partito su questo.
Questa cosa limita anche i Comuni. Quando la Giunta ha predisposto quel testo così lo ha fatto perché probabilmente anche alla Giunta qualcuno sarà andato a dire che ci sono realtà dove la parola "privati" può agevolare anche alcune procedure negli Enti locali. Lo diceva prima qualcuno: ci sono luoghi di culto cattolici, cristiani, chiamateli come volete, che magari appartengono a una fondazione. Mi viene in mente l'Isola di San Giorgio, della Fondazione Cini. Dentro ci sono delle cappelle cattoliche. Appartengono a una fondazione. Domani non possiamo chiedere all'Isola di San Giorgio di fare questo intervento, perché appartengono a una fondazione.
Il fatto di volersi chiudere sempre in sé stessi non è una questione puramente ideologica, ma genera una norma praticamente poco abile.
In questi tre secondi che restano dico che il nostro voto sarà convintamente contrario a questo articolo.

PRESIDENTE

Grazie.
Se non ci sono altri interventi per dichiarazione di voto, dichiaro chiusa la discussione sull'articolo 11.
Metto in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 12.
Emendamento n. B0014 presentato dalla consigliera Baldin, Capo 4, articolo 12, comma 1, sostitutivo, che prevede:
Il co. 1 è così sostituito:
1. Al comma 1 dell'articolo 46 della legge regionale 03 novembre 2017, n. 39 , le parole: "fino al 2 per cento degli alloggi da assegnare annualmente; tali alloggi possono essere attribuiti anche ai diversi soggetti", sono sostituite con le seguenti: "fino a 2 alloggi tra quelli da assegnare annualmente ovvero, qualora il numero degli alloggi da assegnare annualmente sia superiore a 100, fino al 2 per cento di tale numero; tali alloggi possono essere attribuiti ai diversi soggetti".
La collega Baldin lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. B0014. Parere contrario.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Mi sono messo in nota per tempo stavolta.
Questo articolo potrebbe avere anche una valenza utile, fermo restando che il ragionamento è sicuramente più ampio. Lo dicevo ieri. Credo faccia una cosa sensata, ovvero che gli alloggi da riservare alle ULSS o ai servizi sociali del Comune per finalità che intercettano situazioni di fragilità sociale siano sempre in numero di 2, anche qualora gli alloggi da assegnare annualmente siano meno di 100. Questo perché? Perché la norma oggi prevede il tetto del 2% e ci sono Comuni che hanno una situazione dove, essendo meno di 100 alloggi, il 2% non può essere 2.
Sicuramente è un principio importante, Presidente. È un principio che ci dice che le realtà che sempre più spesso approcciano ai nostri servizi sociali o alle ULSS di fragilità sono sempre di più, le più svariate, le più trasversali. Basta parlare con qualche Assessore al sociale di qualche Comune per rendersi conto che oggi come non mai non c'è un tema solo di emergenza abitativa, ma c'è un tema di casa vero e proprio.
Perché dico questo? Perché, soprattutto in quei Comuni turistici dove tu vuoi, pur con il contributo pubblico comunale di sostegno all'affitto, far sì che la persona che ha fatto tutto l'iter con i servizi sociali abbia un riconoscimento con il contributo all'affitto, che sia quello regionale o comunale, ci sono realtà dove non trovi casa. La casa non c'è.
Faccio l'esempio dei Comuni turistici. Io vengo da uno di quelli. Tu puoi avere il reddito più bello e più alto del mondo: non trovi case in affitto e sei costretto ad andar fuori. Solo che, se questo avviene a una persona che ha uno stipendio importante, può anche permettersi di andare fuori. Se avviene a chi deve andare nelle agenzie immobiliari per cercare una casa dicendo di avere un contributo pubblico... Quando si ha un contributo di sostegno sappiamo bene che il mercato privato, per dare una casa, vuole delle garanzie. Credo non sia un'eresia questa cosa qui.
Questo provvedimento, che tenta di aiutare un po' le situazioni nei Comuni più piccoli, dove si può presentare il caso alla porta e dire che, magari, un Comune non ha neanche due abitazioni da mettere a disposizione, credo possa vederci su questo punto non contrari.
Un ragionamento un po' più ampio, però, lo dico alla Giunta, in questo momento va fatto. Va fatto perché bisogna, prima o poi, pensare di intervenire una volta per tutte sul tema della casa delle ATER. Vi faccio un esempio. Noi ci tratteniamo anche quei 6 milioni del 4 per 1.000 che vengono presi in virtù dell'articolo 34 della legge sulle ATER, che dice che il 4 per 1.000 va alla Regione. Il tema è uno: non reinvestendo quei soldi, dopo ci troviamo di fronte a questi provvedimenti dove, magari, c'è un Comune che ha 100 appartamenti, però 60-70 sono sfitti perché non ci sono i soldi per metterli a posto. Se guardo il patrimonio immobiliare di Venezia, non vorrei sbagliare i numeri, su circa 10.500 unità siamo su una "sfittanza" del 23%, in molti casi perché non ci sono i soldi per sistemarle.
Assessore, vedevo un provvedimento pubblicato da Federcasa che ha fatto il Friuli-Venezia Giulia con il presidente Fedriga, che ha stanziato 35 milioni sulle ATER per politiche di intervento, di restauro. Vi sto citando un Presidente di Regione della Lega. Non sto facendo un ragionamento patriottico. L'IRPEF non è neanche una scusa. Non avremo i 35 milioni come il Friuli. Magari l'assessore Calzavara ci dirà che loro hanno l'IRPEF e noi no. Sì. Però abbiamo i 6 milioni che ci teniamo da loro, che potremmo lasciargli. Non abbiamo l'IRPEF. Non pretendo di dargliene in più, ma perlomeno non prenderci quel gettito che viene generato dalle affittanze della parte legata alle ATER.
Chiudo, non la tiro per le lunghe. Questo problema di percentuali, che esiste, è anche legato al fatto che il patrimonio pubblico, da una parte, si riduce sempre di più e, dall'altra parte, Presidente, è sempre meno agibile. Noi arriviamo a questi numeri che ci portano oggi a fare questo emendamento, con Comuni che hanno meno di 100 alloggi...

PRESIDENTE

L'articolo, non l'emendamento.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

L'articolo, scusi. Ha ragione, Presidente.
Se noi arriviamo oggi a fare questo articolo nell'ordinamentale e a mandare la legge con l'ordinamentale, dove si parla di realtà che hanno meno di 100 alloggi, è perché si è innescato quel meccanismo poco virtuoso in base al quale, per sistemare delle case di patrimonio pubblico, ne devi vendere altre. Vendi e aggiusta, vendi e aggiusta, vendi e aggiusta, i Comuni che avranno meno di 100 appartamenti e rientreranno in questa legge, Presidente, per forza maggiore saranno sempre meno.
Così come, inversamente, questo articolo non avrebbe bisogno di trovare spazio per dare risposte... Noi con questo articolo tentiamo di dare una risposta alle ULSS e alla parte legata al sociale dei Comuni. Immaginate se ci fosse la possibilità di avere più abitazioni da destinare a quell'uso: forse non servirebbe questo articolo di oggi, ma allo stesso tempo avremmo più case da mettere a disposizione.
Presidente, noi sicuramente facciamo fatica ad andare contro questo articolo impostato così com'è, però la nostra paura è che questo articolo nasca perché, con questa politica abitativa messa in campo, i Comuni che rientreranno in questo articolo saranno sempre di più, e allora tentiamo di dare una risposta.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo articolo in materia di edilizia residenziale pubblica, che abbiamo inserito nell'ordinamentale, lo abbiamo inserito in sede di Commissione su proposta della Giunta e vuole, di fatto, anticipare anche una revisione ‒ che intendiamo fare, anche con la clausola valutativa che chiediamo spesso alla Giunta ‒ della legge n. 39/2017.
Questa esigenza nasce perché le Amministrazioni comunali possono destinare, con questa norma, in deroga alle procedure ordinarie, fino al 2% degli alloggi per edilizia residenziale pubblica annualmente disponibili a specifici progetti destinati a situazioni di fragilità sociale, a favore delle aziende ULSS o dei servizi sociali del Comune stesso. Questa proposta è destinata alla stragrande maggioranza dei Comuni del Veneto, perché il numero di alloggi di edilizia residenziale pubblica da assegnare annualmente è inferiore a 50 unità. Per cui non possono, di fatto, usufruire di questa possibilità offerta dall'articolo 46 della legge n. 39, quindi attribuire alloggi per utilità e finalità sociali.
A questo, poi, si unisce anche il fatto che diversi di questi Comuni hanno dei progetti in mente, hanno, magari, anche ricevuto finanziamenti con il PNRR. Quindi, abbiamo ritenuto, una volta compresa anche la finalità che ci è stata proposta dalla struttura, di riscrivere questo articolo con l'emendamento della Giunta. Anche in questo caso, come in tutti gli articoli, quasi, lo abbiamo riscritto completamente per raggiungere pienamente questa finalità, che aiuterà sicuramente tanti Comuni. C'era stata l'unanimità della Commissione a favore di questo articolo.
Grazie.

PRESIDENTE

Non vedo altri interventi.
Metto in votazione l'articolo 12.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 13. Vuole intervenire, Consigliere?
Non vedo interventi sull'articolo 13.
Metto in votazione l'articolo 13.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 14.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'articolo 14.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 15.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'articolo 15.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 16.
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'articolo 16.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'ultimo articolo, l'articolo 17.
Metto in votazione l'articolo 17.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Adesso passiamo alle dichiarazioni di voto. Ci sono dichiarazioni di voto?
Intanto vediamo di risistemarlo, sennò intervenga.
Non ci sono altre richieste per dichiarazione di voto.
Consigliere Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Una discussione importante, una discussione iniziata ieri, una discussione che ci ha visto dire tante cose più o meno – più meno che più – condivise; un provvedimento che ci ha portato anche di fronte a grandi enigmi irrisolti su come si continua in Veneto a non avere problemi interpretativi quando continuiamo a normare con testi che fanno riferimento a delle leggi che sono scomparse da 17 anni; un lavoro importante quando abbiamo affrontato tutto quanto il tema della Protezione civile, e tutto il tema di come si tenta di dare contributi con un istituto extra-ordinario, con un tema di strategicità che però in qualche modo è stato calmierato, potendo dopo ricevere le informazioni successive, seppure, colleghi, resta il nodo della strategicità. Una cosa che noi consideriamo che sia in capo al Consiglio regionale, non alla Giunta, perché, ripeto, la Protezione civile è affare di tutto il Consiglio, non solo di una parte della Giunta, perché il Consiglio fa le leggi, le opere e la pianificazione di ciò che riguarda i temi regionali stanno in capo al Consiglio. Non può essere che la Protezione civile, quando si discute, sia un tema dove quasi bisogna avere paura di discutere perché sia patrimonio esclusivo del dibattito politico di qualcuno.
Noi vi diamo una brutta notizia: pur avendo la strada in salita, vogliamo infrangere questo dogma che la discussione della Protezione civile è una cosa relegata a pochi. Noi crediamo che ci sia una Protezione civile eccezionale, in questo Veneto. Anche noi spesso vogliamo capire come poterla aiutare, se ne siamo in grado, come poterla valorizzare. Se c'è bisogno di una pianificazione, ci auguriamo che passi dal Consiglio. Assessore, se vuole, ne abbiamo discusso stamattina, se era in Aula, magari... Assessore, se vuole, le lascio la parola.

PRESIDENTE

Vada avanti, Consigliere. Grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Per rispetto, c'è un Assessore...

PRESIDENTE

Vada avanti, grazie.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Noi, pur considerando questo pezzo della nostra società veneta, ovvero la Protezione civile, qualcosa di importante, rivendichiamo quello che – signori, non prendiamoci in giro – molto spesso accade. È un dibattito riservato ad alcuni contesti, quasi abdicato dal Consiglio ad una parte di Giunta.
Non è che noi siamo in grado di fare meglio di chi lo fa, non abbiamo l'ambizione di essere i tuttologi del caso, però abbiamo l'ambizione di volerne discutere qualche volta di più, di voler capire come vanno le risorse, se si dice che queste vengono date extra bando, di capire cosa si intende su un tema di interesse strategico, invece di rientrare nell'ordinarietà dei bandi.
Credo però che questo articolo ci abbia aiutato, come questo progetto di legge, a capire che dovremmo cominciare a interessarci di più di Protezione civile, e lo dico nel modo più propositivo che ci possa essere nella mia affermazione.
È giusto che tutti la valorizziamo, non solo alcuni pezzi di politica.
Abbiamo affrontato un tema molto spinoso che è quello degli enti di bacino e dei rifiuti. Noi continuiamo ad essere convinti che non abbiamo dato diritti in più, ma abbiamo tolto diritti a qualcuno. La chiudo così. Il dibattito è stato lungo, però non si può passare dallo spot "padroni a casa nostra" a dover decidere voi a casa degli altri chi si siede a tavola nelle loro aziende, nei loro tributi e nella loro gestione, molto spesso frutto e figlia, per chi ha fatto l'amministratore locale, di anni e anni di rapporti, di concertazione, di lavoro sulle tariffe, di rapporti tra gli Enti e – diciamoci la verità – anche di messa in equilibrio di alcuni percorsi tributari difficili.
C'è quello che paga un po' di più il rifiuto e un po' meno l'acqua. è un grandissimo lavoro che i nostri amministratori locali quotidianamente mettono in campo, e mi sento, al netto del colore, di riconoscerlo perché, quando oggi un'Amministrazione locale con questa crisi va a trattare i tributi, è giusto che sia dato riconoscimento del lavoro fatto a monte e in maniera pregressa e non ci sia la Giunta regionale che, sentiti tutti, senza che però nessuno possa mettere veti a nessuno, "decido io".
Non è così – ripeto e mi assumo la responsabilità – e per fare un piacere a un paio di Comuni padovani stiamo mettendo probabilmente... perché non è che a dire di sì ad uno dopo riusciate a dire di no agli altri. Dovete spiegarmi le motivazioni di dire sì a uno e no agli altri, e non state a dirmi che il Consiglio comunale fa la delibera. Ci mancherebbe anche che il Sindaco portasse una delibera in Consiglio per chiedere di cambiare bacino e la sua maggioranza gliela boccia. Questo lo consideriamo un altro pezzo negativo di questa vicenda perché, ripeto, autonomisti se la chiediamo, a comandare a casa degli altri senza chiedere permesso... questa è la corrente alterna che vediamo nell'azione amministrativa.
C'è stato tutto il tema – sarò breve, insomma, lo abbiamo discusso pochi istanti fa – degli edifici di culto. Anche lì credo che abbiamo perso un'occasione.
Ma se io metto insieme tutte le cose che ho elencato, credo che noi abbiamo avuto un'occasione importante, che era quella dell'ordinamentale, per risolvere un po' di problemi che qua e là possono esserci nelle norme. Ci siamo dimenticati che era un ordinamentale, ci abbiamo cacciato dentro di tutto, dai contributi straordinari della Protezione civile alla parte legata alle moschee, alla parte legata agli enti di bacino. Non è materia di ordinamentale. Signori, non è materia di ordinamentale. Cari colleghi, se qualcuno ci dice: abbiamo fatto la legge l'anno scorso, dopo ci siamo scontrarti, poi è subentrata la... no, riprendi in mano la legge, la discuti con molta serenità, nel rispetto di tutti, sapendo che questo Consiglio regionale, lo dico con grande orgoglio, Presidente, quando ci sono state cose giuste da votare, non ha mai votato contro. Molte volte ci siamo astenuti per spirito istituzionale anche dove a volte l'ideale politico che avevamo ci metteva in condizioni che, se l'avessimo messo davanti al rispetto per il nostro ruolo amministrativo, avremmo dovuto esercitare un voto contrario e non lo abbiamo fatto. Perché tentiamo, nonostante i nostri limiti, di fare le cose bene, non riuscendoci sempre, sbagliamo tutti, forse voi no, ma noi sì, però l'impegno ce lo mettiamo.
Oggi abbiamo perso una grande occasione per fare un ordinamentale, invece è diventato un minestrone di cose nel dimenticatoio, richieste della Giunta, equilibri politici più o meno di maggioranza, portando un testo che – lo dico con tutto il rispetto, a malincuore perché delle cose dentro potevano essere condivisibili – è diventato un testo invotabile, un testo che non fa bene al nostro Consiglio regionale, perché anche questa volta abbiamo tolto un pezzettino di competenza al Consiglio regionale, anche questa volta abbiamo tolto un pezzettino di competenza ai Consiglieri regionali. Ieri con quello della Terza, oggi con quello della Seconda, ancora una volta decidiamo che i provvedimenti e le cose che fa la Giunta sempre meglio devono passare dalla testa dei Consiglieri. Io capisco che in Giunta sia aperta la campagna elettorale, ma lasciateci le briciole del dibattito almeno. Io capisco che per qualcuno è già partita la campagna elettorale, ieri si vedeva sui Consorzi di bonifica, l'abbiamo visto sulle scuole e l'abbiamo visto su altri temi, ma lasciateci l'onore del dibattito. Qualcuno ci ha votato, meno di quelli che hanno votato voi, ma vi diamo una brutta notizia: ci siamo anche noi e questo dibattito vogliamo prendercelo tutto nell'interesse dei cittadini veneti che molto spesso io vedo, credo, ma quello che accade in questi giorni ce ne dà conferma, non è che siccome vi ha votato vi dà sempre ragione perché i voti dopo tornano.
Io capisco che è partita la campagna elettorale di qualcuno, ma ha fatelo senza svuotare il ruolo del Consiglio che, a nostro avviso, al netto di chi guida il timone di questa nave, deve essere comunque inclusivo, al di sopra delle parti e trasversale. Questo provvedimento è quindi assolutamente invotabile per noi.

PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire la presidente Rizzotto.

Silvia RIZZOTTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo è il voto finale su "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2023 sulle materie attinenti alla Seconda Commissione". Devo dire che è un testo in linea con quelli degli anni scorsi, forse anche più contenuto come argomenti, perché negli anni scorsi vi era ben più quantità anche di articoli e di temi da trattare. Abbiamo cercato anche di limitarlo sinceramente e su questo ho trovato un'ampia collaborazione anche da parte della Giunta, che ha mirato solo su alcuni temi, quindi, rientra pienamente nell'ordinamentale. Abbiamo semplificato alcune cose e siamo andati incontro ad alcune richieste del territorio. Penso a quella dei Comuni sull'edilizia residenziale pubblica, che non potevano sennò accedere a quel 2% di alloggi per finalità sociali. Penso anche ad altre richieste per inserire anche una fattispecie che non c'era nella legge vigente, quella dell'eventuale modifica di un bacino di appartenenza per il servizio dei rifiuti, però sempre dando l'ultima parola alla Regione, valutando chiaramente poi tutti i pareri dei soggetti in campo.
Abbiamo anche di fatto inserito una norma che riguarda la Protezione civile perché, come ci ha spiegato più volte che in Commissione l'Assessore, questa era presente una volta nella precedente normativa, non l'abbiamo inserita nella riforma e abbiamo ritenuto a maggioranza, è vero, che fosse opportuno ripeterla, quindi ri-prevederla, però abbiamo messo dei paletti anche col fatto che poi la Giunta ci comunichi con tempestività per quali interventi intende dare questi contributi straordinari per interventi strategici regionali.
Certo, su alcuni temi noi sapevamo che le posizioni erano molto diverse. In Commissione abbiamo discusso per diverse sedute. Abbiamo approfondito ogni articolo. Alcuni sono stati anche inseriti. Ho inserito io stessa anche quello sui Parchi per la rendicontazione dei parchi regionali del Veneto, per formalizzarlo nella legge vigente. Abbiamo inserito alcuni adeguamenti normativi, quindi la manutenzione delle norme su leggi sovraordinate. Di questo ringrazio anche il Legislativo del Consiglio, il dottor Schiavon, che ci ha anche detto in quell'occasione che c'era ancora qualche altro punto da modificare, e quindi abbiamo recepito anche i suoi emendamenti. Ringrazio per la collaborazione che vi è stata e che non è mai mancata tutti i dirigenti regionali delle varie materie, che sono sempre venuti in Commissione e hanno sempre dato il loro supporto, come anche gli Assessori, che sono stati sempre presenti e attivi.
Un particolare ringraziamento va al Legislativo del Consiglio, perché è per noi una risorsa preziosa e utile in quanto abbiamo materie molto tecniche. Senza il dottor Schiavon e il dottor Giachetti il nostro lavoro sarebbe molto più difficile. Per ultimo, ringrazio anche il dottor Simionato, dirigente della Seconda Commissione, che poi mette insieme il tutto e dà sempre un apporto importante anche in Commissione, dove il dibattito c'è stato, ci siamo confrontati. Questa volta devo dire, però, che in qualche occasione sono stati usati toni un po' accesi e a volte anche violenti, anche con brutte parole. In un paio di occasioni, infatti, ho dovuto sospendere anticipatamente la Commissione. Anticipatamente vuol dire alle 13.15. Del resto, le nostre sedute di Commissione generalmente sono un po' lunghette, a dir la verità, rispetto alle altre. Però, quando si è esagerato con i toni e si è andati anche sulle offese, ho dovuto sospendere. Ma le varie richieste e istanze venute dai Consiglieri le abbiamo tutte recepite, le abbiamo tutte discusse e valutate. Abbiamo proposto emendamenti per soddisfare le richieste di tutti. Poi, come sempre avviene, dopo una lunga discussione si fa sintesi e si decide. Quindi, la maggioranza ha votato questi articoli e li ha proposti. Anzi, moltissimi articoli sono stati votati all'unanimità in Commissione, mentre oggi vedo che abbiamo sempre avuto un'astensione. Probabilmente la coerenza è di un altro mondo, non di tutti. Però, ripeto, tutte le proposte sono state valutate.
Penso, in conclusione, che il lavoro sia stato egregio, anche lungo e impegnativo, dato che gli argomenti sono tanti, e penso che anche qui abbiamo dato un aiuto e un miglioramento ad alcune norme regionali e un miglioramento anche per i veneti, per cui il voto della maggioranza non può che essere positivo. Ringrazio tutti coloro che hanno collaborato.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Presidente.
Dichiaro chiusa la discussione.
Metto in votazione il progetto di legge n. 191, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
9



DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "RENDICONTO GENERALE DELLA REGIONE PER L'ESERCIZIO FINANZIARIO 2022". (PROGETTO DI LEGGE N. 201) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 17/2023)

Relazione della PRIMA Commissione Consiliare
Relatore: Consigliere Sandonà
Correlatrice: Consigliera Camani

PRESIDENTE

Passiamo al punto successivo, PDL n. 201.
La parola al relatore, consigliere Sandonà.

Luciano SANDONÀ (Zaia Presidente)

Grazie.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il progetto di legge n. 201, relativo al "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2022", è stato deliberato dalla Giunta regionale il 28 aprile 2023, mettendo il Consiglio regionale nella condizione di approvarlo entro il 31 luglio; nel rispetto, dunque, del termine previsto dall'articolo 18 del decreto legislativo n. 118/2011, una volta acquisiti i pareri espressi dalle Commissioni consiliari per gli aspetti di rispettiva competenza, oltre che dal Consiglio delle Autonomie locali e all'indomani dell'avvenuta parifica, in data 4 luglio 2023, della Sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei conti.
Il rendiconto generale è uno strumento imprescindibile, attraverso cui il Consiglio può conoscere e valutare l'attività svolta dall'Esecutivo nei dodici mesi trascorsi.
Quello relativo all'esercizio 2022, necessariamente redatto sulla base degli schemi previsti dal decreto legislativo n. 118/2011 è composto da: il conto del bilancio, con relativi allegati, che dimostra i risultati finali della gestione sotto l'aspetto finanziario e fornisce informazioni di natura strettamente contabile; il conto economico, che evidenzia le componenti positive e negative della gestione di competenza economica dell'esercizio considerato, rilevate dalla contabilità economico-patrimoniale; lo stato patrimoniale, che rappresenta la consistenza del patrimonio al termine dell'esercizio.
Le poste finali evidenziate dal rendiconto 2022 sono le seguenti: il fondo cassa al 31.12.2022, pari a 1.289 milioni di euro, è inferiore a quello registrato a fine 2021, che ammontava a 1.462 milioni; i residui attivi, determinati in 5.224 milioni (erano 3.836 al 31.12.2021); i residui passivi, determinati in 4.296 milioni; il fondo pluriennale vincolato ammonta a complessivi 512 milioni; il risultato di amministrazione al 31.12.2022, determinato sommando il fondo cassa con i residui attivi e sottraendo i residui passivi e il fondo pluriennale vincolato, è positivo per 1.705 milioni. Si consolida, dunque, il significativo miglioramento di tale voce, passata da meno 677 milioni al 31.12.2014 a meno 316 milioni al 31.12.2015, a meno 16 milioni al 31.12.2016, a più 356 milioni al 31.12.2017 e via via, fino a più 1.215 milioni al 31.12.2021 e poi a più 1.705 milioni al termine dello scorso esercizio.
Nella determinazione complessiva del risultato di amministrazione occorre tener conto delle poste finanziarie accantonate e vincolate per legge.
Per il 2022 la quota accantonata è pari a 2.555 milioni; di seguito le voci più rilevanti: il fondo anticipazioni di liquidità ammonta a 1.284 milioni; il fondo crediti di dubbia esigibilità ammonta a 1.027 milioni; il fondo residui radiati a finanziamento regionale ammonta a 2 milioni; il fondo residui radiati a finanziamento vincolato ammonta a 6,2 milioni; il fondo contenzioso ammonta a 12,7 milioni; il fondo perdite società partecipate ammonta a 0,2 milioni; l'accantonamento per la tassa automobilistica da restituire allo Stato ammonta, alla luce della quantificazione operata da un decreto interdipartimentale, pubblicato in Gazzetta Ufficiale in data 22.03.2023, a euro 26,6 milioni; il fondo per la copertura di potenziali conguagli dello Stato su manovre fiscali ammonta a 4,5 milioni; l'accantonamento per la copertura delle minori entrate relative al contenzioso tributario in materia di IRAP e addizionale IRPEF ammonta a 15,5 milioni; l'accantonamento per fronteggiare gli oneri derivanti dalle gestioni liquidatorie delle disciolte ex ULSS ammonta a circa 11 milioni; il fondo per il concorso regionale alla copertura dell'eventuale deficit del Comitato organizzatore dei Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano-Cortina 2026 ammonta a 48 milioni; il fondo per la copertura dei maggiori oneri potenziali conseguenti alla riduzione in area negativa dei parametri di indicizzazione di operazioni finanziarie, infine, ammonta ad oltre 3 milioni; il fondo per la regolazione definitiva dei rapporti finanziari riguardanti i ristori erogati dallo Stato per far fronte alle perdite di gettito connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19 ammonta a circa 9 milioni in spesa corrente; l'accantonamento di risorse regionali da destinare al finanziamento degli extra-LEA 2019-2022 ammonta a 100 milioni in parte corrente.
La quota vincolata è pari a 528,5 milioni e si riferisce ad entrate accertate in corrispondenza delle quali non si è ancora impegnata la corrispondente spesa; essa si suddivide in: 51,3 milioni per vincoli fissati da leggi e da principi contabili; 365,8 milioni derivanti da trasferimenti; 110,6 milioni per vincoli formalmente attribuiti dall'Ente; 0,7 milioni per vincoli derivanti dalla contrazione di mutui.
Pertanto, il disavanzo finanziario al 31.12.2022 risulta determinato in 1.379 milioni, in costante riduzione rispetto ai 3.184 milioni al 31.12.2015 e poi via via in costante diminuzione, come detto, fino al 31.12.2022.
Focalizzando ora l'attenzione sulle entrate, si rileva che gli accertamenti totali relativi ai vari titoli sono quantificati in 16.518 milioni, mentre le riscossioni totali (in conto competenza e in conto residui) sono determinate in 14.975 milioni.
Sul fronte delle spese, gli impegni totali relativi alle varie Missioni (che rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dalle Regioni) sono pari a 15.940 milioni, mentre i pagamenti totali (in conto competenza e in conto residui) sono determinati in 15.149 milioni.
Si diceva inizialmente che l'affiancamento alla contabilità finanziaria della contabilità economico-patrimoniale, a titolo conoscitivo, avesse determinato la redazione del conto economico e dello stato patrimoniale.
La gestione 2022 ha portato ad un risultato economico di esercizio positivo di 100,1 milioni. Rispetto al 2021 (ammontava a 144,9 milioni) esso risente principalmente di una modifica ai princìpi contabili relativa alla valutazione delle partecipazioni con il metodo del patrimonio netto, per cui le rivalutazioni non transitano più nel conto economico.
La situazione patrimoniale attiva-passiva, quest'ultima comprensiva del patrimonio netto, è di 10.641,2 milioni.
Il patrimonio netto risulta di 2.628,4 milioni.
In chiusura, va annotato quanto segue: il Collegio dei revisori dei conti ha esaminato il disegno di legge relativo al rendiconto 2022 trasmessogli dalla Giunta e, con relazione datata 16 maggio 2023, ha attestato la sua corrispondenza alle risultanze della gestione finanziaria, esprimendosi favorevolmente circa la sua approvazione; il 26 giugno 2023 il Consiglio delle Autonomie locali ha espresso, all'unanimità, parere favorevole sul provvedimento; il 4 luglio 2023, come accennato all'inizio di questa relazione, conformemente a quanto previsto dal decreto-legge n. 174/2012, la Sezione regionale di controllo della Corte dei conti ha parificato il rendiconto 2022, il che – va puntualizzato – senza alcuna esplicita prescrizione; i Consiglieri, nelle loro relazioni, ed il Procuratore generale, nella sua requisitoria, hanno espresso, come di consueto, raccomandazioni e sollecitazioni, ritenendo al contempo corretta la gestione dei conti pubblici, nel rispetto dei principi di efficienza, efficacia ed economicità.
Grazie.

PRESIDENTE

Ringrazio il relatore Sandonà.
Ha chiesto di intervenire la correlatrice, consigliera Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Il rendiconto di esercizio è certamente un documento economico-finanziario di natura tecnica, rispetto al quale va indubbiamente espresso un giudizio che tenga conto degli equilibri di bilancio e degli effetti che questi hanno sulla finanza pubblica regionale e nazionale. Il quadro che ci ha illustrato il relatore Sandonà credo tenga conto di questi elementi. Non è un caso, infatti, che l'attenzione degli organismi di controllo, il Collegio dei revisori da un lato, la Corte dei conti dall'altro, si concentri in via prioritaria sugli aspetti di tenuta finanziaria dei conti pubblici.
Se la valutazione relativa alla correttezza della gestione finanziaria e dei dati rappresentati è rilevante, peraltro i singoli Consiglieri per i dati di cui possono disporre non sono neppure nelle condizioni di avanzare giudizi così pertinenti come quelli del Collegio dei revisori e della Corte dei conti, al contempo il rendiconto è o dovrebbe essere l'occasione per svolgere alcune valutazioni in merito al raggiungimento degli obiettivi politici dell'attività amministrativa della Giunta regionale.
Oggi, dunque, abbiamo il compito non solo di valutare o esprimere giudizi meramente formali sulla contabilità regionale, su cui comunque alcune questioni verranno sollevate, ma anche di proporre una valutazione sulla qualità della spesa, sulla prospettiva futura di questo impianto politico di bilancio, su quanto e come questi numeri hanno avuto e avranno conseguenze sulla vita delle persone prima ancora che sulla finanza pubblica. Penso che, sotto questo profilo, il ruolo e la funzione del dibattito del Consiglio regionale dovrebbe essere cruciale.
Dicevo, alcune questioni. Partiamo da quelle un po' più tecniche. La prima riguarda lo schema di gioco di questa Amministrazione regionale, uno schema che, di fatto, è perseguito in maniera costante dal 2015. Da allora, infatti, abbiamo assistito a un progressivo incremento del risultato positivo di amministrazione, arrivando in quest'ultimo rendiconto alla cifra record di 1,7 miliardi di utile di esercizio della Regione del Veneto. Un risultato positivo determinato principalmente da economie nella gestione di competenza, dunque figlio di risparmi di spesa. Questo sforzo, utile certamente alla finanza pubblica, ma forse meno utile ai bisogni insoddisfatti delle persone, produce una progressiva riduzione del disavanzo strutturale.
Facciamo alcune considerazioni a questo proposito. La prima. Noi da sette anni abbiamo una politica di bilancio di risparmio sui servizi e le prestazioni regionali, quest'anno addirittura risparmiamo quasi 2 miliardi, e lo facciamo per ripagare debiti pesanti accumulati dalla Regione, in particolare tra il 2005 e il 2015, cioè da quando, sostanzialmente, inizia l'esperienza di Luca Zaia in Giunta regionale. Dal 2005 al 2010 come Vicepresidente del presidente Galan e dal 2010 ad oggi come Presidente. A dieci anni di spesa pubblica allegra, diciamo così, verosimilmente corrisponderanno dieci anni di risparmio. Entrambe le decadi sotto il segno di Luca Zaia. Nulla di strano, purché sia chiaro come mai arriviamo qua.
Ciò che, invece, forse rileva di più, al netto delle responsabilità politiche di chi guida la Regione, è se questo andamento della spesa pubblica, a maglie larghe nel primo decennio e a maglie strette e strettissime nel secondo decennio, sia coerente con l'andamento dei bisogni dei cittadini. Se è chiaro che vanno sempre sostenuti, almeno dal mio punto di vista, percorsi di riassorbimento del disavanzo, è altrettanto fondamentale che questo percorso non penalizzi la capacità che la nostra Regione ha di erogare i servizi che abbiamo il dovere di garantire ai cittadini del Veneto.
A questo impianto di bilancio fortemente rigorista corrisponde anche un'assenza di spesa per investimento, che ormai si protrae da diversi anni, fatta eccezione per l'investimento rilevante in conto capitale che la Regione ha messo in campo per la realizzazione della Strada Pedemontana Veneta. L'unico investimento in conto capitale degli ultimi anni. A fronte, cioè, dice la Corte, di un potenziale di indebitamento sano, che non avrebbe incidenza negativa sui conti pubblici, di 350 milioni di euro, nel 2022 non è stato stipulato neppure un nuovo mutuo.
Quindi, economie sulla spesa corrente, da un lato, per produrre l'avanzo di 1,7 miliardi, e azzeramento dell'impiego di risorse regionali sulla spesa in conto capitale. Gli unici investimenti che in questi anni abbiamo realizzato in questa Regione sono quelli che abbiamo messo in campo grazie a risorse nazionali o europee. Risparmiamo sulla spesa corrente, risparmiamo sulla spesa in conto capitale.
Chiude, peraltro, lo schema di gioco l'annosa questione degli strumenti derivati, a proposito di finanza regionale, che da anni, dal 2009 in particolare, genera flussi differenziali negativi di notevole ammontare per questa Regione.
Per concludere su questo punto, a mio giudizio, da molti, forse troppi anni la politica di bilancio della nostra Regione sembra essersi costantemente orientata più alla tenuta della finanza pubblica che a una reale cura delle necessità dei cittadini veneti. Cioè, ci siamo chiesti se e fino a che punto i risparmi per ridurre l'indebitamento hanno corrisposto o hanno influito sulla capacità che noi abbiamo avuto di corrispondere alle necessità dei veneti.
Vede, Assessore, c'è scritto molto in questo rendiconto sugli indicatori economici finanziari virtuosi dei nostri bilanci. Nulla, invece, è scritto – e nulla ho sentito nella relazione del presidente Sandonà – rispetto alla questione cruciale, che dovrebbe essere al centro della discussione del Consiglio regionale attorno al bilancio consuntivo. Come abbiamo performato ‒ direbbe il Presidente ‒ rispetto ai bisogni delle persone nel 2022? Quanto la politica dei tagli lineari di questi anni è stata e sarà in grado di incrociare le necessità emergenti delle persone e del pianeta in questa Regione?
Non voglio addentrarmi, perché l'ho già fatto tante volte, e sono anche un po' stanca, e voi forse più di me, nell'annosa questione dell'addizionale IRPEF da aggiungere perché non abbiamo i soldi per fare questo e quest'altro. Forse, ancora prima dell'addizionale IRPEF, basterebbe interrogarsi sull'opportunità di questo schema di gioco, su questa modalità di redazione dei bilanci. Tagli lineari alle spese correnti per avanzare 1,7 miliardi. Perché, poi, Assessore, può dire quanto vuole, nella discussione del bilancio di previsione, che non ci sono soldi per la sanità, per il trasporto pubblico locale, per il lavoro, per il diritto allo studio, ma se poi lei mi chiude un bilancio avanzando 1,7 miliardi perché deve pagare i debiti vecchi, senza avere un obbligo in termini di tempistica o di rata, io non riesco a capire. Prima di aggiungere l'addizionale IRPEF, mettete 1,7 miliardi non nel cassetto per ripagare i debiti vecchi, ma nelle disponibilità dei cittadini e delle cittadine del Veneto.
Si dovrebbe rovesciare il paradigma, Assessore. Il Veneto non è solo una Regione virtuosa, come ci ricordate sempre. È anche una regione ricca. E il bilancio della Regione del Veneto è un bilancio ricco. Perché decidete di risparmiare e non spendere?
Secondo tema, sempre di natura tecnica, di metodo. Oggi siamo chiamati a valutare un documento economico-finanziario che risulta, di fatto, aumentato quantitativamente di oltre un quinto rispetto al bilancio di previsione votato dieci mesi fa. Il bilancio di previsione 2022, che abbiamo votato a dicembre, su cui abbiamo sviluppato una discussione politica importante, conclusasi, peraltro, con il rigetto della stragrande maggioranza delle nostre richieste, proprio perché non c'erano risorse, aveva un importo complessivo di poco più di 17 miliardi. Credo lo ricordiate tutti. Oggi votiamo un rendiconto, cioè un bilancio consuntivo, di oltre 21 miliardi, con un incremento di oltre il 20% delle risorse disponibili e delle risorse impiegate.
Comprendo perfettamente che alcune delle partite oggetto del bilancio ‒ penso ai trasferimenti statali, penso alle risorse comunitarie ‒ erano legate a decreti di stanziamento, ma un'incidenza così pesante sull'attendibilità quantitativa delle risorse iniziali e sui risultati finali ho l'impressione che renda poco verosimile, poco cogente la discussione che noi facciamo su tre quarti del bilancio, perché l'altro lo scopriamo in corso di anno.
In particolare, è grave, a mio giudizio, il fatto che noi questo aumento costante degli stanziamenti di bilancio non lo vediamo attraverso variazioni di bilancio che arrivano in Consiglio regionale, ma attraverso variazioni che fa la Giunta. Semplice, semplice. Se la Giunta deve fare una variazione in entrata perché il Ministero "x" fa il decreto di riparto, ci sta. Ma la Giunta fa anche il decreto di impegno di spesa di quelle risorse, che non è oggetto della nostra discussione mai. Ci sono alcune missioni di questo bilancio che sono aumentate rispetto al bilancio di previsione dell'800%. Protezione civile, a proposito di emergenze e strategia. Di cosa abbiamo parlato noi a dicembre, se il capitolo di spesa di una missione cambia dell'800%, senza che io sappia perché è aumentato, come è aumentato e come sono state spese le risorse?
La tempistica non è irrilevante. Faccio l'esempio delle borse di studio, perché ne abbiamo parlato talmente tanto che abbiamo capito come funziona. Se io dico che mancano i soldi per le borse di studio perché non mettete le risorse necessarie nel bilancio di previsione e poi mi dite che, forse, le metterete nella variazione di bilancio di ottobre, allo studente idoneo ma non beneficiario o all'Ateneo che deve anticipare le somme farà la differenza avere i soldi o sapere di avere diritto ai soldi a settembre, anziché a ottobre dell'anno dopo? Le famiglie non sono come la Regione del Veneto, che va in banca e le basta il decreto di riparto. La tempistica con la quale voi trasferite al Consiglio regionale l'andamento delle entrate e delle uscite non è indifferente.
Penso, dunque, che questi dati rendano la discussione attorno al bilancio di previsione, che cambia così radicalmente, poco utile.
Queste sono le questioni più macroscopiche di criticità tecnica rispetto a questo documento, ma ci sono tanti dettagli nella modalità di rendicontazione che ci convincono poco e rispetto ai quali fatichiamo ad avere elementi reali di valutazione. Faccio alcuni esempi. Nella relazione al rendiconto si cita che a un certo punto 1,9 milioni ‒ cioè, tantissimo ‒ sono stati impiegati per spese impreviste, senza che nessuno mi dica quali sono queste spese impreviste. C'è il riferimento alla delibera di Giunta. Allora io, siccome sono una secchiona, sono andata a vedermi la delibera di Giunta per capire. La delibera di Giunta dice: "Vista la richiesta del Direttore Area sanità e sociale, che mi avanza una richiesta per spese impreviste, io la autorizzo". Io non ho capito, leggendo il bilancio, a proposito di trasparenza, 1,9 milioni di euro per quale spesa imprevista sono stati impiegati. Questo per fare un esempio.
Vi faccio un altro esempio. Vi sembra normale che non ci sia alcuna considerazione in merito all'accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità delle somme connesse al payback sanitario? C'è stata una discussione nazionale rilevante, c'è una questione fondamentale, di giustizia sociale, se vogliamo, attorno al tema del payback sanitario. Nel rendiconto generale voi mettete in accantonamento le risorse e non mi dite se le volete tirar fuori, queste risorse, dalle imprese farmaceutiche oppure no, se aspettate che sia il Governo a fornirvele oppure no.
Il rendiconto non è solo uno strumento tecnico. Dovrebbe essere uno strumento politico, almeno su queste questioni. Io so che esistono ancora delle risorse che la Regione del Veneto non ha incamerato, del payback sanitario, perché vedo che una quota è stata stanziata nel Fondo crediti di dubbia esigibilità, ma non ho capito qual è l'orientamento su questo tema.
Penso che questi aspetti, la valutazione sul rendiconto di natura esclusivamente tecnica e le differenze profonde che segna con il bilancio di previsione, presupporrebbero almeno un maggior sforzo di lettura politica di quello che c'è scritto dietro quei numeri di bilancio. Abbiamo capito che abbiamo i conti in ordine. Bene. Abbiamo capito che lo Stato e l'Europa hanno contribuito abbondantemente al sostegno del bilancio regionale. Bene. Abbiamo capito che nei prossimi anni non ci saranno investimenti rilevanti. Bene. Ma come e in che misura i numeri del rendiconto corrispondono alle necessità delle persone di questa regione? Come e in che misura nell'anno in cui siamo usciti dal Covid ed entrati dentro una guerra nel cuore dell'Europa la Regione del Veneto, con i numeri del bilancio 2022, ha influito sui grandi cambiamenti in corso? Come hanno influito sulle traiettorie di sviluppo regionale le risorse del PNRR e le risorse della nuova programmazione europea, che dovrebbe stare dentro questo rendiconto del 2022?
Possiamo davvero, secondo voi, accontentarci di un rendiconto totalmente sprovvisto di una lettura politica di ciò che è stato per questa Regione il 2022? Dunque, proverò a mettere – veramente per titoli – alcune delle questioni che a me sembrano cruciali, che stanno dentro i numeri di questo rendiconto, rispetto ai quali dobbiamo maturare un giudizio sull'efficacia della gestione politica e amministrativa delle risorse pubbliche.
Noi non siamo la Corte dei conti, che deve dire se il bilancio è fatto bene dal punto di vista delle norme o dei principi contabili. Questa è la funzione alla Corte dei conti, dei Revisori dei conti, dei Dirigenti dell'ufficio dell'assessore Calzavara. Noi siamo il Consiglio regionale: partiamo da quei numeri per dire se dentro a quei numeri c'è una gestione politico-amministrativa delle politiche regionali adeguata alle necessità e all'altezza.
Diverse questioni. La prima, ovviamente, è la sanità. Abbiamo già detto più volte quanto sia complicato, per non dire impossibile, esprimere un giudizio di merito sull'efficacia della spesa sanitaria regionale, poiché noi vediamo i soldi che entrano dallo Stato, posta in entrata nel rendiconto 2022, e i soldi che escono verso Azienda Zero, stesso importo. Come quei soldi siano spesi a noi da questo rendiconto non è dato sapere.
Vediamo quanti soldi mette lo Stato per la sanità regionale: 13 miliardi. Quanti soldi mette la Regione del Veneto per la sanità regionale? 500 milioni. Ma cosa accade a questi 13,5 miliardi quando dalle casse della Regione, il secondo dopo, vanno nelle casse di Azienda Zero?
Una prima cosa che rileviamo, che io continuo a non spiegarmi malgrado l'abbia chiesta più volte, è che il bilancio di Azienda Zero chiude sempre in attivo, ampiamente in attivo: un risultato positivo che aumenta costantemente ogni anno, mentre i bilanci delle aziende territoriali sono costantemente in rosso, ma annunciato, nel senso che anche i bilanci di previsione delle ULSS sono in rosso, e poi il bilancio di Azienda Zero va a coprire le perdite delle aziende sanitarie. Che modalità è? Perché si decide di procedere così?
Se i bilanci di previsione delle aziende territoriali già mi dicono che con le risorse che gli date in partenza non ce la fanno, perché devo andare a tappare la perdita quando la perdita si è costruita? Perché non do prima un po' di risorse? Perché non delego? Perché non riconosco un po' di autonomia alle aziende territoriali? E, invece, in questo caso l'autonomia non c'è, bisogna centralizzare in Azienda Zero.
Una seconda anomalia nel bilancio sanitario che emerge da questo rendiconto riguarda l'impiego delle risorse statali stanziate dal Governo nel 2020 per l'emergenza Covid. Lo ha detto anche la Corte dei conti in occasione del giudizio di parifica, perché, certo, il relatore dice che non c'è nessuna segnalazione. Leggiamo tutte le indicazioni. Rileviamo il grave ritardo con cui abbiamo speso le risorse statali per fronteggiare l'emergenza Covid. Abbiamo assegnato quest'anno le risorse che lo Stato ci aveva dato nel 2020, dopo ben tre anni, e rileviamo come una quota rilevante di queste risorse che lo Stato ci aveva dato per accorciare le liste d'attesa, noi invece le abbiamo usate per risanare il bilancio delle società sanitarie territoriali.
Ora, se lo Stato ben tre anni fa ci ha dato delle risorse per ridurre le liste d'attesa, se noi le spendiamo quest'anno, se noi sappiamo che la lunghezza delle liste d'attesa è un argomento di dibattito pubblico, oltre che un problema di migliaia di cittadini del Veneto, nel rendiconto del 2022 ma voi davvero pensate che non ci sia niente da dire, che non dobbiate rendere conto a questo Consiglio regionale come avete speso i soldi per ridurre le liste d'attesa? Ma credete davvero che vi basti far finta di niente e dire che abbiamo avanzato tanti soldi?
Io invece penso che noi dobbiamo chiedere conto della gestione 2022 della Regione del Veneto, partendo dalle liste d'attesa, per esempio. E io mi chiedo cosa avete fatto e cosa intendete fare per evitare il dramma di migliaia di cittadini che non si vedono nella possibilità di accedere ad una cura o a una diagnosi nel tempo richiesto dal medico di base. Ma vi rendete conto che è un dramma per tantissimi veneti? E voi vi dimenticate di parlarne nel bilancio consuntivo, come se fosse un tema che neanche dalla finestra volete guardare? Alla televisione sentite parlare di liste d'attesa? Ma quando pensate di darci queste risposte? Quando, assessore Calzavara, se non oggi, si dovrebbe capire nel 2022...? Sa qual è il numero che manca in questo rendiconto? Il numero delle persone che nel 2022 ha rinunciato a curarsi perché non trovava posto in un ospedale pubblico per la diagnosi, per la malattia, per la prestazione. O quanti soldi i veneti hanno speso – chi ce li ha – per andare a fare la visita privata, perché nel pubblico non la ottenevano? Non mettete le mani nelle tasche dei veneti, ma i veneti se le devono mettere nelle tasche, per pagare le prestazioni che non riescono ad ottenere nel Sistema sanitario regionale.
E questi numeri io non li ho trovati nel rendiconto. Quanti veneti hanno rinunciato alla cura perché voi dovevate risparmiare 1,7 miliardi? Questa è la risposta che manca, in questo rendiconto.
La terza linea d'ombra è la gestione dei cosiddetti extra LEA, di cui sentiamo parlare da tempo, ma di cui nessuno ci ha mai detto con chiarezza. Stiamo ancora aspettando, dottor Masullo, il verbale di marzo, che ancora non è ufficiale. Ma mentre noi aspettiamo il verbale, voi avete accantonato 99 milioni di euro. Il verbale non serve più, è già scritto lì com'è andata a finire. Cioè, è scritto che voi in tre anni avete usato risorse statali stanziate per erogare LEA, per prestazioni che lo Stato non ritiene coerenti, inserite, comprensive nei LEA. Oggi lo Stato vi chiede conto e voi, oltre a risparmiare 1,7 miliardi di euro, prendete 100 milioni di risorse correnti e le accantonate in attesa di doverle restituire allo Stato, oppure, in attesa di dover pagare con risorse proprie quelle cose, o le prestazioni che in questi anni avete pagato illegittimamente, dice il MEF, con risorse statali.
Mi sembra un fatto grave che non solo blocchiate 100 milioni di risorse proprie, ma che non ci diciate in alcun modo nei prossimi anni, quando quelle prestazioni non le potrete più erogare con le risorse statali, con che risorse le pagherete. Da quello che risulta a me, non le erogherete più quelle prestazioni, perché dobbiamo risparmiare 1,7 miliardi. E se i soldi non ce li dà lo Stato, noi non ne abbiamo perché dobbiamo risparmiare.
Altro tema – giusto per stare sulle grandi questioni, ma ce ne sarebbero a centinaia – che è marginalmente toccato dalla relazione e che avrà impatti rilevanti (in parte già ce li ha), sul bilancio della nostra Regione: le Olimpiadi Milano-Cortina. Non sto a discutere di piste da bob, va bene tutto. Ma voi sul serio pensate di poter risparmiare l'analisi degli impatti economico-finanziari delle Olimpiadi mettendo tre righe in cui mi spiegate che avete accantonato i soldi della garanzia e basta? Secondo voi, non è il caso di spendere due righe in più? Perché altrimenti poi finisce che le Olimpiadi diventano un'altra Pedemontana. Non vi pare opportuno condividere con il Consiglio regionale quali sono, secondo voi, le prospettive di impatto sul bilancio di questa Regione delle Olimpiadi?
Io sono contenta che il Presidente dica: "Ma no, questa cosa della garanzia vedrete che la toglieranno dalla Regione e la prenderà lo Stato, perché è sempre stato così". Ma i bilanci, come sapete meglio di me, non si fanno con i "se", con i "ma" e con i "vedremo". Io oggi vedo che, mentre voi non fate un investimento che sia uno in un'opera pubblica, investite 48 milioni all'anno per garantire qualora il Comitato olimpico vada in deficit.
Stiamo parlando che arriveranno nel 2026, se il Governo non farà quello che ci ha anticipato Zaia, a 127 milioni di risorse correnti del bilancio regionale, di cui non ci dite niente, se non che sono lì a garanzia.
Altra questione cruciale – poi vado a chiudere – rispetto alla quale non c'è una lettura seria dentro questo rendiconto. Noi ci siamo accorti che il 2022 è uno degli anni più importanti per le risorse del PNRR? Chiedo perché, quando sono arrivate le risorse del PNRR o, meglio, del fondo europeo in Italia, abbiamo detto: "Cavolo, questa è l'occasione delle occasioni". Abbiamo chiesto ai Governi di prima e al Governo attuale, un giorno sì e un giorno no, di dirci come vogliono cambiare il Paese grazie alla quantità di miliardi che arriva dal PNRR. Ma voi davvero non pensate che sarebbe stato quantomeno opportuno scrivere nel rendiconto 2022 come le risorse del PNRR hanno impattato sulla nostra Regione?
Certo, c'è l'elenco delle risorse richieste, impegnate e riscosse, ma non c'è nessuna analisi dettagliata sull'attendibilità, sulla fattibilità dell'intervento, anche perché nella stragrande maggioranza dei casi degli interventi finanziati col PNRR voi prendete i soldi e le assegnati a un soggetto terzo per l'attivazione dell'investimento. Ad AVEPA arrivano i soldi e li do ad AVEPA ruralità. A Infrastrutture Venete: Stato, dacci i soldi per cambiare la flotta dei bus e dei treni. Lo Stato ve li dà, Infrastrutture Venete. Veneto Strade: facciamo le ciclovie? Stato, dammi i soldi. Li do a Veneto Strade. Politiche attive e formazione: dammi i soldi. Li do a Veneto Lavoro. Politiche abitative. Soldi ad ATER. Per non parlare di tutte le risorse che dovrebbero arrivare sulla Missione 6: Stato, dammi i soldi, Azienda Zero. Io leggo questo nelle schede che preparate sulle risorse del PNRR: prendete i soldi e delegate a enti strumentali della Regione.
Per esempio, siccome non è scritto qua, sono andata a studiare i report che quasi mensilmente il Governo fa al Parlamento e mi risulta che rispetto alle ciclovie ci siano dei problemi tecnici certificati dal Governo nell'ultima relazione al Parlamento di due settimane fa. Oppure mi risulta che attorno alle case di comunità, lo sa bene la vicepresidente Bigon, ci sono aspetti di grande fumosità anche a livello nazionale. Oppure mi risulta che, rispetto al rinnovo delle flotte su gomma, esistano alcune pesanti criticità registrate sempre dal Governo a livello nazionale.
Ma vi sembra normale, o perlomeno trasparente, questa modalità di affrontare la grande sfida del PNRR senza scrivere una parola sulle difficoltà, senza dire nulla sullo stato di avanzamento? Prendete e delegate. Ma che relazione esiste, ad esempio, tra l'elenco degli interventi finanziati col PNRR, che mettete nel rendiconto, e gli interventi che vi eravate impegnati a realizzare con una delibera di Giunta, i 16 interventi? Ma se c'è una delibera di Giunta discussa in questo Consiglio regionale in cui dite che per voi il PNRR serve per fare quelle 16 cose prioritarie, ma ci sarà un documento in cui mi spiegate in che relazione stanno quei 16 progetti prioritari che voi avete indicato e quelli che state realizzando. Esiste una correlazione? Come stanno quelle due robe, per aria? C'è un dibattito nazionale attorno ai fondi del PNRR, non sappiamo se arriveranno, non si è capito il Governo come li vuole riformulare. La Regione del Veneto, dentro a questo dibattito nazionale, come sta? Cosa sta facendo? E soprattutto, con tutti i miliardi che stanno arrivando in questa Regione, che vedono la Regione soggetto attuatore, che tipo di disegno del Veneto del futuro volete realizzare? Perché io le ho lette tutte le schede del rendiconto e non ho mica capito dove vogliamo andare. Ma vorremo spendere due parole per una lettura politica! Oppure, vediamo i soldi, tutti quelli che ci sono, li prendo, e quelli che arrivano, arrivano.
Ma ci sarà un obiettivo, una finalità, un disegno che avete in mente di questa Regione, o no? O vale tanto la ciclovia quanto il progetto sull'idrogeno? O vale tanto l'Intel quanto lo sviluppo rurale?
Quali sono le linee di indirizzo strategico, le traiettorie di sviluppo che anche attraverso i fondi del PNRR volete dare a questa Regione? Non si capisce in questa relazione. Servono i numeri; ma i numeri di un bilancio, di un Ente, di un'Istituzione importante come la Regione del Veneto non dovrebbero essere i numeri della contabilità e basta; dovrebbero essere i numeri che raccontano la vita delle persone, le necessità delle comunità, i bisogni degli Enti locali, le necessità di cura delle persone, la speranza per le imprese di un progetto di sviluppo strategico.
Quali sono questi numeri dentro a questo bilancio? I residui attivi? I residui attivi sono i numeri che noi vediamo, e non vediamo la lettura che volete dare a questa Regione, e che avete dato con questa gestione delle politiche di bilancio.
Io penso che abbia senso che questo Consiglio regionale si interroghi su questo, se, come avete amministrato nel 2022, ha costruito una proposta, un modello di società coerente con i grandi cambiamenti. Poi avrete fatto i risparmi, poi sarete in linea con le indicazioni della Corte dei conti, poi non farete debito pubblico, poi sarete una Regione virtuosa. Ma quei numeri, in una fase così delicata, dove le persone hanno bisogno di risposte, io credo siano quelli che valgono meno.
Grazie.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie.
Permettetemi un attimo di attenzione.
Intanto, esprimo la mia piena solidarietà alla collega Zottis per quello che è avvenuto prima. In un'Assemblea, quando ci sono lavori che possono anche essere animati, la Presidenza non deve mai essere messa in dubbio, specialmente con parole poco rispettose della stessa.
La Presidenza quando è qui ha anche il supporto di tecnici e uffici che spiegano se c'è qualche dubbio, se la cosa è a termini di Regolamento o meno. Quello che è avvenuto prima è quindi assolutamente una cosa riprovevole, che non deve accadere. Se qualcuno pensa che questo sia il retrobottega del bar Sport ha sbagliato completamente indirizzo, e lo dico a tutti.
Continuiamo con i lavori.
Consigliera Elena Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente. Grazie per quello che ha appena detto. Speravo che qualcuno prendesse parola e per fortuna l'ha fatto.
Rispetto, invece, a quanto stiamo discutendo la collega Camani ha già detto tanto, però io vorrei provare a dire le cose che magari non sono state ancora dette, perché i punti da dover sollevare sono talmente tanti che forse avremmo bisogno di tanto tempo per discutere questo rendiconto. E sapete perché? Perché noi tanto ci dimeniamo quando approviamo il bilancio preventivo, ma, come sa chi ha lavorato in qualche azienda, è il bilancio consuntivo che ci dice effettivamente le cose che sono successe nell'anno passato. Se quindi vediamo questo documento oggi come un documento non importante ci sbagliamo.
Ad esempio, penso che il presidente Zaia, oltre ad averlo presentato quel giorno on line, e in presenza ai giornalisti e a noi, oggi avrebbe dovuto essere presente perché ci sono alcuni punti che vanno sollevati. Faccio una prima domanda, ed è retorica: potevamo fare mutui in più? Il Collegio dei revisori dice di sì, cioè questa Regione aveva spazio per contrarre nuovi mutui, e più volte qui dentro abbiamo discusso, ad esempio, dello stato del patrimonio abitativo di questa Regione.
Prima la consigliera Rizzotto, che ho sentito fuori microfono, quando il collega diceva che Fedriga ha messo tot milioni di euro per la ristrutturazione delle case ATER, ha risposto: "Ma lì c'è la legge speciale, è una Regione a Statuto speciale". Noi in questa Regione non diamo abbastanza fondi alle nostre ATER, e poi glieli facciamo gestire non come dovrebbero, per mettere a posto il 20% del patrimonio sfitto, e il Collegio dei revisori ci dice che avremmo avuto spazio invece per un grande investimento anche a mutuo, invece l'abbiamo fatto per la Pedemontana, non voi, Galan, ma paghiamo oggi quello che è stato fatto in passato.
Invece di fare un'opera che noi, ma anche i figli nostri continueranno a pagare nei prossimi anni, non stiamo facendo mutuo oggi su delle cose che non solo darebbero una risposta a chi è in graduatoria, ma anche darebbero ai nostri figli, mentre pagano il debito della Pedemontana, la possibilità di entrare nelle graduatorie di case pubbliche che oggi invece non ci sono.
Questo è un punto, secondo me, e lo lego ad un altro dato. Siccome se lo dice la consigliera Ostanel in quest'Aula viene detto che si parla male del Veneto, allora cito pezzi della relazione della Corte dei conti. Dice: "Preoccupante il dato relativo al rischio di povertà o di esclusione sociale, che nel 2020 e nel 2021 torna a crescere e si attesta al 16,9%, in crescita rispetto al dato rilevato nel 2019, che era il 15%, o al dato addirittura del 2010, che era il 16,1". Ovvio, siamo sotto la media nazionale perché ovviamente il Veneto ha un PIL diverso e quindi c'è anche una questione di produttività, ma quello che sta accadendo in questa Regione, quella che cresce, quella eccellente, eccetera, è che è in aumento di 5 punti il valore della povertà rispetto al pre-pandemia, cioè noi abbiamo una situazione in questa Regione, di cui ci stiamo rendendo conto – perché ognuno di noi sta sui territori e quindi non sto dicendo che non lo vedete – ma che non viene preso in carico. Ci sono tantissime questioni legate all'esclusione sociale che questa Regione, con questo bilancio, con questo rendiconto dimostra che avrebbe potuto prendere in carico e non ha voluto prendere in carico.
Faccio anche altri esempi di questa relazione che io credo veramente importante in alcuni suoi punti: il tema ambientale. Prima c'era l'assessore Bottacin, ora non c'è più, ma lo dico comunque. Dice che, per quanto riguarda la strategia regionale per lo sviluppo sostenibile noi abbiamo oggi solo sette target che sono misurabili rispetto agli obiettivi regionali da raggiungere, e faccio alcuni esempi di quelli che dimostrano essere sotto la soglia: è in aumento la quota di popolazione veneta esposta al rischio di alluvioni. Parliamo dell'11,6%. Permane costante, quindi non l'abbiamo diminuita, la quota di popolazione che in Veneto è esposta a rischio di frane. La percentuale di superficie agricola SAU – e più volte l'abbiamo detto a Caner, ma evidentemente quello che c'è scritto in questa relazione forse non viene preso in considerazione – non sta aumentando come dovrebbe perché siamo ben sotto al 25% che viene richiesto come dato. Potremmo fare milioni di esempi su questo tema, ma credo che davvero andare a vedere, come ad esempio, noi continuiamo a dire quando si parla dei dati ISPRA in questa Regione e anche nella Commissione Urbanistica viene detto: ma i dati ISPRA, i dati ISPRA non sono quelli reali del consumo di suolo... Allora ricitiamo e lasciamo a verbale la relazione che stiamo discutendo oggi, che dice: "Preoccupante il dato...". No, scusate, questo era il dato di povertà... Eccolo qui: "L'indicatore che misura il tasso di impermeabilizzazione e consumo di suolo pro capite in Veneto si attesta a 525 metri quadri per abitante a fronte di una media nazionale di 359. Presenta un andamento incrementale dal 2010 – quindi sta continuando a crescere – la cui criticità è particolarmente significativa", posto che il fenomeno è strettamente connesso a quello che dicevamo prima, ossia il rischio di frane, il rischio di alluvioni. Cosa stiamo facendo rispetto a questo?
La relazione che stiamo discutendo oggi ci mette degli allarmi rossi, e non sono quelli della Camani che diceva Joe Formaggio. Sono degli allarmi che non stiamo sufficientemente prendendo in carico: non lo dico io, ma lo dice la relazione che stiamo citando oggi. L'applauso, o quello che è accaduto durante la presentazione del rendiconto, è sulla tecnicalità. Io allora posso dire: okay, questo rendiconto lo stiamo vedendo dal punto di vista della Corte dei conti, cioè, è tecnicamente costruito in maniera corretta? È stato detto di sì.
Ma dietro le cose che sto leggendo c'è una valutazione politica di come invece avremmo potuto utilizzare non solo l'avanzo che è stato prima citato, ma ripeto, utilizzando una strategia di indebitamento che non è l'indebitamento per l'indebitamento, fine a sé stesso, bensì è l'indebitamento che ogni azienda, o anche ogni famiglia, quando deve fare degli investimenti, decide di fare. E la Regione del Veneto, per fortuna, come si diceva prima, non è una famiglia che non ha la possibilità di andare in banca a chiedere un mutuo.
Abbiamo tantissime altre criticità ambientali: non sto a citarle tutte perché non è nemmeno presente l'Assessore competente, ma sono belle scritte.
Chiudo con quella sui medici di base. Durante la presentazione il presidente Zaia a me ha dato un po' fastidio – anzi, molto fastidio – il fatto che, quando qualcuno gli chiedeva in conferenza stampa delle liste d'attesa, il Presidente abbia liquidato (sua capacità) con una mezza frase: "Abbiamo però la risonanza magnetica a 7 tesla, e noi non neghiamo a nessuno una TAC". Abbiamo l'eccellenza, è ovvio, in questa Regione l'eccellenza c'è, lo riconosciamo, figuriamoci, ma poi non è dato sapere oggi quante persone ancora sono in lista d'attesa, o quanto abbiamo investito – lo si diceva bene prima, quindi non mi ripeto –, fondi che sono stati dati dal nazionale per ridurre le liste d'attesa, e io non trovo.
Ho fatto anche un'interrogazione, ma come sappiamo alle interrogazioni si danno risposte sempre a metà, non c'è scritto il dato nero su bianco, quindi davvero lo richiedo. Richiederò anche con un'e-mail formale che mi venga dato il dato di quante persone oggi abbiamo ancora in lista d'attesa, e di quanto abbiamo speso rispetto ai fondi che ci sono dati dallo Stato per ridurle. L'unico dato che trovo, per me interessante, in questa relazione, è quello dei medici a gettone. Di nuovo, la relazione ci dice che i costi sono troppo elevati, anche se in riduzione, per i medici a gettone (oltre 60 milioni di euro, di cui 19 milioni per il Pronto Soccorso). Sono 60 milioni che stiamo spendendo per i medici a gettone. Sappiamo quanto costano, sappiamo quanta concorrenza fanno rispetto ai loro colleghi che decidono di lasciare il lavoro nel pubblico dipendente per andare a fare il medico a gettone, perché conviene (lavori meno e prendi di più) e, nonostante questo, stiamo ancora investendo 60 milioni.
Voi potreste dirmi che c'è un problema di carenza di personale che è nazionale, ma vi ho detto più volte che non è così perché, se noi avessimo investito 60 milioni nel corso del tempo per formare medici di base al pari di altre Regioni, oggi questo problema non lo avremmo così forte, così impattante.
Chiudo, perché avrei altri appunti, ma è tardi e non ho voglia di prendere ancora tempo all'assessore Calzavara, che vedo sfinito.

PRESIDENTE

Le assicuro che Calzavara ha una resistenza...

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Però mi guarda e pensa: "Speriamo che la Ostanel smetta di parlare" e posso anche capirlo.
Il tema è davvero le risposte alle domande che io le ho posto: avremmo potuto fare diversamente sui mutui? Avremmo dovuto fare diversamente sui medici a gettone? Avremmo dovuto rendicontare meglio i fondi spesi, che lo Stato ci dava per ridurre le liste d'attesa?
Sui temi ambientali, le criticità come le prendiamo in carico nel prossimo anno? Perché io non vorrò e non vorrei che noi continuassimo a pensare che il bilancio preventivo è il momento clou di questo Consiglio, dove viene il Presidente, dove facciamo una discussione di giorni, facciamo le nottate, facciamo una previsione, e poi ci rendiamo conto oggi, che invece il clima è più tranquillo e rilassato, che avevamo fatto una previsione e ci siamo veramente impegnati a fare una previsione che oggi invece qui vediamo non solo che ha delle criticità effettive in quello che facciamo, ma era stata fatta anche male, come è stato detto prima.
Secondo me, questo è il dato abbastanza preoccupante: vedere che abbiamo moltissimo (il 20% del nostro bilancio) che non viene deciso in quei giorni in cui qui ci animiamo. E chi lo decide? Come fa un'Assemblea eletta a poter indicare una via (non saremmo qua se pensassimo che non serviamo a niente) al lavoro di un Consiglio che dovrebbe identificare quel bilancio e invece il 20% viene deciso altrove?
È vero che ovviamente anche la Giunta ha il suo perché e sta lì per un motivo, ma è qui che si approva il bilancio preventivo, non si approva in Giunta, altrimenti potremmo andare tutti a casa.
Su queste questioni credo che oggi servano davvero delle risposte chiare, non solo dall'assessore Calzavara, ma anche da chi compone la Giunta, che oggi non è qui, perché i temi che vengono proposti e posti da questo rendiconto sono davvero tanti, anche temi che ho appena citato.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ci sono altre richieste di intervento?
Dichiaro chiusa la discussione generale.
La Prima Commissione adesso deve riunirsi perché c'è un maxiemendamento, mi pare, da analizzare.
Chiedo all'Assessore e al presidente Sandonà: venti minuti? è tecnico? Dieci minuti?
Ripresa dei lavori alle ore 18.05.
La Seduta è sospesa alle ore 17.54
La Seduta riprende alle ore 18.09

PRESIDENTE

Riprendiamo i lavori.
Ha chiesto di intervenire, dopo l'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione, l'assessore Calzavara. Prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente. Buonasera a tutti.
Prima di andare al voto di questo importante provvedimento, credo sia doveroso, da parte mia, innanzitutto ringraziare tutte le strutture della Regione del Veneto, che ancora una volta riescono a produrre questo importante documento nei tempi, anzi molto prima dei tempi previsti per legge, che ci permettono, ancora una volta, di essere la prima Regione in Italia a parificare. Tra l'altro, questa parifica coincide con un'ulteriore valutazione di un'importante agenzia di rating, Fitch Ratings, che assegna alla Regione del Veneto la tripla B (BBB), dimostrando che la tenuta finanziaria non è soltanto un tecnicismo previsto dal decreto legislativo n. 118, ma è un'analisi profonda di quelle che sono le dinamiche di un bilancio come quello della Regione, che si dimostra, ancora una volta, capace di soddisfare quelli che riteniamo possano essere stati i provvedimenti e le traiettorie a cui faceva riferimento prima la correlatrice Camani, che abbiamo evidenziato durante l'approvazione del bilancio preventivo 2022.
Credo, infatti, che da questo punto di vista sia il caso di chiarire i tecnicismi che inevitabilmente questo Consiglio regionale è tenuto a rispettare. Il decreto n. 118 ha imposto, con l'approvazione del 2011, ma credo a partire dal 2014, un percorso diverso rispetto a come si facevano i bilanci prima dell'approvazione di detto decreto; quindi, era un'era pre e dopo 118. Non considerare questo e, quindi, addossare colpe all'attuale Amministrazione o alla gestione diretta da parte del presidente Zaia del bilancio dal 2015 in poi rispetto a una sua partecipazione o, comunque, a un modello che funzionava così in tutta Italia... D'altronde, non è che la Regione del Veneto faceva cose diverse rispetto alle altre Regioni. Dunque, la Regione del Veneto si è trovata, a partire dal 2014, a iniziare questo percorso di rientro rispetto al fondo di anticipazione liquidità, che pesa notevolmente all'interno del nostro bilancio. Così come nelle slide che vi abbiamo presentato durante l'analisi all'interno della Commissione, anche quel dato legato al debito autorizzato e non contratto (DANC) è un ulteriore elemento di disavanzo, che impone alla Regione del Veneto, attraverso le politiche attente che ci sono state nel corso di questi anni, di rientrare gradualmente di queste cifre, che pesano notevolmente nella disponibilità finanziaria della Regione.
Credo sia corretto ribadire, proprio per non creare questa sensazione, che mi pare sia stata evidenziata da entrambi gli interventi della minoranza, che la Giunta nasconda delle cifre da una parte o dall'altra per non essere trasparenti, che quanto si approva nel bilancio preventivo, al netto dei soldi della sanità, che poi vengono rendicontati all'interno del bilancio di Azienda Zero, è essenzialmente un bilancio da 1,2 miliardi di euro. Questo è il bilancio che la Giunta ha a disposizione, fatto di una pluralità di spese obbligatorie, che poi, invece, come tante volte abbiamo fatto nel corso degli ultimi anni, vede la Giunta confrontarsi su quei 60-70 milioni che ha a disposizione per iniziative, che tra l'altro ormai sono diventate nemmeno nuove iniziative, ma rischiano di essere iniziative che continuano a finanziare interventi che ormai sono diventati strutturali, e che, quindi, genera una esigua discrezionalità all'interno della spesa. Ecco, forse lì dovete andare a vedere se rispetto a quelle che sono le risorse che la Giunta vi ha detto che andava ad impegnare sono state distratte. Peraltro, all'interno di un bilancio così grosso come quello della Regione, dove ci sono i soldi della sanità e dove c'è una componente sociale, è chiaro che diventa estremamente complesso cercare di andare a comprenderli rispetto al rendiconto.
Alcune osservazioni che ci sono state fatte molto probabilmente saranno tenute in considerazione rispetto ad alcuni elementi che forse all'interno della relazione dovranno essere ulteriormente evidenziati. Però, comprendo anche il ruolo dell'opposizione, che trasforma il rendiconto da documento tecnico quale sempre è stato in un documento politico. È una vostra analisi, ci sta, ed è giusto che lo evidenziate, è il vostro lavoro. Ritenete che questa Amministrazione regionale non dia risposte ai veneti, ritenete che non stia dando una traiettoria chiara rispetto al futuro del Veneto. Tuttavia, per quanto mi riguarda mi pare che non sia così, mi pare che gran parte dei veneti non la pensi così.
Chiaramente c'è sempre qualcosa da migliorare. Da parte nostra stiamo cercando, anno dopo anno, di riuscire ad avere delle risorse per cercare ulteriormente di iniziare quel percorso, anche in investimenti, che sono convinto nel corso del prossimo futuro, in particolar modo nel prossimo anno, dove una volta azzerato il DANC, sperando che non ci siano degli interventi da parte del MEF che vincolino l'utilizzo di eventuali avanzi ad abbassare ancora il fondo di anticipazione di liquidità, perché noi abbiamo comunque dei vincoli legati alla finanza pubblica nazionale, ci sia la possibilità di iniziare, come dicevo, anche un percorso legato ad investimenti, che oggi in linea teorica potrebbero essere di qualche miliardo della Regione, con un costo di quasi 200 milioni all'anno, però quei 200 milioni non ci sono. Del resto, nel momento in cui si fa un mutuo – credo che ognuno di voi un mutuo lo abbia fatto – poi bisogna avere i soldi per pagarlo, per pagare quota interesse e quota capitale. È chiaro che questi soldi oggi non ci sono. Oggi non c'è quota disponibile all'interno del bilancio per aumentare quella parte di investimenti che inevitabilmente andrebbero a generare dei mutui. Speriamo che in un prossimo futuro, ripeto, a trend vigente, si possano liberare delle risorse che ci permettano di continuare un percorso di efficientamento di una serie di strutture nella nostra Regione, che avranno in futuro sempre più bisogno di risorse.
Ci sono anche alcuni passaggi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Vi ricordo che in Veneto abbiamo 9 miliardi stanziati ad oggi, circa 1,5 a gestione della Regione. Gran parte di queste risorse, anche in questo caso, è legata alla sanità. Inizieremo, credo a partire dal prossimo anno, a vedere concretamente un primo utilizzo di queste risorse. Fino ad oggi sono risorse assegnate, ma che non hanno ancora avuto la capacità di essere realizzate e, quindi, anche da questo punto di vista misurate in termini di ritorni rispetto agli investimenti che si andranno a fare.
Vi è, poi, la programmazione europea. Il bilancio che andremo ad approvare nel 2023 (non tanto il rendiconto) inizia concretamente a cofinanziare la programmazione europea 2021-2027. Sapete che nel corso dei primi anni la programmazione europea non ha avuto modo di trovare attuazione, perché era necessario approvare i programmi. I programmi oggi ci sono e sono operativi. Abbiamo trovato anche una soluzione di carattere gestionale attraverso quel percorso di razionalizzazione di Veneto Sviluppo e Veneto Innovazione. Quindi, crediamo che, come pare, attraverso dei fondi nazionali, ci sia la possibilità di cofinanziare in maniera più chiara la programmazione europea e si possa tranquillamente pensare che i 2 miliardi di euro che da qui al 2027 arriveranno nella nostra Regione possano trovare le risorse in grado di dare quelle risposte che la programmazione ha in qualche modo cercato di dare in termini di prospettiva e di risultati da qui al 2027.
Con riferimento ai derivati, ritengo che oggi, in particolar modo in questo momento, siano un'assicurazione che abbiamo in un momento turbolento come quello che stiamo vivendo nel mondo bancario, in particolar modo con l'aumento dei tassi. Quindi, questa parte dei derivati ci permette di essere ancora una Regione che ha tra i più bassi tassi di indebitamento complessivi, perché è un equilibrio tra tasso variabile, tasso fisso e derivati, e conferma le scelte che si fanno in termini di coperture di cose estremamente variabili, come possono essere i tassi fissi. Se pensate che al termine della scorsa legislatura parlavamo di tassi negativi e oggi, invece, parliamo di tassi al 5-6%, capite che questo è un mondo che continua a cambiare e che deve trovare, anche con strumenti complessi come quelli dei derivati, le sufficienti coperture per la nostra Regione.
Sulle Olimpiadi Milano-Cortina 2026, come anticipato, c'è l'impegno da parte del Presidente di continuare quell'opera di richiesta di sostegno e forse tecnicamente di sostituzione da parte del Governo a quelle che sono le garanzie che in una prima fase sono state date dalla Regione del Veneto, per far sì che il contratto che si fa con il CIO in termini di garanzie fosse sufficientemente coperto dalle garanzie che ogni Regione ha messo anche a tutela delle Amministrazioni locali, che in alcuni casi non possono avere cifre di quella dimensione. È un percorso che nel corso del 2023 pensiamo di riuscire a chiudere, in modo che quelle cifre che oggi, inevitabilmente, ma credo in maniera responsabile, vengono messe a garanzia siano poi rimesse nel gioco del bilancio regionale e possano essere spese in un prossimo futuro.
È un rendiconto, quindi, estremamente positivo, che continua nella strada di una Regione virtuosa, che riesce a dare delle risposte, magari risposte non esaustive per tutti, ma si cerca, con le risorse e con un impegno costante e un'attenzione spasmodica alle spese della Regione, ma anche alla sua capacità di vederle impegnate, di dare quelle risposte che i veneti ci chiedono.
Margini di miglioramento, come in tutti i bilanci e come in tutte le gestioni, ci sono, però sinceramente, come l'anno scorso e come l'anno prima, quel Veneto che a voi piace disegnare piegato e in crisi, che vede il rendiconto non capace di soddisfare i bisogni del Veneto è qualcosa di molto distante dalla realtà. Noi continueremo con questo impegno, anche attraverso questa approvazione, a dare quelle risposte che testimoniano che questi dieci anni di Governo del presidente Zaia hanno continuato a far crescere il Veneto, dimostrando come la politica e l'imprenditoria possano cercare di trovare quelle forme sinergiche per far crescere i territori, per far crescere il benessere dei nostri cittadini, per far crescere tutto il Veneto.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Comunico che in questo momento il collega Razzolini è Segretario d'Aula. Grazie.
Collega Valdegamberi, la discussione generale è chiusa.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Vorrei parlare per fatto personale.

PRESIDENTE

Non è stato detto nulla in questa discussione che la riguardi.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Mi riferisco a cose dette prima e a comunicati fatti da lei, Presidente, e anche da altri Capogruppo.

PRESIDENTE

Allora non è fatto personale.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Questo è fatto personale perché offende la verità, e io ho qua in mano la verità.

PRESIDENTE

Sospendo la seduta.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Va bene, andate avanti così, tagliate quando uno parla. Quando parlo io registrate, quando...
La Seduta è sospesa alle ore 18.22
La Seduta riprende alle ore 18.29

PRESIDENTE

Riprendiamo la seduta.
È chiusa la discussione generale. Possiamo iniziare a votare l'articolato.
Siamo sull'articolo 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 2.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 3.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 4.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 5.
Metto in votazione l'articolo 5.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 6.
Metto in votazione l'articolo 6.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 7.
Metto in votazione l'articolo 7.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 8.
Metto in votazione l'articolo 8.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 9.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 10.
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 11.
Metto in votazione l'articolo 11.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. C0001 presentato dalla Giunta, articolo 11 bis, aggiuntivo, che prevede:
Dopo l'articolo 11 è inserito ii seguente:
Art. 11 bis ‒ Rendiconto consolidato
1. Ai sensi dei commi 8 e 9 dell'articolo 11 del decreto legislativo 23 giugno 2011, n. 118 "Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42" è approvato l'allegato "Rendiconto consolidato comprendente i risultati della gestione del Consiglio Regionale per l'esercizio finanziario 2022".
L'emendamento è stato spiegato in Commissione e illustrato sommariamente prima dall'assessore Calzavara.
Metto in votazione l'emendamento n. C0001. Parere favorevole del relatore.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Articolo 12.
Metto in votazione l'articolo 12.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo agli ordini del giorno, con possibile discussione.
Gli ordini del giorno sono stati presentati dalla collega Baldin, che non c'è.
ODG n. C0002

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "LA REGIONE SI ATTIVI PER RIDURRE L'IMPORTO DEI PAGAMENTI RELATIVI A TRANSAZIONI COMMERCIALI EFFETTUATI DOPO LA SCADENZA DEI TERMINI CONTRATTUALI" RESPINTO

(N.d.r. ‒ Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- il Collegio dei revisori dei conti, nel parere al Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2022, ha rilevato come, con riferimento ai pagamenti relativi a transazioni commerciali effettuati dopo la scadenza dei termini contrattuali, tra il 2021 e il 2022 si sia registrata "una leggera inversione del trend di diminuzione consolidatosi negli anni precedenti";
- nello specifico, tra il 2018 e il 2021 l'ammontare complessivo degli importi è sceso da euro 55.094.160,45 ad euro 14.432.811,44 per poi risalire, con riferimento al 2022, ad euro 21.992.412,38;
Considerato che:
- tale inversione, pari ad un aumento del 52%, non è accettabile nell'attuale contesto economico determinato, su scala globale, da un aumento generalizzato dei costi e, sul piano nazionale, anche dalle gravissime conseguenze economiche dovute all'improvviso blocco del bonus 110% che sta portando imprese e famiglie sull'orlo di una crisi profonda per il fenomeno del credit crunch quanto ai primi, e per l'aver intrapreso degli investimenti nella convinzione ‒ ora disattesa ‒ di poter recuperare integralmente l'esposizione finanziaria per i secondi.
- che, comunque, anche la somma di euro 14.432.811,44 relativa al 2021 non può essere considerata soddisfacente perché tali ritardi si ripercuotono sul sistema economico regionale che la Regione è invece chiamata a sostenere e non, di certo, a remunerare tardivamente
Tutto quanto sopra premesso
impegna la Giunta regionale
ad attivarsi per ridurre l'importo dei pagamenti relativi a transazioni commerciali effettuati dopo la scadenza dei termini contrattuali ponendo in essere politiche volte non soltanto alla minimizzazione ma al definitivo azzeramento di tali somme.
Metto in votazione l' ODG n. C0002.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
ODG n. C0003

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "DERIVATI, QUASI 6 MILIONI DI EURO SOTTRATTI AL WELFARE REGIONALE, LA REGIONE SI ATTIVI PER LA CHIUSURA ANTICIPATA DI QUESTI STRUMENTI FINANZIARI" RESPINTO

(N.d.r. ‒ Si riproduce il testo scritto dell'ordine del giorno come presentato)
Il Consiglio regionale del Veneto
Premesso che:
- come emerge dalla Relazione del collegio dei Revisori dei conti al Rendiconto della Regione per l'esercizio finanziario 2022, gli strumenti finanziari derivati sottoscritti dalla Regione sono due collar di tasso di interesse, 'Regione del Veneto 2003' e 'Regione del veneto 2005';
- la Regione corrisponde un tasso di interesse che oscilla tra un minimo (floor) e un massimo (cap) prestabiliti;
- con riferimento al primo semestre 2022 i collar 'Regione del Veneto 2003' (debito residuo pari a euro 93.984.000,00) e 'Regione del Veneto 2005' (debito residuo pari a 57.006.000,00) hanno rispettivamente determinato una spesa di euro 1.966.318,24 ed euro 1.175.946,53;
- con riferimento al secondo semestre 2022 i collar 'Regione del Veneto 2003' (debito residuo pari a euro 92.062.500,00) e 'Regione del Veneto 2005' (debito residuo pari a 50.672.000,00) hanno rispettivamente determinato una spesa di euro 1.813.439,45 ed euro 998.407,31;
- ne consegue che, con riferimento al 2022, la spesa per interesse relativa ai predetti collar è stata pari ad euro 5.954.111,53, spesa che potrebbe essere evitata o comunque ridotta in caso di rinegoziazione dei prestiti obbligazionari dai quali gli strumenti finanziari derivano. Tale ipotesi, tuttavia, è preclusa dall'art. 45 del D.L. 66/2014;
- ciononostante, nulla vieta che la Regione attivi una interlocuzione con il Governo per modificare l'attuale disciplina, palesemente sbilanciata in favore del sistema bancario, e rendere possibile la rinegoziazione dei prestiti obbligazionari. Ciò consentirebbe di evitare di sborsare a titolo di interessi somme che, invece, potrebbero essere utilizzate per migliorare il welfare regionale.
Tutto quanto sopra premesso
impegna la Giunta regionale
ad attivarsi per:
1. modificare l'attuale disciplina, palesemente sbilanciata in favore del sistema bancario, e rendere possibile la rinegoziazione dei prestiti obbligazionari dai quali gli strumenti finanziari derivano;
2. utilizzare le somme così risparmiate per incrementare i fondi a disposizione del welfare regionale.
Metto in votazione l' ODG n. C0003.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Se non ci sono dichiarazioni di voto, metto in votazione il PDL n. 201 nel suo complesso, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo terminato con i punti previsti per oggi.
Ci vediamo martedì 25 alle ore 10.30.
Grazie, colleghi.
La Seduta termina alle ore 18.38
Il Consigliere segretario
Tommaso RAZZOLINI

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI
Resoconto stenotipico a cura di:

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 104 - 11^ legislatura
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 104
MARTEDì 18 LUGLIO 2023


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE FRANCESCA ZOTTIS

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI

INDICE

Processo verbale della 104a seduta pubblica – martedì 18 luglio 2023
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri soggetti ad obbligo di isolamento correlati al Covid-19 che parteciperanno da remoto come previsto dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 64 del 25 ottobre 2022 e dalla deliberazione dell'Ufficio di presidenza n. 16 del 28 marzo 2023.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 10165 del 12 luglio 2023.

Il Presidente CIAMBETTI dichiara aperta la seduta alle ore 10.50, con la prosecuzione del punto 8) all'ordine del giorno PDL n. 191.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia e il consigliere Boron; inoltre, una consigliera segue la seduta da remoto.

Punto 8) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Disposizioni di adeguamento ordinamentale 2023 in materia di protezione civile, ambiente e parchi regionali, edifici di culto, edilizia residenziale pubblica, governo del territorio". (Progetto di legge n. 191) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 16/2023)  [RESOCONTO]


Prosecuzione dell'esame del progetto di legge iniziato nella 103a seduta con le relazioni da parte del relatore e correlatore.

Il PRESIDENTE non essendoci nessun iscritto alla discussione generale sospende la seduta per permettere all'Ufficio di Presidenza della Seconda Commissione consiliare di esprimere parere sugli emendamenti presentati.

La seduta è sospesa alle ore 10.54.

La seduta riprende alle ore 11.23.

Si passa all'esame dell'articolato e relativi emendamenti.

Interviene la consigliera Camani (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

Interviene la consigliera Rizzotto (Zaia Presidente) per fatto personale.

L'emendamento n. B7 all'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'articolo 1 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) e Camani (Partito Democratico Veneto).

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) per fatto personale.

Intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente) in dichiarazione di voto sull'articolo 1.

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'articolo 2 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 2, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Sull'articolo 3 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Gli articoli 3, 4, 5, 6 e 7, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. B8 all'articolo 8, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato.

Il PRESIDENTE dichiara precluso l'emendamento n. B3.

Sull'articolo 8 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 8, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato come emendato.

Gli emendamenti nn. B9, B10 e B1 all'articolo 9, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono respinti.

Sull'emendamento n. B4 all'articolo 9 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Durante l'intervento del consigliere Montanariello assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

Sull'emendamento n. B4 all'articolo 9 intervengono i consiglieri Valdegamberi (Gruppo Misto) e Camani (Partito Democratico Veneto)

Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

L'emendamento n. B4 all'articolo 9, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'emendamento n. B5 all'articolo 9 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), Camani (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

Gli emendamenti nn. B5 e B11 all'articolo 9, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono respinti.

Sull'articolo 9 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

La seduta è sospesa alle ore 13.01.

La seduta riprende alle ore 14.44.

Assume la presidenza la Vicepresidente Francesca Zottis.

Sull'articolo 9 intervengono i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto), Rizzotto (Zaia Presidente) e in dichiarazione di voto Montanariello (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 9, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. B12 all'articolo 10, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

L'articolo 10, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. B2 all'articolo 11, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'emendamento n. B6 all'articolo 11 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto) che lo illustra, Lorenzoni (Gruppo Misto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

L'emendamento n. B6 all'articolo 11, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'emendamento n. B13 all'articolo 11 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto), Camani (Partito Democratico Veneto), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Rizzotto (Zaia Presidente), Valdegamberi (Gruppo Misto).

La seduta è sospesa alle ore 15.31.

La seduta riprende alle ore 15.34.

Sull'emendamento n. B13 all'articolo 11 intervengono i consiglieri Valdegamberi (Gruppo Misto) che prosegue l'intervento, Luisetto (Partito Democratico Veneto), Lorenzoni (Gruppo Misto)

L'emendamento n. B13 all'articolo 11, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'articolo 11 interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto).

Il PRESIDENTE interviene per un richiamo al Regolamento.

La seduta è sospesa alle ore 15.54.

La seduta riprende alle ore 16.08.

Sull'articolo 11 intervengono i consiglieri Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Camani (Partito Democratico Veneto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo) e in dichiarazione di voto interviene Montanariello (Partito Democratico Veneto).

L'articolo 11, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. B14 all'articolo 12, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è respinto.

Sull'articolo 12 intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

Gli articoli 12, 13, 14, 15, 16 e 17, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

In dichiarazione di voto finale intervengono i consiglieri Montanariello (Partito Democratico Veneto) e Rizzotto (Zaia Presidente).

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Corsi, Dolfin, Favero, Formaggio, Gerolimetto, Giacomin, Maino, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Polato, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Baldin, Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel, Zanoni, Zottis

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto 9) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 2022". (Progetto di legge n. 201) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 17/2023)  [RESOCONTO]


Intervengono i consiglieri, Sandonà (Zaia Presidente) che svolge la relazione di maggioranza per conto della Prima Commissione consiliare e Camani (partito democratico veneto), che svolge la relazione di minoranza per conto della Prima Commissione consiliare.

Durante l'intervento della consigliera Camani assume la presidenza il Presidente Roberto Ciambetti.

Il PRESIDENTE interviene per un richiamo al Regolamento e per ripristinare l'ordine nella seduta.

In discussione generale interviene la consigliera Ostanel (Il Veneto che Vogliamo).

Il PRESIDENTE sospende la seduta per permettere all'Ufficio di Presidenza della Prima Commissione consiliare l'esame del maxiemendamento presentato dalla Giunta.

La seduta è sospesa alle ore 17.54.

La seduta riprende alle ore 18.09.

Interviene l'assessore Calzavara.

Assume le funzioni di Consigliere segretario il consigliere Tommaso Razzolini.

Interviene il consigliere Valdegamberi (Gruppo Misto) per fatto personale.

Il PRESIDENTE non trovandone i presupposti nei contenuti non accoglie la richiesta e sospende la seduta.

La seduta è sospesa alle ore 18.22.

La seduta riprende alle ore 18.29.

Gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10 e 11 posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

L'emendamento n. C1 aggiuntivo di un articolo , posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato e inserito come articolo 12.

L'articolo 12, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente e inserito come articolo 13.

Si passa all'esame degli ordini del giorno collegati al progetto di legge in oggetto.

ODG n. C2

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "La Regione si attivi per ridurre l'importo dei pagamenti relativi a transazioni commerciali effettuati dopo la scadenza dei termini contrattuali" RESPINTO  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio non approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Bigon, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel

Hanno votato no:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bozza, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Gerolimetto, Giacomin, Michieletto, Pan, Polato, Possamai Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zecchinato

Astenuti:

Valdegamberi

Non votanti:

nessuno

ODG n. C3

Ordine del giorno presentato dalla consigliera Baldin relativo a "Derivati, quasi 6 milioni di euro sottratti al welfare regionale, la Regione si attivi per la chiusura anticipata di questi strumenti finanziari" RESPINTO  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica l' ordine del giorno in oggetto.

Il Consiglio non approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel, Zanoni

Hanno votato no:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bozza, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Gerolimetto, Giacomin, Michieletto, Pan, Polato, Possamai Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso, come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Andreoli, Barbisan, Bet, Bozza, Brescacin, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Cestaro, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Gerolimetto, Giacomin, Michieletto, Pan, Polato, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Scatto, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zecchinato

Hanno votato no:

Bigon, Camani, Lorenzoni, Luisetto, Montanariello, Ostanel, Zanoni

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale è convocato martedì 25 luglio alle ore 10.30.

La seduta termina alle ore 18.38.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
ANDREOLI Marco
MAINO Silvia
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BOZZA Alberto
PAVANETTO Lucas
BRESCACIN Sonia
PICCININI Tomas
CAMANI Vanessa
POLATO Daniele
CAVINATO Elisa
POSSAMAI Gianpiero
CECCHETTO Milena
PUPPATO Giovanni
CENTENARO Giulio
RAZZOLINI Tommaso
CESTARI Laura
RIGO Filippo
CESTARO Silvia
RIZZOTTO Silvia
CIAMBETTI Roberto
SANDONA' Luciano
CORSI Enrico
SCATTO Francesca
DOLFIN Marco
SORANZO Enoch
FAVERO Marzio
VALDEGAMBERI Stefano
FORMAGGIO Joe
VENTURINI Elisa
GEROLIMETTO Nazzareno
VIANELLO Roberta
GIACOMIN Stefano
VILLANOVA Alberto
GUARDA Cristina
ZANONI Andrea
LORENZONI Arturo
ZECCHINATO Marco
LUISETTO Chiara
ZOTTIS Francesca






IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
f.to Tommaso RAZZOLINI








IL PRESIDENTE
f.to Roberto CIAMBETTI







N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Paola Lombardo
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian