ResocontoVerbali

Seduta del consiglio regionale del 09/04/2024 n. 131

Resoconto n. 131 - 11^ legislatura
Resoconto 131 a Seduta pubblica
Martedì, 9 aprile 2024
SOMMARIO
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI
La Seduta inizia alle ore 14.14

PRESIDENTE

Colleghi, buongiorno.
Diamo inizio alla 131a Seduta pubblica del Consiglio regionale. I lavori si svolgono sulla base dell'ordine del giorno prot. n. 4797 del 4 aprile 2024.
PUNTO
1


APPROVAZIONE VERBALI DELLE SEDUTE PRECEDENTI

Il PRESIDENTE, poiché nessun Consigliere chiede di fare osservazioni, dichiara che si intendono approvati i processi verbali della 129a Seduta pubblica di martedì 26 marzo 2024 e della 130a Seduta pubblica di mercoledì 27 marzo 2024.
PUNTO
2


COMUNICAZIONI DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO

Hanno comunicato congedo
Luca ZAIA
Milena CECCHETTO
Giulio CENTENARO
Alessandra SPONDA
I congedi sono concessi.
PUNTO
3



INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Ai sensi dell'art. 114, comma 3 del Regolamento, l'elenco delle interrogazioni e delle interpellanze, allegato alla Convocazione, è dato per letto.
PUNTI
4 e 5



RISPOSTE DELLA GIUNTA REGIONALE ALLE INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

e
INTERROGAZIONI A RISPOSTA SCRITTA ISCRITTE ALL'ORDINE DEL GIORNO AI SENSI DELL'ARTICOLO 111, COMMA 4, DEL REGOLAMENTO

PRESIDENTE

Iniziamo con le interrogazioni e interpellanze.
Partiamo dalla IRI n. 471 presentata dalla collega Ostanel.

Interrogazione a risposta immediata n. 471 del 23 febbraio 2024 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "LA REGIONE INTENDE ATTIVARE LA PROPRIA UNITÀ DI CRISI IN RELAZIONE ALLA VERTENZA RELATIVA ALLA MOLEX ZETRONIC DI PADOVA?"

Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione che ho presentato il 23 febbraio 2024, quando si è compresa la grave e problematica situazione in cui versava lo stabilimento Molex Zetronic di Padova, che impiegava in quel momento 170 dipendenti, azienda che, come sappiamo, era la continuazione di un'altra azienda storica padovana, che era già stata salvata nel 1978 grazie alla liquidazione, allora, di 750 dipendenti.
Ebbene, dopo l'annuncio dell'azienda, si sono tenute alcune assemblee sindacali, durante le quali i lavoratori e le lavoratrici hanno chiesto un incontro con l'azienda e hanno manifestato il proposito di non restare inermi di fronte al rischio di chiusura, e tra le richieste avanzate in quel momento vi è stata quella di garantire la continuità dell'attività dello stabilimento fino all'arrivo di un potenziale nuovo acquirente, evitando così di procedere allo smantellamento e alla vendita del contenuto tecnologico, che l'azienda ha senso che mantenga proprio per fare in modo che ci sia una continuità per quanto riguarda le mansioni, oltre che i ruoli dei lavoratori.
Oggi, quindi, sono qui per avere un aggiornamento su quello che è stato fatto dalla Regione del Veneto e per sapere se in merito a questa vicenda ha intenzione di farsi carico delle preoccupazioni dei lavoratori e delle lavoratrici attivando l'Unità di crisi della Regione del Veneto e di Veneto Lavoro.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, a lei.
Per la risposta, la parola all'assessore Donazzan. Prego.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, Presidente.
Molex Zetronic è un'azienda che opera nel settore dell'automotive, realizzando componenti per l'industria elettronica, meccanica, elettromeccanica ed elettrotecnica, destinati all'installazione su veicoli a motore. La società, con sede a Padova, dove sono occupati oltre 140 lavoratori, dal 2013 appartiene all'americana Koch Industries e fa parte della divisione "Transportation Solutions Business Unit-TSBU".
Lo scorso 13 febbraio, Molex Zetronic ha informato i sindacati e le RSU che, a seguito del radicale mutamento del mercato dell'automotive, la società ha registrato un'importante riduzione del fatturato aziendale e ciò ha reso lo stabilimento di Padova economicamente e finanziariamente non più sostenibile, anche in considerazione del fatto che i prodotti ora realizzati verranno presto dismessi dagli attuali clienti. A fronte di tale quadro, Molex Zetronic ha maturato la decisione di lasciare il sito di Padova, ma anche di avviare un processo di cessione dello stesso che ne garantisca, comunque, la continuità produttiva e occupazionale.
A fronte di ciò, l'Assessore ha ritenuto necessario convocare la società e in data 7 marzo 2024 l'Unità di crisi di Veneto Lavoro e la Direzione Lavoro hanno incontrato l'azienda, le organizzazioni sindacali e Confindustria. In tale occasione, pur non essendosi ottenuto un ripensamento da parte dell'azienda, è stato avviato un importante percorso, condiviso con tutte le parti presenti, per la ricerca di una realtà che possa subentrare nel sito produttivo di Padova, percorso finalizzato a garantire la continuità produttiva e occupazionale, considerate le alte professionalità presenti. Le parti, coordinate dall'Unità di crisi di Veneto Lavoro e dalla Direzione Lavoro, si incontreranno nuovamente per condividere i prossimi passi di tale percorso.

PRESIDENTE

Prego, collega Ostanel, per la replica.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Avevo visto, ovviamente, il tavolo di crisi, e ringrazio l'Assessore per averlo convocato presto, nel senso che, diversamente da altre crisi, questa è stata presa in carico in maniera tempestiva. Ovviamente, visto che nella risposta all'interrogazione si parla di un aggiornamento per condividere i prossimi passi di tale percorso, monitorerò la situazione.
Ci tengo a ricordare che ciò che abbiamo imparato, come lei sa bene, da tantissime altre crisi aziendali è quello che è contenuto all'interno di questa risposta, cioè il fatto che all'interno di questa azienda ci sono non solo comparti tecnici, ma anche persone con competenze molto particolari, che vanno mantenute, per cui, come posto all'attenzione dalle assemblee sindacali, si dovrebbe puntare, se possibile, a un acquirente con caratteristiche industriali che permetta di dare continuità a tutto questo, piuttosto che a fondi finanziari, che sappiamo, invece, essere spesso molto interessati per altre ragioni alle aziende venete che entrano in un percorso di crisi, come è accaduto. Quindi, bisogna far sì che il comparto metalmeccanico della gomma, della plastica, delle specificità presenti all'interno dell'azienda possa essere mantenuto, non solo monitorando il processo, ma anche mantenendo il potere contrattuale più alto possibile per evitare l'eventuale ingresso di fondi finanziari e detenere il controllo, per poi anche interloquire. So che lei sa tutto questo, ovviamente, dato che questa è una delle questioni che lei ha già visto in altre crisi aziendali.
Il tema è pubblico ed è di dibattito, e credo che l'Aula, al di là della discussione tra me e lei, in questo momento, porti all'attenzione il fatto che in Veneto, quando c'è una crisi aziendale, nel momento in cui la proprietà si allontana da una persona o da qualcuno con cui si può interloquire, non facciamo il bene né del comparto di per sé, né della produzione, né dei lavoratori.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Passiamo alla IRI n. 468, presentata dal consigliere Montanariello ed altri.

Interrogazione a risposta immediata n. 468 del 16 febbraio 2024 presentata dai consiglieri Montanariello, Camani e Zottis relativa a "NUOVA ROMEA: L'ASSESSORA ALLE INFRASTRUTTURE INCONTRA IL MINISTRO ASSIEME AD UNA DELEGAZIONE DI AMMINISTRATORI LEGHISTI. LA GIUNTA INTENDE CENSURARE I TONI UTILIZZATI A SEGUITO DELLE LEGITTIME OPPOSIZIONI MOSSE AL SUO OPERATO?"

Prego, collega Montanariello.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente. Questa interrogazione è stata presentata dal sottoscritto, dalla consigliera Zottis e dalla consigliera Camani.
Premesso che il 13 febbraio scorso, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, ha ricevuto l'Assessora regionale alle infrastrutture e una delegazione di amministratori veneti che, a seguito del tavolo istituito a livello locale, ha chiesto di incaricare formalmente ANAS della progettazione e realizzazione della Nuova Romea. L'incontro si è concluso con l'assicurazione da parte del Ministro dell'inserimento della nuova arteria nel contratto di programma con ANAS e, in seguito, l'Assessora ha annunciato di aver ottenuto un risultato straordinario per la nostra Regione e per il nostro territorio.
Rilevato che la delegazione che accompagnava l'Assessora era composta da Sindaci, Deputati e Consiglieri regionali tutti appartenenti alla Lega, partito del quale lei stessa è esponente e di cui il ministro Salvini è leader nazionale.
Considerato che lo scrivente consigliere Montanariello, ritenendo quanto sopra inopportuno, dato che le imminenti scadenze elettorali potrebbero ricondurre a mera propaganda un successo ottenuto, invece, dall'intero territorio, ne ha chiesto le motivazioni, ottenendo una risposta spiazzante. L'Assessora, infatti, ha affermato di aver semplicemente scelto tra i sottoscrittori del documento di intenti che ha sottoposto agli amministratori e ai soggetti interessati dal tracciato della Nuova Romea durante una riunione nell'ottobre scorso. Inoltre, come riportato da un articolo del Gazzettino del 15 febbraio, l'assessora De Berti ha affermato che "se il consigliere regionale del PD Jonatan Montanariello voleva una foto con Salvini, bastava dirlo, quando vuole gli organizzo un incontro". A tal riguardo, ribadisco che non ho bisogno e non ci tengo ad avere una foto con Salvini, con tutto il rispetto per Salvini.
Ritenuto che i dubbi sollevati dallo scrivente siano più che legittimi, collega Pan, considerato che tutti i presenti all'incontro di ottobre...

PRESIDENTE

Collega Pan, per favore!

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Collega Pan, le do una brutta notizia: se leggesse gli atti, scoprirebbe che è l'oggetto dell'interrogazione. Quindi, se ne faccia una ragione.
Ritenuto che i dubbi sollevati dallo scrivente siano più che legittimi, considerato che tutti i presenti all'incontro di ottobre si sono sempre detti favorevoli alla realizzazione dell'opera e che la mancata sottoscrizione del documento serviva esclusivamente a sollevare perplessità sul progetto presentato e il metodo seguito. Lo scopo dell'incontro...

PRESIDENTE

Grazie, collega.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Chiudo, Presidente.
I sottoscritti consiglieri interrogano il Presidente della Giunta regionale e l'Assessore ai rapporti con il Consiglio per sapere se condividano l'operato dell'Assessora o ritengano, invece, opportuno censurarne i toni utilizzati dalla stessa.

PRESIDENTE

Risponde l'assessore Calzavara. Prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti.
La strada statale 309 Romea, che collega Mestre a Ravenna, per un'estesa di circa 127 chilometri, dei quali 71 chilometri in territorio veneto, forma con la Orte-Ravenna il Corridoio dorsale centrale Mestre-Orte-Civitavecchia. La strada esistente presenta una incidentalità a volte insostenibile, con commistione di traffici e frequenti condizioni di congestione per la circolazione stradale. La stampa locale, negli ultimi mesi, ha dato ampia visibilità ad una importante notizia relativa al finanziamento della progettazione della cosiddetta "variante" alla strada statale 309 Romea nella tratta compresa tra Ravenna e Mestre.
Si ricorda che, in data 23 ottobre 2023, la Vicepresidente ha promosso un incontro alla presenza del Sindaco metropolitano, dei delegati delle Province di Padova e Rovigo, dei Sindaci di tutta la fascia territoriale potenzialmente interessata dalla dorsale viaria, dell'ANAS, delle associazioni di categoria e delle principali sigle sindacali, raccogliendo una pressoché unanime adesione a promuovere, presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, una soluzione alla problematica della sicurezza della strada statale Romea. Dopo tale iniziativa, la Vicepresidente ha avuto modo, più volte, di porre all'attenzione del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti quanto richiesto dal territorio, chiedendo, al contempo, la disponibilità di incontrarlo, anche con una limitata delegazione.
Nell'incontro del 13 febbraio 2024, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha comunicato che nel recente contratto di programma tra MIT e ANAS è stato previsto lo stanziamento necessario per gli studi tecnici propedeutici alla progettazione e alla successiva realizzazione dell'opera. Si tratta di un risultato storico perché finalmente, dopo molti anni, si riparte ufficialmente con un iter tecnico per l'individuazione di una possibile variante alla Romea, arteria tra le più trafficate e pericolose d'Italia, certamente detentrice di un tale triste primato in Veneto e assolutamente necessaria per il territorio. Entro tempi brevi verrà convocato il CIPESS per l'approvazione del contratto di programma fra MIT e ANAS. Concluso questo iter, in sinergia con la Regione Emilia-Romagna si dovrà individuare il miglior tracciato possibile per la nuova arteria stradale, ancora tutto da definire. Con nota protocollo n. 82925 del 16 febbraio 2024, la Vicepresidente ha informato del proprio incontro tutti i partecipanti all'evento del 23 ottobre 2023 sopracitato.
Da ultimo, si sottolinea che l'iter procedurale seguito ha consentito di ottenere un lusinghiero risultato per il territorio.

PRESIDENTE

Per la replica, la parola al collega Montanariello. Prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Al netto, Assessore, che nell'ultima parte dell'interrogazione dovremmo dire, per onestà intellettuale, che l'assessore De Berti ha rimandato quella nota che voi citate in ultimo, dopo che sono apparse sulla stampa decine di articoli e prese di posizione non certo del sottoscritto, ma di diversi Sindaci e stakeholder del territorio, le dico anche che il presidente Brugnaro, anche lui non coinvolto in questa vicenda, non essendo tipico esponente della sinistra, non sapeva nulla né in modo formale, né in modo informale. Quindi, la vicepresidente De Berti, dopo che sono venute fuori sul giornale le proteste per dieci giorni di più Sindaci, ha dovuto fare una lettera dove tentava di rimettere in piedi i pezzi. Questo è il primo elemento.
Vengo al secondo elemento. Assessore, non è questione di essere soddisfatti o meno, è semplicemente questione che credo vi siate sbagliati. Tuttavia, poiché credo che siate in buonafede, riproporrò questa interrogazione, perché agli interrogati si chiedeva di sapere se condividono l'operato dell'Assessore o se, invece, ritengono opportuno censurarne i toni irrispettosi utilizzati nei confronti del sottoscritto, colpevole esclusivamente di aver espresso, in rappresentanza di pensiero di molti amministratori, che hanno espresso le loro posizioni anche sui giornali, e cittadini, perplessità più che legittime.
Noi non abbiamo chiesto che cosa è successo sulla Romea. Quello l'abbiamo scoperto dai giornali. E neanche se ritenete opportuno che il gruppo vacanze di Pontida si sia recato, per questioni elettorali, al Ministero. Anche perché – non me ne voglia – se non sono questioni elettorali e sono amministrative non si lasciano a casa i maggiori Comuni che vengono attraversati da quella strada, come quello di Mira, Dolo e Mirano, dove c'è anche il Presidente della Conferenza dei Sindaci, solo perché non sono della Lega. Come non si può lasciare a casa Luigi Brugnaro, Presidente della Città metropolitana. Invece, tutti gli amministratori presenti avevano la stessa tessera di partito.

PRESIDENTE

Grazie, collega.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Credo, dunque, che voi abbiate sbagliato risposta, ragion per cui, Presidente, riproporremo questa interrogazione.

PRESIDENTE

Grazie, collega Montanariello.
Passiamo alla IRS n. 468.

Interrogazione a risposta scritta n. 468 del 27 dicembre 2023 presentata dalla consigliera Ostanel relativa a "QUALI AZIONI LA REGIONE INTENDE METTERE IN ATTO PER RISPETTARE TIPOLOGIE E NUMERO DELLE FIGURE PROFESSIONALI OPERANTI NELL'AMBITO DELLA SALUTE MENTALE PREVISTE DALLA DGR N. 371/2022?"

Prego, collega Ostanel.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione molto importante. Riguarda la salute mentale all'interno di questa Regione. È una interrogazione che ci è stata sollecitata tempo fa, l'ho presentata appunto a dicembre 2023, perché diverse realtà che operano nell'ambito della salute mentale ci segnalavano che all'interno dell'ULSS 6, a poche settimane dalla scadenza del contratto, alcuni psicologi non avevano ancora notizie del rinnovo eventuale del loro contratto di lavoro. Spero non sia stato un caso, ma dopo aver presentato l'interrogazione, pochi giorni dopo è arrivata la conferma che questi contratti sarebbero stati prorogati però solo di sei mesi.
Dico questo caso specifico perché è una delle questioni che in questa Regione c'è all'interno del tema salute mentale: rispetto ad una media italiana che è il 3% del fondo regionale per quanto riguarda la salute mentale, noi siamo sotto e siamo sostanzialmente dopo la Basilicata e dopo la Campania, a proposito di Regioni eccellenti, e abbiamo una questione grande come una casa quando parliamo di risorse umane che lavorano nell'ambito della salute mentale. Abbiamo dei contratti che, come nell'ULSS 6, vengono rinnovati a delle persone formate e a delle persone che svolgono il ruolo di psicologo che non sanno se il loro contratto andrà oltre i sei mesi. Figuriamoci nel momento in cui queste persone hanno in carico dei pazienti che si trovano a vedere lo psicologo cambiato nel pubblico di sei mesi in sei mesi, perché quello psicologo andrà via.
Questo è solo uno spaccato di quello che sta accadendo all'interno della grande questione sanità pubblica di questa Regione e che riguarda anche e soprattutto la salute mentale.
Io chiedevo, chiedo ancora e chiedo oggi ovviamente con questa interrogazione se i contratti degli operatori professionali in scadenza verranno rinnovati – e mi risponderete, credo, che sono stati rinnovati dei sei mesi, però io non voglio e non sarò soddisfatta di una risposta di questo tipo – o, in caso contrario, se si intende garantire gli obiettivi del personale, che non ho deciso io, ma che ha deciso una DGR approvata l'8 aprile 2022, che dava un certo tipo di standard per quanto riguarda il servizio psicologico, che dopo andrò a illustrare.
L'altra domanda è, in generale, se gli obiettivi di copertura del personale individuati dalla DGR 371, che ho appena citato, siano stati raggiunti nel 2023 e se saranno raggiunti uguali nel 2024. Perché sapete, il tema è che il golden standard che la stessa Regione del Veneto ha identificato come reale, come quello che si dovrebbe raggiungere, è avere tre psicologi psicoterapeuti, tre terapisti della riabilitazione psichiatrica e/o educatori sociosanitari e due assistenti sociali, tutti full time per ogni centro di salute mentale di 100.000 abitanti di bacino di riferimento.
Qui i numeri parlano. Io voglio sapere se nel 2023 o nel 2024, come la stessa DGR della Regione del Veneto ha sancito, noi stiamo garantendo il numero minimo di personale sulla salute mentale. La domanda è molto chiara e attendo una risposta.

PRESIDENTE

Al posto dell'assessore Lanzarin risponde l'assessore Donazzan. Prego.

Ass.ra Elena DONAZZAN

Grazie, collega.
La delibera di Giunta dell'8 aprile 2022 aveva come obiettivo quello di avviare un percorso di rafforzamento delle azioni già in essere nell'area della salute mentale, in coerenza con il Piano di azione nazionale, recepito con altra delibera nel 2013, e con il Piano sociosanitario regionale del 2019-2023, potenziando l'assistenza territoriale e superando frammentazioni organizzative. Al fine di realizzare gli obiettivi, i Dipartimenti devono assicurare capillarità di intervento e articolazione dei servizi per consentire adeguate strategie territoriali. Pertanto vanno garantiti omogenei territori di afferenza anche in riferimento alle peculiarità oro-geografiche e di organizzazione del territorio, rivedendo l'assetto organizzativo delle unità di psichiatria, ove necessario.
Va inoltre promossa l'integrazione fra aziende ULSS e aziende ospedaliere per favorire la continuità di presa in carico.
Primariamente si segnala che con decreto del Direttore della Direzione Programmazione Sanitaria n. 97 di dicembre 2023 le aziende sono state autorizzate a prorogare i rapporti in essere con il personale acquisito ai sensi del decreto dirigenziale precedente del 6 giugno 2024, proroga concessa dal Ministero della Salute, attivando, se necessario, anche nuovi rapporti di lavoro al fine di adeguare gli standard previsti dalla delibera e utilizzare compiutamente il finanziamento assegnato.
Considerati gli obiettivi dei servizi che si intende potenziare, si ritiene comunque necessario far ricorso al reclutamento di personale dipendente a tempo indeterminato, che possa garantire la presa in carico dei pazienti nel medio e lungo periodo, in modo da garantire continuità delle cure e un contesto ideale in cui il paziente possa ricevere le cure adeguate.
Con riferimento al personale dipendente appartenente ai principali profili operanti nell'area della salute mentale, nel periodo 2020-2023 si rileva un importante aumento del numero di psicologi, corrispondente a circa 137 unità tempo equivalente di personale aggiuntivo, quindi un più 38%, e dei tecnici della riabilitazione psichiatrica, 47 unità tempo equivalente di personale aggiuntivo.
Dall'analisi del personale in servizio al 15 settembre 2023 emerge inoltre che più dell'80% degli psicologi e la quasi totalità dei tecnici della riabilitazione psichiatrica è assunta con contratto a tempo indeterminato.
Con riferimento ai profili di educatore professionale e assistente sociale, anch'essi operanti nell'area della salute mentale, nello stesso periodo si rileva un incremento di personale dipendente rispettivamente dell'11 e del 38%, corrispondenti a 72 e 200 unità tempo di personale aggiuntivo. Anche in questo caso si tratta, per la quasi totalità, di professionisti assunti a tempo indeterminato.
Presidente, è molto lunga. Sto qui con voi, con gioia. Leggo anche con maggiore calma.
Si evidenzia, inoltre, che nel triennio 2021-2023 la CRITE ha rilasciato numerose autorizzazioni relativamente ai profili interessati, con l'obiettivo di potenziare i servizi di cui trattasi: sono state rilasciate 344 autorizzazioni per psicologi, 91 per tecnici della riabilitazione psichiatrica, 232 per educatore professionale, 236 per assistente sociale. Principalmente rapporti a tempo indeterminato.
Tuttavia, le aziende hanno riscontrato non poche difficoltà di reclutamento del personale stante l'attuale carenza di professionisti sanitari, che non interessa solo il nostro Paese, ma tutta Europa e, con dinamiche diverse, anche i Paesi extra europei.
Con specifico riferimento all'azienda ULSS 6 Euganea, nel triennio citato c'è stato un incremento in termini di personale dipendente pari a circa 20 psicologi, 13 educatori, 16 assistenti sociali; risultano inoltre attive per il profilo di psicologo 11 autorizzazioni per assunzione di personale dipendente.
Pare opportuno inoltre menzionare il decreto legge 73 del 25 maggio, che all'articolo 33 prevede risorse indirizzate a potenziare e garantire la prevenzione e la presa in carico multidisciplinare di pazienti e loro famiglie, volte a tutelare la salute e il benessere psicologico individuale e collettivo, tenendo conto in particolare delle forme di disagio psicologico dei bambini e degli adolescenti conseguenti alla pandemia, mediante il conferimento di incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa.
La Regione del Veneto ha voluto successivamente stabilizzare l'intervento con decreto del Direttore generale dell'Area sanità sociale dell'ottobre 2023 e si è provveduto a rivedere gli obiettivi di costo assegnati all'azienda per l'anno 2023, aumentando stabilmente, compatibilmente con la situazione economica e finanziaria del servizio sanitario regionale del Veneto, il tetto di spesa per il personale dipendente di complessivi euro 11.546.000, destinati anche al potenziamento dell'area della salute mentale, ai sensi del decreto legge 73/2021, compatibilmente con i vigenti limiti in materia di spesa del personale.
Codesta Amministrazione ritiene infatti che l'obiettivo della presa in carico multidisciplinare del paziente e della famiglia possa essere raggiunto solo attraverso strumenti stabili, quali il reclutamento di personale strutturato.
La Regione ha quindi deciso di destinare parte dell'incremento del limite di spesa di personale alle necessità della salute mentale, finanziandola in maniera stabile e non con strumenti temporanei come quelli previsti a livello nazionale nel periodo emergenziale.
Si rappresenta inoltre che è stato pubblicato nel BUR, n. 171 del 29 dicembre 2023 e in Gazzetta Ufficiale eccetera, un bando di concorso pubblico per numero 13 posti di tecnico della riabilitazione psichiatrica, mentre con deliberazione numero, sono state approvate graduatorie finali per 47 posti di dirigente psicologo, il cui totale idonei è pari a 116 specialisti e 19 specializzandi.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Sarò breve perché – e non lo dico all'assessore Donazzan che non ha questa competenza, ma riferirà sicuramente all'assessore Lanzarin – rispondere a due domande molto precise con un racconto di questo tipo è un po' come andare fuori tema, nel senso che io non ho la risposta alla domanda che facevo.
La domanda che facevo è chiara, chiarissima. C'è una delibera che dice che ci sono degli standard, per cui ogni 100.000 abitanti in questa Regione ci devono essere tot figure a supporto della salute mentale e chiedevo: ci sono state nel 2023? E ci saranno nel 2024?
La risposta non c'è. Evidentemente perché la risposta è no, come noi sappiamo guardando quello che accade nell'ULSS Euganea. Nell'ULSS Euganea, come dice l'interrogazione, i contratti per il personale che si occupa della salute mentale, per cui, tra l'altro, ho fatto questa interrogazione, sono stati rinnovati fino a giugno del 2024. Vuol dire che a dicembre, quando io ho fatto questa interrogazione perché mi è stato segnalato, come ho detto ovviamente in apertura, abbiamo rinnovato il contratto di soli sei mesi: a giugno le persone oggetto di questa interrogazione non sapranno se continueranno a lavorare nella salute mentale all'interno dell'ULSS 6.
Questo è lo stato dell'arte di una Regione che investe meno della Basilicata e meno della Campania nella salute mentale.
Non venitemi a dire che siamo una Regione eccellente per quanto riguarda la gestione della sanità pubblica, sennò non saremmo in queste condizioni, e per quanto riguarda la salute mentale, lo stato dell'arte è quello che è stato raccontato oggi.
Abbiamo delle graduatorie. Faccio l'esempio dell'ultima che è stata citata in questa interrogazione, mi dispiace averla letta, ma credo proprio sia quel bando da dirigente psicologo per cui abbiamo avuto dei ricorsi, perché prima chi aveva perso ha fatto un ricorso, poi chi l'aveva vinto ha fatto un altro ricorso perché Azienda Zero non è stata in grado di gestire un bando per reclutare dei dirigenti psicologi.
Questo è il tema che abbiamo in risposta a questa interrogazione: un racconto buttato lì di azioni diverse fatte e non c'è una risposta chiara sul fatto che vengano garantiti gli standard che una stessa delibera regionale dà per la tutela della salute mentale e, quindi, la risposta che io raccolgo oggi è che non ho una risposta su questo e l'unica risposta che ho era quella che temevo, cioè che alle persone, agli psicologi dell'ULSS 6 è stato rinnovato il contratto fino a giugno del 2024 e poi chissà. Questa è la Regione del Veneto.

PRESIDENTE

Passiamo alla IRI n. 428 del collega Montanariello.

Interrogazione a risposta immediata n. 428 del 6 settembre 2023 presentata dai consiglieri Montanariello, Zottis e Zanoni relativa a "LIQUIDAZIONE COATTA DELL'ORGANIZZAZIONE PRODUTTORI ORTOFRUTTICOLI VENETO - SOCIETÀ COOPERATIVA AGRICOLA (OPO) E RICADUTE SUL MERCATO ORTOFRUTTICOLO DI CHIOGGIA: LA GIUNTA INTENDE INTERVENIRE NEL PROCESSO DI RISOLUZIONE DELLA CRISI?"

Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

L'Organizzazione dei Produttori Ortofrutticoli Veneto – Società Cooperativa OPO di Zero Branco nasce con lo scopo di raccogliere e distribuire prodotti ortofrutticoli regionali, raggruppando 485 soci produttori delle Province venete e promuovere l'attività al fine di fiere, eventi e partecipazione a manifestazioni.
Nei bilanci del periodo post Covid si è attesa una flessione dei ricavi e attività che unite al rincaro delle materie prime e all'incertezza dei mercati ha portato il Ministero delle Imprese e del Made in Italy a certificare una condizione di sostanziale insolvenza, a cui si aggiungono mancati pagamenti di mensilità, tredicesime, omesso versamento dei contributi, pignoramenti, numerosi decreti ingiuntivi, atti di precetto.
Con decreto 6 giugno 2023 il Ministero dispone, dunque, la liquidazione coatta amministrativa di OPO individuando un liquidatore.
Considerato che la crisi di OPO rischia di mettere in difficoltà l'economia della città di Chioggia: oltre a rappresentare parecchi produttori locali, infatti, detiene il 37% di Chioggia Ortomercato, l'insieme di investitori privati che possiede il 56% di partecipazione azionaria del mercato ortofrutticolo di Chioggia.
La cifra che il liquidatore molto probabilmente chiederà a Chioggia Ortomercato per concorrere e risanare il debito di OPO avrà conseguenze pesanti sul nuovo assetto societario, con la possibilità reale di non riuscire a trovare nuovi investitori privati e ricadute pesanti sui produttori.
Preso atto che è il Comune di Chioggia a dover decidere le politiche adottate per risolvere la crisi e come salvare il mercato ortofrutticolo, il rischio di scegliere tra strategie errate però mette in pericolo il futuro di un settore così importante per la città, dal punto di vista non solo della gestione ma anche del lavoro.
Interroghiamo noi gli Assessori regionali all'Agricoltura e al Lavoro con questa, Presidente, per sapere come intendano intervenire nel processo di definizione delle strategie che decideranno il destino di Chioggia Ortomercato e del mercato ortofrutticolo di Chioggia, a garanzia di tutela del futuro di centinaia di produttori e lavoratori.
Grazie.

PRESIDENTE

Bene. Risponde, al posto dell'assessore Caner, l'assessore Calzavara.
Prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

Per quanto riguarda la situazione della società cooperativa agricola OPO Veneto e le competenze regionali si è già dato riscontro con la DGR 245 del 30 ottobre 2023 all'interrogazione a risposta scritta n. 413 del 31 agosto 2023, sia relativamente ai finanziamenti regionali che per i controlli preventivi.
Circa le strategie da porre in atto relativamente allo stato di crisi, com'è fatto osservare anche dagli interroganti, rispetto al Comune di Chioggia assumere le scelte politiche e le decisioni da adottare per risolvere la crisi del mercato ortofrutticolo di Chioggia, non avendo inoltre la Regione del Veneto nessun controllo sui bilanci delle società private.

PRESIDENTE

Grazie. Per la replica, collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

La ringrazio, Assessore.
Colgo, però, questa ghiotta occasione di relazionarmi con lei, che fa le veci...

PRESIDENTE

No, parliamo sull'interrogazione.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Sì, sull'interrogazione. Con lei che fa le veci dell'Assessore all'agricoltura oggi. Voi avete detto che mi risponde Calzavara, quindi dico a lui nel senso non Assessore all'agricoltura, ma insomma, faccio finta che sto dialogando con l'Assessore all'agricoltura.
Assessore, fermo restando che avevo messo nella premessa della mia interrogazione che sappiamo che le strategie le fa l'Ente preposto diretto, quindi il Comune di Chioggia. Io in questo momento non ho capito bene perché c'è un po' di confusione a Chioggia, c'è un po' di arcobaleno che gira e credo che però ci sia un'Amministrazione ancora che una parte è di estrema sinistra, ma una parte è della Lega. Magari siccome non ha deciso ancora niente, non vorremmo ritrovarci qua a interrogare l'assessore Donazzan chiedendole un tavolo di crisi con tutta quella gente che dopo magari rimane a casa.
Io credo che, non solo per Chioggia, ma anche per tutti gli altri mercati coinvolti o gli altri pezzi di economia coinvolti da quello che era OPO Veneto, che aveva rapporti importanti anche per il suo operato con la Regione, un minimo di coordinamento anche come Ente istituzionale più alto vada fatto. Io colgo l'occasione di parlare con lei per sollecitare che se il Sindaco di Chioggia ha ancora la tessera della Lega e non è passato a sinistra per mantenere la poltrona, a chiedergli se fa qualche strategia, perché il mercato ortofrutticolo di Chioggia è una realtà molto importante, oltre che un presidio storico dell'agricoltura veneta, come più volte Caner ha ribadito.
Grazie.

PRESIDENTE

Passiamo alla IRS n. 466 del collega Lorenzoni.

Interrogazione a risposta scritta n. 466 del 22 dicembre 2023 presentata dal consigliere Lorenzoni relativa a "DOLOMITI AMBIENTE: COME INTENDE LA REGIONE ASSICURARE L'INDIRIZZO AGLI ENTI LOCALI E ACCOMPAGNARE LA COSTRUZIONE DI UN DISTRETTO DI ECONOMIA CIRCOLARE?"

Prego, collega.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Questa era un'interrogazione relativa a ciò che sta accadendo nella Provincia di Belluno, dove c'è questo impianto importante, che tratta la frazione organica dei rifiuti urbani...

PRESIDENTE

Collega Dolfin, che è successo?

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

C'è una baruffa chioggiotta alle mie spalle.

PRESIDENTE

Quando si parla di Chioggia io non comprendo perché in quest'Aula inizia una turbolenza. Alla parola "Chioggia" ci sono tre colleghi che iniziano a scaldarsi. Stiamo calmi, noi abbiamo molto a cuore Chioggia, ma non è che dovete renderci partecipi di tutto quello che avviene.
Prego, collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Sposto il baricentro della discussione a nord, sperando di avere toni diversi. E più precisamente nel bellunese, dove c'è questo impianto di trattamento della frazione organica del rifiuto che è posseduto da Dolomiti Ambiente e sembra oggetto di una possibile acquisizione da parte di BIM GSP, la società dei Comuni bellunesi che gestisce gli acquedotti. C'è, quindi, una prospettiva di un'integrazione dei servizi pubblici, che ha una sua logica e che può avere anche un suo interesse dal punto di vista industriale dell'organizzazione dei servizi su scala provinciale o sovra provinciale.
La mia interrogazione è rivolta alla Giunta per capire se ci sia una strategia per favorire questa integrazione degli Enti locali in Dolomiti Ambiente in una logica di economia circolare. È un impianto che può essere importante nella costruzione di una circolarità dell'economia della Provincia e quindi io ho rivolto la mia interrogazione all'Assessore all'ambiente per capire come intende muoversi la Giunta per favorire la partecipazione degli Enti locali in Dolomiti Ambiente e rendere concreta la possibilità di integrazione delle filiere nel territorio bellunese per creare valore economico, valore sociale ed ambientale verso un Distretto dei servizi ecosistemici ed ambientali. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Risponde, al posto del collega Bottacin, l'assessore Calzavara. Prego.

Ass.re Francesco CALZAVARA

La Dolomiti Ambiente S.p.A. è autorizzata con decreto del Direttore della Direzione Ambiente e Transizione ecologica n. 104 del 26 maggio 2022, alla gestione dell'impianto di trattamento meccanico, biologico e di recupero della frazione organica e dei rifiuti di origine urbana, sito in località Meserot nel Comune di Santa Giustina a Belluno.
Il trattamento, nello specifico è composto da due linee produttive. La linea 1 seleziona il trattamento di FORSU e verde, finalizzata al trattamento dei rifiuti umidi e residui verdi e ramaglie provenienti dalla raccolta differenziata dei rifiuti urbani e dei rifiuti agroindustriali, allo scopo di produrre ammendante e compostato misto, distribuito poi a utenze sia private che pubbliche, che ne fanno richiesta, e biogas valorizzato mediante cogenerazione. Linea 2, trattamento RSU, dedicata al trattamento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati, raccolti e conferiti dai gestori del servizio di gestione dei rifiuti impiegati sul territorio provinciale allo scopo di produrre biostabilizzato da discarica, conferito presso impianti terzi autorizzati.
All'interno di tale linea vengono inoltre trattati i rifiuti ingombranti raccolti presso gli ecocentri comunali. Si evidenzia, come indicato nell'interrogazione, che l'aggiornamento del Piano regionale di gestione dei rifiuti (DGRV del 9 agosto 2022) non individua tra gli impianti di piano gli impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) del rifiuto urbano solido (RUR), in quanto, grazie a una raccolta differenziata spinta a livello regionale, con ottimi risultati anche nella Provincia di Belluno, l'utilizzo di questi impianti risulta non più indispensabile per l'avvio diretto in discarica di tale rifiuto.
Secondo quanto disposto dalla normativa vigente, i Consigli di Bacino esercitano le funzioni di organizzazione e controllo diretto del servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, e tra le loro principali funzioni hanno la quantificazione della domanda, l'affidamento al gestore e il controllo del servizio pubblico.
Consta che il Consiglio di Bacino Dolomiti nel 2020 abbia sottoscritto con la Provincia di Belluno un protocollo di intenti per l'approfondimento congiunto delle strategie in relazione all'impianto di trattamento di rifiuti di Maserot di Santa Giustina di Dolomiti Ambiente S.r.l., società controllata all'84% circa dalla medesima Amministrazione provinciale, per la quale è stata avviata la procedura di alienazione della partecipazione non strategica ai sensi della normativa vigente.
A tal fine il protocollo aveva istituito anche un gruppo di lavoro congiunto che ha analizzato lo stato dell'arte, mentre il Consiglio di Bacino Dolomiti ha incaricato l'Università di Padova di effettuare uno specifico studio di LCA sull'intera filiera di trattamento e smaltimento del rifiuto secco residuo, quindi anche, specificatamente, sull'impianto di trattamento di Maserot per poter affiancare le valutazioni operative tecniche ed economiche, e anche una più consapevole valutazione ambientale.
Non essendo un impianto strategico di Piano, il Consiglio di Bacino dovrà comprendere appieno, anche alla luce degli studi sopracitati, eventuali nuove condizioni tecniche, operative, economiche ed ambientali che si intendono attuare in un adeguato progetto di ristrutturazione impiantistica del Maserot. In particolare, si ritiene che dovrebbero essere analizzate eventuali ulteriori potenzialità dell'impianto su altre filiere di trattamento e valorizzazione della materia di cui il Bacino territoriale di Belluno possa eventualmente avere necessità.
Tutto ciò, ovviamente, tenendo in prioritaria considerazione l'impatto che ogni soluzione potrebbe determinare come ricaduta sulle bollette dei cittadini, tenendo conto che allo stato attuale l'impianto parrebbe non essere concorrenziale con altri impianti che effettuano lo stesso tipo di trattamento.
Si ritiene pertanto che le Autorità locali, coordinate in primis dal citato Consiglio di Bacino, istituito ai sensi della legge regionale 52/2012, debbano determinarsi sulla possibilità di integrazione delle filiere del territorio bellunese, avendone la competenza che per contro non è in capo alla Regione.

PRESIDENTE

Grazie.
Per la replica, collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Sono un po' deluso, ma ringrazio l'assessore Calzavara che si è fatto portavoce dell'Assessore all'ambiente. Qui lei mi ha fatto una dotta disquisizione di tutta la storia dell'impianto, e va benissimo. Però quella che le chiedevo io era la visione d'ora in avanti, che manca completamente nella sua risposta.
So benissimo che l'impianto per certi versi è obsoleto, che il Piano dei rifiuti spinge, ma quello è un asset del territorio che dobbiamo capire come valorizzare. Io capisco la paura di caricare sui cittadini le bollette, questo è tutto sano; ma qual è la strategia? È vero che la Regione non ha una competenza diretta; ma se non la fa la Regione l'aggregazione, se non dà la Regione lo stimolo agli Enti locali per lavorare insieme e innescare quei processi virtuosi che l'economia circolare può creare, chi lo fa?
Io mi auguro che nel territorio bellunese ci sia qualche privato che riesce, in partenariato con gli Enti, a proporre qualcosa di interessante. Però, il fatto che si sia affidato uno studio non è una risposta esaustiva in relazione alla prospettiva per questo impianto.
Per cui io sollecito l'Assessore all'ambiente, che mi dispiace che oggi non ci sia, a prendere una posizione più proattiva, più presente. Credo infatti che il ruolo della Regione sia proprio quello di catalizzatore delle iniziative in ambito locale. Conosciamo la difficoltà di far lavorare insieme i Comuni della Provincia di Belluno, più che quelli delle altre, con tutto il rispetto. Io però avrei preferito capire cosa bolle in pentola e se ci sia una strategia, da questo punto di vista, perché dalla risposta che ho ricevuto, temo che la strategia non ci sia.

PRESIDENTE

Passiamo alla IRS n. 389 del collega Lorenzoni.

Interrogazione a risposta scritta n. 389 del 17 luglio 2023 presentata dal consigliere Lorenzoni relativa a "SI INTENDE ADEGUARE IL NUMERO DEI POSTI LETTO IN PSICHIATRIA INFANTILE A QUANTO PREVISTO DALLA DELIBERA DI GIUNTA 614/2019?"

Prego, collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Questa è un'interrogazione a risposta scritta del luglio scorso, che è molto affine a quella che ha già presentato la collega Ostanel. Lei vedeva la parte relativa ai professionisti presenti per la gestione della neuropsichiatria infantile.
La mia interrogazione era mirata sui posti letto. Infatti, nonostante nella delibera di Giunta regionale del maggio 2019, nelle schede di dotazione delle strutture ospedaliere, fossero previsti 60 posti letto per la neuropsichiatria infantile, nel momento in cui io feci questa interrogazione, ne erano attivi solo 12, 6 a Padova e 6 a Verona: un numero insufficiente e soprattutto concentrato in due poli, mentre le schede prevedevano che ci fossero dei posti letto di neuropsichiatria infantile in tutte le aziende sanitarie.
C'era un dato che mi aveva colpito moltissimo: nel 2020 dei 1.818 cittadini minorenni che hanno avuto bisogno di ricovero in neuropsichiatria, solo 205, cioè il 17,6%, è stato ospitato in delle strutture opportune e quindi dedicate alla neuropsichiatria infantile. Gli altri in strutture diverse. Voi capite il disagio che può avere un minorenne nell'essere ricoverato in una struttura che ospita pazienti psichiatrici di altro tipo, di qualsiasi età e di qualsiasi patologia. Il rischio è veramente di rendere la cura non difficile ma difficilissima.
L'ha già detto la collega Ostanel che la Regione Veneto è terzultima in Italia quanto a spesa per la salute mentale e quindi la mia domanda era: come si intendesse adeguare al più presto la sistemazione di assistenza sociale per minori ricoverati impropriamente nei reparti di psichiatria, tenuto conto anche dell'episodio, che è stato veramente pesante per chi l'ha seguito da vicino, di un ragazzino della ULSS 3 Serenissima, ricoverato appunto in un reparto di psichiatria, in cui la famiglia, insomma, ha manifestato il disagio.
Io sono a conoscenza che il 13 marzo scorso l'assessore Lanzarin ha inaugurato 16 posti letto nella ULSS veronese, e quella è una cosa buona; che è uscito un bando della ULSS 3 il 2 febbraio per una posizione di dirigente sanitario specifico per la neuropsichiatria infantile. Però torna la mia domanda: riusciamo a coprire per intero i 60 posti letto? E questa è appunto la mia...

PRESIDENTE

Grazie. Risponde la vicepresidente De Berti al posto dell'assessore Lanzarin. Prego.

Ass.ra Elisa DE BERTI

Grazie, Presidente.
L'accesso ai servizi per disturbi neuropsichici dell'età evolutiva è in aumento in tutto il mondo, e lo stesso avviene in Italia. Anche in Veneto i servizi dedicati hanno trattato circa 60.000 utenti ogni anno, con una prevalenza di circa 700 assistiti per 10.000 residenti di età inferiore a 18 anni (PSSR Regione Veneto 2019/2023).
Negli ultimi anni si è assistito ad un aumento progressivo del numero dei pazienti in età pediatrica e degli adolescenti che giungono al Pronto Soccorso per urgenze psichiatriche e, parallelamente, è aumentato anche il numero degli adolescenti per i quali si rende necessario il ricovero per motivi psichiatrici.
A questo aumento numerico corrisponde anche una maggiore varietà e complessità dei quadri clinici di esordio delle manifestazioni psichiatriche in età evolutiva.
La Regione del Veneto ha posto particolare attenzione alle problematiche della gestione dell'esordio delle patologie mentali gravi (schizofrenia, disturbi di personalità gravi, disturbi affettivi gravi) e ai nuovi casi (pazienti non ancora conosciuti dai servizi per minori). La pratica clinica e le evidenze scientifiche sostengono quanto sia opportuno ricoverare il minore che necessiti di contenimento terapeutico in luoghi appropriati all'età, sia strutturalmente sia dal punto di vista organizzativo e funzionale.
In tal senso, la deliberazione n. 242 del 22 febbraio 2012 prevede, tra l'altro, l'unità operativa per l'assistenza psichiatrica ospedaliera in età evolutiva e per il ricovero delle urgenze psichiatriche in età evolutiva, minori e adolescenti, che rappresenta la componente ospedaliera del percorso di cura dedicato specificatamente ai soggetti in età evolutiva, minori e adolescenti con disturbo psichiatrico in fase acuta accertata o in via di definizione diagnostica. Il ricovero avviene su invio da parte dei servizi per l'età evolutiva, dal Pronto Soccorso o da altre UO ospedaliere sentito il medico della neuropsichiatria, infanzia e adolescenza.
In merito al ricovero dei minori in ospedale per urgenze psicopatologiche acute la programmazione ospedaliera regionale vigente, approvata dalla delibera di Giunta regionale 614/2019, prevede un totale di 60 posti letto di neuropsichiatria infantile, di cui 34 per patologie psichiatriche per minori, come di seguito declinato: 8 all'azienda ULSS 2 Marca Trevigiana, 6 all'ULSS 3 Serenissima, 4 alla Berica, 8 all'Azienda Ospedale Università di Padova, 8 all'Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.
Questi posti letto devono rispondere ai requisiti della deliberazione n. 242 del 22 febbraio 2012, al fine di soddisfare le esigenze di gestione dell'acuzie psicopatologica negli adolescenti dai 12 ai 18 anni.
Considerato che, a causa dell'emergenza pandemica Covid-19 le aziende sanitarie non hanno potuto rispettare le date di attivazione programmate nei rispettivi piani attuativi aziendali, al termine della situazione emergenziale, la Regione Veneto ha avviato, per il tramite delle Strutture regionali competenti, una serie di incontri con le aziende sopraindicate, evidenziando l'urgenza di attivare quanto prima i posti letto previsti per dare adeguate risposte alle urgenze psichiatriche ed evitare ricoveri in reparti inappropriati.
Si riporta nella tabella seguente lo stato dell'arte dei processi di attivazione dei posti letto. ULSS 2 Marca Trevigiana, 8 posti letto alla Cittadella Sanitaria di Treviso entro il 2024; 6 posti letto dell'ULSS 3 Serenissima all'ospedale di Dolo, quinto piano, monoblocco sud, entro luglio 2024; ULSS 8 Berica, 4 posti letto all'ospedale di Vicenza già attivi; Azienda Ospedale Università di Padova, 8 entro il 2026; Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Padova, 8, marzo 2024.
Tenete presente che c'è anche una colonna "numero posti letto attivati". Per l'ULSS 2 ce ne sono 4 provvisoriamente allocati presso la UOC Pediatria; all'ULSS Berica ce ne sono 4 dei 4 già attivi; e degli 8 dell'Azienda Ospedale Università di Padova 8 attualmente ubicati presso il secondo piano, edificio Pediatria.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Per la replica, collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

La ringrazio, Presidente. Ringrazio anche l'assessore De Berti per aver portato la risposta, che però, dal mio punto di vista enfatizza l'urgenza di cercare di accelerare. È vero, c'è stata l'emergenza pandemica nel 2020 e nel 2021; siamo nel 2024, quindi è passato molto tempo.
Io voglio veramente richiamare la drammaticità, in alcuni casi, delle situazioni di queste famiglie che si trovano a dover gestire patologie di questo tipo. L'ha detto bene: c'è questa crescita dovuta a tanti fattori, non solo nel Veneto, nel mondo, delle patologie in età adolescenziale. La risposta, secondo me, è lenta assai.
Io ringrazio che sia stata allegata la tabella: dei 60 posti letto previsti nelle schede, è stato declinato, ci sono 34 posti letto. Di questi 34, specifici per le patologie psichiatriche, oggi ne sono attivi, o comunque prossimi all'attivazione 12; 12 su 60 è un po' poco, è un quinto, è il 20%.
Io credo che essere soddisfatti per aver raggiunto a cinque anni di distanza il 20% del target non sia accettabile, e che non sia accettabile in particolare su questa esigenza sanitaria, che è l'esigenza delle persone più fragili del nostro territorio. Per cui, la raccomandazione che chiedo all'assessore De Berti di portare alla collega Lanzarin è quella di accelerare il più possibile questo processo, perché è estremamente urgente dare delle risposte a queste famiglie.

PRESIDENTE

Grazie.
Abbiamo terminato lo spazio dedicato a interrogazioni e interpellanze.
PUNTO
6



PROPOSTA DI LEGGE D'INIZIATIVA DEI CONSIGLIERI BET, ANDREOLI, BOZZA, CECCHETTO, CENTENARO, CESTARI, CESTARO, DOLFIN, FAVERO, FINCO, GIACOMIN, PAN, PUPPATO, RIGO, SANDONÀ, SCATTO, SPONDA, VENTURINI, VIANELLO E ZECCHINATO RELATIVA A "INTERVENTI A SOSTEGNO DEI PROGETTI A BENEFICIO COMUNE". (PROGETTO DI LEGGE N. 204) APPROVATO (DELIBERAZIONE LEGISLATIVA N. 10/2024)

Relazione della TERZA Commissione Consiliare.
Relatore: Consigliere Bet
Correlatore: Consigliere Lorenzoni

PRESIDENTE

Passiamo al punto n. 6 dell'ordine del giorno, progetto di legge n. 204.
La parola al relatore, collega Bet.

Roberto BET (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Questo progetto di legge, per essere introdotto, necessita di una spiegazione sul pensiero economico che sta alle sue spalle. Siamo sul tema della responsabilità sociale dell'impresa. Il primo che ha introdotto il concetto della responsabilità sociale dell'impresa è stato Howard Bowen nel 1953, californiano, economista, che introduce il concetto secondo il quale l'impresa non deve occuparsi solo di fare profitto, di fare utile, ma deve anche occuparsi di portare avanti tutte quelle iniziative, quei comportamenti o quelle azioni all'interno della propria azienda e anche nell'ambito dove opera, che sono attese dalla società, che sono attese dal punto di vista della comunità dove questa impresa opera.
Famoso è il suo libro "The Social Responsibilities of the businessman". Da qui, da questo primo concetto poi si sviluppano tutta una serie di ulteriori approfondimenti: nel 1994 John Elkington, britannico, introduce un altro approfondimento sul tema della responsabilità sociale d'impresa, introducendo gli obiettivi che vengono così comunemente ricordati come le 3P: le imprese devono occuparsi di profitto, "people and planet", cioè, devono occuparsi dei soggetti che operano all'interno dell'azienda e nella comunità, e delle questioni legate all'ambiente, quindi al pianeta, quindi al tema del cambiamento climatico.
Oltre a questo, poi, nel 2004, si introduce per la prima volta il concetto di ESG, una sigla americana che sta per Environmental Social and Governance, introdotta da James Gifford, che fu un giovane ricercatore economista che operava all'interno dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, adesso è responsabile della sostenibilità di Credit Suisse, che introduce un ulteriore sviluppo, un ulteriore concetto di responsabilità sociale dell'impresa, ritenendo che l'impresa debba occuparsi degli aspetti ambientali, quindi, di tutto quello che è legato al cambiamento del clima, alle emissioni di CO2, alla produzione di energia da fonti rinnovabili; deve occuparsi anche, essere attenta agli aspetti sociali legati all'organizzazione aziendale, alla tutela della parità di genere, alle condizioni in cui operano i propri collaboratori, ai rapporti con i clienti e con i fornitori e deve, per quanto riguarda la governance, gestire e organizzare la propria impresa secondo un'organizzazione che tenga conto degli aspetti etici e di tutela, appunto, della struttura aziendale.
Questa definizione ESG poi la troviamo all'interno della legge e nasce, appunto, nel 2004.
Queste teorie, ovviamente, hanno avuto anche posizioni e pensatori che hanno sostenuto l'esatto contrario. Cito Milton Friedman, premio Nobel per l'economia: nel 1970 riteneva che le imprese dovessero occuparsi solo di creare profitto e di creare ricchezza nel lungo periodo senza occuparsi di altre cose. L'unica responsabilità sociale che ha l'impresa, diceva Milton Friedman, è pagare le tasse e rispettare le regole.
Ci sono dei dibattiti e c'è un dibattito sul comportamento delle imprese, che attualmente è molto vivo, per esempio, negli Stati Uniti.
Tutto il tema delle politiche ESG è molto discusso tra gli Stati e nella disciplina normativa statunitense.
Ci sono Governatori, come Ron DeSantis e altri venti Governatori, che si dichiarano esattamente contrari a tutte le politiche che hanno come scopo la produzione o l'intervento o investimenti che attengono al sociale e all'ambiente perché ritengono che siano assolutamente antieconomici.
Questo dibattito sta arrivando anche qui in Europa, però quello che noi dobbiamo affrontare oggi – e da buon pratico ho affrontato questo tema – è analizzare la situazione normativa ad oggi. Su questo tema le norme che disciplinano gli aspetti di responsabilità sociale dell'impresa hanno una fonte internazionale, che è l'Agenda 2030 dell'ONU del 2015, da cui è derivato il Green Deal europeo, quindi tutto quel programma di comportamenti e di effetti sul comportamento delle aziende che derivano poi dalle successive direttive.
Le direttive obbligano le imprese di un certo livello a fare le cosiddette dichiarazioni non finanziarie, ossia ad approvare il bilancio di sostenibilità; delle direttive attualmente ce n'è una che ha aggiornato i criteri di obbligatorietà delle dichiarazioni non finanziarie, estendendo a una platea sempre maggiore di imprese che dovranno occuparsi di fare questo tipo di dichiarazioni e impegnarsi su questo fronte di sostenibilità, estendendo alle imprese che hanno più di 250 dipendenti o almeno 40.000.000 di euro di fatturato. È in corso in Parlamento la legge di recepimento della direttiva, che deve essere approvata entro luglio.
Ci sono poi i regolamenti delle autorità bancarie europee che impongono alle banche, nel momento in cui concedono finanziamenti, di valutare oltre che la capacità economico-finanziaria, e quindi il rating economico-finanziario del progetto che deve essere investito, anche dei rating di natura ambientale, sociale e di governance. Nel momento in cui quindi un imprenditore, un artigiano, un soggetto che opera nel mercato deve ottenere un finanziamento e va in banca, comincia a doversi occupare anche di dimostrare che la sua attività è un'attività compliance dal punto di vista ambientale e sociale e presentare della documentazione che attesti questo.
Per le società quotate, il regolamento della corporate governance delle società quotate in borsa di Consob introduce nel 2020, per la prima volta, l'impegno degli amministratori non solo a realizzare utile, e quindi a impegnarsi per creare utile e ricchezza, ad aumentare il valore delle azioni nel lungo periodo, ma impone anche agli amministratori di raggiungere quello che viene definito il successo sostenibile, e quindi l'obiettivo è di creare condizioni di benessere positivo per quelli che vengono chiamati gli stakeholder. Si passa quindi da una visione dove gli shareholder, che significa gli azionisti delle società, erano il principale obiettivo a cui doveva guardare l'azione di gestione delle imprese, a tenere in considerazione anche gli stakeholder, cioè i clienti, i fornitori, le comunità locali dove opera l'azienda e tutti i soggetti che operano e girano attorno all'azienda. Si cambia quindi un po' il paradigma della gestione delle nostre imprese.
Non ultima c'è una disciplina. Noi siamo stati i primi in Europa a introdurre, a disciplinare quelle che vengono chiamate le società benefit, che sono delle società che per legge e per Statuto hanno espressamente l'obiettivo non solo di produrre utili, dividere gli utili e creare profitto, ma devono impegnarsi anche in progetti di beneficio comune. Alla luce quindi di questa normativa che ci sta dando un indirizzo, siamo di fronte, secondo me, a una rivoluzione normativa del mondo che deriva dalla norma, quindi a una rivoluzione normativa nel mondo delle imprese. è giusto che a livello locale si intervenga per cercare di dare un po' di ordine e coordinare le azioni, perché, da un lato, prendiamo atto della direzione normativa e, dall'altro, prendiamo comunque atto che le imprese, al di là della direzione normativa, al di là di quello che è poi l'obbligo di giuridico di legge, si impegnano comunque e stanno andando comunque verso una direzione di investimento sui fattori ESG.
Qualche giorno fa il professor Stefano Zamagni, alla conclusione della "Settimana della sostenibilità" organizzata dalla Confindustria Veneto Est, diceva che i traghettatori della trasformazione, cioè quelli che accompagnano il nostro mondo verso il progresso e la novità e che quindi hanno una visione, non sono più la politica, i partiti, che hanno completato, dopo la crisi degli anni Novanta, il loro ruolo. Oggi i traghettatori della trasformazione, diceva il professor Zamagni, sono le imprese, perché sono in questo momento gli imprenditori i soggetti che riescono ad avere una maggiore sensibilità e una maggiore capacità di azione e di indirizzo rispetto a quello che la politica sta dando.
è anche vero che c'è un dilemma, anzi direi un trilemma, sempre per citare il professor Zamagni. Noi dobbiamo tenere conto che la sostenibilità di un'attività di impresa deve essere sì ambientale e sociale, ma anche economica. Il triangolo deve quindi stare in piedi. Però è anche vero che, quando noi ci impegniamo magari troppo sul piano ambientale o sociale o la normativa impone alle aziende impegni ambientali e sociali, si riduce la punta legata al profitto; quindi, bisogna trovare un equilibrio tra questi tre obiettivi che le imprese si stanno dando.
Per trovare questo equilibrio è necessario, a mio avviso, che intervenga il sistema delle autonomie locali. E qui interviene la nostra legge regionale. La nostra proposta di legge regionale ha come scopo, per prima cosa, di valorizzare le società benefit e le società che investono in fattori ESG, quindi diamo valore e rendiamo pubblica, facciamo pubblicità, promuoviamo queste società perché comunque si stanno impegnando su aspetti che non attengono meramente all'aspetto economico, ma si stanno occupando di aspetti che, secondo me, hanno natura pubblicistica; dall'altra parte cerchiamo di fare in modo e di guidare queste imprese, queste società, affinché gli investimenti che loro devono fare e che si impegnano a fare riescano ad essere atterrati nel nostro territorio e riescano a essere coordinati dal sistema degli Enti locali in maniera tale che siano investimenti efficaci. Perché spesso succede – e qui c'è il fenomeno, per esempio, del greenwashing – che ci si riempie la bocca che si fanno iniziative di natura ambientale e sociale, ma poi, nella sostanza i soldi non vengono investiti nel migliore dei modi. Quando invece abbiamo il sistema degli Enti locali, che ha ben chiaro quali sono gli obiettivi di natura sociale e ambientale del proprio territorio, è giusto che questi obiettivi siano coordinati, e quindi che le risorse vengano messe insieme per un fine comune.
Ecco allora che l'informatica, la digitalizzazione, il progresso ci vengono in aiuto. La soluzione che viene suggerita con questa proposta di legge è quella di creare una piattaforma digitale in cui i Comuni e la Regione mettano in vetrina i progetti a beneficio comune che interessano il territorio e le imprese che vogliono e che si sentono in dovere o che comunque devono, perché tenute obbligatoriamente per legge a farlo, individuano in questi progetti quelli da realizzare e quindi coordinino e facciano cadere gli investimenti sulle finalità condivise con il territorio.
Qui vengo un po' a chiudere il ragionamento e vi faccio magari qualche esempio per rendere un po' più concreto il tema.
Voi pensate a un bosco urbano: c'è un Comune che decide di fare un bosco urbano. Siccome ci sono molte imprese che stanno investendo sulla riforestazione, che stanno facendo progetti di natura ambientale, legati alla piantumazione di alberi, in questa piattaforma digitale, il Comune presenta il progetto di realizzazione del bosco urbano e trova magari nel suo territorio delle imprese che, per legge, o comunque per sensibilità, decidono di investire una parte delle loro risorse per realizzare il bosco urbano.
Questo significa che noi in Regione non avremo più bisogno di fare il bando che finanzia i boschi urbani, sono soldi che potremo risparmiare perché già le imprese possono portare avanti questo tipo di progettualità.
Un altro tema legato, per esempio, alla parità di genere è quello della tutela delle donne lavoratrici. Se noi siamo di fronte a una zona industriale dove c'è una carenza di servizi all'infanzia, può essere che un Comune dica: sarebbe interessante perché nel mio Comune c'è solo un asilo parrocchiale, magari in difficoltà, che non riesce a offrire un servizio, ma avrei come obiettivo quello di realizzare un progetto di beneficio comune, ossia la realizzazione di un asilo, magari vicino a una zona industriale. In quella zona industriale ci potrebbero essere delle aziende che, per tutelare le proprie dipendenti, le proprie collaboratrici potrebbero fare un investimento di natura pubblicistica, o comunque di beneficio comune, e contribuire con l'Amministrazione comunale a realizzare una struttura di servizi per l'infanzia in quella zona.
Anche in questo caso noi avremo la possibilità, intercettando questi finanziamenti, di evitare che la Regione o lo Stato spenda soldi per questi obiettivi, perché comunque le imprese, motu proprio, direttamente, lo fanno realizzando l'opera.
Di che cifre stiamo parlando? C'è uno studio, c'è un rapporto che viene fatto ogni anno da un osservatorio, che si chiama Socialis, in Italia, che analizza gli investimenti sociali delle imprese. Ci riporta che negli ultimi anni – l'ultimo dato è del 2021 – le imprese che hanno più di 80 dipendenti investono mediamente 250.000 euro all'anno in iniziative di natura sociale o ambientale.
Vuol dire che a livello regionale, moltiplicato per il numero di aziende che hanno più di 80 dipendenti in Veneto, noi stiamo parlando di una somma che potrebbe aggirarsi intorno ai 450 milioni in Veneto, che, se coordinati, potrebbero essere veramente indirizzati su progetti a beneficio comune, insieme alle Amministrazioni comunali e insieme alla Regione, e raggiungere quell'obiettivo non solo di profitto per le aziende, ma si aiuterebbero le aziende a fare anche iniziative di natura social e di natura ambientale, che vadano poi a rispondere a delle esigenze vere del territorio, facendo risparmiare così alla Regione 450 milioni di euro: parliamo quasi dell'addizionale IRPEF, anzi, parliamo sicuramente di una somma pari all'addizionale IRPEF della Regione Veneto.
La potenzialità di questa legge sta tutta nel creare questo dialogo, questo coordinamento della piattaforma digitale, che deve mettere in rete Comuni, Enti locali e imprese. Ma se la cosa dovesse funzionare, secondo me, potremmo dare veramente qui in Veneto un modello di impresa tutto nostro, tutto veneto, in cui riusciremo a intercettare risorse e a renderle efficaci nel territorio.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie, relatore.
Adesso c'è la correlazione del collega Lorenzoni. Prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente. Grazie al collega Bet, che ha promosso questo progetto di legge e ne ha accompagnato nei mesi scorsi in Commissione il percorso.
Io credo che sia un progetto di legge positivo, nel suo complesso, che interviene su una materia importante. Ha illustrato bene il collega l'evoluzione dello scopo dell'impresa, che non si limita più a dare risposte ai propri azionisti, ma che si interfaccia con il mondo e che vuole essere una parte di una società che dialoga, che si integra, che lavora insieme.
Io penso che però questo progetto di legge non sia sufficientemente ambizioso, nel senso che, come cercherò di spiegare, ha un'impostazione che limita il tipo di attività, di intervento ad alcuni dei casi possibili e non i più innovativi nel dialogo, nell'integrazione tra attività profit e le attività di tipo sociale e di tipo ambientale. Per cui ho provato con una manovra emendativa – e qui ringrazio ancora il collega Bet perché ha dialogato con me e ha recepito i suggerimenti – per cercare di dare un po' più di brio, un po' più di ambizione al progetto di legge.
Cerco, però, di far comprendere, a voi colleghi, quali sono state un po' le perplessità che hanno mosso la mia astensione in Commissione.
Il progetto di legge riguarda due tipologie distinte di imprese, oltre al larghissimo mondo delle iniziative di rilevanza sociale. Le due tipologie di impresa sono: le società benefit, che rappresentano un'evoluzione del concetto stesso di azienda, perché integrano nel proprio oggetto sociale oltre agli obiettivi di profitto, lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sono state normate da una norma che, come è stato richiamato, è stata emanata in Italia, primo Paese al di fuori degli Stati Uniti, dove le benefit corporation sono riconosciute nell'ordinamento a partire dal 2010.
La seconda tipologia di impresa, invece, sono le imprese che, su base volontaria, redigono una rendicontazione di sostenibilità secondo la normativa internazionale e un protocollo che è noto come ESG (Environmental Social and Governance). Sono due tipologie diverse: entrambe queste tipologie di impresa hanno l'obiettivo di valorizzare la ricaduta sociale della propria attività, e quindi sono vocate, in qualche modo, a dialogare, in senso ampio e costruttivo, con il territorio in cui operano.
La disciplina delle società benefit è entrata in vigore il 1° gennaio 2016, come dicevo, l'Italia prima, e queste società perseguono volontariamente, nell'esercizio dell'attività di impresa, oltre allo scopo di lucro anche una o più finalità di beneficio comune. Con beneficio comune si intende il perseguimento di uno o più effetti positivi su persone, comunità, territorio e ambiente, beni e attività culturali e sociali, enti ed associazioni ed altri portatori di interesse e si impegnano a perseguire queste finalità, puntando al bilanciamento tra l'interesse dei soci e l'interesse della collettività con tre riferimenti forti.
Il primo è lo scopo, che è un elemento importante. La società benefit si impegna a creare un impatto positivo, oltre a generare profitto, e la sostenibilità è parte integrante del suo modo di operare per creare condizioni favorevoli alla prosperità sociale ed ambientale oggi e nel futuro. E questo è l'aspetto che, secondo me, è veramente forte: è parte integrante, cioè io concepisco la mia attività di impresa già integrata con un'attività sociale. Come dirò poi, non si tratta di andare a pescare da un catalogo attività filantropiche, ma si tratta di pensare già come posso io essere integrato?
Secondo paletto nell'attività è la responsabilità, quindi si impegnano a considerare l'impatto dell'impresa sulla società e l'ambiente per creare valore sostenibile nel lungo periodo per tutti gli interlocutori.
E la trasparenza. Questo terzo punto è importante. Le società benefit sono tenute a comunicare annualmente, a riportare secondo standard di terze parti i risultati conseguiti, i loro progressi e gli impegni futuri per migliorare l'impatto.
La definizione di società benefit può essere acquisita anche da società esistenti con una modifica statutaria e questo va riconosciuto, cioè per tutte le società è possibile ripensarsi in una chiave di integrazione sociale e acquisire la qualifica giuridica di società benefit.
Il comma 382 della legge istitutiva, la 208/2015, prevede che sia redatta e pubblicata una relazione annuale riguardante il perseguimento del beneficio comune, corredata da una relazione di impatto concernente il perseguimento, appunto, del beneficio comune. E va allegata al bilancio societario.
Il perseguimento di queste finalità, con indubbia utilità pubblica nei confronti degli interlocutori, rappresenta, al pari delle attività commerciali, il cuore dell'attività della società perché contemplata nella ragione sociale.
È stato avviato anche un Osservatorio da parte della Camera di Commercio di Taranto sulle società benefit. L'Osservatorio è fatto dalla Camera di Commercio, ma non è accessibile al pubblico. Bisogna fare una richiesta, chiedere le domande e si ottiene la risposta. Limito i dati a quelli che sono stati resi pubblici. A fine settembre 2023 c'erano 3.371 società benefit che fatturavano complessivamente 43 miliardi di euro. Il loro numero è in continuo aumento. Dal punto di vista territoriale il primato – qui però il dato è riferito al 2022 perché non l'ho trovato – spetta alla Lombardia, dove era localizzato il 35% delle società benefit italiane, seguita dal Lazio, 11%, terza Regione il Veneto con il 10%.
Di questo però è un dato mi ha colpito molto. Il 42% delle società benefit attive in Italia non aveva addetti a fine 2022, il 68% aveva meno di cinque addetti e solo il 13% appartiene al settore manifatturiero. È quindi una tipologia di impresa, se vogliamo, un po' particolare. È vero che poi, se si va a fare la media sul numero complessivo dei dipendenti diviso il numero delle aziende, il numero di addetti medio è, mi pare, 52. Però c'è una forte presenza di, probabilmente, società di consulenza o società del settore terziario. Certamente è un ambito in forte crescita, è un ambito che deve essere accompagnato anche dal decisore pubblico.
Vengo a quelle che sono un po' le mie osservazioni. Il testo prende spunto da leggi simili che sono state prodotte in altre Regioni, penso a quella della Regione Puglia dell'agosto del 2022, e rispetto alle scelte fatte dalla Regione Puglia, che ha un focus più sull'innovazione, ci sono due elementi forti: distingue il momento dell'attività produttiva, caratteristica dell'impresa, dal progetto a beneficio comune che l'impresa intende sostenere.
Secondo punto. Sostiene progetti a beneficio comune promossi dagli Enti pubblici.
Allora se vediamo le definizioni dell'articolo 2 sono distinte, al comma 1, lettera a), le società benefit, come definite dalla norma nazionale 208/215 e alla lettera d) i progetti a beneficio comune, mentre all'articolo 4 sono introdotte le società benefit e le imprese ESG come soggetti economici e all'articolo 5 è introdotto invece il registro dei progetti a beneficio comune. Richiamo questo punto perché, secondo me, è importante. Abbiamo l'articolo 4, che identifica le imprese oggetto di questo progetto di legge, e l'articolo 5, invece, il registro dei progetti a beneficio comune.
Nella concezione, quindi, la fase di impresa e la fase di beneficio comune possono essere distinte e quindi spingere le imprese a pensare che per fare beneficio comune sia sufficiente donare risorse ad un progetto esterno. Questo è un modo di pensare la responsabilità sociale d'impresa in qualche modo ridotta a filantropia, piuttosto paternalistico, dal mio punto di vista, e se volete, un po' antiquato. Avrei preferito un testo capace di promuovere una responsabilità sociale d'impresa a tempo unico, in cui l'attività di impresa è connessa con l'attività benefit, coerente con gli impatti reali e potenziali dell'attività cuore d'impresa, e non in due tempi successivi.
Per spiegarmi, vi faccio un esempio: il CUAMM, che è una delle realtà più importanti nella fornitura di servizi, ha cambiato il proprio nome da "Medici per l'Africa" a "Medici con l'Africa" una ventina di anni fa, e non è stato un passaggio meramente formale, è stato un passaggio sostanziale. Non c'è un rapporto gerarchico tra i buoni veneti medici e i pazienti che vengono assistiti nelle regioni africane (il CUAMM è Collegio Universitario Medici Missionari, quindi guarda all'Africa come area di attività), ma, definendosi "Medici con l'Africa", ha innescato un processo orizzontale in cui, certo, dalla sede del CUAMM parte tutta una serie di attività, ma in una logica di collaborazione, in una logica integrata, che è importantissima. Non c'è un rapporto paternalistico, c'è un rapporto di collaborazione; non c'è una verticalità, un do e un prendo, c'è un costruisco insieme, e questo per me è l'elemento che manca a questo progetto di legge, che è invece quello che caratterizza le attività a beneficio comune più innovative, più evolute dal punto di vista sociale.
Il processo produttivo, secondo me, deve essere ripensato in modo integrato, con il territorio, non per il territorio. Questo è un aspetto che manca nel progetto di legge. Invito però tutti voi a riflettere e a capire come poter andare in quella direzione.
Questa legge, quindi, è stata concepita per il territorio, che non è una cosa cattiva, però è un po' superata da chi opera in modo efficace nel privato sociale, che nella nostra regione, diciamolo, è il più effervescente, sicuramente, a livello nazionale ma, lasciatemi dire, probabilmente anche a livello internazionale. Abbiamo operatori del privato sociale che altre realtà si sognano.
Il secondo aspetto è relativo al fatto che nella formulazione proposta i progetti beneficiari nella formulazione che è stata fatta devono essere Enti pubblici o comunque a guida di Enti pubblici con partenariati e convenzioni.
In questo modo si rischiava di escludere invece la capacità di traino, di proposizione, di ispirazione da parte del privato sociale che in molti casi è estremamente innovativa. Qui ringrazio il collega Bet perché ha accettato di modificare una parola, ma che è sufficiente per dire: va benissimo che andiamo a promuovere le iniziative con la partecipazione degli Enti pubblici (la Regione, i Comuni e tutti gli altri), ma non necessariamente in un ruolo di coordinamento da parte dell'Ente pubblico. Questo passaggio, secondo me, è importante per riuscire a favorire la collaborazione tra l'iniziativa privata e gli Enti pubblici, ma non necessariamente in un rapporto gerarchico in cui l'Ente pubblico guida.
C'è un altro punto che riporto all'attenzione dell'Aula. È quello relativo al fatto che all'articolo 6, comma 1, lettera c), sono previsti bandi e priorità d'accesso alle iniziative promosse dalla Regione. Questo non deve trasformarsi in un bypass per cui le società non vengono a concepire la propria attività come un'attività socialmente integrata, ma cerchino di utilizzare la definizione di società benefit solo per accedere in maniera prioritaria ai bandi regionali. Questo è da scongiurare. Non so se definirlo un pericolo. Però un uso della legge improprio che, secondo me, è da scongiurare. Va invertito il processo: divento società benefit perché ci credo e non per avere un vantaggio nell'acquisizione dei fondi.
C'è un altro punto che nel progetto di legge non era previsto e che nella manovra emendativa è stato suggerito: quello di dare supporto alla valutazione di impatto. La valutazione di impatto è importantissima. Deve essere misurabile in base alla normativa, però per le imprese, in qualche caso sia nelle imprese ESG sia nelle imprese società benefit, c'è creatività e si rischia di avere valutazioni che possono essere estremamente ottimiste da parte di chi le fa, ma estremamente incerte da parte di chi le deve valutare. Aiutare le imprese ad avere la capacità di misurare il proprio impatto credo sia molto importante, in termini quantitativi e verificabili da parti terze. Anche per questo ho chiesto che tra i vari compiti della Regione ci sia anche quello di aiutare le imprese, in partenariato, poi, con gli enti che sul territorio si occupano di questi temi, che sono diversi, perché le imprese trovino un supporto qualificato.
Ringrazio ancora il collega Bet con cui c'è stato un dialogo costruttivo. Ringrazio anche gli uffici, perché li abbiamo messi alla prova cercando di migliorare il testo. La collaborazione è stata molto fattiva. Mi auguro che si possano recepire queste modifiche per superare parte dei limiti che ho cercato di individuare e di condividere con voi nella mia correlazione.
Rimane un testo, dal mio punto di vista, positivo. Ma è un punto di partenza in qualche maniera.
Io credo che qui si apra un nuovo capitolo dell'impresa, che non è più un qualcosa di a sé stante in un territorio, ma deve diventare parte di un territorio. Ci sono, tra l'altro, tante iniziative nel nostro territorio regionale che vedono l'impresa come parte di una rete. È tipico. Tante imprese stanno in Veneto perché c'è un ecosistema di fornitori che credo abbia pochi eguali al mondo.
L'impresa da sola, quindi, non riesce ad essere efficace. Molti vengono qui perché qualsiasi lavorazione meccanica, qualsiasi fornitura elettronica viene trovata nell'arco di pochi chilometri e si possono costruire sinergie che, secondo me, sono straordinarie, a livello mondiale.
Questo fa capire che l'impresa non è una monade, è parte di una rete che funziona proprio perché è rete. Ma non solo. Non c'è solo la rete delle imprese, c'è la rete anche di un sociale che è estremamente dinamico e capace di rispondere e credo che dovremo operare perché questi legami tra le imprese e le altre parti sociali, dai lavoratori a chi offre servizi per la famiglia, a chi offre servizi di tipo sanitario o di tipo ambientale, possano lavorare insieme per progettare la propria attività insieme.
È un primo passo. Mi auguro che saremo capaci di farne altri per dare risposte al nostro territorio.

PRESIDENTE

Grazie.
Apriamo la discussione generale.
Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Prendo atto del lavoro che il collega Bet ha fatto, da buon veneto, nel cercare di coniugare una direttiva dei percorsi che sono dettati da normative europee e di una parte del mondo, per cercare di trarne un profitto, un beneficio sociale, coordinando questo impegno sociale, incanalandolo a vantaggio di Enti locali per le iniziative condivise e quant'altro. Questo, sicuramente, è un lavoro positivo che ha fatto con questa legge molto innovativa.
D'altra parte, però, io non sono d'accordo sui principi, i presupposti di questa legge, che sono appunto non stabiliti da noi, che siamo solo quelli che vanno a determinare la parte finale, come coniugare gli effetti di queste normative ai bisogni, a un'ottimizzazione dei bisogni sul territorio di carattere ambientale, sociale e quant'altro. Non sono d'accordo sui principi europei su cui si fonda questa programmazione: i principi dell'Agenda 2030, che non sono altro che la trascrizione degli stessi principi formulati nei vari World Economic Forum a Davos. Guarda caso, a fare questi principi, questi obiettivi di interesse mondiale dell'ambiente, della povertà e quant'altro, sono gli stessi soggetti che nel mondo detengono la stragrande maggioranza delle risorse di questo pianeta. I signori che si trovano a Davos da soli sono quelli che rappresentano la stragrande maggioranza... 50 di questi rappresentano fondi, rappresentano realtà finanziarie che detengono il potere sulla ricchezza di più della metà degli abitanti del pianeta. Il fatto che questi mi dicano cosa dobbiamo fare per vivere in un mondo migliore mi solleva dei sospetti e dei dubbi. Questo non è certo colpa di Bet, il quale si trova a valle e cerca di trovare le soluzioni.
Questi sono gli obiettivi della cosiddetta decrescita felice dove la grande finanza... prima è stato detto nella presentazione che addirittura l'aspetto politico, la politica non ha più senso, è annullata, gli organi rappresentativi non contano più. è l'azienda o, meglio, non è l'azienda, è la finanza, perché questi obiettivi non li ha stabiliti l'azienda, li ha stabiliti la grande finanza mondiale, la quale stabilisce cosa dobbiamo fare, qual è il futuro del mondo, qual è il nostro futuro, chi dobbiamo e cosa dobbiamo essere tutti.
Tutte queste ideologie messe assieme non passano più da una rappresentanza del popolo, dalla politica, dai Parlamenti, dai Consessi, no, vengono calate dall'alto e imposte da chi? Da pochi illuminati che si trovano ogni anno a fare forum economici, che poi passano i principi ai vari Parlamenti sovranazionali, i quali, a cascata, poi li impongono ai vari Parlamenti locali. La politica è spettatrice di fronte a questo sistema, ma non è protagonista, cioè noi che rappresentiamo nel bene o nel male il popolo, chi ci ha eletti, non abbiamo voce in capitolo su questo sistema. Non hanno nemmeno voce in capitolo i Parlamentari a livello nazionale. Nessuno ha voce in capitolo perché questo è calato sulla base di una serie di ideologie che pochi illuminati, per il bene dell'umanità, hanno deciso per noi.
Per questo non condivido l'impostazione ideologica, non tanto il lavoro fatto dal collega Bet. Se andiamo a vedere l'Agenda 2030, vediamo una serie di nobili obiettivi, è una specie di comunismo mondiale, di "vogliamoci tutti bene", siamo d'accordo, l'ambientalismo portato agli estremi ideologici, che poi è pieno di contraddizioni che vanno a limitare la libertà individuale, vanno a condizionare i comportamenti, vanno – scusami, per favore, mi lasci parlare? – a limitare la libertà personale, vanno a limitare i comportamenti sulla base di decisioni prese, ripeto, sempre da un gruppo molto ristretto di illuminati. Guarda caso, loro non si privano di niente. Sono i padroni assoluti della ricchezza del pianeta. Poche persone che ci dicono che per vivere meglio dobbiamo fare così.
Io volevo solo buttare lì qualche sassolino per svegliare un po' anche le coscienze su questo, da dove nascono questi progetti. Tra l'altro, sono progetti molto incoerenti, perché si vuole diminuire le disparità, le disuguaglianze, per esempio nei confronti dei Paesi del Terzo Mondo, dove sappiamo benissimo che con questa rivoluzione green, di cui vediamo gli effetti che stiamo avendo anche nel nostro Paese, aumentano i costi di accesso all'energia. Stanno portando a un aumento dei costi. Quindi, mettono sempre più al margine questi Paesi in via di sviluppo, vengono sempre più messi all'angolo. Sono fatti per noi che abbiamo già la pancia piena e stiamo già bene. Loro rimarranno sempre fuori, creeranno ancora più divisioni, ancora più discriminazioni a livello globale, per non parlare poi dello sfruttamento, perché noi ci riempiamo la bocca di green, però poi per quelle particelle, per quel materiale che usiamo per fare l'energia pulita e quant'altro, abbiamo gente che scava nel fango, che muore nelle grotte senza nessuna norma di rispetto. Ce ne freghiamo altamente. Non c'è nessuno che si interessa di questo. L'importante è seguire l'ideologia.
Francamente mi lascia molto perplesso questo modo di agire. Io sono abbastanza sulla linea economica di Milton Friedman, lo dico chiaramente, faccio parte anche della Fondazione, pertanto sono abbastanza liberista, anche se non sono un liberista spinto. Sono convinto che le imprese abbiano una funzione sociale, sono più che convinto di questo, però non possiamo fare in modo che l'impresa sostituisca il resto della società, sostituisca i Parlamenti, sostituisca la volontà di coloro che non fanno parte di quell'impresa, ma ancor più perché non è l'impresa a fare questo. Se fosse l'impresa, sarei anche d'accordo, ma l'impresa è a sua volta, soprattutto le multinazionali che stanno eliminando tutte le piccole realtà o, meglio, le stanno soggiogando, adeguandole a loro stesse, sono in poche mani. È la grande finanza che stabilisce l'ordine mondiale, non è l'impresa, non è lo Stato, non è la politica.
La grande finanza oggi riesce a condizionare il modo di ragionare, il modo di pensare, il modo di vedere. Cominciano con l'inculcare le loro idee nelle scuole, con i corsi, eccetera e questo condiziona perfino gli Stati. Sull'indebitamento degli Stati si specula e si possono far cambiare anche i Governi. Sappiamo cosa è successo in Italia.
Stiamo attenti a non avallare un sistema che, a mio avviso, ci sta schiavizzando, non liberalizzando, arrivando a un sistema di decrescita felice, dove tutti siamo omologati, dove tutti dobbiamo dipendere, dove tutti siamo iper-collegati dal punto di vista telematico e informatico, sanno tutto di noi, ci viene tolta la nostra libertà individuale e siamo tutti condizionati e condizionabili.

PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la collega Camani. Prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Solo alcune considerazioni, non soltanto sul progetto di legge che ci sottopone il collega Bet, ma soprattutto sull'impianto che sottende a questa proposta di legge, che è stato rappresentato dal relatore nell'introduzione.
Collega Bet, al netto dello strumento che lei ci propone oggi di discutere e approvare, a me sembra che la valutazione, che è sottesa a questa proposta, manchi di una premessa sostanziale, che ci aiuterebbe anche a capire che funzione può avere questo progetto di legge dentro l'azione regionale.
Per come l'ha predisposta e proposta lei, infatti, questa legge sostanzialmente delega la necessità, l'obbligo, l'imperativo di affrontare i grandi cambiamenti che le società moderne si trovano di fronte all'impresa privata. Cosicché rimanga perlomeno agli atti, quando Zamagni ci ricorda che la politica non traghetta più, registra questo come un fatto drammatico, che mina pesantemente l'impianto democratico delle nostre comunità.
Noi legislatori regionali dovremmo preoccuparci del fatto che la politica non traghetta più i cambiamenti e capire come possiamo noi, con un'azione proattiva, costruire le condizioni per cui si realizzi una coprogettazione, una collaborazione anche con il sistema delle imprese. Invece, ci viene raccontato un sistema, quello che lei del resto ci ha rappresentato nella sua relazione, portando esattamente la lettura che la letteratura liberista ci sta proponendo da qualche anno a questa parte, tentando di indossare un abito più carino rispetto a quello che ha prodotto gli effetti complicati della globalizzazione e del mercato iper libero di questi anni, quindi con un vestitino un po' più carino, travestiamo però il medesimo impianto ideologico che oggi ci porta qui a doverci far carico delle grandi contraddizioni che quello sviluppo incontrollato del mercato libero ci propone oggi sotto gli occhi.
Credo che questa sia la premessa che produce il cortocircuito di questa discussione: se lei pensa che l'impresa, anche quella più impegnata sul piano della sostenibilità, possa sostituire la politica nelle scelte fondamentali per la costruzione del sistema economico e sociale, penso che continui a commettere l'errore che tutta la politica e i gruppi dirigenti anche di questa Regione hanno commesso negli ultimi trenta anni, che ci ha portato ad essere oggi dove siamo.
Ci sono troppe risposte non date, troppe necessità che attendono una soluzione e che noi non possiamo, con un progetto di legge di questo tipo, delegare al privato per la soluzione.
Le farò soltanto tre esempi. Il primo esempio attiene ai bisogni sociali emergenti, che si sono scomposti di fronte alla temperie della globalizzazione e che oggi si ricompongono attraverso uno schema che è totalmente diverso da quello precedente, rispetto al quale non siamo in grado di dare come Istituzioni, neppure in questa Regione, una risposta credibile.
Il fatto che il Welfare State sia in crisi e che lo Stato e le Istituzioni non siano in grado di corrispondere da sole ai bisogni sociali delle persone è un dramma che va affrontato sul piano istituzionale, non può essere delegato all'impresa benefit decidere se e dove aprire il nido aziendale, ma su questo tornerò.
Le faccio un altro esempio, di cui abbiamo parlato tanto in quest'Aula. Il lavoro delle donne in questa Regione è un'emergenza. Lavora il 17,2% in meno di donne rispetto agli uomini, e quando una donna lavora è pagata meno. Allora, anziché fare il registro per le imprese benefit, dov'è finito il registro per le imprese virtuose nelle politiche di genere, rispetto a una legge che abbiamo approvato due anni fa e che nessuno in quest'Aula si sogna di chiedere che sia applicata?
Un altro esempio riguarda le trasformazioni ambientali, la sostenibilità sotto il profilo ambientale, che è uno degli argomenti fondamentali su cui lei, collega, nella sua legge, chiede l'ingaggio delle imprese. Quali sono le iniziative di politiche pubbliche che questa Regione ha assunto in termini di sostenibilità ambientale? Quali sono? Qual è l'esempio che noi diamo, l'indirizzo che indichiamo, la via che sollecitiamo alle imprese?
Infine, collega Bet, arrivo al ruolo del lavoro, dei lavoratori e delle lavoratrici. Non c'è una volta, dentro il suo progetto di legge, richiamata la parola "lavoro", "lavoratori". L'impresa benefit, grazie a Dio lo dice la legge nazionale, per poter essere tale, prioritariamente deve dimostrare di avere delle politiche e delle organizzazioni del lavoro socialmente accettabili.
Basterebbe questa caratteristica per trasformare alcune imprese che si sviluppano in maniera socialmente utile. Quindi, il lavoro, la funzione che i lavoratori svolgono dentro l'impresa, terminare la fase figlia di quel modello liberista, di cui lei ci ha parlato, nel quale le lavoratrici e i lavoratori sono considerati mero fattore di produzione e non capitale umano su cui investire, già cambiare questo ordine di fattori aiuterebbe perlomeno all'emancipazione, in termini socialmente accettabili, delle nostre economie, dei nostri modelli di sviluppo.
Penso, collega Bet, che la trasformazione del sistema economico e imprenditoriale, sempre più stimolato verso obiettivi che abbiano anche una positiva ricaduta sul territorio, sia la risposta necessaria che il sistema economico sta dando di fronte a dei cambiamenti che lo stanno travolgendo, in assenza di una risposta altrettanto adeguata e importante del decisore politico. È qui la grande contraddizione. La premessa che manca a questo progetto di legge è il ruolo del decisore politico, delle Istituzioni, della Regione Veneto nell'orientare, nel redistribuire e nel ridurre le distanze.
Non ho capito qual è la funzione della Regione del Veneto in questo progetto di legge, tranne quella di fare un registro in cui prende nota dei progetti socialmente utili delle imprese benefit. Non ho capito qual è la funzione della Regione del Veneto nell'orientare questi progetti. Non ho capito come farà la Regione del Veneto a evitare che siano aumentate le diseguaglianze tra territori.
Se la scelta sul progetto da investire, essendo l'impresa benefit strettamente collegata al territorio in cui esercita, noi la deleghiamo al Welfare State, o perlomeno quella parte che il pubblico non riesce a realizzare, all'impresa benefit, noi stiamo sostanzialmente dicendo che nei territori dove ci sono molte di queste imprese si produrranno più servizi e nei territori più sfortunati meno, riuscendo nell'impresa paradossale di trasformare in origine di diseguaglianza uno strumento che, invece, dovrebbe nascere per accorciare le diseguaglianze.
C'è il ruolo del decisore politico, che dovrebbe redistribuire, che dovrebbe ridurre le distanze, che dovrebbe evitare di continuare a delegare al libero mercato la regolazione delle relazioni economiche e sociali, e il ruolo delle imprese, che certo è fondamentale, ma che deve essere finalizzato al concorso nel disegno e nel ridisegno dell'assetto economico e sociale dei territori.
Lo hanno capito le imprese, ma non l'ha capito la politica di questa Regione: nessuna impresa può vivere isolata dalla società e nessuna impresa può crescere in una società che arretra. Di fronte alla politica che non è in grado di garantire un avanzamento sociale, l'impresa deve sostituirsi alla politica, in quella degenerazione dei rapporti tra economia, politica e impresa che Zamagni ha ben sintetizzato con quell'affermazione che lei ha riportato.
Penso, quindi, che si dovrebbe investire di più nella cooperazione tra pubblico e privato per costruire un'emancipazione in cui, però, sia chiara la divisione di ruolo, tanto che a livello nazionale, quando definiscono, per la prima volta, anche in maniera d'avanguardia in questo Paese rispetto agli altri Paesi europei, il concetto di società benefit, fanno una scelta molto precisa i legislatori nazionali. Non costruiscono una forma giuridica specifica, ma dicono "care imprese state pure nel vestito giuridico che avete o che volete, perché mi voglio concentrare su un impegno che voi esprimete rispetto alla responsabilità verso il vostro territorio".
Non a caso il legislatore nazionale evita accuratamente di costruire un sistema di incentivi fiscali per le imprese benefit. Non sono previsti, non a caso, perché rischiano di essere in contraddizione con l'ambizione di impresa sociale se faccio l'incentivo fiscale.
Del resto, consigliere Bet, se lei avesse voglia davvero di costruire le condizioni per una società più equa in questa Regione, potrebbe chiedere alla sua Giunta di attuare la legge n. 3/2022.
Un'impresa che tratta in maniera paritaria le lavoratrici e i lavoratori già avrebbe diritto a delle agevolazioni, a un accesso privilegiato ai contributi e ai bandi regionali. Però, quella roba lì, che riguarda il lavoro delle donne, non interessa a nessuno, mentre ci fa piacere pensare di inventarci una roba nuova, quando gli strumenti, se ci fosse la volontà politica, ci sarebbero già e non vengono percorsi.
Torno a quello che dicevo all'inizio, fondamentalmente manca la volontà politica, manca la premessa di ammettere che un sistema economico e sociale costruito come quello in cui viviamo non regge più alla sfida del tempo e le imprese sono costrette, quelle migliori, quelle più virtuose, a ipotizzare l'impianto benefit altrimenti la competizione selvaggia sul mercato globalizzato non la vincono dentro un'economia europea e mondiale in cui ormai prevalgono le imprese too big to fail, che di fatto dettano le regole del gioco.
Forse bisognerebbe presidiare le necessità di ordine sociale proprio per evitare che il mercato continui a portarci a una deriva lontana, che penalizza certamente le imprese, tant'è che molte si stanno convertendo all'ispirazione sociale, ma che soprattutto penalizza le società, aumenta le differenze, costruisce diseguaglianze ormai insostenibili.
Ripeto, credo che il meccanismo che lei ci propone non sia dannoso, almeno non è dannoso. Credo che, però, rappresenti un'occasione persa, perché dovrebbe essere il prodotto di una riflessione molto più approfondita, che forse in questa Regione che, non a caso è una delle Regioni che sul piano produttivo, sia per numero che per quantità che per qualità, potrebbe essere la Regione in cui prima di tutto si apre una fase nuova di riflessione rispetto a qual è il ruolo dell'impresa dentro le società, soprattutto in questa Regione dove le imprese piccole e piccolissime costruiscono comunità attorno a loro, non possiamo pensare che abdicare al nostro ruolo di guida sul piano dei processi di sviluppo, abdicare al nostro ruolo di investitori sul beneficio comune possa essere in Veneto supportato, sostituito dalle imprese benefit. È troppo poco. Non ve la cavate così.
Le distanze, le diseguaglianze, le insufficienze del sistema di protezione sociale non si risolvono così, con un nido aziendale in più da Luxottica piuttosto che con un orto botanico in più nel Comune di Padova.
Siamo di fronte a delle sfide inedite, che io credo dovremmo cominciare ad affrontare in maniera seria, di sistema che non regge più e che parta, possibilmente, non tanto dalla funzione che le imprese possono svolgere, ma dall'idea che noi abbiamo del valore che le imprese vanno a costruire, che non è un valore necessariamente ed esclusivamente economico, e che dovrebbe essere reso o interpretato anche come valore sociale.
Le imprese benefit la loro parte la provano a fare e lei, con questo progetto di legge, glielo riconosce. Mi chiedo qual è la parte – oltre a erogare 175.000 euro all'anno – che vuole fare la Regione del Veneto per essere interlocutore serio nelle imprese benefit e per essere un interlocutore credibile per la società nuova dei bisogni, che oggi non trova risposte da questa Regione.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Scatto, prego.

Francesca SCATTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Intervengo molto brevemente per rassicurare la collega Camani relativamente alla sua legge, se non vado errata, la n. 3 del 2022, che sarà calendarizzata. Io sto provvedendo per la calendarizzazione, per i decreti. Stiamo procedendo, gli uffici sono pronti. Non c'è stata nessuna dimenticanza. Ci vuole del tempo. Le sto dicendo semplicemente che è da circa un mese che le cose si sono avviate verso la conclusione. Quanto prima, quindi, compatibilmente con il calendario della Commissione, saranno portati in Commissione i decreti.
Grazie.

PRESIDENTE

Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente. Buon lavoro a tutti.
Il progetto di legge che ha presentato il collega Bet, a sua prima firma, si inserisce all'interno di una cornice di principio delineata dal concetto di sussidiarietà orizzontale, che è iscritto sia nella Costituzione che nello Statuto della Regione del Veneto.
In punto di disposizioni fondamentali da richiamare, ritengo che possa e che alla fin fine debba essere citato, e tuttavia non ce n'è traccia all'interno della relazione, né nel comma 1, né nell'articolo 1, anche un altro articolo della Costituzione della Repubblica italiana, i cui i commi secondo e terzo sono stati modificati proprio nel 2022 e che oggi, pertanto, recita come segue: "L'iniziativa economica privata è libera". Comma 2: "Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Comma 3: "La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata ai fini sociali e ambientali".
La connessione tra questo articolo della Carta fondamentale e il tema delle società benefit e delle imprese ESG, di cui alla presente proposta di legge, è quindi evidente. Non vi è, dunque, alcuna contrarietà da parte mia, perché penso che l'unica forma di impresa ormai possibile sia quella che accanto alla sua finalità tipica e tradizionale, quella di creare reddito, che è l'essenza tradizionale che l'impresa pone, come in un'endiadi si debba connettere con le finalità sociali e ambientali. Non può esistere alcun tipo di impresa differente da quella che coniuga e fa da combo fra queste parti.
Pongo, pertanto, al relatore questa riflessione, per verificare l'opportunità di inserire nell'articolo 1, comma 1, del progetto di legge, il riferimento al novellato articolo 41 della Costituzione.
Nel merito del progetto di legge, in sede di esame presso la Terza Commissione consiliare, ho tenuto a svolgere alcuni rilievi e a segnalare alcune perplessità, tutte chiaramente indirizzate a svolgere un'opposizione di carattere costruttivo nel segno della comprensione più ampia dei meccanismi soggiacenti alle finalità del progetto di legge.
Tra i dubbi fugati resta tuttavia ancora qualche perplessità, che risiede proprio nella disposizione di cui all'articolo 6, comma 1, lettera c), cioè la possibilità della Regione di prevedere appositi bandi regionali, nonché priorità nell'accesso ai fondi o ai bandi regionali alle imprese iscritte nell'elenco di cui all'articolo 4, che hanno effettuato investimenti nei progetti a beneficio comune, iscritti nel registro di cui all'articolo 5, nel rispetto della normativa dell'Unione Europea e statale in merito agli aiuti di Stato.
Continuo ad avere l'impressione, che ovviamente verificheremo nel corso del tempo, che questa disposizione consenta alle imprese e società di specie di beneficiare di un di più rispetto a quanto ambientalmente e socialmente mettono a disposizione.
Collega Bet, ovviamente verificheremo in progress questo mio timore, e, per garantire un funzionamento della legge idoneo a fugare il mio timore, auspico che almeno l'emendamento all'articolo 6 proposto dalla collega Baldin possa trovare il suo parere favorevole e dunque l'accoglimento. Questo è quello che volevo condividere qui oggi, ringraziando della possibilità di discutere di questo importante tema.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Luisetto, prego.

Chiara LUISETTO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Intervengo anch'io brevemente per sottolineare l'importanza di uno degli emendamenti del correlatore, che riguarda i tavoli tecnici, i tavoli operativi e che comprende, all'interno di questi tavoli, anche il ruolo di tutta una serie di figure, da centri di ricerca a enti di terzo settore.
Lo sottolineo perché, facendo seguito a quanto diceva prima la capogruppo Camani, è fondamentale, certamente, non fare confusione tra i ruoli di chi fa che cosa.
Quando parliamo di bisogni delle persone, di bisogni sociali, lo abbiamo visto con la lunga discussione relativa alla costituzione degli ambiti territoriali sociali, è chiaro che serva una rete di realtà, ma mentre gli enti pubblici e gli enti di terzo settore hanno un ruolo di co-progettazione e co-programmazione nel quadro della definizione delle risposte ai bisogni, dall'altro lato il ruolo delle società benefit abbiamo visto come è andato a contribuire allo sviluppo, a provare a dare risposte aggiuntive, ma ad essi non si può sostituire.
Lo dico e lo sottolineo, come veniva ribadito prima, perché rischiamo davvero di passare da un ruolo positivo e di sviluppo da parte delle aziende che si mettono in un'ottica di welfare territoriale aziendale importante e ormai necessario e indispensabile a un'ottica nella quale questo rischia di sostituirsi, invece, a un ruolo pubblico e a una funzione pubblica che non può essere delegata, assolutamente, altrimenti si rischia di abdicare al proprio ruolo e soprattutto di fare una confusione di ruoli che poi va a strumentalizzare il compito e il contributo di quelle realtà che, invece, hanno ruoli ben chiari e definiti per legge. Non possiamo abdicare al nostro ruolo di Istituzione quando si parla di risposte ai bisogni.
Nello stesso tempo, sulle società benefit, che hanno una positiva ricaduta, e questo assolutamente va valorizzato, e questo disegno di legge va in questa direzione, non possiamo, però, in questo senso fare una commistione che indebolirebbe, confonderebbe i ruoli e rischierebbe di alleggerire una responsabilità che, invece, le Istituzioni si devono prendere in toto.

PRESIDENTE

Grazie.
Non vedo altri interventi.
Dichiaro chiusa la discussione generale.
Relatore e correlatore hanno depositato cinque emendamenti. Do quindici minuti per eventuali sub.
Ci sono interventi? Il relatore mi ha fatto un cenno di assenso. Se non c'è il soggetto con cui replicare, eventualmente, lo farà poi durante la discussione sugli emendamenti.
C'è bisogno di un punto emendamenti, quindi sospendo la seduta per venti minuti.
Riprendiamo alle ore 16.30.
Punto emendamenti in Sala del Leone. Ufficio di Presidenza adesso. Grazie.
La Seduta è sospesa alle ore 16.11
La Seduta riprende alle ore 16.39

PRESIDENTE

Colleghi, se ci accomodiamo, riprendiamo i lavori. Vedo relatore e correlatore presenti.
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Volevo chiedere il ritiro di alcuni emendamenti che ho presentato. Se posso, le do gli estremi.

PRESIDENTE

Meglio, così ordiniamo anche i plichi.
Prego, collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Ritiro gli emendamenti nn. A0001, A0003, A0004, A0005, A0006, A0007, A0008 e A0009.

PRESIDENTE

Bene. Abbastanza ordinato come ritiro.
Partiamo con l'articolato.
Colleghi, aggiornate Concilium. Vi ricordo che prima sono stati aggiunti degli emendamenti. Quindi, chi non ha fatto l'aggiornamento se li trova da caricare.
Siamo sull'articolo 1.
Metto in votazione l'articolo 1.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 2.
Emendamento n. A0012 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 2, comma 1, lettera D, modificativo, che prevede:
Alla lettera d) del comma 1 dell'articolo 2 dopo le parole: "avente finalità di beneficio comune," sono aggiunte le seguenti: "realizzati o".
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Questo emendamento vuole semplicemente includere tra i progetti a beneficio comune, come definiti all'articolo 2, anche quelli in qualche modo già realizzati (quindi, non solo quelli da realizzarsi, ma anche quelli realizzati), per non penalizzare le iniziative che sono state prese in maniera più tempestiva; quindi, che già sono presenti sul territorio e che possono essere inclusi tra i progetti a beneficio comune e nell'elenco dell'articolo successivo.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0012. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. A0002 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 2, comma 1, lettera d, modificativo, che prevede:
Alla lettera d) del comma 1 dell'articolo 2 le parole: "o gestita o coordinata" sono sostituite dalle parole: "o gestita o partecipata".
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie.
Questo emendamento, invece, vuole non escludere tra i progetti a beneficio comune quelli guidati o coordinati da un soggetto del Terzo Settore piuttosto che un non appartenente alla Pubblica amministrazione. Quindi, includere anche progetti proposti da terze parti. Non solo quelli coordinati dalla Regione o dagli Enti locali, ma anche quelli in cui Regioni o Enti locali partecipino senza essere il soggetto trainante. Questo proprio per non escludere le iniziative che il privato sociale potrebbe proporre sul territorio.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0002. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 2, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 3.
Non ci sono emendamenti.
Metto in votazione l'articolo 3.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 4.
Anche qui nessun emendamento.
Metto in votazione l'articolo 4.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 5.
Emendamento n. A0010 presentato dalla consigliera Baldin, articolo 5, comma 3, modificativo, che prevede:
All'art. 5 comma 3 dopo le parole "entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge" aggiungere le parole "sentita la competente commissione consiliare".
Non vedo interventi.
Metto in votazione l'emendamento n. A0010. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 5, così come modificato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 6.
Emendamento n. A0013 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 6, comma 1, lettera D, modificativo che prevede:
Alla lettera d) del comma 1 dell'articolo 6 dopo le parole: "di cui all'articolo 3" sono aggiunte le seguenti: "nonché promuove protocolli con le Università o altri soggetti, pubblici o privati, al fine di supportare le realtà produttive venete nella conoscenza degli standard di valutazione e di misurazione dell'impatto che i progetti a beneficio comune generano nel contesto economico, sociale o ambientale di riferimento."
Prego, collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Questo emendamento vuole introdurre, tra le attività che la Regione va a fare in relazione a questo progetto di legge, anche protocolli con le Università o altri soggetti, pubblici o privati, per supportare le realtà produttive nella conoscenza degli standard di valutazione e misurazione dell'impatto.
È una fase particolarmente delicata quella di riuscire ad avere la sensibilità di capire il beneficio che si va a creare ed è, quindi, utile poter supportare le imprese nell'imparare a misurare, in termini quantitativi, il beneficio che le azioni delle società benefit e delle società ESG riescono a fare sul territorio. Viene dato, in qualche modo, un incarico in più, una competenza in più alla Giunta nella normazione di questa legge.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0013. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. A0011 presentato dalla consigliera Baldin.
Prego, consigliera Baldin.

Erika BALDIN (Movimento 5 Stelle)

Lo ritiro, Presidente.

PRESIDENTE

L'emendamento n. A0011 è ritirato.
Non ce ne sono altri, mi pare, sull'articolo 6.
Metto in votazione l'articolo 6, come emendato.
è aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Passiamo all'articolo 7.
Emendamento n. A0014 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 7, comma 1, modificativo, che prevede:
Al comma 1 dell'articolo 7 dopo le parole: "le informazioni e la documentazione individuati dalla Giunta regionale" sono inserite le seguenti: ", ivi compresa la documentazione che ciascuna società o impresa di cui alle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 2 è tenuta a pubblicare ai sensi della vigente normativa in materia di beneficio comune."
Il consigliere lo dà per letto.
Metto in votazione l'emendamento n. A0014. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Emendamento n. A0015 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 7, comma 2bis, modificativo, che prevede:
Dopo il comma 2 dell'articolo 7 è aggiunto il seguente:
"2 bis. La piattaforma di cui al comma 1 contiene una apposita sezione di buone pratiche, finalizzata a promuovere le positive prassi delle società e delle imprese di cui alle lettere a) e b) del comma 1 dell'articolo 2 nonché a facilitare la creazione di competenze utili alla loro operatività."
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Solo una parola, Presidente, per motivare questo comma ulteriore, relativo all'introduzione di una sezione apposita, nella piattaforma informatica che si va ad implementare, di buone azioni, di buone pratiche. Credo sia importantissimo riuscire a selezionare iniziative che possano essere di ispirazione per altri sul territorio, quindi prevedere in modo esplicito che ci sia, nell'ambito della piattaforma, una sezione dedicata, che possa essere di ispirazione per altre imprese sul territorio.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0015. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 7, così come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 8.
Emendamento n. A0016 presentato dal consigliere Lorenzoni, articolo 8, comma 2, modificativo, che prevede:
Alla fine del comma 2 dell'articolo 8, dopo le parole: "lettera d)" sono inserite le seguenti: ", anche inviate al tavolo tecnico dai soggetti interessati."
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie.
Questo è un emendamento che, al tavolo tecnico che sarà istituito presso gli uffici regionali, dà la possibilità di recepire, anche dall'esterno, suggerimenti che possano in qualche maniera dare indicazioni utili. Il tavolo tecnico rimane un tavolo ristretto ‒ diciamo così ‒ agli uffici regionali, però aprirlo per ricevere suggerimenti da parte del mondo del Terzo Settore e da parte di soggetti del privato sociale credo sia importante. Senza allargare troppo il tavolo, che potrebbe diventare un tavolo poco efficiente, ma un tavolo che ascolta, questo sì.

PRESIDENTE

Metto in votazione l'emendamento n. A0016. Relatore favorevole.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Metto in votazione l'articolo 8, così come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 9.
Metto in votazione l'articolo 9.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Andiamo all'articolo 10 (Norma finanziaria).
Metto in votazione l'articolo 10.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Abbiamo terminato l'articolato.
Siamo sul voto finale del PDLR n. 204.
Ci sono interventi per dichiarazione di voto? Collega Bet, prego.

Roberto BET (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Vorrei innanzitutto ringraziare tutti i colleghi per le votazioni e la disponibilità ad occuparsi anche di questo tema, che non era così facile, neanche spiegarlo e renderlo facilmente valutabile.
Voglio rispondere alla collega Camani, che è intervenuta criticando la legge, intanto spiegando che questa non è una legge di spesa, ma è una legge di entrata. spenderemo, sì, dei soldi per far partire la piattaforma digitale e per istituire il registro, ma l'obiettivo di questa legge è intercettare risorse da parte delle imprese, su obiettivi che, tra l'altro, le imprese stesse si impegnano a realizzare. Peraltro, non è una legge che riguarda solo le società benefit, ma è una legge che riguarda tutte le imprese, che nella parte iniziale della disciplina abbiamo cercato di definire come imprese ESG.
Sul ruolo della Regione, della politica e dei partiti, tema su cui, giustamente, il professor Zamagni sostiene che i traghettatori della trasformazione ormai sono le imprese, non più la politica, mentre lei, collega Camani, dice che qui manca la Regione, chiede in questa legge cosa fa la Regione, vorrei fare insieme a lei un po' di lettura e di comprensione del testo. All'articolo 2, lettera d), si definiscono "progetti a beneficio comune" il progetto, l'iniziativa ovvero ogni altra attività avente finalità di beneficio comune, realizzato o da realizzarsi – aspetto introdotto con l'emendamento appena approvato – sul territorio regionale, proposta o gestita o partecipata – la parola "partecipata" è stata introdotta dal collega Lorenzoni – dalla Regione, da uno o più Enti locali, o dalla Regione o da uno o più Enti locali in convenzione con il mondo delle imprese. Quindi, il soggetto attore del "progetto a beneficio comune" è, sì, l'impresa che partecipa, ma è soprattutto, nella formulazione iniziale della norma, la Regione e il sistema degli Enti locali. Peraltro, ho accolto, come dicevo, la proposta del collega Lorenzoni, quindi vi sono venuto incontro, e ho detto: va bene, può essere che la proposta arrivi anche da una società privata, quindi dal mondo delle imprese, e che, quindi, la guida sia anche di natura privatistica, però deve essere sempre legata a una convenzione o un'intesa, o comunque partecipata dall'Ente pubblico, quindi dalla politica.
Questa legge, pertanto, riporta le iniziative in materia ambientale e sociale, che oggi sono nella libertà di iniziativa delle imprese, quindi sono lasciate libere di decidere dove andare, nel nostro territorio, per fare in modo che molti investimenti di società quotate, penso alle banche, alle assicurazioni, alle grandi imprese, che in Italia portano avanti iniziative di questo tipo, e lo fanno in maniera autonoma, senza coinvolgere la politica, lo Stato, le Regioni e gli Enti locali, lo fanno e basta, qui in Veneto capiranno che è più interessante, più lodevole e anche più efficace nel territorio e nella comunità locale fare investimenti concordati con il sistema dei nostri Comuni e della nostra Regione.
La politica, quindi, ritorna fortemente e in maniera preponderante nella definizione delle linee guida per gli investimenti in materia di beneficio comune, un'operazione che riterrei, per accogliere le riflessioni del collega Valdegamberi, rivoluzionaria rispetto a quel sistema che lei, collega Camani, aveva disegnato nel suo ragionamento. Dunque, introduciamo un modello veneto di sostenibilità molto legato al territorio, molto radicato alla politica locale e alla classe dirigente locale veneta che, secondo me, è all'altezza di guidare anche questi percorsi da qui ai prossimi decenni.
Concludo con un ringraziamento, oltre che ai colleghi, agli uffici, al dottor Schiavon, a tutti coloro che hanno collaborato a questa proposta di legge, alla Terza Commissione e al presidente Marco Andreoli, perché ritengo che sia stato fatto un grande lavoro da parte di tutti. Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Ci sono altri interventi per dichiarazione di voto? Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

A me dispiace, avvocato Bet, di non essere stata intesa nelle cose che ho provato a dire. Peraltro, il suo intervento di chiusura mi conferma che, per quanto pregevole questo intervento, perché ci consentirà di dire anche in Veneto "ci siamo accorti che esistono le imprese benefit", continuerà ad essere un intervento che non è in grado di incidere in maniera virtuosa sullo sviluppo del territorio regionale.
Per sua informazione, avvocato Bet, le imprese benefit, perlomeno quelle così certificate, già sono tenute a concordare con il territorio le azioni che mettono in campo, altrimenti sarebbe difficilmente misurabile l'impatto delle loro azioni. Tant'è che per essere inserite nei registri nazionali devono non soltanto testimoniare e dimostrare quello che hanno fatto, devono anche misurarne l'impatto sul territorio. Quindi, siccome non vivono su Marte, è ovvio che non si inventano interventi estemporanei.
Sa, invece, chi fa gli interventi estemporanei? Quelle imprese che hanno bisogno di quello che lei ha definito correttamente greenwashing, cioè, continuano ad avere pratiche aziendali non sostenibili, ma provano, attraverso iniziative utili sul piano sociale, a vendersi sul piano reputazionale. Stiamo parlando, però, di mondi completamente diversi.
Il mio ragionamento non era soltanto in riferimento alla regia politica per indirizzare gli interventi delle società benefit. Quello – lo ripeto – se lo fa la Regione o lo fa il Comune va bene lo stesso, perché ciò che conta è l'impatto sul territorio. La cosa a cui provavo a richiamare lei e l'Amministrazione regionale è il fatto che non si produce emancipazione sociale, non si colmano vuoti rispetto ai bisogni emergenti esclusivamente attraverso il ricorso alle società benefit. I numeri che lei ci racconta, che auspica potrebbero essere messi in moto da questa legge, esistono già. Questa legge non è in grado di incentivare nessuna impresa a trasformarsi in impresa benefit. L'innovazione starebbe lì. Non c'è una buona ragione scritta in questa legge per cui io impresa normale scelgo di diventare impresa benefit. Ed è qui il ruolo della politica, non nel concedere alla Giunta la discrezionalità di decidere i criteri o i luoghi dove concentrare gli interventi richiesti, ma è cosa faccio io Regione del Veneto per costruire le condizioni per cui non soltanto le multinazionali, ma anche il tessuto imprenditoriale locale sia stimolato a realizzare il valore condiviso sul piano sociale e ambientale di cui le parlavo prima. È la politica, non è la Giunta che fa i criteri. È la politica che plasma l'idea di sviluppo della società, se c'è, se ce l'avete in questa Regione, che manca in questa legge e che non potete delegare alle imprese, neppure se sono benefit, perché fanno un altro lavoro, fanno un altro lavoro!
Io sostenevo, e continuo a sostenerlo, che non possiamo neppure pensare che l'incapacità che l'Istituzione regionale sta dimostrando nel gestire le emergenze sociali, ambientali ed economiche sia sopperita da quelle che lei ritiene saranno le entrate delle società benefit in termini di progetti sul territorio, che – lo ripeto – ci saranno indipendentemente da questa legge, indipendentemente!
Dov'è, quali sono i territori, le realtà o i Paesi nei quali le imprese benefit davvero si riproducono e aumentano? Dove c'è una condivisione generale sulle linee di sviluppo, dove sanno di agire in un territorio in cui l'idea di responsabilità condivisa è già l'idea dominante, e non è quello che avviene in questa Regione.
L'invito che le facevo, avvocato Bet, non era tanto quello di aggiungere o togliere un emendamento a questa legge ma, raccogliendo la benaugurata ipotesi che si sia raccolta la necessità di modificare il modello di sviluppo, così come l'hanno accolta le aziende, che non sono più in grado di sostenere la competizione della globalizzazione, in particolar modo in questo territorio dove nulla l'Amministrazione regionale ha fatto per proteggere le nostre aziende dai mercati globali, era quello di cogliere l'opportunità di co-progettare una nuova idea di sviluppo, che non passa esclusivamente attraverso il progetto dell'impresa benefit nel Comune o nel territorio. Dovrebbe mobilitare un'altra serie di leve, che sono nella disponibilità dell'Amministrazione regionale e che qui, però, non sono mobilitate.
Su questo io sfidavo l'Amministrazione a ragionare, visto che lei ce ne aveva dato l'occasione parlandoci di imprese benefit per la prima volta dentro questo Consiglio regionale, cioè per la prima volta costruendo le condizioni per cui si parlasse di impresa non solo nei termini in cui lo ha fatto il collega Valdegamberi, parlando di soggetti finalizzati alla massimizzazione del profitto, ma anche soggetti che si rendono conto con responsabilità di dover agire in maniera sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale sui propri territori.
Annuncio il voto favorevole del Gruppo, anche grazie al lavoro del correlatore e agli emendamenti che sono stati accolti. Non è una legge che fa danno. Ma certamente non è una legge che è in grado di imprimere a questa Regione uno scarto, un cambio di marcia rispetto ad una necessità oggettiva che continua ad essere l'emergenza, perché l'incapacità del sistema regionale di rispondere ai nuovi bisogni sociali e ambientali è evidente a tutti, parte dal continuo bisogno di aprire nuove vasche di laminazione, finché il Veneto non sarà un unico enorme bacino di laminazione, e arriva all'assoluta assenza di politiche che contrastino i cambiamenti climatici, la continua necessità di favorire soluzioni privatistiche nell'ambito sanitario e sociale senza che questa Regione sia in grado di corrispondere alle nuove emergenze e ai nuovi bisogni, la continua necessità di rivolgersi al privato, penso all'edilizia popolare, per una Regione che non è in grado di corrispondere al bisogno di casa dei cittadini del Veneto. Sono tante le necessità di questa Regione, rispetto alle quali l'Amministrazione regionale, da anni, non è in grado di offrire risposte.
Mi limitavo a suggerire, nel cambio di rotta che io ritengo necessario, per carità, coinvolgendo le imprese benefit, cosa certamente utile, di elaborare una progettazione territoriale, di cui tali imprese hanno bisogno, che non sia fatta discrezionalmente dalla Giunta, che mette i criteri o sceglie i progetti migliori o peggiori, ma che venga inserita dentro una discussione pubblica un po' più larga rispetto a quella che prevede questa legge.
Lo ripeto, annuncio il nostro voto a favore, perché questa legge danni non ne fa, ma non è certamente quel cambio di rotta, quel cambio di marcia, quella volontà di costruire le condizioni per cui il Veneto torni davvero a essere competitivo e a dare risposte ai bisogni dei cittadini, di cui, invece, oggi ci sarebbe bisogno, a mio giudizio.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo altre richieste di intervento.
Metto in votazione il progetto di legge n. 204 nel suo complesso, come emendato.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
PUNTO
7



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI GUARDA, CAMANI, BALDIN, OSTANEL, LORENZONI, BIGON, LUISETTO, MONTANARIELLO, ZANONI E ZOTTIS RELATIVA A "PER UNA NUOVA VALUTAZIONE SULL'OPPORTUNITÀ DI PROCEDERE ALLA REALIZZAZIONE DEL SERBATOIO DEL VANOI". (MOZIONE N. 479) RESPINTA

PRESIDENTE

Passiamo alle mozioni.
Iniziamo con la mozione n. 479 presentata dalla consigliera Guarda ed altri.
Collega Guarda, prego.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Con deliberazione n. 1529 del 17 novembre 2020, la Giunta regionale del Veneto ha approvato il Piano regionale per la ripresa e la resilienza, con il relativo parco progetti, da utilizzare in fase di interlocuzione con il Governo e le Regioni ai fini del finanziamento con le risorse del NextGenerationEU ("Recovery Fund"). Tra le varie opere di cui all'Allegato A alla deliberazione in argomento vi è il progetto denominato "Difesa idraulica e tesaurizzazione idrica tramite il nuovo serbatoio del Vanoi nel bacino del fiume Brenta", che prevede un target intermedio con un volume di calcestruzzo utilizzato di 245.000 metri cubi, un target finale con un incremento delle disponibilità idriche irrigue di 33.000.000 di metri cubi e le valutazioni rispetto agli obiettivi temporali.
Rilevato che il 21 luglio 2022 il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha stanziato un contributo di 1.491.994 euro, con residuo di importo di 497.585 euro a carico del Consorzio Brenta, che vi provvederà con fondi propri per la realizzazione dell'iniziativa progettuale Serbatoio del Vanoi e che successivamente il Consorzio aggiudicava nel 2023 ed affidava la progettazione del Serbatoio Vanoi a un raggruppamento di professionisti per un importo di 912.600 euro, con un ribasso del 22%.
Rilevato che anche l'Autorità nazionale anticorruzione ha rilevato tre punti di criticità rispetto ai procedimenti autorizzativi e che la Regione, in data 4 maggio 2023, tramite un comunicato stampa, ha dato atto dell'intervenuta trasmissione al Ministero dell'elenco delle opere, con al primo posto nell'elenco delle opere urgenti la diga del Vanoi, con una richiesta di finanziamento di 150 milioni di euro per l'accumulo di soli 33 milioni di metri cubi di acqua.
Rilevato che, con una nota successiva, il 18 maggio 2023, a firma del Vicepresidente della Provincia di Trento, destinata agli Assessori competenti della Regione del Veneto, veniva posto l'accento sul mancato coinvolgimento nelle operazioni che hanno portato all'affidamento dell'opera, della Provincia di Trento, ed in particolare concludeva la propria comunicazione rilevando che l'intervento in oggetto, che pare essere stato finanziato solo in una parte, è ad oggi privo di qualsiasi presupposto tecnico-giuridico per tramutarsi concretamente in un'opera, non essendo mutata la posizione contraria della Provincia autonoma di Trento, già ribadita in più occasioni.
Preme, inoltre, far notare che l'opera in oggetto è priva di qualsiasi riferimento all'interno degli strumenti di pianificazione in vigore, in quanto non è presente in alcuno degli strumenti deputati alla gestione delle acque a livello distrettuale, quali il Piano di gestione delle acque, il Piano di gestione del rischio alluvioni. Pertanto, si ritiene che l'intervento debba essere in primo luogo oggetto di un confronto tra le nostre Amministrazioni. A questa comunicazione seguirà poi un voto contrario della Provincia autonoma di Trento nei confronti di questa opera.
Nel frattempo, abbiamo ripercorso insieme ai cittadini della provincia di Belluno la storia di questa iniziativa, che nasce già nel lontano 1922. Dal 1922 alla fine degli anni Novanta tutte le indagini geologiche che hanno accompagnato tentativi di progettazione hanno confermato gli irrisolvibili problemi geologici nella zona in questione; quindi, la progettazione si è sempre arenata.
Inoltre, il 24 maggio 2010, si è staccata dalla parete del Monte Totoga, lungo tutta quell'area, un'enorme massa di materiale ed è crollata la parte del versante della Val Cortella, facendo scomparire almeno un centinaio di metri dell'ex strada provinciale, oggi interdetta al traffico. Si tratta delle zone dove si dovrebbe costruire il famoso bacino del Vanoi.
La carta di sintesi della pericolosità della Provincia di Trento, inoltre, inserisce gran parte del territorio in cui dovrebbe costituirsi proprio il bacino nel grado di penalità elevate P4 sul piano idrogeologico. Tale condizione è stata fatta pervenire dalla stessa Provincia di Trento alla Regione del Veneto il 18 maggio 2023.
Inoltre, i Comuni di Lamon, Canal San Bovo e Cinte Tesino hanno inviato una lettera ufficiale al Presidente del Consorzio Bonifica Brenta e ai Presidenti della Regione del Veneto, della Provincia di Trento e della Provincia di Belluno, per formalizzare l'assenza di contraddittorio nel percorso che poi ha condotto all'affidamento del progetto.
Non mi dilungo nella lettura del testo, ma informo già che negli impegni propongo, attraverso una manovra emendativa, una modifica per impegnare la Giunta, alla luce di tutte queste posizioni, anche della posizione della Provincia di Belluno, che ha firmato in maniera unanime la contrarietà al progetto di sbarramento, a rappresentare agli enti competenti le preoccupazioni espresse dagli Enti locali, dai cittadini del territorio bellunese in ordine alla realizzazione del progetto Vanoi; a comunicare, stante gli elementi riportati in premessa, lo stralcio dell'opera in discorso dall'elenco di opere e di interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica e il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche trasmesso al Ministero; ad attivarsi affinché si intraprendano, a parità di risultato, strategie alternative di tesaurizzazione delle acque di cui parlerò nel corso della discussione.
Grazie.

PRESIDENTE

Grazie.
Collega Zanoni, prego.

Andrea ZANONI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Abbiamo sottoscritto anche noi questa mozione, che pone un tema di estrema attualità. Parla di una ennesima grande opera che si vuole fare per risolvere sicuramente un problema attuale, grave, che è quello della siccità che colpisce le nostre campagne, che colpisce il nostro territorio, ma è la risposta sbagliata ad un problema reale attuale.
È un'opera – e lo abbiamo sentito dalla relazione della collega – che viene imposta ai territori; territori che non sono stati coinvolti, territori che poi si ritrovano con un progetto calato dall'alto in questo nuovo centralismo veneziano, dove la Regione Veneto chiede l'autonomia da Roma, ma poi non dà un minimo di autonomia decisionale ai territori. È un'opera che risponde a logiche del Novecento: grandi opere che prevedono lavori molto impattanti, ma che, alla fine, non danno le risposte necessarie. Sappiamo che è una zona altamente vulnerabile, che ci sono già state delle frane, dei cedimenti.
Sappiamo che è un'opera che in quel contesto potrebbe diventare pericolosa. È un'opera tra l'altro molto costosa, che graverebbe sui fondi pubblici in maniera molto importante. È un'opera deturpante per le dimensioni, con un volume di calcestruzzo utilizzato pari a 245.000 metri cubi. È un progetto enorme per delle esigenze che, invece, si possono risolvere sicuramente in maniera diversa. Quindi, è un'opera inefficace e, probabilmente, è un'opera che diventerebbe anche inutile.
Ripeto, si tratta di un'opera che verrebbe fatta, stando ai proponenti, per risolvere un problema che è sicuramente reale, quello della siccità.
È da notare che, essendo un'opera inserita nel Piano di ripresa e resilienza, dovrebbe essere terminata entro il 31 dicembre 2026. Ragioniamo un po' su che cosa significa questo e di che cosa stiamo parlando.
Le opere, invece, necessarie – e qui mi riferisco a un approfondimento che, come Partito Democratico, abbiamo fatto in Veneto – sono: accelerare le procedure per la pulizia degli invasi; attuare con rapidità il Piano dei micro invasi già esistente; realizzare un Piano integrato regionale di gestione delle acque che permetta di coinvolgere tutti i soggetti pubblici e privati, migliorando così il governo del settore; rafforzare il Piano per la prevenzione delle perdite nelle reti idriche; promuovere azioni diffuse e capillari di sensibilizzazione di privati, aziende, enti, all'utilizzo consapevole e attento della risorsa idrica; adottare un'efficace bilancio idrico per verificare effettivi fabbisogni, accumuli e utilizzi della risorsa idrica; provvedere a forme di incentivo o defiscalizzazione in tema idrico, evitando forme di sostegno o di indennizzo scollegate dall'adozione di investimenti di efficientamento (solo chi è efficiente va premiato); rafforzare le attività di controllo e chiusura dei pozzi abusivi; istituire una cabina di regia regionale che eserciti funzioni di indirizzo, coordinamento e monitoraggio per il contenimento e il contrasto della crisi idrica connessa alla drastica riduzione delle precipitazioni e integrata con la presenza dell'Autorità di bacino distrettuale del Veneto; creare le AFI, le Aree Forestali di Infiltrazione, nelle zone di alta pianura, utili a raccogliere e conservare l'acqua, restituendola successivamente in falda.
Con tutti i soldi che costerebbe questa opera si devono fare questi provvedimenti, si devono fare queste opere diffuse nel territorio. Lo abbiamo visto, la storia ci insegna che da queste grandi opere alla fine così deturpanti, che vanno a intaccare l'ambiente, spesso ci ritornano sorprese molto sgradite.
Sicuramente è facile alzare la mano, approvare il progetto e andare avanti con betoniere, con camion e con cantieri infiniti. È molto più difficile, invece, mettersi a tavolino e fare tante cose diffuse nel territorio, ma utili veramente per risolvere il problema della siccità.

PRESIDENTE

Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Grazie, Presidente.
Come già ricordato, il Consorzio di bonifica Brenta è stato finanziato dal Fondo sviluppo e coesione del Ministero dell'agricoltura per iniziare uno studio su questa opera che noi riteniamo importante, una diga nuova a cavallo del bacino del torrente Vanoi, affluente del fiume Brenta.
L'opera in progetto è, in estrema sintesi, una nuova diga, che tratterrebbe in quella valle circa 33 milioni di metri cubi d'acqua. Noi sosteniamo quest'opera perché la riteniamo importante in un momento di crisi climatica, da qui ai prossimi decenni, cari colleghi.
L'opera comporterebbe sicuramente un miglioramento delle condizioni di sicurezza idraulica per i territori a valle, attraverso la laminazione delle piene a favore di un vasto e urbanizzato territorio ad alto rischio, l'accumulo di una risorsa idrica per far fronte, tramite sistemi irrigui già esistenti, deficitari, al fabbisogno delle colture agrarie non solo per il territorio del Consorzio Brenta, ma anche per tutti gli altri Consorzi di bonifica che insistono nella pianura veneta, l'accumulo della risorsa idropotabile.
Ricordo che nell'acquifero del Brenta pescano tutti gli acquedotti della nostra Regione, ultimamente anche quelli della provincia di Vicenza, sul quale la collega Guarda più volte ci ha ricordato il problema dell'inquinamento del PFAS. Quindi, dalla provincia di Rovigo fino a Chioggia, fino al veneziano, tutto questo viene pescato nel bacino di Camazzole, tra Cittadella e Carmignano di Brenta.
Sicuramente, vedendo quello che è successo nel 2022, quando il Brenta era in secca da Bassano fino a Tezze sul Brenta, per chi conosce quest'asta, dare acqua alle nostre popolazioni venete penso sia la cosa più importante che questo bacino può fare.
Poi c'è l'integrazione delle portate di magra del fiume, che può essere anche un beneficio ambientale, sicuramente, in questo momento. Viene chiesto anche dalla Comunità europea se quello è il flusso vitale o di magra. Pensiamo anche a una nuova produzione di energia elettrica, quindi una diga che produrrebbe energia.
Abbiamo visto oggi – è stato presentato dall'Assessore all'energia, Marcato – anche il Piano idrico sulle rinnovabili, che sicuramente sarà un importante sistema di produzione idroelettrica.
Poi abbiamo lo sviluppo del settore turistico per quelle aree, anche per quei Comuni che, come qualcuno ha detto, non sono stati coinvolti. Immaginiamo che sarebbe come avere un lago di montagna che bagna le sponde in tre Comuni. Naturalmente, serve mantenere anche il livello dei navigli, ad esempio il Naviglio Brenta tra Padova e Venezia, che sarebbe altrimenti portato all'esaurimento.
Per questi motivi, numerosi enti della nostra Regione si sono espressi a favore, più di 50 Comuni lungo l'asta del Brenta, da Bassano fino a Cittadella, a Selvazzano, a Carmignano del Brenta, nonché tutte le categorie agricole, da Coldiretti a CIA, ai Liberi Agricoltori, naturalmente a Confagricoltura, alle ACLI, all'INPS, alla ACLI Terra di Padova, alla Confederazione Italiana Agricoltori di Padova, l'ANBI e tutti i Consorzi di bonifica.
La Regione Veneto ha inserito quest'opera nel Piano regionale per la ripresa e resilienza, approvato con la delibera di Giunta del 17 novembre 2020. Il Consorzio di bonifica Brenta, dopo la ricezione del decreto ministeriale di concessione del contributo pubblico dei finanziamenti, ha prontamente dato seguito alla procedura di evidenza pubblica per l'affidamento dei servizi di progettazione definitiva dell'opera. Quindi, con il documento di fattibilità sono stati recepiti, da parte di tutti gli enti coinvolti, i dati idrogeologici della Società idroelettrica della Provincia autonoma di Trento, l'Ufficio Dighe, l'Autorità di Bacino distrettuale delle Alpi Orientali, l'ARPAV, Enel, Green Power, eccetera, i quali hanno dimostrato una fattiva collaborazione nel mettere a disposizione le informazioni.
Allo stato attuale, si sta portando e concludendo lo sviluppo del Documento di fattibilità delle alternative progettuali, includendo anche l'opzione zero, l'emissione del DOCFAP, che sarà propedeutica al dibattito pubblico, dove saranno anche invitati i Comuni che si sono lamentati di non essere presenti. La fase di dibattito pubblico, il cui coordinatore è già stato designato da parte del Ministero delle infrastrutture, a garanzia di una figura super partes di alto profilo tecnico-istituzionale, prevede il massimo coinvolgimento di enti, istituzioni, associazioni, cittadini. Questa fase intermedia, di ampio confronto pubblico, sulla base di dati scientifici, studi ingegneristici, valutazioni socioeconomiche, darà il giusto contributo per il prosieguo del progetto definitivo a tutela di tutte le comunità, comprese quelle locali.
Noi siamo per il Paese del "sì", non certamente per il Paese del "no". Quest'opera darà al Veneto, per i prossimi decenni, acqua per tutti.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Esprimo la mia condivisione rispetto a quanto detto dal consigliere Pan, che mi ha preceduto.
In linea anche con la legge che abbiamo da poco licenziato, dove parliamo di obiettivi di energie rinnovabili, sostenibilità e quant'altro, voglio ricordare che l'unica fonte energetica veramente rinnovabile, pulita e conveniente è la fonte idroelettrica. Di questo abbiamo...
Assume la Presidenza
La Vicepresidente Francesca ZOTTIS

PRESIDENTE

Vada avanti, collega. Grazie.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Una diga, un bacino può anche dare beneficio o essere usato per la produzione di questo tipo di energia, oltre che una riserva d'acqua, che può tornare molto utile, come sappiamo, nei momenti di carenza e di siccità.
Vorrei ricordare che avere una politica sostenibile significa trattenere il più possibile l'acqua a monte per poterla usare quando ce n'è bisogno. Credo che, una volta che si fa una diga, si possa anche procedere ‒ come ha detto prima il collega Pan ‒ alla produzione idroelettrica. Credo che questo sia inerente al fatto di fare una diga.
Anche sulla base della direttiva europea, per quanto riguarda i deflussi ecologici, sappiamo che ci sarà una diminuzione di produzione di energia idroelettrica nel prossimo periodo. Abbiamo bisogno di compensarla, altrimenti i vari obiettivi, i bellissimi obiettivi che nel provvedimento precedente abbiamo approvato, abbiamo sottolineato non saranno mai raggiunti, se non nella fantasia di qualcuno.
Io sono favorevole a quest'opera. Un plauso perché vada avanti il più velocemente possibile, rigettando l'istanza di questa mozione.

PRESIDENTE

Collega Cestaro, prego.

Silvia CESTARO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
È evidente, anche dall'intervento che ha svolto il collega Valdegamberi, che molto spesso quella che si percepisce non è la realtà dei fatti. Non si è mai parlato di idroelettrico. Questo è abbastanza evidente. Devo dire che la stampa, in questo, non ha aiutato moltissimo. C'è stata una diffusione di notizie spesso sbagliate, errate, molto amplificate. È ovvio che, in periodo di campagna elettorale, la cosa faccia comodo a molti.
In realtà, la questione nasce nel 2020, periodo in cui si parlava di un PNRR che richiedeva un elenco di opere. La Giunta regionale ha fatto, come è suo dovere, i compiti a casa: ha preparato un elenco di possibilità che potevano essere messe in campo e le ha date in mano al Ministero. In questo caso, parliamo del ministro Patuanelli e della sua struttura. Questo Ministero ha pensato bene di valutare come ammissibile questo tipo di studio – non stiamo parlando di un progetto, di un'esecuzione, ma di uno studio – e ha dato in carico al Consorzio Brenta di fare un progetto definitivo. Il Consorzio, ovviamente, si è messo all'opera. Solo quando avremo quelle indagini tecniche e scientifiche, che ci permetteranno di metterci a un tavolo e di fare delle valutazioni, potremo aprire i cosiddetti "tavoli di lavoro", i dibattiti e i confronti pubblici.
Spesso viene contestata la presentazione di un comunicato stampa del presidente Zaia, dove viene messa, tra le opere importanti da realizzare, la diga del Vanoi. Faccio un appunto inter nos alla collega Camani. Ho fatto una verifica. Di fatto, non si parla di progetto definitivo, ma si parla solo di un elenco di opere. Bene fa il presidente Zaia a mettere un elenco di priorità. Non è un obbligo. È un elenco di priorità. Lo fa qualsiasi Amministrazione pubblica, che, nel momento in cui ha risorse a disposizione, cerca di incanalarle e di trovare le giuste valutazioni. Questo è il lato tecnico.
Il lato personale è, chiaramente, molto diverso. Avendo parlato parecchio con i residenti, con gli abitanti, con le Amministrazioni del territorio, si nota sicuramente un grande timore, una enorme preoccupazione nei confronti di questo tipo di intervento. Proprio per questo chiedo e spero che tra tutti i nostri Assessori e gli enti che si occuperanno, andando avanti, della progettazione, della realizzazione (se un giorno si farà) ci sia la maggiore condivisione, la maggiore trasparenza, affinché si possa, se serve, realizzare una cosa che può essere utile per l'area del padovano, ma se non serve o se non è fattibile non andare ad insistere su un'opera che potrebbe essere deleteria per il territorio bellunese.
In questo momento credo non ci siano assolutamente le condizioni per poter dire "la facciamo" o "non la facciamo". Sarà così finché non avremo materiale tecnico da poter valutare direttamente e in maniera inequivocabile. C'è una sorta di incapacità da parte nostra, che non siamo neanche tecnici, ma anche da parte delle strutture di poter fare delle valutazioni. Tanto è vero che anche la Provincia di Belluno ha fatto una richiesta di accesso agli atti ‒ ha avuto gli atti, se non ricordo male, la settimana scorsa ‒ per poter capire quali siano le procedure e quali siano gli interventi.
Penso che, prima di fare una valutazione sul "sì" o sul "no", dovremmo attendere gli aspetti tecnici, quindi una valutazione un po' più approfondita.

PRESIDENTE

Consigliere Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Apprezzo lo sforzo della collega Cestaro di cercare di barcamenarsi, ma mi pare evidente che l'opportunità di quest'opera sia di là da venire. Vorrei iniziare veramente dalla sorpresa di sentire il collega Valdegamberi magnificare l'idroelettrico oggi, in cui è esplosa una centrale nell'Appennino, a Suviana. Sei persone disperse e quattro persone ustionate. Nel bacino del Brasimone. Una delle centrali più belle che abbiamo in Italia, purtroppo, è un dramma di oggi.
Questo tempismo nell'andare a proporre certe cose è veramente fuori luogo, quanto le citazioni...

PRESIDENTE

Consigliere, prima ho interrotto i suoi colleghi che la interrompevano. Adesso lasci parlare il collega Lorenzoni.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

L'idroelettrico va bene, ma lei vada a riascoltare quello che ha detto. Dopo l'incidente di oggi, mi vergognerei di averlo fatto. Ma non è di questo che voglio parlare. Voglio parlare proprio dell'opportunità di questo bacino. Stiamo parlando di 33 milioni di metri cubi, che è una quota d'acqua piccola rispetto al fabbisogno della nostra pianura, quando – lo abbiamo detto, ridetto, ripetuto – abbiamo delle alternative, con le aree forestali di infiltrazione, con potenzialità molto maggiori e costi, che abbiamo stimato in maniera abbastanza dettagliata in Seconda Commissione, pari a un centesimo di quelli della diga e tempi di risposta rapidissimi. Nell'arco di due anni possono dare delle risposte.
Portiamo avanti, collega Pan, queste iniziative e vediamo. Se saremo così disperati da mettere a repentaglio la sicurezza di quel territorio, penseremo anche se progettare un'opera di quel tipo.
Per come è stata posta dagli interventi dei colleghi, la domanda sembra: volete la siccità o volete l'acqua? Chiaramente tutti rispondono di volere l'acqua. Dobbiamo chiedere, però: volete l'acqua in un modo o volete l'acqua in un altro modo? Volete spendere cento o volete spendere uno? È come poniamo il tema che porta a delle risposte. Credo vada posto con onestà intellettuale, al di là di tutti i temi del rischio di quella zona, dell'impatto sull'ambiente che può avere. È proprio il procedimento con cui stiamo affrontando la cosa che, secondo me, non ci sta.
C'è un altro elemento che, secondo me, è quantomeno irrituale: affidare un progetto a un Consorzio di bonifica veneto su un territorio trentino, senza il consenso del territorio trentino. Credo che questa sia una cosa senza precedenti al mondo. Come possiamo ritenere che quella procedura sia stata fatta correttamente? Secondo me è irrituale, uso questo aggettivo per non dire che è stata un'aggressione nei confronti del territorio trentino, quando sappiamo – lo hanno già ricordato i colleghi prima – che non ci sono stati pronunciamenti a favore né da parte della Provincia di Trento né da parte della Provincia di Belluno.
Un ultimo punto, che ha già richiamato qualche collega prima di me. Noi abbiamo avuto occasione di sentire le Amministrazioni locali di quel territorio, indipendentemente dall'appartenenza politica. Mi pare ci siano tutte le appartenenze politiche. Lì c'è, da un lato, un timore e, dall'altro, una frustrazione per il fatto di non essere stati interpellati. Questo, secondo me, è grave da parte di un'Amministrazione che si dice federalista, che si dice autonomista. Dov'è l'autonomia? Solo verso l'alto e non verso il basso? Lo abbiamo detto più volte. Questo, secondo me, è veramente grave.
Se pensate di regolamentare i flussi d'acqua nelle zone alte delle nostre montagne, iniziate un dialogo con le Amministrazioni locali. Sennò, veramente, si fanno interventi a gamba tesa a casa di altri. Questo non fa che esasperare un contrasto tra territori di pianura e territori di montagna, che ha tante ragioni per essere acceso, come confronto, quando, invece, dovremmo lavorare per cercare di trovare soluzioni che cerchino di massimizzare il benessere degli uni e degli altri. Azioni ne possiamo fare tante. Mi dispiace che da quest'Aula non ne venga fuori praticamente nessuna.

PRESIDENTE

Capogruppo Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Avendo presentato questa mozione, che si trova nell'ordine del giorno del Consiglio da diversi mesi, vorremmo capire se questo Consiglio regionale, se i Consiglieri regionali del Veneto hanno il coraggio di dire la verità su come la pensano rispetto alla diga del Vanoi. È come il timer che suona quando è finito il gioco delle tre carte, colleghe e colleghi. Questa, piaccia o non piaccia, e poi discutiamo di chi ha ragione, è un'opera costruita sul conflitto, il conflitto tra i territori della pianura, che, giustamente, hanno bisogno di acqua, altrimenti non sono in grado di continuare a mantenere le proprie colture e i propri terreni agricoli, ed è apertamente un conflitto con il bisogno della montagna di essere protetta.
Mi dispiace che non ci sia il collega Bet. A proposito di politica. La politica seria è quella che interpreta i conflitti e li risolve in maniera positiva. Invece noi stiamo assistendo da mesi, da anni alla guerra tra territori, tra bisogni legittimi e tra necessità. Se una forza politica ha l'ambizione di governare un territorio complesso come la Regione del Veneto, dovrebbe saperlo fare senza aprire continuamente conflitti.
A proposito di crisi climatica. L'obiezione che fanno i territori di pianura è strettamente collegata al cambiamento climatico e al forte fenomeno siccitoso connesso ai cambiamenti climatici. Noi, anziché porci seriamente il problema di come fermare i cambiamenti climatici, di come invertire questa rotta di sviluppo, continuiamo esclusivamente a ipotizzare interventi di mitigazione, come in questo caso la diga del Vanoi, in profonda contraddizione con la questione della sostenibilità ambientale. Finiamola di parlare di sostenibilità ambientale se, anziché costruire opere di mitigazioni compatibili ambientalmente, proponiamo opere impattanti, che rischiano di devastare un territorio, sommando danno a danno. Anziché affrontare i cambiamenti climatici con opere che vadano in senso contrario, li assecondiamo ulteriormente con opere che rischiano di avere impatti fortissimi sul territorio.
Un cambio di rotta significa capire che esistono alternative, che possano evitare il conflitto, che soddisfino comunque il bisogno della pianura di avere acqua per lavorare, ma che siano sufficienti a rispettare la montagna. Usciamo da questa logica centralista.
Seconda questione. Consigliera Cestaro, il suo territorio sta dicendo a questo Consiglio regionale di fermarsi. La Provincia di Belluno, la Provincia di Trento, i Comuni direttamente interessati dall'intervento vi dicono di fermarvi. Io non dico di assecondare le necessità dei territori, ma di ascoltarli, di non prenderli in giro, non dire ancora: non sappiamo, dobbiamo valutare, dobbiamo decidere. Perché lo sanno tutti quale sarà l'impatto della diga del Vanoi su quei territori.
È scritto nella relazione, seppur non definitiva. L'impatto è chiaro e c'è scritto: sarà un impatto molto positivo, con benefici crescenti man mano che dalla montagna ci si sposta alla pianura, mentre avrà un effetto molto negativo per i Comuni montani, lo sappiamo già.
Allora diciamo chiaramente come stanno le cose. È il 2023 quando Zaia, la Giunta regionale scrive al Ministero, al Governo e dice: finanziateci i progetti che noi, Regione del Veneto, abbiamo pensato per contrastare il fenomeno della siccità. In quel documento non si parla di piccoli invasi, non si parla di altre ipotesi e progetti diffusi sul territorio. Si parla della diga del Vanoi: chiedete 150 milioni al Governo per realizzarla. Dite che la vuole realizzare direttamente la Regione del Veneto. Dite che avete il progetto definitivo pronto. Dite addirittura che siete capaci di realizzarla in 900 mesi. Voglio vedervi fare una diga in 900 mesi.
Per non essere presi in giro bisogna essere seri e dare – e chiudo, Presidente – ai territori le risposte che meritano.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, c'è la volontà di ascoltare le richieste del territorio della montagna. Non abbiamo paura a dire che questo progetto ci preoccupa e chiediamo al Consiglio regionale un'assunzione di responsabilità.
Assume la Presidenza
Il Presidente Roberto CIAMBETTI

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Questo weekend ero a fare formazione a Trento, in una scuola di politica, organizzata dalla realtà "Ci sarà un bel clima" ...
Lo so che non è interessante, ma... Grazie, Presidente.
Ripeto, questo weekend ero a fare formazione in una scuola politica, dove c'erano un sacco di giovani che avevano vent'anni meno di me, di una realtà che si chiama "Ci sarà un bel clima", una realtà interessante, molto interessante, dove alcuni giovani che avevano vent'anni meno di me mi hanno detto: "Noi vorremmo candidarci – vari di loro – ma non ci sentiamo all'altezza". Gli ho detto che forse l'espressione "sentirsi all'altezza" non è quella corretta, perché tante volte le decisioni che vengono prese in un Consiglio regionale, ma anche fuori dal Consiglio, non vengono prese sempre con competenza, ma per dinamiche che con la competenza non hanno nulla a che vedere.
Tante volte ci sono delle dinamiche politiche di rapporto di potere tra territori, lo ha detto bene la collega Camani, che portano a prendere una decisione anche se non la si vorrebbe prendere.
Io vorrei dire a quei ragazzi e vorrei uscire da questo Consiglio, da questa mozione con una decisione che va nella loro direzione, perché nei ragazzi più giovani la preoccupazione rispetto alla gestione delle crisi ambientali e delle crisi climatiche per fortuna è molto più forte di quella che sentiamo noi qui dentro, che probabilmente oggi ci troviamo a votare una mozione attendendo il via libera del Presidente: chissà cosa penserà il Presidente se oggi scegliamo di fare qualcosa di diverso da quello che lui aveva fatto con il Governo in realtà nel 2023.
Sinceramente sento di poter dire che uscirei da questa logica e direi al presidente Zaia, se fosse qui, ma evidentemente non gli interessa discutere di questo tema in cui in realtà è direttamente coinvolto, che, quando siamo andati a commemorare la strage del Vajont, io ero accanto a lui quando ha fatto un discorso e io mi sono stupita della radicalità di quel discorso a tutela dei territori dove noi stavamo facendo la commemorazione: ha parlato dell'importanza della radicalità delle scelte quando parliamo di crisi ambientali, di territori fragili, eccetera.
Vorrei dirgli che non è più utile che ci sia una sorta di Giano bifronte, per cui da una parte si fa l'ambientalista e poi si mette invece la diga del Vanoi nei progetti che devono essere finanziati e non si ha il coraggio di dire "torno indietro". La collega Cestaro nel suo discorso lo ha detto tra le righe, quando dice: "Non abbiamo gli elementi per decidere, i territori verranno coinvolti". Lo spero bene, non è un'opera piccola, è una delle grandi opere.
Basta guardare quindi la relazione, basta guardare il lavoro di Comuni e Regioni, non la Regione del Veneto, ahimè, che hanno guardato le carte, su cui un lavoro tecnico è già stato fatto, perché stiamo parlando di un'opera di cui si parla non da pochi mesi, ma da tanti e tanti anni, un'opera che ha una non ragione storica, che si è susseguita nel corso del tempo e che oggi ci trova ad essere ancora qui, su cui noi dovremmo dire, ascoltando quei giovani, ma ascoltando quei territori, ascoltando quello che sta accadendo nel mondo, basta vederlo, che noi a questo tipo di opera, in questo momento, non possiamo dire di sì, dobbiamo trovare delle alternative.
Se le alternative le vogliamo trovare, i soldi, i fondi – tanti – che metto in un'opera che in realtà è ereditata ed eredità di uno sbilanciamento di potere tra territori marginali e territori centrali... perché concordo con quanto ha detto la collega Camani: c'è chi ha bisogno di una risorsa, c'è chi ha quella risorsa e chi conta di più è quella che ne ha bisogno e non quella che la produce. Vogliamo andare avanti così in questo territorio e pensare che ci siano dei territori che contano di più e dei territori che contano meno? La Giunta vuole andare avanti in questa direzione, dove un'opera come quella ha degli impatti che vengono scritti nella relazione? Non è che non ci sono i dati, non è che non ci sono gli studi, non servono ulteriori approfondimenti.
Siamo qui, quindi, attendendo una sorta di okay, di vaglio dal nostro Presidente, che non viene in quest'Aula, e per questo io credo che oggi siamo qui a dover discutere di qualcosa che non esiste. Io credo infatti che quando si fa un lavoro di questo tipo, si dicono certe cose e si portano certi progetti, si deve avere il coraggio di venire qui e di dire: voglio andare avanti o torno indietro.
Oggi non abbiamo qui il Presidente, e il voto di oggi – io credo che andrà così anche da parte della maggioranza – è in attesa di un verdetto di qualcuno che qui dentro non viene mai.

PRESIDENTE

Collega Gerolimetto, prego.

Nazzareno GEROLIMETTO (Zaia Presidente)

Grazie, Presidente.
Non bisogna essere ipocriti quando si affrontano le tematiche. Io credo che quando si ha a cuore, o bisogna avere a cuore la necessità di una Regione, di un territorio, si devono cercare le soluzioni possibili. Chi ha visto il lago di Resia, col campanile che affiora, che d'inverno è ghiacciato e rimane fuori il campanile? Pensiamo che quando hanno fatto quell'opera abbiano avuto tutti i consensi da parte di tutti? Hanno svuotato un paese.
Quando si fa un'opera, una grande opera, c'è sempre qualcuno che ne va a soffrire, ma, per il bene comune, bisogna avere a cuore gli interessi e le soluzioni possibili, quindi vanno risarciti i territori per quello che meritano.
Quando è passata una strada sulla mia campagna, hanno tagliato a metà quel pezzo di terra che aveva mio papà. È stata certo una sofferenza, ma bisogna fare di necessità virtù. La cosa serviva. Bisognava che fosse fatta. È che siamo tutti bravi a dire: "Bisogna farlo, ma non sul mio, farlo su quello dell'altro".
L'acqua serve e non serve solo alle campagne, perché per le campagne serve solo per 60 giorni. Serve per le industrie, serve per gli impianti di depurazione, serve per un sacco di altre cose. L'agricoltura è minimale quello che usa. La usa solo per 60 giorni.
Però il bacino serve per tutto il territorio. E quanto costa l'acqua? Quando sei senza una goccia vale oro. Bisogna spalmare l'intervento su centinaia o forse più anni per capire quanto costa.
Certo, è anche da capire se l'intervento è stato sufficientemente tecnicamente valutato. Questo è sicuramente da appurare, perché non si può certo correre i rischi di avere un altro Vajont.
E quanto ci si metterà a realizzarlo? Io credo quello che serve. Perché, se una cosa serve, se servono dieci anni, se servono quindici anni, direi che prima si incomincia meglio è, perché la necessità, il problema del cambiamento climatico non lo nega nessuno. Se qualcuno è capace di far venire la pioggia, ben venga. Noi non andremo certo a far le dighe. È che le soluzioni possibili non sono poi così tante.
Se andiamo a vedere in giro per il mondo, ci stupiamo a vedere le grandi opere che ci sono. Ricordo che per quella sul Nilo hanno spostato dei templi, però hanno fatto gli interessi di una nazione, di un territorio. Andiamo a vedere le grandi dighe in Cina: hanno fatto sparire le popolazioni per realizzarle. Poi noi andiamo a vedere che la più grande centrale idroelettrica del mondo è sul fiume e non è stata indolore la realizzazione. Nessuna opera è indolore. Persino l'altro giorno con la Pedemontana: qualcuno ha dovuto fare dei sacrifici. Certo. è stato remunerato adeguatamente? Mai a sufficienza. Però l'opera era ed è necessaria e bisogna in qualche modo realizzarla. Su un territorio fortemente antropizzato come il nostro non è possibile realizzare un'opera senza danneggiare nessuno.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Montanariello, prego.

Jonatan MONTANARIELLO (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Credo – e parto da alcune parole che sono state dette – che noi stiamo parlando di un'opera che genera delusione e frustrazione anche da parte della collega Cestaro, e le va riconosciuto, che ha provato anche a difendere le ragioni per cui dobbiamo tenere un dibattito aperto su quest'opera. Fermo restando che io so bene che lei, collega, viene da quei territori che si sono espressi, non è vero che non si sono espressi, altro che la Provincia di Belluno e Trento non si sono espresse. Lo hanno detto chiaramente che la vedono diversamente da noi e non sono d'accordo con quell'opera. Punto. Partiamo da qui e non diciamo che non si sono espressi.
Capisco anche la frustrazione della collega che deve tentare oggi di mettere insieme le esigenze dei territori con le esigenze di una politica miope e poco lungimirante, che trova una soluzione che non sarà una soluzione, magari credendo che è la più semplice che però non sarà una soluzione, che oggi in quest'Aula, in qualche modo, viene rappresentata.
Così come la delusione e la frustrazione è di tutti quei territori che avevano l'ambizione, la semplice ambizione di dire che se si deve fare qualcosa di importante, dopo che la storia deve averci insegnato qualcosa in quei territori così fragili, tu non arrivi come un elefante in cristalleria e concordi anche, dal punto di vista morale, quello che vuoi fare, perché non è che lì la gente ha paura perché la sera si è vista un film di paura e va a dormire; ha paura perché c'è una storia che gli dice che devono voler proteggere il loro territorio perché è ancora vivo il ricordo di cosa vuol dire entrare in territori delicati come un elefante in una cristalleria.
Non c'è un errore. Ci sono le conseguenze drammatiche quando tu sbagli certi rapporti col territorio. Non c'è una visione politica. Ci sono le conseguenze dove non c'è più un ritorno quando sbagli delle opere in quei territori e non è giusto, non è profondamente giusto, indipendentemente da chi e come lo fa, quando tu, all'interno di un territorio come il nostro, che ci vantiamo che va dal mare alle Dolomiti, metti in contrapposizione le necessità di chi ha bisogno di acqua con chi deve sacrificare la propria serenità e il proprio territorio per magari dare una risposta a quello che si trova a qualche chilometro più sotto.
È vero, come diceva il collega, che quando non c'è acqua una goccia d'acqua vale oro, e ci mancherebbe altro, ma guardate che nessuno sta dicendo che dobbiamo fare la danza della pioggia, nessuno sta venendo vestito da indiano a dire: "Non facciamo l'opera, facciamo la danza della pioggia". Ci sono tante di quelle azioni nella nostra Regione che forse, visto che parliamo di opere che vanno a calmierare, non a risolvere, potremmo fare con quei soldi che metà bastano.
Abbiamo delle condutture idriche che hanno una dispersione enorme, abbiamo i canali irrigui abusivi, come hanno denunciato qua anche i Consorzi di bonifica quando sono venuti, abbiamo il problema di manutenere tutti gli invasi che abbiamo, perché le terre da scavo sono ritenute rifiuti speciali, abbiamo tutto il problema dei nuovi invasi laddove, in maniera naturale, si prestano e si conservano, e volete dirmi che con quei soldi non possiamo pensare a politiche alternative che non generino una conflittualità con i territori?
Detto ciò, noi capiamo che in questo momento non è che, siccome c'è il problema della risorsa idrica, qualsiasi cosa facciamo e diciamo che facciamo è giusta a priori, perché noi tentiamo di avere anche un minimo di ambizione che in una visione di Regione dove c'è un'equità sociale, dove c'è una visione di insieme, dove c'è una visione di progettualità, il piano ( espressione dialettale), come dicono a Venezia, io mi arrangio oggi e domani si pensa, è perdente. Non lo diciamo noi, lo dimostra quello che negli ultimi trenta anni avete fatto in questa Regione dove, laddove non avete avuto progettualità, come sanità o altri temi, oggi siamo in sofferenza!
La dovete finire con queste opere che andate in maniera prepotente a imporre ai territori. Basta! Ormai state creando una rivolta nel Veneto, un giorno la Treviso-Mare, un giorno la diga, un giorno volete tagliare in due un paese per una strada, guardate che il territorio chiede rispetto.
Chiudo dicendo, Presidente, che non c'è, come dice il collega Pan, il partito del no, c'è un partito del buonsenso, che non dice "andiamo avanti, cemento e poi si pensa", ma un partito, collega Pan, che chiede di fare le opere dove servono. Sarà lei il partito del no, con l'inconcludenza politica che ha dimostrato in questi anni il Governo di questa Regione!

PRESIDENTE

Basta, collega, grazie, ha terminato il tempo.
Collega Venturini, prego.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Permettiamo alla collega Venturini di intervenire? Prego, collega Venturini.

Elisa VENTURINI (Forza Italia - Berlusconi - Autonomia per il Veneto)

Grazie, Presidente.
La gestione della risorsa idrica è un tema non di attualità, di estrema attualità. Giustamente, come è stato messo in evidenza poco fa, è collegato al cambiamento climatico che è in atto, che è un dato di realtà, è un dato innegabile: la temperatura sta aumentando, e questo si sta registrando in questi ultimi anni; gli eventi anche climatici più impattanti sono sempre più frequenti, e questi sono i sintomi che qualcosa sta cambiando. Che il cambiamento climatico ci sia, noi lo rileviamo anche perché tutto questo avviene in un lasso temporale molto ristretto.
I cambiamenti climatici ci sono sempre stati nel corso di migliaia di anni, di centinaia di anni. Ma quello che si sta verificando adesso è che c'è un'accelerazione di questi fenomeni soprattutto in questi ultimi anni.
Noi allora saremo concordi nel sostenere anche la posizione della collega Camani quando dice che bisogna intervenire sul cambiamento climatico. Però, come sa anche la collega, ci vuole un'azione non nazionale o europea, ma ci vuole un'azione a livello planetario, mondiale per poter intervenire, non si può agire in un singolo punto del pianeta.
Questa è una grande difficoltà. Però, nel frattempo, siccome sul cambiamento climatico diventa più arduo predisporre delle azioni concrete, che abbiano dei risultati pratici e concreti, dobbiamo allora intervenire in quegli interventi di mitigazione che a mio avviso diventano fondamentali per cercare di dare delle risposte. Ad esempio, e banalmente, i bacini di laminazione, che sono stati predisposti dalla nostra Regione, hanno permesso di recente di affrontare delle situazioni di emergenza. I risultati noi li abbiamo visti, sono sotto gli occhi di tutti.
Ecco che questi interventi sono interventi di natura infrastrutturale, idrica, anche emergenziale, che nasce da uno studio approfondito che viene svolto sul nostro territorio. Entrando poi nel merito della diga del Vanoi, diventa un'opera che, come abbiamo visto, interessa più territori con delle peculiarità diverse, Comuni di pianura e Comuni di montagna, che hanno necessità anche diverse e può generare poi una serie di conseguenze diverse la realizzazione di tale manufatto. A fronte di questo, io penso che una mozione presentata in Consiglio, dove viene chiesto praticamente un atteggiamento fideistico, dove si dice sì o si dice no, dove alla fine si attivano le tifoserie, non è il modo migliore per affrontare un tema come questo, con l'impatto che può avere sul territorio, proprio perché noi abbiamo riscontrato che ci sono delle istanze che provengono da Province diverse, da Regioni diverse, alle quali deve essere data una risposta.
Ritengo che sul punto vadano fatti ulteriori approfondimenti, ulteriori studi per poter dare una risposta, anche come Consiglieri regionali, che sia adeguata, tenendo conto della complessità di questo tema, proprio per non dare l'impressione di essere degli improvvisati che arrivano in Consiglio e che dicono le cose tanto per dire, giusto perché magari hanno una visione che può essere limitata e anche per dare ad esempio ai ragazzi... io nel sentire la consigliera collega Ostanel che trova dei ragazzi che abbiano voglia di candidarsi. Guardi, io faccio così fatica nel vedere in queste elezioni, anche amministrative, in giro per i Comuni giovani che abbiano voglia di farlo: sarebbe bello, nel coinvolgere anche in temi come questi, di grande complessità, i giovani, proprio perché capiscano che non possono essere affrontati temi di questa natura con marce che non hanno poi un riscontro concreto, ma attraverso lo studio approfondito.

PRESIDENTE

Bene. Le credo sulla parola.
Prego, collega Guarda.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Grazie, Presidente.
Concludo la discussione per poi lasciarvi al voto e andare via, non voglio trattenervi. Come? Allora se c'è l'intervento del consigliere Soranzo, lo aspettiamo con grande fervore.
Vorrei soltanto condividervi questo: basta leggere questa mozione per capire che non è basata su un pregiudizio, ma è basata sulla ricerca di soluzioni alternative che, fatalità, ci sono, ci sono eccome, perché pensate voi che un anno fa, precisamente, dopo un altro anno di studio di questa possibilità, ho portato in Consiglio regionale e in Commissione Agricoltura una proposta che viene dai territori. Una proposta che, fatalità, è stata promossa proprio da Veneto Agricoltura, che è un ente della Regione del Veneto. Questa proposta prevede con 0,01 centesimo di infiltrare e di tesaurizzare un metro cubo di acqua.
La vostra proposta, quella a cui voi state dicendo: sì, ci crediamo, perché la Giunta, l'ha messa come priorità, richiede 4 euro e mezzo per tesaurizzare, per accumulare un metro cubo di acqua.
Voi state dicendo sì a un progetto di 150 milioni di euro, di soldi pubblici, quando nel 2011 la Regione, con 6 milioni di euro, proponeva, ma non finanziava mai, la realizzazione di un'opera per tesaurizzare, per conservare 100 milioni di metri cubi di acqua e voi con 150 milioni di acqua, non 6, volete accumulare 33 milioni di metri cubi di acqua.
La questione è molto semplice: se non la volete mettere da un punto di vista ambientale, ma ci sta, ma se non la volete nemmeno mettere da un punto di vista di sicurezza, dato che lo stesso studio di fattibilità ha detto che sui Comuni montani ricadranno le negatività derivanti dai rischi della sicurezza per eventi avversi per rischi di incidente. Se non volete nemmeno considerare questa come un'emergenza quasi sessantun anni dal disastro del Vajont, almeno ragionate su un termine che è quello economico, che tanto vi sta a cuore: 33 milioni di metri cubi di acqua per 150 milioni di euro, contro 100 milioni di metri cubi di acqua a soli 6 milioni di euro.
Questo era un progetto che lo stesso Consorzio Brenta proponeva per riuscire a risolvere il problema dell'aumento dell'estrazione di acqua per scopo acquedottistico nella zona del Brenta. Il principio che oggi ribadisco con forza è che il Veneto non ha bisogno della diga del Vanoi perché il Veneto, con 6 milioni di euro, può fare 100 ettari di aree forestali di infiltrazione e recuperare ogni anno almeno 100 milioni di metri cubi di acqua.
Questi sono i dati di Veneto Agricoltura. Questi sono i dati della Regione del Veneto.

PRESIDENTE

Silenzio. Lasciate parlare la collega.

Cristina GUARDA (Europa Verde)

Questi sono i dati della Regione del Veneto, di Veneto Agricoltura, per cui voi stessi state smentendo la ricerca scientifica e la sperimentazione pratica attivata nel territorio della Regione del Veneto proprio nelle zone di ricarica. Benissimo. È chiaro. Questa maggioranza preferisce far spendere soldi pubblici per grandi progetti, per grandi opere che, evidentemente, portano fortuna a qualcuno, e non vuole invece dare adito agli scienziati, ai tecnici, ai cittadini, agli agricoltori che nel territorio hanno fatto sperimentazione pratica di progetti per la conservazione dell'acqua a 1 centesimo di euro contro i vostri quasi 5 euro.
Ragazzi, i calcoli stanno a voi, l'economia è tutta nelle vostre mani. Noi continueremo forti nel dire che il rischio idrogeologico e quindi la sicurezza dei cittadini vale mille volte di più le vostre grandi opere.
Grazie.

PRESIDENTE

Bene. È chiusa la discussione generale.
Dichiarazioni di voto.
Collega Pan, prego.

Giuseppe PAN (Liga Veneta per Salvini Premier)

Forse i politici di un tempo avevano una visione del futuro diversa da quella che abbiamo noi come classe politica, vedevano una società che doveva costruirsi e che si costruiva anche sulle opere importanti di questo Paese, per dare una risposta sia energetica sia ambientale, ma anche una risposta idrica.
Ricordo comunque, cara collega Camani, che anche lei in questo Consiglio si era espressa nella mozione che avevo presentato nell'agosto di un anno fa sul Vanoi e sulla costruzione di questa diga in maniera positiva, come tutti.
Io penso che dobbiamo guardare al futuro delle generazioni che vengono avanti, che comunque avranno decenni di problemi di siccità che tutti gli studi climatici ci stanno riversando: l'aumento delle temperature, la siccità che aumenta, la desertificazione e la risorsa acqua che non sarà più disponibile per gli acquedotti.
Io capisco le preoccupazioni di quei territori e io per primo, insieme anche a tutta la maggioranza, siamo perché vengano fatti questi studi tecnici geologici che ci dicano se si può fare o non si può fare. Se non si può fare, la mettiamo via e buonanotte al secchio. Però attenzione ad eliminare completamente un'opera di questo tipo. Per carità, vanno bene gli ettari di infiltrazione. Io li ho visti: non si possono fare sui terreni produttivi che abbiamo noi, Gerolimetto, si fanno sulle aree legate ai fiumi, le abbiamo fatte vicino al Brenta. Per carità, va benissimo anche il progetto laghetti. Vogliamo fare i laghetti? Benissimo. Dove li fate? Nelle aziende agricole che ne hanno bisogno?
Qui c'è bisogno di un'opera strutturale che sia importante, che ci metta in sicurezza tutti gli acquedotti che danno da bere alla nostra gente: 5 milioni di veneti bevono l'acqua che scende da quella valle e l'altra metà beve l'acqua del Garda e dell'Adige, sul veronese, o del Piave. Senza quell'acqua, però, nei prossimi decenni, andremo in crisi.
La Spagna, a cui abbiamo guardato e dove non piove da mesi, sta facendo un piano dighe. Andatelo a vedere. La Spagna ha tre fiumi. Noi che abbiamo fiumi che scendono da ogni valle, dobbiamo solo metterci d'accordo per fare un'opera di questo tipo, un'opera che porterebbe beneficio anche ai territori di quei luoghi, a quei Comuni: porterebbe turismo, porterebbe una centrale idroelettrica per avere energia, porterebbe una risorsa idrica che andrebbe a mettere in sicurezza l'intera pianura veneta.
È un'opera importante, un'opera strategica. Se non la facciamo noi, la faranno i nostri nipoti, in poco tempo, quando non avranno più neanche l'acqua per bere.

PRESIDENTE

Collega Ostanel, prego.

Elena OSTANEL (Il Veneto che Vogliamo)

Grazie, Presidente.
Rispondo alla collega Venturini, perché anch'io non amo le tifoserie, però oggi stiamo sostenendo un progetto che riguarda un'opera di questo tipo, che non ha alcuna garanzia sulla tutela dell'area rispetto alla sicurezza idrogeologica. Basta guardare i dati del progetto per vedere che gli studi su cui si basa il fatto che noi dobbiamo andare avanti con un progetto che il Presidente ha proposto, le famose opere del PNRR, risalgono al 1959.
È ovvio che non troviamo candidati – mi dispiace che la collega Venturini sia al telefono – ma il tema è uno, e uno solo: non troviamo candidati tra i giovani, in questa regione come altrove, perché la politica prende le decisioni con degli studi su un'opera così importante, così costosa, che grava sulle casse pubbliche, che risalgono al 1959, che tra l'altro già dicevano che c'erano dei problemi evidenti da non sottostimare in merito alla tutela di quelle aree ed evidenziavano già il fatto che quelle aree fossero classificate in zona rossa rispetto al rischio idrogeologico.
A partire da quel dato, oggi semplicemente direi che il presidente Zaia quel giorno, quando proponeva le famose schede dei progetti da finanziare, di cui tanto abbiamo discusso in questo Consiglio, stava facendo un'opera di marketing politico, che poi gli si è ritorta contro, perché i Comuni e la Provincia non avevano guardato bene i documenti e avevano capito che la contrarietà a questo progetto era anche dei territori.
Oggi abbiamo il coraggio semplicemente di dire al Presidente e ovviamente anche alla Giunta che l'opera la togliamo, la stralciamo rispetto alle opere proposte al Ministero e poi ci sarà, come diceva la collega Cestaro, la possibilità di interloquire con i territori per trovare una soluzione al problema che sottostava a questo progetto, ma non con questo progetto? Abbiamo il coraggio di dire che era sbagliata la proposta fatta, senza basarsi su dati e su studi che invece sono vecchissimi?
Il Consiglio regionale probabilmente non lo vuole fare, perché stiamo ancora attendendo eventualmente ed evidentemente un via libera dal Presidente, mentre io penso che quello che oggi dovremmo fare sia semplicemente dire che si è esagerato. La verità è che bisogna tornare indietro rispetto a un progetto che non ha alcuna base, che si basa su studi vecchissimi, su studi che già dicevano che c'è un rischio a fare questo tipo di opera ed è un'opera su cui i territori, compresa la Provincia, non sono d'accordo.
Credo che il Consiglio oggi dovrebbe essere semplicemente conseguente.

PRESIDENTE

Collega Camani, prego.

Vanessa CAMANI (Partito Democratico Veneto)

Grazie, Presidente.
Penso che ci voglia coraggio per percorrere la strada più complicata a fronte di un problema complesso. Il problema complesso lo vediamo tutti, è la siccità. La strada complicata, però, va percorsa. Oggi, di fronte ad un sistema complesso, pensare di ricorrere a un meccanismo antico, cioè la costruzione di una diga, penso sia un'occasione persa.
Del resto, non è un caso, consigliera Venturini, che i temi ambientali, per definizione, proprio perché hanno una portata globale, proprio perché per essere affrontati andrebbero gestiti su una scala ampia, non possono essere la scusa con la quale ci deresponsabilizziamo rispetto alle scelte che noi facciamo nel locale. Non è che perché in Cina fanno le dighe, allora possiamo continuare a farle anche noi e solo quando non lo faranno più loro rinunceremo anche noi.
La responsabilità per affrontare il cambiamento climatico parte dalle scelte, anche individuali che ciascuno di voi e di noi fa. Continuare a dire che siccome gli altri continuano, allora continuiamo anche noi, è una scelta che sul piano politico è irresponsabile. Perché peggio della scelta sbagliata c'è anche la presa in giro, consigliera Venturini. Che voi oggi mi diciate che non sapete se l'opera è dannosa oppure no, è una presa in giro. Dopo un milione di euro di studio di fattibilità noi non lo sappiamo? Dopo due anni, che discutete, che discutono in Giunta, vorrei capire l'Assessore alle infrastrutture, l'assessore Bottacin, che oggi non c'è, che opinione ha e che opinione hanno tutti.
Dopo due anni, che se ne discute in Giunta, voi non sapete dirci se c'è un rischio idrogeologico oppure no? Dopo che tutti i territori si sono pronunciati, che non sono tifoserie, consigliera Venturini, sono i territori e le istituzioni che quei territori rappresentano, ci chiedete un ripensamento? Dopo tutto questo, ancora state dicendo "non sappiamo se l'opera è pericolosa oppure no"?
È come con le trivelle. È uguale. Aspettiamo e nel frattempo, però, il Governo le trivelle le fa. Certo, noi presentiamo una mozione, perché, essendo opposizioni, non possiamo prendere le decisioni. Quindi, l'unico modo per terminare questa presa in giro e chiedere alla Regione di esprimersi è presentare una mozione in questo Consiglio regionale, che qualche risultato l'ha già ottenuto, perché nella mozione che aveva presentato il consigliere Pan due anni fa avevate scritto, in quella mozione, che non c'erano problemi idrogeologici. Quindi, già che oggi ammettiate che forse ce ne sono, che bisogna indagare, che bisogna capire, grazie alla nostra mozione, registriamo che almeno una coscienza si è smossa.
Vado a chiudere, Presidente, annunciando, ovviamente, il voto favorevole del Partito Democratico.
Vi chiediamo di stralciare l'opera fino a quando non saremo in grado di dire che l'opera è sicura. Facciamo il contrario, se avete il coraggio.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Valdegamberi, prego.

Stefano VALDEGAMBERI (Gruppo Misto)

Ho ascoltato con attenzione tutta questa discussione e credo che se i nostri vecchi o chi ci ha presieduto, anche la classe politica di un tempo, avessero fatto queste discussioni, avessero sentito questi ragionamenti, oggi ci troveremmo ancora fermi, senza energia, senza acqua a disposizione, senza acquedotti, senza tutto.
Se oggi il Veneto è cresciuto è grazie a qualcuno che, a un certo punto, ha fatto delle scelte responsabili, dolorose, ma responsabili. Credo che noi dobbiamo esserlo altrettanto, perché stiamo dimostrando di essere in un periodo di massima decadenza. Le cose che si facevano e che in giro per il mondo si fanno ancora in tempi ragionevoli, da noi diventa impossibile farle.
La discussione di quest'oggi in quest'Aula ne è un esempio. Ho visto fare ponti sui mari in due anni, con autostrade, strade, ferrovie, sui mari e sugli oceani. Da noi, invece, quando c'è da fare la manutenzione di un ponte ci vogliono anni. Ce n'è uno a Verona dove la manutenzione è ferma da tre anni. Non ho capito cosa stiano facendo in tre anni di manutenzione. Quando dobbiamo fare scelte strategiche, dobbiamo avere il coraggio di assumerci le responsabilità e di farle.
Il problema è che in questo Paese non si fa nulla, si discute solo, si fanno ideologie. Anche oggi abbiamo parlato di ideologie e di buoni propositi, ma il mondo reale è un mondo diverso. L'Italia sta perdendo il passo con il mondo reale, con il mondo che avanza, perché queste filosofie si fanno solo da noi, in giro fanno le opere quando servono e non le fanno quando non servono. C'è un decisionismo nel resto d'Europa che da noi, invece, non c'è.
Stiamo a sentire tutti questi discorsi, queste fantasie e poi ci troviamo di fronte al problema quando è troppo tardi, quando non abbiamo fatto nulla per prevenirlo. Io non conosco bene questo progetto, però, una volta che questo progetto è fatto con tutti i crismi e i criteri, è sostenibile, non crea problemi dal punto di vista della sicurezza, questo progetto deve andare avanti, punto e basta. Non dobbiamo stare qui fra dieci anni ancora a parlarne. Se il progetto è degli anni Cinquanta, forse ne hanno realizzati altri e magari è stato messo da parte. Oggi c'è bisogno anche di questo.
Trovo veramente assurdo che un professore dell'Università di Padova mi venga a dire che, poiché oggi c'è stato un incidente in una centrale idroelettrica, non possiamo parlare di idroelettrico perché è un'offesa a parlare di idroelettrico. Io credo che l'idroelettrico sia l'unica fonte veramente rinnovabile, e che lo dica un professore lascia veramente a bocca aperta, perché credo che sia il primo a favore delle rinnovabili.
Vogliamo parlare di strategie per la sostenibilità di energia rinnovabile, ma saranno mica sostenibili i fotovoltaici? Ho visto un tetto andare a fuoco con il fotovoltaico; quindi, non usiamo pretestuosamente un incidente per negare una fonte energetica.

PRESIDENTE

Grazie, collega.
Collega Lorenzoni, per dichiarazione di voto, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Intervengo solo per fare il punto e annunciare il mio voto favorevole a questa mozione, per diverse ragioni che abbiamo già annunciato, non ultima quella di riportare il tema su un piano di razionalità, che mi pare manchi completamente.
Un Consigliere che dice "non conosco il progetto, ma ritengo che la mozione..." è veramente curioso.

PRESIDENTE

Collega Valdegamberi, per favore!

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Forse, se il progetto fosse in Lessinia, ci sarebbe una maggiore consapevolezza.
Invito i colleghi che non hanno chiarezza sui dettagli progettuali di questo progetto ad astenersi dal voto. È meglio, si fa più bella figura. Invito i colleghi che vogliono dare delle lezioni al sottoscritto a pensarci bene, perché non è corretto dire che c'è una sola fonte rinnovabile e questa è l'idroelettrico, quando l'eolico – lo dico al primo installatore di una pala eolica nella nostra regione – è esattamente rinnovabile quanto l'idroelettrico.
Per quanto riguarda gli incidenti, ci sono dappertutto. Possono esserci in ambito domestico, cucinando la pastasciutta, ci possono essere nel montaggio di un impianto fotovoltaico, ci possono essere, purtroppo, nella manutenzione di una centrale idroelettrica.
Il mio richiamo, collega, era al fatto che ci sono tre morti e sei dispersi. Io mi auguro che possano essere trovati, ma a 20 metri sottoterra, invasi dal fumo, temo per la vita di altre persone. Andare a fare l'elegia del fotovoltaico oggi, a pochi minuti da quell'incidente, era veramente una scelta di cattivo gusto.
Rinnovo, quindi, la mia dichiarazione di voto favorevole e rinnovo l'invito ad astenersi dal voto per coloro che non sanno di cosa parlano.

PRESIDENTE

Passiamo alla votazione della mozione n. 479.
Emendamento n. B0001, presentato dalla consigliera Guarda, premessa, dispositivo, modificativo, che prevede:
All'ultimo punto della premessa, dopo la parola "Brenta" sono aggiunte le seguenti parole:
", in linea, peraltro, con l'indirizzo unanime di ferma contrarietà al progetto di sbarramento del torrente Vanoi, recentemente espresso dal Consiglio della Provincia Autonoma di Trento."
L'intero dispositivo di impegno è così modificato:
1. "A rappresentare agli enti competenti le preoccupazioni espresse dagli enti locali e dai cittadini del territorio bellunese in ordine alla realizzazione del Serbatoio del Vanoi;
2. A comunicare, stanti gli elementi riportati in premessa, lo stralcio dell'opera in discorso dall'elenco di opere e interventi di urgente realizzazione per il contrasto della scarsità idrica e per il potenziamento e l'adeguamento delle infrastrutture idriche tramesso al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT);
3. Ad attivarsi affinché si intraprendano, piuttosto, e a parità di risultato, strategie alternative per la
tesaurizzazione delle acque, peraltro già sperimentate dalla Regione del Veneto e identificate nella strategia regionale per il contrasto di siccità e rischio idrogeologico."
Metto in votazione l'emendamento n. B0001.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Metto in votazione la mozione n. 479.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio non approva.
Comunico che le mozioni n. 209 e n. 469, mancando i proponenti, vengono rinviate. Questa è la prassi, così mi è stato detto.
PUNTO
10



MOZIONE PRESENTATA DAI CONSIGLIERI LORENZONI, ZANONI, BALDIN, BIGON, CAMANI, GUARDA, MONTANARIELLO, OSTANEL, GIACOMO POSSAMAI E ZOTTIS RELATIVA A "LA REGIONE SOLLECITI LA SOPRINTENDENZA A RENDERE FATTIBILE L'INSTALLAZIONE DI MODULI FOTOVOLTAICI NEI CENTRI STORICI DEL VENETO". (MOZIONE N. 359) APPROVATA (DELIBERAZIONE N. 25/2024)

PRESIDENTE

Passiamo alla mozione n. 359, del collega Lorenzoni ed altri.
Collega Lorenzoni, prego.

Arturo LORENZONI (Gruppo Misto)

Grazie, Presidente.
Questa è una mozione che avevamo presentato molto tempo fa. È relativa a uno degli impegni che erano stati presi nella legge che abbiamo approvato nel luglio del 2022 relativa alle comunità energetiche rinnovabili.
Uno dei portati della norma era relativo ad un tavolo di concertazione con le Sovrintendenze della Regione del Veneto per cercare di identificare delle procedure concordate nei processi autorizzativi per l'installazione del fotovoltaico.
Voi sapete che il fotovoltaico è la fonte su cui il nostro Piano nazionale integrato di energia e clima punta di più. Dobbiamo salire dai circa 30 gigawatt installati oggi ai 100 entro il 2030, quindi abbiamo delle installazioni superiori quasi ai 10 gigawatt per anno come target, e la nostra Regione, ovviamente, è parte di questo procedimento.
Nonostante con gli interventi del Governo nazionale, negli anni scorsi, penso al decreto n. 199/2021 e al decreto legislativo n. 50 del 17 maggio del 2022, si sia proceduto a una equiparazione dell'investimento in impianti fotovoltaici di tipo domestico all'edilizia libera, paragonato alla manutenzione ordinaria, che quindi di fatto toglie da qualsiasi processo autorizzativo la richiesta di autorizzazione, limitandola a una semplice comunicazione a livello comunale, molte Soprintendenze tengono delle linee diverse per quanto riguarda l'installazione degli impianti fotovoltaici in ambito urbano.
Credo che questo sia un po' destabilizzante, sia per coloro che operano nel settore, sia per il cittadino che non sa mai come comportarsi: posso farlo o non posso farlo? Se posso farlo, come devo farlo e a chi devo rivolgermi? Riuscire ad avere un atteggiamento omogeneo su scala regionale sicuramente faciliterebbe sia i cittadini che desiderano fare l'investimento, sia coloro che operano che, sapendo chiaramente qual è la linea nel processo autorizzativo, possono sostenere i potenziali investitori in modo chiaro.
Con questa mozione, che è stata sottoscritta, mi pare, da tutti i colleghi di opposizione, che ringrazio, si chiede di attivare quel tavolo di confronto che era stato previsto con le Soprintendenze e di individuare dei comportamenti coerenti con la norma nazionale e chiari per evitare prese di posizione a macchia di leopardo, che non aiutano la nostra economia, non aiutano la nostra transizione verso la sostenibilità, che, ho appreso oggi, è auspicio di tutti in quest'Aula, ma soprattutto creano un sacco di contenziosi, di dispute legali che non servono senz'altro ai nostri cittadini e alla nostra Amministrazione.
Per cui, chiedo con la mozione di dare seguito a quanto previsto e sancito dalla legge n. 16 del 5 luglio 2022, che prevedeva l'attivazione di questo tavolo.
Grazie, Presidente.

PRESIDENTE

Grazie a lei.
Non vedo richieste di intervento.
Metto in votazione la mozione n. 359.
È aperta la votazione.
(Votazione elettronica)
È chiusa la votazione.
Il Consiglio approva.
Chiedo ai Capigruppo di fermarsi in Sala del Leone per programmare le attività della prossima settimana.
Per i Consiglieri ci sono un paio di barche che partono.I Capigruppo aspettino in Sala del Leone.
La seduta è chiusa.
La Seduta termina alle ore 18.27
Il Consigliere segretario
Erika BALDIN

Il Presidente
Roberto CIAMBETTI

Resoconto stenotipico a cura di:
Cedat 85

Revisione e coordinamento testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli

Elaborazione testo a cura di:
Maria Concetta Miccoli
Verbale n. 131 - 11^ legislatura