ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 05/12/2023 n. 118

Resoconto 118 a Seduta pubblica
Martedì, 5 dicembre 2023
SOMMARIO
Il Presidente Ciambetti, alle ore 14.00, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 14.10.
Assume la Presidenza
Il Presidente Nicola Ignazio FINCO
 
La Seduta inizia alle ore 14.32

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 118a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 16743 del 30 novembre 2023, come modificato con nota prot. n. 16863 del 4 dicembre 2023.
PUNTO
1
 
   

COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Marco ANDREOLI
Silvia CESTARO
Silvia MAINO
Francesca SCATTO
I congedi sono concessi.
Le consigliere Sponda e Cavinato partecipano ai lavori da remoto.
PUNTO
2
 
   

INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTO
3
 
   

RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

PRESIDENTE

Iniziamo con le interrogazioni.
L'assessore Bottacin e l'assessore Donazzan hanno chiesto di poter rinviare le loro interrogazioni, in quanto impossibilitati a partecipare al Consiglio odierno.
Passiamo all'interrogazione n. 437 della collega Guarda.

Interrogazione a risposta immediata n. 437 del 27 settembre 2023 presentata dalla consigliera Guarda relativa a "TRASPORTI DA LONIGO ALLA VAL D'ALPONE: COME GARANTIRE AGLI STUDENTI DELL'ISTITUTO TECNICO AGRARIO TRENTIN DI LONIGO MINORE AFFLIZIONE NELLA ESPLICAZIONE DEL DIRITTO ALLO STUDIO?"

Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
A settembre di quest'anno sono emerse diverse notizie riguardanti lo stato di salute del trasporto e in particolar modo del trasporto utilizzato dagli studenti per raggiungere le località dove vi sono istituti anche con specializzazioni che attraggono da diverse parti del Veneto.
Tra queste vi è anche Lonigo con l'Istituto Trentin, un istituto agrario che è di estrema importanza per il territorio, per la formazione degli agricoltori. Ciò che ha accomunato l'Istituto Trentin di Lonigo alla Val d'Alpone, la valle che sta al di sopra di San Bonifacio e Soave, è la difficoltà di collegamento dei mezzi. Gli studenti hanno denunciato, come riportato appunto dalla cronaca locale, che la corsa dell'autobus scolastico 230, che collega Lonigo a San Giovanni Ilarione, è stata riprogrammata dalle ore 13.35 alle ore 14, con il conseguente arrivo a destinazione alle 14.40, ben 100 minuti dopo le 12.55, orario di termine delle lezioni presso l'Istituto agrario Trentin. Quindi, 100 minuti per fare un percorso che in auto fa impiegare 25-30, o al massimo 35 minuti, se si è lenti come me.
Appreso che la riprogrammazione della corsa sarebbe determinata dalla confluenza dei flussi di studenti provenienti dall'Istituto Superiore Rosselli, che in via provvisoria ha previsto l'orario di uscita alle 12, fatto che, a quanto si apprende, determina l'intasamento della corsa delle 13, originariamente programmata proprio per l'uscita dei flussi del Trentin, e che in atto risulta comunque attivata una corsa di partenza alle 13.30 da Lonigo, ma tale provvisorio aggiustamento pare destinato a essere superato in via definitiva dall'attivazione di una coincidenza da San Bonifacio per la Val d'Alpone, con un lasco di 15 minuti rispetto alle 14 per consentire agli studenti dell'Istituto Rosselli di poter usufruire di quella corsa.
Tutto questo considerato, valutate le difficoltà oggettive, ho interrogato l'Assessore ai Trasporti per sapere se rispetto a quanto sopra specificato si intendano attivare azioni per garantire misure di raccordo tra gli istituti scolastici e le aziende del servizio di trasporto.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Risponde, per conto dell'assessore De Berti, l'assessore Lanzarin. Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Con riguardo all'oggetto dell'interrogazione si premette che ai sensi dell'articolo 3 bis del disegno di legge 138/2011, la Giunta regionale, con proprie deliberazioni del 19.11.2013 e del 9.10.2020, ha definito il perimetro dei bacini territoriali ottimali omogenei entro i quali organizzare i servizi di trasporto pubblico locale e ha designato l'Ente di governo del Bacino di Verona al quale sono state attribuite le utenze di affidamento della gestione del relativo controllo.
In considerazione della specifica competenza posta in capo dal legislatore dell'Ente di governo, gli uffici dell'Unità Organizzativa Mobilità e Trasporti si sono prontamente attivati, interpellando con nota del 9 ottobre 2023 l'Ente di governo del Bacino di Verona, con richiesta di verifica della situazione di disagio segnalato dagli utenti della linea 230 Lonigo-San Giovanni Ilarione, in conseguenza del disallineamento tra gli orari adottati dagli istituti scolastici e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale.
La Provincia di Verona, con nota di riscontro del 12.10.2023, ha informato che dal 2 ottobre 2023 il gestore ATV SpA ha provveduto ad inserire una nuova corsa sulla linea 230 in partenza da Lonigo alle 13.05 per Terrossa-Roncà-San Giovanni Ilarione, arrivo ore 13.45, e dal prossimo 23 ottobre 2023 provvederà a modificare il percorso della corsa n. 42 della linea 226, per permettere il collegamento con la zona sud della Valle, Costalunga-Brognoligo. In questo modo è possibile che gli studenti dell'Istituto Trentin di Lonigo possano rientrare a casa entro le 14.00.

PRESIDENTE

Collega Guarda, per la replica.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente. Grazie, Assessore, di questa risposta.
Naturalmente questa è una soluzione che è arrivata e di cui comunque si è beneficiato con un notevole ritardo rispetto all'inizio dell'attività scolastica, dopo le sollecitazioni avanzate non soltanto il 27 settembre con questa mia interrogazione, ma anche con le richieste dirette dagli studenti e dalle loro famiglie.
Pertanto, sebbene ci sia una competenza condivisa, naturalmente, con le realtà territoriali, io auspicherei che il lavoro di coordinamento in preparazione all'attività di trasporto pubblico coincidente con l'inizio delle attività scolastiche non venga affrontato in ambito postumo, ma nei tempi che sono consoni a consentire ai servizi di iniziare nel migliore dei modi.
Lo abbiamo visto a Verona, lo abbiamo visto non soltanto nel trasporto dalla Val d'Alpone a Lonigo, ma anche nel trasporto dal basso veronese verso Verona città, lo abbiamo visto con il trasporto del bellunese, che ha subìto non soltanto gravi cancellazioni ma anche difficoltà oggettive di reperimento di personale; lo abbiamo visto in diversi casi in tutto il Veneto, dal rodigino fino al trevigiano.
Le denunce ci sono. C'è la necessità di coordinare prima questo sistema organizzativo, in modo tale che non si inizi a lavorare per correggere delle situazioni di emergenza, creando nel frattempo comunque un danno da un punto di vista della qualità del servizio e anche disincentivando i cittadini a scegliere questo tipo di servizio pubblico, che invece dovrebbe essere facilitato.
Ricordo che la Val d'Alpone soffre particolarmente questa questione del trasporto pubblico, perché anche soltanto per raggiungere San Bonifacio da San Giovanni a Montecchia si impiega un'ora.

PRESIDENTE

Grazie.
PUNTO
4
 
   

INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione a risposta scritta n. 339 dei colleghi Venturini e Bozza.

Interrogazione a risposta scritta n. 399 del 2 agosto 2023 presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "LA REGIONE VENETO INTENDE INTERVENIRE PER FINANZIARE NUOVAMENTE I CAMPI SCUOLA DIABETOLOGICI AI SENSI DELL'ARTICOLO 9, COMMA 5, LR 24/2011?"

Prego, collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Con questa interrogazione noi vogliamo puntare la nostra attenzione sui campi diabetologici e sulla loro importanza. La legge n. 24 del 2011 prevede che le associazioni di pazienti diabetici possono organizzare, in collaborazione con i CAD, periodi di vacanza che sono finalizzati ad educare sulla gestione della malattia diabetica soprattutto i soggetti diabetici in età evolutiva.
Gli studi scientifici dimostrano che la partecipazione ai campi estivi per bambini e per adolescenti con diabete permette di conseguire dei miglioramenti per quanto riguarda il controllo glicemico, la conoscenza del diabete, la capacità di autogestione. I campi scuola sono organizzati e rappresentano un importante momento di socialità, di condivisione dell'esistenza che vivono i ragazzi e i bambini che hanno il diabete, che permette così loro di acquisire quelle conoscenze e quelle competenze che permettono di affrontare la sfida quotidiana dell'autogestione del diabete.
La Regione Veneto, per anni, ha finanziato questi campi scuola con un importo anche importante di 70.000 euro. Sembrerebbe che per il 2023 questo finanziamento non venga concesso.
Noi chiediamo se ci sia la volontà di ripristinare questo finanziamento o semmai di rivolgersi al Ministero della salute perché questa progettualità possa essere ricompresa tra i livelli essenziali di assistenza e, quindi, essere appositamente finanziata con l'attribuzione di un codice di prestazione sanitaria.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.
Risponde l'assessore Lanzarin.
Prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

La Regione del Veneto negli ultimi anni ha finanziato l'organizzazione e la realizzazione del progetto relativo ai campi scuola per ragazzi diabetici della legge regionale n. 24 del 2011, considerato quale momento fondamentale e insostituibile nel processo di crescita di detti pazienti per favorire l'educazione alla salute necessaria ad affrontare quotidianamente la loro malattia.
Per detta iniziativa, con deliberazione della Giunta regionale n. 1429 del 15.9.2016 è stato autorizzato un finanziamento per un importo massimo di 60.000. Nel 2018, detto importo massimo è stato innalzato ad euro 70.000 e poi successivamente.
Anche per l'anno in corso, il 2023, l'attività di cui trattasi è stata destinataria di uno stanziamento, prevedendo per l'organizzazione e lo svolgimento dei campi scuola un importo complessivo massimo a carico del bilancio regionale di euro 80.000.
Con decreto della Direzione Programmazione Sanitaria cure primarie del 30.10.2023 è stato assegnato e liquidato tramite Azienda Zero il finanziamento dell'ente organizzatore e realizzatore del progetto, ovvero l'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e nel bilancio che andremo a discutere la settimana prossima sono già inseriti anche i finanziamenti per l'anno 2024.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Venturini, per la replica.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Mi dichiaro soddisfatta e ringrazio l'Assessore.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliera.

Cordoglio per la morte di Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio

PRESIDENTE

Adesso abbiamo le quattro risoluzioni che riguardano la vicenda di Giulia Cecchettin, ma prima di iniziare la discussione invito l'Aula a un momento di riflessione e anche di silenzio.
In questo momento a Saonara si sta svolgendo il rito religioso privato per l'addio a Giulia Cecchettin, nella chiesa in cui fu battezzata e dove oggi spicca una foto di Giulia e accanto a lei il disegno delle bambine e dei bambini della scuola materna con la scritta: "Sta a noi amplificare la voce del buono che cresce".
Il parroco di Saonara ha chiesto a tutti, nella sua riflessione, di dire grazie a Giulia e così, prima di iniziare i nostri lavori, credo sia giusto dire anche noi grazie, dedicare un momento di riflessione e idealmente unirci a tutti i cittadini che adesso guardano a Saonara come questa mattina hanno guardato a Padova, per iniziare da qui quel riscatto che il padre di Giulia, con straordinaria dignità, ha chiesto stamane a tutti, coinvolgendo anche il mondo politico, affinché si possa avviare una profonda opera di educazione e contrasto alle disparità di genere, per far cessare la violenza e si sconfigga il male e quella bestialità che semina dolore e ingiustizie insopportabili e ingiustificabili.
Per questo, chiedo all'Aula un minuto di silenzio.
(L'Assemblea osserva un minuto di raccoglimento)
PUNTI
5-6-7-8
 
   

RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI SORANZO, POLATO, RAZZOLINI, PAVANETTO, FORMAGGIO, VENTURINI, CAMANI, VILLANOVA, PAN, BALDIN, GUARDA, LORENZONI, OSTANEL, PICCININI, BARBISAN, BOZZA, BIGON, MONTANARIELLO, ZANONI, ZOTTIS, MICHIELETTO, BET, BISAGLIA, BRESCACIN, CAVINATO, CENTENARO, GEROLIMETTO, GIACOMIN, RIZZOTTO, SANDONÀ, SPONDA, VIANELLO, ZECCHINATO, RIGO, CECCHETTO, CESTARI, CIAMBETTI, CORSI, DOLFIN, FAVERO, FINCO, POSSAMAI E PUPPATO RELATIVA A "LA TRAGEDIA DI GIULIA CECCHETTIN. UNA CONDANNA UNANIME DELLA VIOLENZA SULLE DONNE: SI RAFFORZINO LE INIZIATIVE PER CONTRASTARE OGNI VIOLENZA ED OGNI DISCRIMINAZIONE DI GENERE". (RISOLUZIONE N. 109) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 128/2023)

RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI VENTURINI E BOZZA RELATIVA A "AVVIO INIZIATIVE IN MEMORIA DI GIULIA CECCHETTIN PER L'AMPLIAMENTO DELL'OFFERTA FORMATIVA IN TEMA DI EDUCAZIONE AFFETTIVA NELLE SCUOLE SECONDARIE DI PRIMO E SECONDO GRADO". (RISOLUZIONE N. 110)

RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI CAMANI, BIGON, LUISETTO, MONTANARIELLO, ZANONI E ZOTTIS RELATIVA A "CONDANNARE LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE E OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE DI GENERE E PROMUOVERE UNA CULTURA PIENAMENTE PARITARIA". (RISOLUZIONE N. 111)

RISOLUZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI VILLANOVA E PAN RELATIVA A "LA TRAGEDIA DI GIULIA CECCHETTIN E LA VIOLENZA SULLE DONNE: SI RAFFORZINO LE INIZIATIVE PER TUTELARE LE VITTIME DELLA VIOLENZA DI GENERE". (RISOLUZIONE N. 112)

PRESIDENTE

Come vi dicevo, colleghi, abbiamo quattro risoluzioni, quindi ci sarà un'unica discussione e poi vedremo nel corso dei lavori se ci sarà la volontà di fare una risoluzione unica oppure votare ogni singola risoluzione.
Iniziamo con la presentazione della risoluzione n. 109, presentata dai colleghi Soranzo, Formaggio, Paganetto, Polato e Razzolini.
Prego, collega Soranzo.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente. Buon pomeriggio a tutti i colleghi.
Veniamo, almeno alcuni colleghi, con il presidente Zaia in rappresentanza della Giunta e con il Presidente del Consiglio regionale e alcuni colleghi, da una mattinata molto intensa. Per il padovano, ma anche per il veneziano, per il Veneto, per tutta l'Italia, è sicuramente un momento che ha visto la partecipazione, come forse poche altre volte si è vista, di tantissimi cittadini. Non è stata solo una testimonianza che di fatto conferma che qualcosa è accaduto nella società, nelle nostre comunità, ma anche la testimonianza che è certo ed è evidente che tutti insieme abbiamo il dovere di provare, con tutte le energie, con il lavoro, soprattutto noi Istituzioni, a fare tutto ciò che è necessario perché non accadano più fatti come quelli che abbiamo visto in queste ultime settimane e nell'ultimo mese.
Il Gruppo consiliare Fratelli d'Italia già in sede di Capigruppo, ancor prima dell'ultima, ha manifestato il desiderio di condividere e auspicare una risoluzione unica, pur avendola depositata per primi, ma solo con l'intento e il desiderio di lanciare un segnale istituzionale importante, di fatto con una proposta di risoluzione, perché è un tema che a noi, come a tutti noi, è molto caro. Questo perché sentivamo il bisogno di lanciare un segnale importante e perché la tragica e violenta scomparsa di Giulia Cecchettin ha sconvolto tutti noi, almeno così crediamo. Per questo abbiamo pensato di ricordare il suo sacrificio con un'iniziativa istituzionale che non fosse soltanto un omaggio doveroso a una giovane donna vittima di femminicidio, la cui storia ha lasciato sicuramente un segno da subito, ma rappresentasse un'occasione per rinnovare quei valori fondamentali che noi riteniamo invalicabili, di solidarietà, rispetto e uguaglianza.
L'istituzione di una borsa di studio crediamo sia un segnale forte per ribadire la nostra decisa condanna contro la violenza di tutti i tipi, soprattutto quella verso le donne, la violenza di genere, che continua ad essere una piaga nella nostra società e si manifesta sempre di più. Noi pensiamo anche che si debbano sottolineare ancora una volta i valori della genitorialità, della famiglia, dell'amicizia, della comunità, dell'ascolto, del rispetto reciproco, della diversità, del saper accettare anche i no decisi, i quali devono tornare ad essere una guida, un contenuto che non deve essere ricordato solo un giorno all'anno, ma deve far parte del lavoro, dei genitori, delle comunità, tutti i giorni, verso i nostri figli, verso le nuove generazioni.
Esprimendo, a nome di tutto il Gruppo consiliare che ho ancora il piacere di presiedere, il più profondo cordoglio per la morte tragica e inaccettabile di Giulia, proponiamo a questo Consiglio regionale l'istituzione di una borsa di studio in memoria di Giulia Cecchettin, ennesima vittima di un destino atroce, che però è sempre più frequente nelle nostre comunità. Le 107 donne uccise nel 2023 in contesti familiari e/o affettivi non solo suonano come un campanello d'allarme importante, ma fanno davvero male.
La pandemia – lo abbiamo visto dai tanti studi di analisi, dati e conferme che vediamo nelle nostre comunità, presso gli Enti locali, dai nostri rappresentanti, nelle strutture di assistenza, di prevenzione e di monitoraggio – è ormai noto che ha aggravato questa situazione e ha portato sicuramente ad un isolamento che non ha fatto bene, anzi è stato forse il propulsore, con questo lockdown, di situazioni magari meno evidenti o meno accentuate.

PRESIDENTE

Se può concludere, collega.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Il nostro impegno verso la creazione di un contesto in cui le donne possono vivere libere dalla paura della violenza deve essere la nostra guida.
La borsa di studio destinata a studenti universitari che presentino una tesi di laurea o un dottorato di ricerca su temi di contrasto alla violenza sulle donne nei diversi ambiti di intervento regionale, come quelli culturale, sociale e lavorativo e della formazione scolastica, avrà come ulteriore obiettivo quello di mantenere viva sempre la memoria di Giulia e di promuovere la ricerca e l'azione contro la violenza di genere.
Giulia oggi è all'attenzione delle cronache, ma ci sono state e ci sono tantissime famiglie e tante Giulia che, rispetto all'evidenza di questi giorni, sono passate magari meno osservate, ma sono tanto importanti quanto Giulia stessa.
Grazie a tutti.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
La consigliera Venturini mi ha chiesto di posticipare il suo intervento sulla risoluzione n. 110 in quanto è impegnata.
Passiamo al punto n. 7, risoluzione presentata dai consiglieri Camani, Bigon, Luisetto, Montanariello, Zanoni e Zottis.
Prego, collega Camani.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Con questa risoluzione noi chiediamo ovviamente al Consiglio regionale di condannare la violenza contro le donne e ogni forma di discriminazione di genere, per promuovere una cultura che sia pienamente paritaria.
Veniamo sì – lo ricordava il capogruppo Soranzo – dall'ultimo saluto a Giulia Cecchettin e anche stamattina abbiamo imparato a chiamare le cose con il loro nome e cioè inserire dentro la nostra discussione chiaramente l'oggetto del nostro confronto, che non è una tragica fatalità, che non è una fine triste e dolorosa, ma è un femminicidio, ossia un omicidio commesso da un uomo contro una donna, in quanto donna. E deve essere questo l'oggetto, a mio giudizio, della nostra discussione che riguarda Giulia e che riguarda tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza.
Sono state 106 le donne vittime di omicidio in questo 2023; 87 di queste sono state uccise in ambito familiare o affettivo, quindi da un partner, da un ex partner, da un fidanzato, da un marito; 55 di queste hanno trovato la morte per mano di un fidanzato. Anche in Regione del Veneto solo nel 2023 sono state 12 le donne ammazzate dal proprio partner. Di questo stiamo parlando, perché Giulia Cecchettin, malgrado la sua giovane età, è una delle vittime di questo crimine gravissimo.
I femminicidi rappresentano soltanto una parte, certamente la più drammatica, del fenomeno della violenza di genere. Ci sono i reati spia, il delitto di atti persecutori, i maltrattamenti in ambito familiare, le violenze sessuali, le molestie sul posto di lavoro. Poi c'è il numero oscuro di reati e di abusi compiuti in quei casi in cui la donna non ha il coraggio di denunciare, vissuti nella intimità della vita familiare, che non vanno neanche nelle prime pagine dei giornali.
Chiediamo, quindi, in riferimento al femminicidio di Giulia Cecchettin e a tutte le altre donne che quotidianamente subiscono violenza e abusi da parte di uomini ai quali erano legate o sono legate sentimentalmente, una condanna unanime, sapendo che queste violenze non hanno a che fare con l'amore, non hanno a che fare con l'affetto, ma hanno a che fare esclusivamente con il potere maschile e con la volontà di imporlo sulle donne.
È un tema che necessita la massima attenzione delle Istituzioni. Vogliamo sensibilizzare l'opinione pubblica proprio sul tema del contrasto e della prevenzione alla violenza di genere e di ogni altra discriminazione nei confronti delle donne. Dobbiamo educare le ragazze e i ragazzi alla parità, al rispetto. Dobbiamo farlo con l'esempio, oltre che con le parole.
La prima forma di contrasto agli stereotipi di genere, per cambiare il linguaggio e anche le abitudini di questa società, è quello di denunciare la predominanza maschile che ancora esiste, purtroppo, nelle società moderne. Servono politiche nuove che producano una cultura di parità e che riguardino la sanità, l'istruzione, i servizi di welfare, ma anche politiche finalizzate all'uguaglianza salariale, perché solo le donne che sono economicamente indipendenti possono essere anche donne libere nella loro vita.
Condanniamo, dunque, con questa risoluzione, ogni forma di discriminazione e di violenza contro le donne, in quanto contraria al quadro di valori e di principi fondamentali così come sono garantiti dalla nostra Carta costituzionale.
Esprimiamo, a nome del Gruppo del Partito Democratico, la piena vicinanza al padre, al fratello, alla sorella e alla famiglia di Giulia Cecchettin, che con grande dignità l'ha salutata per l'ultima volta oggi.
Riteniamo che siamo tutti chiamati, in prima persona e come collettivo, ad essere parte attiva del cambiamento culturale di cui c'è grande necessità, e riteniamo anche che le Istituzioni e la politica siano chiamate ad una comune assunzione di responsabilità, condannando in maniera inequivoca e senza ambiguità la violenza contro le donne quale strumento di esercizio del potere maschile.
Vogliamo promuovere o contribuire a promuovere un rinnovamento culturale, a partire dalla scuola e dai luoghi di formazione, per insegnare la parità ai ragazzi e crediamo si debba rafforzare la rete dei centri antiviolenza che sono attualmente presenti in questa regione.
Nella nostra risoluzione chiediamo quattro impegni al Consiglio regionale.
Il primo è ovviamente un incremento significativo, continuo, puntuale dei finanziamenti ai Centri antiviolenza e alla rete dei servizi che sul territorio combattono costantemente e quotidianamente la violenza di genere.
Il secondo è l'apertura di sportelli antiviolenza all'interno di tutti gli Atenei della nostra regione, affinché le ragazze e i ragazzi, anche andando a scuola e all'università, trovino un luogo a cui rivolgersi.
Chiediamo l'impegno della Regione – e chiudo, Presidente – a supportare ogni iniziativa di natura educativa, anche implementandola a livello scolastico.
Infine, invochiamo un utilizzo più corretto e consapevole del linguaggio nella comunicazione anche istituzionale, sia del Consiglio che dei propri rappresentanti, per essere anche noi i primi artefici di quel cambiamento culturale che serve alle donne, ma serve a tutta la società.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei, collega.
Passiamo alla risoluzione successiva, la n. 112 dei colleghi Villanova e Pan.
Prego, collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
La tragedia di Giulia è una tragedia che ha colpito tutta la comunità veneta e tutta la comunità nazionale e ha colpito, penso, tutti noi singolarmente. Devo dire che, da padre di due bambine, le scene che abbiamo visto in queste settimane mi hanno particolarmente colpito.
Oggi voglio dichiarare la nostra vicinanza come Gruppo alla famiglia ed esprimere tutta la nostra vicinanza e il nostro rispetto per quella che è una tragedia immane, che ha segnato tutti noi. Credo che la moltitudine di persone presenti oggi al funerale di Giulia abbia dimostrato come questo dramma abbia smosso le coscienze di un intero Paese e come, soprattutto, porti noi che sediamo in questo Consiglio e tutte le persone che hanno un incarico politico ad assumersi una grande responsabilità per fare in modo che la tragedia dei femminicidi arrivi a una fine.
Oggi, visto il tema, visto questo sentimento che ci vede vicini al dramma delle donne che vengono uccise, credo che oggi sia più che opportuno che a parlare siano le donne, le nostre colleghe, le colleghe del nostro Gruppo. Voglio quindi cedere la parola alle mie colleghe, alle colleghe del nostro Gruppo, perché penso che oggi sia il caso che siano soprattutto loro a parlare.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Vedo che ci sono già dei colleghi e delle colleghe che si sono prenotati per la discussione generale.
Prima passiamo alla presentazione della risoluzione n. 110 dei colleghi Venturini e Bozza.
Prego, collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Il tragico epilogo della vicenda di Giulia Cecchettin, che ha visto un enorme coinvolgimento emotivo in tutto il Paese e anche la partecipazione fisica che abbiamo avuto oggi ai funerali, che è stata una rappresentazione plastica della partecipazione e del coinvolgimento delle persone, tutto questo ci induce come Istituzione a svolgere delle riflessioni, che non siano semplicemente un esercizio di retorica, che non siano delle espressioni di ovvietà, ma che ci inducano in qualche maniera ad intervenire concretamente per cercare di affrontare questi fenomeni, anche se sappiamo benissimo che sono molto complessi e presentano criticità che non hanno un'immediata soluzione.
Alcuni giorni fa il sociologo e politologo Luca Ricolfi, analizzando dei dati sulla violenza sulle donne poneva in evidenza alcuni elementi che possono contribuire a sviluppare le nostre considerazioni. Tra gli studiosi, in particolare, si parla di paradosso nordico, quando si rileva che i tassi più alti di violenza sulle donne si riscontrano nei Paesi considerati più civili e in quelli più avanzati in materia di parità di genere. Forse, dico io, perché c'è maggiore consapevolezza e coraggio da parte delle donne o perché si denuncia di più. Fatto sta che nei civilissimi Paesi scandinavi, in Germania, in Francia, nel Regno Unito, le donne rischiano la vita anche più che in Italia.
Canada, USA e Australia hanno tutti i tassi di uccisione maggiori di quelli italiani. Quindi, la teoria del patriarcato, del pater familias, uomo che si impone a livello familiare, che viene evocata in maniera suggestiva, non pare, a parte alcuni casi, che possa essere applicata in maniera sistematica per spiegare il fenomeno dei femminicidi. Altrimenti, dovremmo dire che anche i Paesi scandinavi sono delle società patriarcali.
Potrebbe essere che, paradossalmente, le radici della violenza di genere che porta al femminicidio affondino nelle realtà più avanzate proprio per il loro essere avanzate, cioè dove vi è una cultura affermata dei diritti, dove le aspettative di conseguenza sono forti e le frustrazioni più accentuate, dove da una cultura iperprotettiva verso i figli, in particolare, può derivare una pretesa in termini relazionali, che genera frustrazioni e prevaricazioni.
Aggiungo una riflessione. Ottanta anni fa una donna, penso a mia nonna, quasi analfabeta, che non lavorava, se non in casa, che doveva badare a sette figli, veniva offesa e umiliata sistematicamente dal marito. Ha subito per una vita. Quello sì era un contesto patriarcale, dove l'uomo si imponeva anche culturalmente ed era accettato questo. Era una donna che si lamentava, ma non c'erano numeri telefonici cui chiamare o centri antiviolenza.
Non si arrivava al femminicidio, probabilmente perché comunque lì le donne rimanevano nella condizione in cui si trovavano per mancanza di alternative, per paura della riprovazione sociale se andavano via di casa, per dipendenza economica, per inconsapevolezza, per mancanza di strumenti culturali. Le separazioni, poi, non erano ammesse.
In sintesi, si può dire che nella società patriarcale le donne subivano violenze. In famiglia erano costrette a stare per le motivazioni più diverse. Mancano dati Istat, ma chissà quanti femminicidi. Oggi le società sono più aperte, i diritti sono riconosciuti e il numero di femminicidi continua comunque a essere troppo alto.
In una realtà in cui i limiti, la presa che hanno i limiti sulle coscienze sicuramente è allentata, in una società di diritti e del possedere per sentirsi appagati, si impone come necessario un lavoro sulle relazioni, partendo dal presupposto che gli uomini e le donne sono uguali, hanno pari dignità, ma ci sono differenze biologiche, banalmente anche in termini di forza fisica, differenze strutturali e funzionali da un punto di vista neurologico e questo spiega anche le diverse tendenze di comportamento che si possono verificare.
Come sempre, per intervenire sulla realtà bisogna conoscerla e questo è un lavoro che va fatto con l'individuazione di strumenti per la gestione delle criticità e le difficoltà che si annidano nelle relazioni e di conseguenza va definito un approccio educativo per sviluppare delle relazioni sentimentali su basi corrette. Questo lo si può fare con la scuola, che aiuta la famiglia nel difficile ruolo educativo per strutturare gli adulti di domani in un lavoro di prospettiva. La scuola perché è il luogo dell'apprendimento, dove esperti possono proporre programmi adeguati, perché la scuola non deve essere solo un luogo dove viene stimolata l'intelligenza cognitiva, ma anche quella emotiva, che induce all'empatia e al rispetto.
Nella didattica, in genere, non sono mai state considerate le relazioni come materie di studio. Sono sempre prevalse le nozioni, pur indispensabili, ma è anche indispensabile saper gestire le relazioni. La persona è relazione. Viviamo le relazioni e se a riguardo si ritiene che possa essere utile essere istruiti, bisogna farlo.
Ecco perché proponiamo – e vado a chiudere – un ampliamento dell'offerta formativa in tema di educazione relazionale nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado, per cui la Regione può fare la sua parte.
Riteniamo che la formazione di questo orientamento possa rappresentare una risposta in grado di dare un senso alle barbarie che si consumano e che si è consumata, in questo caso, a danno di una ragazza per mano di un altro ragazzo, che erano due ragazzi della porta accanto.
Chiudo dicendo che si vuole ricordare Giulia, ma si vogliono ricordare anche tutte le donne. Quest'anno si parla di 104 femminicidi. Giulia adesso è assurta a esempio, a simbolo, ad espressione, però non dobbiamo dimenticare anche tutte le altre donne che sono state uccise e che quindi rappresentano la sofferenza femminile.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Passiamo ora alla discussione generale sulle risoluzioni presentate.
Ha chiesto di intervenire la collega Brescacin. Prego.

Sonia BRESCACIN (Zaia Presidente)

Una ogni tre giorni. Una ogni tre giorni sono le donne vittime di violenza che arrivano al pronto soccorso, ma sappiamo che questo è solo il 10% di quanto accade nella realtà (fonte ULSS 2 Marca Trevigiana). Una ogni tre giorni sono le donne vittime di femminicidio. Sono 107 da inizio 2023, altre due vittime dopo Giulia. Una donna presa in carico dai centri antiviolenza ogni 752 donne residenti (dati 2022). Valuti ciascuno, ad esempio, rispetto al Comune di propria provenienza, cosa significa una donna presa in carico per violenza ogni 752 donne residenti.
Il 55% è tra i 30 e i 50 anni, il 67% sono italiane, il 65% ha un grado di istruzione medio alta, il 55% lavora, ha un'occupazione, il 53% dei casi avviene all'interno di un rapporto di unione o convivenza. La violenza è psicologica per il 74% delle donne e fisica per il 57%. L'84% dei casi di violenza riguarda le relazioni affettive in essere o concluse. I minori, vittime di violenza assistita, sono stati 1921 nel 2022.
Questi sono i fatti, le opinioni sono un'altra cosa. Questi fatti aprono delle riflessioni sulla responsabilità sociale ed educativa, non solo per le famiglie, ma per tutti, singoli, comunità e anche per le Istituzioni.
Cosa pensano i cittadini rispetto al problema della violenza contro le donne? Significativo è il sondaggio di Alessandra Ghisleri uscito sulla stampa il 27 di novembre, secondo il quale per l'81% delle donne il femminicidio è una vera emergenza, mentre per un uomo su quattro è una tematica semplicemente enfatizzata.
Ben 107 donne uccise dall'inizio dell'anno, senza parlare delle violenze sessuali e psicologiche all'ordine del giorno, eppure ancora esiste una certa resistenza, anche tra i giovani, quasi il 33%, a riconoscere il problema. Quali sono le matrici dell'omicidio? Ad esempio, l'indifferenza. Ci sono casi di violenza estrema, ma ci sono violenze minori che un uomo si sente autorizzato a compiere nell'indifferenza. Ci sono tutte le ferite e i dolori che precedono e accompagnano l'epilogo del femminicidio. E poi la normalità, che è una matrice culturale terribile per cui siamo portati a pensare che la normalità sia una cosa positiva, salvo poi scoprire che nelle case di queste famiglie perbene accadono questi omicidi o altri reati meno gravi.
Cogliere i segnali è una responsabilità di tutti, educare all'affettività è una necessità, essere comunità educante è una priorità. "Chissà cosa ha combinato?", dice il marito riferendosi all'omicidio di Giulia. La moglie lo rimprovera, lui la prende a pugni e l'accoltella. Dopo Giulia ci sono stati due altri femminicidi: in Puglia una donna di 42 anni accoltellata davanti ai figli, in Emilia-Romagna una donna di 67 anni uccisa con una mazza da cricket.
I giovani. Abbiamo visto che le violenze riguardano principalmente il mondo adulto, ma questo problema va affrontato anche con le giovani generazioni, specialmente per la parte di educazione e di cultura alla non violenza. Il controllo come espressione patologica nei rapporti affettivi tra giovani assume un particolare significato da quando i rapporti sono sempre più caratterizzati dalla relazione da remoto anziché in presenza. Cosa fanno i giovani con i cellulari? Ad esempio, lo scambio della geolocalizzazione sul cellulare, così tu sai sempre dove sono io e io so sempre dove sei tu. Poi però succede che discutono, levano la geolocalizzazione e continuano le discussioni, ma non sono discussioni che si fanno guardandosi negli occhi, ma ciascuno dalla propria camera, dove sono da soli con il loro cellulare. Oppure la doppia spunta blu, che indica se si è letto il messaggino di WhatsApp. Poi, la si leva, magari per non fare sapere ai genitori se si è letto oppure no, e inizia la discussione: "Perché l'hai levata?". Controlli, controlli, controlli, con un'elevata possibilità di non capirsi, di fraintendersi e di offendersi.
Ciò pone la questione di un'educazione digitale come momento essenziale nel più ampio impegno per l'educazione all'affettività. Ciò implica avere anche persone che sappiano parlare il linguaggio dei ragazzi, conoscano il modo di relazionarsi dei giovani e quindi ciò implica la formazione di un personale preparato a questo.
L'Osservatorio "Generation Ship", realizzato dal Changes Unipol, ha analizzato gli orientamenti della generazione Zeta e l'impatto della tecnologia su alcune sfere della vita pubblica e privata. Dalla ricerca emerge che sotto la spinta del digitale si è verificata una vera e propria metamorfosi nelle relazioni sentimentali all'insegna della libertà, aprendo le porte a comportamenti e pratiche che nella vita quotidiana non avevano avuto spazi. Inoltre, i social hanno spinto verso la bellezza e l'adesione a specifici canoni estetici. Il 68% degli intervistati ritiene che i social bombardino sempre più con immagini di persone perfette e ciò porti a notare di più i propri difetti e come un giovane su due della Generazione Zeta avverta la pressione dei modelli di bellezza imposti dai social network. Queste esperienze ostacolano una accettazione del corpo di per sé non agevole, fino a generare la difficoltà nel relazionarsi con gli altri e nel rapporto con sé stessi.
Chiudo. Creare cammini per giungere a dei patti comunitari ed educanti è responsabilità di tutti, anche delle Istituzioni, promuovendo prospettive e pratiche educative rispettose, inclusive e generative.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Cestari, prego.

Laura CESTARI (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Nel 2023, nel momento in cui vediamo che chi denuncia viene considerato a malapena, nel momento in cui consideriamo che lo stalking a malapena finisce con delle misure cautelari o delle ordinanze restrittive o nel momento in cui vediamo che le survivor non sono considerate o se sono considerate lo sono con un'estrema diffidenza, "femminicidio" è sinonimo di "omicidio di Stato". Siamo troppo abituati ad insegnare alle donne come difendersi, ma non siamo molto abituati ad insegnare con più forza agli uomini la responsabilità che hanno nel momento in cui crescono, il rispetto, l'abbraccio e la carezza.
Siamo tutti complici, perché lo siamo nel momento in cui qualcuno che conosciamo, figli, nipoti, amici che hanno figli, vanno a scuola e criticano magari il vestiario di qualcun altro che forse non si può permettere vestiti firmati, oppure nel momento in cui ci facciamo annegare dai vari beveroni tossici dei social e critichiamo qualcuno per la forma fisica, o ancora (e questo lo facciamo anche noi donne, ricordiamocelo) quando a lavoro una donna raggiunge posizioni apicali ed improvvisamente emerge la frase del "chissà che cosa ha fatto per arrivare fino a lì". Oppure ancora quando ci sono donne che devono frequentare le scuole serali per imparare l'alfabetizzazione e sono costrette a lasciare la mail del marito perché chissà quali comunicazioni aberranti e disdicevoli quella scuola potrà inviare. Lo è nel momento in cui abbiamo ancora bisogno delle quote rosa per fare in modo che le donne debbano partecipare a certi consessi.
Nel 2023 manca una rete che non sia di atterraggio, manca una rete che sia di condivisione e che permetta di scardinare, bullone dopo bullone, una cultura che ormai è evidentemente troppo incardinata nella nostra società. Forse manca ancora per molti la volontà di cambiare le cose, perché dal 1946 quanti sono stati i provvedimenti, progetti di legge, iniziative, risoluzioni contro la violenza sulle donne, ma siamo ancora qui a parlarne, ne parliamo dispiaciuti, sgomenti, delusi da quanto è accaduto, soprattutto in una giornata come questa.
Giulia portava con sé sogni e speranze nel suo cuore buono. Tutti noi l'abbiamo definita oggi e in questi giorni la figlia, la nipote, la sorella. Ci sentiamo tutti vicini a lei e alla sua famiglia e per lei qui dentro, ma anche fuori di qui, anche coetanee di Giulia, sono certa che continueranno la loro lotta contro la violenza, contro la diversità di qualsiasi tipo e contro un annichilimento che non va diminuendo, semmai il contrario.
Per cui, se in una parte del pianeta ci sono delle mele marce, c'è questa tossicità, dall'altra, invece, io voglio pensare che ci sia una parte buona. Poco più di un anno fa ho conosciuto due ragazze, Maria Menon e Vittoria Gennaro, sono due ragazze di Villamarzana che di fronte ad una nutrita platea di persone ci hanno ricordato quanto siamo intrisi di stereotipi. Dove? Nelle azioni, nei modi di agire, ma anche nei modi di dire. Vi dico alcune frasi che forse vi faranno anche sorridere, spero di no, ma che tutti conosciamo: "Lascia stare, sono cose da maschi"; "Sei brava per essere una donna"; "Non si addice ad una bella bambina come te"; "Ti lamenti come una femminuccia"; "Figli? Marito? Quando?"; "Vai in casa tu, che ci pensiamo noi"; "Donne al volante, pericolo costante"; "Chi dice donna, dice danno". Ho un elenco infinito di queste frasi, di questi stereotipi e non ci si rende conto che forse anche smettere di ripetere continuamente questo tipo di espressioni potrebbe cambiare un pochino le cose, perché ridurre gli stereotipi significa anche aumentare un certo tipo di libertà. Queste frasi, queste espressioni non derivano da un'innata predisposizione. No, non nasciamo così. È proprio una cultura che dilaga in questo senso.
Riporto alcune frasi della Murgia, e vado verso la conclusione: "Agli uomini basta un perché, alle donne un per chi"; "alla donna viene assimilato il pensiero afono, quello silenzioso, quello che va bene per tutto, mentre gli uomini non si dice che sono fastidiosi, va bene, loro hanno un pensiero critico".
Io per il futuro non mi aspetto questi stereotipi, come non mi aspetto bimbe consapevoli, non mi aspetto ragazze attente, mi aspetto una società più attenta che non parla a caso. Una donna che si laurea è una donna che raggiunge i propri obiettivi, una donna che raggiunge il successo non deve fare paura, ma deve essere fonte di una spinta verso la rinascita, e noi per te, Giulia, faremo sempre rumore.

PRESIDENTE

Grazie, collega Cestari.
Consigliere Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Gentili colleghi, veneti presenti, a nome anche del Gruppo Lega per Salvini Premier volevo esprimere piena vicinanza alla famiglia Cecchettin in questo giorno triste, in questi giorni tristi, ventitré giorni di tragedia che ci hanno coinvolto.
Oggi ci ritroviamo in quest'Aula, in questa Istituzione democratica per confrontarci con questa oscura e dolorosa insidia che è la violenza di genere.
La tragica vicenda di Giulia Cecchettin, giovane donna veneta, ci ha sconvolto, richiamando la nostra attenzione su una piaga che va ben oltre le mura di questa sede, di questa Regione.
Il destino crudele di Giulia è, purtroppo, uno dei numerosi casi di femminicidio degli ultimi anni e le cifre sono state già espresse dalle colleghe che mi hanno preceduto. Questa è una realtà veramente inaccettabile.
Nel percorso di questa nostra riflessione su questa dolorosa piaga è imprescindibile approfondire comunque il ruolo delle leggi significative già adottate. Il Codice rosso del 2019 e il recente disegno di legge contro la violenza sulle donne, approvato all'unanimità, rappresentano dei pilastri normativi nella lotta contro questo male diffuso.
Il Codice rosso ha già dimostrato la sua efficacia nel fornire risposte tempestive e concrete, garantendo la protezione delle vittime e accelerando le indagini. Tuttavia, la legge da sola ha un'efficacia limitata. Dobbiamo garantire che la sua applicazione sia incisiva, che gli strumenti a nostra disposizione siano utilizzati con fermezza e che l'intera società sia consapevole delle risorse messe in campo.
Il recente disegno di legge contro la violenza sulle donne, approvato all'unanimità dal Consiglio dei Ministri il 22 novembre 2023, rappresenta un passo ulteriore verso una società più sicura e giusta. Le disposizioni in esso contenute, se applicate con determinazione, contribuiranno a creare un contesto in cui la violenza di genere sia contrastata su tutti i fronti: dalla prevenzione, all'assistenza alle vittime. Nemmeno questo rischia di essere sufficiente, purtroppo. Dobbiamo andare oltre.
Non possiamo accontentarci di leggi reattive, dobbiamo adottare noi stessi un approccio proattivo, investendo nella prevenzione, nell'educazione dei nostri ragazzi, dei nostri figli nelle nostre scuole. Quindi, è questo che noi chiediamo alla Giunta in questa risoluzione.
Non esiste, purtroppo, una bacchetta magica per risolvere il problema, ma quanto sta accadendo impone a ognuno di noi di fare di più, di fare quanto possibile per smuovere le coscienze, per promuovere il rispetto per le donne e per la vita umana, per creare una coscienza collettiva fin dalla più giovane età, come oggi ci ha ricordato il papà di Giulia.

PRESIDENTE

Grazie, Consigliere.
Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

L'agghiacciante tragedia di Giulia, morta per mano del suo fidanzato, ha scosso fortemente tutti. Attenti, però, spinti dalla foga propagandista e ideologica che ha preso il sopravvento, a non far passare ciò che è la causa del problema come fosse la soluzione. Le decisioni politiche assunte in un momento di forte tensione emotiva, pur con i migliori intenti, rischiano di portare ad un peggioramento della situazione anziché a un miglioramento.
È veramente la società patriarcale il problema o, invece, sta proprio nella mancanza del ruolo paterno, del pater nell'educazione dei figli, una delle cause di ciò che sta succedendo? Manca il ruolo del padre, che mette limiti, che incentiva l'autonomia e il coraggio, che stimola all'esplorazione della vita e alla fatica creativa, che sa dire di "no" ai figli quando serve.
Se diamo sempre tutto ciò che vogliono, se li accontentiamo in tutto e per tutto, diamo loro ragione anche quando hanno torto davanti agli insegnanti, nella partita di calcio, ovunque, creiamo dei figli apatici, senza passione, fragili, eterni immaturi.
Ricordiamoci che sono i "no" che fanno crescere, non i perenni "sì". Come giustamente dice Crepet, i genitori sbagliano a giustificare sempre e comunque i figli. I ragazzi vanno male a scuola? Poverini. Prendono una insufficienza? Colpa dei professori. Vengono bocciati? Ricorso al TAR.
Abbiamo creato dei ragazzi che non conoscono la frustrazione, che non sanno che esistono anche dei "no". Smettiamola di tutelare i figli, di pensare di non aver difeso abbastanza le nostre creature. È semmai l'assenza o l'indifferenza, nella crescita del ragazzo, del ruolo del padre, il problema, non della società patriarcale che non esiste da tempo.
Il rapporto con l'altro è un rapporto di puro egoismo, in funzione dell'ego narcisista cui siamo stati fin da bambini viziati, perché ad ogni lamentela siamo stati subito accontentati. Tutte le risoluzioni proposte oggi giungono alle medesime errate conclusioni: si crede che il problema si risolva assegnando alla scuola l'educazione relazionale ed affettiva.
La scuola deve educare al rispetto delle regole, al rispetto degli altri, a partire dagli insegnanti stessi. Deve riconoscere il merito e disconoscere il demerito, educare alla sconfitta, ma stimolare nel contempo allo spirito di riscatto, evitando l'ideologico e dannoso appiattimento di giudizi per non turbare. Basta quel "poverino". Il "sì" sempre e a prescindere nella scuola è altrettanto diseducativo e dannoso del "sì" perenne dei genitori. Compete alla scuola soprattutto il compito di formare i ragazzi, ma l'educazione spetta in primis alla famiglia e non può essere delegata a terzi. Queste risoluzioni sono viziate all'origine, proprio dall'ideologia che è la causa dei problemi e non la soluzione. La soluzione proposta si contraddice inoltre con i numeri: nei Paesi ove si fa educazione affettiva e sessuale nelle scuole il numero dei cosiddetti femminicidi è tre, quattro o cinque volte maggiore che in Italia. Sono i Paesi del nord Europa, tutt'altro che patriarcali nel senso ideologico di questo termine. Normalmente si pensa che il tema della violenza sia connesso a quello dell'uomo macho. è vero l'opposto: gli uomini violenti hanno un deficit di virilità e di riferimento paterno, possiedono uno sregolato narcisismo, spiega un noto pedagogista. Manca la figura paterna che mette i limiti e che incentiva l'autonomia e il coraggio.
Questo impedisce ai bambini di imparare a stare nella contrarietà, non imparano ad ascoltare le opinioni degli altri, non imparano ad affrontare la divergenza, non imparano a tollerare un'opposizione alla propria volontà.
Per non parlare poi, e ipocritamente nessuno ne fa cenno, dei modelli negativi della nostra società edonistica e utilitaristica, veicolati, attraverso i social media, alla pornografia, alla musica, eccetera, che arrivano a condizionare la già fragile mente dei nostri ragazzi, disegnando i loro modelli di riferimento. Perché nessuno apre un dibattito su questo? La donna oggetto è il tema ricorrente delle canzoni più in voga tra i nostri figli, che inneggiano allo stupro, alla violenza e alla donna come oggetto di piacere. No, sentiamo dire che la cultura dello stupro è frutto della società patriarcale, queste canzoni non c'entrano, sono arte, libera espressione artistica. Finiamola con l'ipocrisia. Dieci ore al giorno con questi messaggi contro un'ora di lezione settimanale? Poi, che lezioni, con quali programmi, con quali relatori?
Sui territori la maggior parte di enti, associazioni e cosiddetti esperti che trattano questi temi nelle scuole lo fanno in base ad approcci ideologici e politici, diffondendo pericolose sciocchezze sulla fluidità sessuale o attacchi indiscriminati contro gli uomini in quanto tali, agenti di un esistente patriarcato. Si rischia, quindi, di aggravare il disordine, spianando, magari involontariamente, la strada alla teoria del gender, un esito che sarebbe paradossale.
Cari colleghi, credo che sia più utile rieducare i genitori, soprattutto i maschi, a recuperare il dialogo con i figli, a insegnare loro che è con qualche no che si educa e soprattutto con l'esempio. Piuttosto dedichiamo risorse perché le famiglie recuperino il ruolo educativo che viene sempre più a mancare, perché l'educazione non venga delegata allo smartphone. Sono loro che devono spiegare che l'amore non è sinonimo di sesso, è in funzione del bene dell'altro e non soddisfacimento di passione e di istinti personali. Proporrei nei curricula scolastici premialità per chi fa volontariato, per chi si occupa del bene degli altri della sua età. Queste sarebbero azioni utili. Chi si dedica gratuitamente al bene degli altri non è un omicida. Vi sono molti giovani esemplari che fanno questo e meritano di essere portati a modello sociale. Il resto è denaro buttato in nome di ideologie che non risolvono i problemi, ma li aggravano.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
È difficile intervenire dopo questo intervento, ma tornerò sui miei punti e cercherò, dopo i miei punti, di provare anche a riprendere un pezzo del discorso di Gino Cecchettin di oggi, perché io credo, e poi mi fermo, che pensare che quello che è accaduto e di cui stiamo discutendo oggi la colpa o gran parte della colpa sia data al padre o al modello educativo che sui figli poi produce questo, è come dire, io mi sento di dire, che è stata colpa della famiglia se questo è accaduto.
Se è questo che ho capito, davvero io spero che qualcuno poi dopo di me, nella maggioranza, prenda la parola per prendere le distanze. Oggi è stato importante esserci, lo dicevano prima anche i colleghi perché, quando Gino Cecchettin parlava e ricordava sua figlia in realtà, forse, non so se altri colleghi condividono, quello che è capitato a me è di sentire la responsabilità di essere eletti e forse anche la motivazione per cui ha senso fare questo tipo di lavoro, cioè fare politica e provare a cambiare le cose. Quindi, oggi, oltre al fatto che c'è stata grande commozione in quella chiesa, penso che vari di noi abbiano potuto sentire il peso della responsabilità che abbiamo di fronte.
Gino Cecchettin ha detto: "Ci sarà un prima e un dopo". L'Aula spero oggi lo dimostri anche qui. Io credo davvero che ci sarà un prima e un dopo, perché abbiamo visto non solo le piazze piene di persone che chiedevano qualcosa dopo un ennesimo femminicidio, chiedevano in qualche modo a noi in particolare, credo, di fare un passo in più, quello di non parlare di violenza di genere, quello di non parlare di femminicidio, ma di agire per fare in modo che tutte le azioni che noi possiamo prendere in carico per mettere freno a una serie di femminicidi che oggi noi stiamo ricordando perché ne è accaduto uno che ha smosso più di altri le coscienze, ma dietro si porta una lista di donne uccise per mano violenta di uomini che è interminabile.
Anche qui, vari interventi di chi mi ha preceduto hanno parlato di una soluzione non facile. Non c'è una soluzione facile a quello di cui stiamo discutendo. Abbiamo parlato di educazione digitale, lo ha citato anche oggi Gino Cecchettin nel suo discorso. Abbiamo parlato di importanza della formazione nella scuola, dell'educazione alla sessualità e di educazione all'affettività di cui parla anche una mozione che oggi è presentata.
Si è parlato di informazione. Ne ha parlato anche oggi il padre di Giulia. Si è parlato del ruolo dei genitori. Qui cito quello che lui ha detto. Non volevo farlo, ma mi sembra importante dopo l'intervento di chi mi ha preceduto. "Ai genitori – dice –, a chi è genitore come me, parlo con il cuore: insegniamo ai nostri figli i valori di sacrificio e impegno. Educhiamoli ad accettare le sconfitte. Creiamo un clima che favorisca il dialogo sereno, che renda possibile il rispetto della sacralità di ogni persona, ad ogni sessualità libera da ogni possesso e all'amore vero che cerca solo il bene dell'altro. Viviamo in un'epoca in cui la tecnologia ci connette in modo straordinario, ma ci priva del contatto umano e reale. È essenziale che i giovani imparino ad amare autenticamente e ad aprirsi all'esperienza di chi è più anziano di loro. La mancanza di connessione umana può portare a incomprensioni e decisioni tragiche. Dobbiamo comunicare empatia e rispetto".
Credo che questo pezzo racconti bene, invece, quanto un padre, una madre, una famiglia abbia un ruolo fondamentale non nel dire al figlio: "tu hai sbagliato" o alla figlia: "tu sei sbagliata", ma che abbia invece il ruolo, io credo, e queste parole lo testimoniano, di essere una persona che educa lì dentro per educare anche fuori.
Chiudo il mio discorso con un appello. Prima il Capogruppo della Lega diceva, giustamente, credo: oggi facciamo intervenire le donne elette. C'è un messaggio importante, io credo, che anche oggi dal discorso del padre di Giulia è arrivato agli uomini, nel senso che lui ha messo al centro la capacità, la possibilità, la voglia di rivolgersi agli uomini come lui. Credo che questo sia stato un gesto importante da parte sua. A me è piaciuto molto, perché li ha chiamati "agenti di cambiamento". Ha detto: "è vero che noi stiamo parlando di violenza di genere, di femminicidi" e ha citato, ovviamente, quanti ne sono accaduti in questo Paese e non solo, però ha raccontato come gli uomini non debbano chiamarsi fuori, non debbano cercare giustificazioni, non debbano difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo con il suo nome.
Ecco, io penso che questa frase delicata, detta in un momento così difficile, con grande coraggio, ci porti davvero oggi a fare un passo importante, cioè quello che ha chiesto anche lui oggi. L'appello alla politica è quello del fare, cioè di prendere in mano la situazione e dire "basta parlare delle cose" – come diceva mio nonno, "prima de parlar, tasi" (espressione dialettale) – prendi in mano le cose, fai le cose per cambiare la situazione che abbiamo di fronte. L'altra cosa che ha detto è: facciamo in modo che non ci siano scelte ideologiche, facciamo in modo, però, che le idee guidino un modo diverso di trattare oggi la violenza di genere, nominarla, prenderla in carico e mettere a terra delle soluzioni concrete.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Zottis, prego.

Francesca ZOTTIS (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Intanto mi sento di ringraziare il papà di Giulia, perché un insegnamento che ci ha dato è anche quello che il dolore si può esternalizzare, il lutto si può esternalizzare, in una società che alle volte ci insegna, invece, a chiuderci. Si può esternalizzare con dignità, si può esternalizzare con concretezza, si può esternalizzare con parole che arrivano direttamente al cuore e non sono assolutamente ideologiche.
Oggi ci ha parlato di pioggia del dolore, allora io credo che oggi, proprio perché questa pioggia di dolore sia significativa, proprio perché Giulia possa realmente rappresentare un punto di partenza nuovo anche nell'approccio con cui affrontiamo il tema del femminicidio, e si chiama femminicidio perché ha una valenza specifica, e non omicidio, possa comunque vederci uniti prima di tutto a prendere consapevolezza che si parte per una nuova cultura che prende il via dal rispetto e dall'empatia nel momento in cui usiamo un linguaggio diverso, nel momento in cui quando ci confrontiamo sappiamo stare sulle cose e non andiamo a esprimere giudizi.
Nel momento in cui parliamo di femminicidio, ci rendiamo conto che è proprio nella vita quotidiana che si svolgono le azioni di violenza contro le donne. E hanno ragione le colleghe, che ringrazio per i numeri e anche per alcune cose dette: ci sono alcuni stereotipi. Io vorrei tanto che all'interno anche delle nostre discussioni, all'interno di quello che noi proponiamo come azioni, entrassero nella consapevolezza di ognuno, la consapevolezza che una donna è una persona, prima di tutto, e va rispettata in quanto tale, non per la bellezza esteriore, non per come si veste, che per una donna non è un valore aggiunto essere madre. L'essere madre è una scelta, prima di tutto, e poi è una fortuna. Io ho avuto il dono, per me un dono grandissimo, di avere una bambina. Non tutte le donne che vorrebbero avere figli possono averne.
Questi elementi fanno male e sono fonte di violenza. È evidente che questo passa anche per dei percorsi all'interno delle Istituzioni, all'interno delle scuole, all'interno della vita quotidiana di affettività. Però, non bastano nel momento in cui il nostro atteggiamento, a partire – mi pare che sia stato lo stesso papà di Giulia a dirlo – dall'uso dei media, a partire dall'uso di quest'Aula, non va nella direzione di considerare l'altro prima di tutto come valore della persona, come rispetto della vita, che va oltre qualsiasi differenza. Come anche – ed è evidente – la capacità di ognuno di noi di comprendere che questa società non può andare avanti come una competizione continua, dove l'elemento della forza maschile è ancora predominante. Purtroppo, è così. E lo vediamo anche negli atteggiamenti e nei giudizi che esprimiamo, in una società della competizione, in una società in cui il fallimento è un problema. Il fallimento non è un problema. Se mio figlio o mia figlia fallisce, se mio figlio o mia figlia ha un'interruzione sentimentale, non è un fallimento, è un percorso di vita. Allora, abituiamo questi ragazzi anche a fallire. Non un giudizio sul fallimento è un elemento e un momento in cui ci ritroviamo a confrontarci.
Questi sono aspetti che, secondo me, devono entrare nel dibattito e devono entrare in un dibattito prima di tutto di natura culturale. Possiamo aprire tutti i centri antiviolenza e tutti gli sportelli che vogliamo, ma se le donne non vanno a denunciare perché non si sentano accolte in questa società quegli sportelli potrebbero risultare inutili.
Se non ci abituiamo a pensare che il nostro linguaggio – lo ripeto e concludo – è un linguaggio che diventa pericoloso, queste azioni diventano inutili. È dal quotidiano, è dall'io prima di tutto, è da come ci comportiamo dentro le Istituzioni, è dalla credibilità che le Istituzioni hanno. Purtroppo, le Istituzioni hanno perso credibilità, e lo vediamo durante i momenti di voto, e questo è un problema, perché è dall'Istituzione che spesso partiva anche l'insegnamento. Se alla scuola non ridiamo valore, non può essere un'istituzione che insegna perché, se prima di tutto non siamo noi a casa a parlare bene della scuola, a parlare bene dell'Istituzione, non possiamo darle la delega dell'istruzione dei nostri figli.
Allora, nel rispetto di questo femminicidio, che ha dato grande forza, che ha dato grande risalto per come è avvenuto e per quello che spero rappresenti anche in futuro, altrimenti questa giornata diventerà inutile, anzi diventerà un tradimento di quella società giusta che noi dobbiamo costruire, spero vivamente che queste risoluzioni trovino una unanimità nella loro votazione, ma che poi continuino a vivere nelle nostre azioni quotidiane.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliera Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Oggi è una giornata molto triste, però la morte di Giulia, come ha detto suo padre, Gino, deve essere quel punto di svolta per cambiare effettivamente la cultura presente nel nostro territorio, permeata nella nostra società.
Vorrei partire proprio dalle parole di Gino Cecchettin, che sono di grande impatto, di grande importanza per tutti noi e di grande attualità. Lui ha detto che bisogna partire da una responsabilità educativa, che spetta a tutti quanti noi, che coinvolge le famiglie, che deve partire dalle scuole, una responsabilità in cui in primis gli uomini devono giocare un ruolo attivo, devono essere coinvolti attivamente nella sconfitta della cultura patriarcale, che ancora è radicata nel nostro sentire. Tuttavia, Gino ha chiuso il suo messaggio con parole di speranza e di pace, la stessa speranza che ho anch'io, oggi, nell'arrivare a un atto condiviso e, quindi, a un atto unitario da parte nostra, da parte della politica, che deve manifestarsi unitaria sotto questo profilo, su un tema che ci coglie così tanto e che emotivamente ci coinvolge moltissimo.
I femminicidi sono, come sappiamo, purtroppo la punta dell'iceberg. Sotto ci sono vari tipi di violenza, violenza economica, violenza fisica, violenza sessuale e violenza psicologica. Abbiamo il dovere di cambiare profondamente la società. Ma cosa possiamo fare noi che rappresentiamo cittadini e, quindi, Istituzioni? Lavorare per migliorare la condizione di lavoro della donna, proprio perché la violenza economica è spesso una delle violenze che si manifesta più frequentemente. Pertanto, ci sono politiche che possiamo attuare, penso alla possibilità di ridurre il gender pay gap, ad esempio. Sappiamo che un divario retributivo enorme esiste nella nostra Regione, circa il 32%, e sappiamo anche che una lavoratrice su quattro in Veneto è una lavoratrice che, pur lavorando, è povera. La libertà credo sia un concetto chiave in tutto questo, la libertà di tutti e di tutte di scegliere nelle relazioni sentimentali e anche di cosa fare del proprio corpo. Anche in questa legislatura abbiamo presentato progetti di legge per il supporto psicopedagogico nelle scuole, che ancora attendono di essere approvati. Ebbene, credo che questo potrebbe essere decisivo nella lotta al patriarcato e alla violenza di genere. Poi, dobbiamo cogliere quel vento di cambiamento che è presente nella nostra società, dobbiamo eliminare alla base tutti gli stereotipi. Infine, dobbiamo percorrere tutto quello che possiamo fare come politica, a partire dai servizi sociali, per esempio, tema su cui la Regione può fare molto. Abbiamo parlato di asili nido gratis, ad esempio, in occasione della discussione del DEFR, la scorsa settimana. Questa è un'operazione utile. Ma non solo, parliamo anche di settimana corta. Sono azioni che possiamo da subito implementare per migliorare la condizione lavorativa e i tempi di conciliazione famiglia-lavoro, e non solo. Anche il divario salariale, come dicevo prima, è un elemento che comporta disparità tra uomo e donna, disparità che va risolta.
Ringrazio, quindi, Gino Cecchettin per le sue parole, per il grande insegnamento che ci ha dato oggi. Veramente anch'io spero che la morte di Giulia possa essere quella chiave di svolta nelle culture, nella mentalità di tutti noi, a prescindere dal singolo. Abbiamo sentito anche prima un'idea, che spero sia l'unica voce fuori dal coro di quest'oggi. Ripeto, mi piacerebbe arrivare ad un atto unitario da parte dell'Assemblea legislativa del Consiglio regionale di condanna dura al patriarcato e di insegnamento in tutte le scuole dell'educazione all'affettività e della libertà di tutte le donne.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Bigon, prego.

Anna Maria BIGON (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
La famiglia ha avuto un coraggio incredibile nel rendere pubblici questi funerali. Potevano rimanere privati. In realtà, li ha aperti al mondo al solo fine di far partire un messaggio. E credo che sia passato questo messaggio. Ne stiamo discutendo anche oggi in Consiglio regionale. Noi abbiamo un ruolo importante, ed è quello di amministrare una Regione.
La famiglia non può essere lasciata sola. Credo che questo sia il primo messaggio fondamentale. Nella nostra società, al giorno d'oggi, la famiglia non può essere abbandonata, perché per crescere un figlio non serve solo una famiglia, ma serve un Paese intero, e serve un Paese messo in relazione tra i vari Enti, Istituzioni e servizi.
Le famiglie sostanzialmente hanno due problemi fondamentali: da una parte, devono fare i conti con la richiesta di necessità economica e, quindi, lavorativa all'interno della famiglia, con tutte le difficoltà che ne conseguono, che noi abbiamo spesso analizzato e su cui non voglio entrare nel merito oggi visto che tutti noi le conosciamo; dall'altra parte, assistono a una realtà di crescita dei propri figli che li vede sempre più isolati, isolati anche a seguito dell'utilizzo dei social, che la fanno da padrona in un mondo come quello di oggi. Questa mattina si diceva che la scuola deve essere la lunga mano della famiglia, quindi la scuola deve essere in continuazione di quell'attività educativa che la famiglia senz'altro deve fare. Ma la famiglia non può essere lasciata sola.
La politica, dunque, come può intervenire in tutto questo? Può e deve farlo attraverso dei servizi. Deve sensibilizzare anche all'interno della scuola su quello che noi chiamiamo a livello europeo "HeForShe", un'iniziativa per l'uguaglianza di genere tra lui e lei. Quindi, bisogna partire dalle scuole, non tanto perché deve essere tutto dato in capo alla scuola, quanto perché dalla scuola partono i bambini, partono i ragazzi, e da lì partono, insieme alla famiglia, l'educazione e la crescita, la necessità di farli mettere in relazione con quel rispetto, quella sensibilità e quella affettività che deve essere giusta e corretta tra di loro, affinché si possano creare in futuro famiglie in grado di crescere in modo diverso i propri figli. Perché? Perché i social comunque intervengono in modo molto duro e pesante. E anche qua dovremmo intervenire. Non è possibile che i ragazzi possano avere un utilizzo così indiscriminato di questi mezzi e che le famiglie tante volte non possano nemmeno intervenire. Quindi, sensibilizzare all'interno delle scuole è fondamentale, come è indispensabile creare dei corsi, ma non dei corsi facoltativi, corsi di formazione all'interno della scuola, di formazione degli insegnanti perché sappiano cogliere i primi segnali. Poi bisogna formare anche il personale.
Noi abbiamo depositato il progetto di legge "Codice Rosa", che deve ancora essere portato avanti, dove abbiamo chiesto che vengano investite delle somme per la formazione dei sanitari, degli operatori di polizia, degli assistenti sociali, quindi cercare di formare il personale, per poi, ovviamente, investire anche nel supporto psicologico. Guardate che la presa in carico di queste donne ai primi segnali è fondamentale, come è importante che sappiano dove rivolgersi.
Abbiamo, quindi, un ruolo importante come politica, e credo che da oggi ancor di più dovremmo assumere questo ruolo importante e portarlo avanti, credendoci, investendo, ma soprattutto impegnandoci a fare in modo che le persone portino rispetto e capiscano che siamo evidentemente tutti uguali. Spesso basta frequentare un locale pubblico per sentire frasi che non vorremmo mai sentire. Uno di questi giorni, prendendo un caffè con altre persone in un locale, alcuni dicevano chiaramente: le donne a volte se la cercano. E l'altro diceva: quanti soldi vogliono ‒ ad esempio ‒ durante la separazione per questi figli? Ma cosa mangiano questi figli?
E poi ci chiediamo se non è un aspetto culturale? Certo che lo è un aspetto culturale. E in Veneto dobbiamo veramente lavorare tanto.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Questa mattina in diversi ci ricordavamo un dato, che è significativo: quello per cui una donna su tre è vittima di violenza, secondo i dati OMS. Proprio per questa ragione, l'attenzione che dobbiamo porre è sulle parole che utilizziamo. Si parte dalle parole che sminuiscono la donna, che sminuiscono il ruolo genitoriale della donna, come abbiamo sentito anche prima. Parole che sminuiscono il valore della donna nella relazione pubblica, sociale, nella sua scalata professionale. C'è bisogno di attenzione su questi aspetti. C'è bisogno di attenzione, anche come politici, durante le giornate come oggi in cui dobbiamo esprimere una vicinanza.
Per questo motivo, questa mattina leggevo, anche insieme ad altri, delle parole che sono state pubblicate proprio da un politico come noi, che ricorda che la giornata di oggi è dedicata a tutte le donne morte senza un perché. Attenzione alle parole che si utilizzano. Se si dice che sono morte senza un perché si tende un attimino a sminuire quella che è la matrice e la responsabilità comune dell'azione di cui siamo tutti responsabili. Un perché c'è. E lo si diceva prima, lo si classificava prima: il desiderio di potere maschile sul controllo delle donne, che inizia con il dire come vestirsi, come bisogna comportarsi, che cosa dire, come reagire agli eventi della nostra vita. E lo abbiamo visto nel caso, per esempio, della sorella di Giulia, Elena. Finisce, poi, questo desiderio di potere, con la violenza verbale, fisica e addirittura con la privazione della vita.
Quindi, attenzione alle parole. Ogni singola parola può ispirare un comportamento. Ogni singola parola può ispirare una reazione, può ispirare addirittura una sottovalutazione. Quindi, no, le persone che si macchiano di queste violenze, che siano verbali o fisiche, non sono trogloditi, come ho letto ancora una volta nelle dichiarazioni proprio in questi giorni, ma sono parte di una società, integrati, supportati e spesso accettati. Tanto che oggi Gino Cecchettin, insieme alla figlia e al figlio, ci chiede ancora una volta di dare voce alla reazione a queste violenze. E indica negli uomini, in voi uomini, i soggetti con cui essere generatori di questo cambiamento. Vi invita ad intervenire, a correggere voi stessi, i vostri colleghi, i vostri amici, gli altri uomini che sbagliano.
Concentrarsi sulle scuole è giusto, quindi, ma ‒ parafrasando le parole di Gino Cecchettin di questa mattina ‒ è giusto, sì, un investimento in un futuro giusto, un futuro in cui le ragazze e le donne possano sentirsi sicure, e non dovranno essere attente, è vero. Ma è altrettanto importante creare un oggi sicuro. Un oggi sicuro che è fatto di adulti che non avranno la possibilità di fare i percorsi educativi previsti nelle scuole, che oggi tutti noi, giustamente, invochiamo e voteremo. Ma concentrarsi sui 50 milioni di adulti che sono rimanenti e sono parte integrante del problema, perché non soltanto possono essere attori ‒ e lo sono stati, ed erano medici, erano avvocati, erano operai, erano guardie giurate, erano professionisti del nostro territorio, che hanno compiuto atti indicibili ‒ ma proprio questi adulti hanno anche loro, per la loro parte, un compito di genitorialità e di responsabilità educativa a prescindere dal genere, quindi non soltanto i padri e anche le madri. C'è bisogno di un'educazione che non sia rivolta esclusivamente alle scuole, alle nuove generazioni per creare un futuro sicuro. Noi dobbiamo generare un oggi sicuro, che parte dal non dimenticarci delle nostre responsabilità come adulti.
La famiglia di Giulia non ci chiede vendetta, ma ci chiede di sperare, insieme, nella possibilità di un cammino comune verso il buono e il bene. Questo cammino comune lo si può creare soltanto se cominciamo a capire che nessuno di noi è escluso.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
È una giornata molto importante, questa, una giornata molto dolorosa. Credo sia anche un Consiglio molto importante, perché ci consente di riflettere, parlare e anche prendere posizione e deliberare su un tema di estrema attualità.
Oggi a Padova abbiamo ascoltato le coraggiose, importanti e anche pesanti parole di Gino Cecchettin, il papà di Giulia, che sembrano quasi rivolte anche a noi: "La memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme contro la violenza. Che la sua morte sia la spinta per cambiare" ha detto questa mattina. "Il femminicidio è figlio di una cultura sbagliata, che svaluta la vita delle donne vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle". Ha aggiunto: "Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti".
Io sono stato particolarmente colpito, perché sono papà anch'io di una ragazza che ha proprio l'età di Giulia. Ha aggiunto: "Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti. Mi rivolgo prima agli uomini. Parliamo agli altri maschi ed evitiamo che questa cultura venga minimizzata. Non giriamo la testa di fronte a determinati gesti, anche i più i lievi. Insegniamo ai nostri figli ad accettare anche le sconfitte e facciamo in modo che tutti rispettino la sacralità dell'altro". E ancora: "Bisogna investire in programmi educativi per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato, quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo con il suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d'accordo non aiuta ad abbattere le barriere".
Ecco perché è importante, colleghi, il Consiglio di oggi. Dobbiamo condannare ogni forma di discriminazione e violenza contro le donne. Dobbiamo esprimere la vicinanza di tutta la comunità veneta ai familiari di Giulia Cecchettin. Siamo tutti chiamati in prima persona a diventare parte attiva di questo cambiamento. Dobbiamo condannare in maniera univoca e senza ambiguità la violenza contro le donne quale strumento di esercizio di potere maschile e dobbiamo promuovere i valori della non violenza, della non discriminazione, a partire dalla scuola e dai luoghi di formazione. Dobbiamo fare in modo che le vittime di violenza si sentano ascoltate, supportate e tutelate dalle Istituzioni e, naturalmente, pensare e fare in modo di rafforzare la presenza dei Centri antiviolenza sul territorio. Naturalmente dobbiamo, come Consiglio, prevedere finanziamenti adeguati destinati ai Centri antiviolenza.
Abbiamo delle responsabilità molto importanti. Non credo che le decisioni che prenderemo siano dovute a una tensione emotiva, come ha dichiarato prima il collega Valdegamberi, dovuta a questo drammatico episodio. Ricordiamoci delle parole del papà di Giulia, il coraggio che ha usato nell'essere così chiaro e diretto. Io, sinceramente, al posto suo non so se sarei riuscito a leggere fino in fondo un intervento del genere. Quindi, veramente va ringraziato per questo intervento di coraggio, per questa fermezza che ha utilizzato nell'esprimere quelle opinioni.
Veramente mi chiedo come si possa affermare in quest'Aula, dopo tutto quello che è successo, che manca il ruolo del padre. Io, veramente, mi chiedo come si possano dire, pronunciare queste parole, aggiunte ad altre, ovvero che siamo in deficit di virilità. Io mi chiedo cosa passa per la testa di qualche collega quando esprime tutto ciò. Per poi aggiungere che stiamo vivendo una telenovela nazionale. Questo è un dramma nazionale. Un dramma nazionale che ci coinvolge molto da vicino, perché è capitato in Veneto, è capitato tra la Provincia di Padova e la Provincia di Venezia. Come facciamo anche solo a pensarle queste cose?
Colleghi, credo sia importante, oggi, arrivare ad un voto unanime. Quello che è capitato deve servire da esempio, deve servire da forza per porre finalmente le basi per dei cambiamenti. È necessario assolutamente prendere decisioni, perché la situazione attuale, come abbiamo visto, resta e diventa insostenibile.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Oggi è il giorno del lutto. Sarebbe bello fosse anche il giorno del silenzio. Di fronte a tanta sofferenza, a tanto dolore, l'unica cosa che sento di esprimere è il mio silenzio.
Giulia è diventata parte, credo, di ciascuno di noi. Ciascuno di noi la sente parte della propria vita. Io in modo particolare, perché ha studiato nelle aule dove ho insegnato e insegno. Era, quindi, una delle ragazze che quotidianamente incontro. Anch'io ho figli della stessa fascia d'età, ed è stato proprio un dramma che mi ha colpito.
Oggi è stato un funerale per me molto toccante. La testimonianza del padre di Giulia è stata immensa per la sua capacità di essere lucido e di riuscire a dare una ragione a un dolore così grande. Io sicuramente non ne sarei stato capace. Credo, però, riprendendo quello che diceva il collega Zanoni, che per cambiare le cose ci voglia molto tempo. È un processo molto lungo.
La consigliera Venturini parlava della nonna e di alcuni atteggiamenti. Io credo che per cambiare alcuni pregiudizi radicati nel nostro modo di pensare e di parlare ci voglia molto tempo. Personalmente, di alcuni modi di dire che facevano ridere quando ero bambino ora mi vergogno. Mi sono reso conto che è cambiata la sensibilità. Per fortuna. Ma non abbastanza. Altri modi di dire che sento oggi mi imbarazzano. Credo che noi, come rappresentanti delle Istituzioni, abbiamo la responsabilità di accelerare l'abbandono di tali modi di dire. Guardate che alcune volte sono proprio delle cose sottili, legate al fatto che accettiamo l'idea della forza come parametro di valutazione. Anche nei modi di dire. Spessissimo sono modi di dire che hanno parallelismi di forza. Questo genera l'idea che la forza possa avere una ragione. Anche nel confronto: qualche volta ci si afferma sulla base della forza, della propria capacità di imporre la propria idea. Questo è alla base di un'idea delle relazioni tra persone, tra gruppi, tra nazioni basata sulla forza, che in qualche maniera, nella nostra testa, legittimano la forza, quindi, in alcuni casi, la violenza. Credo che la violenza mai, mai e poi mai debba avere spazio nelle nostre relazioni.
Io sono rimasto sorpreso nel sentire in quest'Aula che qualcuno ha le idee così chiare, una certezza su quelle che sono le cause, su quelle che sono le risposte che dovremmo dare. Io, purtroppo, certezze ne ho poche. Di fronte a una violenza tale, nessuna. Mi piacerebbe che avessimo l'umiltà di lavorare insieme per cercare di fare dei piccoli passi. Quel cambiamento culturale, che è stato ben illustrato negli interventi precedenti, richiede veramente alcuni aggiustamenti, in alcuni casi difficili ma, secondo me, indispensabili.
Io vorrei, oggi, esprimere sicuramente la vicinanza alla famiglia di Giulia e alle famiglie di tutte le persone che hanno subìto violenza, che in alcuni casi non conosciamo. Sono violenze che restano nascoste, sepolte dalla vergogna. Perché c'è anche lo stigma di fronte alla violenza all'interno delle famiglie verso le donne.
Mi piacerebbe che dalle quattro risoluzioni che sono state presentate riuscissimo a farne una unica ‒ sarebbe un segnale, in qualche modo, di compattezza, di unione, di condivisione, di non accettazione della violenza ‒ e che riuscissimo veramente a fare nostra quella capacità di guardare con fiducia che ha mostrato il papà di Giulia, perché c'era una speranza, e ha parlato di danzare sotto la pioggia. Credo che sia un segno grandissimo della speranza. Quindi, non perdiamo la speranza di fronte alla capacità di far evolvere le nostre relazioni, anche tra Gruppi politici, in una modalità di confronto che sia meno basata sulla forza e più sulla capacità delle idee.

PRESIDENTE

Assessore Lanzarin, prego.

Ass.ra Manuela LANZARIN

Grazie, Presidente.
Oggi è sicuramente, come molti di voi hanno sottolineato, una giornata difficile, di dolore, ma io mi auguro e credo che possa essere anche una giornata di riflessione e di costruzione. Di riflessione e costruzione sicuramente rispetto a una piaga, una piaga sociale. I numeri sono stati citati: 107 femminicidi in Italia nel 2023. I numeri che riguardano il Veneto, dall'ultimo report pubblicato con i dati del 2022, parlano di più di 6.000 contatti rispetto ai nostri Centri antiviolenza; abbiamo minori coinvolti, diverse tipologie di violenza, l'identikit della donna che si rivolge ai Centri antiviolenza. Mi auguro che questo ci aiuti a una riflessione e a una costruzione più profonda per il futuro.
Ogni anno ci troviamo, quasi sempre durante la sessione del bilancio, a parlare di violenza contro le donne. Ci troviamo sempre a parlare, giustamente, dell'incremento dei fondi. Quest'anno abbiamo già fatto uno sforzo cercando di incrementare i fondi e di dare una prima risposta, che non è però l'unica, e questo mi sembra che sia emerso da tutti gli interventi che ho sentito oggi. Non è l'unica risposta rispetto alla rete che in Veneto si è costruita nell'arco di questi anni, i 26 Centri antiviolenza, i 41 sportelli, le 31 Case rifugio. Io credo che si debbano ringraziare le associazioni che gestiscono queste strutture che sono presìdi fondamentali nel territorio.
Non sono stati sufficienti sicuramente i dibattiti che ci sono stati in Consiglio, in Quinta Commissione, la rivisitazione (l'ultima, mi sembra, nel 2018) della legge regionale, i protocolli d'intesa che abbiamo e che i singoli territori hanno stilato, protocolli territoriali all'interno dei quali ci sono tutti i soggetti che abbiamo citato oggi.
Non sono forse state sufficienti neanche le campagne informative che abbiamo cercato di mettere in campo con le associazioni. Non è forse stata sufficiente neanche la grande campagna di formazione che abbiamo fatto un paio d'anni fa e che ci apprestiamo a rifare, coinvolgendo gli operatori sanitari, le Forze dell'ordine, le farmacie, i medici di base, l'Ordine degli avvocati, i giudici, insomma tutta la società che può e che deve essere coinvolta.
Questo femminicidio, che ci ha colpito sicuramente più di qualsiasi altro, probabilmente per il modo, probabilmente perché, come si diceva stamattina, si sperava in un epilogo diverso, probabilmente per le caratteristiche dei due giovani, probabilmente per i contesti in cui si è verificato e in cui è nata questa situazione, ci ha fatto riflettere, credo, su una responsabilità collettiva che oggi è stata richiamata. Mi piace aver ascoltato negli interventi il ritorno, ma soprattutto il riferimento a questa responsabilità collettiva, che è di tutti noi, della parte politica, della parte istituzionale, della parte legata alle agenzie educanti. Si è citata la famiglia, la scuola, rispetto anche all'informazione e al linguaggio, al corretto linguaggio e alla corretta informazione.
Credo che solo se mettiamo insieme tutto questo, se creiamo e crediamo a una cultura del rispetto, a una cultura di parità, in un patto di corresponsabilità comunitario – probabilmente oggi c'è necessità di un patto di corresponsabilità comunitario – tra tutti questi attori, forse riusciamo a fare qualcosa in più. Riusciamo sicuramente a mettere in campo delle politiche che vadano in questa direzione, oltre a tutte le altre politiche che abbiamo il dovere e l'obbligo, come citavo prima, di mettere in campo, gridando in maniera molto forte "no" a qualsiasi tipo di violenza e "sì" a qualsiasi tipo di cultura del rispetto, delle regole, di quelle che sono oggi il giusto alveo in cui si può e si deve agire, ma soprattutto, credo, in una corresponsabilità comunitaria.
Qualcuno ha parlato di comunità educante, di educazione affettiva, insomma di quello che si può fare. Però credo che proprio la comunità educante sia quella che oggi ci potrebbe permettere di fare un salto ancora di più di qualità, di fare un passo in più e di cercare insieme – anch'io sono convinta e mi auguro che questo sarà l'epilogo delle quattro risoluzioni che sono state presentate oggi – di trovare una strada comune.
Sarà mia premura – e vado a chiudere, Presidente – portare quello che è stato discusso oggi, ma anche quelli che saranno i contenuti delle risoluzioni o della risoluzione unica al tavolo regionale. Come sapete, abbiamo un tavolo regionale in cui ci sono tutte le componenti: le componenti dei Centri antiviolenza, le componenti sanitarie, le componenti delle Forze dell'ordine, le componenti della scuola, le componenti del Garante. Credo che quello sia il luogo più giusto per dare concretezza a quello che oggi quest'Aula sta discutendo, ma anche agli esiti che si avranno con le risoluzioni di oggi, proprio per cercare di seminare una cultura diversa, di fare quel passo in più che ci permetta effettivamente di piegare questa curva, di piegare questa piaga sociale che oggi vediamo effettivamente così drammatica e così vicina a noi.

PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
Collega Camani, in replica.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
L'omicidio terribile di Giulia Cecchettin e le parole del padre che oggi abbiamo ascoltato ci richiamano certamente ad una responsabilità. Anche il Vescovo, oggi, nella sua omelia, ci ha richiamato a una duplice responsabilità: la responsabilità che abbiamo come comunità di essere conseguenti alle cose che stiamo dicendo, ma anche la responsabilità di chi continua a non voler vedere e a non voler sentire quali sono le ragioni che portano le società moderne ad esercitare violenza contro le donne.
Faccio mie le parole delle colleghe Brescacin e Cestaro e ho molto apprezzato l'intendimento col quale si è sviluppata una parte del dibattito di oggi. Come dicevo, il Vescovo ci richiamava non soltanto ad agire, ma a vedere e a sentire ciò che sta accadendo, perché la violenza ha un genere, ed è il genere maschile, è il genere di chi ha il privilegio, di chi ha il potere e di chi è abituato ad esercitare quel privilegio e quel potere. Chi quando lavora guadagna di più, chi trova più facilmente un posto di lavoro, chi non è costretto a dimettersi quando rimane incinta, chi quando c'è da fare carriera la fa prima e più velocemente e anche chi in politica conta di più: è sempre il solito genere.
Attenzione, perché nessuno ha parlato di colpa dei maschi, ma di responsabilità sì, e sono due cose diverse. A questo noi donne, come ci invitava a fare il portavoce Villanova, proviamo a richiamarvi oggi. Dire che vogliamo contrastare il patriarcato vuol dire che vogliamo contrastare esattamente quel tipo di organizzazione della società che prevede che sia sempre un'autorità maschile ad avere il diritto di definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, che è esattamente il racconto che ci faceva prima il consigliere Valdegamberi: è il padre che deve spiegare ai membri della famiglia, che siano la moglie o i figli, come si deve stare dentro la società, nella vita privata, in quella pubblica e anche sul piano politico, e che relega le donne, sempre in quest'impianto, anche nell'assunzione delle responsabilità, ad un ruolo di subalternità. È il padre che deve insegnare.
È esattamente questo lo specchio di quella cultura patriarcale che è certamente l'origine dei femminicidi e dei tanti episodi di violenza contro le donne: violenza fisica, violenza psicologica, violenza economica.
Allora, il richiamo della famiglia Cecchettin e del Vescovo è proprio un richiamo a rovesciare questo paradigma, a non vedere l'assassino di Giulia come un mostro, un caso isolato, ma esattamente invece il prodotto di questa società, che dal maschile pensa di poter decidere come organizzarsi.
E allora certo, assessore Lanzarin, c'è la necessità di contrastare la violenza, di proteggere e di tutelare le donne che subiscono e continuano a subire forme di violenza, ma fino a che non vedremo o non ascolteremo davvero ciò che ci sta intorno, cureremo o proveremo a curare il sintomo ma non saremo mai in grado di curare la malattia. E la malattia è fatta della dimensione pubblica che vogliamo offrire a questa tragedia, a questo dramma, provando anche da qui a condannare all'unanimità le violenze che si sono perpetrate in questa regione, quelle che rischiano di continuare se non invertiamo quel paradigma. Dobbiamo farlo contrastando gli stereotipi di genere per cui la donna cura e il maschio decide, e dobbiamo anche imparare – lo ripeto – a usare un linguaggio diverso, che non sempre dentro e fuori quest'Aula ha raccolto la sfida di cui stiamo parlando oggi. Anche oggi dover sentire che di donne ne sono state ammazzate tante, ma questo finisce per diventare una telenovela nazionale, è un'affermazione e un esempio del linguaggio che produce e giustifica la violenza che, portata agli estremi, ha prodotto il brutale assassinio di Giulia Cecchettin.
Io non voglio, noi non vogliamo essere complici, Assessore. Crediamo invece che questo Consiglio possa dimostrare la capacità di vedere e di ascoltare.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo altre richieste di intervento. Chiudiamo, quindi, la discussione generale.
Collega Soranzo, prego.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Solo per portare anche un altro contributo....

PRESIDENTE

Quindi, lei sta intervenendo in replica.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Sì, se posso, altrimenti...

PRESIDENTE

No, è per capire.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Quello che credo sia emerso in quest'Aula, al di là di varie riflessioni... Annuncio anch'io, anche come primi depositari della risoluzione, l'auspicio, che credo sia stato raccolto almeno negli intenti, di fare una unica risoluzione o almeno tentare di farla. Vorrei però richiamare l'attenzione dell'Aula su un concetto che per noi è importante.
È vero che noi abbiamo il dovere, come Istituzione, e lo abbiamo detto anche nella proposta di risoluzione, di fare tutto ciò che è possibile, con tutti gli strumenti e le risorse per riuscire a combattere questo fenomeno molto preoccupante, ma aggiungo e voglio dire ai colleghi che l'iniziativa che come Fratelli d'Italia, come Gruppo, abbiamo proposto di istituire una borsa di studio e di attribuire agli studenti universitari il compito e il grande lavoro di presentare tesi di laurea o dottorati di ricerca su questi temi, deriva dal fatto che pensiamo che se vogliamo fecondare una cultura diversa, se vogliamo provare a risolvere per il futuro le distorsioni di una cultura che magari è di altri tempi, ma oggi sta producendo effetti molto tragici, si deve usare un linguaggio (che non è quello che si riferisce a quest'Aula, ma un linguaggio dei giovani) che possa essere capito. Anche i genitori oggi hanno grande difficoltà a dialogare con i propri figli perché il linguaggio è diverso, è molto veloce e, tra l'altro, si evolve in continuazione anche grazie ai mezzi di connessione e di confronto e di dialogo che loro hanno.
Noi dobbiamo trovare il modo di lavorare, sì, con tutti gli strumenti che sono già in essere potenziandoli, ma dobbiamo anche porre in essere degli strumenti e dei canali diversi, canali che possano in qualche modo far raggiungere l'obiettivo. Può farlo solo chi oggi quel linguaggio lo conosce e continua anche ad alimentarlo.
Ecco, questo è il motivo per cui noi avevamo pensato alla borsa di studio. Questo ci piaceva mettere in evidenza e chiarire, perché crediamo che sia un elemento determinante per la discussione e proposta di quest'Aula.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega Soranzo.
Ci sono richieste di sospensione del Consiglio per trovare un'intesa e proporre una risoluzione unica all'Aula.
Sospendiamo per un quarto d'ora. Ripresa dei lavori alle ore 16.30.
La Seduta è sospesa alle ore 16.16
La Seduta riprende alle ore 16.37

PRESIDENTE

Colleghi, la ripresa lavori è rinviata alle ore 17.00.
La Seduta è sospesa alle ore 16.37
La Seduta riprende alle ore 17.55

PRESIDENTE

La seduta è aggiornata alle ore 18.15.
La Seduta è sospesa alle ore 17.55
La Seduta riprende alle ore 18.49

PRESIDENTE

Colleghi, riprendiamo la seduta.
Durante la pausa i Capigruppo hanno trovato un'intesa nel formulare un'unica risoluzione rispetto a quelle presentate, n. 109, n. 110, n. 111 e n. 112.
Si è preso come testo base quello della risoluzione n. 109, che è stata riformulata con un emendamento che vi stanno consegnando in questi minuti.
Emendamento n. B0001
Risoluzione n. 109 presentata dai consiglieri Soranzo, Polato, Razzolini, Pavanetto, Formaggio, Venturini, Camani, Villanova, Pan e altri relativa a "La tragedia di Giulia Cecchettin: una condanna unanime della violenza sulle donne: si rafforzino le iniziative per contrastare ogni violenza ed ogni discriminazione di genere"
Il Consiglio regionale del Veneto
PREMESSO CHE:
- l'omicidio di una giovane veneta, Giulia Cecchettin, ci riporta tragicamente al fenomeno dei femminicidi, in costante aumento non soltanto sul territorio nazionale ma anche nella nostra Regione;
- gli omicidi di donne per mano di uomini a loro legate sono stati, in Veneto, dal 1999 al 2023, 60, con una crescita costante negli anni, a fronte di un numero totale che ha superato le 100 vittime sul territorio nazionale nel 2023, fenomeno che ha compiuto quindi un notevole balzo in avanti soprattutto tra le persone più giovani;
- secondo l'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2017, ultimo aggiornamento sul sito, in Italia sono state uccise 123 donne. Questo dato, già allarmante di per sé, rappresenta solo la punta dell'iceberg di una tragica realtà che continua a proliferare;
- i più recenti dati del Ministero dell'Interno dipingono un quadro ancora più inquietante. Nel primo periodo del 2021, ad esempio, sono stati registrati un totale di 178 omicidi, di cui ben 74 donne uccise in contesti familiari o affettivi, con 46 di loro assassinate da attuali o ex partner;
- l'ultimo report del Viminale, che ogni settimana monitora i reati di violenza di genere, rivela che dei 285 omicidi registrati dal 1° gennaio al 12 novembre, 102 hanno come vittima una donna. Di queste, 82 hanno trovato la morte in ambito familiare o affettivo e 53, più della metà, sono state uccise per mano del compagno del marito o dell'ex partner;
- se non si tiene conto della popolazione per regione, si scopre che la Lombardia è il luogo con il numero assoluto più alto di femminicidi nel 2021, a seguire l'Emilia-Romagna e la Sicilia, con dati che evidenziano una realtà in cui le donne in Italia sono ancora a rischio;
- la pandemia ha avuto un impatto devastante ed ha amplificato questa tragedia, mettendo ancor più in evidenza la necessità di un impegno costante nella prevenzione e nell'assistenza alle vittime. Con il lockdown, le persone sono state costrette a rimanere più a stretto contatto, creando un ambiente fertile per i carnefici. La difficoltà di denuncia e l'isolamento delle vittime hanno aggravato la situazione, e probabilmente per questo le chiamate al 1522 sono aumentate in maniera esponenziale durante il 2020, con picchi impressionanti durante i mesi di emergenza;
- i femminicidi, tuttavia, rappresentano soltanto una parte, certamente la più drammatica, del fenomeno della violenza di genere, fondata su una cultura che ancora oggi considera la donna soltanto quale oggetto del possesso maschile.
CONSIDERATO CHE:
- i femminicidi in Italia sono dunque una realtà dolorosa e preoccupante, che richiede azioni immediate e una maggior consapevolezza. Le statistiche evidenziano problemi specifici in alcune aree del Paese rispetto ad altre, sebbene il fenomeno sia presente su tutto il territorio nazionale, compreso il "ricco Nordest";
- è senza dubbio necessaria una giustizia più severa per i femminicidi, l'Italia dovrà affrontare il fenomeno con determinazione e impegno, lavorando per creare un ambiente in cui le donne possano vivere libere dalla paura e dalla violenza;
- è indispensabile sensibilizzare l'opinione pubblica e le istituzioni sul tema del contrasto e della prevenzione della violenza di genere e di ogni altra forma di discriminazione nei confronti delle donne, educando alla parità e al rispetto, con l'esempio oltre che con le parole, contrastando gli stereotipi di genere e cambiando il linguaggio e le abitudini di una società che si fonda ancora sulla predominanza maschile;
- appare importante anche coinvolgere le scuole e tutte le Istituzioni in progetti di educazione destinati ai giovani per contrastare un problema sociale diventato emergenza;
- alla soglia del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, si è consumato l'ennesimo femminicidio nella nostra Regione, portando la conta delle vittime nel nostro Paese a 103;
RITENUTO CHE
- oltre alle diverse azioni relative all'attività legislativa, sia fondamentale continuare a sensibilizzare i cittadini tramite la comunicazione e una corretta informazione, nonché mettendo in atto tutte le iniziative destinate al ricordo di un avvenimento tragico come l'omicidio di Giulia Cecchettin;
- le istituzioni e la politica siano chiamate ad una comune assunzione di responsabilità, tanto nel condannare in maniera univoca e senza ambiguità la violenza contro le donne quale strumento di esercizio di potere di genere, quanto nella predisposizione di politiche pubbliche più efficaci per contrastare tutte le forme di violenza e per contribuire alla diffusione di una cultura paritaria tra generi;
- data la complessità del fenomeno della violenza di genere – che abbraccia questioni culturali, educative e socio-sanitarie – sia necessario procedere alla convocazione in seduta congiunta, ai sensi dell'art. 65 del Regolamento, delle Commissioni V e VI per definire una strategia complessiva della Regione Veneto nel contrastare il fenomeno della violenza e delle disparità di genere, attingendo ai saperi di quei soggetti impegnati su questo fronte, come quelli coinvolti nei Protocolli di Rete di cui alla D.G.R. n. 863 del 15 giugno 2018, a partire da coloro che gestiscono i centri antiviolenza in regione;
- la drammatica perdita di Giulia non rimanga solo un fatto di cronaca destinato a perdersi nel tempo, ma costituisca, invece, una spinta ad affrontare in termini efficaci l'emergenza dei femminicidi perché tragedie come la sua non si ripetano mai più;
tutto ciò premesso,
CONDANNA
la violenza contro le donne e ogni forma di discriminazione di genere
PROMUOVE
Una cultura pienamente paritaria
ESPRIME
La vicinanza della comunità veneta ai familiari di Giulia Cecchettin e di tutte le vittime di violenza di genere
SOTTOLINEA
il fondamentale ruolo svolto dalla famiglia nella nostra società, anche e soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all'educazione e all'affettività;
INVITA L'UFFICIO DI PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE
ad istituire, in memoria e in onore di Giulia, un premio a favore di studenti universitari che presentino una tesi di laurea afferente in particolare ai temi del contrasto alla violenza sulle donne nei diversi ambiti di intervento regionale quali quelli culturale, sociale, lavorativo e della formazione scolastica.
MANIFESTA IL SEGUENTE ORIENTAMENTO
che tutti gli organi competenti si adoperino per avviare iniziative finalizzate all'ampliamento dell'offerta formativa nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attraverso la realizzazione di progetti di educazione relazionale.
AUSPICA
che le istituzioni e gli organi competenti a livello nazionale, regionale e locale si impegnino a predisporre un adeguato riconoscimento a chiunque, sul territorio regionale, elabori studi sul tema del contrasto alla violenza di genere e valorizzazione della donna nel contesto sociale ed economico contemporaneo;
l'incremento dei finanziamenti della Regione destinati alla rete dei Centri antiviolenza;
l'apertura di Sportelli antiviolenza negli Atenei della Regione, al fine di istituire un ulteriore luogo di ascolto e supporto alle potenziali vittime di violenza;
l'utilizzo più corretto e consapevole del linguaggio e della comunicazione del Consiglio regionale, sia come istituzione sia tramite i suoi rappresentanti, anche all'esterno delle sedi istituzionali, che contribuisca positivamente al cambiamento culturale necessario e alla promozione di modelli sociali paritari, e che eviti espressioni che rischiano di veicolare pregiudizi o perpetuare stereotipi.
Do la parola al collega Soranzo per la presentazione delle modifiche del testo e quindi della condivisione che è stata trovata.
Prego, collega.

Enoch SORANZO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
Molto velocemente, anche per dare comunicazione del lavoro che è stato svolto in Conferenza dei Capigruppo.
Innanzitutto, esprimo un ringraziamento perché questa risoluzione è figlia ovviamente di tanti contributi. Questo era l'auspicio che avevamo come Gruppo e che abbiamo condiviso adesso con tutti, credo, i colleghi Consiglieri, con la famiglia di Giulia Cecchettin, con il papà. Credo che questo lavoro che è stato fatto sia un bel segnale. Questa risoluzione di fatto integra e migliora il testo, e credo possa essere un segnale completo, speriamo il più completo possibile.
Presidente, se lei è d'accordo, darei per attestate, condivise e integrate la parte delle premesse, la parte delle considerazioni e del "ritenuto" nell'integrazione delle varie risoluzioni e punterei l'attenzione sulla parte successiva, cioè sulla parte degli intendimenti: condannare la violenza contro le donne e ogni forma di discriminazione di genere; promuovere una cultura pienamente paritaria; esprimere la vicinanza della comunità veneta ai familiari di Giulia Cecchettin e di tutte le vittime di violenze di genere; sottolineare il fondamentale ruolo svolto dalla famiglia nella nostra società, anche e soprattutto per quanto riguarda gli aspetti legati all'educazione e all'affettività; invitare l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale a istituire in memoria e in onore di Giulia un premio a favore degli studenti universitari che presentino una tesi di laurea afferente in particolare ai temi del contrasto alla violenza sulle donne nei diversi ambiti di intervento regionale, quali quelli culturale, sociale e lavorativo e della formazione scolastica.
Inoltre, il Consiglio regionale manifesta il seguente orientamento, che tutti gli organi competenti si adoperino per avviare iniziative finalizzate all'ampliamento dell'offerta formativa e nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, attraverso la realizzazione di progetti di educazione relazionale.
Auspica che le Istituzioni e gli organi competenti a livello nazionale, regionale e locale si impegnino a predisporre un adeguato riconoscimento a chiunque sul territorio regionale elabori studi in tema di contrasto alla violenza di genere e sulla valorizzazione della donna nel contesto sociale ed economico contemporaneo; auspica l'incremento dei finanziamenti della Regione destinati alla rete dei Centri antiviolenza; auspica l'apertura di Sportelli antiviolenza negli Atenei della Regione, al fine di istituire un ulteriore luogo di ascolto e supporto alle potenziali vittime di violenza; auspica l'utilizzo più corretto e consapevole del linguaggio e della comunicazione del Consiglio regionale, sia come Istituzione, sia tramite i suoi rappresentanti, anche all'esterno delle sedi istituzionali, contribuisca positivamente al cambiamento culturale necessario e alla promozione di modelli sociali paritari che evitino espressioni che rischiano di veicolare pregiudizi o perpetuare stereotipi.
Questa è la parte del dispositivo di questa risoluzione, che è il frutto del lavoro di integrazione – sulla base della risoluzione che avevamo presentato come Gruppo di Fratelli d'Italia – da parte di tutti gli altri Gruppi, che ringraziamo per il grande lavoro svolto e per questo contributo complessivo.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Ci sono altri interventi? Prego, collega Valdegamberi.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Vedo con piacere che il mio intervento è stato proficuo, perché è stato recepito. Le mozioni precedenti parlavano – prendo un punto di quella che avevo messo in discussione, per esempio quella del PD – di progetti di educazione affettiva, sessuale, relazionale eccetera. Questi termini sono stati tolti nella mozione unitaria, le altre parti le condivido. Io, almeno, non li ho visti, mi pare che siano scomparsi in questa risoluzione.
Credo che sia un provvedimento accettabile da parte mia, che posso anche condividere, perché il punto che avevo messo in evidenza nel mio intervento è stato del tutto smussato o quantomeno è stato accolto il concetto che avevo espresso, laddove sembrava che in alcune risoluzioni non venisse nemmeno citata la famiglia come luogo primario per l'educazione. Ho visto che, invece, questo ruolo viene sottolineato e messo in evidenza. Vengono inoltre evidenziate altre iniziative –Centri antiviolenza eccetera – che mi trovano concorde.
Credo, quindi, che possa trovare anche il mio voto favorevole.

PRESIDENTE

Collega Baldin, prego.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Grazie, Presidente.
Come ho detto nel mio intervento precedente, speravo che si arrivasse a questo punto, quindi ringrazio per la risoluzione unitaria, che desidero sottoscrivere.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Io ho bisogno di rispondere al collega Valdegamberi. È troppo facile, scusatemi, venire qui e fare un discorso come quello che ha fatto prima, scrivere un comunicato stampa come quello che abbiamo letto adesso sul Consiglio regionale e intervenire dicendo "adesso va tutto bene", quando, in realtà, l'educazione all'affettività è contenuta nella mozione della Lega, quindi della sua maggioranza. In questa mozione l'impegno era in quello della collega Venturini. L'abbiamo ribadito in questa mozione condivisa. C'è un pezzo specifico, se vuole glielo leggo. Spero che così riesca a capire che questa è una mozione fatta diversamente dal suo discorso.
È troppo facile. Mi scusi, ma ci sono dei limiti.
In questo dispositivo c'è scritto esplicitamente "Manifesta il seguente orientamento che tutti gli organi competenti si adoperino per avviare iniziative finalizzate all'ampliamento dell'offerta formativa nelle scuole secondarie di primo e secondo grado attraverso la realizzazione di progetti di educazione relazionale". Punto.
Detto questo, basta.

PRESIDENTE

No, collega, non le do la parola. Lasci stare, collega Valdegamberi.
Collega Valdegamberi, per cortesia.
Siamo in dichiarazione di voto.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
In un giorno così delicato come questo, penso sia importante che noi manteniamo un certo tipo di decoro in quest'Aula. Avevo bisogno di spiegare ad una persona che ha fatto un certo tipo di interventi che, per quanto mi riguarda, i toni oggi devono essere diversi.
Vado alla dichiarazione di voto, perché ho ancora un minuto.
Voterò favorevolmente a questa mozione che, come auspicavamo, è unitaria. Volevo solo soffermarmi in un punto che ritengo importante, che è stato proposto da un emendamento che è stato integrato dai proponenti in questa mozione. Credo che un messaggio di risposta anche a quello che oggi ai funerali è stato richiesto, cioè di fare un'azione concreta in questa regione e, ovviamente, in tutta Italia, sia quello di convocare una Commissione congiunta Cultura e Sanità (le due Commissioni che si stanno occupando in particolare di questo tema), audire i soggetti che decideremo di audire, che si occupano di violenza di genere, anche per comunicare loro l'intendimento di aumentare i fondi su questo tema nel prossimo bilancio, e, con loro, definire una strategia anche più condivisa di quello che oggi è stato fatto.
Credo che questo sia un impegno importante anche da raccontare a chi chiede alla politica di fare passi concreti e non solo di discutere di questo tema. Quindi, voterò favorevolmente.
Ringrazio per questo passo in avanti.

PRESIDENTE

Prima ho fatto un'eccezione, ma ci sono dei tempi stabiliti dal Regolamento. Quindi, un conto sono i cinque secondi, altra cosa è prendersene quaranta o cinquanta o un minuto in più rispetto al tempo previsto.
Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Ovviamente ho sottoscritto questa risoluzione a nome di tutto il Gruppo del Partito Democratico. A me sembra di poter dire che il femminicidio di Giulia Cecchettin ha smosso le coscienze di molti, non di tutti purtroppo.
Un ringraziamento doveroso credo vada alla famiglia, al padre, alla sorella, che con coraggio ci ha invitato a contribuire a costruire una società più equa e più paritaria, convinti che una società più paritaria sia una condizione fondamentale, l'azione principale per prevenire la violenza contro le donne e la discriminazione di genere.
Chiaramente, lo sforzo che abbiamo fatto per arrivare ad una risoluzione comune, che, se avessimo scritto noi sarebbe stata leggermente diversa, è proprio la volontà di non sottrarci a questa responsabilità collettiva a cui siamo stati richiamati per primi dai familiari della donna assassinata per mano di un uomo.
C'è ancora molta strada da fare. I Centri antiviolenza, le Case rifugio, gli Sportelli antiviolenza vanno potenziati, più e meglio finanziati, devono avere una diffusione più capillare sul territorio. C'è un lavoro molto importante da fare sul piano educativo, che sia rivolto all'esterno e all'interno della famiglia e dell'ambito scolastico, per costruire nuove generazioni che siano migliori di quelle che vivono in questo momento la nostra società, che abbiano chiara la necessità di rispettare le differenze e rispettare le donne.
C'è un tema fondamentale su cui bisogna lavorare, che è il linguaggio attraverso il quale anche le Istituzioni parlano delle tragedie che colpiscono le persone. Consigliere Valdegamberi, ci vorrebbe un po' di rispetto ogni tanto, perlomeno... Non l'ho interrotta. Ho ascoltato tutte le sue esternazioni farneticanti in religioso silenzio.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per cortesia.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Capisco che adesso lei sia in imbarazzo a non votare...

PRESIDENTE

Colleghi, per cortesia, guardate che sospendo la seduta. Basta.
Collega Valdegamberi, al prossimo richiamo sospendo.
Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Capisco che il consigliere Valdegamberi sia in imbarazzo oggi a ritrattare le farneticazioni a cui ha sottoposto e con le quali ha umiliato da settimane questo Consiglio regionale.
Io spero che con il voto all'unanimità di questa risoluzione finalmente si metta una parola chiara anche rispetto a dove vuole stare questo Consiglio regionale rispetto al tema della violenza sulle donne. Da questo punto di vista, la condanna unanime contro la violenza contro le donne e la volontà di promuovere una cultura realmente paritaria unanime è fondamentale.
Rimane un gran lavoro da fare sul piano culturale in questa società, che ovviamente non esauriamo votando all'unanimità una risoluzione, ma impegnandoci concretamente nel riconoscere il problema che è costituito dalla cultura patriarcale e nel costruire azioni politiche finalizzate a contrastarlo.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Solo per ringraziare i colleghi di essersi dati da fare per ottenere un testo condiviso e unico – credo che questo sia un elemento importante – e per chiedere la sottoscrizione della risoluzione.
Auspicando che la sensibilità che è stata mostrata sia un percorso che facciamo – come diceva la collega Camani, non risolviamo questa sera il nostro impegno – ecco, mi auguro che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi riusciamo a mettere altri passi nella promozione di una cultura realmente rispettosa di ciascuna donna, di ciascun uomo della nostra regione.

PRESIDENTE

Collega Piccinini, prego.

Tomas PICCININI (Veneta Autonomia)

Grazie, Presidente.
Anch'io mi aggiungo ai ringraziamenti ai colleghi per essere riusciti a fare una sintesi, avendo un obiettivo comune, e chiedo la sottoscrizione della mozione.

PRESIDENTE

Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Abbiamo detto tante cose, oggi, all'inizio della discussione. È il giorno in cui ci sono stati i funerali, un giorno di grande dolore, di lutto regionale, di lutto per noi, naturalmente per Padova, per tutta la comunità di Saonara, di Vigonovo, presenti ai funerali, per tanti giovani.
Penso che noi, come Gruppo Lega, abbiamo già espresso quello che pensiamo. Volevo anche aggiungere che qualcuno ha citato il collega Valdegamberi come rappresentante della Lega, ma come Gruppo noi prendiamo le distanze. Il collega Valdegamberi parla per sé stesso, non per il Gruppo Lega. Questo sia chiaro in un giorno come questo, in cui esprimiamo, come sempre, la vicinanza alla famiglia e al dolore di tanti veneti e soprattutto del padre, della sorella e del fratello.

PRESIDENTE

Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
Noi sottoscriviamo come Gruppo questa risoluzione. Siamo soddisfatti del fatto di aver condiviso un contenuto e soprattutto di essere passati dalla fase dei discorsi, della riflessione, alla fase dell'azione attraverso l'introduzione di interventi, di misure ben precise, che noi auspichiamo.
Con la borsa di studio, piuttosto che con interventi nell'ambito scolastico vogliamo dare, quindi, l'idea di essere concreti e come Istituzione di cercare di intraprendere delle azioni che si traducano correttamente in un contrasto alla violenza.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Anch'io chiedo la possibilità di sottoscrivere questa nuova risoluzione.
Ringrazio per il lavoro fatto dai Consiglieri che si sono impegnati nel trovare una via di condivisione. Penso che sia molto importante per la necessità ribadita, appunto, di intervenire su diversi fronti, un fronte è quello dell'educazione nelle scuole, l'altro fronte è quello dell'educazione di noi stessi e dei cittadini adulti, così come anche per quanto riguarda il cercare di portare avanti la lotta di cui Giulia si è, purtroppo, suo malgrado, fatta grande testimone, che è quella della promozione della libertà delle donne, del diritto di autodeterminarsi delle donne, attraverso anche il riconoscimento di un fondo che può essere destinato a sostenere un'attività di ricerca, una tesi eccetera.
Credo sia molto importante questo voto, credo anche che questa proposta, che io accolgo molto favorevolmente, possa essere già predisposta all'interno del prossimo bilancio. Quindi, mi permetterò, nei prossimi giorni, di poter condividere con voi questo percorso, in modo tale che dalle parole di questa mozione si possa immediatamente predisporre questa iniziativa all'interno del bilancio, in un emendamento dedicato, che, secondo me, potrebbe essere condiviso da tutti e da tutte.
Grazie mille.

PRESIDENTE

Collega Villanova, prego.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Uso quel poco di voce che mi rimane oggi innanzitutto per ringraziare i colleghi Capigruppo con cui abbiamo condiviso questa mozione, rinunciando ognuno di noi a qualcosa per riuscire a trovare un punto comune, penso come forma di rispetto prima di tutto nei confronti di Giulia e della sua famiglia, che oggi, come nelle ultime settimane, sta vivendo un lutto che penso nessuno di noi possa concepire e immaginare.
Proprio per questo io vorrei dire che sono lontani anni luce da quello che è il mio sentire, ma penso anche quello del mio Gruppo, certi comportamenti che sono stati tenuti in Aula e certi toni che sono stati usati nei comunicati. Ne prendo assolutamente le distanze, perché oggi l'unica cosa che dovevamo fare era portare rispetto a una ragazza di 22 anni che è morta e a una famiglia che sta soffrendo un lutto indescrivibile.
Credo che qualsiasi forma di protagonismo usato in questa situazione sia inaccettabile. Tutti noi dobbiamo condannarla. Credo che quello che è stato scritto e mandato via oggi, come comunicato, sia qualcosa da cui tutti noi dobbiamo prendere le distanze. Oggi si sono celebrati i funerali di una ragazza di 22 anni. Di 22 anni.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per cortesia. Le ho dato prima la parola. Lasci finire il collega Villanova.

Alberto VILLANOVA (Zaia Presidente)

Io voglio pensare che il Consiglio regionale non venga rappresentato da parole come le sue, perché non rappresenta nessuno dei colleghi che ci sono qui dentro. Quindi, per piacere, collega Valdegamberi, Stefano, per piacere, chiedi scusa per le parole che hai usato nel tuo comunicato di oggi. Definire una "telenovela" l'assassinio di una ragazza di 22 anni è inaccettabile. È inaccettabile. Non serve aggiungere altro.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, lei continua a intervenire...

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Per fatto personale, perché non posso essere offeso su una cosa che non ho detto.

PRESIDENTE

Un attimo.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Non posso essere offeso su una cosa che è stata detta in Aula. Ho il diritto di replicare, per fatto personale.

PRESIDENTE

La seduta è sospesa.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Per fatto personale, perché non posso...

PRESIDENTE

La seduta è sospesa.
La Seduta è sospesa alle ore 19.09
La Seduta riprende alle ore 19.09

PRESIDENTE

Colleghi, prima fate una richiesta e io, casomai, vi concedo la parola.
Collega Barbisan, prego.

Fabiano BARBISAN (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Mi unisco alle condoglianze e alla mozione che è stata composta. È una cosa veramente impensabile. Come fa un ragazzo di 22 anni ad approcciarsi, ad andare a trovare una ragazza con un coltellaccio in tasca? Tante le azioni che verranno messe in moto, a partire dalle famiglie fino ad arrivare scuola. Non so, ci vorrebbero – chiamiamoli con altri termini – i riformatori, perché qua c'è qualcosa che sta sfuggendo di mano, perché stanno succedendo delle bestialità. Tutti noi siamo passati, anch'io, attraverso gli anni di gioventù e non è possibile che succeda questo. Magari c'è qualche sorriso, c'è qualche alzata di spalla, ma questa è una società che va non solo a deteriorarsi, ma a rovinarsi.
Chiedo la sottoscrizione. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Collega Polato, prego.

Daniele POLATO (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni)

Grazie, Presidente.
A nome ovviamente del Gruppo di Fratelli d'Italia siamo contenti e onorati. Credo che sia stato oggi un lavoro difficile, ma che abbia portato e porterà un messaggio unanime di questo Consiglio regionale rispetto a una tematica purtroppo in questi mesi che ci accompagna giornalmente perché, se guardate le cronache anche di queste ore c'è un'ennesima donna sfregiata dal compagno con l'acido, proprio in queste ore.
Per cui, è un tema che purtroppo è alla ribalta, è un tema in cui credo il Consiglio, nel più alto dei suoi contenuti oggi, approvando una risoluzione unanime, dia un messaggio univoco. Credo che anche abbassare i toni per tutti noi sia importante perché domani, diversamente, sulla stampa non ci sarà che questo Consiglio all'unanimità ha scelto di condannare, di fare tutta una serie iniziative, prendendo quel meglio che di tutte le risoluzioni è stato presentato, ma magari poi si arriverà ad una cronaca diversa rispetto agli ultimi minuti di questo Consiglio, magari con parole che sono uscite che probabilmente non hanno e non portano il senso e la portata di quello che oggi noi stiamo votando.
Ovviamente, il fatto che questa risoluzione porti nei contenuti, soprattutto nel dispositivo, tutta una serie di iniziative che nel tempo renderanno memoria e saranno anche da insegnamento alle generazioni future rispetto a un evento tragico che, ovviamente, non potremo, se non ricordando giorno dopo giorno all'interno di tutti i consessi in cui noi potremo arrivare, penso alle scuole rispetto alla famiglia, rispetto a eventi e a momenti sportivi, rispetto alla quotidianità, perché ovviamente la nostra comunità diventerà sempre più forte nel momento in cui urleremo al mondo anche cosa non è più accettabile.
Ecco perché da parte nostra, ovviamente, un ringraziamento lo rivolgo per aver colto il significato della nostra risoluzione, ma soprattutto do merito a coloro che hanno lavorato perché non diventasse una risoluzione politica di parte, ma fosse una risoluzione dell'intero Consiglio regionale.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Consigliere Valdegamberi, lei vuole intervenire per fatto personale. Prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Intervengo in relazione a quanto ha detto il capogruppo Villanova.
Sfiderei il collega Villanova a prendere questo comunicato stampa mio che dice le cose che lui ha riferito, perché non c'è nessun comunicato stampa. L'unico comunicato stampa riprende esattamente e pedissequamente quanto ho detto in Aula, che avete sentito tutti voi. Ovviamente, questo ribadisce la mia contrarietà a quel punto che ho visto che avete fortunatamente tolto, che è quello di fare educazione affettiva e sessuale nelle scuole, per cui io mi sono opposto. Il mio verteva su questo. Ho visto che l'avete tolto perché parlate ora solo, e sono d'accordo e lo approvo anch'io, di educazione relazionale, che è un'altra cosa.
Non c'è nessun comunicato all'Ufficio stampa che dica le cose che ha detto il collega Villanova. Quindi, se c'è qualche giornalista che l'ha preso da qualcosa e lo ha interpretato è un'altra cosa. Non c'è nessun mio comunicato stampa. Ricuso esattamente questo. L'ANSA? Dove l'ha preso l'ANSA? Io non ho fatto comunicati all'ANSA. È un virgolettato di qualche dichiarazione di giorni fa, magari.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. B0001, interamente sostitutivo della mozione n. 109.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
9
 
   

DISEGNO DI LEGGE RELATIVO A "MODIFICHE ALLA LEGGE REGIONALE 21 NOVEMBRE 2008, n. 21 "DISCIPLINA DEGLI IMPIANTI A FUNE ADIBITI A SERVIZIO PUBBLICO DI TRASPORTO, DELLE PISTE E DEI SISTEMI DI INNEVAMENTO PROGRAMMATO E DELLA SICUREZZA NELLA PRATICA DEGLI SPORT SULLA NEVE" IN MATERIA DI COSTITUZIONE COATTIVA DI SERVITÙ". (PROGETTO DI LEGGE N. 226) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 29/2023)

Relazione della SECONDA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Puppato
Correlatore: Consigliere Zanoni

PRESIDENTE

Passiamo al punto successivo all'ordine del giorno, progetto di legge n. 226.
Relatore è il collega Puppato.
Prego, collega.

Giovanni PUPPATO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
La materia a cui si riferisce questa proposta di legge è quella del trasporto pubblico locale, perché rientra, ovviamente, nelle competenze legislative della Regione. Il progetto di legge n. 226, che adesso vi vado a spiegare, prevede la modifica della legge attuale, la legge regionale n. 21 del 2008, in merito alla disciplina degli impianti a fune adibiti a servizio pubblico di trasporto, delle piste e anche dei sistemi di innevamento programmato, nonché della sicurezza nella pratica dello sport sulla neve.
Il progetto prevede tre articoli. Il terzo articolo è quello che riguarda le clausole di neutralità finanziaria. Quindi, sostanzialmente, gli articoli sono due.
L'articolo 1 prevede la modifica della lettera f), comma 1, dell'articolo 3, che riguarda le competenze della Provincia e, quindi, le funzioni che le vengono conferite, apportando solo una correzione o, meglio, un'integrazione nella medesima disciplina regionale, che è la parte in cui si è omesso di indicare, oltre agli impianti a fune e alle piste, anche i sistemi di innevamento programmato, cioè tutti quegli impianti, fissi o mobili, che sono già previsti, tra l'altro, nell'articolo 14 della stessa legge, tra le infrastrutture per le quali le Province sono competenti per la costituzione coattiva di servitù. Questo è in coerenza anche con quanto già disposto dal vigente testo di legge, all'articolo 45, comma 5, che riguarda le autorizzazioni per la realizzazione dei sistemi di innevamento programmato. Credo che questo sia abbastanza semplice: si tratta di inserire la frase "sistemi di innevamento programmato".
L'altro articolo, il secondo, prevede che con questo PDL vengano introdotti all'articolo 13, dopo il comma 1, i due nuovi commi 1-bis e 1-ter, in armonia con quanto disposto dall'articolo 4, comma 3, del decreto legislativo n. 40/2021, per quanto riguarda la costituzione coattiva di servitù, che è connessa, ovviamente, alla gestione di impianti a fune delle piste e, come dicevo prima, dei sistemi di innevamento programmato nell'ambito delle cosiddette aree sciabili attrezzate.
I commi 1-bis e 1-ter prevedono, sostanzialmente, delle precisazioni e delle procedure in merito all'applicazione delle norme relative a questa costituzione coattiva. In particolare, si prevede che, a corredo della documentazione da presentare per il rilascio delle previste autorizzazioni per gli impianti, le piste e i sistemi di innevamento programmato, il soggetto gestore di questi impianti, delle aree sciabili presenti nella Provincia territorialmente competente, deve fare una dichiarazione di disponibilità dei terreni ove si vanno a realizzare le infrastrutture.
Nel caso, invece, che la disponibilità di questi terreni da parte del soggetto gestore dovesse o potesse venire meno nel corso della durata della stessa autorizzazione, il soggetto autorizzato deve comunicare la perdita della disponibilità degli stessi alla Provincia e, contestualmente, presentare un'istanza per chiedere la costituzione coattiva di servitù, previo pagamento dell'indennità.
A seguito di tale richiesta, la Provincia accerta ‒ non occorre più che rilasci un'altra dichiarazione, in quanto già intrinseca ‒ la pubblica utilità, l'indifferibilità e l'urgenza. Questo è il presupposto per adempiere alla richiesta di costituzione coattiva di servitù.
In poche parole, l'articolo 13 meglio disciplina l'ipotesi appena descritta. Nello stesso tempo, l'articolo 3 non prevede nuovi oneri maggiori a carico del bilancio della Regione Veneto.
Comunico che le varie Commissioni hanno già espresso voto favorevole a maggioranza, mentre il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL) ha espresso parere favorevole all'unanimità.
Alla fine, ho presentato un emendamento, per completezza. Visto il carattere d'urgenza dell'entrata in vigore di questa legge, in quanto il tutto è correlato all'approssimazione dell'inizio della stagione sciistica, dopo l'articolo 3 si inserisce l'articolo 4, cioè l'entrata in vigore di questa legge, che prevede esattamente che entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione Veneto.
Ho finito. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Come ha annunciato il presentatore, è stato depositato l'emendamento n. E0001. Do un minuto per eventuali sub.
Do la parola al collega Zanoni, correlatore del provvedimento.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Cercherò di essere sintetico, vista la giornata ricca di emozioni.
Come ha ricordato il collega Puppato, questa è una norma che parla di costituzione coattiva di servitù per quanto riguarda gli impianti a fune. In realtà, riguarda le piste, i sistemi di innevamento programmato e le aree sciabili attrezzate. Dobbiamo considerare, quindi, che abbiamo diversi soggetti interessati. Abbiamo quelli che sono interessati a costituire la servitù coattiva, ma ci sono anche i soggetti passivi, quelli che la servitù la debbono subire. Quindi, si tratta di una norma che quindi va a intaccare determinati interessi per garantirne altri. Si dice che, quando viene meno la disponibilità di questi terreni bisogna realizzare questo tipo di servitù.
La disponibilità dei terreni da parte del soggetto gestore potrebbe venire meno anche nel corso della durata della stessa autorizzazione, viene detto. Vengono poi inseriti anche nella norma gli impianti a fune e le piste, anche gli impianti di innevamento programmato con le infrastrutture per le quali le Province sono competenti per la costituzione coattiva delle servitù.
È una norma che tra l'altro prevede anche all'articolo 2, comma 1, sub 1-ter, che nel momento in cui c'è questo procedimento di imposizione della servitù, va detto, ad esempio, che, se questo dovesse comprendere i territori soggetti alle regole non sarebbe possibile andare a imporre queste servitù.
Nelle more della conclusione di questo procedimento per l'imposizione coattiva delle servitù, il soggetto autorizzato, salvo che emergano situazioni contingibili di pericolo o danno per gli utenti, può proseguire il pubblico esercizio. Quindi, addirittura può utilizzare quel terreno ancora prima che sia terminato il procedimento per l'imposizione coattiva della servitù. Credo sia una norma che garantisce coloro che esercitano queste attività relative agli impianti di innevamento, però in qualche modo va a incidere anche pesantemente nei confronti degli altri soggetti, quelli che si ritrovano con la servitù.
Detto questo, ringrazio comunque il collega Puppato per aver presentato l'emendamento, senza il quale la legge non sarebbe entrata in vigore. Sicuramente è un emendamento utile.
Annuncio già in discussione generale l'intenzione di voto del nostro Gruppo che, per i motivi detti, è di astensione del nostro Gruppo.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Puppato, prego.

Giovanni PUPPATO (Liga Veneta per Salvini Premier)

Volevo dire al collega Zanoni che nel Piano regionale della neve che viene definito dalla Regione, che indica quali sono gli impianti, con le varie caratteristiche, automaticamente si costituisce una pubblica utilità già ancora prima, nel momento in cui lo fa, anche in quel caso "nelle more di" si costituisce una pubblica utilità. La stessa cosa funziona con la servitù, con la servitù coattiva. Anche perché non dobbiamo dimenticare, collega Zanoni, che stiamo parlando di trasporto pubblico, quindi parliamo di qualcosa di pubblico che non può essere fermato e non può essere, tantomeno, alla mercé di qualcuno che vorrebbe interrompere il servizio.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
È chiusa la discussione generale.
Passiamo all'articolato.
Emendamento n. E0001, presentato dal consigliere Puppato, articolo 4, aggiuntivo, che prevede:
Dopo l'articolo 3 è inserito il seguente:
"Art. 4 – Entrata in vigore
1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione nel bollettino Ufficiale della Regione del Veneto."
Trenta secondi alla Commissione per dare il parere.
Intanto passiamo all'articolato.
Articolo 1.
Ci sono interventi? Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Collega Montanariello, sull'ordine dei lavori.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Capisco che siamo di fretta, però neanche farsi prendere in giro così. Per me non è stato fatto nessun Ufficio di Presidenza.

PRESIDENTE

Sospendiamo un minuto.
La Seduta è sospesa alle ore 19.27
La Seduta riprende alle ore 19.28

PRESIDENTE

Articolo 2.
Ci sono interventi? Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 2.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Siamo sull'articolo 3.
Segniamo il voto favorevole della collega Venturini sull'articolo 2.
Ci sono interventi? Non ci sono interventi.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'emendamento n. E0001, che è un emendamento aggiuntivo.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Dichiarazioni di voto? Non ci sono dichiarazioni di voto.
Metto in votazione il progetto di legge regionale n. 226.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Chiudiamo la seduta odierna del Consiglio. Per il prossimo sarete convocati a domicilio.
Buona serata.
La Seduta termina alle ore 19.29
 
 
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN
 
 
Il Presidente
Nicola Ignazio FINCO

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
 
PROCESSO VERBALE
SEDUTA PUBBLICA N. 118
MARTEDì 5 DICEMBRE 2023


PRESIDENZA
PRESIDENTE ROBERTO CIAMBETTI
VICEPRESIDENTE NICOLA IGNAZIO FINCO

PROCESSO VERBALE REDATTO A CURA DELL'UFFICIO ATTIVITà ISTITUZIONALI
 
INDICE

Processo verbale della 118ª seduta pubblica – martedì 5 dicembre 2023
La seduta si svolge a Venezia in Palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale, secondo le modalità ordinarie, fatta eccezione per i consiglieri che partecipano da remoto come da deliberazioni dell'Ufficio di presidenza n. 48 del 1° agosto 2023 e n. 49 del 29 agosto 2023.

I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 16743 del 30 novembre 2023, come modificato con nota prot. n. 16863 del 4 dicembre 2023.

Il Presidente CIAMBETTI, alle ore 14.00, comunica che l'inizio della seduta è rinviato alle ore 14.10.

Il Presidente FINCO dichiara aperta la seduta alle ore 14.32.

Assume le funzioni di Consigliere segretario la consigliera Erika Baldin.

Punto n. 1) all'ordine del giorno

Comunicazioni della Presidenza del Consiglio  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE comunica che sono in congedo il Presidente della Giunta regionale Zaia, i consiglieri Andreoli, Cestaro, Maino e Scatto; inoltre, le consigliere Alessandra Sponda ed Elisa Cavinato seguono la seduta da remoto.

Punto n. 2) all'ordine del giorno

Interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.

Punto n. 3) all'ordine del giorno

Risposte della Giunta regionale alle interrogazioni e interpellanze  [RESOCONTO]


INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

n. 437 del 27.09.2023
presentata dalla consigliera Guarda
"Trasporti da Lonigo alla Val d'Alpone: come garantire agli studenti dell'istituto tecnico agrario Trentin di Lonigo minore afflizione nella esplicazione del diritto allo studio?"

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) che illustra l'IRI in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che, in supplenza all'assessora De Berti, risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Guarda (Europa Verde) in sede di replica.

Punto n. 4) all'ordine del giorno

Interrogazioni a risposta scritta iscritte all'ordine del giorno ai sensi dell'articolo 111, comma 4 del Regolamento  [RESOCONTO]


n. 399 del 02.08.2023
presentata dai consiglieri Venturini e Bozza
"La Regione Veneto intende intervenire per finanziare nuovamente i campi scuola diabetologici ai sensi dell'art. 9, comma 5, lr 24/2011?"

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) che illustra la IRS in oggetto.

Interviene l'assessora Lanzarin che risponde per conto della Giunta regionale.

Interviene la consigliera Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto) in sede di replica.

Il PRESIDENTE ricorda quanto accaduto a Giulia Cecchettin, vittima di femminicidio ed invita l'Assemblea ad un momento di riflessione e di raccoglimento.

L'Aula osserva un minuto di silenzio.

Punti 5), 6), 7) e 8) all'ordine del giorno

Risoluzione presentata dai consiglieri Soranzo, Polato, Razzolini, Pavanetto, Formaggio, Venturini, Camani, Villanova, Pan, Baldin, Guarda, Lorenzoni, Ostanel, Piccinini, Barbisan, Bozza, Bigon, Montanariello, Zanoni, Zottis, Michieletto, Bet, Bisaglia, Brescacin, Cavinato, Centenaro, Gerolimetto, Giacomin, Rizzotto, Sandonà, Sponda, Vianello, Zecchinato, Rigo, Cecchetto, Cestari, Ciambetti, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Possamai e Puppato relativa a "La tragedia di Giulia Cecchettin. Una condanna unanime della violenza sulle donne: si rafforzino le iniziative per contrastare ogni violenza ed ogni discriminazione di genere". (Risoluzione n. 109) APPROVATA (Deliberazione n. 128/2023)  [RESOCONTO]

Risoluzione presentata dai consiglieri Venturini e Bozza relativa a "Avvio iniziative in memoria di Giulia Cecchettin per l'ampliamento dell'offerta formativa in tema di educazione affettiva nelle scuole secondarie di primo e secondo grado". (Risoluzione n. 110)
Risoluzione presentata dai consiglieri Camani, Bigon, Luisetto, Montanariello, Zanoni e Zottis relativa a "Condannare la violenza contro le donne e ogni forma di discriminazione di genere e promuovere una cultura pienamente paritaria". (Risoluzione n. 111)  [RESOCONTO]

Risoluzione presentata dai consiglieri Villanova e Pan relativa a "La tragedia di Giulia Cecchettin e la violenza sulle donne: si rafforzino le iniziative per tutelare le vittime della violenza di genere". (Risoluzione n. 112)  [RESOCONTO]


Il PRESIDENTE, a fronte dell'argomento analogo, e con il consenso dei Capigruppo, dispone la trattazione congiunta con l'illustrazione delle risoluzioni in oggetto da parte dei consiglieri proponenti e successiva discussione generale unica per le quattro risoluzioni.

Intervengono i consiglieri Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni), che illustra la risoluzione n. 109, Camani (Partito Democratico Veneto), che illustra la risoluzione n. 111, Villanova (Zaia Presidente), che illustra la risoluzione n. 112, e Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), che illustra la risoluzione n. 110.

In discussione generale intervengono i consiglieri Brescacin (Zaia Presidente), Cestari (Liga Veneta per Salvini Premier), Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Valdegamberi (Gruppo Misto), Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Zottis (Partito Democratico Veneto), Baldin (Movimento 5 Stelle), Bigon (Partito Democratico Veneto), Guarda (Europa Verde), Zanoni (Partito Democratico Veneto) e Lorenzoni (Gruppo Misto).

In sede di replica intervengono l'assessora Lanzarin, i consiglieri Camani (Partito Democratico Veneto) e Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

Il PRESIDENTE, su richiesta dei Capigruppo, sospende la seduta per trovare un'intesa e proporre all'Aula una risoluzione unica, dando luogo a tal proposito ad apposita riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari.

La seduta è sospesa alle ore 16.16.

La seduta, dopo due rinvii, riprende alle ore 18.49.

Il PRESIDENTE comunica che, all'esito della riunione della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi consiliari, è stata formulata un'unica risoluzione in merito a quelle presentate, prendendo come testo base la risoluzione n. 109, riformulata con l'emendamento n. B1, e sono altresì indicate come superate le risoluzioni nn. 110, 111 e 112.

Interviene il consigliere Soranzo (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni) che illustra l'emendamento n. B1 con le modifiche apportate al testo.

In dichiarazione di voto intervengono i consiglieri Valdegamberi (Gruppo Misto), Baldin (Movimento 5 Stelle), che chiede di sottoscrivere la risoluzione unitaria, Ostanel (Il Veneto che Vogliamo), Camani (Partito Democratico Veneto), che la sottoscrive a nome del gruppo Partito Democratico Veneto, Lorenzoni (Gruppo Misto), Piccinini (Veneta Autonomia), che chiede la sottoscrizione, Pan (Liga Veneta per Salvini Premier), Venturini (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto), che chiede di sottoscriverla a nome del gruppo Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto, Guarda (Europa Verde), che chiede di sottoscriverla, e Villanova (Zaia Presidente).

La seduta è sospesa alle ore 19.09.

La seduta riprende alle ore 19.09.

In dichiarazione di voto intervengono i consiglieri Barbisan (Gruppo Misto), che chiede la sottoscrizione, e Polato (Fratelli d'Italia - Giorgia Meloni).

Interviene il consigliere Valdegamberi (Gruppo Misto) per fatto personale.

Il PRESIDENTE pone in votazione, col sistema elettronico in modalità telematica, l'emendamento n. B1, sostitutivo del testo della risoluzione n. 109.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50 comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Baldin, Barbisan, Bet, Bigon, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Camani, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Guarda, Lorenzoni, Michieletto, Montanariello, Ostanel, Pan, Pavanetto, Piccinini, Polato, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova, Zanoni, Zottis

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

nessuno

Non votanti:

nessuno

Punto 9) all'ordine del giorno

Disegno di legge relativo a "Modifiche alla legge regionale 21 novembre 2008, n. 21 "Disciplina degli impianti a fune adibiti a servizio pubblico di trasporto, delle piste e dei sistemi di innevamento programmato e della sicurezza nella pratica degli sport sulla neve" in materia di costituzione coattiva di servitù". (Progetto di legge n. 226) APPROVATO (Deliberazione legislativa n. 29/2023)  [RESOCONTO]


Interviene il consigliere Puppato (Liga Veneta per Salvini Premier) che svolge la relazione di maggioranza per conto della Seconda Commissione consiliare e presenta l'emendamento n. E1.

Il PRESIDENTE comunica la tempistica per la presentazione di eventuali subemendamenti all'emendamento n. E1, presentato dal consigliere Puppato.

Interviene il consigliere Zanoni (Partito Democratico Veneto) che svolge la relazione di minoranza per conto della Seconda Commissione consiliare.

In discussione generale interviene il consigliere Puppato (Liga Veneta per Salvini Premier).

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.

Si passa all'esame dell'articolato e relativo emendamento.

L'articolo 1, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato nel testo presentato dalla Commissione consiliare competente.

Interviene il consigliere Montanariello (Partito Democratico Veneto) sull'ordine dei lavori.

La seduta è sospesa alle ore 19.27.

La seduta riprende alle ore 19.28.

Gli articoli 2 e 3, posti in votazione separatamente col sistema elettronico in modalità telematica, sono approvati nel testo presentato dalla Commissione consiliare competen te.

L'emendamento n. E1, aggiuntivo di un articolo, posto in votazione col sistema elettronico in modalità telematica, è approvato e inserito come articolo 4.

Il PRESIDENTE pone in votazione col sistema elettronico in modalità telematica il progetto di legge in oggetto nel suo complesso, come emendato.

Il Consiglio approva

Ai sensi dell'articolo 50, comma 4 dello Statuto si riportano i voti espressi dai singoli Consiglieri.

Hanno votato sì:

Barbisan, Bet, Bisaglia, Boron, Bozza, Brescacin, Cavinato, Cecchetto, Centenaro, Cestari, Corsi, Dolfin, Favero, Finco, Gerolimetto, Giacomin, Michieletto, Pan, Pavanetto, Piccinini, Polato, Possamai, Puppato, Razzolini, Rigo, Rizzotto, Sandonà, Soranzo, Sponda, Valdegamberi, Venturini, Vianello, Villanova

Hanno votato no:

nessuno

Astenuti:

Baldin, Bigon, Camani, Guarda, Lorenzoni, Montanariello, Ostanel, Zanoni, Zottis

Non votanti:

nessuno

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la seduta.

Il Consiglio regionale sarà convocato a domicilio.

La seduta termina alle ore 19.29.

Consiglieri presenti o partecipanti in modalità telematica:
BALDIN Erika
MICHIELETTO Gabriele
BARBISAN Fabiano
MONTANARIELLO Jonatan
BET Roberto
OSTANEL Elena
BIGON Anna Maria
PAN Giuseppe
BISAGLIA Simona
PAVANETTO Lucas
BORON Fabrizio
PICCININI Tomas
BOZZA Alberto
POLATO Daniele
BRESCACIN Sonia
POSSAMAI Gianpiero
CAMANI Vanessa
PUPPATO Giovanni
CAVINATO Elisa
RAZZOLINI Tommaso
CECCHETTO Milena
RIGO Filippo
CENTENARO Giulio
RIZZOTTO Silvia
CESTARI Laura
SANDONA' Luciano
CIAMBETTI Roberto
SORANZO Enoch
CORSI Enrico
SPONDA Alessandra
DOLFIN Marco
VALDEGAMBERI Stefano
FAVERO Marzio
VENTURINI Elisa
FINCO Nicola Ignazio
VIANELLO Roberta
FORMAGGIO Joe
VILLANOVA Alberto
GEROLIMETTO Nazzareno
ZANONI Andrea
GIACOMIN Stefano
ZECCHINATO Marco
GUARDA Cristina
ZOTTIS Francesca
LORENZONI Arturo
 
   
   
   
IL CONSIGLIERE SEGRETARIO
Erika BALDIN
 
   
 
IL PRESIDENTE
Nicola Ignazio FINCO
   
   
   

N.B. Gli emendamenti sono conservati nel sistema documentale del Consiglio regionale.
Le richieste di modifica delle votazioni diverse da quelle previste dall'articolo 89 del Regolamento sono menzionate nel Resoconto.

PROCESSO VERBALE
Redazione testo a cura di Gabriella Gamba
Revisione testo a cura di Carla Combi e Alessandro Vian